COMUNE DI VALMADRERA PROVINCIA DI LECCO
INTERVENTI DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO DI
CADUTA MASSI TRA LE LOCALITÀ PARÈ E
SASSELLO
LOTTO C - SASSELLO
ELABORATO D: STUDIO DI FATTIBILITA’
PROGETTO DEFINITIVO - ESECUTIVO LUGLIO 2011
Gruppo di Progettazione
Dott. Geol. LUCA STANZIONE: Capo Gruppo - Progettista Dott. Ing. ERMINIO SIRTORI: Calcolo e verifica strutture
Dott. Ing. LINO SPANDRI: Coordinatore Sicurezza in fase di progettazione
Dott. Ing. LINO SPANDRI: Coordinatore Sicurezza in fase esecutiva
Comune di Valmadrera
Interventi di mitigazione del rischio di caduta massi tra le località
Parè e Sassello: Lotto C - Sassello
Progetto definitivo/esecutivo 2011 – Studio fattibilità e compatibilità ambientale
S.A.S.S. – Studio Associato Stanzione & Stanzione
INDICE
1. Verifica di compatibilità dell’intervento con le prescrizioni di strumenti urbanistici, piani
paesistici, territoriali, ecc….
2. Verifica sui prevedibili effetti della realizzazione dei lavori e dell’esercizio dell’opera sulle
componenti ambientali e sulla salute dei cittadini.
3. Verifica e compatibilità dell’intervento verso le specie animali presenti.
4. Determinazione delle misure di compensazione ambientale e degli eventuali interventi di
ripristino, riqualificazione e miglioramento ambientale e paesaggistico.
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Interventi di mitigazione del rischio di caduta massi tra le località
Parè e Sassello: Lotto C - Sassello
Progetto definitivo/esecutivo 2011 – Studio fattibilità e compatibilità ambientale
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STUDIO DI FATTIBILITA’ E COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
L’intervento complessivo è suddiviso in tre lotti (Lotto A: Parè – Piccolo Molo; Lotto B:
Hotel “Al Terrazzo”; Lotto C: Sassello) e si prevede la realizzazione di barriere paramassi
elastoplastiche a protezione dei nuclei abitativi e delle attività ricettive esistenti.
Lo studio è focalizzato sulla realizzazione di un primo lotto (Lotto C: Sassello) ritenuto di
maggiore priorità rispetto agli altri.
L’area si trova all’estremo limite della frazione di Parè, località Sassello, lungo la vecchia
strada per Bellagio, fronte lago, alle pendici del Monte Moregallo (E-NE).
L’intervento prevede la realizzazione di una barriera paramassi elastoplastica della
lunghezza di 120 m, suddivisa in due tratte di lunghezza da 40 e 80 m, che va ad
aggiungersi ad una barriera analoga già realizzata, a protezione dell’albergo Bellavista,
della lunghezza di circa 30 m.
L’ingombro della barriera, inteso come raggio utile per la sistemazione degli ancoraggi,
prevede una lunghezza di circa 8 m a monte della barriera, circa 7,5 m lateralmente e circa
2 m a valle, su una lunghezza di 7,5 m, sui montanti esterni della barriera.
1. Verifica di compatibilità dell’intervento con le prescrizioni di strumenti urbanistici, piani
paesistici, territoriali, ecc….
Verifiche con PTCP
Il paesaggio del Lario Orientale
Area ad alta naturalità
(azzurro).
Area terrazzata (giallo).
Area urbanizzata (grigio).
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Unità di paesaggio e Ambiti paesistici
Le Unità di paesaggio sono i grandi ambiti territoriali, contraddistinti da peculiari caratteri
fisico-morfologici e storico culturali in grado di conferire loro una precisa fisionomia e una
riconoscibile identità.
Gli Ambiti paesistici sono le modulazioni in cui, alla scala locale, si articolano le unità di
paesaggio.
L’area d’intervento è così classificata:
Unità di paesaggio: I rilievi e i versanti aperti sulla pianura.
Ambito paesistico: I versanti sud del Monte Cornizzolo, dei Corni di Canzo e del
Moregallo (C3).
L’unità si caratterizza per la presenza di versanti aperti sulla pianura, ma anche di rilievi
che marcano il territorio e che lo caratterizzano evocando sistemi e paesaggi fra loro molto
diversificati e complessi.
Ai profili frastagliati delle cime si accompagnano le morfologie più dolci degli ampi dossi e
dei versanti in debole pendio che si approssimano ai fondovalle.
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Analogamente, si accompagnano alle pareti rocciose e ai ghiaioni delle quote più elevate le
ampie superfici boscate e le praterie.
