DIFFICOLTÀ NELL’ADERENZA ALLA DIETA:
TECNICHE DI GESTIONE DEL PAZIENTE
DR.SSA GEMMA BATTAGLIESE
GDL PSICOLOGIA E ALIMENTAZIONE
21 Giugno 2019WEBINAR
IL MONDO DELLE
DIETE
DATI EPIDEMIOLOGICI
In Italia più di un terzo della popolazione adulta (piùdel 30%) è in sovrappeso, mentre una persona su dieciè obesa (circa 10%); complessivamente, oltre il 40% deisoggetti di età ≥18 anni è in eccesso ponderale.
Le Regioni meridionali presentano la prevalenza piùalta di persone maggiorenni obese e in sovrappesorispetto a quelle settentrionali.
La percentuale di popolazione in eccesso ponderalecresce all’aumentare dell’età.
Inoltre, la condizione di eccesso ponderale è più diffusatra gli uomini rispetto alle donne e tra le persone condifficoltà economiche e un basso livello di istruzione.
POLITICHE DEL MINISTERO DELLA SALUTE
È stato istituito Tavolo di lavoro per la
prevenzione e il contrasto del sovrappeso e
dell’obesità presso l’Ufficio 8 della Direzione
generale della prevenzione sanitaria, con decreto
ministeriale 18 gennaio 2019 e successive
integrazioni.
RISCHI DI UNA CATTIVA ALIMENTAZIONE
L’assunzione errata di alimenti, sia nella quantità che nellaqualità, può essere uno dei fattori principali nelladeterminazione di stati patologici quali:
sovrappeso e obesità
ipertensione arteriosa
malattie dell’apparato cardiocircolatorio
malattie metaboliche (aumento colesterolo e trigliceridiematici)
diabete tipo 2
osteoporosi
litiasi biliare e steatosi epatica (fegato grasso)
carie dentarie
alcune forme di tumori.
Il rischio obesità, in particolare, è determinato oltre cheda un eccesso di calorie introdotte, rispetto a quelleconsumate, anche da uno stile di vita sedentario.
PESO CORPOREO = BILANCIO ENERGETICO
ALIMENTAZIONE: FATTORI DI RISCHIO E
FATTORI PROTETTIVI
Il ruolo dell’alimentazione appare essere sempre più centralenella prevenzione di alcune patologie, come quelle di naturacronica, che hanno registrato nel corso degli ultimi decenni unsignificativo aumento all’interno della popolazione, a livelloglobale.
Le malattie non trasmissibili, soprattutto quelle cardiovascolari,il cancro, il diabete e i disturbi respiratori cronici, rappresentanooggi il principale rischio per la salute dell’uomo a livello globale,nonché un enorme peso socio-economico per la collettività.
Queste quattro malattie sono responsabili della maggior partedei decessi e provocano ogni anno circa 35 milioni di morti, vale adire il 60% a livello globale. Si stima inoltre che circa l’80% deicasi legati a queste malattie potrebbero essere prevenutieliminando alcuni fattori di rischio come il consumo ditabacco, le diete poco salutari, l’inattività fisica e ilconsumo eccessivo di alcol. Al contrario, senza un’adeguataprevenzione, il loro peso sulla salute globale potrebbe aumentarenei prossimi anni.
LA DIETA
Perdere peso o regime alimentare salutare?
LE DIETE SONO EFFICACI
Il Ministero della Salute, sulla base di evidenzescientifiche, afferma che “le diete hanno effettinegativi sulla salute”, soprattutto le diete fai date!
Non solo lo strumento dieta risulterebbe inefficace, masembrerebbe che la maggior parte dei problemiriguardanti il controllo e la gestione del peso corporeosiano da ricollegarsi a condizioni che nascono e sistabiliscono in conseguenza di metodologie errate qualile diete dimagranti e uno stile di vita scorretto edinoltre fattori genetici predisponenti (si è dimostratoche l’ereditarietà incide sul peso corporeo per il 30%),fattori ambientali quali un ambiente alimentare conmolta disponibilità di cibo comporta un uso smodato delcibo, fattori socio culturali e, da ultimo ma non menoimportante, i fattori individuali.
