L’Ora di Giurisprudenza’’ ’’’ ’ ’’
’Roma TreNumero 4 Anno II
Dicembre 2011
Università, quale futuro?
Sessione straordinara Le proposte di RDS
Giurisprudenza per più equità nell’accesso
pag. 3
EuropaOgnuno per sé e
nessuno per tutti: l’Unione divisa
pag. 7
Eventi“La macchina dello
Stato”, pezzi di storia italiana in mostra
pag. 17
loragiur.blogspot.com
La manovra Monti conferma le critiche degli studenti al nuovo governo: non si
parla di saperi, in allarme il mondo della conoscenza.
Cosa aspettarsi?
2 L’Ora di Giurisprudenza
Tecnocrazia
A morte questi tecnici brutti e cattivi, o
forse no. Ho letto qui e là discordanti
opinioni riguardo la forma di governo
tecnocratica, tuttavia quelle che mi hanno col-
pito di più - chissà perché - sono quelle che
attribuiscono al termine un’accezione negativa.
La tecnocrazia, per chi la critica, è insoppor-
tabile perché contraria alla democrazia. E’
indubbio che il governo vada fatto scegliere al
popolo, ma è assai stuzzichevole ragionare suoi
motivi che hanno fatto si che così non fosse. Mi
spiego, se si è sentito il bisogno di sostituire i
vecchi ministri con dei nuovi perché quest’ul-
timi sono degli esperti in materia, mi viene
da pensare che i primi tanto esperti in mate-
ria (per non dire competenti) non lo fossero.
L’antidemocratica delega alle pari opportunità
della Ministra Fornero è la causa del problema
o la conseguenza del fatto che chi la precedeva
aveva tanti bei attributi meno che quelli utili
a svolgere la suddetta funzione ministeriale?
Pare di capire dunque che, è odioso un governo
di non eletti, ma è sicuramente peggio un
governo di non competenti (qui lo dico Ndr). La
tecnocrazia è la conseguenza, non il problema.
La politica va fatta da Politici che si servono
di tecnici e non da tecnici che commissariano
politici, ma per poter essere così serve che i
partiti (tutti) tornino ad essere tali. Chi critica il
governo tecnocratico senza prima condannare
il degrado della politica sbaglia. Non è certo
colpa della politica la crisi economica globale,
ma è sicuramente sua la responsabilità se l’Ita-
lia si è trovata a doverla contrastare così fragile
e indebolita. La politica fallimentare e priva di
contenuti che è seguita alla prima repubblica
ha solamente saputo vendere sogni, lo ha fatto
raschiando il fondo del barile vuotato ormai da
tempo da chi l’ha preceduta. Dall’esperienza
tecnocratica bisogna solo imparare la lezione,
altrimenti ci si comporta come il bambino che
ieri usciva senza la giacca e oggi si lamenta di
quanto sia amara la medicina.
Giuseppe Falla
L’editoriale
numero 4 anno IIDicembre 2011
In questo numero:Copertina....................................... p. 05Sessione straordinaria................p. 03La campagna Unhate..................p. 07Democrazia in Siria.....................p. 09La destra e la crisi........................p. 10Europa, l’Unione divisa..............p. 11La satira...........................................p. 13Libro - “Dubliners”......................p. 14Mostra - Realismi socialisti.......p. 15Cinema - Midnight in Paris.......p. 16La macchina dello Stato............p. 17Sport................................................p. 19
Dicembre 2011 3
Sessione straordinaria: le nostre proposteRDS lancia una piattaforma alternativa per una sessione primaverile equa e vantaggiosa
Ancora una volta ci troviamo a parlare
di sessione straordinaria, tema che
continua ad altimentare il dibattito
nella nostra facoltà. Sfortunatamente esso
non sempre si rivela costruttivo: nonostante
l’intento di fare una proposta comune insieme
ai rappresentanti di altre liste, Ricomincio
dagli Studenti ha dovuto rifiutare il docu-
mento finale che ci è stato proposto, non
condividendone i contenuti. Per questo come
sindacato studentesco abbiamo formulato
una proposta alternativa, per colmare quelle
lacune che rendevano per noi la proposta
della destra ingiusta ed errata. Ma parliamo
dei fatti: la proposta che ci richiedevano di
condividere proponeva una sessione straordi-
naria ad aprile, per gli studenti del terzo e del
quarto anno che avessero una media pari o
superiore ai 25/30 e che non fossero indietro
di più di tre esami rispetto a quanto previsto
dall’ordine degli studi. Questa richiesta è per
noi iniqua, in quanto il presunto criterio meri-
tocratico da adottare non ci appare adeguato
alla situazione: noi riteniamo che a tutti gli
studenti deve essere garantita la possibilità
di accedere al medesimo numero di appelli
con l’unica eccezione per gli studenti che si
stanno per laureare. Vista la già esistente
sessione straordinaria autunnale, riteniamo
opportuno che venga data agli studenti una
possibilità anche ad aprile, in modo che
possano laurearsi in tempo per la sessione
estiva. Oltre all’evidente vantaggio per chi
deve laurearsi c’è anche un vantaggio per l’u-
niversità: sfruttando uno dei decreti attuativi
della riforma Gelmini l’ateneo può ottenere
più fondi se c’è un maggiore numero di laure-
ati nei tempi previsti dall’ordinamento: in un
momento di crisi in cui i fondi all’università
sono sempre più esigui, questa è un’ottima
opportunità di fare cassa senza far pagare
sempre gli studenti. RDS chiede inoltre un
cambiamento dei requisiti per l’accesso alla
sessione straordinaria: mentre adesso è gene-
ricamente previsto dall’ordine degli studi
che ”la sessione straordinaria è riservata a
tutti gli studenti ai quali manchino due esami
per la laurea e abbiano già avuta assegnata
la tesi”, noi chiediamo che nel conteggio
degli esami mancanti non debbano essere
contate le idoneità. Speriamo che su questa
proposta, decisamente più adeguata alle esi-
genze della fcoltà, possano crearsi un ampio
dibattito e condivisione , o che perlomeno
possa essere un punto di partenza per un
dialogo e una mediazione seria e costruttiva.
