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OSSERVATORIO PROVINCIALE SULLE POLITICHE SOCIALI

PROVINCIA DI AREZZO

Sezione Povertà

Introduzione

Dalla collaborazione tra la Caritas diocesana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e l’Osservatorio sulle

Politiche Sociali della Provincia di Arezzo è nato questo primo rapporto sulle nuove povertà

relativo al territorio aretino.

L’idea è scaturita dai dati che ogni anno emergevano dall’annuale rapporto diocesano sulla povertà

e che nel tempo hanno registrato un sostanziale incremento delle persone in difficoltà in provincia

di Arezzo. Sebbene questo sia un fenomeno complesso da analizzare sotto gli aspetti sociale,

economico e politico, è immediatamente evidente l’abbassamento della ricchezza media e questo

trend, a medio-lungo termine, porterà ad un aumento strutturale della povertà.

La Provincia di Arezzo, all’interno dell’Osservatorio sulle Politiche Sociali, ha deciso di

organizzare un’apposita sezione di studio e di ricerca sul fenomeno della povertà nel territorio

aretino. Nasce da qui, una comune intesa tra la Caritas diocesana e la Provincia di Arezzo nel creare

degli elaborati che possano risultare utile sia agli Enti Locali nella programmazione degli interventi

sociali, che a tutti gli attori attivi sul territorio.

Ciò che emerge da questa ricerca, curata in sinergia tra gli operatori dell’Associazione Sichem –

crocevia dei popoli – Onlus e l’Osservatorio Sociale Provinciale, rispecchia l’andamento di una

società aretina che sta cambiando lentamente e che manifesta gli effetti di un trend negativo

nazionale.

Questo primo lavoro è solo il primo passo verso un percorso strutturato che, nel tempo, sarà in

grado di monitorare i vari aspetti e le peculiarità di una tematica così complessa. L’attività di ricerca

sul territorio, si propone di:

- raccogliere in modo sistematico dati relativi ai bisogni del territorio;

- raccogliere e aggiornare informazioni relative ai servizi socio-assistenziali, pubblici e privati,

presenti sul territorio;

- restituire al territorio le conoscenze acquisite attraverso l'attività di ricerca.

Questa ricerca è stata impostata coinvolgendo essenzialmente tre realtà diverse del territorio aretino:

le amministrazioni comunali, le Associazioni di volontariato e il network Caritas, facendo

riferimento agli interventi da loro svolti nel periodo 2002/2003. Questi tre macro gruppi di soggetti

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ci hanno permesso di fare una fotografia, ancora abbastanza “sfocata”, alla realtà, cercando di

evidenziare le varie differenze riscontrate tra le cinque zone socio-sanitarie di cui è composta la

provincia. Questa analisi preliminare ci consentirà di riuscire a mettere maggiormente “a fuoco” gli

strumenti per approfondire il problema e riuscire a definirne con nitidezza i confini, con il supporto

e la collaborazione di tutti gli enti e i soggetti coinvolti

La metodologia adottata, che ha comportato l’utilizzo di questionari, telefonate, interviste e analisi

di casi, e che ha privilegiato il contatto diretto con gli operatori ci ha portato, già in questa prima

fase, all’elaborazione di alcune considerazioni relative al territorio aretino:

1. la povertà è inequivocabilmente in progressivo aumento;

2. le richieste di intervento rivolte a Comuni, ad Associazioni e alla Caritas aumentano, sia da

un punto di vista numerico che di complessità;

3. le problematiche, sia individuali che familiari diventano sempre più specifiche e complesse;

4. l’aumento della presenza straniera non è la causa primaria della crescita delle situazioni di

disagio, ma solo uno dei fattori che concorrono ad ampliare le dimensioni del fenomeno.

Queste considerazioni iniziali possono far nascere alcune domande sui motivi che hanno portato

alla crescita della povertà in un territorio ricco di risorse (economiche, strutturali, valoriali ,………)

come quello aretino, dove la qualità della vita sembrerebbe essere ancora molto buona.

Potremo citare quale cause determinanti la crisi dell’economia registrata a livello nazionale, i

mutamenti della società odierna, l’aumento del costo della vita, le politiche sociali attuate, e molte

altre ancora. Così come variegate possono essere le risposte e i rimedi possibili. Una volta che tutti

ne abbiamo preso coscienza (e questo strumento vuol iniziare a definire visione più chiara della

varie sfaccettature della fenomeno “povertà”), potremo comunemente tentare di agire con azioni

mirate e specifiche.

Con questo lavoro, vogliamo intraprendere un percorso condiviso che ci porti a raffigurare una

fotografia della Provincia di Arezzo più verosimile possibile, con la speranza che questo stimolo

possa contribuire al suo cambiamento.

Dott. Andrea Dalla Verde

Vice direttore Caritas

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CAPITOLO 1 – I Comuni della Provincia di Arezzo

1. Introduzione

Il quadro sociale territoriale che si può tracciare, in base all’elaborazione dei dati raccolti e ai

contatti avuti con tutte le Amministrazioni Comunali della provincia di Arezzo, appare in forte

mutamento. L’idea che abbiamo cercato di concretizzare, è stata quella di fotografare la realtà,

partendo dalle risposte ricevute nei questionari sull’operatività e dagli interventi attuati dai Comuni.

Osservare ed analizzare criticamente il modo con cui gli Enti Locali più a stretto contatto con il

territorio affrontano le tematiche legate alla povertà, ha significato soprattutto evidenziare gli aspetti

della programmazione e la conseguente esecuzione delle politiche sociali nei propri ambiti di

competenza. Ciò che emerge in modo chiaro ed uniforme è la sostanziale crescita delle

problematiche e delle conseguenti richieste rivolte ai Servizi Sociali dei Comuni del territorio

provinciale: secondo i diretti interessati, funzionari sociali e assistenti sociali, la povertà sta

diventando un fenomeno sempre più complesso e diffuso, spesso di difficile soluzione, soprattutto

quando assume delle dimensioni e delle caratteristiche quali quelle attuali.

Dietro il concetto di povertà ricordiamo esserci singole persone, tanti uomini e donne che portano

con sé bagagli di problematiche e di richieste. Anche per questo, appare sempre più importante, per

ottimizzare la programmazione, favorire e sostenere degli strumenti operativi come l’Osservatorio

Provinciale sulle Politiche Sociali, nel tentativo di focalizzare la tematica, e renderla oggetto di

studio e di analisi.

In questo capitolo, volutamente, non entreremo nel merito dei fondi pubblici destinati alle politiche

sociali, cioè non quantificheremo la sufficienza o meno delle risorse economiche destinate dai vari

Comuni per i servizi sociali. Ciò che vorremmo evidenziare è l’importanza di una corretta

programmazione politica, che preveda il coinvolgimento di tutti i soggetti attivi sul territorio, siano

essi pubblici o privati, categorie economiche o soggetti del terzo settore.

Analizzeremo il fenomeno della povertà suddividendo il territorio provinciale nelle cinque zone

socio-sanitarie previste anche dalle attuali normative (Aretina, Casentino, Valdarno, Valdichiana,

Valtiberina). Così facendo sarà più semplice mettere in luce le differenze territoriali, le peculiarità

di una zona piuttosto che di un’altra. Non essendo una ricerca di carattere scientifico, non

vorremmo fermarci alla semplice descrizione di dati e di numeri ma vorremmo, come detto più

volte, fotografare la realtà del territorio. La provincia di Arezzo, così piena di ricchezze storiche e

ambientali, con la presenza di settori industriali ed economici importanti, con una vocazione al

volontariato tra le prime in Italia, dovrà trovare la forza per sapersi rinnovare e per mantenere

buono il livello della qualità della vita dei propri cittadini.

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2. La zona Aretina

I Comuni che fanno parte della zona socio-sanitaria aretina sono: Arezzo, Capolona, Castiglion

Fibocchi, Civitella in Valdichiana, Monte San Savino, Subbiano.

Questo territorio, che comprende il Comune capoluogo, può considerarsi come quello in cui si è

verificata una crescita maggiore della povertà. Tutti i Comuni, anche se non in modo uniforme,

hanno visto nel periodo 2002/2003 un incremento nell’erogazione di sussidi, in particolare i

Comuni di Arezzo e di Civitella in Valdichiana. Anche il Comune di Monte San Savino ha visto un

graduale aumento, mentre stabile appare essere stata invece la situazione a Capolona, Castiglion

Fibocchi e a Subbiano. Chiaramente, l’aumento dell’erogazione di sussidi non significa

obbligatoriamente aumento della povertà sul territorio, tuttavia, in base alle testimonianze di coloro

che operano nei Servizi Sociali, si può sostenere che nella zona Aretina la povertà è aumentata,

modificando nel tempo caratteristiche e intensità. Questa constatazione è stata riscontrata anche

dalla Caritas diocesana e dai suoi sportelli operativi, come meglio approfondito nel capitolo n. 3

della pubblicazione. I Comuni fondano le basi delle considerazioni riportate sui questionari su tre

argomentazioni: aumento delle richieste di aiuto, degli interventi dei Servizi Sociali e maggior

riscontro di problematiche individuali. Come vedremo, tale concetto sarà estendibile anche per le

altre zone socio-sanitarie della provincia di Arezzo.

Relativamente alle molteplici richieste di aiuto pervenute agli appositi uffici pubblici, nella zona

Aretina, le amministrazioni comunali hanno ricevuto essenzialmente le seguenti richieste:

1. contributi economici

2. pagamento di affitto e bollette

3. assistenza domiciliare

4. ricerca di occupazione

5. esoneri delle rette scolastiche

6. inserimento in strutture per anziani

In base all’emergere di queste specifiche tipologie di richieste di aiuto è possibile avanzare alcune

ipotesi. È giusto affermare che di solito l’erogazione di sussidi, quindi l’intervento del Servizio

Sociale, avviene dopo un’attenta analisi della situazione presentata, pertanto appare corretto

sostenere che un aumento delle richieste di aiuto corrisponde a un aumento del disagio e della

povertà. Se è vero che la zona socio-sanitaria offre una maggiore disponibilità di servizi generali, è

anche vero che la situazione si caratterizza sia per un mercato immobiliare molto complesso (in

genere, i contratti di locazione sono più onerosi rispetto alla media provinciale) che per una grande

presenza di popolazione anziana e immigrata.