RISCHI DELLA DIETA
Mangiare troppo poco o in maniera inadeguata può
provocare carenze vitaminiche e di minerali. Un altro
difetto di queste diete è che sono sbilanciate, monotone
e soprattutto povere di quei nutrienti che invece sono
essenziali per il nostro organismo. Queste diete
promettono di far perdere molti chili in breve tempo,
ma il più delle volte producono danni, come ad esempio
il rischio della sindrome yo-yo o il pericolo di
comparsa di disturbi alimentari.
PERCHÉ LE DIETE
FALLISCONO
Il regime dietetico risulta a lungo termine inefficace inquanto si oppone al processo naturale di controllo del peso(set point), influisce negativamente sugli aspetti sociali,psicologici, cognitivi ed emotivi dell’individuo.
Eppure la Diet Industry, ci bombarda quotidianamentecon la promozione dei più svariati programmi e prodottifarmaceutici e cosmetici con poteri dimagranti, con la falsaillusione che si può dimagrire in modo facile acquistando ilprodotto miracoloso.
Attualmente la Diet Industry è responsabile dell’aumentodell’obesità nella popolazione mondiale, eppure è unmercato in continua crescita perché sfrutta ladisinformazione e la necessità delle persone di perderepeso senza sforzo.
SINDROME YO-YO
Ancora oggi si continua a proporre il solito
modello di “restrizione calorica” condannando
gli individui a riprendere in pochi mesi il peso
perduto.
Molto spesso siamo consapevoli di cosa ci fa male
o di cosa dovremmo o non dovremmo mangiare. Il
problema è che non riusciamo a capire perché
mai continuiamo a farlo anche quando siamo
sazi, anche quando ciò che mangiamo ci disgusta,
anche quando non vorremmo.
DIFFICOLTÀ NELL’ADESIONE ALLA DIETA
Le nostre abitudini alimentari e di movimento sonoprofondamente cambiate.
Oggi possiamo nutrirci con una grossa varietà di cibi ma latendenza è quella di mangiare più del necessario,specialmente perché abbiamo a disposizione cibi pronti einvitanti e la vita è diventata molto sedentaria.
Inoltre camminiamo e ci muoviamo sempre meno a causa della TV, dei social network e dell’uso eccessivo della macchina.
Tutto questo ci porta a essere in sovrappeso o obesi e, di conseguenza, più esposti a gravi rischi per la salute.
DIFFICOLTÀ NELL’ADESIONE ALLA DIETA
La quantità di cibo che ognuno di noi assumequotidianamente dipende, solo in parte, da meccanismibiologici. Per il resto incidono altri meccanismi che,possono, farci mangiare “TROPPO”. Noi mangiamo nonsolo per fame ma perché influenzati da:
- Famiglia
- Società
- Stimoli ambientali
- Grandezza dei piatti
- Situazioni
- Emozioni
- Pensieri relativi a noi e al cibo.
DIFFICOLTÀ NELL’ADESIONE ALLA DIETA
Il paradosso della dieta sta nell’attribuire il fallimento a
se stessi, alla propria forza di volontà che vacilla, ciò
innesta una loop senza fine: la dieta restrittiva si basa
su un principio di controllo e sacrificio, col passare del
tempo le limitazioni alimentari diverranno insostenibili
e il soggetto tenderà a trasgredire; la trasgressione
provoca un senso di fallimento che induce la persona a
sgarrare ulteriormente, considerando il sacrificio
inutile e colpevolizzandosi per non esser stati in
grado di seguire la dieta; una volta interrotta la dieta, il
soggetto tende ad ingrassare ed in seguito a ricercare
un nuovo programma dietetico che gli permetta di
perdere peso nuovamente, reiterando e aggravando la
propria condizione di salute.