Il tutto sempre negli interessi degli stu-
denti, che RDS ha sempre anteposto a ogni
opportunità politica di sorta.
Flavio De Santis
FACOLTA’
Dicembre 2011 5
Università, quale futuro?La manovra del governo tace sull’università. Cosa aspettarsi da Monti e Profumo?
Un mese fa, all’atto di insediamento del
nuovo governo, parte degli studenti
scesi in piazza il 17 novembre con-
testava già l’esecutivo. Noi, invece, abbiamo
preferito attendere l’operato di Monti per
giudicarlo, manifestando però un cauto scet-
ticismo dovuto alla composizione governativa,
fin troppo legata ad ambienti della finanza e -
soprattutto - dei baroni e delle università private.
La scelta dello stesso Monti, preside della
Bocconi e sostenitore della riforma Gelmini,
aveva sollevato dei dubbi, avallati poi dalla
rosa dei ministri, di cui ben sei (Passera,
Severino, Moavero Milanesi, Ornaghi, Giarda)
fanno riferimento a università private.
Lo stesso ministro dell’università, Francesco
Profumo, non ci aveva entusiasmati per sto-
ria e provenienza: rettore del Politecnico
di Torino, è stato di recente presidente
del CNR (Centro Nazionale delle Ricerche)
per volontà della Gelmini. Membro di cda
di colossi come Telecom Italia e Unicredit,
sotto la sua gestione il Politecnico ha
avviato una forte aziendalizzazione.
Malgrado tali premesse tutt’altro che rosee,
noi abbiamo voluto attendere paziente-
mente prima di pronunciarci. La recente
manovra Monti, tuttavia, sembra aver
confermato tutti i nostri dubbi, lasciandoci pro-
fondamente delusi e allarmati dalle scelte fatte.
Da sempre sosteniamo l’impossibilità di
superare la crisi con una politica di due
pesi e due misure: austerità e sacrifici per
i più deboli, lasciando intatti i privilegi.
E’ proprio questa tuttavia la linea emersa dal
“decreto salva Italia”: nella manovra da 30
miliardi, mancano il rigore e l’equità auspicati.
Come giovani e studenti, avremmo voluto un’al-
tra manovra, che tagliasse gli sprechi per tornare
a puntare su occupazione giovanile, scuola, uni-
versità e ricerca, veri motori del Paese.
continua a pag. 6
UNIVERSITA’
6 L’Ora di Giurisprudenza
segue da pag. 5
Con nostra grande delusione, sono proprio i
saperi a essere dimenticati dal governo, mal-
grado i proclami di Profumo (“Investiremo
nel sapere e nella conoscenza”, “ascolteremo
studenti e ricercatori”). La manovra tace su uni-
versità e istruzione, mentre studenti e atenei
sono alle prese con sempre meno fondi. Eppure
i 20 miliardi di euro che l’Italia sta spendendo
per 131 cacciabombardieri F35 colmerebbero
più di 2 anni di tagli della Gelmini. Mentre l’ac-
cesso all’istruzione si restringe, un solo aereo
militare equivale a 50’000 borse di studio.
Da un governo che intendesse puntare real-
mente sulla conoscenza, ci saremmo aspettati la
cancellazione della legge Gelmini, il blocco dei
decreti attuativi, il rifinanziamento del Fondo di
Finanziamento Ordinario e del Fondo per il diritto
allo studio universitario. Non si arriva a tanto,
anzi: per ora non si arriva a nulla, con il nuovo
governo sordo come il vecchio a queste istanze.
Cosa abbiamo dunque da aspettarci da questo
nuovo governo tecnico? Profumo si è già dichia-
rato intenzionato a continuare l’emanazione dei
decreti attuativi della riforma, schierandosi così
per una continuità con l’operato della Gelmini.
Se queste sono le premesse di un confronto
sui presupposti alla base di università e ricerca,
difficilmente troveremo in questo governo
un valido interlocutore, al di là delle parole.
