Triennale 2014-2015
Teoria della mediazione
La mediazione linguistico-culturale Teorie, ambiti, prospettive
Prof.ssa Sabrina Machetti in collaborazione con il dott.
Raymond Siebetcheu
Università per stranieri di Siena
Questioni concettuali
- Che cos’è la mediazione linguistico-culturale?
- Qual è il significato dell’espressione “teoria della mediazione”?
- Chi è il mediatore linguistico-culturale?
La parola ai dizionari
De Mauro, GRADIT (2000):
Mediazione s.f. (1677; dal lat. mediatiōne) 1. (CO) opera svolta da chi intercede fra due o più parti per facilitare il raggiungimento di un accordo; 2a. (CO) attività di mediatore tra due o più parti per la conclusione di un affare; 2b. (TS) comm.-> provvigione; 3. (TS) teol., intercessione di Gesù Cristo per la redenzione dell’umanità peccatrice; 4. filosof. procedimento logico nel quale si pongono in relazione due elementi di un discorso tramite un terzo; 5. (TS) neurol. meccanismo chimico che permette la trasmissione dell’impulso nervoso; DER. Immediazione, intermediazione; SIN. intercessione
Che cosa ci insegna questa definizione?
1. La mediazione non è un’invenzione del XX/XXI sec. Già nel mondo classico la mediazione era praticata nelle transazioni commerciali, quando i mercanti avevano bisogno di negoziare nella vendita
2. Nell’antica Grecia il mediatore (proxenitra – f.) era colei che combinava i matrimoni; il mediatore (proxenos – m.) era ed è ancora colui che si occupa di favorire gli accordi tra i Paesi
3. Nella lingua latina troviamo diversi vocaboli per indicare questo concetto: internuncius, medium, intercessor, interpolator, conciliator, interlocutor, interpreter.
Che cosa ci insegna questa definizione?
Più in generale, se in ambito occidentale la mediazione è stata sempre identificata come una pratica di facilitazione a livello politico e pubblico, nel mondo orientale, ma anche in alcune società sudamericane, la mediazione è pratica più legata al prestigio sociale, religioso di una persona, che, appunto in virtù di questa posizione, utilizza le sue competenze per agire al fine del raggiungimento di un accordo
Che cosa ci insegna questa definizione?
Attualmente
1. La mediazione rimane una pratica del tutto ‘normale’ all‘interno della società, a partire dalla più piccola, la famiglia, in cui ciascun membro svolge costantemente attività di mediazione.
2. È pratica decisiva nelle società moderne, dove la produzione di beni è accompagnata dalla produzione di conoscenza. Beni e conoscenza, per diffondersi, richiedono di essere mediati
3. La mediazione è decisiva nel diritto, nella diplomazia, nella politica, nei mass media, nella pubblicità ecc.
4. (ma, come vedremo) È pratica anche individuale: ognuno è mediatore di se stesso!
Per una prima definizione
E il mediatore?
1. Un attore sociale (CEFR 2001) che, monitorando l’interazione comunicativa, entra in gioco quando richiesto al fine di aiutare il processo comunicativo e influenzarne i risultati
2. Un facilitatore all‘interno di contesti/situazioni sociali in cui due o più parti interagiscono; la sua funzione è appunto quella di facilitare l’interazione
3. Un negoziatore di sensi e significati che interviene in situazioni in cui la trasmissione di senso appare particolarmente problematica
Problemi aperti
Quale il ruolo della LINGUA e della CULTURA nella mediazione e nell’attività del mediatore?
accessori?
strumenti?
basi senza le quali non c’è mediazione/mediatore?
Lingua e cultura / Lingue e culture
LINGUA: sistema di formazione delle identità individuali e collettive; forma di vita
Identità: il frutto, flessibile e dinamico, dell’interazione e della negoziazione fra individui e gruppi, realizzata da e attraverso la lingua
CULTURA: insieme dei saperi, delle credenze, delle abitudini, degli atteggiamenti, dei valori ecc. proprio di un dato gruppo sociale
quale il rapporto tra LINGUA e CULTURA?
Problemi aperti
Quali i rapporti tra MEDIAZIONE, COMUNICAZIONE (LINGUISTICA E NON) e PROCESSI DELLA COMPRENSIONE?
