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Il futuro dell’alImentazIone CresCe InsIeme a noI

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I l Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) è un centro di analisi e proposte dall’ap-proccio multidisciplinare che ha l’obiettivo di approfondire i grandi temi legati all’ali-mentazione e alla nutrizione su scala globale.

Nato nel 2009, il BCFN si propone di dare ascolto alle esigenze attuali emergenti dalla società, raccogliendo esperienze e competenze qualifi cate a livello mondiale, favorendo un dialogo continuo e aperto. La complessità dei fenomeni oggetto di indagine ha reso necessario adottare una metodo-logia che vada oltre i confi ni delle diverse discipline, e da qui nasce la suddivisione delle tematiche oggetto di studio in quattro macro aree: Food for Sustainable Growth, Food for Health, Food for All, Food for Culture.Le aree di analisi coinvolgono scienza, ambiente, cultura ed economia; all’interno di que-sti ambiti, il BCFN approfondisce gli argomenti di interesse, suggerendo proposte per affrontare le sfi de alimentari del futuro.

Con riferimento all’area Food for Sustainable Growth, il Barilla Center for Food & Nutrition si propone di approfondire il tema del migliore impiego delle risorse naturali all’interno della fi lie-ra agroalimentare. Più nello specifi co, le analisi svolte hanno permesso di segnalare le criticità esistenti, di valutare l’im-patto sull’ambiente delle attività di produzione e consumo di cibo e di formulare un complesso di proposte e raccoman-dazioni inerenti gli stili di vita personali e collettivi capaci di incidere in modo positivo sull’ambiente e sulle risorse naturali.

Nell’area Food for Health, il Barilla Center for Food & Nutri-tion ha deciso di avviare il suo percorso di studio analizzando il rappor-to esistente fra l’alimentazione e la salute. In modo approfondito ha analizzato le molteplici raccomandazioni formulate dai più autore-voli istituti di alimentazione mondiale, oltre agli approfondimenti sul tema emersi nei diversi momenti aperti di discussione con al-cuni esperti più qualificati a livello internazionale, fornendo così alla società civile un quadro sintetico ed efficace di proposte concrete volte a facilitare l’adozione di uno stile di vita corretto e un’alimentazione sana.

Il BarIlla Center for food & nutrItIon

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Nell’area Food for All, il Barilla Center for Food & Nutrition affronta il tema dell’accesso al cibo e della malnutrizione con l’obiettivo di rifl ettere su come favorire un miglior governo del sistema agro-alimentare su scala globale, al fi ne di rendere possibile una più equa distribuzione del cibo e favorire un migliore impatto sul benessere sociale, sulla salute e sull’ambiente.

Nell’area Food for Culture, il Barilla Center for Food & Nutrition si propone di descri-vere il rapporto dell’uomo con il cibo. In partico-lare, il BCFN ha voluto ripercorrere le tappe più importanti del percorso che ha accompagnato lo sviluppo della relazione uomo-cibo, riportando al centro dell’attenzione, attraverso momenti di con-fronto, il ruolo fondamentale della “mediterraneità” e delle sue dimen-sioni rilevanti.

In linea con questa impostazione, le attività del BCFN sono guidate dall’Advisory Board, un organismo composto da esperti appartenenti a

settori diversi ma complementari, che propone, analizza e sviluppa i temi e successiva-mente formula su di essi raccomandazioni concrete.Per ogni area sono stati quindi individuati uno o più advisor specifi ci: Barbara Buchner (esperta di energia, climate change e ambiente) e John Reilly (economista esperto di te-matiche ambientali) per l’area Food for Sustainable Growth; Mario Monti (economista) per l’area Food For All; Umberto Veronesi (oncologo), Gabriele Riccardi (nutrizionista) e Camillo Ricordi (immunologo) per l’area Food for Health; Claude Fischler (sociologo) per l’area Food for Culture.

Nei suoi primi due anni di attività il BCFN ha realizzato e divulgato numerose pubbli-cazioni scientifi che. Guidato dalle scadenze istituzionali e dalle priorità presenti nelle agende economiche e politiche internazionali, in questi primi anni di ricerca ha raffor-zato il proprio ruolo di collettore e connettore tra scienza e ricerca da un lato, e decisioni politiche e azioni governative dall’altro. Il BCFN ha inoltre organizzato eventi aperti alla società civile, tra i quali l’International Forum on Food & Nutrition, un importante momento di confronto con i più grandi esperti del settore giunto alla sua seconda edizione. Il BCFN continua per il suo terzo anno il suo percorso di analisi e condivisione, rendendo accessibili i propri contenuti al maggior numero possibile di interlocutori e ponendosi come punto di riferimento sui temi dell’a-limentazione e della nutrizione.

Nel 2010, con il primo paper che il BCFN ha dedicato agli OGM ci si è domandati se l’agricoltura OGM fosse sostenibile. Era perciò naturale dedicare il lavoro svolto nel cor-so di quest’anno all’analisi delle biotecnologie oltre gli OGM. In questo modo si sono valutati gli sviluppi delle varie biotecnologie agroalimentari non solo da un punto di vista tecnico, ma anche in termini geopolitici, analizzando il ruolo che questo tipo di innova-zione sta avendo sia nei Paesi emergenti sia in quelli sviluppati.

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1. sostenibilità e innovazione in agricoltura 191.1 Una premessa: la sostenibilità come fattore criticoper valutare l’innovazione in agricoltura 201.2 Perché l’agricoltura sostenibile richiede processi di innovazione? 221.3 Il position paper L’agricoltura OGM è sostenibile?:il primo passo di un percorso più ampio 231.4 Metodologia e approcci di indagine 25

L’Executive Summary del position paper L’agricoltura OGM è sostenibile? 25Intervista a Olivier De Schutter, Special Rapporteur on the Right to Food(Nazioni Unite) 26Una prima review del position paper L’agricoltura OGM è sostenibile? 30

2. Presente e futuro delle biotecnologie in ambito agroalimentare 332.1 Cosa si intende per biotecnologie in ambito agroalimentare? 342.2 Le biotecnologie in ambito agroalimentare:dalle origini alle applicazioni moderne 36

2.2.1 Una prospettiva storica 362.2.2 Le moderne applicazioni delle biotecnologiein ambito agroalimentare 36 2.2.2.1 Analisi e selezione delle varianti genetiche favorevoli 38 2.2.2.2 Creazione di nuove variazioni genetiche 39

