SCUOLA PRIMARIA DI COLLESTRADA
“Viaggio nel mondo della fantasia
attraverso le leggende scritte dai bambini”
CLASSE 3^ A.s. 2012-2013
Insegnante: Bagnoletti Tini Carla
LEGGENDANDO…
PERCHÉ LE FARFALLE SONO COSÌ COLORATE
Tanto tempo fa le farfalle avevano un unico colore.
Questo colore era il verde che serviva per mimetizzarsi
nella vegetazione per colpa delle rane che volentieri le
mangiavano.
Allora decisero di emigrare in luoghi dove non c’erano le
rane. Ma ovunque andavano, le rane ci vivevano.
Finalmente trovarono un posto e lì ci abitava un gufo
tintore. Gli chiesero se poteva tingerle e lui domandò di
che colore volessero le ali. Le farfalle ci pensarono un
po’ e poi risposero in coro che volevano molti colori, ma
tutti i colori dovevano essere vivaci.
Da allora le farfalle non hanno più un unico colore, ma
ne hanno tanti e soprattutto sono tutti molto belli.
Mattia
PERCHÉ I VULCANI SPUTANO LA LAVA
In origine i vulcani erano grandi montagne normali.
Un giorno un uomo scavò una buca dentro la montagna
per farci una casa.
Quest’uomo stava al calduccio là dentro, ma la casa era
ancora una montagna con un buco al centro. Un giorno
l’uomo accese il fuoco dentro quella buca, però ci mise
così tanta legna ad ardere, che la montagna finì per
esplodere.
Da quel momento la montagna sputò la lava dal buco
creato dall’uomo, poi fecero così altre montagne. Per la
loro spettacolarità, furono chiamati vulcani.
Federico
QUANDO IL CAMALEONTE IMPARÒ A MIMETIZZARSI
C’era una volta un camaleonte che aveva paura dei
grandi leoni che stavano nella savana.
Un giorno uscì dalla sua tana, non vide leoni e così andò
a bere. Fece la stessa cosa per cinque giorni, ma il sesto
giorno uscì un gran leone e lui si spaventò così tanto che
diventò verde come la vegetazione. Il leone non lo vide
più e se ne andò via arrabbiato e chiedendosi:
- Ma dove sarà finito quel camaleonte?
L’animale si era mimetizzato. Ecco perché ora il
camaleonte cambia colore ogni volta che è in pericolo
ed è in preda alla paura.
Lorenzo T.
PERCHÉ LE ROSE HANNO LE SPINE
In principio le rose non avevano le spine. In un giardino
dove lavorava un giardiniere, un giorno scomparvero
delle rose.
L’uomo si preoccupò subito, ma la prima volta lasciò
stare. Il fatto, però, si ripeté e tutte le rose
scomparvero. Allora il giardiniere ripiantò le rose e ci
mise un seme speciale che faceva crescere le spine sul
gambo dei fiori.
Dopo aver piantato le spine, non mancarono più le rose.
Da allora tutte le rose hanno le spine e abbelliscono i
giardini di tutto il mondo.
Gessica
PERCHÉ L’ACQUA DEL MARE È SALATA
Tanto tempo fa l’acqua del mare era dolce come quella
dei fiumi e dei laghi. Un giorno, però, arrivò un dio di
nome Kaku che voleva che tutta l’acqua del mare fosse
salata. Allora il dio, grazie ai suoi poteri straordinari,
fece una grande magia e si procurò molto sale in modo
che potesse spargerlo su tutto il mare.
Sparse il sale, ma doveva aspettare cinque giorni prima
che l’acqua diventasse salata. Trascorsi i cinque giorni,
tornò a vedere il mare. Il dio, però, non era ancora
soddisfatto e ci mise più sale. Finalmente fu felicissimo
che il mare fosse diventato completamente salato.
Da allora l’acqua del mare è salmastra e non più dolce.
Gabriele
COME L’UOMO EBBE IL FUOCO
Tantissimo tempo fa in Africa viveva un popolo che
ancora non conosceva il fuoco.