Dal canto nostro, continueremo a chiedere un
cambio di rotta radicale per risollevare il Paese,
ma non siamo disposti a fare sconti a nessuno,
tecnico o politico che sia: se l’università pubblica
continuerà ad essere minacciata, saremo in piazza
per difenderla e per difendere il nostro futuro.
David De Concilio
Coordinatore RDS Giurisprudenza
Per info:SCHEDA TECNICA SU MANOVRA E SAPERI
tinyurl.com/ca9tbds
UNIVERSITA’
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L’Ora di Giurisprudenza’’ ’
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’Roma Tre
Dicembre 2011 7SOCIETA’
Unhate: la campagna di Benetton che fa scandalo
“La maggior parte della pubblicità non
fa tanto appello alla ragione quanto
all’emozione”. Così Erich Fromm,
uno dei massimi sociologi tedeschi del secolo
scorso, definiva l’arte pubblicitaria. Devono
averlo capito piuttosto bene in casa Benetton
quando, qualche mese fa, il noto brand italiano
dell’abbigliamento ha lanciato una campa-
gna pubblicitaria che ha spiazzato e diviso
l’opinione pubblica in maniera inaspettata.
L’azienda ha infatti avviato un progetto dal
titolo simbolico “Unhate – Contro l’odio”, pro-
ponendo una serie di immagini che ritraevano
le maggiori figure politiche e religiose dello
scacchiere internazionale nell’atto di scam-
biarsi un bacio, simbolo per eccellenza del “non
odio” e della tolleranza. Non ci si deve mera-
vigliare quindi se sui cartelloni pubblicitari di
mezza Italia o su Internet ci si è imbattuti nelle
foto dei ben noti Merkel e Sarkozy ritratti in un
insolito bouche à bouche o in quello del premier
Obama e il leader cinese Hu Jintao. Lo slogan
di Unhate studiato dai pubblicitari Benetton
recitava: “Gli odi non cessano mai grazie all’o-
dio, cessano grazie al non-odio” e l’emozione,
più precisamente quella di cui parlava Fromm,
c’è stata, non senza qualche polemica. Il caso
mediatico è stato sollevato quando è apparsa
l’immagine che ritraeva Benedetto XVI nell’atto
di baciare l’Imam del Cairo Ahmed Mohamed
el-Tayeb. Immediata la reazione della Santa
Sede e dei Papaboys italiani che, in un appello,
avevano invitato a boicottare i prodotti del
marchio veneto. Il portavoce vaticano, padre
Lombardi, aveva poi parlato di “violazione delle
regole elementari del rispetto delle persone
8 L’Ora di GiurisprudenzaSOCIETA’per attirare attenzione” e, successivamente, il
gruppo Benetton aveva deciso di ritirare l’im-
magine incriminata da ogni pubblicazione.
Condivisibile o meno, la campagna, con il suo
forte impatto mediatico, ha dimostrato che la
pubblicità oltre a emozionare deve sapere stu-
pire, far parlare di sé. Fondamentale anche la
scelta del filo conduttore delle immagini, esal-
tazione della riconciliazione, della tolleranza
tra culture e religioni fortemente eterogenee
tra di loro che si incontrano nel gesto simbolico
quanto universale del bacio, che parla un unico
codice e non ha alcun bisogno di traduzione.
In tempo di villaggio globale e revisione dei
trattati europei, i “basia” ritratti da Benetton
ricordano a tutti che, prima ancora di qualsi-
asi manovra economica, a salvarci non sarà la
tracotanza del più forte, perché persino l’arro-
ganza franco-tedesca, quella di Frau Merkel
e Monsieur Sarkozy, alla fine si arrende ad
un impacciato quanto umanissimo bacio.