Il riso NERICA. Le potenzialità di un chicco di riso sviluppato con nuove tecniche biotecnologiche: resa +50% 43La micropropagazione dell’olio di palma: imparando dagli errori 45

2.3 Il ruolo dell’innovazione biotecnologica: quali sfide, e quali risposte? 462.4 Facts & figures 55

3. diffusione delle biotecnologie agroalimentarinei vari contesti geografici 57

3.1 L’Unione Europea e le biotecnologie agroalimentari 593.1.1 Facts & figures 593.1.2 Le politiche pubbliche e la regolamentazione 633.1.3 Le biotecnologie agroalimentari secondo l’opinione pubblica 65

3.2 Gli Stati Uniti e le biotecnologie agroalimentari 693.2.1 Facts & figures 69

IndICe

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3.2.2 Le politiche pubbliche e la regolamentazione 703.2.3 Le biotecnologie agroalimentari secondo l’opinione pubblica 71

3.3 La Cina e le biotecnologie agroalimentari 733.3.1 Facts & figures 733.3.2 Le politiche pubbliche e la regolamentazione 753.3.3 Le biotecnologie agroalimentari secondo l’opinione pubblica 77

3.4 L’India e le biotecnologie agroalimentari 793.4.1 Facts & figures 793.4.2 Le politiche pubbliche e la regolamentazione 813.4.3 Le biotecnologie agroalimentari secondo l’opinione pubblica 82

3.5 L’Argentina e le biotecnologie agroalimentari 843.5.1 Facts & figures 843.5.2 Le politiche pubbliche e la regolamentazione 873.5.3 Le biotecnologie agroalimentari secondo l’opinione pubblica 88

3.6 Il Brasile e le biotecnologie agroalimentari 903.6.1 Facts & figures 903.6.2 Le politiche pubbliche e la regolamentazione 923.6.3 Le biotecnologie agroalimentari secondo l’opinione pubblica 94

4. Considerazioni conclusive 97

note e riferimenti bibliografici 104

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la maGGIore ConsaPeVolezza dell’ImPatto amBIentale dell’aGrIColtura sta aumentando l’Interesse Verso modellI aGroalImentarI PIÙ sostenIBIlI

L’accresciuta consapevolezza dell’impatto ambientale dell’attività agricola e la diffusa pre-occupazione in merito alla scarsità delle risorse, oggi, portano a ripensare il sistema agro-alimentare globale in modo da renderlo maggiormente sostenibile nei differenti contesti territoriali e in una prospettiva di lungo termine. Per rispondere alle sfide future, l’agricol-tura sostenibile deve pertanto produrre cibo e al contempo promuovere la biodiversità e favorire la creazione di sinergie tra le specie viventi (volte a rafforzare il profilo di resilienza degli ecosistemi e la loro autoregolazione). Inoltre l’agricoltura sostenibile ha l’obiettivo di sostenere i processi di protezione del suolo dall’erosione, ottimizzare il consumo e l’utilizzo di acqua e minimizzare l’impiego di prodotti agrochimici, di fertilizzanti sintetici e, possi-bilmente, di fonti energetiche fossili. Tuttavia, deve anche contemporaneamente garantire redditi adeguati ai coltivatori e prezzi accessibili per i consumatori.

la sostenIBIlItÀ sI rItIene essere Il CrIterIo Con CuI Valutarele BIoteCnoloGIe e la loro CaPaCItÀ dI rIsPonderealle sfIde del futuro

Il comparto delle biotecnologie agroalimentari è ampio e comprende un insieme di tecniche e strumenti innovativi utilizzati dai ricercatori per studiare e modificare il patrimonio genetico degli organismi al fine di selezionare varietà vegetali adeguate per la produzione o la lavorazione di prodotti agroalimentari.Due sono le grandi categorie di intervento biotecnologico in campo agroalimentare:- le tecniche OGM correttamente definite del DNA ricombinante, conosciute più familiarmen-

te come “ingegneria genetica”. Con queste si ottiene la modifica del patrimonio genetico di un organismo attraverso la transgenesi, cioè l’inserimento di un gene estraneo (detto appunto “transgene”) all’interno del genoma di un organismo vivente che funge da ospi-te, per introdurre una o più caratteristiche nuove;

- le tecniche non OGM, il cui contributo consiste nel rendere disponibili informazioni capaci di guidare i tradizionali processi di analisi e selezione delle varianti genetiche favorevoli riducendo drasticamente i tempi di sviluppo. Tra queste, risultano di particolare impor-tanza: la MAS (Marker-Assisted Selection), la mutagenesi, il TILLING (Targeting Induced Local Lesions in Genomes), la caratterizzazione del germoplasma e la coltura di tessuti.

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La sostenibilità è la prospettiva fondamentale secondo cui valutare il contributo delle inno-vazioni tecnologiche e la loro reale capacità di rispondere a esigenze, criticità e sfide che il settore agricolo mondiale sarà chiamato a fronteggiare nel prossimo futuro. In particolare, oltre al controllo delle malattie e degli agenti infestanti delle coltivazioni (il primo a essere sviluppato), è interessante anche l’individuazione di tecniche e approcci che permettano di fronteggiare la crescente scarsità di acqua, la riduzione della fertilità del suolo, il calo nell’in-cremento della produttività agricola, senza rinunciare al miglioramento della qualità del cibo.Lo sviluppo di modelli agricoli sostenibili richiede processi di innovazione. Gli squilibri che caratterizzano i modelli agricoli in uso, imputabili principalmente a elementi di natura strut-turale, necessitano di strumenti nuovi per essere adeguatamente risolti: a nostro parere sono necessari approcci multidimensionali, basati su una combinazione ottimale di biotecnologie non transgeniche e tecniche agronomiche. Le pratiche tradizionali, abbinate ai nuovi saperi della biotecnologia, permettono una drastica riduzione dei tempi e dei costi di sviluppo di nuove varietà vegetali. Un simile approccio meglio si adatta nel contesto (complesso e fragile) dei Paesi in via di sviluppo.

analIsI delle BIoteCnoloGIe aGroalImentarI - oGm e non oGm - neI PaesI emerGentI e sVIluPPatI