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Nel territorio in analisi, si registra una prevalenza di richieste relative a contributi economici e al

pagamento dell’affitto e delle bollette: ciò significa che le persone che si rivolgono ai Servizi

Sociali manifestano principalmente difficoltà economiche e chiedono quindi un’assistenza che

permetta loro di continuare a vivere in maniera indipendente. Rientrano in questa tipologia

soprattutto le famiglie monoreddito e le persone che svolgono lavori precari o saltuari.

L’impossibilità per una famiglia monoreddito e/o monogenitoriale di far fronte alle difficoltà

economiche crea una serie di ulteriori implicazioni, quali la ricerca di un secondo lavoro, una

minore tutela dei propri figli, una riduzione delle relazioni sociali e, in generale, un progressivo

abbassamento della qualità della vita. Crediamo quindi che il sostegno ai nuclei familiari sarà uno

dei maggiori problemi che le Amministrazioni locali si troveranno ad affrontare. Gli Enti locali

dovranno essere in grado di approntare ulteriori nuovi servizi, eventualmente coinvolgendo

direttamente anche i soggetti sociali privati, che, oltre a garantire risposte ai cittadini, dovranno

riuscire a costituire una “nuova rete” in cui il Comune è ente proponente e polo di attrazione per

nuovi progetti.

Ad oggi, comunque, le Amministrazioni Comunali, ad ulteriore riprova della complessità dei

bisogni che si trovano ad affrontare e che vanno oltre la semplice erogazione dei sussidi, si sono

prodigate per l’attivazione di ulteriori e specifici interventi, quali quelli relativi al sostegno

alimentare, al sostegno all’infanzia e all’adolescenza (soprattutto per servizi di doposcuola),

all’orientamento per consulenze legali o al sostegno psicologico.

Per comprendere meglio ciò che emerge dal territorio, divideremo di seguito le tipologie di richieste

per “categoria sociale”, mettendo in luce le tipologie di intervento attivate da parte dei Servizi

Sociali in relazione ad ogni categoria. Precisiamo che nella categoria “Famiglie” sono rappresentate

le famiglie con o senza figli, di solito monoreddito, spesso monogenitoriale, a volte con un anziano

o un disabile a carico.

Nella zona Aretina emerge quanto segue:

CATEGORIA SOCIALE INTERVENTI ESEGUITI NELLA ZONA ARETINA

Anziani

Contributi economici, inserimenti in Centri diurni o in RSA, sostegno alimentare,

ricerca assistente domiciliare e servizi domiciliari, pagamento bollette, medicinali

Immigrati

Contributi economici, ricerca lavoro, orientamento legale, pagamento bollette e affitti

Famiglie

Contributi economici, pagamento bollette e affitti, orientamento legale, orientamento

psico-sociale, sostegno scolastico, ricerca di lavoro, assistenza a domicilio, trasporti

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Minori

Doposcuola e sostegno scolastico, orientamento psico-sociale, accoglienza in

famiglia, adozioni e affido

Dipendenze

Accoglienza in comunità di reinserimento, pagamento bollette e affitto, dormitori,

sostegno alimentare

Attraverso una lettura dei principali interventi effettuati dai Servizi Sociali, è interessante capire

come la percezione dell’aumento delle povertà è legata alle problematiche individuali.

La parte dedicata alla rilevazione delle problematiche può, in un certo modo, far capire come i

Comuni della zona Aretina abbiano affrontato il fenomeno crescente della povertà. Ricordiamo che

l’individuazione delle problematiche è avvenuta attraverso il questionario somministrato ai Servizi

Sociali comunali e che, in molti casi, i riscontri corrispondono a quelli delle associazioni di

volontariato e del network Caritas. Prima di evidenziare gli aspetti più significativi, crediamo sia

opportuno schematizzare le risposte ricevute, mettendo in risalto tutte le maggiori problematiche

che i Servizi Sociali dei Comuni della zona Aretina hanno riscontrato:

PROBLEMATICHE AREZZO CAPOLONA CAST. FIBOCCHI CIVITELLA IN V.NA MONTE SAN SAVINO SUBBIANO

Problemi psicologici X X X X X X

Scarsa conoscenza italiano X X X X X X

Solitudine X X X X X

Problemi con la giustizia X

Dipendenze X X

Handicap disabilità X X X X X X

Malattia X X X X X

Abusi X

Maltrattamento X X X X

Analfabetismo

Accattonaggio

Barbonismo

Nomadismo X

Donna sola con figli X X X X X X

Maltrattamenti X X X X X X

Separazioni X X X X X

Abitazione inadeguata X X X X X

Coabitazione

Mancanza di casa X X X X X X

Sfratto X X X X X X

Senza fissa dimora X

Indebitamento X X X X X X

Nessun reddito X X X X X X

Perdita del lavoro X X X X X X

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Cattiva gestione familiare X X X X X X

Reddito insufficiente X X X X X X

Usura X

Cassa integrazione

Disoccupazione X X X X X X

Lavoro non in regola X X X X X X

Lavori precari X X X X X X

Lo schema ci dà la possibilità di iniziare, in relazione alle richieste e agli interventi erogati, a

delineare con più precisione le forme di povertà maggiormente presenti nella zona. Una prima

sottolineatura riguarda la non rilevazione di problemi legati al concetto classico di povertà:

spariscono come manifestazione di emarginazione, pur rimanendo presenti in minima parte

soprattutto nel capoluogo, l’analfabetismo, l’accattonaggio, il barbonismo e il nomadismo. L’altro

aspetto importante riguarda l’evidenza che hanno raggiunto le problematiche legate all’abitazione e

al lavoro, mentre non subiscono particolari variazioni quelle relative alla disabilità e alla

dipendenza. Per quanto riguarda i problemi alloggiativo e occupazionale, crediamo che, in

considerazione del forte aumento di richieste di aiuto, stiano diventando delle vere e proprie

emergenze sociali.

Ciò che merita di essere messo in evidenza con maggiore forza, sono quelle realtà che, da più parti e

da più soggetti, vengono definite le povertà emergenti, che se analizzate in tutta la loro complessità,

possono in qualche modo essere ricondotte nella categoria “famiglia”. Ci riferiamo in particolare

alla difficile situazione dei nuclei familiari monoparentali, in prevalenza composti da donne sole

con figli, le cui difficoltà si manifestano anche con l’aumento di problemi psicologici e di

solitudine. L’aumento delle separazioni e dei divorzi, ha allargato notevolmente il disagio

femminile, soprattutto quando si riscontra la presenza di figli a carico e quando la situazione è

collegata a disagi psicologici, causati da maltrattamenti e dalla solitudine. I problemi poi si

moltiplicano in quei casi (che purtroppo non sono isolati) in cui le difficoltà collegate ai rapporti

familiari hanno provocato un aumento del consumo di alcool e di sostanze stupefacenti. Vengono

inoltre segnalati i casi di diverse donne straniere che, una volta allontanate da casa dal partner,

rischiano un completo isolamento anche dalla propria comunità di connazionali, diventando così

soggetti ad alto rischio di esclusione sociale.

Altro fenomeno in forte aumento nella zona Aretina sono le problematiche di carattere psicologico.

Nonostante questo territorio sia ancora a dimensione umana, molte persone cadono in situazioni di

disagio psichico e sociale. Isolamento, depressione, aumento delle dipendenze, rifiuto di relazioni,

abbandono della propria persona, sono solo alcune delle conseguenze riscontrate dalle analisi fatte

dai Servizi Sociali, soprattutto in riferimento alla popolazione ultrasessantacinquenne. Nonostante i

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Comuni della zona Aretina abbiano attivato diversi servizi a loro favore, la popolazione anziana,

che è in continua crescita, diventa portatrice di notevoli problematiche. Il concetto della solitudine

va legato anche al cambiamento della struttura sociale e alla crisi del sostegno della famiglia, non

più capace di essere soggetto di tutela. La solitudine amplifica il disagio e, spesso, fa crescere una

forma di povertà nascosta, di difficile individuazione e risoluzione.

Nella zona Aretina si evidenziano nuove emergenze che richiedono, oltre ad interventi di carattere

economico, anche soluzioni in ambito occupazionale e abitativo, all’interno di politiche sociali

integrate. Crediamo comunque che gli sforzi maggiori debbano essere orientati al sostegno delle

famiglie monoparentali che sono segnalate in continua crescita nella zona e che, spesso, vedono la

presenza di donne sole con bambini a carico.

Merita un discorso a parte la categoria degli immigrati. Di fronte a una maggiore presenza assoluta

di stranieri nel territorio, gli interventi effettuati da parte dei Servizi Sociali, come dichiarato dalle

persone coinvolte nella somministrazione del questionario, nel favorire l’integrazione delle persone

straniere sono rimasti invariati rispetto agli anni precedenti. Va comunque considerato il fatto che

alcune nazionalità iniziano ad integrarsi autonomamente nel contesto sociale, facendo diminuire le

richieste di aiuto; è il caso, soprattutto nel Comune di Arezzo, degli albanesi, ed è un dato positivo

perché dimostra che un cittadino straniero una volta integrato non ricorre più all’assistenza

pubblica. Per quanto riguardano i contatti avuti con le diverse nazionalità, vediamo ciò che emerge

tra i Comuni della zona Aretina, metteremo in luce di seguito ciò che appare più evidente:

COMUNI DELLA ZONA ARETINA ANALISI DEI CONTATTI CON LE NAZIONALITA’ STRANIERE

AREZZO Il numero più alto dei contatti avuti ha riguardato persone rumene, seguite da

marocchini. Sono calati i contatti con gli albanesi, mentre sono aumentate

fortemente le persone del Bangladesh.