Una mattina il popolo si svegliò, le donne rimasero al
villaggio e gli uomini andarono a caccia, sperando di
prendere qualcosa. Appena arrivati in una prateria,
avevano già trovato degli animali, allora si nascosero e
al momento giusto, uscirono dal nascondiglio e
attaccarono. Uccisi gli animali, li portarono al villaggio. Il
giorno dopo ritornarono a caccia, ma non presero
niente, anzi uno degli uomini morì ucciso da un
rinoceronte. Allora il capo degli uomini si arrabbiò e
lanciò un sasso contro un masso. Successe un fatto
straordinario: si formò una scintilla che cadde sull’erba
secca e originò il fuoco. Fu così che gli uomini
impararono ad accendere il fuoco.
Simone B.
PERCHÉ LE STELLE BRILLANO
In passato le stelle, invece di stare nel cielo, stavano
sugli alberi, perché si vergognavano del loro colore
grigiastro. Provarono tante volte a ritornare su, ma la
vergogna era tanta.
Un giorno andarono da una formica pittrice, ma era
troppo impegnata a dipingere altri animali. Riprovarono
tante volte, ma tutti i pittori avevano un gran da fare.
Poi spuntò un falco pittore famoso in tutto il bosco, che
chiese alle stelle:
- Cosa avete fatto? Loro risposero:- Siamo tristi perché
siamo brutte e grigie. Il falco le invitò ad andare con lui,
dopo un po’ le stelle riapparvero gialle e luminose.
Da allora le stelle brillano nel cielo fiere ed orgogliose
della loro bellezza e lucentezza.
Asia
PERCHÉ I PESCI VIVONO NELL’ACQUA
Un tempo i pesci avevano deciso di andare a vivere sulla
terraferma perché non trovavano un posto dove
potevano stare.
Si misero sotto il sole a mangiare e a bere, poi quando
videro che era notte, andarono a letto.
Il giorno dopo i pesci volevano di nuovo mettersi sotto il
sole per abbronzarsi, ma era troppo caldo e così
diventarono rossi infuocati. Allora decisero di andare
dentro l’acqua a rinfrescarsi.
Si trovarono così bene in quell’ambiente che, da allora, i
pesci decisero di vivere nell’acqua.
Natasha
QUANDO I FIORI PUZZAVANO
In origine i fiori puzzavano perché gli uomini non li
tenevano bene: li calpestavano e non li annaffiavano.
Un giorno gli uomini li tagliarono perché non gli
piacevano.
Per far ricrescere i fiori, occorreva tanto tempo, allora
gli uomini misero i petali come semi per farli ricrescere
più velocemente. Quindi ricrebbero subito dei fiori
nuovi. I petali erano bianchi, il gambo era rosso e il
pistillo celeste. Ma agli uomini ancora non piacevano. Ci
riprovarono e questa volta i petali erano rossi, il pistillo
viola e il gambo verde. Ma soprattutto avevano una
caratteristica diversa: emanavano un gradevolissimo
profumo che inebriava chiunque gli stesse vicino. Allora
gli uomini decisero di avere maggiore cura dei fiori e di
piantarne ancora di più. Fu così che i fiori smisero di
puzzare e diventarono profumatissimi.
Alessandro
UN TEMPO LE RANE AVEVANO LA PELLICCIA
Tanto tempo fa le rane avevano la pelliccia sulla
schiena, ma sentivano un gran caldo e ci stavano
scomode. Ci pensarono un po’ e poi andarono dal
coccodrillo barbiere. Però il coccodrillo non c’era e
allora si rivolsero al suo assistente scoiattolo.
L’animale chiese loro se volevano accorciare la pelliccia
oppure tagliarla completamente. Le rane dissero che la
pelliccia non si doveva più vedere.
Lo scoiattolo la tagliò definitivamente e così le rane
furono felici.
Da allora non ebbero più la pelliccia.
Giovanni
PERCHÉ I PINI AL MARE SEMBRANO OMBRELLI
Tanto tempo fa i pini al mare erano alti e lunghi come i
cipressi e facevano pochissima ombra.
Un giorno uno scoiattolino chiese al pino se poteva
ripararsi dal caldo.
Il pino, allora, chiese aiuto a due gabbiani e loro
saltarono sopra le sue foglie fino a farle diventare a
forma di ombrello. Così il piccolo scoiattolo si riparò
nell’ampio spazio.
Madre Natura gli fece restare i rami e le foglie a
ombrello per far riparare gli animaletti del posto.