Per comprendere qual è il ruolo ricoperto dalle biotecnologie nel settore agroalimen-tare nei vari Paesi, si sono analizzati il grado di diffusione delle colture OGM e non OGM, gli obiettivi dei programmi di ricerca, la regolamentazione nazionale adottata e il grado di accettazione da parte della pubblica opinione. È emerso quanto segue.- L’Unione Europea guarda con interesse alle biotecnologie nei diversi settori di attività. Ciò

è dimostrato sia dalle politiche di incentivazione della knowledge based bioeconomy adot-tate nel corso dell’ultimo decennio che dall’ammontare degli investimenti resi disponibili dai Programmi Quadro delle diverse DG della Commissione Europea. Anche il numero delle richieste di brevetto legate alle biotecnologie presentate presso l’EPO (European Patent Office) rappresenta di una realtà dinamica, nei diversi comparti di ricerca. Al contempo, l’Europa ha però deciso – ormai da un decennio – di rinunciare a fare delle biotecnologie transgeniche (OGM) uno dei driver strategici di sviluppo della sua agricol-tura, in base al principio di precauzione e in seguito alla riluttanza espressa dai cittadini europei (fotografata in modo chiaro dall’indagine Eurobarometro del 2010).

- Gli Stati Uniti, uno dei Paesi pionieri nello sviluppo delle biotecnologie agroalimentari, hanno compiuto una scelta convinta, organizzando un settore biotecnologico avanzato specializzato soprattutto nello sviluppo di organismi transgenici (OGM), sulla base del notevole patrimonio di conoscenze scientifiche disponibile a livello di sistema Paese, e di un settore agricolo che si è mostrato da fin da subito molto ricettivo verso le nuove sementi GM. I tassi di penetrazione di queste varietà vegetali sono tuttavia così elevati e il modello monocolturale intensivo è così ottimizzato, da rendere possibili ulteriori incrementi di resa o produttività solo grazie a speri-mentazioni nell’ambito delle nuove applicazioni biotecnologiche o di nuove specie.

- La Cina, sulla spinta di politiche pubbliche particolarmente favorevoli e grazie a una re-golamentazione ancora in progresso, oggi occupa, tra i Paesi emergenti e più in generale nel mondo, una posizione di leadership nel settore delle biotecnologie agroalimentari. La significativa mole di investimenti nella R&S (Ricerca e Sviluppo) e il trend di crescita, che ne ha caratterizzato l’evoluzione negli ultimi anni, fanno della Cina un centro di eccel-lenza nello sviluppo di alcune importanti applicazioni tecnologiche (sia OGM che non OGM, tra le quali va citata la mutagenesi). Ciò nonostante, nessuna delle varietà OGM autorizzate è stata introdotta nell’alimentazione della popolazione cinese.

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- In India, il settore delle biotecnologie in ambito agroalimentare rappresenta una delle strade individuate dagli ultimi governi per favorire lo sviluppo della nazione. La presenza di risorse umane altamente qualificate, di una disciplina a tutela dei diritti di proprietà intellettuale equa e trasparente, di infrastrutture di ricerca all’avanguardia e di investimenti crescenti da parte del settore pubblico e privato sono alcuni degli elementi che hanno facilitato questa scel-ta. Tuttavia, da quando è stato introdotto sul mercato il cotone Bt, numerose controversie e contestazioni si sono verificate all’interno del Paese, a testimonianza di come non ci sia piena condivisione di alcune di queste scelte e di come questo settore necessiti di un’informazione più trasparente.

- L’Argentina ha adottato da subito le colture transgeniche dimostrando un’apertura con-vinta verso le biotecnologie, ma rischia ora una perdita di vantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi produttori di colture biotec: le crescenti preoccupazioni delle imprese, che accusano eccessiva lentezza nei procedimenti autorizzativi e di controllo, hanno portato il Paese ad avviare un processo di riflessione, per cercare di capire se altre applicazioni tecnologiche (non OGM), meno condizionate da regolamentazioni pubbliche, possano contribuire positivamente alla crescita sostenibile del settore agricolo.

- Il Brasile è una delle realtà più significative a livello mondiale nel campo dell’agricoltura e della ricerca in ambito agroalimentare. L’estensione delle sue aree rurali, l’impressionante livello di biodiversità riscontrabile, il livello della sua produzione agricola, la dimensione e capillarità del suo settore di R&S agroalimentare concorrono a posizionare il Brasile tra i Paesi leader nel settore. Il grande sviluppo della ricerca e delle applicazioni nell’ambito delle biotecnologie in Brasile è stato possibile grazie alla forte tradizione scientifica nel campo delle biotecnologie, al significativo finanziamento pubblico destinato alla ricerca di base e infine alla presenza di un quadro normativo complessivamente favorevole alla ricerca biotecnologica e alla diffusione delle innovazioni che ne derivano.

È interesante notare che la tendenza riscontrata nei Paesi emergenti (Cina, Argentina e Brasile) è quella di sviluppare in modo quanto più possibile autonomo programmi di ricerca orientati a soddisfare esigenze nazionali.

le ConClusIonI IndIVIduate

Alla luce delle analisi e delle riflessioni condotte, sono formulabili alcune considerazioni conclusive, che ci limitiamo qui a richiamare per punti sintetici:- emerge sempre più la necessità di valutare la sostenibilità delle innovazioni biotecnologi-

che proposte per l’agricoltura;- la ricerca di nuove varietà vegetali ad alta resa, pur essendo uno dei fattori per lo sviluppo

di un’agricoltura sostenibile, non deve essere l’unico obiettivo;- gli OGM oggi sul mercato si confermano prevalentemente vocati per un modello di agricol-

tura intensiva e monocolturale;- l’ingresso dei Paesi emergenti sta iniziando a cambiare struttura del comparto biotecnologico;- emerge la necessità di una diversa regolamentazione della proprietà intellettuale in am-

bito biotecnologico;- lo sviluppo di partnership di ricerca pubblico-privata per ridurre le limitazioni nel settore

della ricerca;- cresce il ruolo delle tecniche non OGM in grado d’accelerare i processi tradizionali di incrocio

e ibridazione;- le tecnologie non OGM contribuiscono ad accelerare i tradizionali processi di incrocio e

ibridazione, in alternativa alle tecniche transgeniche e a costi decisamente inferiori;- si registra un interesse per lo sviluppo di varietà resistenti alla siccità o adatte a terreni salini.