Anche qui, dentro la continuità dei versanti, si rileva una notevole articolazione dei
caratteri paesistici, con presenza di discontinuità morfologiche che determinano specifiche
situazioni ambientali e, spesso, la stessa identificazione dei luoghi.
I corsi d’acqua, meno significativi che altrove, caratterizzano i fondovalle che si presentano
meno ampi ma, comunque, sempre rilevanti e accompagnati spesso da boschi riparali.
Le diverse coperture vegetali, che si articolano in funzione delle diverse condizioni
stazionali, si compenetrano fra loro senza limiti precisi in funzione della quota,
dell’esposizione dei versanti, delle condizioni microclimatiche determinate dall’orografia e
dall’orientamento delle valli.
I boschi dominano nettamente il paesaggio vegetale e si distribuiscono dalle quote più
elevate, dove si fanno più radi e stentati per le particolari condizioni limitanti climatiche,
sino ai fondovalle e a ridosso degli ambienti di pianura. Alle quote più elevate, il bosco
lascia spazio a praterie da pascolo che si interrompono in corrispondenza degli affioramenti
rocciosi delle creste o che caratterizzano i crinali e le dorsali più aperte e meno articolate,
dove disegnano ampi paesaggi aperti da cui le visuali spaziano sulla sottostante pianura o
verso le catene montuose dell’interno.
I prati, che sostengono buone produzioni foraggiere e un’attività zootecnica che offre
produzioni tipiche e di qualità, si aprono in ampie radure all’interno dei boschi e
interessano, in modo massiccio e pressoché esclusivo, gli ampi falsipiani, su cui si
collocano gli insediamenti che interrompono la continuità dei versanti. Localmente, specie
in corrispondenza dei nuclei abitati e sui tratti morfologicamente più comodi, sono presenti
modeste colture seminative, orti e impianti di legnose agrarie destinate prevalentemente
all’autoconsumo alimentare.
Frequente è la presenza di ambiti di naturalità forestale, che si ritrovano con una loro
relativa integrità soprattutto sui versanti caratterizzati da specificità o da limitazioni
stazionali e meno soggetti a interferenze di natura antropica.
Il livello d’antropizzazione e d’appoderamento è significativo e differenziato in relazione
all’altitudine, alle condizioni morfologiche e all’esposizione dei versanti che, a loro volta,
hanno determinato una diversa accessibilità dei luoghi e una diversa possibilità di
esercitare attività agricole.
Gli insediamenti privilegiano l’esposizione dei versanti a meridione e i luoghi
morfologicamente più favoriti che insistono sui terrazzi morfologici, sulle dorsali ampie e
sui pendii poco acclivi.
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All’interno dell’omogeneità visiva data dalle estese coperture boschive, le porzioni di prati e
pascoli costituiscono un elemento paesistico di grande rilevanza: oltre a individuare la
sede, periodica o stabile, dell’insediamento umano, contribuiscono a diversificare i caratteri
del paesaggio di versante, individuano le aree di più densa colonizzazione montana,
stabiliscono dei rapporti di tipo verticale, a piani altitudinali ben prestabiliti, fra fondovalle e
alte quote.
A fronte di tale ricchezza d’elementi tradizionali, molti caratteri insediativi tradizionali e la
stessa economia montana mostrano evidenti segni di “agonia”, che si riflettono
puntualmente sul territorio.
L’immagine paesistica complessiva è oggi degradata a causa dell’abbandono dei presidi
umani, dei campi a terrazzo, dei prati, dei vecchi nuclei, dei maggenghi, degli alpeggi e del
bosco.
I prati e i pascoli sono le porzioni del paesaggio agrario di montagna più delicate e passibili
di scomparsa, perché legate ad attività di allevamento transumante di difficile tenuta,
considerate le difficoltà oggettive di questa consuetudine e le non proporzionate rese
economiche.
Elementi di criticità
Scomparsa progressiva dei caratteri paesistici e ambientali dei corsi d’acqua, a causa
della generale artificializzazione degli stessi: regimazione dei corsi d'acqua con
arginature e rettificazioni, interposizione di bacini di ritenuta, vasche, ecc.
Immagine paesistica degradata dall’abbandono delle pratiche selvicolturali e delle
praterie meno accessibili e difficilmente meccanizzabili.
Immagine paesistica complessiva degradata dall'abbandono dei presidi umani, dei
campi a terrazzo, dei prati, dei vecchi nuclei, dei maggenghi, degli alpeggi, del bosco.
