Download - «Non sono io il rapinatore Lì prendevo solo le sigarette» · quattro impronte: due sono compatibili con quelle di Peco-ra, le altri due non hanno suffi-cientipuntidicontatto. Pecora

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www.gazzettino.itVenerdì 11 Gennaio 2019

IL COLPOP O R D E N O N E «Non sono stato io,mai fatto rapine in vita mia». Ne-ga tutto Michele Pecora, 36ennedi Cordenons sottoposto alla mi-sura cautelare degli arresti do-miciliari perchè sospettato di es-sere l’autore del colpo alla Ta-baccheria Santarossa di via Udi-ne, un’azione che risale al 25 set-tembre scorso. Ieri si è sottopo-sto all’interrogatorio di garan-zia e ha risposto a tutte le do-mande poste dal gip Monica Bia-sutti, che ha firmato il provvedi-mento cautelare eseguito duegiorni fa dalla Squadra Mobile.Accanto aveva il suo difensore,l’avvocato Luca Spinazzè.

Pecora è stato indagato dopoche la polizia Scientifica ha tro-vato le sue impronte digitali sul-la copertina di una rivista pati-nata esposta sul bancone dellatabaccheria. L’impianto di vi-deosorveglianza ha ripreso larapina. L’autore è entrato indos-sando un casco integrale, il vol-to avvolto da una sciarpa rossa euna giubbetto di jeans. Impu-gnava una pistola che i testimo-ni hanno riconosciuto come ungiocattolo e che puntava nervo-samente sia verso titolare che

stava alla cassa sia verso alcuniespositori, dietro ai quali c’eral’altro tabaccaio. Dai filmati sinota che appoggia più volte lamano sinistra sulla rivista. E sul-la copertina sono state trovatequattro impronte: due sonocompatibili con quelle di Peco-ra, le altri due non hanno suffi-cienti punti di contatto.

Pecora sostiene che nella ta-baccheria di via Udine è andatodiverse volte a prendere le siga-rette, ma è passato troppo tem-

po, non ricorda se il 25 settem-bre era da quelle parti e magariandato in tabacchino e ha ap-poggiato la mano sulla rivistaprima che il rapinatore entrassein azione. Un altro indizio ri-guarda la sua macchina, unaFiat Punto bianca su cui è salitoil rapinatore e di cui un testimo-ne è riuscito a memorizzare al-cuni numeri di targa. I poliziottierano risaliti proprio alla FiatPunto di Pecora, ma lui si difen-de: «L’avevo data in prestito a

un amico». Amico che adessonon conferma la versione. «Cre-do che l’episodio adesso debbaessere ricostruito anche sullabase delle dichiarazioni del mioassistito - spiega l’avvocato Spi-nazzè - Anche perchè, quando èstato perquisito nell’immedia-tezza della rapina, la polizia nonha trovato nè casco, nè sciarparossa, nè il giubbino che il rapi-natore indossava».

Cristina Antonutti© RIPRODUZIONE RISERVATA

`Discussi i ricorsial Riesame di TriesteVerbali contestati

RAPINA Il 36enne sospettato di essere l’autore del colpo alla tabaccheria di via Udine nega di aver mai avuto un casco e una sciarpa rossa

IL RICORSOT R I E S T E Le misure cautelariper le “estorsioni croate” agliex collaboratori della VeniceInvestment Group sono otto,ma soltanto due sono le posi-zioni su cui è chiamato a espri-mersi il Tribunale del Riesa-me di Trieste. Alcuni indagatiieri hanno rinunciato al ricor-so. Soltanto le difese del porto-gruarese Fabio Gaiatto, 43 an-ni, e di Francesco SalvatorePaolo Iozzino (56) di Resana(Treviso) hanno discusso con-testando la sussistenza deigravi indizi, chiedendo l’esclu-sione dell’aggravante del me-todo mafioso e lamentandodelle incongruenze nelle testi-monianze delle vittime. «Neiverbali di sommarie informa-zioni assunti a maggio 2018 -spiega l’avvocato Guido Gal-letti, che difende Gaiatto - lepresunte vittime parlano diun clima acceso, non fanno ri-ferimento a condotte estorsi-ve. Le stesse persone, sentitetra settembre e ottobre 2018, adistanza di pochi mesi carica-no le loro testimonianze, tan-to che attribuiscono a Gaiattoil gesto del segno della crocerivolto a due ex collaboratoridi Venice Investment e accom-pagnato dalla frase “siete duemorti che camminano”. Circo-stanza che non è mai avvenu-ta».

Se Gaiatto nega di aver mi-nacciato la commercialistacroata e gli ex collaboratori aPola, Iozzino continua a di-chiararsi estraneo alle accuse.

Il suo difensore - l’avvocatoMassimo Bissi, che in occasio-ne del primo riesame sullamega truffa di Venice difeseGaiatto - ieri ha insistito sullanon configurabilità del reatodi estorsione. «Al massimo sipuò parlare di esercizio arbi-trario delle proprie ragioni -ha specificato - Iozzino non hamai minacciato nessuno enon ha mai millantato di ap-partenere al clan dei Casalesi,con i quali non ha mai avuto ache fare». Anche Bissi rilevadiscrepanze tra i verbali asommarie informazioni residalle vittime a maggio e quellidatati settembre e ottobre.«Nei primi verbali si parlavasoltanto di persone con accen-to campano, altro che clan deiCasalesi, di cui si parla soltan-to a distanza di mesi», osser-va.