IL CIRCOLO VIZIOSO DELLE DIETE
La maggior parte delle persone che vogliono/devono
seguire una dieta, magari per perdere peso
corporeo o per salute, ha letto decine di libri sulle
diete, ha consultato molteplici siti internet.
È importante rivolgersi sempre ad un serio e
qualificato professionista della nutrizione, che
saprà consigliare meglio di qualsiasi guru scovato
online.
INTERVENTI PER PERDERE E
MANTENERE IL PESO
Le diete dimagranti, specialmente quelle “fai da te”, nonrappresentano una soluzione efficace e duratura per la perditadi peso perché agiscono soltanto sul piano alimentare senzatenere conto delle caratteristiche di personalità, dello stile divita e dei significati peculiari che ognuno attribuisce al cibo.Per determinare il raggiungimento di un peso forma che siasoddisfacente per la persona e che faccia rientrare il rischioper lo sviluppo di patologie legate all’aumento di peso, ènecessario un cambiamento degli aspetti emotivi,cognitivi, e comportamentali.
Un approccio integrato, nutrizionale, medico epsicologico, permette una presa in carico del paziente inmodo olistico, garantendo un progressivo cambiamento delleabitudini alimentari, favorendo uno stile di vita piùattivo e agevolando un disinvestimento dell’eccessivaimportanza data al cibo fino a quel momento.
Un intervento può rivelarsi maggiormente efficace se prevedeanche dei programmi psico-educativi rivolti al contestofamiliare del paziente obeso o in sovrappeso per correggere uneventuale approccio al cibo poco salutare condiviso anche daglialtri membri della famiglia.
PERCHÉ LO PSICOLOGO?
Perché il Comportamento Alimentare è un COMPORTAMENTO e lo psicologo ne è lo specialista.
Perché gli psicologi sanno che dietro ogni COMPORTAMENTO esistono una serie di fattori (pensieri, emozioni, idee) sui quali si deve intervenire per attuare un intervento correttivo.
Perché ogni COMPORTAMENTO è influenzato da fattori Genetici, Sociali, Familiari, Ambientali e di Personalità.
Perché i significati che l'individuo dà al cibo sono unici e pertanto non possono essere affrontati solo con uno schema rigido come la DIETA.
Perché' l'obiettivo dell’intervento è perseguire il BENESSERE PSICO-FISICO dell'individuo: attraverso un percorso psicologico mirato e individualizzato, la persona sarà in grado di perdere i chili di troppo accumulati nel tempo nel pieno rispetto delle sue esigenze e dei gusti personali.
IL RUOLO DELLO PSICOLOGO?
L’obiettivo d’intervento dello Psicologo che lavora
nell’area dell’alimentazione è di offrire un aiuto e
supporto alla dieta.
Si serve di tecniche che aiutano a gestire i
comportamenti alimentari problematici attraverso
il controllo di quelle emozioni e quei pensieri che ci
spingono a mangiare inconsapevolmente.
LA PSICOLOGIA DELL’ALIMENTAZIONE
La psicologia dell’alimentazione è quel settore di studi che cercadi individuare quali sono i fattori che influenzano le nostrescelte alimentari e la quantità dei cibi che mangiamo. Essere insovrappeso significa mangiare più di quanto il nostro organismodovrebbe mangiare ma, contrariamente a quanto pensiamo, noimangiamo troppo non per fame vera ma perché influenzati,senza esserne consapevoli, dalla famiglia, dagli amici, dallagrandezza del piatto, dagli odori, dalle luci, da etichette, dalleforme e colori dei cibi, dalla difficoltà che abbiamo a riconoscerei segnali della fame/sazietà.
