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PERSONAGGI E' MORTA A 84 ANNI LA DONNA CHE ISPIRO' A PASTERNAK LA
FIGURA DI LARA. COME LUI, FU PERSEGUITATA DAL REGIME SOVIETICO
http://archiviostorico.corriere.it/1995/settembre/10/Olga_Boris_una_relazione_pericolosa_co_0_95091010721.shtml
Olga e Boris, una relazione pericolosa
Il figlio dell' autore del " Dottor Zivago " ricorda: " Mio padre non parlo' mai della loro
amicizia. Poi trovammo le lettere d' amore " . Punita dagli inquisitori dell' Urss, ha vissuto
per decenni nell' oblio dopo aver pagato con la prigionia i suoi rapporti con lo scrittore
E' morta a 84 anni la donna che ispiro' a Pasternak la figura di Lara. Come lui, fu
perseguitata dal regime sovietico
MOSCA - La morte di una Musa e' doppiamente triste. Le muse, anche quelle terrene,
dovrebbero essere immortali, come la poesia. Nel caso di Olga Ivinskaja, la misteriosa e
affascinante Lara del Dottor Zivago di Boris Pasternak, che per anni visse con estrema
discrezione il suo legame clandestino col poeta, a tre chilometri dalla dacia dove lui viveva
con la moglie e i figli a Peredelkino, la malinconia e' accentuata dall' oblio. "Lara" se n' e'
andata a 84 anni senza farsi sentire ne' notare, in una Russia differente, che ne' lei ne'
Pasternak potevano prevedere. E' morta in un appartamentino squallido del vecchio centro
storico di Mosca. Nessun giornale ne ha dato notizia. Ne' i "nuovi russi" impegnati ad
arricchirsi, nella convulsa transizione dal comunismo al consumismo, probabilmente hanno
mai sentito parlare del Dottor Zivago, la cui lettura il regime sovietico proibiva. Evgheni
Borisevic Pasternak, il figlio dello scrittore, quando apprende della morte di "Lara" e'
commosso: "Con lei . dice . avevamo pochissimi contatti. Mio padre, fin da quando eravamo
ragazzi, aveva sempre fatto di tutto perche' di lei non si sapesse nulla. In presenza nostra,
anzi, non se ne parlava. Quando nostro padre e' morto, dato che non c' era un testamento
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scritto, abbiamo rispettato le promesse fatte a voce da nostro padre a "Lara", cosi' come lei
ce le aveva riferite. Le abbiamo lasciato tutti i diritti del Dottor Zivago e anche quelli dell'
Autobiografia". L' ultimo incontro del figlio di Pasternak con Olga Ivinskaja risale a una
decina d' anni fa. "I nostri rapporti . dice Evgheni Borisevic . veramente si limitavano agli
affari. Io e mio fratello invece abbiamo ancora un' amicizia piuttosto stretta con la figlia dell'
amica di mio padre, Irina Emilianova, che da anni vive a Parigi e insegna alla Sorbona".
Puo' una musa (e Olga era anche poetessa) avere tempo per gli affari? La domanda resta
avvolta nell' obli' o. E' una storia molto vecchia, che veniva fatta circolare a Mosca nei primi
anni Sessanta. Forse era stata confezionata dal cosiddetto Ufficio giochi sporchi del Kgb,
assai irritato per lo scoop del manoscritto del Dottor Zivago trafugato in Occidente in una
valigia a doppio fondo di un inviato di Feltrinelli. Nell' Urss gli inquisitori, per punirla del
legame con il "traditore" Pasternak, raccontarono che Olga, oltre al poeta, amava anche il
denaro. Il Prokurator sovietico, inflessibile, sostenne che, per guadagnare soldi, Olga
vendeva agli editori occidentali traduzioni di poesia, che in realta' si faceva fare da studenti
universitari, a 3 rubli la riga, rivendendole a dieci. Poi l' accusa cambio' . Da una coppia di
coniugi italiani, uno dei quali si sarebbe qualificato come un improbabile "signor D'
Annunzio", come anticipo sui diritti d' autore per il Dottor Zivago, l' amica dello scrittore
avrebbe ricevuto, su istruzioni di Feltrinelli, "5000 banconote da 100 rubli avvolte in carta
da pacchi". Fu cosi' che Olga venne condannata a otto anni di lager, e a tre la figlia. Per
quest' ultima il "reato" sarebbe stato quello di aver voluto assolutamente sposare uno
straniero. Di tutto questo Evgheni Pasternak non sa, o non racconta. Si ricorda invece delle
lettere che "Lara" scrisse a suo padre. "Ne trovammo molte, che poi vennero riunite e
pubblicate in un libro intitolato Prigioneri del tempo, uscito nel 1972 a Parigi". E' proprio
certo, dunque, che sia stata lei a ispirare la protagonista del Dottor Zivago? "Quando si
riferiva a Olga, per farle piacere, aveva l' abitudine di dire: "la Lara del mio romanzo e' lei".
Ma in famiglia non ne parlava". Sugli ultimi anni di vita dell' uomo che lei amava, Olga
Ivinskaja ha voluto rivelare qualche cosa solo di recente, in un articolo uscito sul
settimanale "Ogonjok" nel 1988. E' una testimonianza che ancora oggi commuove. "Il
nostro amore . raccontava Olga Lara . fiori' nel 1946, con all' inizio della stesura del Dottor
Zivago e continuo' a crescere con il numero delle pagine che Boris scriveva". Da quella
relazione, forse, sarebbe potuto nascere un figlio. Ma nel suo racconto su "Ogonjok" Olga
ricorda soltanto che nel 1949, tre anni dopo l' incontro con lo scrittore, fu arrestata e portata
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nella Lubjanka, la sede del Kgb. Gli inquisitori dei servizi segreti furono formalmente
cortesi ma diabolicamente crudeli. Per settimane la interrogarono, cercando di convincerla a
firmare una "confessione" nella quale lei avrebbe dovuto affermare che Pasternak stava
scrivendo un romanzo "antisovietico". Ma Olga non si piegava. Inutilmente, per non farla
dormire, fu tenuta in una cella dove rimaneva accesa in continuazione una luce accecante.
La Musa era incinta. Dopo qualche settimana il suo fisico cedette, e Olga aborti' . Il Kgb
decise allora di rilasciarla e gli insulti lanciati a Pasternak sulla stampa si moltiplicarono.
Era il segnale di quello che il regime voleva da lui: l' esilio. "Boris lo evito' con una lettera a
Kruscev", rivela nell' articolo Olga. "Fu una lettera non umiliante ma dignitosa che
incominciava cosi' : "Nikita Serghievich, la vita fuori dalla Russia per me sarebbe la
morte...". Kruscev capi' . Lo scrittore ottenne di passare gli ultimi anni nella condizione di
esule in patria.