Entrambi i difensori hannoinoltre contestato il fatto chenon sono state assunte le testi-monianze di avvocati e notaiocroati presenti agli incontri aPola. Il Tribunale del Riesa-me, presieduto dal giudice En-zo Truncellito, si è riservato ladecisione. Se il ricorso doves-se essere respinto, Gaiatto eIozzino resteranno nel carce-re di massima sicurezza diTolmezzo, dove finora non sisono mai incontrati, perchèhanno il divieto di avere con-tatti.

C.A.© RIPRODUZIONE RISERVATA

TRIBUNALEP O R D E N O N E «Lancio da qui il mioappello alle istituzioni perché cisia una maggiore perequazionenell’assegnazione delle risorse.Non è possibile che il Tribunaledi Pordenone, che ha competen-ze specifiche anche per il Porto-gruarese, disponga di un magi-strato ogni 20mila abitanti quan-do a Udine, invece, il rapporto èdi uno a 14mila». Anno nuovoproblemi vecchi: le carenze di or-ganico con le quali si trova anco-ra a dover fare i conti il palazzodi giustizia di Pordenone sonotutt’altro che superate. Così ierimattina Lanfranco Maria Tena-glia, presidente del Tribunale,ha fatto sentire nuovamente lasua voce. Questa volta nel corsodella cerimonia di inaugurazio-

ne del defibrillatore donato daFriulovest Banca al Tribunalestesso.

L’operazione si è inserita nelpiù ampio progetto “Abbiamo acuore il tuo cuore” dell’istituto dicredito, che ha previsto l’installa-zione di defibrillatori automaticinelle filiali della banca e in nu-merose altre località delle pro-vince di Pordenone e Udine, do-ve Friulovest opera. L’iniziativasi pone l’obiettivo di creare unarete di Comuni e territori cardio-protetti per estendere la culturadel primo intervento laico in ca-so di arresto cardiaco. Poche esemplici azioni possono, infatti,salvare la vita di una persona. Ildefibrillatore semiautomaticoesterno, installato all’ingressodel Tribunale permetterà a per-sonale non sanitario, adeguata-mente addestrato, di effettuare

con sicurezza le procedure di de-fibrillazione esonerandolo dalcompito della diagnosi, che è ef-fettuata dall’apparecchiatura

stessa. In caso di arresto cardia-co improvviso, un intervento diprimo soccorso tempestivo eadeguato contribuisce a salvare

fino al 30 per cento in più dellepersone colpite. «Questa è un’ul-teriore tappa di potenziamentodel nostro progetto - ha afferma-to Lino Mian, presidente di Friu-lovest Banca - . Sono ormai unacinquantina i dispositivi che so-no stati donati in un territorio va-stissimo tra il Friuli Occidentale,il Codroipese e il Sandanielese.La cultura della prevenzione èda sempre del nostro Dna, comein quello della nostra Mutua Cre-dima. Non ci fermeremo alla so-la donazione dell’apparecchiatu-ra: la nostra campagna promuo-ve anche la fondamentale forma-zione dei volontari, per allargarequanto più possibile la plateadelle persone in grado di utilizza-re questi dispositivi salva-vita».

Alla cerimonia di ieri mattina,oltre a Tenaglia e al presidente diFriulovest, erano presenti anche

Giorgio Simon, direttore genera-le dell’Azienda sanitaria 5 delFriuli Occidentale, e il sindacoAlessandro Ciriani. Entrambi-hanno confermato l’importanzadi disporre di aree sempre piùcardioprotette e di personale lai-co che, attraverso specifici corsi,siano in grado di utilizzare i defi-brillatori al momento del biso-gno.

Alberto Comisso© RIPRODUZIONE RISERVATA

`Interrogato il 36enne di Cordenons«Mai fatto una cosa simile in vita mia»

`La sera del colpo nella tabaccheriaaveva prestato la macchina a un amico

I DUE INDAGATIIN MISURA CAUTELARENEL CARCEREDI TOLMEZZOHANNO IL DIVIETODI AVERE CONTATTI

ALL’ESTERNODEL TRIBUNALEUN’AREACARDIOPROTETTAGRAZIE AL PROGETTODI FRIULOVEST BANCA

Ricercato da quattro anni,Silvano Ius, 64enneoriginario di Zoppola, è statoarrestato la mattina del 9gennaio a Bors, inTransilvania. Ius è statocontrollato al confine traRomania e Ungheria. Quandohanno inserito il suo nomenella banca dati, i poliziottidella frontiera hannoscoperto che era latitante.Deve scontare due anni, penainflitta dal Tribunale diPordenone nel 2012 per la

bancarotta fraudolenta dellaPrimest Srl, società fallitanell’aprile del 2007. La penaera da tempo diventatadefinitiva: l’ordine dicarcerazione risale al 2014.Ius aveva chiesto una misuraalternativa, ma non era statoin grado di fornire undomicilio e il Tribunale disorveglianza aveva respintola sua istanza. Da quelmomento se ne erano perse letracce. Un mandato d’arrestoeuropeo, assegnato dalla

Procura di Pordenone allaSquadra Mobile, ha di fattoriattivato le ricerche. Ius siera stabilito in Romania . Ed èmentre tentava di entrare inUngheria che è statoarrestato. Adesso saràavviata la procedura diestradizione e nelle prossimesettimane il 64enne verràconsegnato alle autoritàitaliane. È in Italia, infatti, chedovrà scontare la pena.

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In Romania dopo la bancarotta, latitante arrestato

La cattura

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Estorsioni croate«Gaiatto non feceil segno della croce»

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DONAZIONE Taglio del nastro per la stele con il defibrillatore

Pordenone

«Non sono io il rapinatoreLì prendevo solo le sigarette»