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A.A. 2008-2009

Industria Culturale e Media Studies

Prof.ssa Silvia Leonzi

Gli anni ’60 tra modernizzazione

e arretratezza

Dal boom alla crisi

Fine della fase espansiva del Boom

Mutamento antropologico, urbanistico, architettonico

Instabilità politica e immobilismo

Degrado ambientale

Conseguenze morali del consumismo

Debolezza di una borghesia matura

Economia protetta e assistita

Scarsa equità sociale

Nascita della partitocrazia

Dal Boom alla crisi

Ampliamento della sfera dei diritti civili

Avanzare delle classi lavoratrici e dei sindacati

Corruzione politica

Nuova competitività tra classi

Primi scontri intergenerazionali

Deficit di responsabilità individuale

Dal Boom alla crisi

Alle formule del centro-sinistra di Aldo Moro, si alternano

le formule del centro-destra del governo Andreotti

Nel 1971 Il Presidente Giovanni Leone viene eletto con

l’appoggio del Movimento Sociale

Il malumore viene sia da sinistra che da alcuni cattolici

(Comitati di base)

La formazione di corpi intermedi tra Stato e individuo

non è interpretata come un’occasione di

modernizzazione ma come una sfida al potere

Il quadro politico

Pagina 6

L’Italia pre-moderna: parole chiave

Valori “reali” oggettivamente radicati nelle

culture particolare e concrete dell’Italia

agricola e paleoindustriale

Chiesa

Patria

Famiglia

Obbedienza

Disciplina

Ordine

Risparmio

Moralità

Pagina 7

L’Italia moderna: parole chiave

Il modello consumistico rischia di essere

vincente laddove l’ottica pedagogica non è più

sorretta dalla forza delle “istituzioni del sapere”

MetropoliConsumismo

Industria

Meccanizzazione

Diffusione dei gusti di massa

Disillusione

Pagina 8

La modernizzazione aveva portato alla liberazione progressiva di forme di consumo e di intrattenimento che avevano avuto una incerta fase di sperimentazione negli anni Trenta, prima della

definitiva stretta del regime fascista

L’ambito dei conflitti culturali

La generazione dei genitori, coinvolta come avversaria nella contestazione cresciuta anche nutrendosi della fortuna della commedia all’italiana, spesso

criticamente corrosiva nei confronti del boom e dei suoi lati

oscuri

La generazione studentesca cresciuta consumando accanto a una cultura scolastica, che faceva

perno sul liceo classico come matrice della classe dirigente

futura, il fumetto nero e il cinema mitologico-seriale o quello

spaghetti western

“Nei primi anni Sessanta, a causa dell’inquinamento dell’aria, e,

soprattutto, in campagna, a causa dell’inquinamento dell’acqua

(gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a

scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante.

Dopo pochi ani le lucciole non c’erano più (…) Quel “qualcosa”

che è accaduto una decina di anni fa lo chiamerò dunque

“scomparsa delle lucciole”.

Il regime democristiano ha avuto due fasi assolutamente distinte,

che non solo non si possono confrontare tra loro, implicando una

certa continuità, ma sono diventate addirittura storicamente

incommensurabili. La prima fase di tale regime è quella che va

dalla fine della guerra alla scomparsa delle lucciole, la seconda

fase è quella che va dalla scomparsa delle lucciole a oggi.”

P. P. P Pasolini. Il vuoto del potere, in “Corriere della Sera”, 1-2-1975

La fine delle lucciole

Prima della scomparsa delle lucciole

“La continuità tra fascismo fascista e fascismo democristiano è completa e

assoluta. Taccio su ciò, che a questo proposito, si diceva anche allora,

magari appunto nel "Politecnico": la mancata epurazione, la continuità dei

codici, la violenza poliziesca, il disprezzo per la Costituzione. E mi

soffermo su ciò che ha poi contato in una coscienza storica retrospettiva. La

democrazia che gli antifascisti democristiani opponevano alla dittatura

fascista, era spudoratamente formale.”