Julie Christie: "Ero troppo giovane Solo oggi capisco la sua tragedia"
LONDRA - Ero cosi' giovane e cosi' arrogante allora" mi dice Julie Christie "che quando
studiai il copione del Dottor Zivago non mi venne neanche in mente di pensare a chi era (e
com' era) veramente la donna che aveva ispirato il mio personaggio . quello di Lara .
raccontato nel romanzo di Boris Pasternak". Nel 1965, sette anni dopo il premio Nobel a
Pasternak, Julie Christie veniva chiamata da David Lean per interpretare la parte di Lara in
un film con Omar Sharif. Era allora la diva del momento: l' anno prima aveva vinto l' Oscar
con Darling di John Schlesinger. "Se lo rifacessi oggi, il Dottor Zivago, reciterei quella
parte in modo del tutto diverso. La farei piu' intelligente, piu' intensa, questa povera Lara".
Allora non sapeva nulla di Olga, la compagna di Boris Pasternak, unita a lui in tante
umiliazioni. Con il poeta aveva avuto una figlia. "Lui, Pasternak, dev' essere stato sublime,
bello, intelligente, come ci si aspetta da un poeta. S' innamoravano tutti di lui...". Julie
Christie continua: "Allora sapevo ben poco di tutto questo, della Russia sovietica, di Stalin,
eccetera; sapevo poco di qualsiasi cosa e quando David mi propose la parte era lui . e non io
. a vedere nella mia persona qualche cosa di Olga Lara che io non sapevo di avere. Certo
che mi piacerebbe rifarlo quel film: ma ci pensera' certamente qualcuno un giorno, e Zivago
e Lara verranno interpretati in modo diverso e forse piu' vicini alla forza dei personaggi reali
raccontati dal grande Boris Pasternak". Non sa dire se Olga Ivinskaja vide mai il film; lei,
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Julie, invece ebbe l' occasione di vedere Olga in un documentario alla televisione una decina
di anni dopo aver interpretato il film. "Credo che se Olga lo avesse visto, quel film, non le
sarebbe piaciuto. Alla gente non piace mai come viene interpretata". Julie Christie, che sta
recitando con successo in Old Times di Harold Pinter, partira' fra breve per Mosca.
"Portiamo Old Times in Russia per tre settimane. Non posso neanche immaginarmi che tipo
di accoglienza avremo". Di nuovo un legame con la terra di Boris Pasternak. "Adesso che so
che Olga e' morta . dice Julie Christie . cerco di pensare a lei, alla vita tremenda e solitaria
che condusse, alle privazioni, alle umiliazioni che l' Unione sovietica le ha inflitto per molto
tempo".
Cianfanelli Renzo, Servadio Gaia - Pagina 25 - (10 settembre 1995) - Corriere della Sera
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INEDITI
Chi e' l' ispiratrice dell' eroina del "Dottor Zivago": la risposta in una
lettera del Nobel, negli scritti della moglie e dell' altro grande amore della
sua vita TITOLO: Due donne per una Lara
Ma il poeta scrisse: "I miei personaggi? Figure collettive, prigioniere del Tempo"
Olga Ivinskaja, recentemente scomparsa, era considerata dai piu' come l' autentica
musa del romanziere ma per la consorte Zinaida "di quella signora l' eroina ha solo l'
aspetto fisico. Il carattere e' la copia del mio"
http://archiviostorico.corriere.it/1995/dicembre/01/Pasternak_Due_donne_per_una_co_0_95120110349.shtml
La recente scomparsa di Olga Ivinskaja, la donna che fu legata a Boris Pasternak da un
reciproco amore e da una partecipazione a tutta l' avventurosa e dolorosa vicenda del Dottor
Zivago e che per questo fu mandata dalle autorita' sovietiche due volte in un gulag (nel 1949
e nel 1960), ha fatto riparlare, nella stampa mondiale, di tutta la sua storia, da lei stessa
raccontata in un libro di memorie uscito a Parigi nel 1978, e, in particolare, della sua
affinita' con Lara, l' eroina del Dottor Zivago, della quale essa sarebbe stata il prototipo. In
realta' , al di la' dei rapporti tra Lara e Olga, e' tutto l' insieme della relazione tra l' Ivinskaja
e Pasternak che conserva motivi di interesse, costituendo una pagina significativa della
biografia di quest' ultimo, oltre che della vita di lei, vita segnata fino all' ultimo dal suo
vincolo col poeta anche nei suoi aspetti piu' prosaici, come quello della contestata proprieta'
di suoi preziosi materiali d' archivio. Un punto di vista illuminante su tutta la storia di quel
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"romanzo" vissuto i cui protagonisti furono Boris Pastenak e Olga Ivinskaja, e' quello della
famiglia di Pasternak e, in particolare, di sua moglie, Zinaida, attraverso documenti che
presentiamo in questa pagina, tradotti per la prima volta in Italia. Zinaida, seconda moglie
del poeta, era sposata al celebre pianista Genrich Neuhaus, quando nell' estate del 1930
Pasternak la conobbe, a Irpen, presso Kiev, durante una vacanza. Tra Zinaida e Pasternak
nacque subito un' intensa attrazione sentimentale, che sfocio' presto in un matrimonio, dopo
il divorzio di Zinaida da Neuhaus e di Boris dalla prima moglie Evghenija. La passione per
Zinaida, che lascio' una traccia profonda nella vita e nella poesia pasternakiana, si trasformo'
naturalmente in una serena, affiatata, tranquilla vita coniugale, fin quando, nel 1946,
Pasternak, allora cinquantaseienne, conobbe la trentaquattrenne Olga nella redazione della
rivista "Novyj mir", dove la giovane donna lavorava. Quale complesso sentimento unisse
Pasternak a Olga appare dalla sua lettera inviatale nel febbraio del 1959, mentre il brano
tratto dalle memorie di Zinaida mette in luce quella relazione dal punto di vista della
moglie, la quale non passa sotto silenzio anche aspetti intimi della sua vita coniugale.
Quanto alla tesi che fa di Olga il prototipo di Lara, e' la stessa Ivinskaja a dire la sua
opinione nella prefazione che nel 1992 essa scrisse per l' edizione russa del suo libro di
memorie sugli anni trascorsi con Boris Pasternak. A queste pagine, qui tradotte, va pero'
aggiunto quanto al proposito si legge nelle memorie di Zinaida, anch' essa, e non senza
ragione, convinta di essere un prototipo di Lara e portata a togliere alla rivale l' esclusiva in
questo senso. In un punto del suo libro Zinaida scrive: "Qualcuno si stupi' del fatto che Lara
fosse una bionda dagli occhi chiari, alludendo cosi' alla sua somiglianza con l' Ivinskaja. Ma
io ero sicura che di quella signora egli aveva preso soltanto l' aspetto esteriore, mentre il
destino e il carattere erano la copia dei miei letteralmente fino ai piu' minuti particolari.