Da allora i pini al mare sembrano dei bellissimi ombrelli.
Leila Andrea
QUANDO AI RICCI SPUNTARONO GLI ACULEI
Tanto tempo fa i ricci non avevano gli aculei ed erano
tranquilli e beati, finchè non andò a vivere dalle loro
parti un brutto e cattivo orco.
L’orco dava sempre fastidio ai ricci e agli altri animali
della foresta: faceva brutti scherzi, uccideva molti
animali, tagliava gli alberi agli scoiattoli… Gli animali
stettero a pensare mesi e mesi su come fare per
mandare via quell’orco. Un giorno chiesero ai ricci, che
erano i più intelligenti, di ideare un piano. I ricci
naturalmente accettarono, avrebbero fatto di tutto per
aiutare i loro amici. Allora provarono la prima volta a
tirargli un secchio d’acqua, la seconda volta a colpirlo
con dei bastoni di legno, la terza volta costruirono degli
aghi molto lunghi e se li misero sul dorso. L’orco,
appena li toccò, saltò dal dolore e scappò. Da quel
giorno i ricci tennero quegli aghi e li chiamarono aculei.
Gaia
PERCHÉ L’ELEFANTE HA LA PROBOSCIDE
All’inizio dei tempi c’era un elefante che non riusciva a
respirare bene perché non aveva la proboscide e quindi
stava male.
Un giorno si mise a camminare, vide degli animali morti
ed ebbe un’idea: con i pezzi di pelle degli animali, volle
farsi la proboscide.
Allora tornò a casa e iniziò a cucire i pezzi di pelle degli
animali raccolti. Riuscì a fare una proboscide lunga e
flessibile, la provò subito e capì immediatamente quali
fossero i vantaggi di avere una proboscide. Poteva
fiutare meglio i pericoli, poteva cogliere dai rami più alti
i frutti e le foglie più succulente, poteva perfino
prendere dei bastoni da usare per grattarsi la schiena ed
alleviare il più fastidioso dei pruriti!
Da allora tutti gli elefanti ebbero la proboscide.
Simone C.
PERCHÉ I PIPISTRELLI DORMONO DI GIORNO
Tanto tempo fa i pipistrelli dormivano di notte perché di
giorno potevano cacciare, ma con scarsi risultati, perché
le prede sentivano il battito delle loro ali e scappavano.
Un giorno, però, un pipistrello più furbo degli altri fece
tutto all’incontrario, i suoi amici incuriositi si chiesero
come mai dormisse di giorno, lui aprì un occhio e disse:
- Noi pipistrelli riusciamo a vedere meglio al buio e poi
siamo neri, quindi è difficile che le nostre prede
scappino. Allora ci vollero provare anche loro. Quella
notte si misero a caccia, dopo un’ora si erano mangiati
almeno una ventina di insetti e più di trenta tenuti per
riserva.
Il giorno dopo un pipistrello si svegliò e vide gli altri che
stavano ancora dormendo, così chiese loro: - Perché
non vi siete ancora svegliati? Uno di loro si svegliò di
scatto e raccontò velocemente quello che era accaduto,
poi si rimise a dormire. Il pipistrello capì che non era
una bugia, perché si girò e vide molti insetti catturati.
Andò subito a dirlo agli altri e decisero di provare anche
loro a dormire di giorno e a cacciare di notte. E da allora
fu così.
Filippo
PERCHÉ LE ZEBRE HANNO LE RIGHE
In origine le zebre erano tutte bianche. Un giorno
scesero dalla collina e andarono a fare una passeggiata.
Poiché un uomo le stava cercando, le zebre si nascosero
in una fattoria e ci passarono la notte. L’uomo continuò
a cercarle in ogni prato e in ogni campo. Il giorno dopo
ebbe un’idea: quella di costruire una trappola e
metterci del cibo. La trappola funzionò: quando le zebre
ci passarono vicino, scattò e ci finirono dentro.
Ebbero così tanta paura, che si formarono delle righe
nere sul corpo. Non si tolsero mai più ed ancora oggi le
zebre hanno il mantello rigato.
Raffaele
FU COSÌ CHE LE ORECCHIE DEL CONIGLIO
DIVENTARONO LUNGHE
Tanto tempo fa un coniglio aveva le orecchie corte e gli
piacevano così come erano.