In tale universo i "valori" che contavano erano gli stessi che per il fascismo:

la Chiesa, la Patria, la famiglia, l'obbedienza, la disciplina, l'ordine, il

risparmio, la moralità. Tali "valori" (come del resto durante il fascismo)

erano "anche reali": appartenevano cioè alle culture particolari e concrete

che costituivano l'Italia arcaicamente agricola e paleoindustriale. Ma nel

momento in cui venivano assunti a "valori" nazionali non potevano che

perdere ogni realtà, e divenire atroce, stupido, repressivo conformismo di

Stato.”

P. P. P Pasolini. Il vuoto del potere, in “Corriere della Sera”, 1-2-1975

La fine delle lucciole

Dopo la scomparsa delle lucciole

“I "valori" nazionalizzati e quindi falsificati del vecchio universo agricolo e paleocapitalistico, di colpo non contano più. Chiesa, patria, famiglia, obbedienza, ordine, risparmio, moralità non contano più.”

“Ho visto dunque "coi miei sensi" il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del popolo italiani, fino a una irreversibile degradazione.”

“gli uomini di potere democristiani sono passati dalla "fase delle lucciole" alla "fase della scomparsa delle lucciole" senza accorgersene. Per quanto ciò possa sembrare prossimo alla criminalità la loro inconsapevolezza su questo punto è stata assoluta; non hanno sospettato minimamente che il potere, che essi detenevano e gestivano, non stava semplicemente subendo una "normale" evoluzione, ma sta cambiando radicalmente natura.”

“Essi non vedevano che il potere, che essi stessi continuavano a detenere e a gestire, già manovrava per gettare la base di eserciti nuovi in quanto transnazionali, quasi polizie tecnocratiche. E lo stesso si dica per la famiglia, costretta, senza soluzione di continuità dai tempi del fascismo, al risparmio, alla moralità: ora il potere dei consumi imponeva a essa cambiamenti radicali nel senso della modernità.”

La fine delle lucciole

“La Congiuntura”

Nel 1963 il grande ciclo espansivo dell'economia italiana

subisce una battuta d'arresto.

Si esaurisce l'eccesso di offerta di forza lavoro dal sud e

dalle campagne, col raggiungimento di una

situazione prossima alla piena occupazione.

Le organizzazioni sindacali cominciano ad ottenere

consistenti aumenti salariali per i lavoratori, le cui basse

retribuzioni avevano contribuito a rendere possibile il

"miracolo economico".

La crescita dei consumi, seguita agli

aumenti salariali, ha prodotto un’espansione

della domanda, a cui fa seguito un ciclo

di inflazione e di disavanzo progressivo della

bilancia commerciale.

Per far fronte a tale situazione, nell'autunno

del 1963, le autorità monetarie intervengono

con una stretta creditizia (ossia una limitazione

del credito e della liquidità mediante vincoli sui

depositi bancari), provocando la caduta degli

investimenti e della produzione.

“La Congiuntura”

I provvedimenti dei governi di

centro-sinistra danno il via a

una massiccia esportazione di

capitali, che affliggerà a

lungo il paese, anche al di là

dei momenti di effettiva

difficoltà interna.

Si arresta così il ciclo

espansivo e

inizia una fase di recessione.

“La Congiuntura”

“La Congiuntura”, 1964

Un principe romano, Giuliano, donnaiolo, affascinato da una giovaneragazza inglese, Jane, decide di accompagnarla in Svizzera con la suaautomobile con targa diplomatica. In realtà, la ragazza vuole sfruttarel'ingenuo principe e i sui privilegi di diplomatico per trasportare inSvizzera, senza rischi, una grossa somma di denaro. Il viaggio si rivelapieno di contrattempi e di disavventure, terminando, coltre il confine,secondo il piano studiato da Jane. Giuliano scopre d'essere statotruffato dalla ragazza, la quale abbandona su due piedi il principe,fuggendo con la sua automobile.

GENERE: COMMEDIAREGIA: ETTORE SCOLA SCENEGGIATURA: ETTORE SCOLA RUGGERO MACCARI ATTORI: VITTORIO GASSMAN, JOAN COLLINS, JACQUES BERGERAC, BILDA HARRY, MARINO MASÉ

L’Italia è priva di una legislazione per la tutela delle risorse

naturali come l’aria e l’acqua.

Il 9 ottobre del ‘63, vi era stata la tragedia del Vajont,

provocata da una frana, staccata dal monte Toc, che era

finita nel lago artificiale chiuso dalla diga del Vajont

(provocando oltre 2000 morti).