Komarovskij e' il mio primo amore. Boris ha descritto Komarovskij con grande malanimo.
Nikolaj Militinskij era molto piu' elevato e nobile e non aveva qualita' cosi' animalesche. Ne
parlai piu' volte con Boris. Ma lui non aveva alcuna intenzione di mutare qualcosa in questa
figura, dopo che se ne era fatta una simile immagine, ne' voleva rinunciare a questo
personaggio". Per capire queste osservazioni di Zinaida bisogna leggere le pagine che, nelle
sue memorie, essa dedica a un episodio della sua adolescenza: l' amore, il suo primo, di
fanciulla allora sedicenne, col cugino (Militinskij), piu' che quarantenne, sposato, con due
figli. Fu un amore tempestoso e violento: "Gli incontri si facevano frequenti. Quando uscivo
dall' Istituto, con l' uniforme scolastica, mi mettevo la veletta e andavo all' appuntamento
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con lui. Egli dovette affittare una stanza, dove trascorrevamo quasi ogni giorno insieme fin
dal mattino". Effettivamente si ritrovano qui momenti di affinita' con la vicenda di Lara e
Komarovskij. Ma e' soprattutto nell' atmosfera "prerivoluzionaria" di questo amore che si
avverte la vicinanza con l' episodio di cui Zinaida parlava cosi' apertamente col marito,
mentre Olga era troppo "sovietica", anche nella ribellione che poi la porto' coraggiosamente
al fianco del poeta perseguitato, per servire qui da prototipo. E' pero' una semplicistica
teoria dei prototipi letterari che deve essere abbandonata anche in questo caso. Ancora una
volta leggiamo quel che scrive Zinaida, quando ricorda che il marito "evidentemente non
volendo offendere la sua ultima passione, Olga Ivinskaja, faceva commenti del tutto inesatti
per la stampa estera". Mi capito' poi di leggere che Lara era Olga Ivinskaja. Quando lessi la
rivista, dissi ridendo a Boris: "L' autore cita le tue parole, ma tutto cio' mi sembra strano
perche' il destino di Lara e il suo legame con Komarovskij assomigliano al mio destino".
Egli mi rispose: "Lara e' una figura collettiva, e in essa c' e' molto che proviene da te e da
altre donne". Qui Pasternak risolve il problema del "prototipo" nello stesso spirito in cui lo
aveva risolto Dmitrij Lichaciov nelle parole riportate dall' Ivinskaja nel brano qui tradotto.
Del resto anche il dottor Zivago non ha un prototipo, neppure autobiografico, cioe' non e'
Boris Pasternak, ma una figura in cui, come Pasternak ha detto, rientrano immagini di poeti
russi come Blok e Esenin e lo stesso Majakovskij (almeno nella sua parte meno
politicamente "impegnata"), nonche' , tra gli altri, lo stesso Pasternak, naturalmente. Ma qui
si apre un altro registro di analisi e di lettura che nel Dottor Zivago vede l' autobiografia di
un' epoca e di un destino collettivi attraverso la visione di uno dei protagonisti di quell'
epoca e di quel destino. Lara e Jurij (Zivago) non hanno altri "prototipi" che l' anima di un
tempo grande e terribile e le vite che dal suo turbine furono trascinate come ostaggi,
"prigionieri del Tempo", per usare le parole dello stesso Pasternak:
Bambina dorata quasi cado e piango
Olga, mia bambina dorata, ti mando tanti tanti baci. Sono legato a te dalla vita, dal sole che
brilla alla finestra, da un sentimento di commiserazione e di tristezza, dalla coscienza della
mia colpa (oh, non di fronte a te, naturalmente), ma di fronte a tutti, dalla coscienza della
mia debolezza e dell' insufficienza di cio' che ho fatto finora, dalla convinzione che bisogna
fare uno sforzo enorme e spostare montagne per non ingannare gli amici e non risultare un
impostore. E quanto migliori di noi sono tutti gli altri intorno a me e con quanta piu'
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premura li tratto e quanto piu' cari mi sono, tanto piu' e tanto piu' profondamente ti amo, in
modo tanto piu' colpevole e triste. Ti abbraccio forte forte, e quasi cado per la tenerezza e
quasi piango. Boris 28 febbraio ' 59
Il tormentato rapporto sentimentale e intellettuale fra lo scrittore e le due rivali nelle pagine
delle loro memorie pubblicate in Russia
"Boris non voleva piu' vederla..."
Il brano che pubblichiamo e' tratto dalle memorie della moglie di Boris Pasternak, Zinaida.
Per forza mi toccava essere spesso e a lungo assente da casa. Fu probabilmente allora che
cominciarono gli incontri con Olga Ivinskaja ed io mi accorsi che qualcosa di estraneo si era
frapposto tra noi. Io non guardavo mai nelle sue tasche e tra le sue lettere, ritenendo questo
una scorrettezza, e avevo sempre avuto fiducia in lui in ogni cosa. Ma ricordo che una volta,
nell' inverno del 1948, mettendo in ordine il suo studio, sul tavolo trovai un biglietto dal
contenuto terribile. Il biglietto veniva da Olga Ivinskaja ed era una testimonianza non
soltanto dei suoi sentimenti, ma tra le righe capii che anche lui doveva esserne molto
infatuato. Naturalmente, per me fu un grande dolore. Quando Boris torno' a casa, lo pregai
di non lasciare mai le lettere sul tavolo, dato che io non avevo l' abitudine di frugare nelle
tasche. Egli provo' vergogna, mi chiese perdono e disse che avrebbe fatto di tutto per
interrompere quel legame. Si sedette subito al tavolo, scrisse una lettera a quella signora e
me la fece leggere. Nella lettera si diceva che era tempo di troncare gli incontri, che essi non
potevano portar a nulla, che io e Lionja (il figlio N.d.T.) per lui eravamo un' icona, che lui
non ci avrevbbe mai lasciato, ecc. Mi diede questa lettera affinche' io stessa la spedissi all'
indirizzo cittadino, cosa che feci immediatamente. Avevo un senso di colpa, e tuttora
ritengo di essere io colpevole di tutto. La mia attivita' pubblica a Cistopol e a Mosca mi
aveva completamente assorbita, avevo trascurato Boris, che rimaneva quasi sempre solo, e
per di piu' c' era una circostanza intima, della quale non posso tacere, a svolgere il suo ruolo.
