L’importanza dell’autostima nell’apprendimento
Che cos’è l’autostima? Nasce dal confronto tra
Sé PERCEPITOVisione oggettiva delle abilità, delle
caratteristiche e qualità che sono presenti o assenti in una persona
Viene influenzato dal rimando dell’ambiente
Sé IDEALE
L’immagine della persona che ci piacerebbe essere o che è giusto essere
L’autostima risulta dal confronto tra i risultati ottenuti e le nostre aspettativeCIO’ CHE SIAMO E CIO’ CHE VORREMMO ESSERE
La loro discrepanza porta a problemi legati all’autostimaUn divario grande induce bassa autostima
Un divario piccolo indica in genere un’autostima alta
Le radici dell’autostima
Nei primi anni di vita, il bambino sviluppa un’immagine di sé in base alla percezione di una positiva o negativa relazione con le figure primarie di riferimento.
avviene ad un’età molto precoce
La prima relazione che il neonato conosce è quella con la figura di accudimento primaria (caregiver), con la quale instaura un LEGAME DI
ATTACCAMENTO (Bowlby, 1980)
Tale relazione con un caregiver affettivamente disponibile consente al bambino di sviluppare un’immagine di sé positiva
MODELLI OPERATIVI INTERNI
Schemi/rappresentazioni mentali che il bambino si crea sulle modalità relazionali e che utilizzerà come modello base per le relazioni interpersonali
future
Lo sviluppo dell’autostima viene ostacolato quando le relazioni genitoriali primarie non garantiscono il soddisfacimento dei bisogni
fondamentali del bambino
Precoci esperienze di rifiuto, trascuratezza, carenza affettiva o eccessive richieste da parte di adulti significativi, possono dare origine ad una
BASSA autostima
Dalle modalità relazionali della madre e dalle altre figure importanti nella famiglia, derivano diversi modelli di attaccamento
ATTACCAMENTO SICURO
ATTACCAMENTO INSICURO AMBIVALENTE
ATTACCAMENTO INSICURO EVITANTE
ATTACCAMENTO INSICURO DISORGANIZZATO
Ainsworth (1969), Lorenzini e Sassaroli (1995)
https://www.youtube.com/watch?v=-6iluZw6goA
Attaccamento SICURO e AUTOSTIMA
Si instaura quando la madre sa percepire i segnali del bambino e sa rispondere ad essi in modo adeguato. Madri affettuose, disponibili e ricettive negli scambi.
Il bambino sicuro ha un modello di autostima equilibrato, aperto alla convalida esterna, ma non dipendente dalla stessa.
Attaccamento INSICURO AMBIVALENTE
Il modello interiorizzato è del bambino che ha sperimentato una relazione con una madre imprevedibile.
Visione di Sé negativa e una visione dell’altro positiva, tendono ad idealizzarlo. Queste persone vanno incontro a continue frustrazioni.
Vivono le relazioni con molta ansia, eccessivo bisogno dell’altro e bassa autostima.
Attaccamento INSICURO EVITANTE
Visione di sé positiva e dell’altro negativa.
La persona evita legami profondi perché trova difficile fidarsi per paura di soffrire.
Emerge svalutazione delle relazioni, dell’altro e bassa autostima
Attaccamento INSICURO DISORGANIZZATO
Visione negativa di sé e dell’altro
Può ricondurre a storie di violenza o abuso e maltrattamento da parte di chi avrebbe dovuto accudire e amare. Chi ha sperimentato questo legame ha interiorizzato rappresentazioni confuse e incoerenti della relazione
Alta ansia, paura del rifiuto e bassa autostima
Quali sono secondo voi i segnali per riconoscere la bassa autostima in un bambino?
Indicatori di bassa autostima nei bambini
• SCARSA CONSIDERAZIONE DI SE’: «non so fare le cose»
• NON RISCHIA E TENDE A FUGGIRE DA EVENTUALI FALLIMENTI: «non voglio provarci tanto so che non ci riuscirò»
• TENDE A IDEALIZZARE GLI ALTRI: «il mio amico è bravo»
• ECCESSIVA TIMIDEZZA
• DIFFICOLTA’ AD ESPRIMERE E CONTROLLARE LE PROPRIE EMOZIONI
• DIFFICOLTA’ A RAPPORTARSI CON GLI ALTRI IN MODO POSITIVO
• TIMORE DI ESSERE GIUDICATO E NON CAPITO
Potrebbe essere camuffata. . .
• Irrequietezza;
• Falsa sicurezza;
• Scatti improvvisi di rabbia;
• Arroganza;
• Comportamenti aggressivi e antisociali (bullismo) prende in giro gli altri o viene preso in giro;
• Difficoltà di concentrazione
Segnali NON VERBALI. . .