Se la mediazione è soprattutto questione di LINGUA e la lingua è una forma di vita, mediare è una pratica che pone questioni di eticità?
Se la mediazione è questione di LINGUA e CULTURA, quali scenari per la mediazione nelle nuove società globali?
Se la mediazione è una pratica sociale che si lega strettamente ai diversi contesti di cui sono costituite le società, essa varia a seconda dei contesti?
Perché ‘problemi aperti’?
Non abbiamo una teoria, un quadro di riferimento teorico, per la mediazione, tanto meno per la mediazione linguistico-culturale.
In sintesi
- La mediazione non è un’invenzione del XXI secolo, ma una pratica che appare connaturata a quals ivogl ia evento comunicat ivo, indipendentemente dal contesto dove esso ha luogo
- Ciò ci obbliga ad intraprendere un cammino che
spiega la naturalità ma contemporaneamente la problematicità di tale processo entro il farsi della comunicazione, sia essa verbale che non verbale, come entro la pluralità delle lingue e il loro mutare (De Mauro 2002; Vedovelli 2010);
evidenzia come essa esalti le proprie funzioni in relazioni a situazioni di contatto
In sintesi (restringendo l’attenzione alle sole lingue storico-naturali) ne chiarisce la natura di abilità che partecipa e contribuisce allo sviluppo della competenza linguistico-comunicativa di ciascun parlante, la cui funzione non appare riducibile alla mera strumentalità (Barni, Machetti 2005)
tratteggia le caratteristiche e le dinamiche che la riguardano in relazione a particolari contesti: scuola, sanità, turismo ecc.
Plurilinguismo e intercultura Quali legami con la mediazione?
Naturalità e problematicità della mediazione entro il farsi della comunicazione
Tullio De Mauro, 2002 (XXII ed.),
Capire le parole, Laterza, Roma- Bari
Introduzione. Antico e nuovo nello studio della comprensione, pp. 3- 29
L’attenzione è tutta sul linguaggio verbale umano
De Mauro, 2002 - La comprensione: scarsa attenzione
- negli studi linguistici - nella vita di ogni giorno: capire è normale, non
capire no.
Ciò sembrerebbe giustificato dalla ‘naturalità’ e dalle ‘priorità’ della comprensione (p.3)
- Negli studi linguistici il tema della comprensione è
pressoché assente - l’unica attenzione verso tale processo è quella della
filosofia, nella quale il tema dell’incomprensione è sempre stato centrale - - Cassirer (1923, Filosofia delle forme simboliche) - - Eraclito, Sofisti, Platone, Aristotele, Zenone, Epicuro - - Locke, Leibniz …
De Mauro, 2002 - Wittgenstein, Ricerche filosofiche (1953) §§ 80-82 §§ 150 e 199 §§ 431-33 § 513
De Mauro, 2002
- La filosofia non è rimasta chiusa in se stessa, ma ha influenzato il costituirsi di alcune tradizioni di studio sulla comprensione: - la traduttologia: attenzione a come rendere il senso dei testi
dalle lingue di partenza alle lingue di arrivo; - l’ermeneutica dei testi letterari: riflessione sulle modalità di
interpretazione e dul ruolo del ricevente nella costruzione del senso;
- l’ermeneutica religiosa: l’interpretazione dei testi sacri della tradizione ebraico-cristina;
- l’ermeneutica giuridica: le diverse possibili interpretazioni del testo giuridico
- l’ermeneutica filologica e storica: la teoria generale dell’intendere storico e del collocarsi nel tempo
De Mauro, 2002
- I linguisti, però - non amano, tranne rare eccezioni, la filosofia
e la comprensione, da chi è stata studiata e tranne rare eccezioni, è stata studiata solo nei suoi eventi eccezionali, quando cioè si è rivelata un “problema”
La comunicazione ordinaria è stata vista (e continua ad essere
vista da molti) come riflesso speculare della produzione v. le immagini: la comprensione come atto dovuto, processo lineare che si svolge a tappe successive, rovesciamento speculare del processo di produzione (p.11) v. anche la pratica scolastica, soprattutto il caso Italia!