Il fatto e' che dopo la morte di Adik (il figlio nato dal primo matrimonio. N.d.T.), morte che
mi aveva sconvolto, i rapporti coniugali mi sembravano empi ed io non sempre potevo
continuare a compiere i miei doveri di moglie. Cosi' , cominciai presto ad invecchiare e, se
cosi' si puo' dire, andavo cedendo le mie posizioni di consorte e padrona di casa. Ma quella
sua lettera riusci' a tranquillizzarmi. Il giorno dopo comincio' il ricatto, soprattutto per
telefono. La madre di lei gridava nel microfono che mio marito era un mascalzone e un
farabutto e che aveva messo incinta sua figlia. Quando, staccatami dal telefono, chiesi a
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Boris se era vero, lui rispose che era una menzogna e che non ci credeva (...) Durante la
malattia, che si protrasse un mese e mezzo, in casa veniva molta gente (...). Gli domandai
alcune volte se non voleva vedere l' Ivinskaja, e gli dicevo: ormai non me ne importa niente,
posso lasciar venire da te lei e altre cinquanta simili bellezze. Ma egli rifiutava
categoricamente, ed io non riuscivo a capirlo. Pensavo che di fronte alla morte non volesse
amareggiarmi e chiesi allora a Nina Aleksandrovna (Tabidze, la vedova del poeta
georgiano, amico di Pasternak. N.d.T.) di organizzare un incontro con la Ivinskaja a mia
insaputa. Ma lui disse a Nina Aleksandrovna che non lo voleva e che se l' avesse vista, la
pregava di non intavolare con lei alcun discorso. Non so se si trattasse di una delusione nei
riguardi di lei, o se i loro rapporti si fossero guastati, ma io continuavo a non capire, e la
cosa mi pareva mostruosa. Essa si avvicinava spesso, in lacrime, al cancelletto, ma ogni
volta le usciva incontro Aleksandr Leonidovic e, attraverso il fratello, Boris le trasmetteva
la preghiera di non venire piu' (...) Alle nove e mezzo Boris mi chiamo' , chiese a tutti di
uscire dalla stanza e comincio' a prendere congedo da me. Le ultime parole pronunciate da
Boris furono queste: "Ho molto amato la vita e te, ma me ne vado senza alcun rimpianto:
intorno c' e' troppa trivialita' non soltanto da noi, ma in tutto il mondo. Non mi rassegnerei
mai comunque". Mi ringrazio' di tutto, mi bacio' e chiese di chiamare al piu' presto i figli.:
"Nella sua eroina c' erano i miei tratti"
Il brano e' tratto dalla prefazione scritta dalla donna amata da Boris Pasternak, Olga
Ivinskaja per l' edizione russa delle sue memorie.Il romanzo (Il dottor Zivago. N.d.T.) mi e'
vicino cosi' come puo' essere vicino un essere umano ad un altro, ed ecco perche' : esso era
presente insieme a me negli uffici dei miei inquisitori alla Lubjanka (la sede del KGB, a
Mosca. N.d.T.) nel 1949, anch' esso come me, naturalmente, in qualita' di sottoposto a
interrogatorio: quanta voglia di sapere avevano le autorita' "che libro antisovietico stava
scrivendo Pasternak?" e "quale era la sua posizione rispetto alla "nostra" ideologia?"... Il
bambino mio e di Boris era morto allora in carcere, prima ancora di nascere, e il mio
sentimento materno per lui, rimasto irrealizzato, in una certa misura fu assorbito dal
romanzo (...). A volte mi domandano se io sia davvero la Lara del romanzo. In questo caso
si usa dire qualcosa sul prototipo, sulla differenza tra la persona reale e il personaggio
artistico (...). Alla base del personaggio di Lara sono venuti a trovarsi, evidentemente, alcuni
caratteri femminili e persino una parte del mondo spirituale dell' autore, come ha notato
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Dmitrij Lichaciov. "E' la Lara della mia passione", ha scritto di me Boris in una lettera a
Schweitzer. Si' , in questo personaggio vi sono miei tratti, compreso una somiglianza
biografica e un' affinita' esteriore. Ma che sia io o non lo sia, non sta qui la cosa principale.
Lara e' l' amore di Zivago poeta, una creazione e un patrimonio del suo spirito, uno spirito
orgoglioso, indipendente, non spezzato dalle peripezie di un' esistenza crudele, mentre
Zivago uomo si dimostra impotente di fronte alla realta' del mondo. E' morto il dottor
Zivago, vivo e' il poeta Zivago, vivo e' il romanzo, e se una donna, futura o attuale sua
lettrice, anche per un solo istante si sentira' Lara, vuol dire che nel suo cuore c' e' posto per
un amore fatto di abnegazione e di purezza, un amore che crea un mondo con la sua naturale
autenticita' . Non meno spesso rispondo alla domanda circa il mio atteggiamento verso la
pubblicazione del Dottor Zivago in Russia (nel 1988. N.d.T.). Sono contenta? Alla
contentezza . che non puo' non esserci, se si pensa che Boris sognava di vedere il romanzo
pubblicato in patria . si aggiunge un senso di tristezza e di inquietudine: non e' stata questa
pubblicazione un semplice atto formale che serve a confermare la credibilita' delle
trasformazioni? Non mettera' da parte il libro con un senso di delusione il lettore che da esso
si aspetta rivelazioni sensazionali, la critica della rivoluzione e della realta'
postrivoluzionaria? Puo' darsi. Ma sono convinta che per il libro si trovera' anche un altro
lettore, per il quale Zivago diventera' prima di tutto l' affermazione del diritto dello spirito
umano alla liberta' , la negazione di ogni tipo di totalitarismo (...), un inno alla grandezza del
principio creativo che e' nell' uomo (...). La cosa principale e' l' amore. Io ho amato Boris e
non posso ingannarmi quando penso che gli sono stata necessaria, e sono grata al destino
che mi ha riservato un posto accanto a lui nella sua prigione del Tempo. (Traduzioni di
Clara Strada Janovic)
Strada Vittorio - Pagina 33 - (1 dicembre 1995) - Corriere della Sera
DOMENICA 2 NOVEMBRE 2008
http://archiviostorico.corriere.it/1995/dicembre/01/Pasternak_Due_donne_per_una_co_0_95
120110349.shtml
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Olga Ivinskaja
"L'ultima volta che vidi Lara"
http://sviatoslavrichter.blogspot.it/2008/11/olga-ivinskaja.html
di Enzo Biagi
E' morta Olga Ivinskaja, la donna che ispiro' a Boris Pasternak l' amore impossibile del
dottor Yurij Zivago per l' infermiera Lara. Ho passato con lei qualche ora; l' ultima visita
due anni fa. Viveva a Mosca, nel modesto appartamento di un caseggiato popolare, cucina e
salotto che faceva anche da camera da letto, in compagnia di alcuni gatti e di qualche