La sfera pubblica:

modernizzazione e illegalità

Negli anni ’60, l’Italia è travolta

dall’egemonia edilizia

Ne esce stravolto il paesaggio

nazionale, ma soprattutto si rafforza

una classe dirigente di notabili,

burocrati, speculatori e affaristi

In questo modo, i capitali fuggono

all’estero, gli imprenditori liberi

rimangono una merce rara

La sfera pubblica.

Modernizzazione e illegalità:

l’ edilizia

Nell’agosto del 1966, 8000 persone ad Agrigento rimangono senza casa per la gigantesca frana di una porzione della città.

Da un rapporto condotto due anni prima sulla fioritura del cemento nella città siciliana, era emersoil “caso Vaiana”.

Modernizzazione e illegalità (edilizia)

Alfonso Vaiana svolgeva contemporaneamente il ruolo di Ingegnere, Assessore ai lavori pubblici, Progettista e direttore dei cantieri per conto delle maggiori imprese edili.

In qualità di assessore aveva concesso innumerevoli licenze al proprio fratello e a due cognati

Modernizzazione e illegalità (edilizia)

La stessa politica si è ormai trasformata in un «affare».

Ne paga le spese il ministro dei lavori pubblici, Fiorentino

Sullo, che ha preparato per il governo Fanfani, nel ’62, un

testo di 87 articoli contro il disordine e la speculazione.

La legge non approderà neppure alla discussione

parlamentare, e lo stesso Sullo, sconfessato dal suo

partito, sarà addirittura screditato da pettegolezzi sulla sua

condotta privata.

La sfera pubblica.

Modernizzazione e illegalità: l’ edilizia

“Il business italiano, già colpito dalla

nazionalizzazione dell’industria elettrica, tremava

al pensiero che i socialisti volessero attuare la

nazionalizzazione dei suoli edificabili, che avrebbe

spezzato la speculazione sulle aree ed avrebbe

impresso un corso diverso allo sviluppo delle città,

delle coste, insomma del Paese”.

Eugenio Scalfari, 1964

La sfera pubblica.

Modernizzazione e illegalità: l’ edilizia

“I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, autentica è invece la realtà sociale ed ambientale che li produce.”

La speculazione edilizia

La normativa sui fiumi,

approvata nel ’62, è del tutto

disattesa, come ci si può

rendere conto nel 1966,

quando le acque dell’Arno

ricoprono Firenze.

La sfera pubblica:

modernizzazione e illegalità

L'alluvione è uno dei primi

episodi in Italia in cui si

registrano forti carenze nella

Protezione civile.

L’allarme viene dato in ritardo e

l’informazione cerca di

sminuire l'entità del disastro;

per i primi giorni gli aiuti

provengono quasi

esclusivamente dai cosiddetti

Angeli del fango

modernizzazione e illegalità:

L’alluvione di Firenze: 1966

...fu una politica senza cultura quella che accompagnò, o piuttosto

dovremmo dire inseguì come poteva, certamente non previde e

non governò lo stupefacente balzo in avanti che ci portò al settimo

posto tra i paesi industrializzati. Rivoluzioni silenziose

trasformarono radicalmente la nostra vita e rimescolarono le

classi in un calderone bollente; la cultura di massa e l’ondata

dei consumi furono come un’incontenibile esplosione di energia

vitale da cui nacque una nuova, ancora misteriosa plebe, che ora

esprime impulsi democratici, ora ci mostra un volto orribilmente

barbarico…

Peripezie italiane di politica e cultura, in L’Italiano. Il carattere nazionale

come storia e come invenzione, Einaudi, Torino, 1983, pp.195-207

Giulio Bollati

Una politica senza cultura…

Art 34: L’istruzione inferiore, impartita

per almeno 8 anni, è obbligatoria e

gratuita

1962 – Nasce la scuola media unificata

Obbligo scolastico fino a 13 anni

Don Lorenzo Milani (1923-1967), sacerdote ededucatore, fondatore della scuola diSant'Andrea di Barbiana, il primo tentativo discuola a tempo pieno rivolto all’istruzionedelle classi popolari. I suoi progetti di riformascolastica e la sua difesa della libertà dicoscienza, anche nei confronti del serviziomilitare, furono fraintesi e ostacolati dalleautorità scolastiche e anche da una parte diquelle religiose.