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In quest’epoca, uno dei temi chiave per ogni seria riflessione in materia di agricoltura è il concetto di “sostenibilità”.L’agricoltura sostenibile può essere descritta come «la produzione di cibo che fa il mi-

glior uso dei beni e dei servizi offerti della natura, senza danneggiarli»1. La FAO ci ricor-da come a tal fine i requisiti da soddisfare siano molteplici: per essere sostenibile, l’attivi-tà agricola deve contribuire «a preservare le risorse naturali, concorrere alla protezione dell’ambiente, essere adeguata al contesto di riferimento (dal punto di vista delle tecniche impiegate) e, infine, essere accettabile sotto il profilo economico e sociale»2.I modelli di agricoltura sostenibile sono vari3, ma tutti sono caratterizzati da alcuni tratti comuni. Per essere sostenibile, infatti, l’attività agricola deve promuovere la biodiversità, favorire la creazione di sinergie tra le specie viventi (volte a rafforzare il profilo di resilien-za degli ecosistemi e la loro autoregolazione), sostenere i processi di protezione del suolo dall’erosione, ottimizzare il consumo e l’impiego di acqua, ridurre l’utilizzo di prodotti agro-chimici e di fertilizzanti sintetici.Le ragioni del crescente interesse verso forme di agricoltura maggiormente sostenibile, ri-spetto ai modelli intensivi oggi prevalenti in molte aree del pianeta, risiedono innanzitutto nell’accresciuta consapevolezza dell’impatto ambientale dell’attività agricola. Inoltre, sta emergendo una crescente preoccupazione in merito alla scarsità (non solo in prospettiva futura) delle risorse che hanno sostenuto quella fase di forte sviluppo dell’agricoltura nota come green revolution, a partire dal petrolio4.Com’è noto, gli ultimi cinquant’anni sono stati caratterizzati dalla rapida evoluzione dell’at-tività agricola verso l’impiego di tecnologie capaci di incrementare la produttività dei fattori impiegati e verso una generale modernizzazione delle tecniche di produzione. Inoltre, a partire dagli anni Sessanta e Settanta del Novecento, la contemporanea introduzione di varietà vegetali a elevato rendimento (le cosiddette HYV, high-yielding varieties), la pratica della monocoltura, la meccanizzazione diffusa e il contributo dell’agrochimica (l’uso mas-siccio di pesticidi, erbicidi, fungicidi, fertilizzanti sintetici, sviluppati attraverso l’impiego di azoto, fosforo e potassio) hanno tutti concorso a uno straordinario aumento dei volumi di produzione – a parità di addetto – soprattutto con riferimento al grano, al riso, alla soia.È un modello che nasce dalla combinazione di monocoltura intensiva, agrochimica e mec-canizzazione, le quali – associate – permettono all’agricoltore di sfruttare le possibili eco-nomie di scala lungo tutta la filiera delle attività svolte. Si inaugura con essa una stagione di elevata produttività e bassi prezzi dei beni alimentari.Tuttavia, per quanto possano essere ottimi i risultati ottenuti nel passato, il paradigma pro-duttivo emerso dalla rivoluzione verde appare oggi inadeguato ad affrontare le principali sfide del settore agroalimentare. Come viene affermato nel rapporto IAASTD del 2009, dal

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una Premessa:la sostenIBIlItÀ Come fattore CrItICoPer Valutare l’InnoVazIone In aGrIColtura

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Quello della sostenIBIlItÀ deVe essere ConsIderato Il fattore CrItICo Per Valutare oGnI PossIBIle InnoVazIone relatIVa all’attIVItÀ aGrICola

titolo Agriculture at a crossroads e che ha visto impiegati per più di quattro anni circa 400 esperti da tutto il mondo, l’incremento di produttività raggiunto attraverso questa strada è stato ottenuto con lo sfruttamento intensivo e spesso irreversibile delle risorse naturali: erosione del suolo, contaminazione dell’acqua, inquinamento dei fiumi e del mare, defo-restazione, perdita di biodiversità. Inoltre, si affacciano all’orizzonte nuovi problemi (che richiedono, per definizione, nuove risposte)5, dovuti soprattutto alla crescita demografica dei Paesi in via di sviluppo e agli effetti del climate change sull’agricoltura.Oltretutto, come vedremo in seguito più dettagliatamente (Paragrafo 1.2), il tasso di cre-scita della produttività agricola si è decisamente ridotto, quasi annullandosi. Ciò significa che lo sviluppo a cui si era arrivati nei primi trent’anni dell’introduzione del paradigma monocolturale intensivo ha perso il suo slancio.Occorre dunque ripensare a fondo i modelli e le logiche esistenti, non solo per capire se si determinerà un divario tra domanda e offerta di beni alimentari, ma soprattutto per capire come rendere accessibile e distribuire in modo più equo il cibo prodotto.È nostra convinzione che il paradigma monocolturale e intensivo sia sempre meno so-stenibile e che sia dunque tempo di ripensare completamente il sistema agricolo, usando tutte le opzioni disponibili, non limitandosi quindi a quelle tipicamente tecnologiche, per renderlo realmente compatibile con i differenti contesti territoriali, in una prospet-tiva di lungo periodo.Ciò che ci interessa in questa sede è sottolineare come quello della sostenibilità debba essere considerato il fattore critico per valutare ogni possibile innovazione relativa all’at-tività agricola.Per questo motivo, il primo documento pubblicato dal BCFN sull’uso delle biotecnologie (nello specifico, degli organismi geneticamente modificati), intitolato L’agricoltura OGM è sostenibile?, ripropone una lettura della sostenibilità multidimensionale6 e dinamica.