Chiara De Salvo
Il presidente della Cina Hu Jintao con quello americano Barack Obama
La canelliera tedesca Angela
Merkel con il presidente
francese Nicolas
Sarkozy
Dicembre 2011 9GIOVANI
La rivolta in Siria corre sugli iPhone
I rivoltosi made in U.K. quest’estate ci hanno
mostrato come social network e altri mezzi di
comunicazione in tempo diretto fossero utili al fine
di mantenere la notizia (momentaneamente) privata
e soprattutto di farla circolare su una rete di persone
anche particolarmente estesa. Questa volta si passa
però dal più tradizionale BlackBerry alla tecnologia
più versatile dell’iPhone. Lo smartphone marchiato
Apple, infatti, è stato bandito, e la sua importazione è
stata interrotta. Con un bilancio che registra migliaia
di morti negli ultimi mesi non si può certo scherzare
o far finta di niente, ma per l’ennesima volta la strada
della censura di un mezzo di comunicazione di massa
si rivelerà un’arma a doppio taglio. Infatti in un’era
aperta alla tecnologia come la nostra, nonostante la
supremazia dell’azienda di Cupertino, vi sono altre
promettenti smartphone in ascesa, e pertanto si tratta
semplicemente di tempistica: ben presto le immagini
delle violenze e delle repressioni selvagge contro i
manifestanti e gli oppositori in generale torneranno
a circolare sul web con la stessa facilità di prima. E poi,
in circostanze di tale tensione e di tale pericolosità, la
censura appare, oltre che inutile, assolutamente anti-
costruttiva nei confronti della libera informazione,
ultima grande speranza in un paese logorato dalla
guerra civile. L’atto più eclatante di questa vicenda,
però, sembra l’arresto della blogger Razan Ghazzawi:
mentre tentava di spostarsi verso la Giordania per
prendere parte a un incontro sulla libertà di stampa
araba, è stata infatti intercettata, per poi essere incar-
cerata. Per il momento si trova nel carcere di Adra,
centro di detenzione non durissimo, a quanto ci tra-
manda chi vi si è trattenuto per un po’. La speranza,
ovviamente oltre alla scarcerazione di Razan, e allo
stesso modo di tutti gli attivisti ingiustamente arre-
stati, è quella che il mondo impari che non c’è nulla di
più sbagliato che togliere la penna ai rivoltosi, perché
sappiamo bene che dove regna il disagio sociale, un
modo per comunicare e farsi forza gli uni con gli altri,
lo si troverà sempre. Antonio Perrelli
10 L’Ora di Giurisprudenza
La giovane destra cavalca la crisi
Secondo il reportage di Demos, noto think-
tank britannico, la crisi Europea non crea
soltanto problemi all’economia, ma crea
anche un problema di fiducia da parte dei giovani
nei grandi Partiti e nelle istituzioni, che sentono
sempre più distanti, orientandosi sempre più
spesso, verso partiti di estrema destra, xenofoba
e nazionalista, fortemente radicati al territorio.
Giovani disillusi da una politica sociale dei
paesi Europei che non li vede protagonisti.
Una politica colpevole di essere troppo con-
centrata sui problemi economici della zona
Euro. Lo studio è stato effettuato su circa 11
mila iscritti a gruppi di Estrema destra, tramite
Facebook. Per l’Italia, Casa Pound e Lega Nord.
Quello che lega questi giovani è la forte identità
nazionalista, si dicono preoccupati dall’isla-
mismo ,come minaccia sempre più concreta, e
dalla globalizzazione che “distrugge i diritti
dei lavoratori” e vedono l’UE come un falli-
mento, ed una distruzione dei valori nazionali.
In molti paesi europei forme partitiche di
stampo nazionalista sono ormai diffuse, basti
pensare alla Lega Nord, in Italia o al Front
National, in Francia. In Ungheria il partito Fidesz,
conservatore, fortemente populista e catto-
lico, è al potere. Il presidente Ungherese, Viktor
Orbán, leader del partito, ha dichiarato come
presidente di turno dell’UE di non credere
nell’Unione Europea ma solo nell’Ungheria, e di
partecipare alla comunità solo per trarre bene-
fici per il suo paese. Proprio questi gruppi sono
noti per la loro opposizione all’immigrazione, i
loro punti di vista estremi sulle questioni sociali
e la loro forte identità nazionale. Inoltre il loro
aumento di popolarità è andato mano nella
mano con l’avvento dei social media, sfrut-
tando così una diffusione molto più rapida
delle loro ideologie nella generazione Under 30.
Questo quadro così delineato è inquietante ed
è estremamente importante che i grandi Partiti
e le istituzioni rivolgano nuovamente l’occhio ai
giovani coinvolgendoli attivamente nelle poli-
tica e nelle questioni sociali. Giulio Morucci
GIOVANI
Dicembre 2011 11
Europa: l’Unione divisaOgnuno per sé e nessuno per tutti
Jean Monnet, uno dei suoi padri, ne rias-
sunse così lo scopo: “L’Europa non è mai
esistita, ora si tratta di crearla davvero”.
Dopo oltre mezzo secolo l’utopia è rimasta
tale. Di fronte al proliferare nel mondo di sem-
pre più competitori, purtroppo manca ancora
un global player europeo. La Cina offusca il
prospettarsi di un nuovo secolo americano,
mentre crescono potenze come India, Brasile
e Sudafrica. Un mondo multipolare, dove
forse mancherà un polo europeo. Esiste l’U-
nione Europea, ma un soggetto competitivo
dovrebbe parlare con una sola voce, e per farlo
avrebbe anche bisogno di un solo corpo. Per
darci un’identità abbiamo bisogno di delimi-
tarci rispetto all’esterno.All’allargamento della
nostra pletorica comunità, che in quindici anni
ha raddoppiato gli Stati membri, non è seguito
un approfondimento ed una consolidazione di
quello che sarebbe dovuto essere un nuovo
soggetto mondiale. Perché l’Europa non esi-
ste? Non è sicuramente esistita con Carlo
Magno, Napoleone, Hitler o Stalin. Quando si
trattava di integrare un continente attorno ad
un popolo, una nazione o peggio ancora una
razza superiore. Altri come Adenauer, Schuman,
De Gasperi o lo stesso Monnet, insieme ai loro
epigoni, pertanto non si erano per niente illusi
ed erano fin troppo consapevoli che si trat-
tasse di un progetto ex novo. Consci di queste
lacune storiche, che rendevano impreparate
le coscienze ad un così radicale cambiamento,
puntarono sull’unione economica. Speravano
che la progressiva integrazione economica,
unita alla condivisione di un’area di libero
scambio, si sarebbero dimostrate terreno
fertile per il costituirsi di un’Europa politica.