bottiglia di vodka, con due divani coperti da drappi sfilacciati, e pochi mobili. Sbiadite
fotografie documentavano il passato: un dolore senza fine, dei morti, due volte il campo di
concentramento. Gia' non poteva piu' uscire da casa: la vita la stava abbandonando. Non
aveva amici. L' Unione degli scrittori, nel momento in cui la polemica era piu' aspra, l'
aveva definita "amante senza scrupoli". Il dramma esplode quando il manoscritto del
romanzo arriva in Italia, a Feltrinelli, e diventa un successo mondiale; a Pasternak daranno il
Nobel. La vicenda di Olga e' strettamente legata a quel libro. Lui le diceva: "Sei il mio
regalo di primavera, anima mia", ma la signora Ivinskaja scrive nelle sue memorie: "Quanta
felicita' , quanti orrori e quanto scompiglio mi porto' quell' uomo. Evidentemente pensavano
che per colpa di lui dovevano punire me". L' arrestarono, e sequestrarono anche un capitolo
dello Zivago, che non sara' mai recuperato, e la portarono alla Lubianka. La interrogo' il
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ministro della Sicurezza. Olga raccontava: "Mi chiese se Boris era antisovietico. Sulla
scrivania erano posate tutte le opere di Pasternak che mi avevano portato via". Volevano
sapere che cosa stava scrivendo; poi la spedirono in un Lager. "Boris" rievocava "mi
scriveva fingendo di essere mia madre, poi inviava suppliche perche' arrestassero lui e mi
liberassero. Invece mi hanno condannata a cinque anni perche' ero amica di persone
sospettate di spionaggio". Un pomeriggio di domenica sono andato a Peredelkino dove
Pasternak riposa, poco lontano dalla sua casa che e' diventata museo. Lo portarono al
cimitero una sera di giugno: la bara, come si usa in Russia, era scoperta, e il morto aveva
attorno ai capelli grigi tante dalie. Svjatoslav Richter suonava al piano la "Marcia funebre"
di Chopin [1] e le note uscivano dalla dacia, leggere. C'era nel corteo la gente del villaggio,
le persone che lo avevano amato, Olga. Lo deposero sulla collina sotto un vecchio pino [2].
Sul marmo e' inciso il suo nome e due date: 1890 1960. Adesso anche Lara, la donna che nel
racconto aveva "una intelligenza limpida, un carattere mite, ed era molto preziosa", se ne e'
andata. Non in pace, perche' fino all' ultimo ha dovuto combattere: per mediocri questioni di
diritti e di interessi, per l' eredita' letteraria, che comporta anche qualche vantaggio pratico.
Il figlio di Boris la detestava; l' hanno accusata anche di essere stata al servizio del KGB per
spiare il poeta. Pasternak ha scritto: "Quanto coraggio ci vuole per recitare nei secoli, come
recita il burrone, come recita il fiume". Nelle battaglie ideologiche sono sempre le persone
che soffrono e cadono.
di Enzo Biagi
14 settembre 1995 - Corriere della Sera
[1] Nota: Richter suonò nella veglia che si svolse presso la dacia di Boris Leonidovič
Pasternak a Peredelkino; fu una veglia che durò l'intera notte del 30 Maggio (Time US.
"For the Ages, Monday, Jan. 18, 1982). Durante i funerali di Pasternak, al momento della
partenza dalla casa della sua bara scoperta, Richter suonò il "Maestoso andante, Marcia
funebre sulla morte d'un eroe", terzo movimento della Sonata op.26 no. 12 di Beethoven *
(Richter non suonò mai la Sonata op.35 di Chopin). In questa triste circostanza Richter
suonò sul pianoforte diritto di Pasternak. In The Economist del maggio 1988: "...For the
past three years a wooden dacha in the writers' encampment of Peredelkino, in the forest
outside Moscow, has charted the progress of literary glasnost in Russia. The cottage was
the summer home of Boris Pasternak, who wrote much of his poetry in a cramped study
upstairs. Downstairs in the parlour was a Bechstein piano, on which Sviatoslav Richter
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played at Pasternak's funeral in 1960..." ("Lilac blooms: Russian poet Boris Pasternak").
G.C.
[2] Vedi Times 2 Giugno 1960
[1b] Valerij Voskobojnikov fu presente alle esequie dello scrittore: ascoltò i Corali di Bach,
nella stanza che si affacciava sul giardino della dacia. Più tardi, durante la processione
verso il luogo di sepoltura, Richter diede inizio al suo ultimo, personale omaggio all'amico
Boris. Voskobojnikov, avendo ormai lasciato l'abitazione, ebbe modo molto più tardi di
parlarne con Richter stesso che gli confermò di aver eseguito la "Marcia" dalla Sonata
op.26 di Beethoven. Al funerale suonarono anche Andrej Volkonskij (Bach), Stanislav
Neuhaus (Chopin) e Maria Judina, che si esibì con due studenti del Conservatorio di Mosca
(suonarono il Trio di Ciajkovskij).
Fonte: Valerij Voskobojnikov. Novembre 2008. G.C. Nella foto: B.Pasternak viene
accompagnato nella collina di Peredelkino per la tumulazione
Pubblicato da Corrado Grandis a domenica, novembre 02, 2008
Etichette: Maria Judina, Pasternak, Valerij Voskobojnikov
http://sviatoslavrichter.blogspot.it/2008/11/olga-ivinskaja.html
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OBITUARY: Olga Ivinskaya
JEANNE VRONSKAYA WEDNESDAY 13 SEPTEMBER 1995
http://www.independent.co.uk/news/obituaries/obituary-olga-ivinskaya-1600834.html
"Lara exists," said Boris Pasternak. "I want you to meet her. Here is her telephone number .
. ."
Olga Ivinskaya was Pasternak's friend and the lover of his last 13 years, and the original of
Lara in his first novel and best-known work Doctor Zhivago, banned in the Soviet Union
but published in Italy in 1957. It was translated into English in 1958, the year he was
awarded - and had to refuse - the Nobel Prize for Literature.
They met for the first time in October 1946, in Moscow, in the editorial office of the literary
magazine Novy Mir ("New World"), where she was in charge of the new authors
department. She was 34, and Pasternak 23 years her senior, a twice married man with two
sons. They met nearly every day by Pushkin's statue in Pushkin Square, and went for long
walks around Moscow. On 4 April 1947 Pasternak declared his love, writing to her: "My
life, my angel, I love you truly." (A postscript dated 1953 adds: "This inscription is eternal
and valid for ever. And can only grow stronger.") Early in 1948 he asked her to leave Novy
Mir, as her position there was getting more difficult because of their relationship. She took
up a role as his secretary instead.
