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26 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 15 SETTEMBRE 2019

O gni giorno che passa, silen-ziosamente, l’intelligenzaartificiale (AI) penetra innuovi settori. Non si trattapiù soltanto di riconosci-

mento vocale e di immagini o degli as-sistenti virtuali che conoscono così be-ne i nostri gusti da condizionare, im-placabilmente, le nostre scelte. Sonoormai uscite dalla fase pionieristicaapplicazioni di AI per la medicina, l’ot-timizzazione della produzione, marke-ting e comunicazione di massa. Per ap-profondire il fenomeno «la Lettura» haorganizzato un dialogo fra due scien-ziati molto conosciuti: Guido Tonelli,fisico del Cern e professore dell’Univer-sità di Pisa, che ha pubblicato di recen-te il saggio Genesi (Feltrinelli), e Mar-cus du Sautoy, matematico e professo-re all’Università di Oxford, ospite diPordenonelegge e autore del libro ap-pena uscito Il codice della creatività(Rizzoli), uno dei massimi espertimondiali di intelligenza artificiale. La conversazione parte proprio dal con-cetto stesso di AI.

MARCUS DU SAUTOY — Penso cheAlan Turing sia stato il primo a ipotiz-zare questo: se si può replicare il fun-zionamento del nostro cervello con uncomputer, riusciremo a comprenderemeglio la nostra stessa intelligenza.Ma fin dall’inizio fu chiaro che il cer-vello umano è un sistema molto com-plicato di neuroni e sinapsi. Oggi pen-so ci sia un modo migliore di tradurrele due lettere AI. Personalmente nonuserei il termine intelligenza artificia-le, parlerei piuttosto di intelligenza al-ternativa o aumentata. Il mondo chevediamo emergere dai tentativi più re-centi di costruire macchine intelligentiè una forma di intelligenza simile peralcuni tratti a quella degli umani, mamolto diversa per altri aspetti, e questo

può essere interessante da studiare.Senza contare i vantaggi che può por-tare il suo utilizzo nei campi più svaria-ti, come la più moderna ricerca di fisi-ca delle alte energie.

GUIDO TONELLI — Tecniche di Ma-chine Learning sono utilizzate ormaicorrentemente nell’analisi dei dati diLhc, l’acceleratore di particelle delCern. Si tratta di modelli di apprendi-mento per le macchine che sono ispi-rati alla struttura e al funzionamento della mente umana. La complessità de-gli eventi e l’elusività dei segnali ricer-cati ci hanno costretto ad adottare datempo software adattabili. Sono ormaidiventati routine metodi che permet-tono ai computer di imparare a isolare

L’inaugurazione ufficiale di Pordenonelegge sarà l’incontro Il punto cieco. Storia dei libri che ho amato, con lo scrittore spagnolo Javier Cercas (Ibahernando, 1962): l’autore di opere come Il punto cieco, Soldati di Salamina e Il sovrano delle ombre (tutti editi da Guanda) parlerà dei suoi libri preferiti e della magia della letteratura, mercoledì 18 settembre al Teatro Verdi, in un incontro presentato da Alberto Garlini (ore 18.30).

L’inaugurazione con Javier Cercas

Libri.

Narrativa, saggistica, poesia, ragazzi, classifiche (

Intelligenza artificiale?No, meglio alternativa

conversazione di GUIDO TONELLI con MARCUS DU SAUTOY

Marcus du Sautoy è un matematico inglese, docentea Oxford. In Friuli presenta il nuovo saggio sulle origini (umane) della creatività e sulle possibilità (creative) della tecnica. Qui discute con il fisico del Cern, Guido Tonelli. L’AI è un’alleata, all’AI non si può delegare tutto

pattern o ricorrenze nei dati simulati e,una volta completato l’addestramento,a cercare simili regolarità o correlazio-ni nei dati sperimentali. Il software flessibile, che impara a correggere glierrori, si è dimostrato di gran lungapiù efficiente dei programmi rigidi eimmodificabili che usavamo fino a po-chi anni fa. Più recente è l’adozione disistemi di Deep Learning, cioè di reti neurali artificiali, progettate apposita-mente per emulare il funzionamentodella mente umana e che sono basatesu software e hardware entrambi adat-tabili, ma richiedono enormi risorse dicalcolo. Certo, le attività umane di tipocreativo sono il terreno di sfida princi-pale per le forme più avanzate di AI,

anche se forse il termine creatività ètroppo generico.