CAPOLONA Il numero maggiore di contatti ha riguardato persone albanesi, seguite da

marocchini. Rimangono stabili i contatti con i rumeni e con le persone

provenienti dall’Europa dell’Est.

CASTIGLION FIBOCCHI Il numero maggiore di contatti ha riguardato persone albanesi e rumeni.

Aumentano i contatti con persone dell’Europa dell’Est e con i senegalesi.

CIVITELLA IN VALDICHIANA Il numero maggiore di contatti ha riguardato persone albanesi, seguite da

rumeni, bulgari e indiani. Diminuiscono i contatti con i marocchini,

aumentano quelli con i polacchi e con i bulgari

MONTE SAN SAVINO Il numero maggiore di contatti ha riguardato persone albanesi, seguite da

iugoslavi. In calo i contatti con rumeni e marocchini

SUBBIANO Il numero maggiore di contatti ha riguardato persone albanesi e rumene,

seguite da marocchini.

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È interessante notare come i Servizi Sociali riscontrino delle differenze sul numero dei contatti avuti

con le diverse nazionalità, anche se le tre nazionalità maggiori, albanese, rumena, marocchina, sono

evidentemente anche quelle che si rivolgono maggiormente ai Comuni. La comunità albanese

rimane la più numerosa, eccezione fatta per il Comune di Arezzo, dove si sono verificati sia un

vistoso calo di contatti di albanesi che una grande crescita di presenze di rumeni. Da prendere in

considerazione è l’aumento delle persone provenienti dal Bangladesh e dall’Europa dell’Est.

La zona Aretina appare dunque fortemente impegnata a dare risposte a vecchie e nuove forme di

povertà. Il sostanzioso aumento delle richieste di aiuto, abbinato alle numerose problematiche

riscontrate, hanno fatto concentrare gli interventi soprattutto su determinate tipologie, come il

sussidio economico o l’assistenza domiciliare. Riteniamo comunque che l’aumento delle povertà

non debba essere contrastato solo dal punto di vista economico, ma la grande concentrazione di

bisogni verificatasi nel territorio della zona Aretina, impone forse a questi Comuni, più che agli altri

della Provincia, un lavoro di integrazione maggiore e un’urgente necessità di costruire una forte

“rete” sociale.

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3. La zona Casentino

La zona socio-sanitaria del Casentino comprende ben 11 Comuni (ne fanno parte Bibbiena, Castel

Focognano, Castel San Niccolò, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Ortignano

Raggiolo, Poppi, Pratovecchio, Stia, Talla) ed è la più vasta della provincia di Arezzo.

Dai dati a noi pervenuti e dalle riflessioni dei Servizi Sociali risulta che, nonostante vi sia la

percezione di un aumento della povertà sul proprio territorio di competenza, non sia corretto

lanciare allarmismi di carattere sociale. Il parametro dell’erogazione dei sussidi per l’anno

2002/2003, se analizzato dal punto di vista numerico, dimostra che nel territorio non si sono

registrati forti cambiamenti rispetto agli anni precedenti. Tuttavia molti operatori, tra i quali quelli

del Comune di Bibbiena, ritengono che negli ultimi anni la povertà sia aumentata in maniera

consistente. Interessante notare il giudizio espresso da alcuni intervistati, che collegano l’aumento

della povertà alla presenza di famiglie immigrate o che considerano la povertà non come un

fenomeno aumentato numericamente, ma come una realtà fortemente modificata nella sostanza. In

realtà, soprattutto nei piccoli Comuni casentinesi, le difficoltà d’integrazione che possono

incontrare gli stranieri vengono percepite come nuove forme di povertà. In alcune aree del

Casentino, tale fenomeno si manifesta parallelamente alla presenza di sacche di disagio tra i nativi,

soprattutto all’interno della popolazione anziana.

La zona socio-sanitaria del Casentino sembra rispecchiare una certa omogeneità nell’evidenziare le

maggiori richieste presentate ai Servizi Sociali. Oltre a quanto emerso sopra, dove il concetto di

povertà sembra avere due specifici poli di attrazione (immigrati e anziani), vi sono molte richieste

che interessano anche i minori e le famiglie. Varie amministrazioni comunali organizzano servizi

rivolti a minori in età scolastica, come i trasporti e la mensa scolastica, che hanno lo scopo di

alleviare i problemi dei bilanci familiari. L’aumento delle richieste in questo senso dà la percezione

della presenza di nuove difficoltà all’interno delle famiglie, soprattutto di carattere economico. La

seguente classifica delle richieste pervenute ai Servizi mette in luce quanto detto, con alcune

importanti sottolineature:

1. contributi economici (voce comprensiva degli interventi su trasporti e mense)

2. assistenza agli anziani (compresi gli interventi domiciliari e i ricoveri)

3. consulenze socio-psicologiche

4. pagamento bollette e affitti

5. assistenza disabili

6. interventi per minori

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I contributi economici (nei quali vanno compresi i sostegni per l’acquisto di medicinali e di

materiale sanitario) risultano essere la principale richiesta rivolta ai Servizi Sociali dai cittadini. In

questa voce, emergono due dati specifici che riguardano l’esonero dal pagamento dei trasporti e

delle mense scolastiche, mentre le richieste di pagamento bollette e affitti, pur essendo riscontrate

da tutti i Comuni, non rientrano tra le principali priorità della zona. Tali richieste risultano

comunque quelle più onerose per i Servizi Sociali, anche se il numero delle richieste nell’anno

2002/2003 non è stato particolarmente rilevante. Il dato sulle richieste riguardanti l’assistenza agli

anziani sembra confermare l’impressione di una povertà che coinvolge sempre più la popolazione

della terza età: sono in costante crescita le domande per l’assistenza domiciliare e per gli

inserimenti in ricoveri o case di riposo. Ciò che invece meraviglia, e che deve farci riflettere, è il

fatto che la maggior parte dei Servizi Sociali del Casentino dedicano una particolare attenzione

all’aumento delle consulenze socio-psicologiche. Non vogliamo parlare di allarme sociale ma il

dato che in una zona della provincia di Arezzo come quella del Casentino, dove la qualità della vita

è alta e le relazioni sociali solidali sono ancora buone, vi sia una forte concentrazione di questa

tipologia di richiesta apre sicuramente qualche quesito sociologico. Sicuramente ciò è conseguenza

di una società in continuo progresso che, in un certo senso, riduce alcune certezze di base

sviluppando di conseguenza un forte sentimento di solitudine. Visto che le ulteriori richieste

avanzate riguardano settori tradizionali dei Servizi Sociali, vale a dire l’assistenza ai disabili e gli

interventi a favore dei minori, la novità da rimarcare per questa zona socio-sanitaria è rappresentata

proprio dall’aumento delle consulenze e degli orientamenti psico-sociali effettuati dai Servizi.

L’analisi degli interventi dei Comuni del Casentino conferma quanto detto finora, dimostrando la

varietà delle richieste di aiuto presentate, ma anche l’emergere di alcune priorità. La tabella

seguente delle tipologie d’intervento per categoria sociale va proprio in questa direzione.

Ricordiamo che per ogni categoria sociale menzionata, gli interventi sono stati scritti in ordine alla

maggiore frequenza:

CATEGORIA SOCIALE INTERVENTI ESEGUITI DALLA ZONA CASENTINO

Anziani

Assistenza domiciliare, contributi economici, inserimenti in Centri diurni o in RSA,

medicinali, pagamento bollette, consulenze psico-sociali

Immigrati

Contributi economici, ricerca lavoro, ricerca alloggio, orientamento legale,

pagamento bollette e affitti

Famiglie

Contributi economici, sostegno scolastico e trasporti, pagamento bollette e affitti,

orientamento psico-sociale, ricerca di lavoro, assistenza a domicilio

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Minori

Trasporti e mense scolastiche, doposcuola e sostegno, orientamento psico-sociale,

accoglienza in famiglia, adozioni

Dipendenze

Pagamento bollette e affitto, orientamento psico-sociale, accoglienza in comunità di

reinserimento

Il numero degli interventi effettuati, inferiore rispetto alle richieste avute, conferma la tendenza a

considerare come elemento di novità l’orientamento e le consulenze psico-sociali. In più, gli

interventi dimostrano che questa richiesta perviene da parte di tutte le categorie sociali. Rimangono

sostanziosi gli interventi di carattere economico e quelli relativi al pagamento delle bollette e degli

affitti, anche se sono più rilevanti quelli a favore della popolazione anziana, soprattutto per quanto

riguarda l’assistenza domiciliare, e quelli per l’esonero del pagamento dei trasporti e della mensa

scolastica. Alcuni Comuni, in particolare quelli di piccole dimensioni, riscontrano un incremento

degli interventi, avvenuto conseguentemente all’aumento della presenza di famiglie straniere: tali

interventi sono difatti configurati come sostegno alle povertà emergenti.

Possiamo comunque affermare che gli interventi effettuati dai Servizi Sociali siano andati a

beneficio di tutte le categorie sociali, con particolare attenzione rivolta verso gli anziani e le

famiglie straniere.

Collegandoci a quanto detto finora, è interessante vedere quali siano le problematiche più frequenti

riscontrate dai Servizi e attraverso un’attenta lettura sarà più facile capire come viene intesa la

povertà nella zona Casentino e che tipo di connotati può assumere. Se gli interventi effettuati hanno

riguardato in particolare due categorie sociali, gli anziani e gli immigrati, con la tabella seguente

vedremo se le maggiori problematiche possono essere ricollegate ad esse o se invece riguardano

tutte le espressioni sociali.

