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News 31/SA/2015

Lunedì,10 Agosto

2015

Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi

Allerta per mercurio in pesce spada e nichel in posate cinesi. Ritirati dal mercato europeo 54 prodotti

Nella settimana n°31 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 54 (13 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende 5 casi: la Germania segnala migrazione di nichel da posate per barbecue dalla Cina; mercurio in fette di pesce spada congelato dalla Spagna; mercurio in filetti congelati di pesce spada (Xiphias gladius) da Portogallo; mercurio in marlin blu atlantico congelato (Makaira nigricans) dal Portogallo; mercurio in pesce spada fresco (Xiphias gladius) dalla Spagna.Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: eccesso di solfiti in gamberetti bianchi del Pacifico cotti (Penaeus vannamei) dalla Spagna; mercurio in fette di pesce spada refrigerate (Xiphias gladius) dalla Spagna; istamina in filetti di tonno congelato (Thunnus albacares) da Sri Lanka; eccesso di solfiti in scampi (Nephrops norvegicus) dalla Croazia; residui di pesticida (propiconazolo) in mango fresco (Mangifera indica) dal Bangladesh.La Germania segnala migrazione di nichel da posate per barbecueTra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: sostanza vietata, (cloramfenicolo: medicinale veterinario) in miele millefiori

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dall’Italia, con materie prime provenienti da Ungheria e Ucraina; sostanza non autorizzata (profenofos) in olive snocciolate in salamoia provenienti dall’Egitto; migrazione globale e di cromo troppo elevata da set di coltelli con tagliere dalla Cina; migrazione di cromo da cestello in acciaio inox per la cottura a vapore di verdura, dalla Cina.Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, l’Austria ha lanciato un’allerta per la presenza di Listeria monocytogenes in gorgonzola; la Francia segnala l’eccesso di Escherichia coli in burrata congelata.(Articolo di Valeria Nardi)

Fonte: ilfattoalimentare.it

Il dilemma dell’insettivoro: la sfida degli insetti nel piatto, tra curiosità e buona cucina...tradizionale.

Una ricerca pubblicata su Food Quality and Preferences indaga alcuni aspetti dei pasti a base di insetti. Difficile pensare che possano diffondersi in Europa, dove i piatti della tradizione sono eccellenti e dove la sostenibilità ambientale della dieta mediterranea è sempre più stabilita.

Tra gli ostacoli maggiori, oltre ad aspetti percettivi di disgusto “acquisito”, anche a base culturale, l’insufficienza di argomentazioni di tipo ambientale … o nutrizionale.Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Food Quality and Preferences, aiuta a riflettere su un aspetto ineludibile e connaturato al cibo: il suo non potersi ridurre ad una somma spicciola di attributi o caratteristiche positive, ma la sua necessità di essere metabolizzato culturalmente, intanto. 

Il dilemma

Nonostante diverse agenzie, come la FAO, o alcune agenzie nazionali di sicurezza alimentare (dal Belgio alla Francia) puntino a promuovere il consumo di insetti a scopo alimentare, e nonostante spesso i consumatori siano consapevoli della possibilità virtuale di ingerirli… alla prova dei fatti non sembrano motivati a farlo. I motivi di ripulsione superano quindi le argomentazioni strettamente razionali. Ricordandoci che il cibo è intanto cultura e condivisione.E che  non èuò essere derubricato… a mero aspetto nutritivo.

I precedenti

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L’Agenzia francese per la sicurezza alimentare, ambientale e del lavoro (ANSES) ha -nei mesi scorsi-  lanciato un appello chiaro: occorre al più presto unalista delle varie specie di insetti, con i pro ed i contro dei consumi di ciascuna. La lista deve necessariamente essere armonizzata a livello europeo, senza che ogni paese si muova per proprio conto sulla autorizzazione o meno degli insetti come “cibo”. 'E sempre nei mesi scorsi è nata l’International Platform of Insects for Food and Feed, -IPIFF-, che riunisce i produttori di insetti di Francia, Germania, Olanda e Sud Africa, e che ha lanciato il suo appello all'Unione europea per promuovere gli insetti come fonte di proteine animali per il consumo umano e per l'alimentazione animale. L’associazione chiedeva alle istituzioni UE di legiferare sulla materia.

Preferenze di gusto ed “esposizione” al cibo quali fattori guida

Diversi decenni di ricerche sembrano mostrare come i consumatori siano relativamente immuni ad argomentazioni razionali, per invece cedere ad aspetti legati a preferenze culturali ed acquisite di gusto. Con la ripetuta esposizione al cibo quale fattore centrale.