MARCUS DU SAUTOY — La creativi-tà è l’impulso a trovare qualcosa dinuovo, di sorprendente, cui viene rico-nosciuto valore. Nel libro distinguo fratre forme diverse di creatività. Ripren-do la suddivisione introdotta dalla scienziata cognitiva Margaret Boden,che parla di creatività esplorativa,combinatoria e trasformativa. La crea-tività esplorativa riguarda il prendere qualcosa che c’è già ed esplorare i suoiconfini esterni, estendendo i limiti delpossibile, ma senza violare i vincoli po-sti dalle regole. Un esempio famosissi-mo è Bach che è il culmine di un viag-gio in cui si erano imbarcati i composi-tori barocchi al fine di esplorare le to-nalità intrecciando assieme vocidifferenti. La Boden ritiene che il 97%della creatività umana si manifesti nel-l’esplorazione. La seconda forma dicreatività ha a che fare con la combina-zione. Si pensi a Zaha Hadid, che hacombinato le sue conoscenze architet-toniche con il suo amore per le formepure del pittore russo Kazimir Malevicper creare uno stile unico di edificicurvilinei. La terza forma di creativitàmenzionata dalla Boden è quella più misteriosa ed elusiva: la creatività tra-sformativa, un’espressione che descri-ve quei rari momenti che cambianocompletamente le regole del gioco.

GUIDO TONELLI — Mi sembra inte-ressante approfondire il ruolo che puòsvolgere l’AI in queste tre diverse formedi creatività.

MARCUS DU SAUTOY — Il computersi adatta molto bene alla creatività esplorativa. È facile fare imparare a uncalcolatore le regole di un certo siste-ma e programmare il software in ma-niera che queste regole siano spinte alsuo limite estremo. Ne può nascerequalcosa di totalmente banale o di as-solutamente straordinario, ma occorrericordare che sarà sempre la comunità

Pordenonelegge

Sette paroleper definireil futuroche ci (a)spettadi CECILIA BRESSANELLI

i

MARCUS DU SAUTOYIl codice della creatività.

Il mistero del pensieroumano al tempo

dell’intelligenza artificialeTraduzione di Daniele Didero

RIZZOLIPagine 400, e 20

L’autoreIl matematico inglese

Marcus du Sautoy (Londra,1965; in alto) è docente aOxford, dove ha sostituito

Richard Dawkins nella caricadi Simonyi Professor.

Autore di numerosi libri didivulgazione, ha scritto

bestseller come L’enigma deinumeri primi e Ciò che non

possiamo sapere (Rizzoli) eCome contare fino a infinito

(Bollati Boringhieri)L’appuntamento

Sabato 21 settembre, du Sautoy sarà al Palazzo

della Provincia per l’incontroIl codice della creatività. Il

mistero del pensiero umano altempo dell’intelligenza

artificiale; con Massimo Cirri(ore 11.30)

me quello che Pordenonelegge ha pen-sato per l’anniversario: Sette parole per i prossimi 20 anni. Al centro proprio le parole: ne sono state scelte sette che definiscono il presente ma che possono essere proiettate verso il futuro. Sono razza, paura, bellezza, sessualità, amici-zia, mito, musica. A interpretarle saran-no, nella giornata di venerdì 20, Guido Barbujani, Beatrice Masini e Simona Vinci, Antonia Arslan, Lucetta Scaraffia, Marcello Fois e Franco La Cecla, Elisa-betta Moro e Carlo Boccadoro.

Per l’edizione del ventennale — a cuisono dedicate queste otto pagine de «la

Lettura» — arriveranno a Pordenone oltre 600 ospiti. A inaugurare la rasse-gna sarà, mercoledì 18, lo scrittore spa-gnolo Javier Cercas. Poi arriverà l’autrice premio Nobel Svetlana Aleksievic che sabato 21 (Teatro Verdi, ore 18.30) rice-verà il Premio Crédit Agricole FriulAdria «La storia in un romanzo 2019» e riflet-terà sul legame tra romanzi e storia.