In realtà la maggior parte delle persone mangia“inconsapevolmente” perché non è consapevole di tutti i fattoriche influenzano la scelta e la quantità dei cibi a prescindere dalsenso di sazietà, continuando così ad approcciarsi al cibo con lamodalità “pilota automatico”.
Lo psicologo alimentare non propone “diete”. Gli psicologi che sioccupano di alimentazione, aiutano a capire perché si mangiatroppo, quali sono i fattori che influenzano la fame e le causeche hanno determinato il sovrappeso.
TECNICHE DI
INTERVENTO
TECNICHE DI INTERVENTO PER LA
GESTIONE DEL PESO
Assessment
Psicoeducazione
Analisi dei comportamenti alimentari funzionali e disfunzionali
Automonitoraggio (alimentazione e attività fisica)
Indicazioni comportamentali (tecniche di controllo degli stimoli)
Sostegno e rinforzo motivazionale
Ristrutturazione delle aspettative
Training sulle abilità di problem solving e sulla gestione delle emozioni
Strategie per la prevenzione delle ricadute
ASSESSMENT
Valutazione di
Eventuali disturbi psicologici sottostanti
POSSIBILE INEFFICACIA
La storia e le caratteristiche dei problemi di peso
I primi colloqui permettono allo psicologo di indagare la storia del peso del cliente e di riconoscere le cause dell’aumento di peso. Inoltre, dovranno essere valutati i tentativi precedenti di perdere peso; gli obiettivi di peso; l’atteggiamento verso la forma corporea e il peso.
ASSESSMENT
In questa fase è importante instaurare una
relazione efficace per lavorare insieme alla
persona, lavorando soprattutto sulla motivazione al
cambiamento
MOTIVAZIONE AL CAMBIAMENTO
Prochaska e Diclemente, 1982
PSICOEDUCAZIONE
Fornire informazioni per modificare lo stile di vita e
le abitudini alimentari scorrette e offrire
conoscenze sul piano alimentare e nutrizionale.
1. Scelta dei cibi
2. Conoscenza dei cibi
3. Condimenti utilizzati e sistemi di cottura
4. Quantità dei cibi ingeriti
5. “Consapevolezza”
6. ATTIVITÀ FISICA
PSICOEDUCAZIONE
I primi quattro punti si riferiscono al “COME mangi, COSAmangi e QUANTO mangi”.
Troppo spesso, però, si trascura il fattore dellaCONSAPEVOLEZZA (PERCHÈ e QUANDO mangi).
PILOTA AUTOMATICO
La comprensione dell’ultimo fattore potrà trasformarel’efficacia di una dieta (a breve termine) nel cambiamentoduraturo delle abitudini, ossia cambiare lo stile di vita.
Avere uno stile di vita salutare non significa cambiare tuttala propria vita ma fare dei piccoli e progressivi cambiamentiche si stabilizzano nel tempo.
N.B. Evitare di usare linguaggi tecnici, al contrariopreferire parole semplici e termini concreti
PSICOEDUCAZIONE
FAME FISICA vs EMOTIONAL EATING
É un comportamento alimentare nel quale
il cibo è utilizzato allo scopo di farci sentire
meglio; mangiare per riempire dei “vuoti”
emotivi, piuttosto che per riempire lo
stomaco.
Spesso avviene senza la
nostra consapevolezza e in modo
automatico.
Comfort food:
per ridurre lo stress o per trovare
sollievo alla noia, all’ansia, alla rabbia
È il segnale che interviene
per avvertirci che
l’organismo sta finendo il
carburante.
La Fame Fisica interviene
quando nel corpo c’è un
deficit di energia ed è quindi
un segnale che richiede di
introdurre carboidrati,
grassi e proteine, al fine di
andare incontro a tale
necessità.
EMOTIONAL EATING
Sfortunatamente “L’Emotional Eating” non risolve i
nostri problemi emotivi, anzi, solitamente li peggiora.
ANALISI DEI COMPORTAMENTI ALIMENTARI
FUNZIONALI E DISFUNZIONALI
Descrive in modo operazionale i comportamenti.