La Scuola

I programmi sono vecchi e nozionistici

La scuola è distante dalla vita reale

La scuola non insegna ad essere cittadini consapevoli

L’uso del voto

La scuola è di classe, in quanto:

riproduce e consolida le diseguaglianze socioeconomiche e

culturali presenti nella società

esclude la possibilità di migliorare la propria condizione sociale

Lettera a una professoressa: 1963

“Cara signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne

ha bocciati tanti. Io invece ho ripensato tanto a lei, ai suoi

colleghi, a quell'istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che

"respingete". Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci

dimenticate.”

Sandro e Gianni

“Sandro aveva 15 anni. Alto un metro e settanta, umiliato, adulto. I professori

l’avevano giudicato un cretino. Volevano che ripetesse la prima per la terza

volta. Gianni aveva 14 anni. Svagato, allergico alla lettura. I professori

l’avevano sentenziato un delinquente. E non avevano tutti i torti, ma non è un

motivo per levarselo di torno. Nè l’uno nè l’altro avevano intenzione di

ripetere. Erano ridotti desiderare l’officina. Sono venuti da noi solo perchè noi

ignoriamo le vostre bocciature e mettiamo ogni ragazzo nella classe giusta

per la sua età. Si mise Sandro in terza e Gianni in seconda. È stata la prima

soddisfazione scolastica della loro povera vita. Sandro se ne ricorderà

per sempre. Gianni se ne ricorda un giorno sì e uno no.”

Lettera a una professoressa

“Perché l’eguaglianza non resti un sogno

proponiamo tre riforme:

I. Non bocciare

II. A quelli che sembrano cretini dargli la

scuola a tempo pieno

III. Agli svogliati dargli uno “scopo”

Lettera a una professoressa

La condizione abitativaLa condizione urbana: per buona parte degli italiani le condizioni

abitative sono quanto mai precarie e scadenti.

A Roma le borgate di costruzione fascista si sono dilatate sotto la

spinta dell’abusivismo edilizio, alimentato dalla crescita

dell’immigrazione.

Al Nord l’aumento demografico, unito all’emigrazione dal

Mezzogiorno, ha creato una situazione di permanente emergenza

abitativa.

Nel Sud l’abbandono dei centri storici, dove erano ancora aperte

le ferite più profonde della guerra, determina un generale degrado

degli edifici e una considerevole carenza di servizi igienico -

sanitari.

Il diritto alla casa e a un’abitazione "decente"

diventa una delle parole d’ordine di molti

movimenti spontanei, collegati a collettivi politici

extraparlamentari.

Sotto la spinta delle vittorie sindacali di questi

anni, si allarga la consapevolezza dei propri diritti

e aumenta, nelle manifestazioni e nelle azioni di

protesta e di difesa sindacali, la presenza

femminile.

La condizione abitativa

La sfera privata: la casa

Centro del

riposo e

degli

affetti,dello

spettacolo

e del

divertimento

Simbolo di

status sociale

Luogo della

fatica

femminile e

dei conflitti

familiari

Spazio di

hobby

privati

La sfera privata: la casa

Il modello domestico degli anni ’60 rispecchia

l’ambiguità dei tempi nuovi:

1) Isolamento e ripiegamento nell’intimità vs giovani

che si uniscono alle “comuni” e al movimento “beat”

2) Individualismo egoico: si lavano con cura i

pavimenti ma al tempo stesso si rimane indifferenti – ad

esempio - di fronte allo scempio edilizio e del

paesaggio

La società civile: la donna

I beni di consumo sono pensati per tutti. Grazie alla

diffusione degli elettrodomestici si accorciano le distanze tra

una classe e l’altra.

La donna, da ex angelo del focolare, inizia a trasformarsi in

un soggetto più moderno, proprio attraverso l’utilizzo di

prodotti tecnologicamente avanzati.

La televisione, in particolare,

contribuisce a informare molte

giovani donne su altri possibili

destini, oltre a quello di moglie e

madre “felicemente” reclusa.