(l’interesse prevalente di certe discipline linguistiche, quali la
fonetica, tutto spostato dalla parte del produttore)
De Mauro, 2002
- Di recente: un cambio di rotta, forse anche causato da
- l’influenza della psicoanalisi: la pratica dell’ascolto; le radici della produzione linguistica insite nella storia personale di ciascun individuo Dalla psicoanalisi forse è influenzato anche Saussure, come dimostra la nozione di valore di ciascuna parola, che è frutto di un fitto intreccio di rapporti (paradigmatici e sintagmatici) mai determinati una volta per tutti, ma facenti parte di un insieme aperto e variabile. Questo ci obbliga a riflettere continuamente sul modo in cui si determina il senso di ogni parola che diciamo o che scriviamo, andando oltre la forma linguistica dell’enunciato, per collegare la parola ad un reticolo di associazioni materiali, private, peculiari
De Mauro, 2002
- Di recente: un cambio di rotta, forse anche causato da
- nuovi fatti sociali e culturali: la chiarezza come valore supremo dello scrivere e del parlare; i nuovi media e i problemi di comprensione propri di un’ampia fetta della società: impegno per l’incremento della scolarizzazione + ricerche sugli effettivi livelli di comprensione e incomprensione
cresce l’attenzione verso la produzione linguistica in funzione della
sua comprensibilità: le ricerche di Zipf, Fleisch, Gulpease
Da qui le ricerche italiane de I libri di base (es. Guida all’uso delle parole), Due parole (http://www.dueparole.it), sui livelli di comprensibilità
dei testi scolastici, i vari Manuali di stile
De Mauro, 2002
- Di recente: un cambio di rotta, forse anche causato da
- gli studi sulla percezione grafica ed uditiva: l’output conseguenza non solo dell’input, ma della combinazione e integrazione con più generali esperienze e conoscenze pregresse di lingua, di cultura, di memoria
La percezione linguistica come attività (p. 19)
De Mauro, 2002
- Di recente: un cambio di rotta, forse anche causato da
- Chomsky e la riflessione sulle ambiguità strutturali delle frasi: la disambiguazione è calcolabile, automatica; ma ciò che non lo è?
- gli studi di linguistica testuale, pragmatica, cognitiva: la forma è importante ma da sola non basta!
- una nuova idea di semantica: l’oggetto non è il significato quale proprietà intrinseca dei segni, ma l’attività del significare svolta dai parlanti (crisi dell’analisi automatica dei testi)
De Mauro, 2002: 22
“In complesso è ormai sempre più largamente accettato che per capire il senso veicolato dalla forma delle frasi … il ricevente deve partire dalla sua ricognizione, ma questa stessa non si completa se non a patto che il ricevente vada fuori dalla forma. Avanti e indietro nel co-testo, oltre il testo verso il contesto situazionale, dietro e oltre il testo verso i suoi infratesti, i suoi scopi e sovrascopi”
De Mauro, 2002: 26-27
“Il comprendere linguistico comporta che si assuma pur sempre la forma dell’enunziato come punto di partenza, ma comporta anche che si guardi oltre e intorno alla forma, al contesto extraverbale e al produttore”
De Mauro, 2002: 27-28
- La comprensione di enunciati e segni linguistici non è problema solo linguistico
- La complessità della comprensione riguarda dunque due dimensioni: verticale ed orizzontale
“non formale nella enunciazione del segno” (De Mauro 2006: 22)
“Non formale nella enunciazione del segno” (De Mauro 2006: 22)
- 1. vocalità / grafia - 2. forme segniche previste da una lingua e loro realizzazioni
enunciative - 3. cotesto - 4. contesto semiotico non verbale - 5. contesto situazionale - 6. ciò che l’enunciazione sottende
De Mauro, 2002
Quali conclusioni possiamo trarre dalla lettura di questo saggio? - 1. ogni processo comunicativo, di produzione e di ricezione, non è
mai lineare; - 2. tale mancanza di linearità è particolarmente evidente dalla
parte di chi riceve il messaggio, di chi si trova immerso nei problemi della comprensione
- 3. la comprensione è processo che implica, per attuarsi, un’attività di negoziazione, mediazione continua tra emittente e ricevente circa il valore di una parola, di un’espressione, di una frase, di un testo
- 4. tale valore non si dà infatti mai una volta per tutte, essendo dipendente da una serie di fattori cotestuali e contestuali, immerso in una dimensione d’uso in cui il ruolo dei parlanti è centrale e decisivo
- 5. il problema della comprensione non è solo linguistico! (p. 27) la mediazione è così centrale nel processo di comprensione da poter
essere assimilata ad esso?