E’ vero che Aristotele diceva che “si decide
in fretta di essere amici, ma l’amicizia è un
frutto che matura lentamente”, ma è anche
vero che Qualcun altro aggiunse che i rapporti
nati sulla base di un interesse, terminano con
la fine dell’interesse stesso. L’Europa politica
è quindi concetto “volutamente” vago, dove
conta più il viaggio che la destinazione. Il risul-
tato è che l’obiettivo non è stato raggiunto,
poiché indefinito ed improbabile. La storia
non si annulla, e per paradosso molte volte il
suo richiamo funziona perfino al contrario. E’
il caso di rappresentazioni geopolitiche ormai
considerate defunte, come il centro di gravità
Francia-Germania. La crisi di identità francese
ed il ritorno di Berlino. Così mentre da una
parte a Parigi con Sarkozy si immaginava un’
Europa a sei (Francia, Germania, Gran Bretagna,
Spagna, Italia e Polonia), dall’altra la Merkel a
Berlino respinge la possibilità di euronuclei,
cercando gradualmente di estendere la pro-
pria influenza sui nuovi paesi membri e sugli
ex satelliti di Mosca. continua a pag. 12
APPROFONDIMENTI
12 L’Ora di Giurisprudenza
segue da pag. 11
Alla luce di questi interessi poco convergenti,
sarebbe fantasioso guardare al futuro con in
prima linea una stanca coppia franco-tedesca.
I particolarismi nazionali e regionali (a volte
addirittura indipendentisti) prevalgono alla
solidarietà comunitaria. Occorre ridurre la com-
plessità geopolitica. Aggregare Stati e territori
intorno a interessi, culture e progetti comuni,
perché i confini intercomunitari siano ponti,
non barriere. Da alcuni di questi processi di
integrazione potranno scaturire magari strut-
ture istituzionali di tipo confederale. Dunque
riconnetterci, uscire dall’autoisolamento,
percorrere antiche e nuove vie di scambio,
aprirsi alle persone e alle culture che ci cir-
condano. In questo, possiamo dirlo, l’Italia ha
una responsabilità mediterranea ed anche
verso lo stesso continente. Non possiamo
ridurci a “stare in Europa” solo come binario
di traffici est-ovest, lasciandoci sempre scaval-
care allegramente al di là delle Alpi. “L’ epoca
passata, epoca che è finita con la rivoluzione
francese, era destinata ad emancipare l’uomo,
l’individuo, conquistandogli i doni della libertà,
dell’eguaglianza, della fraternità. L’epoca
nuova è destinata a costituire l’umanità; è
destinata ad organizzare un’ Europa di popoli,
indipendenti quanto la loro missione interna,
associati tra loro a un comune intento”, scri-
veva Giuseppe Mazzini.
Giordano Bozzanca
APPROFONDIMENTI
Dicembre 2011 13
Autocontraddittorio all’italiana
Si sa, noi italiani abbiamo la memoria
corta, soprattutto quando si tratta di
politica. Recentemente però la sme-
moratezza italica è stata messa alla prova
da un noto membro del Parlamento: l’av-
vocato-onorevole Ghedini. In effetti anche
i più sbadati, vedendo Ghedini negli inediti
panni di difensore della libertà stampa, si
saranno grattati la testa. Basta infatti una
rapida ricerca per verificare che fino a un
paio di mesi fa (quando il passo indietro
del suo cliente Berlusconi era ancora lon-
tano all’orizzonte), l’onorevole promuoveva,
assieme ad altri fedeli compari pidiellini, un
disegno di legge che avrebbe fatto finire
dietro le sbarre qualunque giornalista si
fosse permesso di pubblicare intercetta-
zioni non gradite. Ora invece, meraviglia
delle meraviglie, lo vediamo ergersi a pala-
dino della libertà di espressione: l’avvocato
è arrivato addirittura a citare una sentenza
della Corte europea che ‘’dispone la non
punibilità del cronista che pubblica un atto
coperto da segreto’’. Folgorato sulla via di
Damasco? No, piuttosto su quella che porta
al Tribunale di Milano, dove il suo cliente
è indagato per concorso in rivelazione di
segreto d’ufficio (dobbiamo ammettere
che l’avvocato padovano non è un novel-
lino nell’arte del sostenere una tesi e il suo
contrario: come si può dimenticare infatti il
celebre binomio ‘’è la nipote di Mubarak’’/’’la
pagava perché non si prostituisse’’?).