• Postura rigida o depressa (spalle piegate in avanti);
• Scarso contatto visivo;
• Morde le maniche dei polsi o del collo;
• Morde unghie e labbra;
• Scarsa gamma di emozioni;
• Pauroso;
• Sintomi fisici (mal di stomaco, testa..)
Indicatori cognitivi. . .
• DISTORSIONI COGNITIVE pensieri che il bambino può adottare e che possono contribuire ad un inadeguato sviluppo dell’autostima e ad un’autovalutazione negativa del sé (NON VALGO)
• Trarre conclusioni senza disporre di dati sufficienti;
• Focalizzazione su dettagli negativi;
• Conclusioni generali;
• Sovrastima di eventi negativi vs sottostima di eventi positivi;
• Pensiero dicotomico: tutto o niente.
Quasi sempre (2) Qualche volta (1) Quasi mai (0)
Mi piace quasi tutto di me
Sono felice di essere quello che sono
A casa mi rendo utile
Sono una persona che vale
Sono una persona interessante
Sono una brava persona
Se perdo in un’attività non me la prendo
Sono felice di essere quello che sono
Riesco in molte cose
Sistemo le mie cose senza che nessuno me lo ricordi
Sono orgoglioso di me
• Se hai ottenuto un punteggio intorno al 16 significa che hai una buona autostima e quindi sei soddisfatto di quello che fai;
• Se hai ottenuto da 7 a 14 punti significa che non tutto quello che fai ti soddisfa;
• Se hai ottenuto fino a 6 punti sei decisamente troppo severo con te stesso!
Ambiti dell’autostima
Ambito sociale/interpersonale
• Bambino che riesce a soddisfare i suoi bisogni di socialità, di relazione con gli altri. Capace d’intessere relazioni positive.
• Si sente apprezzato dagli altri, cercato e considerato dagli amici, si diverte e sa far divertire, pensa di essere interessante e di piacere alle altre persone. Ha molti amici, si sente integrato in un gruppo ed è disposto a conoscere persone nuove
• Chi ha una bassa autostima interpersonale si valuta come incapace ad intessere relazioni positive, è impacciato e poco apprezzato dagli altri, si sente poco compreso e pensa di non essere divertente o interessante. Ha pochi amici e può sentirsi escluso dal gruppo.
Vissuto corporeo
• Soddisfazione provata rispetto al modo in cui appare il suo corpo e rispetto alle prestazioni che può ottenere. Soddisfatto della forma, del peso e del proprio aspetto.
• Chi ha bassa questa autostima valuta il proprio corpo in modo negativo, non è soddisfatto e si considera poco attraente. Si sente poco in forma.
Competenza e controllo dell’ambiente
• Persona che ha il controllo della sua vita.
• Persona che non teme di far valere le proprie opinioni o di esprimere il suo punto di vista. Persona attiva che investe tempo ed energie per affermare gli ideali in cui crede. Si pone degli obiettivi e cerca di raggiungerli.
• Chi ha bassa questa autostima si valuta incapace ad esprimere il proprio punto di vista, e teme di essere giudicata
Ambito familiare
• Bambino che si sente un membro apprezzato della sua famiglia, che dà il suo contributo e che si sente certo dell’amore e del rispetto di genitori e fratelli.
• Chi ha bassa questa autostima non è soddisfatto della propria famiglia, ritiene di avere dei genitori incapaci a soddisfare e rispondere ai bisogni evolutivi e a garantire un contesto sereno e caloroso di crescita.
Emotività
• Persona capace di gestire le proprio ed altrui emozioni. Capace di vivere pienamente sia le emozioni positive che le negative, mantenendo un buon equilibrio tra esse controllandone l’intensità
• Chi ha bassa questa autostima, tende a vivere le emozioni con elevata drammaticità, fatica a controllarne l’intensità e si sente spesso in balia delle stesse
Successo scolastico
• Valore che il bambino attribuisce a se stesso come studente
• Se riuscirà a raggiungere i suoi standard di successo scolastico allora la sua autostima scolastica sarà elevata.
• Si valuta come competente e capace ad affrontare con successo i compiti scolastici. Solitamente riesce senza difficoltà e anche davanti ad un compito difficile s’impegna fino ad ottenere un risultato positivo, è anche consapevole di poter sbagliare e di poter migliorare.
• Chi ha bassa questa autostima si valuta incapace ad affrontare con successo i compiti scolastici e tende a non impegnarsi perché convinto di non potercela fare
Come si “sente” chi è in difficoltà?