Progressiva estensione del bosco sui coltivi terrazzati e sui prati, dovuta alla
dismissione di precedenti usi agricoli.
Indirizzi di tutela
In ordine agli aspetti del paesaggio naturale
La morfologia
Difesa della fruizione paesistica che consenta la visione dei profili sommitali, dei
versanti, e degli scenari che maggiormente entrano a formare l'immagine tramandata;
devono essere mantenute libere, in particolare, le dorsali, i prati d'altitudine e i crinali
in genere.
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Tutela delle manifestazioni morfologiche naturali e di quelle antropiche, connesse alla
sistemazione agronomica dei versanti (terrazzamenti, ciglionamenti) che si sono
consolidate nella percezione del paesaggio.
Protezione dei grandi elementi morfologici che determinano la riconoscibilità dei luoghi
anche alla scala regionale.
Massimo rispetto degli elementi costituenti limiti, soglie o partizioni geografiche dei
versanti, quali rupi, punti di avvistamento, gole, cippi, croci, successioni bosco-prato,
con conservazione della naturalità e della inaccessibilità ai luoghi.
Le acque
Divieto di compromissione dei laghi, delle zone umide, delle sorgenti, delle cascate e,
in genere, di tutti gli elementi che formano il sistema idrografico delle alte quote.
Tutela dei corpi idrici interessati da opere di regimazione e infrastrutturazione.
La vegetazione
Tutela delle emergenze vegetazionali, con specifica attenzione nei confronti delle
associazioni che vegetano in stazioni fortemente condizionate da limitazioni ambientali.
Tutela delle emergenze vegetazionali diffuse e manutenzione/valorizzazione delle
coperture forestali e di interesse forestale, in ordine alle diverse funzioni svolte tanto
sul piano ambientale che fisionomico-paesaggistico.
Rete ecologica L’area d’intervento si compone dei seguenti elementi:
Elementi naturali marginali (verde chiaro): biotopi/ecotoni naturali di ridotte
dimensioni o a carattere puntiforme, interclusi nella matrice antropogenica;
comprendono ambiti di estremo valore naturalistico, accresciuto dal loro carattere di
residualità. Per le specie più tolleranti al disturbo antropico e meno sensibili al processo
di frammentazione possono fungere da aree di appoggio e rifugio.
Zone tampone (barrato viola): settori territoriali contraddistinti da una forte
eterogeneità strutturale, si interpongono tra le “core areas” (Sistemi Nodali Primari –
area in verde scuro) e le zone a maggiore artificializzazione, costituendo un elemento
di protezione e mitigazione dei fattori di pressione antropica; gli ambiti naturali
presenti al loro interno possono svolgere un ruolo determinante per la ricolonizzazione
di superfici antropizzate e per la dispersione di organismi.
Sorgenti areali e lineari di pressione (marrone): aree urbanizzate e infrastrutture
lineari.
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Le tutele paesistiche
Aree vincolate ai sensi del D.Lgs.
42/2004 art. 136: bellezze individue e
bellezze di insieme (barrato verde).
Aree vincolate ai sensi del D.Lgs.
42/2004 art. 142: territori contermini ai
laghi, corsi d’acqua, territori oltre i
1600 m, parchi istituiti, boschi e foreste
(rosa).
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Il degrado paesaggistico
Aree in evoluzione: rischio di
degrado da sottoutilizzo,
abbandono o dismissione
(verde).
Tessuto urbano consolidato
(grigio).
Carta inventario dei dissesti
Crollo in roccia (barrato
marrone).
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Verifica con PRG Azzonamento
Zona B1 (barrato rosso): prevalentemente residenziale di completamento e/o
sostituzione.
Zona D5.4 (barrato verde): insediamenti destinati prevalentemente alla ricettività
alberghiera, allo sport, al tempo libero.
P: parcheggio.
Zona S (retinato azzurro): destinata a riqualificazione ambientale subordinata a P.E.
(24) individuato dall’azzonamento.
Zona E3 (puntinato giallo): destinazione agricola con salvaguardia ambientale.
Bosco (poligoni verdi).
Vincolo idrogeologico (linea nera con quadrati).
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Vincoli
Legge 431/85 (tratto rosso barrato grigio): vincolo art. 1 comma 1 (lago).
Legge 431/85 (tratto verde con triangoli): vincolo art. 1 comma 1 (boschi e foreste).
Vincolo idrogeologico (linea nera con quadrati).