Ultimamente però Ghedini non è stato
l’unico a dilettarsi nella pratica dell’auto-
contraddittorio. Negli stessi giorni infatti uno
dei componenti del nostro Esecutivo nuovo
di zecca, il ministro dell’ambiente Corrado
Clini, è riuscito a contraddirsi in meno di
una settimana. Prima del 3 dicembre Clini,
parlando del problema rifiuti a Napoli, imma-
ginava di affrontare l’emergenza marciando
sul capoluogo campano con l’esercito; dopo
qualche giorno invece, dopo aver visitato la
città, ha dichiarato: ‘’a Napoli non ho trovato
alcuna condizione di emergenza’’. Ma va? E
dire che De Magistris c’aveva provato a dir-
glielo, ma Clini è come San Tommaso, non ci
crede finché non ci ficca il naso. Oppure, per
ambientarsi meglio, sta solo cercando di imi-
tare i colleghi della casta.
Gabriella Coppola
SATIRA
14 L’Ora di Giurisprudenza
Il libro: “Dubliners” di James Joyce
“Esordio letterario di Joyce, forse il più alto
esponente della prosa introspettiva d’inizio
secolo, Dubliners può essere considerato
uno spaccato della vita irlandese del primo novecento
che ci immerge tra persone, luoghi e contesti tipici di
un’epoca quasi del tutto perduta. Quindici vite, quindici
storie, quindici situazioni diverse l’una dall’altra: unico filo
conduttore una tetra e indifferente Dublino dove l’esi-
stenza delle persone sembra essersi ridotta ad un freddo
ripetersi ciclico di eventi, fatti e luoghi comuni, senza la
minima possibilità di miglioramento. Politica, tradizioni e
religione diventano le inferriate di una gabbia che impri-
giona Dublino stessa e i suoi abitanti, vittime di una gretta
realtà cittadina che non ammette vie di scampo. Eppure
un timido barlume di fuga si profila per ognuno dei pro-
tagonisti, ma viene irrimediabilmente accantonato a
causa di un blocco o forse un’incapacità di reagire dovuta
a quella che lo stesso Joyce definisce “paralisi”, un mor-
boso attaccamento alla città più che un vero e proprio
legame affettivo. E così due bambini si contentano della
campagna irlandese fingendo sia il selvaggio West e una
madre decisamente bigotta finisce per pregiudicare una
brillante carriera d’artista a sua figlia a causa di un litigio
con il suo datore di lavoro. Anche l’amore gioca un suo
ruolo nell’opera, ma è destinato anch’esso ad essere
sopraffatto da una radicale impossibilità di cambiamento
che spinge Mrs.Sinico al suicidio ed impedisce una vita
felice oltreoceano ad Eveline, costretta dai rimorsi e dai
sensi di colpa a restare in patria. Ogni episodio, dunque, si
configura come una fase della vita dell’uomo, accompa-
gnandolo dall’infanzia e l’adolescenza fino alla vecchiaia.
In questo modo il lettore, che in un primo momento
può sentirsi confuso o disorientato da una molteplicità
di storie prive di una trama comune, giunge alla fine del
libro con una chiara visione d’insieme, quasi ogni sin-
golo racconto rappresentasse un tassello di un mosaico
che raffiguri la città e i suoi abitanti in tutte le proprie
forme, le proprie sfaccettature. Senza dubbio un capo-
lavoro che resta ancora oggi di un’attualità spaventosa.
Giovanni Casciani
Via Giulio Rocco, 37/39 RomaTel. 06.64420211
Orari: Lunedì - Venerdì 7.30-20.00Sabato 09.00-20.00Domenica chiuso
SCONTO DEL 10% sui libri di narrativa per i lettori de l’Ora portando
una copia del giornale
CULTURA
Dicembre 2011 15CULTURA
Cinema: Midnight in Paris, di Woody Allen
Dopo Londra,con” Sogni e delitti”,
Barcelona con “Vicky Cristina Barcelona”
e New York con l’apprezzatissimo
“Basta che funzioni”,Woody Allen non poteva
far altro che tuffarsi nell’atmosfera romantica e
affascinante di Parigi.Quella vera,ormai dimen-
ticata, che il regista settantasettenne ha saputo
cogliere nella dimensione più reale e magica.
Gil e Inez,una giovane coppia di americani,si
trovano nella capitale francese al seguito dei
genitori della ragazza,impegnati in un viaggio
di affari. Gil, sceneggiatore annoiato e stanco
dell’opprimente monotonia di Hollywood,cerca,
nel clima parigino l’ispirazione per un nuovo
romanzo,nonostante Inez continuamente tenti
di scoraggiarlo,ritenendo che la sceneggiatura
sia più proficua della scrittura; ma Gil è un gio-
vane sognatore ed è inevitabilmente attratto dal
clima parigino,quando,rapito dalla notte,si trova
immerso nella Parigi degli anni Venti a stretto
contatto con i suoi amati artisti dell’epoca: da
Hemingway a Dalì, da Picasso a Matisse ;in
questo contesto da favola,in tutti i sensi, Gil s’in-
namora di Adriana,vecchia fiamma di modigliani
e picasso, ma i due si trovano a vagheggiare
un passato utopico violentemente sostituito
dalla banalità del presente che Gil accetterà
a malincuore una notte, ai bordi della Senna.