È un ausilio per prevedere i tempi e le situazioni
del comportamento in esame.
Aiuta a identificare le variabili che mantengono
un dato comportamento.
Serve a comprendere la struttura e la funzione di
un dato comportamento per insegnare alla
persona delle alternative funzionali al
raggiungimento dello scopo che la persona stessa
si era prefissa.
ANALISI DEI COMPORTAMENTI ALIMENTARI
FUNZIONALI E DISFUNZIONALI
Si utilizzano delle “schede ABC” nelle quali si
descrivono:
antecedenti (A): comportamento oggetto di analisi e
fatti avvenuti in concomitanza;
pensiero (B): come la persona ha valutato la
situazione;
conseguenze (C): cosa è accaduto a livello emotivo e
comportamentale.
Si segnano anche quali persone sono presenti, il luogo e
quando il comportamento si è verificato.
AUTOMONITORAGGIO: A COSA SERVE
1. Aiuta il paziente a cambiare e disciplina
2. Aumenta la consapevolezza del comportamento
3. Aumenta il controllo sull’alimentazione
4. Identifica quali comportamenti e stili di pensiero
devono essere affrontati
5. Aiuta il terapeuta e il paziente a esaminare ilcomportamento, i pensieri e i progressi del paziente, e lecircostanze in cui i problemi sorgono
6. Aiuta il paziente a vedere quali cambiamenti positivi stacompiendo
7. Consente al paziente di identificare le principali fonti dicalorie.
È uno strumento di grande aiuto nella pianificazione di comeperdere peso e come mantenerlo stabile nel lungo termine.
AUTOMONITORAGGIO: IL DIARIO ALIMENTARE
Il diario alimentare è uno strumento che lo psicologo delcomportamento alimentare propone ai propri clienti per educaread una alimentazione sana e alla gestione del peso corporeo.
Come dice il nome stesso è pensato affinché il clientepossa monitorare giornalmente il suo stile alimentare e ilsuo stile di vita. Nel dettaglio sul diario deve essere riportatoscrupolosamente cosa si mangia (esprimendo la quantità del pastocon l’ausilio di un atlante alimentare di riferimento), cosa si beve(acqua, caffè, bibite, vino, ecc) e a che ora della giornata.
Inoltre il diario alimentare dà la possibilità di rifletteresulla sensazione di fame e sazietà alla fine di ogni pasto,proprio per riconciliare le nostre sensazioni con i nostri realibisogni. Capita spesso di continuare a mangiare nonostante non siabbia più fame: per abitudine, per finire quello che abbiamo nelpiatto, per semplice gola, o magari per non offendere chi ci hainvitati ad un pranzo! Insomma non sempre quando siamo sazidiciamo basta al nostro pasto, invece è un aspetto sul qualedobbiamo riflettere e su cui ci dobbiamo soffermare.
AUTOMONITORAGGIO: IL DIARIO ALIMENTARE
Un’altra sezione è dedicata ad eventuali episodi di abbuffate e/o divomito, e cioè ai casi in cui ci sia un disagio legato alle grandimangiate con perdita di controllo, seguite in certi casi da vomito,per eliminare le calorie ingerite, come metodo di compensazione.Se il cliente non presenta questo comportamento la sezioneabbuffata/vomito viene depennata e sostituita dalla sezione“Attività fisica”, riservata per esempio al calcolo dei passigiornalieri per comprendere lo stile di vita della persona.
Il programma di gestione del peso corporeo può prevederel’utilizzo del contapassi, per conoscere quanto il cliente “si muove”durante il giorno.
L’intento è quello di insegnare un nuovo stile di vita chesia basato anche sul movimento. Il contapassi serve quindi permonitorare il movimento giornaliero.
Il diario alimentare oltre ad offrire una modalità dimonitoraggio sul cibo, quindi su come ci alimentiamo, offreanche una riflessione sul perché mangiamo in determinatimomenti.