Ivinskaya - her mother's name - was partly of German-Polish descent, and born in 1912,
some 300 miles south-east of Moscow in the ancient town of Tambov. Her father was a
provincial high school teacher. In 1915 the family moved to Moscow. After graduating from
the Editorial Workers Institute in Moscow in 1936, she worked as an editor at various
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literary magazines. She had been an admirer of Pasternak's since her adolescence, attending
literary gatherings to listen to his poetry.
The late 1940s and early 1950s were paranoid years in the Soviet Union. Anyone who had
relatives abroad was in danger and Pasternak's two sisters lived in Oxford and maintained
close contact with him.
Pasternak was personally known to Stalin, who, as a Georgian, took an interest in him as a
translator of Georgian poets into Russian. According to Ivinskaya, Stalin met Pasternak in
1924 or 1925, with two other poets, Sergei Yesenin (once married to Isadora Duncan) and
Vladimir Mayakovsky. Stalin also rang Pasternak one evening in July 1934 and asked his
opinion of another poet, Osip Mandelstam (who was shortly after arrested and perished in
the gulag).
The MGB (as the KGB were then known) did not dare to arrest Pasternak, but turned on
Ivinskaya. In July 1950 she was arrested as "an accomplice to the spy". She was pregnant by
Pasternak and in the horrible conditions of a prison, interrogated day and night, she
miscarried. She was sentenced to five years in a labour camp.
Doctor Zhivago was started during the Second World War and finished in the early 1950s. It
was not a political novel, and certainly did not threaten the Soviet regime. It described the
life of a Russian doctor, whose love was Lara, in the turbulent half-century of Russian
history including the revolution and the civil war.
In 1954, at the very beginning of Khrushchev's thaw, 10 poems from Doctor Zhivago were
allowed to appear in the literary monthly magazine Znamya. By 1956 all hope of
publication of the book in the Soviet Union disappeared but it appeared in Italy the
following year published by Feltrinelli, with Ivinskaya conducting all negotia- tions on
Pasternak's behalf. Eight years later Doctor Zhivago was filmed by David Lean, with Omar
Sharif as Zhivago and Julie Christie as Lara.
In 1958 Pasternak was awarded the Nobel Prize for Literature, the Nobel committee citing
his "important achievement both in contemporary lyrical poetry and in the field of the great
Russian epic tradition". The Nobel academy's permanent secretary, Anders Oesterling,
compared Doctor Zhivago to Tolstoy's War and Peace and referred to the book's "pure and
powerful genius". He said that the award was in honour of Pasternak's courage in producing
a work of such independence "above all political party frontiers and . . . anti- political in its
entirely humane outlook".
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Under pressure from the Soviet government Pasternak refused the prize, but the official
campaign against him continued, accelerating his death two years later in 1960.
After Pasternak's death Ivinskaya was arrested for the second time, this time with her
daughter Lyudmila Yemelianova (by her first husband, Ivan Yemelianov, who hanged
himself in 1939). She was accused of being Pasternak's link with Western publishers in
dealing in hard currency for Doctor Zhivago. The Soviet press set out to blacken her
reputation. In January 1961 Radio Moscow made broadcasts in Italian, German and English
accusing Ivinskaya of swindling Pasternak's rightful heirs, and of accepting shipments of
roubles and dollars smuggled past customs.
Within a few months Western newspapers stopped protesting about her arrest, and the
Soviet government quietly released them, Lyudmila after one year, in 1962, and Olga
Ivinskaya in 1964. She returned to her flat in Moscow, in a council block in Potapov Street.
All Pasternak's letters to her and other manuscripts and documents had in the meantime
been seized by the KGB.
Olga Ivinskaya was rehabilitated only under Gorbachev in 1988, when she was already half-
blind and frail. By law the KGB were obliged to return everything they had taken from her.
But her efforts to regain Pasternak's letters to her were blocked by Pasternak's daughter- in-
law, Natalya, the widow of Leonid Pasternak. Several years of litigation came to nothing as
the Russian Supreme Court ruled against her on the ground that "there was no proof of
ownership" and "papers should remain in the state archive". Her protest to Boris Yeltsin
about violations of her rights as a citizen which made her reha- bilitation "useless" did not
help, either.
In her last years she lived in a one-room apartment with her son Dmitry Vinogradov (by her
second marriage to Alexander Vinogradov, who was killed in 1943 at the front). In 1978 her
memoirs were published in Paris in Russian. They were translated into all the main
European languages, and appeared in English under the title A Captive of Time.
Olga Vsevolodovna Ivinskaya, writer, editor: born Tambov 27 June 1912; married 1936
Ivan Yemelianov (died 1939; one daughter), 1941 Alexander Vinogradov (died 1943; one
son); died Moscow 8 September 1995.
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http://www.marilynztomlins.com/articles/boris-pasternak-olga-ivinskaya-sitting-on-a-stick-
doctor-zhivago/
In 1978 the memoirs of Olga Ivinskaya – A CAPTIVE OF TIME : MY YEARS WITH
PASTERNAK was published in London by Collins and Harvill Press. It was translated from
the Russian by Max Hayward. Pasternak had died in 1960.
http://www.marilynztomlins.com/articles/boris-pasternak-olga-ivinskaya-sitting-on-a-stick-
doctor-zhivago/
Obituaries
Olga Ivinskaya, 83, Pasternak Muse for 'Zhivago'
Published: September 13, 1995
http://www.nytimes.com/1995/09/13/obituaries/olga-ivinskaya-83-pasternak-muse-for-
zhivago.html?pagewanted=print&src=pm
Olga Ivinskaya, the inspiration for Boris Pasternak's tragic Russian love story, "Doctor
Zhivago," died on Friday in Moscow. She was 83.
Her family said Mrs. Ivinskaya had been suffering from cancer for the last year. She was
buried today in a church in central Moscow in a religious service.
Mrs. Ivinskaya's life was as troubled and complicated as Lara -- her namesake in Pasternak's
famous epic set in the turbulent years after the Russian revolution in 1917.
Born on June 16, 1912, in the central Russian city of Tambov, she had been married twice
and was considered a great beauty when she met Pasternak in 1946. An editor at the Novy
Mir literary magazine at the time, she became romantically involved with Pasternak, whose
work was considered anti-Soviet by Stalin, and continued the affair with him until his death.
In 1948 Pasternak began work on "Doctor Zhivago," which was to win him the Nobel Prize
in Literature a decade later. But in 1949, Mrs. Ivinskaya was arrested and sentenced to five
years in prison in what was seen as an attempt to press Pasternak to give up writings critical
of the Soviet system. At the time, she was carrying Pasternak's child. The baby died in the
prison camp.