Lo spazio linguistico italiano
Lo spazio linguistico italiano globale
Dialetti
Italiano
Lingua del Paese
Anziani
Adulti
Giovani
Giovanissimi
Lingua etnica
Lingua identitaria
Lingua nazionale del Paese
La comprensione tra nativi e non nativi: quali problematiche di base
3. Quali scenari per la mediazione entro contesti di contatto, che vedono continuamente agire i nativi con i non-nativi?
2. Che cos’è il contatto?
1. Quante e quali lingue sono parlate nel mondo? Quante e quali lingue sono parlate in Italia?
1. Quante e quali lingue sono parlate nel mondo? Quante e quali lingue sono parlate in
Italia? Fonti: www.ethnologue.com Dossier Caritas 2013: nuovi scenari per la
migrazione; le lingue e il loro peso sulla stabilità del progetto migratorio
Vedovelli (2010)
la naturalità ma contemporaneamente la problematicità della mediazione ci sembrano connaturate alla vita delle lingue, alla loro pluralità, al loro riconoscimento
Vedovelli (2010)
- Babele: un episodio sacralizzato che dà ragione della molteplicità delle lingue e dello spettro dell’incomprensione che da esso si origina
n Genesi 11,1-9 (CEI)
1 Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2 Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3 Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. 4 Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». 5 Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. 6 Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro». 8 Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. 9 Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.
Vedovelli (2010)
- Se comprendere è anche mediare, Babele è la negazione della stessa possibilità di mediare? È il disconoscimento dell’altro? È l’incapacità di riconoscere altre lingue?
Riconoscere le lingue
In Italia - Le politiche scolastiche (v. legislazione) - Le politiche locali e il loro influsso sui panorami
linguistici urbani (Comune di Roma, Comune di Prato)
- La televisione / il cinema Alcune iniziative europee - Una Sfida salutare - Early Language Learning (http://ec.europa.eu/
languages/language-teaching/early-language-learning_en.htm)
Le politiche scolastiche
n l’insistenza nei confronti delle prospettive di educazione interculturale, ha contribuito a semplificare e a mettere ai margini la complessa questione linguistica, la dimensione delle lingue in contatto.
n La consapevolezza della ricchezza linguistica costituita dalle lingue immigrate non è presente oggi né a livello di azione istituzionale della nostra scuola, né a livello sociale.
n Il focus è esclusivamente nell’apprendimento della lingua italiana
L’Italia vista dall’Europa
Scarsa propensione verso il plurilinguismo n I dati della Commissione Europea sulla
competenza linguistica nelle lingue straniere (Eurobarometre, 2006) mostrano che l’Italia occupa il 23° posto fra i 25 paesi dell’Unione Europea per popolazione che è in grado di sostenere una conversazione in una lingua straniera.
L’Italia vista dall’Europa
L ’at tua le at tegg iamento , o l t re a contraddire le politiche linguistiche europee, che considerano la diversità linguistica come una ricchezza, e quelle di altri Paesi che da più tempo e in modo più consistente sono impegnati nella gestione del plurilinguismo migratorio, è deleterio per lo sviluppo sociale ed economico italiano (ELAN, 2006)
Vedovelli (2010)
- Pentecoste: un altro episodio sacralizzato che
dà ragione della molteplicità delle lingue e del dono della ri-conquista del senso
n Atti 2:1-13
[1]Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. [2]Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. [3]Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; [4]ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. [5]Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. [6]Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. [7]Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? [8]E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? [9]Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, [10]della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, [11]Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio». [12]Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: «Che significa questo?». [13]Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di mosto».
Vedovelli (2010)
- Se comprendere è anche mediare, la Pentecoste è la conquista della stessa possibilità di mediare? È la strada per la definizione e la conquista di un’identità?
Vedovelli (2010)
- La condizione italiana: tra Babele e la Pentecoste
- Tale condizione è radice della nostra incapacità di mediare? È comune ad altri paesi? È disconoscimento delle lingue e delle culture degli altri?
- Da Babele e dalla Pentecoste quale idea di “mediazione” emerge?
- In cammino, da Babele alla Pentecoste: in cammino verso la mediazione?