Andiamo quindi di seguito ad elencare ciò che i Comuni hanno evidenziato:

PROBLEMATICHE Bibbiena Castel

Focognano

C. San

Niccolò

Chitignano Chiusi Montemignaio Ortignano Poppi Pratovecchio Stia Talla

Problemi psicologici X X X X X X X X X

Scarsa conoscenza

italiano

X X X X X X X X X

Solitudine X X X X X X X X X X

Problemi con la

giustizia

X X X X X

Dipendenze X X X X

Handicap disabilità X X X X X X X X X X

Malattia X X X X X X X X X

Abusi X X X

Analfabetismo X

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Accattonaggio

Barbonismo X

Nomadismo X

Donna sola con figli X X X X X X X X X

Maltrattamenti X

Separazioni X X X X X X

Abitazione

inadeguata

X X X X X X X X X

Coabitazione X X

Mancanza di casa X X X X X

Sfratto X X X

Senza fissa dimora X

Indebitamento X X X

Nessun reddito X X X X X

Perdita del lavoro X X X X X X

Cattiva gestione

familiare

X X X X X X

Reddito insufficiente X X X X X X X X X X X

Usura

Cassa integrazione X

Disoccupazione X X X X X X X X X

Lavoro non in regola X X X X X X

Lavori precari X X X X X X X X X

Il Casentino, pur mantenendo alcune differenze sociali, sembra essere un territorio omogeneo anche

da questo punto di vista. Si conferma la preoccupante crescita di problematiche legate a fattori

psico-sociali e alla solitudine. Emergono problemi che riguardano essenzialmente gli immigrati

(come la conoscenza della lingua italiana) e la presenza di donne sole con figli a carico. Sono stabili

le rilevazioni dei bisogni sulla disabilità, mentre non si registrano, se non sporadicamente,

problematiche sociali legate al barbonismo e ai senza fissa dimora. Appaiono tuttavia preoccupanti

le situazioni che fanno registrare la presenza di abitazioni inadeguate e di redditi insufficienti; tra

l’altro, quest’ultimo aspetto va a giustificare l’aumento delle richieste di esonero dai pagamenti di

trasporto e di mensa scolastica. Infine sono sempre più presenti le problematiche di carattere

lavorativo, quali la disoccupazione e i lavori precari, sintomo di un territorio, che evidentemente

risente della crisi economica nazionale e internazionale.

Rimane da analizzare se la presenza degli stranieri, come sostenuto da alcuni Comuni del

Casentino, è da considerare uno dei principali fattori di aumento della povertà. Se è vero che il

numero degli stranieri residenti nella zona del Casentino è aumentato, riteniamo che questo non sia

ancora un dato allarmante, sopratutto perchè si registra un ottimo grado di integrazione tra la

popolazione autoctona e quella immigrata. Non vanno comunque trascurate le difficoltà di quei

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Comuni che, all’aumento della popolazione residente, hanno visto aumentare i propri interventi

sociali. Ciò può giustificare in parte l’impressione di una povertà che cresce con l’aumento degli

stranieri. Ma vediamo quali sono, secondo i contatti avuti dai Servizi Sociali, le comunità straniere

che maggiormente si rivolgono richiedendo aiuto e sostegno:

COMUNI DELLA ZONA CASENTINO ANALISI DEI CONTATTI CON LE NAZIONALITA’ STRANIERE

BIBBIENA Sono essenzialmente due le comunità straniere che si sono rivolte al

Servizio Sociale, rumeni e albanesi

CASTEL FOCOGNANO Il numero maggiore di contatti con persone rumene, seguiti da marocchini e

albanesi. Crescono i contatti con bengalesi e iugoslavi

CASTEL SAN NICCOLO’ Vi è un numero contenuto di contatti. I più numerosi riguardano albanesi e

rumeni. Tutti gli immigrati usufruiscono di esoneri dei servizi scolastici.

CHITIGNANO La maggiore presenza è degli albanesi, seguiti da marocchini. Minimi sono i

contatti con i rumeni.

CHIUSI DELLA VERNA Sono pochi i contatti avuti con gli stranieri. I più numerosi sono stati con

marocchini e rumeni

MONTEMIGNAIO Non sono stati elencati i contatti avuti con persone straniere

ORTIGNANO RAGGIOLO Il maggior numero di contatti sono stati i rumeni, seguiti da bengalesi,

iugoslavi e bosniaci

POPPI I contatti più numerosi avuti ha riguardato rumeni e iugoslavi. Seguono in

minore intensità i contatti con marocchini e macedoni

PRATOVECCHIO Spiccano i contatti avuti con le persone del Bangladesh, seguono i contatti

con albanesi e rumeni

STIA I contatti avuti riguardano praticamente i rumeni e i marocchini

TALLA Il numero più alto di contatti avuti riguarda i rumeni. Seguono i contatti con

gli algerini seguiti da marocchini

In generale il numero maggiore di contatti avuti dai Servizi Sociali riguarda persone provenienti

dalla Romania, che è la comunità più numerosa in casentino. In alcuni Comuni primeggiano i

contatti con gli albanesi, nonostante nel complesso sembrano emergere i dati relativi ai contatti con

bengalesi, marocchini e iugoslavi. Nei Comuni più piccoli, nonostante nel complesso vi sia un

numero contenuto di contatti, la presenza di stranieri coincide con l’aumento degli interventi sociali,

anche se è giusto sottolineare che il numero maggiore di contatti avuti dai Servizi riguardano

proprio gli italiani.

Ciò che più colpisce della zona è il dato quasi uniforme di un aumento delle problematiche di

carattere psico-sociale con la conseguente mole di interventi sviluppati nelle consulenze e negli

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orientamenti in tal senso. Gli interventi a favore degli anziani e delle famiglie sembrano concentrare

le maggiori attenzioni dei Servizi Sociali. Crescono le difficoltà economiche della popolazione,

legate sopratutto alla flessibilità e alla precarietà del mondo del lavoro. La zona Casentino sembra

detenere gli strumenti adatti per rispondere alle nuove forme di povertà emergenti.

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4. La zona Valdarno

La zona Valdarno della provincia di Arezzo, anch’essa abbastanza vasta, è composta dai Comuni di

Bucine, Castelfranco di Sopra, Cavriglia, Laterina, Loro Ciuffenna, Montevarchi, Pergine Valdarno,

Pian di Scò, San Giovanni Valdarno, Terranuova Bracciolini. Il territorio è caratterizzato da due

aspetti fisici e ambientali opposti: una porzione industrializzata e molto popolosa ed un’altra

paesaggistica e collinare con una modesta densità abitativa. Sottolineare questa particolarità

ambientale appare un elemento basilare per comprendere meglio come il fenomeno delle povertà

viene percepito tra i Comuni. Come per la zona Aretina, nell’ambito territoriale è presente un polo

di attrazione, rappresentato dal Comune di Montevarchi, dove risulta esserci stata la maggiore

erogazione di sussidi nell’anno 2002-2003. Anche per questo, è utile dividere la zona socio-

sanitaria nelle due espressioni sopra descritte. In questo modo, vediamo che nella parte

industrializzata (relativamente ai Comuni di Montevarchi, San Giovanni Valdarno e Terranuova

Bracciolini) la povertà viene percepita come un fenomeno in progressivo aumento, nella zona

paesaggistica e collinare (composta anche da piccoli Comuni) la povertà viene vista come un

fenomeno in via di cambiamento con caratteristiche diverse da quelle tradizionali. Tra questi ultimi

Comuni la variazione delle tipologie di richieste di aiuto rispetto agli anni precedenti, legata anche

alla maggiore presenza di famiglie straniere nei propri territori, appare pertanto più marcata, con la

conseguenza naturale di far percepire mutato il fenomeno della povertà. Tuttavia, l’erogazione di

sussidi nella zona Valdarno da parte dei Servizi Sociali si è davvero incrementata. Le numerose

richieste di aiuto presentate dai cittadini ai rispettivi Comuni hanno principalmente messo in luce

una certa difficoltà di carattere economico, piuttosto che bisogni di altri tipi. In altre parole, ciò che

emerge con forza è la denuncia degli effetti del rincaro del costo della vita che, soprattutto per

quanto riguarda le famiglie monoreddito e/o monoparentali, ha creato notevoli disagi e,

conseguentemente, la crescita delle richieste di sussidi. Le difficoltà di carattere economico si

riflettono grandemente nella richiesta di pagamento delle bollette e del canone di affitto, negli

esoneri dal pagamento di rette comunali e negli eventuali contributi generici.

Anche in Valdarno, come nelle precedenti zone della provincia, rimangono forti le attenzioni verso

la terza età sia dal punto di vista dell’assistenza domiciliare che dell’inserimento in residenze sociali

assistite, come pure le risposte a persone con disabilità. Da una prima valutazione, emerge che sono

cresciute le difficoltà riscontate da donne sole e, in particolare, da coloro che hanno figli a carico.

La seguente classifica evidenzia le maggiori tipologie di richiesta di aiuto presentate ai Servizi

Sociali:

1. contributi economici (compreso pagamento bollette e affitto)

2. assistenza domiciliare (anziani e portatori di handicap)

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3. sostegno all’infanzia (compresi esoneri scolastici)

4. aiuto alle famiglie monoreddito o monoparentali (comprese donne con figli a carico)

5. orientamento psico-sociale

6. ricerca alloggio

La presenza di numerose famiglie straniere, che forse più di altre soffrono nel riuscire a risolvere il

problema del sostentamento, è sicuramente una delle principali cause della crescita della domanda

di contributi economici. Tuttavia, sarebbe fuorviante legare esclusivamente questa voce alla

presenza degli immigrati, perché nella realtà valdarnese sempre più famiglie e cittadini italiani si

rivolgono ai Servizi Sociali, a dimostrazione del fatto che una certa precarietà si sta diffondendo

anche tra i ceti medi. Lo stesso discorso può essere fatto per gli affitti che, come per la zona

Aretina, iniziano ad essere molto elevati diventando così uno dei motivi principali di

preoccupazione. Difatti, la motivazione che spinge alla ricerca di alloggio è spesso legata alla

ricerca di un canone di locazione più basso o, per lo meno, più consono alle caratteristiche delle

abitazioni.