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In "A Prisoner of Time," Mrs. Ivinskaya's memoirs that were published abroad when she
turned 60, she describes that imprisonment. In her dedication to Pasternak, she wrote: "The
greater part of my conscious life has been devoted to you -- and what is left of it will also be
devoted to you."
She was released in 1953 after Stalin's death. But she was sent to the gulag again in 1960,
after Pasternak's death, and served four years of an eight-year sentence, apparently to punish
her for the relationship. Only in 1988 was Mrs. Ivinskaya finally "rehabilitated," in
Gorbachev's increasingly liberal Soviet Union.
But her trials were still not over. Her later years were blighted by a struggle with the Soviet
and later the Russian authorities to regain the love letters and poems Pasternak had written
to her, which were snatched when the K.G.B. ransacked Mrs. Ivinskaya's apartment after his
death.
She then became locked in an even more bitter battle with Pasternak's family for the works,
which include part of the manuscript for "Doctor Zhivago" and an unfinished play.
But family scandals have not daunted Russia's love for the writer's most famous love story.
The 1965 film "Doctor Zhivago," an epic drama starring Omar Sharif and Julie Christie and
the sad strains of "Lara's theme," was screened in Moscow for the first time last year.
Thousands of visitors and tourists make the pilgrimage every year to his country house in a
village near Moscow where the love affair was carried on in secret.
A reporter on NTV, the independent television channel here, today compared Mrs.
Ivinskaya's role to that of other famous muses for Russian writers. "As Pushkin would not
be complete without Anna Kern, and Yesenin would be nothing without Isadora, so
Pasternak would not be Pasternak without Olga Ivinskaya, who was his inspiration for
'Doctor Zhivago.' "
http://www.nytimes.com/1995/09/13/obituaries/olga-ivinskaya-83-pasternak-muse-for-
zhivago.html?pagewanted=print&src=pm
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Lara - my years with Boris Pasternak
Trailer · Background Material · Pictures · Official Site
directed by: Jurai Herz
starring: Olga Ivinskaja
produced by: Karel Dirka
genre: Documentary
narrated by: Maximilian Schell
running time: 85 minutes
Winner Bavarian Film Award - Best Documentary
A documentary on Boris Pasternak, author of the best-selling novel DOCTOR ZHIVAGO,
and Olga Ivinskaja, the love of his life.
Few love stories have touched as many hearts as that of Dr. Zhivago and Lara, the story of
one of the 20th century’s best-sellers and of an award-winning movie. This documentary
recounts the life and love of Olga Ivinskaya for Boris Pasternak from the first time they met
in 1947 to his death on 30 May 1960. Boris Pasternak leaves a literary memorial to her with
the character of “Lara” in Doctor Zhivago. Pasternak spent the most productive period of
his life with Olga. The film is a search for the traces of an epochal encounter, of a love
irrevocably intertwined with peril and loss.
(C) 2010 - All rights reserved
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Sei in: Archivio > La Repubblica > 1995 > 06 > 03 > FANGO SU LARA
FANGO SU LARA
Mosca - E' un prezzo altissimo per un amore, sia pur cocente ed eterno, unico e irripetibile
come quello tra il Dottor Zivago e la sua Lara, tra Boris Pasternak e Olga Ivinskaja.
Perseguitata tutta la vita dal regime, ricattata dal Kgb, reclusa due volte nei gulag ai lavori
forzati, e poi condannata alla solitudine dopo la morte dell' uomo amato, ignorata dalla
famiglia ufficiale, derisa dagli amici comuni, come un' avventuriera. E ora, all' età di 83
anni, nel suo piccolo appartamento nel centro di Mosca, Olga Ivinskaja deve affrontare
forse il dramma più grave, l' accusa più dura: quella di essere stata una spia del Kgb, di aver
usato l' amore del famoso scrittore per manipolarlo, per carpire i suoi segreti e venderli alla
polizia segreta dell' Urss. E' stato il quotidiano moscovita Moskovskij Komsomolets a dar
voce, ieri mattina, alla clamorosa rivelazione, nascosta tra le righe di un innocuo trafiletto
sull' eredità culturale di Boris Pasternak. E subito ha scatenato a Mosca un putiferio di voci,
illazioni e supposizioni. E' difficile credere che una donna come Lara, la cui storia d' amore
ha fatto sognare il mondo intero nelle pagine struggenti del Dottor Zhivago, una donna che
ha dovuto subire per ben due volte la reclusione nei gulag sovietici, fosse in realtà una spia
al soldo del Kgb. E qualcuno sospetta un grande intrigo - di cui la famiglia ufficiale e i
dirigenti dell' archivio letterario russo non possono essere ignari - per privarla
definitivamente dei diritti sui documenti e gli studi di Pasternak, nonchè sull' epistolario
privato tra lo scrittore e lei, che ne fu amante, amica, confidente e segretaria. La storia è
presto detta. Nel 1960, subito dopo la morte di Pasternak, Olga Ivinskaja fu arrestata dalla
polizia segreta con l' accusa di traffico di valuta, per aver percepito direttamente, eludendo i
controlli dell' Unione Scrittori, una parte dei diritti d' autore del Dottor Zhivago, pubblicato
in Italia da Feltrinelli. Al momento dell' arresto, il Kgb requisì dalla sua abitazione tutte le
carte e i documenti d' archivio che erano appartenuti a Pasternak e li consegnò all' archivio
letterario centrale. All' epoca si trattava solo di un valore letterario, culturale e, certamente,
sentimentale. Oggi, nel pieno della marcia verso il mercato, dopo la completa riabilitazione
di Pasternak, del Dottor Zhivago e della stessa Olga Ivinskaja, quei documenti hanno anche
un enorme valore materiale, giacchè giornalisti, storici e archivisti di tutto il mondo stanno
cercando da anni di ficcarci il naso, disposti a pagare cifre anche molto alte. Una stima
approssimativa, fatta in tribunale dagli specialisti russi, dice che il valore di questi
documenti ammonta a circa un milione di dollari. Ma lei, la piccola Lara, che nella vita di
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tutti i giorni Pasternak chiamava semplicemente Olja, a 83 anni suonati non sente più l'
attrazione del denaro. Il carteggio fissa sulla carta momenti irripetibili, stralci di un passato
che fu travagliato e al tempo stesso intenso e felice, ormai sepolto nella memoria. C' è il
testo manoscritto del Dottor Zhivago con la dedica fatta alla giovane Olga, forse non così
bella come la Julie Christie del film, ma giovane e coraggiosa, con la sua lunga treccia
bionda. E ci sono le confidenze scambiate tra le mura della piccola dacia di Peredelkino
dove Pasternak andava a trovarla ogni giorno, dopo aver trascorso la notte nella casa
coniugale. Olga Ivinskaja sta lottando da tempo per ottenere la restituzione degli archivi e
nel frattempo ha chiesto e ottenuto che alcuni dossier, strettamente personali, non vengano
dati in pasto alla stampa. Per superarla in questa battaglia, ormai, ci sono poche carte da
giocare. La più forte potrebbe essere quella di screditare la sua immagine pubblica,
presentandola al mondo e ai tribunali russi come una persona indegna di tanto onore. E,
infatti, durante l' ultima udienza della corte chiamata a decidere sui fatti, la famiglia di
Pasternak e l' avvocato degli archivi centrali hanno chiesto di rendere pubblici i verbali dei
suoi interrogatori nel 1949 e nel 1960 per dimostrare, carte alla mano, il "ruolo nefasto e
cospirativo" giocato da Olga Ivinskaja nei confronti del famoso scrittore. A sostegno della
propria richiesta, l' avvocato ha fornito alcune prove, come le lettere inviate dalla prigione a
Krusciov e poi a Breznev, in cui la Ivinskaja giurava di aver "sempre servito il regime,
facendo la volontà del partito e del Kgb, affinchè Pasternak non cadesse in errore". Bisogna
conoscere molto bene e molto da vicino la Russia per capire quanto vile sia questa accusa.