Mediazione, traduzione, interpretariato
T. De Mauro, Dizionario della lingua italiana, Paravia Tradurre: dal lat, traducere, nel senso di trasportare da una lingua
all’altra 1. volgere, rendere in una lingua diversa da quella originale un testo scritto od orale, o anche
solo una frase o una parola 2a. estens., colloq., esprimere con parole facilmente comprensibili un concetto, un pensiero
che è risultato poco chiaro: tradurre in parole povere, traducimi un po' quel che ha detto l'ingegnere
2b. esprimere, volgere in altro modo: tradurre in atto, in pratica un'idea, metterla in pratica | tradurre un'idea sulla tela, sul marmo, realizzarla in un'opera di pittura o di scultura | tradurre in cifre, in termini economici, quantificare concretamente gli aspetti economici relativi spec. a un'iniziativa, un progetto o sim.
2c. fig., rendere, esprimere a parole un'emozione, uno stato d'animo: tradurre un sentimento 3. OB trasportare | TS burocr. condurre, trasferire da un luogo a un altro, spec. un carcerato:
l'imputato fu tradotto in carcere 4. OB LE trasmettere, tramandare: le virtù patrie e la pietà congiunta | tradussero per lungo
ordine d'anni (Foscolo) 5. TS inform. convertire il formato in cui sono codificati dati, comandi, ecc. in un altro formato,
senza modificare i dati o i comandi stessi
Mediazione, traduzione, interpretariato
B. Osimo, Manuale del traduttore, Hoepli Per traduzione si intende la trasposizione di un testo in una lingua
diversa da quella in cui il testo è stato inizialmente concepito e scritto
Mediazione, traduzione, interpretariato
L’evolversi della traduzione nel tempo La traduzione come processo che punta all’adeguatezza, della
quale possono distinguersi almeno 7 diverse forme (De Mauro 1994: 92 segg.)
- A. denotativa - A. lessicale - A. espressiva - A. testaule - A. pragmatica - A. semiotica
Mediazione, traduzione, interpretariato
Interpretare: dal lat, interpres, intermediario, incaricato di affari, negoziatore
1a. AU comprendere e spiegare un testo, un discorso e sim. nel suo significato più recondito: interpretare una frase, un passo controverso; intendere e porre in evidenza i caratteri peculiari di un artista o della sua opera: interpretare un racconto in chiave psiacoanalitica, interpretare un quadro, un poeta difficile da interpretare | TS dir. comprendere una norma giuridica nel suo esatto intendimento al fine di poterla applicare
1b. AU rendere intelligibile, tradurre in un linguaggio noto ciò che è espresso con simboli, con segni convenzionali, o comunque in forma normalmente non accessibile: interpretare un'iscrizione runica, un messaggio cifrato
2a. AU spiegare un fatto, un evento e sim. attribuendogli un determinato significato: interpretare un fenomeno sociale, non so come interpretare il suo comportamento | trarre presagi da fenomeni naturali: gli aruspici interpretavano il volo degli uccelli
2b. TS psic. spiegare mediante interpretazione: interpretare i sogni, un lapsus 3. AU intuire e rendere palesi i sentimenti, i pensieri, le intenzioni di qcn.