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nonostante la quantità di alimenti prodotti sia oggi più che sufficiente per sfama-re l’intera popolazione mondiale, secondo le recenti stime della FAO più di un miliardo di persone nei Paesi in via di sviluppo soffre la fame e altrettante sono

sovrappeso nei Paesi sviluppati.Inoltre, neanche le prospettive future dell’accesso al cibo sono rassicuranti. Infatti, se si considera che nel 2050 ci saranno 2,2 miliardi di persone in più da sfamare, l’attuale si-tuazione – in assenza di incisive azioni correttive coordinate a livello internazionale – può solamente peggiorare.Non si tratta solo di un effetto legato al funzionamento dei mercati, poiché le ragioni degli squilibri sono infatti di natura strutturale, da ricercare sia sul fronte della domanda che su quello dell’offerta di prodotti agricoli. Tra i fattori della domanda vi sono innanzitutto l’au-mento della popolazione e la significativa crescita economica di Paesi come Cina e India, dove aumenta la domanda di cibo. A fronte di queste dinamiche di crescita così sostenuta, l’offerta di beni alimentari fatica a tenere il passo anche perché i fenomeni di cambiamento climatico, la produzione di biocarburanti, i processi di erosione del suolo – che riducono le superfici coltivate su scala mondiale – contribuiscono a rendere ancora più incerto il quadro d’insieme.Inoltre, continua a essere rilevante lo spreco di beni lungo l’intera filiera agroalimentare, dal campo alla tavola7.A tutto questo si aggiunge il dato della produttività agricola, cresciuta in misura superiore al 3% tra il 1960 e il 1980, e passata a un tasso di incremento di solo 0,7% nell’ultimo venten-nio. Tuttavia sarebbe errato pensare che l’unica soluzione per consentire all’offerta di cibo di adeguarsi alla domanda sia l’incremento della produttività: il vero impegno deve essere quello volto a capire in che modo intervenire, da una parte, per ridurre la percentuale di calorie, oggi superiore al 50%, che non è disponibile per l’alimentazione umana e, dall’altra, per assicurare un’equa distribuzione tra chi ha a disposizione e consuma troppo cibo (e an-che per questo si sta ammalando) e chi ne ha troppo poco per sopravvivere.Non vi è dubbio che anche la produttività abbia un suo peso e, se si considera la sostenibi-lità come un prerequisito, questa può essere accresciuta in diversi modi, ovvero riducendo il fenomeno delle perdite di volumi post-raccolto, trasferendo l’innovazione nei Paesi più arretrati, costruendo infrastrutture nei Paesi più poveri, investendo in formazione e diffon-dendo la meccanizzazione.Per quanto riguarda l’innovazione tecnologica per il miglioramento delle varietà vegetali, quello delle biotecnologie non OGM rappresenta oggi uno degli campi più promettenti.

PerChé l’aGrIColtura sostenIBIle rIChIede ProCessI dI InnoVazIone?

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due CateGorIe dI teCnIChe dI InterVento BIoteCnoloGICo: la manIPolazIone del PatrImonIo GenetICo dIsPeCIe VeGetalI e I ProCessI dI InCroCIo, IBrIdazIone e selezIone

la ValutazIone dI un Prodotto GenetICamente modIfICato non Può PresCIndere dal ProCesso teCnICo Che l’ha Generato

Come avremo modo di mostrare approfonditamente all’interno del documento, il comparto delle biotecnologie è ampio e comprende numerose tecniche di interven-to la cui applicazione al settore agricolo è in alcuni casi molto utile. Volendo sempli-

ficare al massimo, è possibile classificare le diverse tecniche in due macro categorie:- la prima, che vede la ricombinazione genetica come principale tecnica di intervento e i

prodotti transgenici quale principale frutto di questo approccio, si basa sulla manipolazio-ne del patrimonio genetico di alcune specie vegetali: introducendo nel loro corredo geneti-co nuovi geni, si producono piante con aspetti di utilità per il coltivatore (resistenza agli erbicidi, resistenza a particolare specie di insetti, tolleranza alla siccità ecc.). Si tratta dei cosiddetti organismi geneticamente modificati (OGM);

- la seconda raggruppa varie altre biotecnologie, per loro natura meno invasive, il cui con-tributo è finalizzato a supportare, rendendoli più efficaci e veloci, i processi di incrocio e ibridazione, noti e utilizzati ormai da più di un secolo dai coltivatori di tutto il mondo. Si tratta principalmente di tecniche di analisi e selezione delle varianti genetiche favorevoli e di creazione di nuove variazioni genetiche.

A partire da questa classificazione, lo scorso anno abbiamo affrontato il tema degli OGM pubblicando il position paper L’agricoltura OGM è sostenibile?, anche per tenere conto del clamore mediatico, dell’interesse diffuso e delle preoccupazioni che accompagnano il dibat-tito pubblico in materia di OGM. Ora prendiamo in considerazione il tema delle biotecno-logie “altre” rispetto agli OGM, che per semplicità chiameremo non OGM.Questa distinzione, all’atto pratico, ha una notevole importanza. Dal punto di vista stretta-mente scientifico, la valutazione di un prodotto geneticamente modificato non può prescin-dere dal processo tecnico che l’ha generato, ma anche le implicazioni di carattere economi-co e sociale – e non meno di policy – sono tutt’altro che trascurabili. Infatti:- sulla possibilità di brevettare non solo il prodotto, ma anche i singoli geni e le tecniche di

ricombinazione genetica, si basa un’attività (quella attuale, nel caso dei prodotti genetica-mente modificati) che è particolarmente presente nel settore delle sementi. Citando un

Il PosItIon PaPer L’agricoLtura ogM è sostenibiLe?: Il PrImo Passo dI un PerCorso PIÙ amPIo

1.3

oGm mas mutagenesi / tIllInG / eco-tIllInG Caratterizzazione del germoplasma Coltura dei tessuti

innoVaZione GeneTica in aGRicoLTURa

metodI ConVenzIonalI

altri metodi

BIoteC

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commento di Mario Monti8, appaiono non del tutto infondate le perplessità di chi parla di e-GM – Economia Geneticamente Modificata9, più che di OGM. Le biotecnologie non OGM, facendo ricorso a tecniche da sempre note e impiegate in agricoltura (tecniche di incrocio e selezione), si prestano meno a favorire questo processo oligopolistico;

- peraltro, l’ambito di applicazione delle “altre” biotecnologie è per sua natura molto ampio, anche a confronto dei pochi tratti di utilità fin qui sviluppati dall’agricoltura OGM (re-sistenze a erbicidi, resistenze a insetti e batteri, e in alcuni casi integrazione di alimenti con specifiche sostanze nutrienti). Vi è dunque un potenziale di ricaduta economica dif-fuso, oggi ancora non del tutto sfruttato;

- i dati relativi alla diffusione delle biotecnologie appaiono di incerta interpretazione poiché, mentre nel caso degli OGM esiste una specifica contabilità (anche economica) dell’im-piego dei prodotti – proprio per via del complesso regime di tutela della proprietà intel-lettuale che li governa e dell’attenzione mediatica che li circonda –, questo non accade nel caso delle altre biotecnologie. Non esiste, infatti, un prodotto che in quest’ultimo ambito si differenzi per le sue caratteristiche intrinseche o per la natura dei processi di produzione.