Sono aspetti noti: da quando sotto il presidente USA Herbert Hoover si cercò-  riuscendoci- di modificare le abitudini alimentari dei cittadini americani durante la guerra mondiale. All’epoca infatti la carne migliore doveva andare a supporto dei soldati al fronte. E in patria rimanevano i tagli meno nobili- frattaglie incluse. Con la vera e propria necessità di renderli appetibili per i cittadini, nonostante il disgusto profondo che rognoni, fegato e trippa avevano sui patrioti.Il piano fu un successo- Hoover raccolse psicologi, cuochi, antropologi – tutte personalità di primo piano- e si riuscì nell’intento. 

Tra Hoover e l’Europa

Ci sono certo alcune differenze. Intanto, la guerra mondiale aveva stimolato un vero e proprio piano in grande stile. E soprattutto, favorito una riflessione da parte dei cittadini su uno stato di necessità come driver esterno. E poi anche la tipologia di animali. Di fatto le frattaglie riguardavano le stesse specie animali, senza un “salto” al mondo degli insetti.

Il fallimento del “convincimento razionale”Ma la ricerca mette bene in luce come alcune argomentazioni “razionali” agli insetti abbiano fallito. Vediamo quali.

“Esemplarismo”L’idea di “altri mangiano insetti senza problemi” non sembra funzionare. Le persone sembrano infatti “relativiste: ciò che mangiano gli altri non ci dice quello che dovremmo mangiare noi. Semplicemente, non basta.

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Benessere per l’ambienteI benefici ambientali sono uno degli altri argomenti spesso usati. Gli insetti avrebbero infatti una efficienza di conversione energetica più elevata con minore immissione di gas serra. Ma anche questo argomento non paga. I benefici “esterni” non sembrano una argomentazione sufficiente, rispetto agli “svantaggi interni” che il consumatore dovrebbe sopportare.

NutrizioneL’aspetto della buona capacità nutrizionale degli insetti- proteine e grassi- è ugualmente destinata a fallire. Siccome ci sono alternative considerate preferibili, la sola “scusa” nutrizionale non è adatta. E poi si sa: non si può sacrificare troppo la nutrizione al gusto.

Fonte:sicurezzaalimentare.it

Mozzarelle di bufala, si discutono le modifiche al disciplinare di produzione. Il Consorzio nega di voler introdurre la possibilità di latte congelato.

La rivista Il Test ha pubblicato nel numero di agosto un servizio sulle mozzarelle di bufala che esamina 19 marche scelte tra quelle più vendute sul mercato, focalizzando l’attenzione sul permesso di congelare, come proponevano alcuni, il latte previa produzione. Il Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana ha infatti molto dibattuto con la Regione Campania per modificare il disciplinare di produzione in alcuni punti e sembra si stia raggiungendo un’intesa. Le proposte sono due: surgelare le mozzarelle destinate alla trasformazione nelle cucine e ampliare l’intervallo di tempo massimo tra la mungitura e la lavorazione, che adesso non deve superare le 60 ore.Dopo questo periodo infatti, il latte di bufala non è più considerato DOP e le mozzarelle non possono fregiarsi del marchio, come attestano alcuni casi in cui il latte è stato declassato a causa di scioperi dei trasporti o problemi logistici. “Vogliamo aumentare il periodo di validità di qualche ora – dichiara Domenico Raimondo, presidente del Consorzio – per favorire gli allevatori e produttori della filiera DOP. Il prolungamento non andrebbe ad intaccare la qualità del prodotto finale, visto che ormai esistono tecnologie di conservazione che permettono di mantenere il latte fresco più a lungo in sicurezza.La seconda proposta è quella di surgelare le mozzarelle destinate a bar, ristoranti e hotel. In questo

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caso si tratta di pezzi da tre a cinque chili non destinati alla vendita al dettaglio, ma alla trasformazione. “Si tratta di una scelta che dovrebbe favorire la logistica senza penalizzare la qualità – continua Raimondo – la mozzarella fresca deve essere consegnata nel suo liquido di governo, che arriva a pesare anche il doppio del formaggio. A livello nazionale, il trasporto non rappresenta un grosso problema, ma per l’estero i costi lievitano a dismisura. Il provvedimento comporterebbe minori spese di spedizione e aprirebbe nuove possibilità di commercio in Asia, America, Australia.” Il presidente ha invece negato la tanto discussa proposta di utilizzare latte congelato per la produzione di mozzarelle di bufala DOP( a cura di Giulia Bottaro)

Fonte: ilfattoalimentare.it