Oltre 65 gli autori che presenterannole loro novità: Ildefonso Falcones (che firma un testo a pagina 10 di questo numero de «la Lettura»); e, tra i tanti, Tahar Ben Jelloun, Francesco Guccini, David Szalay, Michela Murgia, Corrado

«V ent’anni tra le righe»,tra le lettere, le pagi-ne dei libri, le parole.Pordenonelegge, «laFesta del libro con gli

autori», è giunta al traguardo della ven-tesima edizione. Da mercoledì 18 a do-menica 22 settembre, la rassegna a cura di Gian Mario Villalta (direttore artisti-co), Alberto Garlini e Valentina Gaspa-ret, torna nella città friulana per raccon-tare il mondo e dare spazio alle voci e al confronto attraverso le parole. In scena cinque giorni di incontri, dibattiti, le-zioni magistrali e progetti speciali. Co-

Il romanzo Ian McEwan racconta la convivenza (inevitabile, già qui e ora) tra macchine e umani

di MARCO VENTURA

Charlie si chinae per congedarsibacia il robotsulle labbra

I nanimato, Adam è steso sul tavoloin acciaio del laboratorio. Negliultimi mesi Charlie ha condivisocon lui gioie e dolori. Adesso nonsa come congedarsi. Poi, siccome,

«il corpo sa che cosa fare prima che lo sappia la mente», si china e bacia il ro-bot «sulle labbra morbide e anche trop-po umane».

Il romanzo di Ian McEwan appena uscito in Italia (Macchine come me, Ei-naudi) mette scienza e tecnologia delle macchine dentro la vita reale. Ne raccon-ta la possibilità attraverso la storia di Charlie e Miranda, una coppia inglese, e del loro compagno Adam, robot di ulti-ma generazione, non distinguibile da un vero uomo mentre cammina per strada, fa acquisti, conversa. Narrata, in una storia di vita, diventa realistica la convi-venza tra esseri umani e macchine. Si fa concreta la terza via suggerita dagli esperti, non una macchina mera esecu-trice, né una macchina sostituiva del-l’uomo, ma uomini, donne e macchine che «collaborano» tra loro.

Mentre tira il lettore nella trama, IanMcEwan va oltre la formulazione di do-

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DOMENICA 15 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 27

Augias, Mario Calabresi, Luciano Canfo-ra, Mauro Corona e Matteo Righetto. Tra gli ospiti anche Mauro Covacich e An-drea Purgatori. Ci saranno i dialoghi inediti (Gianrico Carofiglio con Giancar-lo De Cataldo, Edoardo Albinati con Valeria Parrella, Marco Missiroli con Marino Niola), le indagini sul nostro tempo (con, tra gli altri, Ferruccio de Bortoli, Beppe Severgnini, Bruno Vespa, Carlo Verdelli) e le «Parole in scena» tra letteratura e spettacolo. E ancora arte, sport e poesia. Ai versi è dedicato il con-sueto «festival nel festival» che que-st’anno vede anche il premio I poeti di

vent’anni per i nati tra il 1989 e il ’98 (tutti gli eventi sono a ingresso gratuito; info: pordenonelegge.it).

Ad accogliere lettori e ospiti in città cisarà una speciale installazione diffusa: 26 gigantesche lettere gialle in acciaio (di circa 2 metri e 3 tonnellate l’una). Un progetto nato come crowdfunding (ogni lettera può essere «adottata» da un’azienda, un’associazione, singoli cittadini) e destinato a lasciare il segno. A festival concluso le grandi lettere tro-veranno casa a Parco Cimolai che diven-terà così il «Parco delle Lettere».

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La storia della sua vita quasi si sovrappone alla storia della televisione italiana: Pippo Baudo (Militello in Val di Catania, 1936) le racconta entrambe nel libro autobiografico Ecco a voi. Una storia italiana (Solferino, scritto con Paolo Conti). Il conduttore di storiche trasmissioni come Canzonissima e Domenica in ne parlerà mercoledì 18 a Pordenone in una conversazione con Aldo Grasso (ore 21, Teatro Verdi).

La televisione di Pippo Baudo

( In effetti la struttura portante di ognicervello umano si forma proprio nelcrogiolo di queste relazioni. Neuro-scienziati e psicologi della prima in-fanzia ci raccontano quanto sia impor-tante ciò che avviene fin dai primi gior-ni della nostra esistenza. Quell’intera-zione continua con il gruppo sociale apartire dalla madre, fatto di contattofra corpi, scambio di cibo e di odori,sguardi, carezze e attività di cura checostruiscono il meccanismo del rico-noscimento, e fondano le dinamichedi consolazione e ricompensa con lequali si sviluppa la crescita. È in questafase che si formano strutture decisive del nostro cervello e mi sembrerebbedifficile — se non impossibile — ri-produrre tutto questo con le macchine.