In sintesi, problemi e prospettive di questo settore divergono sensibilmente da quelle degli OGM, e come tali meritano una trattazione a sé. Dopo aver evidenziato – nel precedente paper – i punti di forza, di interesse e di criticità delle tecniche transgeniche, si è scelto di effettuare ora la stessa analisi per le biotecnologie non transgeniche.In seguito, nel corso di questo capitolo, viene riportato l’Executive Summary del precedente documento L’agricoltura OGM è sostenibile? (presentato pubblicamente lo scorso 1° dicem-bre, in occasione della seconda edizione dell’“International Forum on Food and Nutrition” organizzato dal Barilla Center for Food & Nutrition), la cui lettura può aiutare a compren-dere gli argomenti trattati in questa sede. Rimandiamo quindi a questo documento nella sua interezza per ogni ulteriore approfondimento.

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entareVI è la tendenza a rIdurre Il tema delle BIoteCnoloGIe aI solI orGanIsmI GenetICamente modIfICatI, ma essI raPPresentano solo una Parte dell’Intero CamPo delle BIoteCnoloGIe

VI sono rIsChI Per la salute leGatI all’assunzIone dI alImentI GenetICamente modIfICatI oGGI In CommerCIo?

nelle seguenti pagine ci proponiamo di offrire un quadro introduttivo, sufficientemen-te dettagliato, dello stato delle biotecnologie agroalimentari non OGM nel mondo.A tal riguardo va sottolineato che, rispetto agli obiettivi iniziali dello studio, ci si è

trovati a esplorare un campo di indagine molto frammentato, non sempre adeguatamente mappato né ricco di dati di diffusione e impiego delle diverse tecnologie. Ciononostante, si è deciso di non rinunciare a offrire un primo spaccato della realtà, nella consapevolezza che, in un futuro anche prossimo, ci saranno altre occasioni per affrontare nuovamente il tema, considerate la rilevanza e la rapida evoluzione della ricerca scientifica su questi argomenti.L’intervista a Olivier De Schutter10, riportata nelle pagine seguenti, ben sottolinea le ra-gioni e l’urgenza di allargare l’orizzonte d’analisi alle biotecnologie non transgeniche. Vi è infatti la tendenza, sia a livello di opinione pubblica sia di policy making, a ridurre il tema delle biotecnologie ai soli organismi geneticamente modificati, mentre questi, pur avendo un’importanza non secondaria, non rappresentano l’intero campo delle biotecnologie, ben più vasto, ricco e in continua trasformazione.Il presente documento è stato prodotto integrando diverse modalità di raccolta di informa-zioni e dati rilevanti ai fini dell’indagine, vale a dire:- la raccolta di circa 15 interviste con opinion leader, scienziati, imprenditori, membri di enti

e associazioni pubbliche e private, attivi nel campo della ricerca biotecnologica e dell’a-gricoltura, appartenenti a diversi contesti geografici (Europa, Stati Uniti, Cina, India, Brasile, Argentina);

- l’analisi e la sintesi dei documenti più aggiornati in materia, con una declinazione di caratte-re geografico, dove necessario;

- la supervisione sugli aspetti metodologici dell’Advisory Board11 del Barilla Center for Food & Nutrition, che ha indirizzato il lavoro di ricerca e contribuito a commentare i risultati ottenuti.

appendice 1. l’executive summary del position paper L’agricoltura ogM è sostenibile?

Il tema della sicurezza degli alimenti geneticamente modificati è quello sul quale si registra un maggior allineamento tra le diverse posizioni in campo. Il sistema di autorizzazione eu-ropeo per la messa in commercio di ingredienti geneticamente modificati sembra essere il più restrittivo tra quelli adottati dai vari Paesi; tuttavia alcuni aspetti di risk assessment pos-sono essere ulteriormente migliorati, ad esempio nella loro valutazione con l’introduzione di test effettuati da enti indipendenti.

metodoloGIa e aPProCCIdI IndaGIne

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Dal punto di vista del diritto al cibo e dello sviluppo umano, qual è secondo lei il ruolo degli OGM e delle altre biotecnologie utiliz-zate in ambito agroalimentare?Èunadomandaa cui è difficile dareunarispostapoiché,nonostantegliogmsianostatianalizzatidalpuntodivistadelloroim-pattosullasalutedegli individuiesull’am-biente, esistonoancoranumerose contro-versieinmerito.ritengochemoltericerchedebbano essere ancora fatte su questiaspettiepurtroppoinquestononsièpernullaagevolati,perchéquestestesseven-gonosvoltedacolorochedetengonoidirittisugliorganismigeneticamentemodificatieche molto spesso non permettono che lestessevenganoeffettuate.sitrattadavverodiuncattivomessaggioper iconsumatoriecertamentequestolirendemenosicuri.inparticolare,riguardoaldirittoalcibo,cre-do sia importante evidenziare che la realequestionenonsiasolocomegliogmabbia-nopermessol’aumentodeiraccoltiduranteglianni,cherimanecomunqueunbuonin-terrogativo,maqualesiastatol’impattodegliogmsui redditidegliagricoltoripoveri chelavoranoincontestiambientalidifficili,speci-ficamenteneipaesiinviadisviluppo.primaditutto, larispostaèchedal1996–annoincuicominciòlacommercializzazionedel-lecoltureogm–questesonostateutilizzateessenzialmentepersvilupparequattrotipidicoltivazioni,duedellequaliutiliaprodurreiloropropripesticidielealtredueresistentiadalcunitipidipesticidichepossonoessereim-piegatisuccessivamenteneiraccoltiprodotti.inoltre,ipiccoliagricoltorideipaesiinviadisviluppo non hanno beneficiato di questetecnologie,perchéessesonostatepensateessenzialmenteperiricchiagricoltorideipa-esiavanzati.