Collegata a queste problematiche, vi è spesso la richiesta di aiuto economico da parte di famiglie

monoreddito e/o monoparentali, che purtroppo vedono le difficoltà più grosse del loro vivere

proprio in questi ambiti. La presenza di richieste di carattere psico-sociale è spesso una

conseguenza del riconosciuto impoverimento e dell’aumento delle difficoltà materiali. La

definizione fatta da alcuni Comuni valdarnesi di una povertà in progressivo aumento appare essere

preoccupante perché inizia a coinvolgere sempre più frequentemente il ceto medio.

L’analisi degli interventi fatti da parte dei Servizi Sociali testimoniano quanto già emerso finora.

Nella zona Valdarno tutte le categorie sociali godono di una discreta attenzione e gli interventi

effettuati dai Servizi rispondono quasi completamente alle domande rivolte dai cittadini. Il fatto che

la richiesta di contributi economici sia in continuo aumento, purtroppo obbliga i Comuni a

concentrare fortemente le loro attenzioni su questo aspetto, destinando per l’esecuzione di tali

interventi gran parte delle risorse finanziarie. Ciò che sembra essere una caratteristica costante per

tutte le zone socio-sanitarie della Provincia di Arezzo è appunto la crescente domanda di intervento

da parte di tutte le categorie sociali: questo è vero anche per la zona Valdarno dove spesso gli

interventi risultano essere articolati e complessi. Difatti, le nuove forme di povertà sembrano

portare con sé un insieme di fattori che possono far emergere in carico allo stesso individuo una

richiesta di aiuto piuttosto che un’altra. È questa forse la chiave di lettura per capire meglio questo

fenomeno crescente, vale a dire una povertà che si manifesta su molteplici aspetti e che quindi non

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può essere catalogata univocamente. La tabella sottostante ci illustra come sono intervenuti i

Comuni del Valdarno a favore delle diverse categorie sociali:

CATEGORIA SOCIALE INTERVENTI ESEGUITI DALLA ZONA VALDARNO

Anziani

Assistenza domiciliare, inserimenti in Centri diurni o in RSA, contributi economici e

pagamento bollette, consulenze psico-sociali

Immigrati

Contributi economici, pagamento bollette e affitti, ricerca lavoro, ricerca alloggio,

orientamento legale, spese sanitarie

Famiglie

Contributi economici, pagamento bollette e affitti, orientamento psico-sociale,

sostegno scolastico e trasporti, ricerca di lavoro, assistenza a domicilio

Minori

Accoglienza in famiglia, adozioni, trasporti e mense scolastiche, doposcuola e

sostegno, orientamento psico-sociale

Dipendenze

Pagamento bollette e affitto, orientamento psico-sociale, accoglienza in comunità di

reinserimento

Appare interessante notare come molti responsabili dei Servizi Sociali, da quello che hanno

dichiarato, hanno cercato in più occasioni il contributo e l’appoggio delle Parrocchie. Crediamo che

questi rapporti debbano svilupparsi sempre di più ed estendersi alla totalità dei soggetti del territorio

in un’ottica di collaborazione e di programmazione, nella logica di un rapporto di sussidarietà

orizzontale. In base alle categorie sociali analizzate, vediamo che in Valdarno i maggiori interventi

hanno riguardato le famiglie e gli anziani, e in misura minore gli immigrati e i minori. La categoria

sociale delle dipendenze, fenomeno abbastanza diffuso nella zona, sporadicamente si è rivolta ai

Servizi Sociali chiedendo l’accoglienza in Comunità di recupero o di reinserimento, mentre sono

più cospicui gli interventi di pagamento delle bollette e dell’affitto. Come per l’intero territorio

provinciale, anche i Servizi Sociali della zona Valdarno sono stati chiamati a intervenire su

molteplici ambiti, nel tentativo di dare risposte a un numero sempre maggiore di richieste. La

progressiva presenza di stranieri immigrati in questo territorio ha sicuramente aggravato il lavoro

delle Amministrazioni Comunali, alcune delle quali, soprattutto quelle meno dotate di personale,

dimostrano una difficoltà oggettiva a seguire le nuove dinamiche sociali della povertà.

I Comuni valdarnesi hanno riscontrato un incremento delle problematiche sociali sia per quanto

riguarda l’ambito della “persona” che della situazione “economica”. Andiamo pertanto di seguito a

vedere quali problemi hanno riscontrato e messo in evidenza:

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PROBLEMATICHE Bucine Castelfranco

di Sopra

Cavriglia Laterina Loro

Ciuffenna

Montevarchi Pergine Pian

di

Scò

San

Giovanni

Valdarno

Terranuova

Bracciolini

Problemi psicologici X X X X X X X X X X

Scarsa conoscenza

italiano

X X X X X X

Solitudine X X X X X X X X X X

Problemi con la

giustizia

X X X X

Dipendenze X X X X X X

Handicap disabilità X X X X X X X X X X

Malattia X X X X X X X X

Abusi X X

Analfabetismo X

Accattonaggio

Barbonismo X

Nomadismo

Donna sola con figli X X X X X X X X X X

Maltrattamenti X X X X X

Separazioni X X X X X X X X X X

Abitazione

inadeguata

X X X X X X X X X

Coabitazione X

Mancanza di casa X X X X X X X X

Sfratto X X X X

Senza fissa dimora X

Indebitamento X X X X X X

Nessun reddito X X X X X

Perdita del lavoro X X X X X X

Cattiva gestione

familiare

X X X X X X X

Reddito insufficiente X X X X X X X X X

Usura

Cassa integrazione X X X

Disoccupazione X X X X X X X

Lavoro non in regola X X X X X X X X X

Lavori precari X X X X X X X X

È interessante notare come anche in questa zona socio-sanitaria siano praticamente scomparse le

problematiche legate ai senza fissa dimora, all’accattonaggio e all’analfabetismo. Non sono state

riscontrate problematiche legate all’usura (anche se ciò non significa che questo fenomeno non si

verifichi nella zona) e scarso è il riscontro di problemi emersi in seguito all’entrata di lavoratori in

cassa integrazione. Purtroppo, altre problematiche sociali hanno comunque avuto un largo

riconoscimento in tutti i Comuni del Valdarno: ci riferiamo in particolare ai problemi di carattere

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psicologico, alla solitudine, relativi al reddito precario o insufficiente, all’abitazione inadeguata e

alla disabilità, fenomeni che toccano direttamente più categorie sociali.

Discorso a parte merita la dimensione della disgregazione della famiglia. Come possiamo vedere

dalla tabella, tutti i Servizi Sociali hanno rilevato un aumento delle problematiche legate alle

separazioni e alla conseguente crescita di famiglie monoparentali, spesso costituite da madri con

figli. È un andamento che si è notevolmente sviluppato sia nei grandi che nei piccoli Comuni e che

evidenzia la crisi che sta attraversando il concetto classico di famiglia e, di conseguenza, la struttura

stessa della società. Oltre a questo crescente fenomeno, stanno diventando una costante per tutto

l’ambito provinciale le problematiche legate al lavoro e alla casa, elementi indispensabili e

fondamentali per la dignità di ogni essere umano.

Vediamo adesso, senza scendere in particolari approfondimenti, quali siano le comunità straniere

che si rivolgono di più ai Servizi. Sicuramente, essendo cresciuta nel tempo la presenza di stranieri,

si è registrato da parte di questi ultimi l’aumento delle richieste di aiuto. Tanto è vero che la

percezione di una povertà che cambia è spesso legata all’idea che lo straniero sia solo portatore di

bisogni. Vediamo di seguito quello che più colpisce nell’analisi dei contatti avvenuti tra i servizi e i

cittadini stranieri:

COMUNI DELLA ZONA VALDARNO ANALISI DEI CONTATTI CON LE NAZIONALITA’ STRANIERE

BUCINE Sono diverse le comunità straniere che si sono rivolte al Servizio Sociale, in

particolare albanesi e kosovari, seguiti da marocchini e domenicani

CASTELFRANCO DI SOPRA Il numero maggiore di contatti, anche se pochi, con persone albanese,

macedoni e bengalesi.

CAVRIGLIA Vi è un numero contenuto di contatti. I più numerosi riguardano albanesi

seguiti da indiani.

LATERINA La maggiore presenza è dei kosovari e bengalesi. Seguono i contatti con gli

albanesi e macedoni.

LORO CIUFFENNA I contatti più numerosi sono stati con albanesi e indiani, seguiti da kosovari,

polacchi e iugoslavi

MONTEVARCHI Sono parecchie le Comunità rivoltesi al Servizio Sociale, in particolare

albanesi e iugoslavi seguiti da marocchini tunisini e indiani

PERGINE Pochi contatti concentrati nelle comunità pakistane, albanesi e marocchini.