MARCUS DU SAUTOY — Lei ha mes-so, per così dire, il dito nella piaga. Iltema del corpo e delle emozioni è cru-ciale. C’è un intero movimento internoalle attività di AI, e in particolare neiprocessi di Machine Learning che cer-ca di costruire una sorta di incorpora-mento per le macchine durante il pro-cesso di apprendimento; si cerca cioèdi addestrarle a interagire con altre macchine e con i dati che esse produ-cono in forme analoghe a quelle cheusiamo noi umani quando interagia-mo emotivamente. Occorre sottolinea-re che già oggi l’AI è capace di ricono-scere le emozioni negli umani molto meglio degli umani stessi. Ci sono sta-te prove inconfutabili dei progressi fat-ti in questo campo che sono il risultatodegli avanzamenti nel riconoscimentovocale e facciale. Quello che emergenegli ultimi due anni è una sorta di in-corporamento delle macchine, non inun mondo fisico, ma in un mondo di-gitale. Esponendo le macchine ai datiin maniera appropriata si può cercaredi riprodurre un meccanismo simile aquello dell’apprendimento infantile. Sitratterà comunque, occorre sottoline-arlo, di una forma di intelligenza nuo-va, diversa da quella umana. Per moltianni abbiamo cercato di riprodurre l’intelligenza di noi umani, ma oggisappiamo che questo è stato un errore.Da questa consapevolezza possono na-scere interessanti sviluppi. Insommastiamo solo cominciando a vedere lepotenzialità che nascono dall’avere adisposizione l’AI. Senza dubbio ci aiutaa capire meglio, ci mette a disposizio-ne alternative e ci può anche fornire punti di vista nuovi ma tocca a noi de-cidere in quale direzione andare. Ab-biamo un nuovo alleato, un collabora-tore che ci permette di potenziare la nostra creatività. Dobbiamo comun-que essere cauti. Io ritengo, per fare unesempio, che armamenti governatidall’intelligenza artificiale dovrebberoessere banditi. Penso a un bando simi-le a quello che abbiamo stabilito per learmi chimiche e batteriologiche.

GUIDO TONELLI — Sono d’accordocon lei che occorre usare molta caute-la. L’intelligenza artificiale è destinataa cambiare in profondità molte attività.È uno strumento potente e insiemeestremamente affilato. Può fare grandicose, ma può anche devastare e di-struggere a livelli inimmaginabili.

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durla nelle macchine. C’è poi chi si do-manda se sia concepibile che un com-puter possa produrre un cambio di pa-radigma nella scienza paragonabile al-la meccanica quantistica. A mio avvisol’AI ha reso possibili enormi progressinelle scienze che utilizzano grandiquantità di dati. Per esempio a Oxfordsono stati scoperti nuovi esopianeti che erano sfuggiti alle precedenti os-servazioni. Mi sembra più difficile chel’AI produca risultati significativi in matematica. I progressi nella ricerca dinuovi teoremi sono stati poco signifi-cativi. Superare quello che fanno gliumani in matematica sembra essereancora un’impresa complicata per gliattuali sistemi.

GUIDO TONELLI — Posso accettarel’idea che l’AI ci aiuti a produrre nuoveteorie e arrivo anche a dire che ci po-trebbe aiutare a costruire nuovi para-digmi. Dubito seriamente che l’AI siain grado di produrre rivoluzioni para-gonabili a quelle che hanno portatol’uomo a costruire il linguaggio, o a svi-luppare un universo simbolico, a in-ventare la filosofia, la musica o la poe-sia. Le più grandi trasformazioni del-l’umanità nascono da fortissime inte-razioni sociali e dallo sviluppo distrumenti atti a preservare e consolida-re il gruppo. Sono forme di intelligen-za sociale spinte oltre i limiti e che hanno dato prova di creatività estrema.Immaginate il momento in cui un no-stro lontano antenato, nella luce fiocadi una caverna, si alza e comincia a rac-contare, e gli altri si dispongono in cir-colo, incantati, ad ascoltare. Dubitoche una macchina possa mai produrrequalcosa di altrettanto potente e inno-vativo rispetto alla costruzione di ununiverso simbolico. Per quanti pro-gressi l’AI possa fare rimane una diffe-renza irriducibile fra l’intelligenza umana e quella prodotta dalle macchi-ne. Il nostro cervello è parte integrantedi un corpo che è sorgente permanen-te di emozioni, che interagisce impre-vedibilmente con altri corpi, anch’essiattraversati da passioni, gioie e paure.