attuandoli o manifestandoli: interpretare la volontà di un amico, agendo così ho creduto di interpretare il tuo pensiero
Mediazione, traduzione, interpretariato
Interpretare: dal lat, interpres, intermediario, incaricato di affari, negoziatore
4a. AU rappresentare con esattezza in un'opera letteraria, cinematografica e sim.: Goldoni interpreta efficacemente la società del suo tempo, un film che interpreta molto bene la condizione femminile nelle campagne
4b. AU rappresentare, sostenere una parte in un'opera teatrale, cinematografica e sim.: interpretare Medea, Tosca, un attore che interpreta magnificamente i personaggi shakespeariani; portare in scena: interpretare un monologo
4c. AU eseguire una composizione musicale cercando di rendere lo stile e la volontà dell'autore: interpretare un brano d'opera
5. TS mat. considerare o affrontare un concetto o un problema matematico ricorrendo a procedimenti propri di un altro ambito teorico considerato equivalente
6. TS inform. nei vecchi calcolatori a scheda perforata, tradurre in caratteri alfanumerici le istruzioni contenute in una scheda
7. BU tradurre
Mediazione, traduzione, interpretariato
n Interprete: 1a. s.m. e f. AD chi interpreta il significato di un discorso, un testo e sim. o,
anche, chi chiarisce il senso di ciò che risulta oscuro o dubbio: interprete di una dottrina, di un'opera, interprete dei misteri dell'universo
1b. s.m. e f. TS log., semiol. chi adopera il segno o si esprime con esso 1c. s.m. e f. CO commentatore, critico: un attento interprete di Dante 2a. s.m. e f. OB traduttore 2b. s.m. e f. AD chi per professione o occasionalmente traduce e fa da
intermediario in colloqui fra persone di lingua diversa: servirsi di un interprete, interprete parlamentare, scuola per interpreti, ho dovuto fare da interprete tra Carlo e la mia amica francese | nei processi civili o penali, chi è nominato per tradurre una deposizione in lingua straniera
3. s.m. e f. AD chi rende manifesti i sentimenti o le volontà di un altro che non sia in grado di esprimerli direttamente: farsi interprete dei desideri della comunità
4. s.m. e f. AD attore, cantante o musicista che interpreta una parte o un brano musicale: un grande interprete shakespeariano, rossiniano
5. s.m. TS inform. nei calcolatori digitali, programma che traduce in linguaggio macchina istruzioni formulate in linguaggio simbolico
Mediazione, traduzione, interpretariato
n Interpretariato Negli Interpreting Studies l’interprete viene tradizionalmente
concepito come attività che non richiede la partecipazione attiva di chi la conduce all’interazione
Attorno agli Ottanta l’interpretariato diviene pratica che va al
di là dei confini della conferenza Viene posto in primo piano il ruolo fortemente interazionale
dell’interprete
Mediazione, traduzione, interpretariato
Ampia
sovrapposizione?
Assenza di confini?
Mediazione, traduzione, interpretariato: i possibili scenari
Se mediare è un’attività generalmente semiotica,
naturale, un processo in tutto e per tutto assimilabile alla comprensione, alla negoziazione di significati e di sensi
tradurre e fare interpretariato risultano attività - che non si danno senza la mediazione; - che richiedono delle buone competenze linguistiche
ma che richiedono anche il continuo riferimento a ciò che sta fuori dalle lingue
Mediazione, traduzione, interpretariato: i possibili scenari
Se mediare è un’abilità, che si accompagna alle 4 abilità
linguistiche di base tradurre e fare interpretariato risultano attività che o - coincidono con la mediazione e con il suo carattere
prettamente strumentale
O - appaiono come forme, tipi particolari di mediazione,
che risulta essere, in quanto abilità, più ampia
Chi è il mediatore? La normativa immigrazione
In Italia: se ne parla per la prima volta
all’interno della legge Turco-Napolitano (6 marzo 1998 n. 40)
Art. 42: Lo Stato, le regioni, le province e i comuni … favoriscono la
realizzazione di convenzioni con associazioni regolarmente iscritte nel registro di cui al comma 2 per l’impiego all’interno delle proprie strutture di stranieri, titolari di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno di durata non inferiore a 2 anni, in qualità di mediatori interculturali al fine di agevolare i rapporti tra le singole amministrazioni e gli stranieri appartenenti ai diversi gruppi etnici, nazionali, linguistici e religiosi.
Chi è il mediatore? La normativa immigrazione
Testo unico delle disposizioni
concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (D.Lgs. 25 luglio 1998 n. 286)
Art. 38 Art. 42
Chi è il mediatore? La normativa immigrazione
D.P.R n. 394 del 31 agosto 1999 Art. 45
Chi è il mediatore? La normativa in materia di professioni sociali Legge 8 novembre 2000
Chi è il mediatore?
Una Babele terminologica
Mediatore di madre lingua (CM n. 205 del 26.7.1990) Mediatore interculturale (legge 40/98)
Mediatore culturale qualificato (legge 40/98; DL 286/98) Mediatore linguistico (DM 202/2000)
Mediatore linguistico culturale (CM 24/06) Mediatore culturale (DDL 24.4.2007)
Chi è il mediatore?
Una Babele terminologica
Mediatore di madre lingua (CM n. 205 del 26.7.1990) Mediatore interculturale (legge 40/98)
Mediatore culturale qualificato (legge 40/98; DL 286/98) Mediatore linguistico (DM 202/2000)
Mediatore linguistico culturale (CM 24/06) Mediatore culturale (DDL 24.4.2007)
I mediatori sono stranieri (sono italiani solo nel caso in cui debbano
essere mediatori linguistici), il settore d’intervento è la scuola Che cosa mediano?