PIAN DI SCO’ Non sono molti i contatti avuti, quelli più frequenti hanno riguardato indiani

e albanesi, seguiti da rumeni e marocchini

SAN GIOVANNI VALDARNO Spiccano i contatti avuti con le persone albanesi, seguono i contatti con

marocchini e domenicani

TERRANUOVA BRACCIOLINI I contatti avuti riguardano praticamente gli albanesi, iugoslavi, kosovari e

indiani

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Molti Comuni hanno avuto contatti con persone di nazionalità kosovara o comunque provenienti dai

Balcani, rimangono numerosi i rapporti con cittadini albanesi e marocchini, mentre sono

notevolmente diminuiti i contatti con la comunità rumena. In Valdarno vi è una buona presenza di

lavoratori stranieri che vengono spesso occupati nelle aziende locali. I contatti avuti con i Kosovari

possono considerarsi come un elemento di novità, considerato il fatto che la loro presenza è

abbastanza recente. E’ interessante notare che i contatti più numerosi (e le conseguenti richieste di

aiuto) sono pervenute da albanesi, una delle prime comunità ad insediarsi in Valdarno, a

testimonianza del fatto di quanto sia complessa la piena integrazione sociale e civile. Per alcuni

operatori, l’aumento dei contatti avuti con persone straniere coincide con il cambiamento delle

forme di povertà.

Si rafforza l’idea di una povertà che cambia e aumenta al tempo stesso, colpendo direttamente tutti

gli strati sociali della popolazione e raggiungendo una dimensione territoriale zonale, soprattutto per

quello che riguarda le problematiche inerenti la frammentazione delle famiglie e il benessere

lavorativo e abitativo. Crediamo che lo scenario presentato dalla zona Valdarno stia davvero

assumendo sfumature diverse, richiedendo la costruzione di una rete più strutturata tra pubblico e

privato in grado di riuscire a dare risposte sempre più precise ai nuovi bisogni emergenti.

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5. La zona Valdichiana

La zona Valdichiana della Provincia di Arezzo è formata da sei Comuni (Castiglion Fiorentino,

Cortona, Foiano, Lucignano, Marciano della Chiana) e si sviluppa in un territorio pianeggiante e

agricolo, confinante con le Province di Perugia e di Siena. Questa zona socio-sanitaria si distende su

un territorio abbastanza vasto, anche se appare abbastanza omogenea sotto diversi aspetti, poiché

non sono presenti differenze ambientali e sociali meritevoli di sottolineatura. L’erogazione di

sussidi non ha subito grandi modifiche negli ultimi anni, anche se vi è la percezione, da parte dei

Servizi Sociali, di una povertà in crescita, o meglio, diventata maggiormente evidente e diffusa. Il

Comune di Cortona, il più grande della zona, è sicuramente il più impegnato nell’erogazione di

sussidi, anche se gli interventi in tal senso stanno aumentando pure negli altri Comuni.

In Valdichiana sembra esserci una situazione ancora sostenibile, dove i Comuni riescono ancora a

gestire le particolarità legate al disagio e alla povertà. Per capire meglio la realtà della Valdichiana,

possiamo inizialmente elencare le principali richieste di aiuto presentate ai Servizi Sociali:

1. contributi economici (compreso il pagamento di bollette e affitto)

2. assistenza domiciliare o inserimento in strutture per anziani

3. richiesta di alloggio e di lavoro

4. consulenza familiare

5. esoneri rette scolastiche e doposcuola

6. orientamento psico-sociale

Anche nella zona Valdichiana rimangono preponderanti le richieste di aiuto di carattere economico

e le richieste di interventi per l’assistenza domiciliare agli anziani. L’erogazione dei sussidi va

proprio in questa direzione, ma va sottolineata, ancora una volta, la crescente richiesta di aiuto in

ambito alloggiativo e una domanda sempre più urgente di ricerca del lavoro. Come sostengono

alcuni intervistati, tra i cittadini è aumentato il disorientamento sociale e la paura di affrontare il

futuro: questi fattori hanno portato a una crescente richiesta di orientamento psico-sociale. Anche se

il numero dei sussidi erogati è rimasto praticamente invariato nel corso dell’anno 2002/2003, è

giusto sottolineare il fatto che le richieste di aiuto presentate hanno invece avuto un brusco

innalzamento e una continua diversificazione: sono aumentate le richieste di pagamento delle

bollette e degli affitti e alcuni Comuni hanno cercato di rispondere alle pressanti richieste, cercando

di garantire contributi, anche una tantum. Se per la zona Valdarno la ricerca di collaborazioni

esterne, per esempio con le parrocchie, sono state qualche volta indispensabili nel dare risposte,

nella zona Valdichiana i Servizi Sociali non hanno in pratica coinvolto direttamente le

organizzazioni private. Ovviamente, tutto questo non significa che i cittadini in stato di bisogno non

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si rivolgano da altri parti per chiedere aiuto, ma che nel garantire delle risposte adeguate i Servizi

Sociali non coinvolgono in modo strutturato il privato sociale.

Crescono anche in Valdichiana le situazioni di disagio e di difficoltà riguardanti i nuclei familiari.

Sempre di più si richiedono interventi di consulenza familiare, che sfiorano tutti gli aspetti della

dimensione familiare: all’interno di questa voce rientrano difatti i problemi economici e lavorativi, i

rapporti di convivenza con il partner, l’accudimento dell’anziano, le problematiche che emergono

nei rapporti con i figli, ed altro ancora. Lo sviluppo continuo di richieste di aiuto che vanno in

questa direzione dimostrano che, nella società in cui viviamo, mancano dei punti di appoggio e di

riferimento e quindi spesso l’assistente sociale diventa un “rifugio”, una persona a cui confidare

anche le parti più segrete del proprio vivere.

Vediamo quali sono state le priorità di intervento dei Servizi Sociali della zona Valdichiana; gli

interventi sono stati realizzati per rispondere alle esigenze di tutte le categorie sociali, nonostante si

siano concentrati maggiormente su quelle degli anziani e delle famiglie. Come abbiamo già

affermato, le risposte date sono state in grado di soddisfare le richieste di aiuto inoltrate, senza che

siano stati coinvolti in maniera sistematica organismi privati. Alcuni servizi, soprattutto quelli di

prima necessità, sono stati erogati anche grazie alla presenza di una rete di collaborazione

territoriale. Se la tendenza di aumento del disagio sociale dovesse continuare nei prossimi anni,

siamo convinti però che per dare risposte sempre più precise di vero contrasto alla povertà, sia

necessario istituire un tavolo permanente di concertazione programmatica capace di leggere la realtà

e di intervenire di conseguenza. Va sottolineato che in questo lavoro di studio e di analisi non ci sia

stata la collaborazione di un Comune di questa zona, il quale non ha valutato l’importanza che

aveva apportare il proprio contributo e le proprie riflessioni. Tuttavia, possiamo di seguito elencare

gli interventi più frequenti da parte dei Comuni della Valdichiana:

CATEGORIA SOCIALE INTERVENTI ESEGUITI DALLA ZONA VALDICHIANA

Anziani

Assistenza domiciliare, inserimenti in Centri diurni o in RSA, contributi economici e

pagamento bollette, consulenze psico-sociali

Immigrati

Pagamento bollette e affitti, ricerca lavoro, ricerca alloggio, orientamento legale,

corsi di lingua italiana

Famiglie

Contributi economici, pagamento bollette e affitti, orientamento psico-sociale e

consulenze, ricerca di lavoro, assistenza a domicilio

Minori

Accoglienza in famiglia, adozioni, doposcuola e sostegno, trasporti e mense

scolastiche

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Dipendenze

Pagamento bollette e affitto, orientamento psico-sociale, orientamento legale

Appare significativo mettere in luce le categorie sociali verso le quali sono state rivolte le maggiori

attenzioni, evidenziando che il Comune di Marciano della Chiana è intervenuto in maniera costante

a favore dei minori, mentre il Comune di Lucignano ha risposto maggiormente ai bisogni pervenuti

dalle famiglie. Gli altri Comuni della zona hanno invece distribuito i loro interventi in maniera

uniforme tra le categorie sociali, anche se in alcuni casi hanno prevalso quelli rivolti agli anziani.

Gli interventi riguardanti gli orientamenti psico-sociali rimangono tra le principali tipologie di

aiuto, facendo diventare questo segnale estremamente importante per comprendere appieno le basi

delle nuove forme di povertà.

Vediamo quali sono le problematiche più frequenti emerse in seguito alle richieste di aiuto e agli

interventi dei Servizi Sociali comunali, cercando, attraverso una lettura più approfondita di tali

richieste, di comprendere meglio come viene percepita la povertà in Valdichiana:

PROBLEMATICHE Castiglion

fiorentino

Cortona Foiano Marciano

della Chiana

Lucignano

Problemi psicologici X X X X

Scarsa conoscenza

italiano

X X X X

Solitudine X X

Problemi con la

giustizia

X X X X

Dipendenze X X X X X

Handicap disabilità X X X X X

Malattia X X X

Abusi X

Analfabetismo X

Accattonaggio

Barbonismo

Nomadismo

Donna sola con figli X X X X

Maltrattamenti X X

Separazioni X X X X

Abitazione

inadeguata

X X X X X

Coabitazione

Mancanza di casa X X X X X

Sfratto X X X X X

Senza fissa dimora

Indebitamento

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Nessun reddito X X X X

Perdita del lavoro X X

Cattiva gestione

familiare

X X X X X

Reddito insufficiente X X X X X

Usura

Cassa integrazione

Disoccupazione X X X X

Lavoro non in regola X X X

Lavori precari X X X X X

Quello che emerge è davvero interessante. Oltre alla conferma della completa scomparsa di

problematiche legate al barbonismo e all’essere senza fissa dimora, risulta che la solitudine, fattore

ampiamente riscontrato nelle altre zone soprattutto tra la popolazione anziana, non appare come una

delle problematiche più rilevanti. In Valdichiana rimangono alte le attenzioni verso la disabilità e la

dipendenza con un aumento dei problemi legati alla giustizia. Appare che il problema alloggiativo

stia diventando di difficile soluzione in Valdichiana, infatti sono aumentati enormemente i casi di

sfratto e rimangono elevati i problemi legati all’inadeguatezza delle abitazioni. L’incremento degli

sfratti può derivare anche dalla mancanza di certezze economiche, visto che il lavoro assume

caratteri sempre più precari anche in questa zona. L’odierna crisi dei rapporti familiari fa sì che si

riscontri un aumentato dei maltrattamenti e delle donne sole con figli a carico. Le origini contadine

della zona Valdichiana, quindi per certi versi tradizionali e solidali, hanno sicuramente limitato lo

svilupparsi di problematiche individuali, anche se la crisi economica e il crollo delle certezze

valoriali hanno complicato le dinamiche sociali. Da notare che alcuni Comuni hanno sottolineato

con maggior forza una problematica piuttosto che un’altra: per esempio il Comune di Lucignano ha

evidenziato come il caro affitti, la mancanza di abitazioni e le carenze oggettive nel reperire le

stesse, stiano diventando i problemi più rilevanti e urgenti; il Comune di Foiano invece sottolinea

come la presenza degli stranieri non sia percepita come una delle cause principali della crescita

delle situazioni di disagio, mentre l’immigrazione interna è uno dei fattori che concorrono ad

ampliare le dimensioni del fenomeno. Inoltre, entrambi questi Comuni mettono in evidenza come si

stia sviluppando nella zona il lavoro irregolare, che coinvolge principalmente cittadini di nazionalità

straniera, ma che inizia ad interessare anche i giovani autoctoni.