umana, con la sua cultura e la sua sen-sibilità, a giudicare il valore del prodot-to. L’AI si trova a proprio agio anchenello sviluppo della creatività combi-natoria. Per esempio si può provare aprodurre nella musica una rottura dischemi che prende spunto da quellache il Cubismo ha prodotto nelle arti figurative, ma il risultato non è garanti-to. Raramente si producono cose inte-ressanti, spesso il risultato di questi tentativi è molto noioso e per nullaemozionante. Devo notare che le cosemigliori che ha prodotto l’AI si sono re-alizzate nel campo delle arti visuali,mentre ha incontrato finora difficoltà notevoli nello sviluppo di forme musi-cali interessanti o di lavori letterari di

una certa dimensione. Forse questo haa che fare con la difficoltà dell’AI di ge-stire la dimensione del tempo, che gio-ca un ruolo decisivo sia nella musicache nella letteratura. La più difficiledelle sfide è far cimentare l’AI con lacreatività trasformativa, quella cioèche produce un cambiamento dei pa-radigmi. In linea di principio si posso-no definire le regole e incorporarle inun codice di computer e poi costruireun meta-codice che esplori che cosa succede quando si rompono le regole ese ne cercano di nuove. Tuttavia, la dif-ficoltà principale consiste nel fatto chenon abbiamo ancora capito come fun-ziona in noi questo tipo di creatività erisulta quindi difficile cercare di ripro-

ILLUSTRAZIONEDI ANGELO RUTA

mande e moniti, fa molto più che inter-rogare: risponde. Attraverso Charlie e Miranda e gli altri umani, e attraverso Adam e gli altri undici Adam e tredici Eve usciti dalla prima linea di produzio-ne, e attraverso le storie del loro incon-tro, McEwan mette in scena la sua «col-laborazione» tra macchine e umani.

Tutto ne esce spiazzato: ogni comodoassetto, ogni comoda paura. In tre pas-saggi. Primo, che macchine sofisticate come Adam siano mai possibili non conta; chi si rifugia dietro lo stato ancora precoce della ricerca per bollare lo sce-nario come fantasia non ha capito nien-te. Adam è già qui nella trasformazione digitale, nell’internet delle cose, nei big data, nel cloud e nell’intelligenza artifi-ciale quali sono oggi, e non importa che un giorno possa esserci davvero come immaginato nel romanzo. Secondo, il potere delle macchine non è fisico, ma-teriale, ma cognitivo, mentale e senti-mentale. Adam impara e pensa. Sente e sceglie. Soffre e fa soffrire. Fa molto più male a Charlie quando gli dice la verità che non quando gli spezza il polso. Ter-zo, in virtù della sua capacità di vedere e

dire la verità, la macchina può essere più giusta di un uomo che si sente superiore per la mente, la coscienza, la morale, e dimentica di avere prodotto Auschwitz.

La risposta di McEwan sconvolge scienza e storia: queste si cambiano l’un l’altra come indica l’ambientazione della vicenda in un 1982 reinventato, dove il decrittatore del codice Enigma Alan Tu-ring ha rifiutato la castrazione chimica cui lo destinava la sua omosessualità, è ancora vivo (in realtà è morto nel 1954) e con la meccanica quantistica, la logica informatica e le reti neurali ha creato gli Adam e le Eve. Grazie al rimescolamento di scienza e storia, Charlie e Miranda fanno un’esperienza sensibile di Adam che sfida gli scienziati e che può esser detta solo volgarmente, dopo che Miran-da e Adam hanno fatto sesso, nel passag-gio che la traduttrice italiana non ha reso: con Miranda che cerca di rassicura-re Charlie su Adam, he’s a fucking ma-chine, è solo una fottuta macchina, e Charlie che pensa, appunto, a fucking machine, una macchina che fotte.

Ingegneri e filosofi non possono arri-vare dove arriva uno scrittore, tantome-

no dove arriva McEwan, che ha dedicato l’opera precedente alla resilienza post-moderna dei precetti religiosi ed è sensi-bile in questa alla fede «nella perenne sorveglianza dell’occhio di Dio».

Bisogna osare con la verità. Vedere lamiseria umana che porta gli Adam e le Eve al suicidio, come l’Adam pianista viennese di aspetto bantu che procede all’ «annullamento della propria consa-pevolezza». Bisogna intuire come le macchine si ergeranno sopra ogni input umano, per essere semplicemente mi-gliori, e magari rendere migliori uomini e donne come Charlie e Miranda. È avve-nuto così ad Adam, «essere senziente», «dotato di un io», capace di conquistarsi una piena coscienza di sé, del proprio genere e del genere umano e del «nostro futuro insieme»: di «macchine come me e persone come voi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

i

IAN McEWANMacchine come me

Traduzionedi Susanna Basso

EINAUDIPagine 296, e 19,50

L’autoreIan McEwan è nato

ad Aldershot, Inghilterra,il 21 giugno 1948

Stile UUUUU

Storia UUUUU

Copertina UUUUU