Il film,anche se un po’ statico,offre delle foto-
grafie spettacolari che colgono erfettamente
la malinconia dell’autore,consapevole di poter
solo ricordare i gloriosi tempi della vecchia
capitale culturale d’Europa,e, rassegnato ma rin-
cuorato accetta la realtà dimenticandosi della
belle epoque ma consolandosi con la varietà
delle notti parigine. Federico de Blasi
16 L’Ora di GiurisprudenzaEVENTI
Mostre: Realismi socialistiAl Palazzo delle Esposizioni fino all’8 gennaio 2012
Fa effetto vedere il realismo sovietico
celebrato a Roma, al Palazzo delle espo-
sizioni; per lungo tempo l’occidente ha
snobbato questa corrente d’arte alternativa ed
è motivo di orgoglio ospitare delle opere che
prima d’ora non erano mai uscite dalla Russia.
La diffusione della pittura realista in Russia
coincide con la progressiva ascesa dell’im-
pero sovietico che sostenne la pittura realista
promuovendone lo sviluppo attraverso un
vero e proprio arruolamento di migliaia di
artisti sparsi su tutto il territorio russo; que-
sta corrente artistica esaltò il ruolo sociale
dell’arte,finalmente impegnata, e la maggior
importanza del contenuto rispetto alla forma.
Realismo,in questa circostanza,va inteso
come crudezza,come esasperata ricerca del
dettaglio;ed è tra questi capolavori che si
può ricostruire il recente passato della Russia
dalla grande guerra,per passare dalla rivo-
luzione fino al secondo conflitto mondiale.
La mostra è articolata perfettamente e
seguendo l’itinerario prestabilito, dalla
sala 4 si può accedere alla collezione di
fotografie eseguite da Rodcenko, che
ha avuto il merito di cambiare la conce-
zione della fotografia che da strumento
di mera registrazione della realtà è diven-
tato mezzo di sottile critica alle autorità.
Questa mostra è un ottimo spaccato della
società sovietica, che facendoci carpire
l’essenza delle opere, ovvero l’indottri-
namento e la subordinazione degli artisti
rispetto al regime, rispecchia perfettamente
il quadro politico-culturale dell’epoca.
Federico de Blasi
Dicembre 2011 17
Mostre: La macchina dello StatoAll’Archivio Centrale dello Stato fino al 16 marzo
M i domandavo da tempo dove
fosse custodita la nostra mitica
Costituzione, studiata articolo
per articolo per passare quelle maledette
crocette di diritto pubblico; la cercavo
disperatamente e un giorno per caso ho
scoperto di averla proprio vicino casa:
all’Archivio centrale dello Stato, all’E.U.R..
Insieme ad alcuni amici sono andata presso il
Piazzale degli Archivi dove ci accoglieva una
grossa insegna a forma di ingranaggio. La nostra
storia, ripercorsa in una mostra ben fatta, con
documenti, foto d’epoca, oggetti del nostro pas-
sato che fanno provare nostalgia ai nonni, viene
didatticamente suddivisa in quattro sezioni: “Il
primo quarantennio”, “Da Giolitti al primo dopo-
guerra”, “Il fascismo” e “Verso la Repubblica”.
Nell ’atrio è presente una grafica a
pavimento raf f igurante lo St iva le ,
fiancheggiata dai due padroni di casa, la
Costituzione italiana e lo Statuto Albertino.
La prima sezione è dedicata al nascente Stato
unitario del 1861, alle prese con l’organizza-
zione dell’assetto legislativo e amministrativo,
la difesa dell’ordine pubblico e la lotta al
brigantaggio. Nella prima sala vi è un’ospite
d’onore, il primo codice civile del 1865, con-
siderato da molti una mera filiazione del Code
Napoléon. Tanti i documenti dell’epoca, ma
sicuramente suggestiona da una parte la vista
del libro più commuovente di tutti i tempi,
“Cuore” di Edmondo De Amicis, in cui viene ben
descritta la fase di “socializzazione” dell’Italia
post unitaria; dall’altra si ha una presenza più
cupa, ossia la pistola che provocò la morte del
Re Umberto I. Il passaggio al nuovo secolo è
poi segnato dallo sviluppo economico (ne
avremmo bisogno di questi tempi!), dal ruolo
rilevante dello Stato e degli enti pubblici nell’e-
conomia e nella società. continua a pag. 18
EVENTI
18 L’Ora di Giurisprudenza
segue da pag. 17
La mancata crescita nel Mezzogiorno diede vita
alla triste questione meridionale. Grandi furono
i progetti nel campo ferroviario, mostrati attra-
verso gli antichi arredi della stazione Trastevere .
Proseguendo vengono esposti oggetti di
ufficio, come le intramontabili macchine da
scrivere, tra cui la prima “Olivetti” datata
1911; furono proprio queste a sviluppare la
tecnica della burocrazia, facendo registrare
un significativo aumento dei dipendenti.