L’idea che emerge sulla zona Valdichiana è quella di una povertà latente sotto vari aspetti, che è

ancora in una fase controllata e gestibile. Alcune preoccupazioni però iniziano ad essere più

frequenti e, in un futuro non molto prossimo, potrebbero diventare emergenze sociali.

Vediamo adesso come incide la presenza delle comunità straniere sul territorio della Valdichiana.

Ricordiamo che vengono analizzati i contatti avuti dalle amministrazioni comunali, che non sempre

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evidenziano le realtà straniere più presenti nel territorio. Rispetto ad altre zone socio-sanitarie, i

Servizi Sociali della Valdichiana hanno avuto un numero relativamente minore di contatti con

persone straniere. Elenchiamo nella tabella seguente i contatti più frequenti:

COMUNI DELLA ZONA VALDICHIANA ANALISI DEI CONTATTI CON LE NAZIONALITA’ STRANIERE

CASTIGLION FIORENTINO Il numero più alto dei contatti avuti ha riguardato persone rumene,

seguite da marocchini e albanesi.

CORTONA Il numero maggiore di contatti ha riguardato persone albanesi, seguite

da marocchini. Rimangono abbastanza stabili i contatti con i rumeni.

FOIANO Il numero maggiore di contatti ha riguardato persone albanesi e

marocchini. Aumentano i contatti con persone dell’Europa dell’Est

(macedoni, bulgari e kosovari) e con i bengalesi e gli indiani.

MARCIANO DELLA CHIANA Il numero maggiore di contatti ha riguardato persone albanesi, seguite

da rumeni e indiani. Diminuiscono i contatti con i marocchini,

aumentano quelli con i polacchi e con i bulgari

LUCIGNANO Il numero maggiore di contatti ha riguardato persone rumeni e

marocchini, seguiti da tunisini. In calo i contatti con gli albanesi mentre

stanno aumentando quelli con bulgari e macedoni

In Valdichiana, le comunità straniere che maggiormente si sono rivolte ai Servizi nel corso del

periodo 2002/2003 sono state quelle albanese, rumena e marocchina. Stanno aumentando i contatti

con persone provenienti dall’Europa dell’Est, in particolare dalla Bulgaria, dalla Macedonia e dal

Kosovo o dall’Asia come indiani e bengalesi. Rimane comunque valida la considerazione relativa al

fatto che i Comuni non percepiscono la presenza degli stranieri come la causa primaria

dell’aumento della povertà. Tale riflessione appare veritiera stante agli interventi effettuati dai

Servizi Sociali che vedono una presenza dei beneficiari italiani di gran numero superiore a quella

degli stranieri. Resta il fatto però che certe problematiche sociali sviluppatesi con l’arrivo degli

immigrati obblighino gli enti locali a cercare nuove forme di risposta e di intervento.

Riepilogando, si può affermare che nella zona non sembra esserci quell’apprensione sociale

riscontrata negli altri ambiti territoriali della provincia. Tuttavia, anche in Valdichiana emergono

nuove forme di povertà e alcune problematiche stanno diventando di difficile soluzione. Rimangono

alte le richieste di aiuto economico e le preoccupazioni legate all’instabilità alloggiativa e alla

precarietà lavorativa. Se è vero che il lavoro dei Servizi Sociali è diventato più complesso, è anche

vero che la presenza degli stranieri non è ancora vista come causa dell’aumento della povertà. Come

abbiamo descritto, in alcuni comuni è più sentito il fenomeno dell’immigrazione interna, mentre c’è

la percezione di un diffuso e crescente problema legato al lavoro irregolare. La problematica degli

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anziani diventa sempre più prorompente come pure le difficoltà gestionali della famiglia. Tutto

sommato, la zona Valdichiana è ancora un territorio dove si vive bene e dove la povertà può essere

tenuta sotto controllo.

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6. La zona Valtiberina

La zona Valtiberina è composta dai Comuni di Anghiari, Badia Tedalda, Caprese Michelangelo,

Monterchi, Pieve Santo Stefano, Sansepolcro, Sestino e si sviluppa in un territorio molto vasto con

diverse particolarità ambientali, con una buona capacità imprenditoriale (soprattutto nella zona di

Sansepolcro) e con una pregiata coltivazione del tabacco. La programmazione delle politiche sociali

di questo territorio è delegata alla Comunità Montana della Valtiberina; ciononostante abbiamo

preferito continuare ad analizzare la percezione della povertà coinvolgendo direttamente i Comuni

della zona. Nel periodo 2002/2003, eccezione fatta per il Comune di Sansepolcro, i Servizi Sociali

presenti nel territorio non hanno riscontrato un particolare aumento nell’erogazione di sussidi.

Tuttavia, tutti i Comuni convergono nel sostenere che il fenomeno delle povertà sia in forte

aumento e che vada a colpire tutte le categorie sociali. Da una prima considerazione, sembra che in

Valtiberina il fenomeno della povertà sia sentito quasi esclusivamente come conseguenza della crisi

economica e del minore potere di acquisto delle famiglie, avvertito dopo l’introduzione dell’euro. In

realtà, come nelle altre zone della provincia, anche in Valtiberina le maggiori richieste di aiuto

riguardano proprio i contributi economici e il pagamento di bollette e affitti. A nostro avviso, ciò

non significa che la povertà sia un problema solo di ordine economico e finanziario, perché come

vedremo di seguito, molte problematiche sociali e individuali sono diventate sempre più articolate e

non è detto che si riesca a risolverli utilizzando strumenti “tradizionali “, quali i contributi monetari.

Rimane comunque la conferma che per molte persone della provincia aretina, siano esse italiane o

straniere, le precarietà di carattere economico, occupazionale e alloggiativo stanno diventando

sempre più di difficile soluzione. La zona Valtiberina che, per la sua fisiologia ambientale e

montana, è rimasta sempre abbastanza protetta da certe tendenze generali, ha registrato negli ultimi

anni un abbassamento della ricchezza media e un’accentuazione di certe tipologie di disagio.

Vediamo comunque quali siano state le richieste di aiuto più frequenti nel corso dell’arco temporale

2002/2003:

1. contributi economici (compreso pagamento bollette e affitti)

2. aiuto nel reperire attività lavorative

3. assistenza domiciliare

4. esoneri rette scolastiche e trasporto sociale

5. aiuto nel reperire alloggio

6. interventi di sostegno familiare (compreso anche buoni mensa)

Come possiamo notare, appare che le difficoltà lavorative individuali siano una delle richieste di

aiuto più pressanti rivolte ai Comuni. Sembra difatti che si stia diffondendo la tendenza a cercare

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nell’assistente sociale un tramite per riuscire ad ottenere un’occupazione. In pratica, l’aumento di

questa tipologia di richiesta evidenzia sia le crescenti difficoltà nel trovare lavoro in Valtiberina,

accentuatesi con la crisi economica nazionale e internazionale, che l’anomalia riguardante i Servizi

Sociali, chiamati ad assumere il ruolo e la funzione di intermediazione tra datori di lavoro e persone

in cerca di occupazione per tutti gli assistiti che manifestano queste difficoltà, anche se tali persone

non rientrano nella fascia delle categorie protette o svantaggiate. Meno pressante è la richiesta di

aiuto nel reperimento dell’alloggio. Ciò significa che in Valtiberina permane una certa disponibilità

abitativa, anche se i canoni di locazione hanno avuto un brusco innalzamento. Riemergono, come

per la zona Casentino, le richieste di esonero dei pagamenti scolastici e dei trasporti sociali mentre

sono stabili quelle relative all’assistenza domiciliare e agli anziani in generale. In alcuni Comuni i

Servizi Sociali hanno avuto molte richieste di sostegno familiare. Con questa dicitura vogliamo

comprendere tutte quelle richieste di base relative a buoni mensa, viveri o vestiario che molte

famiglie, soprattutto straniere, hanno avanzato nel periodo analizzato. Il fatto che alcuni Comuni

abbiano riscontrato questo tipo di richiesta dimostra che il territorio è privo di una rete associativa

strutturata operante in questi settori, anche se la zona, grazie anche al coordinamento delle politiche

sociali fatto dalla Comunità Montana, sembra ancora in grado di rispondere adeguatamente alle

richieste di aiuto.