Quindi abbiamo una voce detta “Situazione“, una detta“Pensieri” ed un’altra chiamata “Emozioni”.
AUTOMONITORAGGIO: IL DIARIO ALIMENTARE
Con l’aiuto di questa semplice analisi si capirà se per esempiouna persona ha mangiato per rabbia, per noia, per tristezza, osemplicemente perché era felice. In tal modo si comprendonole emozioni e come queste si ripercuotano sul cibo a volte usatocome risoluzione di problemi.
In tal modo si usa il cibo in modo indifferenziato e non ci sichiede più :”ho veramente fame“?.
Il diario alimentare, in un percorso guidato dallopsicologo, aiuta piano piano a
modificare delle abitudini alimentari errate
educare ad un corretto stile di vita basato anche sulmovimento
acquisire delle tecniche di gestione del peso corporeo
riconciliare le emozioni e trovare altre fonti di piacere
ricollegarsi con i bisogni autentici di nutrimento
AUTOMONITORAGGIO: IL CONTROLLO DEL
PESO
La persona si dovrà pesare settimanalmente
sempre lo stesso giorno della settimana, di
mattina.
Acquistare una bilancia pesa persone di buona
qualità.
AUTOMONITORAGGIO: DIFFICOLTÀ
Alcune persone sono riluttanti a scrivere
quello che mangiano perché si vergognano
del modo e delle quantità che assumono,
come anche quanto pesano.
Lo psicologo dovrebbe anticipare questo
problema rassicurando la persona che non c’è
motivo di vergognarsi e che il monitoraggio è il
primo passo necessario per affrontare i problemi
e superarli
INDICAZIONI COMPORTAMENTALI
(TECNICHE DI CONTROLLO DEGLI STIMOLI)
Il comportamento alimentare di ogni persona è suddivisibile in tre momenti:
Gli antecedenti – eventi che si verificano prima di mangiare
L’atto del mangiare – eventi che si verificano durante l’assunzione di cibo
Le conseguenze – eventi che si verificano dopo l’assunzione di cibo
È possibile apprendere varie tecniche di controllo da applicare nei tre momenti:
Strategie per gli antecedenti – strategie che aiutano a migliorare il modo di fare la spesa, di riporre, di preparare e di servire il cibo; ecc.
Strategie per il momento del mangiare – strategie che aiutano a mangiare lentamente, non fare niente mentre si mangia (evitare di guardare la Tv, leggere; consumare il pasto nello stesso posto e ora, se possibile)
Strategie per le conseguenze – strategie che aiutano a ridurre gli stimoli che si possono verificare in questo particolare momento (sparecchiare subito dopo aver terminato, non conservare gli avanzi, lasciare la tavola subito, ecc.).
SOSTEGNO E RINFORZO MOTIVAZIONALE
Le tecniche di rinforzo motivazionale o anche di
auto-rinforzo prevedono la costruzione di un
sistema di rinforzo capace di fornire ricompense e
vantaggi a breve termine per le modificazioni
comportamentali messe in atto fino a quando
queste non produrranno dei vantaggi duraturi.
SOSTEGNO E RINFORZO MOTIVAZIONALE
L’ambiente esterno è caratterizzato da situazioni
sociali, relazioni interpersonali (amici, familiari,
conoscenti), ambiente di lavoro e stimoli
alimentari che possono essere ostili. È
importante quindi individuare chi, nell’ambiente
sociale, può dare il migliore sostegno e chi invece
influisce negativamente.
Nello specifico, la tecnica consente di stilare una
lista di persone con cui si è in stretto contatto
(familiari, amici, colleghi, vicini) e
successivamente di valutare ciascuna persona.
RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA DELLE
ASPETTATIVE
L’intervento di ristrutturazione cognitiva implica una gammadi tecniche finalizzate a modificare le convinzioni, leimmagini, le autoistruzioni della persona. Addestrare ilsoggetto ad acquisire la capacità di:
Regolare i propri pensieri disfunzionali automatici
Riconoscere le connessioni tra pensieri, emozioni ecomportamento
Esaminare le prove a favore e contro i pensieri automaticidisfunzionali
Sostituire i pensieri disfunzionali con interpretazioni piùrealistiche e funzionali
Imparare ad individuare e a modificare le convinzionidisfunzionali che predispongono a travisare le proprieesperienze.
È particolarmente importante lavorare sui pensieridisfunzionali che la persona ha nei confrontidell’alimentazione e dell’attività fisica.
TRAINING SULLE ABILITÀ DI PROBLEM
SOLVING E SULLA GESTIONE DELLE EMOZIONI
imparare a riconoscere le situazioni che pongono a
rischio di una ricaduta e a utilizzare tecniche di
risoluzione dei problemi per farvi fronte efficacemente
senza perdere il controllo sull’alimentazione
ristrutturare i pensieri disfunzionali, in particolare
sull’alimentazione e sull’attività fisica
discutere e modificare il senso di fallimento
eventualmente presente in seguito a una ricaduta.
gestire le emozioni intense quali ansia, rabbia,
tristezza, frustrazione, impotenza al fine di evitare
l’utilizzo del cibo per calmarsi; sfogarsi;
anestetizzarsi; ecc
ALTRE STRATEGIE
Lasciare che in casa entri “vero” cibo: eliminare i
“comfort food”;
Utilizzare piatti piccoli aiuta a mangiare di meno;
Condire le pietanze con il cucchiaio per dosare l’olio o
il dosatore spray;
Fare prima la porzione della persona in trattamento.
Avere il cibo a disposizione fa venire voglia di
mangiare;
Mangiare lentamente;
Non cambiare sapore all’interno del pasto;
Bere acqua
MANTENIMENTO DEL PESO
Il mantenimento del peso deve enfatizzare i
seguenti punti:
1. Definire il range di peso da mantenere
2. Stabilire un sistema pratico di monitoraggio del
peso a lungo termine
3. Mantenere il peso stabile
4. Imparare come interpretare i cambiamenti del
peso
5. Apprendere come affrontare le ricadute
MANTENIMENTO DEL PESO
Piano di mantenimento che comprenda questi
punti:
1. Motivi per cui non voglio riprendere peso
2. Buone abitudini da mantenere (sull’alimentazione)
3. Buone abitudini da mantenere (sull’attività fisica)
4. Aree critiche di cui essere consapevole
MANTENIMENTO DEL PESO
Un efficace mantenimento di peso richiede equilibrio
tra assunzione calorica e attività fisica.
PREVENZIONE DELLE RICADUTE
Cambiamenti di peso significativi devono essere individuati e affrontati in modo tempestivo
Monitorare il proprio peso e l’introito calorico
Mangiare in modo sano e fare attività fisica richiede tempo e organizzazione significativi, quindi fare attenzione ai periodi di stress o di impegno maggiore
Dire no assertivamente
Imparate a identificare e contrastare i pensieri sabotanti
Apprendere strategie per fronteggiare le emozioni negative senza ricorrere al cibo
Apprendere a gestire la delusione e lo scoraggiamento
BIBLIOGRAFIA
E-book: 5 passi per controllare la fame emotiva. Gruppo di Lavoro Psicologia e Alimentazione Ordine Psicologi del Lazio.
Beck J. (2011). Più testa, meno chili. Guida pratica per far funzionare la tua dieta con il metodo Beck. Edizioni Erickson
Cooper Z, Fairburn CG, Hawker DM (2004). Cognitive-Behavioural Treatmet of Obesity. Guilford Press
SITOGRAFIA
https://www.epicentro.iss.it/obesita/
http://www.salute.gov.it
GRAZIE PER
L’ATTENZIONE
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