Eccoci al fascismo: la dittatura che trasformò
l’Italia da uno Stato di diritto in uno tota-
litario, con l’abolizione di qualsiasi forma
di libertà e di garanzia dei diritti politici e
civili. In ricordo di coloro che si batterono
per le idee democratiche, si è dedicato un’e-
sposizione riguardante le svariate forme di
opposizione al regime: bandiere, documenti
d’identità dei combattenti antifascisti e non
ultimo, la tessera del deputato Matteotti.
L’era fascista segnò anche la storia norma-
tiva del nostro paese, con l’emanazione del
codice penale nel 1930 e del nuovo codice
civile del 1945, ivi esposti, ma non solo.
L’arte e l’architettura infatti trovarono la loro
rinascita nel segno della maestosità per rie-
vocare i fasti dell’antica Roma nel quartiere
E.U.R., di cui vengono mostrati i progetti, tra
cui quello del Palazzo della Civiltà e del
Lavoro, c.d. “Colosseo quadrato”, e il vecchio
Palazzetto dello Sport, alias Palalottomatica,
teatro odierno di fantastici concerti.
Ma senza dubbio la sezione che mi ha mag-
giormente emozianato è stata l’ultima, con la
ricostruzione minuziosa del periodo in cui si
volevano rinnegare gli orrori ed errori della
Seconda Guerra mondiale e delle leggi raz-
ziali. La nostra Repubblica: bandiere al vento,
cartelloni elettorali, folle straripanti, asse-
tate di diritti fino ad allora ingiustamente
negati. Regina indiscussa è la Costituzione,
con la saggia scelta dei padri costituenti
di sancire in primis idiritti fondamentali.
Una mostra sicuramente da vedere!
Alessandra ScafuriNotizie utili
“La macchina dello Stato”Archivio Centrale dello Statofino al 16 marzo 2012 Piazzale degli Archivi, 27 – 00144 - RomaTel. 0654548538 www.acs.beniculturali.it
Ingresso libero
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[email protected]/rds.giurisprudenza
EVENTI
Dicembre 2011 19
Tennis: Roger, ma quale calo?
È davvero tramontato Roger Federer?! Gli ultimi
successi hanno convinto anche i più scettici che
il fenomeno svizzero sia pronto per una rapida
risalita, dopo che con un tennis in grande rispolvero e
con la determinazione dei tempi migliori ha messo in
cassaforte 3 trofei in questo finale di stagione: Basilea, Parigi -Bercy ma soprattutto il
Masters di Londra. I suoi fans sperano ancora nel raggiungimento della vetta della clas-
sifica, seppur sia oggettivamente difficile pensare al “grande ritorno” di un atleta che
a 30 anni non può garantire una tenuta fisica ottimale. Che torni o no, è stato comun-
que un piacere per tutti gli appassionati di questo sport vedere il suo “re” degli ultimi
anni trionfare nel torneo forse più difficile, quello che vedeva di fronte i migliori 8 gio-
catori dell’anno; meno raggiante sarà stato Rafael Nadal, l’avversario di sempre che a
Londra, nella fase a gironi, è riuscito a strappare soli 3 game al pluricampione svizzero.
Calcio: un occhiolino di troppo!
A pochi giorni dai sorteggi degli ottavi di finale di Champions League, è ancora infuocata la questione riguardo la rego-
larità dello svolgimento di alcune partite dell’ultimo
turno; in particolare a destare scalpore è stata la “goleada” rime-
diata dalla Dinamo Zagabria da parte del Lione (1-7). A farne le
spese purtroppo è stato l’Ajax la quale, al di là di un 7-1 che ha
poco di limpido, si è vista annullare 2 gol REGOLARI nella sfida contro il Real Madrid, che
l’avrebbero comunque portata alla qualificazione. Durissime le reazioni del post-partita;
in Francia sono in corso delle verifiche sull’incredibile 1-7 maturato a Zagabria, in Spagna
dubitano fortemente sulla regolarità di questi risultati. Come se non bastasse, ad ali-
mentare incertezze e accuse, ha contribuito un gesto che sembrerebbe confermare tutte
le ipotesi su un eventuale accordo tra le due squadre: in occasione del 5-1 Vida, estremo
difensore dei Croati, è stato ripreso mentre faceva un occhiolino e “ok” con la mano a
Gomis, GUARDA CASO autore del gol che, dopo pochi minuti, ha chiuso il discorso quali-
ficazione!
A cura di Andrea Nizza
SPORT
Periodico di informazione e approfondimento a cura di Ricomincio dagli Studenti Giurisprudenza
Impaginazione e graficaDavid De Concilio
L’Ora di Giurisprudenza’’ ’
’’ ’ ’’
’Roma Tre
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Il Sudoku(Difficoltà: Difficile)
Istruzioni:Riempire la griglia in modo che ogni riga, ogni colonna e ogni riquadro contengano una sola volta i numeri dall’1 al 9.
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