La donna nell’Italia proto-moderna

Il caso di Franca Viola è esemplare

(’65-’66).

La giovane, diciassettenne, figlia di un

agricoltore, viene fatta oggetto delle

attenzioni di Filippo Melodia (23 anni),

della famiglia Rimi, dominante ad Alcamo

(Trapani).

Al rifiuto della famiglia di lei, Melodia

risponde con una serie di intimidazioni

(ad esempio, una mandria di mucche viene ritrovata a

pascolare sul terreno appena seminato della Famiglia Viola).

La donna nell’Italia proto-modernaIl 26 dicembre del 1965 una banda di 15 persone rapisce

Franca e il fratello, che verrà liberato poco dopo.

Al secondo degli otto giorni, la giovane viene violentata.

Il 2 gennaio del 1966 viene rilasciata da Melodia, il quale

è convinto in questo modo di poter ottenere il consenso al

matrimonio.

La ragazza, rapita, violentata, e infine liberata, rifiuta il

matrimonio riparatore, riconosciuto dall’articolo 544 del

codice penale: chi ha sedotto una minorenne può

cancellare il reato sposandola. In caso contrario si

applicherà l’articolo 530 che prevede pene dai 6 mesi ai tre

anni.

Franca denuncia Filippo, che viene condannato a 11

anni. Il paese siciliano però è con lui, in quanto la

cultura locale non prevede che una ragazza rifiuti le

nozze, né che qualcuno si opponga ai più forti.

La donna nell’Italia proto-moderna

La donna nell’Italia proto-moderna

Sedotta e abbandonata Pietro Germi,1960

La donna nell’Italia proto-moderna

La ragazza con la pistola

Mario Monicelli, 1968

La moglie più bella

Damiano Damiani, 1970

Il caso di Franca Viola è rivelatore di un

mutamento in atto.

Anche se, ad esempio, come rivela un’indagine

della Doxa condotta nel 1967, 89 donne su 100

ritengono sia ancora più decoroso

per una donna

“non avere

alcuna

opinione

politica”

La donna nell’Italia proto-moderna

Il divorzio

Nel 1965, esce l’inchiesta, “I sultani”, di Gabriella

Parca, un’indagine sul comportamento dell’uomo

nell’Italia moderna, che mostra come la maggioranza di

loro sia favorevole al divorzio

Sempre nel ’65, il socialista Loris Fortuna avanza la sua

prima proposta di legge sul divorzio

Tra il 1967 e il 1968 viene abrogato il reato di adulterio

Nel 1969, la camera approva la legge Fortuna-Baslini

(la legge entra in vigore nel dicembre ’70)

Umberto Eco sottolinea la distanza tra l’Italia del 1948, della “guerra di

religione” tra cattolici e comunisti, e quella del 1974, in cui “i modelli

di vita più aperti diffusi dal cinema, dalla stessa televisione, dai libri, dai

giornali, avevano penetrato anche le zone più tradizionalmente

timorose del nostro sud e della Vandea di nordest […] Non solo lo

sviluppo industriale, le lotte sociali, ma perfino il telegiornale, perfino

“Rischiatutto” hanno inciso sulla quota di analfabetismo riducendola”

Per Pasolini, la vittoria del No “non dimostrava la vittoria del laicismo

progressista e democratico, quanto piuttosto che i ceti medi avevano

sposato, grazie all’azione del nuovo potere della moda,

dell’informazione e della televisione, l’edonismo consumista,

abbandonando i valori clericali di un’Italia contadina”.

Il referendum sul divorzio - 1974

G. Crapis, Il frigorifero del cervello

Negli anni ’60 è ancora in

vigore l’articolo 553 del

Codice penale fascista,

che proibisce ogni forma di

propaganda sulla

limitazione delle nascite.

Di conseguenza, i medici

non possono consigliare ai

pazienti l’uso di

anticoncezionali.