Un giorno, però, vide le sue cugine lepri che avevano
tutte le orecchie lunghe e ne andavano fiere. Allora le
volle anche lui e provò ad allungarle, ci provò e ci provò
ma non ci riuscì.
Rinunciò e decise di riprovarci il giorno dopo. Quando fu
mattina, neanche fece colazione per farsi le orecchie
lunghe, ma ancora non ci riuscì.
Il coniglio decise allora di legare le sue orecchie alla
finestra ogni giorno per un’ora, tirando di continuo.
Dopo un anno, finalmente, le sue orecchie divennero
lunghe come quelle delle lepri.
Lorenzo E.
FU COSÌ CHE ALL’APE SPUNTÒ IL PUNGIGLIONE
Tanto tempo fa in un piccolo paese vivevano delle
persone molto piccole, che per procurarsi il cibo
dovevano andare in cerca di animaletti. Per bere,
dovevano aspettare la pioggia e siccome non pioveva
sempre, bisognava cercare l’acqua dei fiumi.
I cacciatori più bravi andavano per primi a cacciare, di
solito prendevano piccoli bruchi, insetti e anche altri
animaletti. Un giorno un cacciatore nel bosco vide
un’ape, corse fino al villaggio dove aveva preparato la
trappola, fatta con lunghe reti da legare agli alberi.
Appena chiuse l’ape dentro, le tirò un grosso ago per
ucciderla. L’ape, per fortuna, riuscì a schivarlo e pensò
di usarlo lei per difendersi. Allora se lo mise sotto la
schiena e attaccò gli uomini. Riuscì a liberarsi grazie al
pungiglione che aveva realizzato.
Da allora lo tenne sempre con sé.
Andrea
PERCHÉ LE GIRAFFE HANNO IL COLLO LUNGO
In origine le giraffe avevano il collo corto.
Spesso si imbattevano con dei cacciatori e per evitare di
essere prese a fucilate, scappavano correndo a
nascondersi. Questa cosa funzionava fino a che non
rimettevano il collo fuori, perché c’erano sempre i
cacciatori in agguato pronti a sparare e loro sempre a
correre per nascondersi.
Un giorno le giraffe si fecero furbe: impararono a
nascondersi nei burroni. A forza di guardare i cacciatori,
prima di uscire fuori, allungavano il collo a più non
posso. Allunga il collo oggi, allunga il collo domani,
questo si allungò a dismisura.
E così, da allora, le giraffe hanno il collo lungo.
Sabrina
COME L’ANATRA IMPARÒ A NUOTARE
Tanto tempo fa, vicino ad uno stagno, viveva un’anatra
di nome Saltavia che non sapeva nuotare.
Così un giorno andò dalla rana Lentezza a farsi dare
qualche lezione di nuoto. La rana le disse che era troppo
grassa e quindi affondava. Così le raccomandò di non
mangiare troppo.
Dopo una settimana la rana incontrò nuovamente
l’anatra e le chiese se si era impegnata a dimagrire. Lei
rispose che, seppur con qualche difficoltà, c’era riuscita.
Allora la rana le diede qualche lezione di nuoto e da
allora imparò a nuotare senza affondare.
Da quel giorno la rana e l’anatra diventarono molto
amiche e ancora oggi nuotano insieme nello stagno.
Chiara
L’ORIGINE DEL GIRASOLE
Molto tempo fa nascevano in un campo tanti fiori
colorati, ma l’unico con la testa bassa era il girasole
perché il cielo era sempre nuvoloso.
Un giorno d’estate una principessa raccolse un girasole
e lo volse verso il sole.
Il fiore cominciò a muovere la testolina e si girò verso il
sole. La principessa, contenta e felice, sorrise e tutti i
girasoli alzarono la testa verso il sole.
Da allora tutti i girasoli nei campi, quando vedono il
sole, alzano la testolina, aprono i loro petali e gli
sorridono per dirgli “buondì”.
Michele
PERCHÉ LE LUCCIOLE SI ILLUMINANO DI NOTTE
Tanto tempo fa la lucciola non si illuminava, perché le
notti erano già illuminate dalla bellissima luna piena.