sebbeneinalcunenazionicomel’argentinao ilBrasilesiastataprodottasoiageneti-camentemodificata su largascala, essaèstatasostanzialmenteutileperigrandipro-duttorieperuntipodiagricolturachenonèquellarappresentatadalla famigliaagri-coladipiccolascala,tipica,invece,propriodimoltipaesiinviadisviluppo.ritengoquindichelaveradomandasianonsolosesideb-ba essere a favore o contro gli ogm,maanchedoveallocaregli investimenti, qua-lora venganofinanziate ricerchepubblichee si cercasse di promuovere l’innovazionenell’agricoltura. penso che i soldi spesi inmodo migliore siano quelli impiegati perl’innovazione come supporto alle famigliepiù povere, sia che vengano finanziati dalsettorepubblicochedaquelloprivato(nonèquestoilpuntocruciale).occorrechiedersi:“Chinebeneficeràeconquale impatto sui redditi?”. al momentodevodirechelamaggiorpartedellericer-che è stata effettuata con il sostegno delsettore privato e a vantaggio delle realtàagricole maggiori, mentre troppo poco èstatofattopersupportareipiccoliagricoltorideipaesi inviadisviluppo.quindicisonomoltecosechepotremmoedovremmofarein temadi ricerca,cheprobabilmentepo-trebberoesseresvolteinmanieramiglioredacentridiricercapubblici,purrimanendofinanziateancheinpartedalsettorepriva-to,qualoraquesterispondanoaibisognideipiccoliproduttorideipaesiinviadisviluppo.inaltreparole,credocheiraccoltiogmsia-nodavverounapiccolapartediunproble-mapiùgrandecheconsistenelcapirequaledirezione deve essere presa nella ricercaagricolae,secondomeanche,nell’aiutaregliagricoltoripiùpoveri.almomentoleinnova-zioniogmnonhannoavutountaleimpatto.

intervista a olivier de Schutter,Special Rapporteur on the Right to Food (nazioni Unite)

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Attualmente, gli studi scientifi ci realizzati a livello internazionale non mostrano evidenti effetti acuti sulla salute dell’uomo, almeno nel breve termine. Nel lungo termine non ci sono elementi che possano far temere effetti negativi, anche se mancano studi che diano conferme defi nitive.Per quanto riguarda l’attenzione per la salute dell’uomo, si registrano: - la manifestazione di eventuali allergie, che l’attuale sistema di autorizzazione europeo sem-

bra però essere in grado di individuare;- la resistenza agli antibiotici, anche se l’utilizzo di geni marcatori resistenti agli antibiotici

è stato oggetto di una raccomandazione della Commissione Europea (si tratta però di una raccomandazione non sempre rispettata, come è messo in evidenza dal caso della patata Amfl ora che li contiene; e per il quale l’EMEA, l’agenzia europea per i medicinali, ne ha in effetti chiesto la non immissione sul mercato);

- il rischio di trasferimento genico, in merito al quale i risultati degli studi scientifi ci sono ancora contrastanti.

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GlI orGanIsmI GenetICamente

modIfICatI Possono CostItuIre una soluzIone

effICaCe aI ProBlemI dI aCCesso al CIBo nel mondo? o, VICeVersa,

Possono aumentare le dIseGuaGlIanze?

GlI orGanIsmI GenetICamente modIfICatI

Possono ContrIBuIre ad affrontare e rIsolVere I

ProBlemI dI sostenIBIlItÀ amBIentale e dI sCarsItÀ

delle rIsorse naturalI? o, al ContrarIo, CostItuIsCono

una mInaCCIa Per la BIodIVersItÀ?

Gli aspetti più promettenti della ricerca scientifica su questo tema riguardano la realizzazio-ne di alimenti geneticamente modificati con caratteristiche nutrizionali superiori a quelle tradizionali o addirittura con caratteristiche protettive nei confronti di alcune patologie.

È la domanda sulla quale si registra un minor accordo tra gli scienziati e il più alto tasso di incertezza.D’altra parte, la difficoltà di ottenere dati affidabili dipende da due fattori:- la natura stessa della ricerca scientifica in campo aperto, che rende difficile isolare cause ed

effetti e stabilire le relative correlazioni, in un contesto biologico complesso;- le serie storiche di riferimento, che sono ancora troppo brevi.Comunque, dall’analisi dei lavori scientifici disponibili, emergono chiaramente alcuni ri-schi ambientali legati all’introduzione di OGM nell’ambiente, e in particolare:- perdita di biodiversità;- rischio di contaminazione (in particolare nelle aree di origine delle specie);- incremento nell’uso di pesticidi/erbicidi;- aumento del fenomeno di resistenza agli erbicidi;- danni all’habitat naturale per la fauna selvatica.Su nessuno di questi rischi, a eccezione dei fenomeni emergenti di resistenza agli erbi-cidi, oggi si registra un chiaro consenso da parte della comunità scientifica.Ma alcuni recenti episodi dimostrano che la semplice introduzione di OGM, seppur confinata in campi sperimentali di limitata estensione, può essere la causa (anche dopo anni) di un’inattesa ed estesa contaminazione che non investe solo il mercato locale ma anche le esportazioni.Questo giustifica l’acceso dibattito a livello istituzionale in merito ai criteri di regola-zione e controllo della coesistenza tra le coltivazioni geneticamente modificate e quel-le tradizionali.

L’accesso al cibo è un problema complesso, che vede in gioco numerose variabili di carattere economico, sociale e politico, intrecciate in un quadro di difficile interpretazione, prima ancora che di intervento. In questo contesto, una singola tecnologia non può avere la prete-sa di giocare da sola un ruolo decisivo nell’affrontare i problemi ancora irrisolti.Per dare un contributo concreto alla risoluzione di questi problemi, i prodotti dell’ingegne-ria genetica dovrebbero essere coerenti con la natura della sfida e dunque capaci di adattarsi alle specificità locali dei diversi contesti regionali.In realtà, gli OGM oggi sul mercato sono stati pensati e sviluppati “all’interno” e “per” mo-delli agricoli industrializzati ad alta intensità di capitale, con elevate superfici di coltiva-zione, forte meccanizzazione e un uso intensivo di prodotti agrochimici. I benefici che apportano sono più legati all’effetto di “assicurazione”, che alla possibilità di incrementare in modo determinante le rese produttive. Tendono, inoltre, a rafforzare la vocazione mono-colturale di significative regioni del mondo.Oltretutto, è bene ricordare che gli OGM oggi in commercio sono impiegati prevalentemente nei settori zootecnico, energetico o tessile, e quindi il loro consumo diretto da parte dell’uo-mo è marginale. Sono caratterizzati da un numero contenuto di varianti di specie vegetali, limitate prevalentemente a due soli tratti di interesse (Ht-herbicide tollerance e Bt-bacillus thuringiensis), coerentemente con modelli di business molto integrati, nei quali la vendita di prodotti agrochimici gioca un ruolo fondamentale per assicurare la redditività delle imprese. Del resto è facile intuire lo scarso interesse dell’industria verso prodotti o tecnologie da destinare ad aree marginali, che invece sono proprio quelle dove l’incidenza di insicurezza alimentare è maggiore.