Cosa può accadere se un DSA non viene riconosciuto
Proviamo, per un attimo, a metterci nei panni di un bambino o di un ragazzo con disturbo di apprendimento e immaginiamone le esperienze e gli stati d’animo: egli si trova a far parte di un contesto (la scuola) nel quale vengono proposte attività per lui troppo complesse e astratte osserva però che la maggior parte dei compagni si inserisce con serenità nelle attività proposte ed ottiene buoni risultati, sente su di sé continue sollecitazioni da parte degli adulti (“stai più attento!”; "Impegnati di più!”; “hai bisogno di esercitarti molto”…) spesso non trova soddisfazione neanche nelle attività extrascolastiche, poiché le lacune percettivo motorie possono non farlo “brillare” nello sport e non renderlo pienamente autonomo nella quotidianità si percepisce come incapace e incompetente rispetto ai coetanei
inizia a maturare un forte senso di colpa: si sente responsabile delle propriedifficoltà, ritiene che nessuno sia soddisfatto di lui: né gli insegnanti né i genitoriritiene di non essere all’altezza dei compagni e che questi non lo considerino membro del loro gruppo a meno che non vengano messi in atto comportamenti particolari (ad esempio quello di fare il buffone di classe) per non percepire il proprio disagio mette in atto meccanismi di difesa che non fanno che aumentare il senso di colpa, come il forte disimpegno (“Non leggo perché non ne ho voglia!”; “Non eseguo il compito perché non mi interessa”…) o l’attacco (aggressività) talvolta il disagio è così elevato da annientare il soggetto ponendolo in una condizione emotiva di forte inibizione e chiusura.
Come si vede il bambino con DSA?
• Non si sente all’altezza dei pari;
• Si sente inadeguato nei contesti di apprendimento;
• Se fallisce in un compito si arrende;
• Generalizza le sue difficoltà;
• Attuano diverse strategie per affrontare le difficoltà: pianto, disturbi somatici, rifiuto, aggressività, distrazione
Cos’è l’autostima per un DSA?
Bassa corrispondenza tra la percezione dello studente ideale e la propria
Comportamenti degli adulti che possono incrementare l’autostima• Dedicare più tempo al bambino e ascoltare i suoi bisogni;
• Incoraggiarlo negli insuccessi e riconoscere i successi;
• Valorizzare l’impegno;
• Assegnarli delle responsabilità;
• Aiutarlo a risolvere i problemi;
• Dargli fiducia e sottolineare i risultati positivi;
• Portarlo alla creazione di obiettivi di apprendimento per lui raggiungibili;
• Renderlo efficiente nell’utilizzazione delle strategie cognitive che lui sa non essere state compromesse, implementazione delle competenze specifiche;
• accettazione degli strumenti compensativi nei DSA
• Tollerare i propri limiti, sapersi accettare per quello che si è;
• Dare delle aspettative realistiche calibrate sulle capacità del bambino.
• Assicurare una base sicura;
• Sostenere lo sviluppo delle autonomie (possibilità di sbagliare);
ESSERE UN MODELLO POSITIVO
Cosa non fare• Autosvalutazione dare un giusto peso alle parole che si
usano per rimproverare un bambino
• Umiliazione in pubblico (no effetto educativo);
• Mancanza di ascolto il bambino teme di non essere importante;
• Insofferenza alle richieste: i bambini non sempre riescono a comprendere le difficoltà degli adulti;
• Evitare l’identificazione personale con il voto in pagella;
Vi chiedo una parola che rappresenti quello che vi portate a casa da questa prima parte di
lezione
Attività pratiche• A fine giornata o a fine incontro chiedere cosa ha fatto di
buono (incoraggiare a far emergere aspetti positivi);
• Lo SPECCHIO MAGICO guarda nello specchio e fai un disegno di come sei tu;
• «Il mio gruppo» scrivi il nome di tutti i tuoi compagni di classe/gruppo. Come pensi vorrebbero essere descritti? Scrivi un aggettivo che li descriva in modo positivo accanto a ciascun nome;
• «Cambiare» immagina che un mago possa aiutarti a cambiare qualcosa di te… cosa cambieresti?
Chiudi gli occhi e immagina che il cambiamento desiderato sia veramente accaduto. In cosa sei diverso adesso? Cosa accadrà ora? Come ti senti? Cosa succederebbe se questo cambiamento avvenisse davvero?
• PARLARE CON GLI ALTRI…
Immagina di incontrare qualcuno per la prima volta.
Pensa a 3 cose che potresti dirgli di te.
Immagina adesso di voler sapere tu qualcosa su qualcun altro. Prova ad immaginare 3 cose che potresti chiedergli
Conclusioni
L’autostima è quindi un concetto a più dimensioni. Occorre quindi un’analisi dettagliata che indaghi le diverse aree.
Queste aree però non sono indipendenti, ma si influenzano a vicenda
Bibliografia
• D. Plummer (2002), La mia autostima
• Anderson E, Redman G., Rogers C. (2001) Come sviluppare l’autostima nel bambino, TEA Milano;
• R. De Beni, B. Carretti, A. Moè, F. Pazzaglia (2010) Psicologia della personalità e delle differenze individuali, Il Mulino.
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