Una notte, però, la luna non spuntò.
Le lucciole, come sempre, andavano a vederla spuntare
e, appena uscite dai fiori, si misero in viaggio.
Ma dopo un po’ di svolazzamento qua e là, si resero
conto di essersi perse nel buio, poi una di loro sentì una
vocina che le disse:
-Dai piccola lucciola, so che puoi farcela, guarda dentro
di te e segui il tuo cuore. Allora la lucciola pensò alle
parole che aveva sentito e poi capì cosa volessero
significare, perché subito dopo si mise ad emettere luce
da tutte le parti.
Fu così che la lucciola iniziò ad illuminarsi di notte.
Angelica
PERCHÉ IL FIUME TEVERE È CHIAMATO
“FIUME BIONDO”
Molto tempo fa il fiume Tevere era nero come il buio.
Nel fondale del fiume viveva una sirena bellissima che
aveva i capelli biondi, gli occhi verdi, il nasino rosa e la
bocca carnosa.
Lo gnomo che viveva nel bosco vicino al fiume la voleva
sposare. Allora chiese un consiglio alla fata, la quale
rispose: - Vai in cielo, prendi una stella e portala alla
sirena.
Lo gnomo andò in cielo, prese la stella più bella e più
dorata e tornò al fiume. La sirena uscì dall’acqua, ma
quando riconobbe lo gnomo, si rituffò nel fiume.
Lo gnomo, arrabbiatissimo, prese la stella e la buttò
dentro l’acqua.
Da quel giorno il fiume Tevere ha i colori verde, giallo e
oro e per questo è chiamato “ fiume biondo”.
Riccardo
COME IL GATTO DIVENNE DOMESTICO
Tanto tempo fa, in un piccolo paese, c’era un bambino
che era sempre solo.
Un giorno andò a giocare lungo il fiume dove trovò un
gattino, ma aveva paura del bambino. Provò a
prenderlo, il gatto lo graffiò, ma a lui piaceva così tanto
che lo portò a casa.
Il gatto era selvaggio e non era abituato a stare con le
persone, ma con il passare del tempo si abituò.
Da allora in poi tutti i bambini del paese vollero avere
un gatto da accudire e coccolare nelle proprie case.
Daniele
COME IL CANE DIVENNE DOMESTICO
In passato umani, lupi e cani combatterono per nove
anni. I lupi e i cani erano alleati.
Durante gli scontri del nono anno di guerra, nessuno
lasciava vivo nessuno. Un giorno, però, un cane e un
bambino strinsero un’amicizia segreta e decisero un
piano per fermare la guerra: ognuno doveva andare al
castello del proprio re a chiedergli di fermare la guerra.
Entrare nel castello, però, non sarebbe stato facile
perché avrebbero dovuto sconfiggere le guardie. Per
fortuna, entrambi erano figli di grandi guerrieri e quindi
riuscirono a farcela.
Una volta arrivati dai rispettivi re, chiesero loro di
fermare la guerra, ma essi, invece di ascoltarli, li
buttarono in prigione.
Il cane riuscì a scappare, andò nel tempio degli dei e li
convinse a fermare la guerra.
Finito il conflitto, umani e cani divennero amici e visto
che i primi avevano un’intelligenza superiore, resero i
cani loro animali domestici.
Francesco
ANGELUCCI SABRINA MARTONI GIOVANNI
BARBERINI ANDREA MENEGATTI RICCARDO
BAZZARRI SIMONE MERLI GABRIELE
BAZZUCCHI ALESSANDRO MONTICELLI ASIA
BAZZUCCHI MICHELE POZZUTO CHIARA
BOCO ANGELICA RIHAI LEILA ANDREA
CESARONI SIMONE ROMOLI FILIPPO
ERCOLINI LORENZO SCALONI MATTIA
FASTELLINI NATASHA SHATULAI GESSICA
FUOCO FRANCESCO TEGLIUCCI FEDERICO
GIOMBOLINI GAIA TOMASSONI LORENZO
GUZZI DANIELE ZEPPARELLI RAFFAELE
…Non c’è viaggio più bello di quello che possiamo
compiere con la nostra immaginazione...
Che possiate sempre arrivare dove desiderate con
allegria!
Con affetto, la maestra Carla
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