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Qual è Il VIssuto delle Persone sulle BIoteCnoloGIee GlI oGm?

Il quadro si completa considerando il ruolo secondario delle istituzioni pubbliche nello sviluppo della ricerca sugli OGM, non solo a causa di scelte politiche, ma anche per via dei sistemi di protezione dei diritti di proprietà oggi in mano a poche multinazionali.In sintesi, gli OGM – per come li conosciamo oggi – non sembrano poter giocare un ruolo significativo nell’alleviare la fame nel mondo, a partire da un motivo molto semplice: non sono stati sviluppati con questo obiettivo. Al contrario, elevate sono le preoccupazioni per i rischi di squilibri derivanti dall’introduzione del modello di agricoltura intensiva in contesti rurali dediti all’agricoltura di sussistenza.Per modificare questo quadro, occorrerebbe cambiare sostanzialmente la struttura norma-tiva e gli incentivi del settore, al fine di favorire lo sviluppo di iniziative rivolte in modo specifico ai Paesi in via di sviluppo.

Dall’analisi delle scelte volte all’impiego delle biotecnologie e degli OGM in ambito ali-mentare, in Europa, e non solo, emerge un risultato decisamente condizionato da un forte orientamento verso la naturalità (intesa come mancanza o ridotto intervento di manipola-zione da parte dell’uomo), la quale viene strettamente correlata alla salute.Questo mostra un carattere transculturale e si può notare, infatti, come non emergano dif-ferenze significative tra Paesi anglosassoni e quelli dell’Europa continentale: gli OGM per le persone sono quanto di più “innaturale” possa esistere, fin nella loro struttura originaria.Soprattutto quando vengono realizzati mediante trasmissione di geni tra specie diverse, i prodotti modificati con tecniche cisgeniche (i geni introdotti nel DNA della pianta proven-gono dalla stessa specie) sono più accettabili delle corrispettive varietà transgeniche.Dalle rilevazioni di Eurobarometro, il grado di accettazione degli OGM sta diminuendo negli ultimi anni. In particolare, il calo è molto marcato nei Paesi (quali la Spagna, il Por-togallo e la Repubblica Ceca) dove la coltivazione degli OGM è autorizzata da tempo. Tale atteggiamento dipende anche dal fatto che a fronte di possibili rischi le persone non perce-piscono alcun vantaggio diretto dall’introduzione di questa nuova tecnologia.

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dopo la pubblicazione del documentopresoinesame,abbiamoritenutocorrettosottoporreiltestoaun’attivitàdirevisionechehavistocoinvoltidiversimembridellacomunitàscientificanazionalee interna-zionale. L’esito dettagliato di tale reviewverrà reso pubblico in occasione di unafuturariedizionedelpositionpapersugliogm,madesideriamo comunque preci-sareinquestasededueaspettiforsenondel tutto chiari, cheabbiamo riscontratoessere particolarmente interessanti agliocchiditerziinterlocutori.il primo aspetto è la critica all’imposta-zione multidisciplinare dello studio.vienedisapprovata la forte caratterizzazionelegataaunasceltadiframing(imposta-zionedelproblema):ovvero,vieneconte-statala lanostrasceltadi legaretra lorole diverse prospettive di indagine, me-scolandoevidenzescientificheariflessionidinaturaeconomicaesociale. inquestomodo, secondo alcuni, il nostro lavoroavrebbeassuntounaprospettivadiparte,valutata“nonscientifica”.purrispettandole critiche in questo senso e avendo ri-flettuto sulla fondatezzadi tale appunto,riteniamochepercomprendere lacom-plessità dei problemi posti oggi sia fon-damentaleconnettere tra loro lediverseprospettive, in chiave interdisciplinare. ifatti accadono nella realtà, producendoconseguenze.talvolta,occorreanalizzarequegli stessi fatti proprio a partire dalleloro conseguenze. fuor di metafora, segliogmdannoorigine–perun insiemedicausefortementeradicatenelmodel-loeconomicodelsettore,dicuinessunosingolarmente è responsabile (e dunquenonesistonobuoniecattivi)–astruttu-

redimercatooligopolisticheeamodelliagricolimonocolturalieintensivi,questoèsufficientementeevidentedafarnascerepropostedisoluzioneesuperamentodeiproblemi, fuori da logiche sterili di con-trapposizione. senza buttare il bambinoconl’acquasporca,certo,maanchesenzalefaciliassoluzionidichisostienechegliaspettisocioeconomicinonpossanoesse-reoggettodiadeguataanalisiscientifica.ilsecondoaspettoècostituitoinvecedallacritica allo scarso rilievo dato ai documenti di consenso elaborati dal mondo scientifi-co.Civienerimproveratocioèdinonavertenuto adeguatamente conto di alcuneposizioni di consenso espresse dalla co-munità scientifica e di avere trascuratopertantotestiparticolarmentesignificatividellaproduzionescientificainternazionaleche ridimensionano l’allarme relativo alpossibileimpattoambientaleeallasalutedellepersone.tuttavia,scusandociperlelacunebiblio-grafiche (dove fossero presenti) e rin-graziamo i ricercatori che hanno volutosegnalarcipossibiliutilispuntidiintegra-zione, teniamoaprecisareche–mentreabbiamopresentatoinmodomoltochia-roqualesialaposizione(moderatamentepositiva)dellacomunitàscientificainma-teriadirischiperlasalute–continuiamoa ritenere non del tutto risolto l’aspettodi valutazione degli impatti ambientali eauspichiamoilmoltiplicarsidistudicarat-terizzatidasoliditàmetodologicaerigoredi analisi.a fronte di questa persistenteincertezzasullatoambientale,giudichia-mopreferibilel’adozionediprassialmenoinparteprudenziali.

Una prima review del position paper L’agricoltura OGM è sostenibile?

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