Gli interventi dei Servizi Sociali hanno visto dare risposte a tutte le categorie sociali. In base alle

richieste pervenute, appare che “la famiglia” sia stata quella che ha beneficiato maggiormente

dell’attività dei Comuni. Dobbiamo annotare che sono stati contati molti interventi di orientamento

psico-sociale e di orientamento per la richiesta di documenti. La crescita riscontrata in tutte le zone

della Provincia del disagio psico-sociale cela, a nostro avviso, una nuova forma di povertà legata

all’insicurezza personale e alla mancanza di certezze che, per un cittadino in stato di bisogno, può

rilevarsi grave tanto quanto la mancanza di denaro. Se è vero che la crisi economica, la precarietà

lavorativa e le difficoltà abitative hanno avvicinato molti cittadini ai Servizi Sociali con la specifica

richiesta di ottenere interventi materiali, è anche vero che sempre di più vengono messi in evidenza

problemi di carattere psicologico e di disadattamento sociale: i cittadini, anche in un territorio come

la Valtiberina, possono avere enormi difficoltà nel trovare una stabilità individuale. Anche in base a

queste considerazioni, vediamo adesso quali sono stati i maggiori interventi in Valtiberina a favore

delle categorie sociali:

CATEGORIA SOCIALE INTERVENTI ESEGUITI DALLA ZONA VALTIBERINA

Anziani

Assistenza domiciliare, consulenze psico-sociali, inserimenti in Centri diurni o in

RSA, pagamento bollette

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Immigrati

Pagamento bollette e affitti, ricerca lavoro, orientamento legale e per documenti,

ricerca alloggio

Famiglie

Contributi economici, pagamento bollette e affitti, orientamento psico-sociale e

consulenze, ricerca di lavoro, assistenza a domicilio per anziani e disabili

Minori

Esonero trasporti e mense scolastiche, doposcuola e sostegno psico-sociale

Dipendenze

Pagamento bollette e affitto, orientamento psico-sociale, orientamento legale

La categoria delle Famiglie sembra essere stata quella che più di altre ha attirato le attenzioni dei

Servizi Sociali, anche se molti interventi hanno previsto l’erogazione di contributi economici e il

pagamento di bollette e affitto per tutte le categorie sociali sopra elencate. I Servizi, nel dare seguito

ai propri interventi, sono costretti a confrontarsi con forme di disagio e di povertà diverse a seconda

della classe sociale. Anche la popolazione della Valtiberina registra indici di vecchiaia molto elevati

e, di conseguenza, molti interventi sono stati eseguiti a favore degli anziani, soprattutto per quanto

riguarda l’assistenza domiciliare, nel tentativo di attuare una politica di promozione della persona,

mantenendo l’anziano all’interno della propria abitazione. Tuttavia, sarebbe auspicabile la

sperimentazione di nuovi servizi a favore della terza età, capaci di ottimizzare le sempre più esigue

risorse pubbliche.

Vediamo adesso quali siano le problematiche più rilevate nella zona Valtiberina, ricordando che ciò

che viene evidenziato dai Servizi Sociali, è strettamente legato alla valutazione e agli interventi

effettuati. Come per le altre zone socio-sanitarie, anche in questa vi sono problematiche più

frequenti rispetto ad altre, a conferma del fatto che gli aspetti più delicati come quelli del lavoro,

della casa e della dimensione personale sono gli argomenti su cui poggia l’intero fenomeno delle

povertà. Elenchiamo dunque di seguito le problematiche riscontrate dai Comuni:

PROBLEMATICHE Anghiari Badia Tedalda Caprese

Michelangelo

Monterchi Pieve Santo

Stefano

Sansepolcro Sestino

Problemi psicologici X X X X X X X

Scarsa conoscenza

italiano

X X X

Solitudine X X X X X X

Problemi con la

giustizia

X X X

Dipendenze X X

Handicap disabilità X X X X X

Malattia X X X X X

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Abusi

Analfabetismo

Accattonaggio

Barbonismo

Nomadismo

Donna sola con figli X X X X X

Maltrattamenti X X X

Separazioni X X X X X X X

Abitazione

inadeguata

X X X X X X

Coabitazione X X X

Mancanza di casa X X X X

Sfratto X X X

Senza fissa dimora X X X

Indebitamento X X

Nessun reddito X X X X

Perdita del lavoro X X X

Cattiva gestione

familiare

X X X X

Reddito insufficiente X X X X X X X

Usura

Cassa integrazione

Disoccupazione X X X X

Lavoro non in regola X X X X

Lavori precari X X X X X X

L’assenza di alcune problematiche emersa in alcuni Comuni è da considerarsi in rapporto alle

piccole dimensioni territoriali degli stessi. Tutto sommato, anche in Valtiberina rimangono delle

costanti fisse, quali il reddito insufficiente, le separazioni e i problemi individuali di natura

psicologica. Emergono inoltre le problematiche legate alla solitudine e al consumo di alcool, mentre

vengono avvertiti come meno gravi i problemi legati all’abitazione. Essendo il fenomeno delle crisi

familiari uno di quelli maggiormente indicati dai Comuni delle cinque zone socio-sanitarie come

portatore di problematiche, riteniamo che sia urgente impostare una nuova politica di sostegno alla

famiglia. L’aumento delle separazioni è sentito tra l’altro come reale problema sociale ed

economico da tutti i Servizi Sociali e viene visto come una delle principali cause dell’incremento

delle richieste di aiuto. Nei Comuni più grandi, quali Anghiari e Sansepolcro, riemergono i

problemi dell’alloggio inadeguato, della mancanza di casa e tutte le problematiche di carattere

lavorativo. La Valtiberina, essendo ricca di piccole e medie aziende e avendo sviluppato una

vocazione di lavoro agricolo, riesce ancora ad assorbire la domanda di lavoro, anche se sempre più

spesso si manifestano forme di lavoro precario. La conferma che viene da questi dati va proprio a

rafforzare il concetto iniziale di una povertà che sta allargando sempre di più i suoi margini e che

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comprende nelle sue articolazioni tutte le categorie sociali: è una povertà principalmente dovuta ad

esigenze di tipo economico, ma è anche vero che si sta sviluppando sempre più una povertà

psicologica riguardante direttamente la natura umana. Da quello che emerge anche in Valtiberina,

sembra proprio che oltre ai numeri dei contatti avuti dai Servizi Sociali, una preoccupazione ormai

diffusa a livello provinciale è quella legata alla difficoltà di impostare politiche di impatto sociale,

basate su fattori culturali e valoriali, attraverso una concertazione e una programmazione che

coinvolga veramente tutti i soggetti.

In Valtiberina, pur essendoci un buon numero di stranieri, la presenza di immigrati non viene

vissuta in maniera problematica, ma con giusta e corretta attenzione. I Servizi Sociali non ci hanno

comunicato particolari segnalazioni, anche se alcuni hanno messo in evidenza i disagi che

riguardano l’integrazione scolastica dei bambini. A dire il vero, alcuni Comuni, tra i quali quello di

Anghiari, legano l’aumento delle problematiche sociali, quali l’alloggio e il lavoro, alla crescita

della presenza straniera nel territorio. Da evidenziare anche il fatto che è cresciuto negli ultimi anni

il fenomeno dell’immigrazione interna, proveniente soprattutto dal Sud Italia, fenomeno che ha

causato alcuni momenti di tensione con gli abitanti locali. Rimane comunque indubbio il fatto che

l’arrivo di persone straniere ha modificato la fisionomia di alcuni Comuni; se pensiamo per esempio

al Comune di Sestino è da rilevare che la percentuale di immigrati, in rapporto agli abitanti

autoctoni, è una delle più alte di tutta la provincia. Vediamo quali sono state le comunità straniere

che maggiormente si sono rivolte ai Servizi Sociali nel corso dell’anno 2002/2003:

COMUNI DELLA ZONA VALTIBERINA ANALISI DEI CONTATTI CON LE NAZIONALITA’ STRANIERE

ANGHIARI Il numero più alto dei contatti avuti ha riguardato persone kosovare e

albanesi, seguiti da iugoslavi e serbi

BADIA TEDALDA Il numero maggiore di contatti ha riguardato persone albanesi, seguite

da macedoni e ucraini.

CAPRESE MICHELANGELO Non ci sono giunte segnalazioni

MONTERCHI Non sono stati elencati i contatti avuti

PIEVE SANTO STEFANO Il numero maggiore di contatti ha riguardato persone tunisini e albanesi,

seguiti da macedoni e kosovari.

SANSEPOLCRO

Il numero più alto di contatti ha riguardato marocchini e albanesi,

seguiti da rumeni e iugoslavi

SESTINO Il numero più alto di contatti ha riguardato macedoni, seguiti da

marocchini e albanesi. Discreti sono stati i contatti con i rumeni

A parte le defezioni dei Comuni di Monterchi e di Caprese Michelangelo, appare evidente come in

Valtiberina i contatti avuti con persone rumene siano stati molto inferiori rispetto ad altre zone

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socio-sanitarie. Emerge che gli immigrati dell’Est europeo o dei Balcani, in particolare macedoni,

kosovari, albanesi, jugoslavi e ucraini, si siano rivolti maggiormente ai Servizi. Ricordiamo che la

rilevazione dei contatti avuti con persone straniere non obbligatoriamente significa che una

Comunità sia più popolosa di altre in quel Comune. A noi interessa vedere quali sono gli stranieri

che si rivolgono ai Servizi Sociali perché questo è un indicatore sulla percezione da parte dei servizi

e sulla reale integrazione degli immigrati.

Dunque lo scenario della Valtiberina mette in luce come le difficoltà economiche siano di gran

lunga le più sentite da tutte le categorie sociali. Tuttavia merita attenzione la crescita di problemi di

natura psico-sociale, mentre meno pressante, eccezione fatta per i Comuni più grandi, risulta essere

il problema della casa. La povertà in Valtiberina è un fenomeno ancora sotto controllo, ma che

inizia a creare delle preoccupazioni tra gli stessi Servizi Sociali. Riteniamo che anche in questa zona

socio-sanitaria sarà presto indispensabile creare nuove politiche di contrasto a un fenomeno che

sembra essere, oltre che economico, sempre più culturale e valoriale.