Carta della fattibilità geologica e della azioni di piano
Classe 4 – Fattibilità con gravi limitazioni
Aree spesso soggette al vincolo idrogeologico, in cui l’alto rischio comporta gravi
limitazioni per la modifica delle destinazioni d’uso del territorio. Comprende le aree
montuose soggette ad evidenti fenomeni erosivi e di caduta massi, la fascia di rispetto
del pozzo comunale, e le aree potenzialmente interessate da inondazioni per eventi di
piena con tempo di ritorno uguale o inferiore a 50 anni.
Classe 3 – Fattibilità con consistenti limitazioni
Aree nelle quali sono state riscontrate consistenti limitazioni alla modifica delle
destinazioni d’uso dei terreni per l’entità e la natura dei rischi individuati nell’area di
studio o nell’immediato intorno.
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L’intervento non rientra tra quelli di difesa del suolo ai sensi della Legge 183/89 – Difesa
del suolo.
La struttura in progetto, relativamente ai vincoli ambientali e paesistici, rientra nelle opere
di messa in sicurezza e mitigazione del rischio di frana in ambiti urbanizzati, a protezione
di aree residenziali e di vie di comunicazione pubbliche, pertanto va in deroga ad eventuali
vincoli e limitazioni esistenti.
Nello specifico, la struttura verrebbe posizionata nell’area a bosco, sul versante terrazzato,
esistente nella parte retrostante agli edifici residenziali, così da risultare in parte
mascherata naturalmente dalla boscaglia esistente ed in parte dagli edifici stessi.
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2. Verifica sui prevedibili effetti della realizzazione dei lavori e dell’esercizio dell’opera sulle
componenti ambientali e sulla salute dei cittadini.
La realizzazione della barriera elastoplastica comporterà temporaneamente dei disagi alla
popolazione residente per quanto concerne le implicazioni cantieristiche, soprattutto
durante le fasi di perforazione in roccia con problematiche legate al rumore e alla polvere,
mentre per le altre operazioni quali tracciatura, disbosco, montaggio, ecc.., non andranno
a coinvolgere direttamente i residenti poiché le aree interessate si trovano sui terrazzi
naturali dietro alle case solo in parte antropizzate e utilizzate per orti o depositi di attrezzi.
Durante la fase di esercizio e manutenzione non sono previste particolari implicazioni a
danno delle componenti ambientali e della salute dei cittadini.
La realizzazione della barriera è dettata invece dalla necessità di preservare la salute dei
cittadini.
Relativamente alle componenti ambientali, è previsto un eventuale parziale disbosco lungo
il tracciato di posa della barriera, qualora si rendesse necessario, e in prossimità di
eventuali ancoraggi. Una prerogativa di questo intervento è quello di creare una sorta di
collaborazione, a protezione della fascia sottostante, tra la barriera artificiale in progetto e
la barriera naturale, costituita dalla boscaglia, esistente.
3. Verifica e compatibilità dell’intervento verso le specie animali presenti. La fascia di ubicazione delle barriere (tra i 230 m e i 240 m s.l.m.) si trova ad una quota
normalmente non interessata dal transito di specie animali, quali mufloni e cinghiali, che
normalmente si possono trovare a partire da quote intorno ai 400 m s.l.m. lungo lo stesso
versante. Può succedere che nei mesi più freddi questi animali si spingano a queste quote
alla ricerca di cibo.
Si prevede comunque di realizzare la barriera in tratte distinte di lunghezza variabile, al
fine di sfruttare al meglio l’andamento dei terrazzamenti, così da lasciare dei varchi tra le
varie tratte per il transito di animali di taglia media e grande.
Si segnala comunque la presenza di recinzioni, con rete a maglia fitta, e di murature a
secco, a delimitare le varie proprietà, a salire dalla quota di 220 m sino alla quota di 260 –
270 m che di fatto costituiscono delle proprie e vere barriere.
4. Determinazione delle misure di compensazione ambientale e degli eventuali interventi di
ripristino, riqualificazione e miglioramento ambientale e paesaggistico.
La tipologia di opera, il suo sviluppo, il suo ingombro, non risultano essere di particolare
impatto ambientale e paesaggistico considerato anche il contesto in cui vanno ad inserirsi
ed il parziale mascheramento naturale esistente.
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Gli interventi sulle componenti ambientali esistenti sono limitati e ridotti allo stretto
necessario a garantire un efficace ed efficiente funzionamento della struttura in progetto;
inoltre una volta in esercizio la struttura non interferisce con le stesse.
Solo nel caso del verificarsi di fenomeni franosi di una certa entità, l’ambiente interessato
potrebbe riportare danni non direttamente connessi alla barriera ma indirettamente legati
ad essa. In questo caso si renderebbero necessari interventi di manutenzione e ripristino
delle aree danneggiate.
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