La maternità

e l’aborto

Il talidomide è una sostanza contenuta in certi sonniferi,

che vengono prescritti anche alle pazienti in gravidanza

Nove mesi dopo l’entrata nel mercato, cominciano a

nascere bambini senza arti

In Belgio, i coniugi Vandeput arrivano a uccidere la loro

figlia nata con questo handicap

Se negli altri paesi, come la Gran Bretagna, la Francia e

il Belgio, viene consentito l’aborto delle future madri che

avessero assunto il talidomide, in Italia si preferisce

minimizzare, rinviando qualsiasi intervento risolutivo

La maternità e l’aborto: il caso Talidomide (1962)

Gli anni ‘70(il Sessantotto)

Pagina 48

Pagina 49

“Sembrava che non succedesse quasi nulla, come se il tempo avesse rallentato la

sua corsa. Certo, c’era stata l’elezione di John Fitzgerald Kennedy, che mio

padre aveva preso per una vittoria personale, sua e del Papa, sua e della Chiesa,

in quanto si trattava di un presidente cattolico, oltretutto con moglie elegantissima.

“Il Giorno” parlava della “distensione”, che voleva dire un rapporto appena meno

teso tra Stati Uniti e l’Unione Sovietica, terra di materialisti senza Dio, persecutori

di preti e di fedeli. In Vaticano, il Giovanni Vigesimo Terzo, che era stato eletto

come papa di transizione, stava per prendere iniziative piuttosto vivaci, rendendo

palese a tutti che non bisognava mai eleggere qualcuno contando sulla cattiva

salute o sull’età avanzata. Chi va al potere comanda, e il Contadino non si limitava

a fare quelle encicliche ispirate dai buoni sentimenti, secondo cui nei riguardi dei

comunisti bisognava distinguere “l’errante dall’errore”, giungendo cioè alla

conclusione che spesso i comunisti erano brava gente anche se il comunismo

rimaneva una bestialità. No, il “papa buono”, il papa che piaceva alle nonne,

riceveva il genero di Krusciov, lanciava il concilio ecumenico facendo tremare i

conservatori, diceva: fate una carezza ai vostri bambini; insomma, governava alla

grande e si era creato un’immagine popolarissima. Perciò molti si convinsero che

un altro mondo era possibile, come avrebbero detto diverse star del cinema e

della musica.”E. Berselli, Adulti con riserva, op. cit., p.44

Pagina 50

Senza la dimensione di sincronicità mondiale non è possibile risalire alle ragione di un

movimento che alla fine degli anni Sessanta avrebbe dato origine a moti di rivolta

giovanile a livello globale, né comprendere l’energia che avrebbe permesso a tali

movimenti di influire in modo così significativo sul tessuto della società civile e non solo

“Non è poi un caso se, mentre per altri grandi eventi, come la Rivoluzione francese o

quella russa, la denominazione localizza l’avvenimento, il ’68 – come già era accaduto

un secolo prima per le insurrezioni urbane del ’48 in Europa - non riusciamo a definirlo

meglio che con una data. La sua natura specifica ha a che fare con la dimensione

temporale: segna il crinale di rottura della temporalità moderna, di quella apprensione

del tempo che proprio il ’48 aveva grandemente contribuito a rendere senso comune”

F. Piperno, ’68. L’anno che ritorna, Rizzoli, Milano, 2008, p.12

Nasce un senso di “contemporaneità” dovuto a

trasformazioni planetarie

Pagina 52

La dittatura fascista aveva impedito al paese di evolvere civilmente e

politicamente in direzione democratica.

Nel dopoguerra le classi dirigenti avevano cercato di ricostruire il paese

e di modernizzarlo, ma avevano dovuto tener conto delle grandi

istituzioni tradizionali, la chiesa cattolica, le subculture dei partiti di

massa, la burocrazia pubblica.

Questi italiani del Sessantotto avvertiranno soprattutto le tensioni

distruttive sull’ordine sociale e sul sistema di potere. Su di loro il

Sessantotto sarebbe arrivato come un uragano nel mezzo dello sviluppo

economico degli anni del Boom, con le sue disuguaglianze e

contraddizioni.

In Italia…

Pagina 53

La ricomposizione delle famiglie, dopo la separazione sui fronti

di guerra, produce un’onda demografica di notevole portata:

baby boom

Il tasso di nascita si quintuplica e una generazione

straordinariamente numerosa e mediamente più istruita, entra

nel mercato del lavoro in contemporanea al boom economico

degli anni Sessanta

Baby Boom

Pagina 54

La lezione che i padri, quelli che avevano fatto la Resistenza, avevanotramandato ai figli era che la forza politica può cambiare la realtà,rendendola migliore.