Sono o non sono qualificati? Devono essere madrelingua? Chi è il madrelingua?
Chi è il mediatore?
Una Babele terminologica anche a livello
regionale
Mediatore interculturale (Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di
Trento, Sardegna, Valle d’Aosta) Tecnico qualificato in Mediazione Culturale e Linguistica per
Immigrati (Toscana) Mediatore linguistico culturale (Lombardia, Veneto)
Mediatore culturale (Abruzzo, Campania, Friuli, Umbria)
e anche
Interprete sociale Operatore interculturale
Mediatore sociale
Gli ambiti “tradizionali” della mediazione linguistico-culturale
- istituzionale / occupazionale: uffici pubblici; questura;
tribunale; sindacato; centro per l’impiego; …
- sanitario: A.S.L.; ospedali; ambulatori medici; … - scolastico: scuole; centri per la formazione professionale - (giuridico)
Gli ambiti della mediazione linguistico-culturale
La diversità degli ambiti è decisiva per la diversità delle
competenze necessarie per svolgere l’attività di mediazione
TUTTAVIA
ciò che il mediatore dovrebbe sempre garantire è
- la correttezza della traduzione delle informazioni veicolate da ciascun partecipante;
- un certo grado di neutralità rispetto alle idee / prospettive
espresse da ciascun partecipante; - un’azione di interpretazione delle diverse culture; - un’azione di coordinamento e congiunzione tra tali culture; - …
L’ambito turistico ‘tradizionale’ - Le figure: la guida turistica, l’agente turistico,
l’albergatore, …
- Gli strumenti: le guide turistiche, le brochure, … - Le motivazioni al viaggio: generalmente
culturali, religiosi, di svago …
- I contenuti: arte, storia, cultura - I pubblici: Europa, Stati Uniti, …
L’ambito turistico e le sue recenti novità
- Le figure?
- Gli strumenti? - Le motivazioni al viaggio?
- I contenuti? - I pubblici?
Chi si occupa di mappare il turismo? Il caso italiano
n L’Agenzia Nazionale del Turismo (ENIT, www.enit.it) promuove l’immagine dell’offerta turistica nazionale e ne favorisce la commercializzazione - curando la promozione delle risorse turistiche delle Regioni; - promuovendo le varie tipologie dell’offerta turistica nazionale; - realizzando strategie promozionali a livello nazionale e internazionale; - svolgendo attività di consulenza e di assistenza per lo Stato, le Regioni e per gli altri organismi pubblici in materia di promozione di prodotti turistici, individuando le migliori strategie commerciali che permettano all’Italia di presentarsi in modo efficace sui mercati stranieri; - organizzando servizi di consulenza, assistenza, per promuovere e sviluppare processi indirizzati ad equilibrare i servizi di accoglienza e di informazione ai turisti; - attuando forme di collaborazione con gli Uffici della rete diplomatico-consolare del Ministero degli Affari Esteri.
Chi si occupa di mappare il turismo? Il caso italiano
n L’Osservatorio Nazionale del Turismo (ONT, www.ontit.it) si occupa di - analizzare le dinamiche socio-economiche del turismo, anche ai fini della misurazione della competitività del sistema; - modalità di divulgazione in tempo reale di informazioni e dati sui fenomeni turistici, attraverso ricerche e indagini sui comportamenti turistici degli italiani, sulle prenotazioni delle aree turistiche e sull’andamento del turismo internazionale.
L’impatto economico del settore turistico allargato nel 2013
ECONOMIA VIAGGI E TURISMO: (impatto dell’economia allargata del settore turistico sul Prodotto Interno Lordo)
159,6 miliardi di euro
INCIDENZA SUL PIL: 10,3%
OCCUPAZIONE TURISTICA: (occupati diretti e indiretti) 2.619.000 unità
INCIDENZA SULL’INTERA OCCUPAZIONE NAZIONALE: 11,6%
59%15%
14%
6% 3%1%1%1%
Culturale, città d’arteAltroBalneareLacualeMontanaSportivaVerde, agriturismo Enogastronomica
Il progetto Tell Me A Story http://tellmeastory.eu/
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