Questo è un paese di fughe, di repressioni e violenze, dove ognuno, nel corso dei secoli, ha
pagato prezzi carissimi alla sopravvivenza. Quanta gente ha fatto finta di collaborare col
Kgb per salvare se stessa o i suoi cari dalla morte e dalla persecuzione? E non fu lo stesso
Pasternak a rinunciare al Premio Nobel per la letteratura pochi mesi prima di morire, perché,
racconta Olga, "lo minacciarono, e se avesse accettato il premio lo avrebbero costretto ad
abbandonare il paese e, forse, avrebbero preso anche me"?
di FIAMMETTA CUCURNIA - 03 giugno 1995 25 sez. CULTURA
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/06/03/fango-su-lara.html
Sei in: Archivio > La Repubblica > 1997 > 11 > 29 > ZIVAGO TRADITO, LARA LO S...
ZIVAGO TRADITO, LARA LO SPIAVA
MOSCA - E' stata una delle storie d' amore più belle e struggenti del nostro secolo, quella
tra Boris Pasternak e Olga Ivinskaja, il Dottor Zivago e la sua Lara. Una storia di quelle
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uniche e irripetibili che scaldano il cuore, vissuta contro tutti e malgrado tutto, tra baci e
repressioni, carezze e lavori forzati, segreti sospiri e l' ostilità dell' universo mondo. Da
tempo i due protagonisti di questa storia non sono più tra noi. E ora, mentre si avvicina il
giorno della sentenza per l' attribuzione dell' eredità del grande scrittore, i verbali dell'
inchiesta condotta dalle autorità si abbattono come una scure sul ricordo di Olga Ivinskaja,
tentando di distruggerne definitivamente l' immagine. Utilizzando i documenti
evidentemente messi a disposizione dai legali della famiglia legittima di Boris Pasternak, il
quotidiano Moskovskij Komsomoletz descrive oggi una Lara inedita e incredibile, una
donna senza emozioni e senza amore, senza nessuna grandezza, al soldo del Kgb e
ferocemente attaccata al denaro. D' un tratto, è come se le lunghe reclusioni nei gulag, i
ricatti, le persecuzioni e la solitudine cui fu condannata dopo la morte di lui non ci fossero
state. D' un tratto, Lara è una strega.
Tra qualche giorno, il tribunale dei vivi dirà la sua verità e forse cancellerà per sempre un
sogno anche dai nostri cuori. Non saranno gli eredi, in lotta tra loro con tutte le forze per un
archivio da un milione di dollari a ristabilire l' onore dei loro cari. La verità vera se la son
portata via per sempre, e giace con loro, nelle loro tombe. Il Moskovskij Komsomoletz si
schiera totalmente dalla parte della famiglia di Boris Pasternak. Con dovizia di particolari e
di pettegolezzi, spiega che Olga Ivinskaja altro non è che un impostore, e mai fu amante,
amica e confidente dello sfortunato scrittore russo.
"E' stata lei stessa ad inventare e mettere in giro la mitica storia dei loro rapporti", scrive il
giornale. E lo avrebbe fatto soprattutto per denaro. "Nel marzo del 1960 la Ivinskaja
incaricò sua figlia di incontrarsi nell' ufficio postale centrale con la signora italiana Mirella
Garritano per ricevere una valigia contenente 180mila rubli", che a quei tempi erano una
fortuna. Poi "nell' agosto del 1960 lei e sua figlia ricevettero da due turisti italiani, i signori
Benedetti, 500 mila rubli fatti entrare clandestinamente in Urss". E il giornale precisa ancora
che tra le lettere ritrovate nell' epistolario dell' archivio ce ne sono alcune firmate dall'
editore italiano Feltrinelli in cui questo si impegnava a versare alla Ivinskaja anche in futuro
parte dei diritti d' autore di Pasternak, purché lei avesse distrutto tutte le prove di questi
pagamenti per impedire che cadessero in mano delle autorità. Ma soprattutto, il giornale
riporta stralci di lettere che la Ivinskaja scrisse a Krusciov e poi a Breznev, dichiarando di
"aver fatto tutto ciò che era possibile per limitare gli incontri di Pasternak con gli stranieri" e
di aver "sempre servito il regime, facendo la volontà del partito e del Kgb affinché lui non
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cadesse in fallo, anche quando, in un momento di debolezza, voleva lasciare il paese". Per l'
autrice dell' articolo, questa è la prova provata: lei era una spia, una serpe in seno. L' uomo,
si sa, ha la memoria corta. Eppure almeno i russi dovrebbero ancora sapere quanto costa a
volte sopravvivere, e quanta gente si è barcamenata, magari facendo finta di collaborare, in
un paese di violenze e repressioni, un paese duro come la Russia.
Fiammetta Cucurnia - 29 novembre 1997 16 sez. MONDO
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/11/29/zivago-tradito-lara-lo-
spiava.html
http://topics.time.com/boris-pasternak/
Books: The Other Lara - By Patricia Blake Monday, Mar. 06, 1978
A CAPTIVE OF TIME by Olga Ivinskaya Translated by Max Hayward Doubleday; 462
pages; $12.50
When Boris Pasternak and Olga Ivinskaya fell in love in 1946, Stalin was preparing his
second assault against the Russian intelligentsia. Ivinskaya became the beleaguered poet's
lifeline. By his own account, she was the inspiration for Lara in his novel Doctor Zhivago.
She was his typist, his collaborator on translations and his business manager. While the
unworldly poet remained on the sidelines, he delegated her to deal with hostile Soviet
bureaucrats and, later, with the foreign publishers of...
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