Ma i giovani di questa società del benessere, usano questa forza per le loroistanze di soggetti singoli, per il loro concetto personale e individuale dilibertà da tutte le costrizioni del sistema, con la speranza utopica di renderela vita un’esperienza creativa, gioiosa e irripetibile, fondata sui valoridella sincerità, dell’autenticità, dell’uguaglianza e della giustizia sociale.

In concomitanza con lo sviluppo economico, era ancora facile trovarelavoro, non si lottava per la sopravvivenza minima, in parte si potevanoseguire le proprie vocazioni e non ricalcare necessariamente le orme deipadri, trovando nella professione la realizzazione delle proprieaspirazioni.

Per un mondo migliore… generazioni a confonto

Un’esperienza che riguarda direttamente rapporti e le relazioni interpersonali.

Nelle occupazioni universitarie, come nell’incontro tra studenti e operai, si sperimenta e si verifica un clima di grande entusiasmo e di potenzialità trasformatrici.

Si partecipa e si vive una dimensione di gruppo ricca di progettualità collettiva.

Il sessantotto

Pagina 58

La democrazia che si era venuta a creare

con la stagnazione della Guerra fredda non

piaceva né ai giovani di sinistra, né a

quelli neofascisti che ne rifiutavano

l’autorità, considerandola imperfetta e

inadempiente rispetto agli obblighi di

giustizia sociale, partecipazione popolare e

gestione del potere.

La rivoluzione veniva invocata come

strumento per raggiungere una

democrazia migliore, ma alla base della

dichiarazione d’intenti le idee stentavano a

precisare i contenuti di questa azione

politica, oltre che le modalità di attuazione.

Dentro la contestazione

Pagina 59

“Non è più il tempo della scoperta felice, dell’euforia leggermente irresponsabile e della creatività spregiudicata. No, qui ci si vuole incazzare. Alla grande.”

E. Berselli, Adulti con riserva, p.129

Pagina 60

Il movimento studentesco inizia in Italia nell’autunno del 1967, con occupazioni

nelle università di Torino e Trento e alla Cattolica di Milano.Il primo marzo del

1968 la lotta per le rivendicazioni giovanili diventa una vera e propria guerriglia

armata.

In tre ore di violenti scontri davanti alla Facoltà di Architettura di Roma, a Valle

Giulia, gli studenti reagiscono per la prima volta alle cariche della polizia e

costringono gli agenti a battere la ritirata.

L’evento si caricherà di un particolare valore simbolico, destinato a rimanere

nell’immaginario collettivo come data d’inizio del Movimento studentesco italiano.

Per la prima volta, nell’Italia del dopoguerra era cresciuto un movimento

d’opposizione al di fuori del controllo o dell’immediata sfera di influenza del PCI.

Segno di un’incapacità del partito di mediare tra i settori tradizionali della sua base

e lo sviluppo delle tendenza più conflittuali della società.

Gli scontri di Valle Giulia

Pagina 67

Gli idoli presi a guida per sognare la

rivoluzione contro il capitalismo venivano

dagli eventi di lotta del Terzo mondo: la

Cina, il Vietnam e la piccola esemplare

Cuba. Che Guevara, scomparso in una

imboscata boliviana nell’ottobre del 1967,

veniva rappresentato come un “Garibaldi

fuori tempo”:

“il vero uomo d’azione capace di

interpretare e mettere in pratica il pensiero

e l’anelito di libertà delle masse sfruttate di

tutto il mondo”.

Iconologie della Rivoluzione

Il Sessantotto

“Il personale è politico” recitava uno dei più diffusi slogan del femminismo. Non si avvertiva separazione tra dimensione pubblicae privata. Questa coerenza dell’esistenziale individuale con la pratica sociale si prendeva come condizione di ogni impegno politico rivoluzionario. Era quel che si considerava il distintivo del rivoluzionario rispetto al politicante,al burocrate di partito, al machista e all’imbroglione

G. C. Marino, Biografia del Sessantotto. Utopie, conquiste, sbandamenti, Milano, Bompiani, 2004

Il Sessantotto: la musica

Per sognare in grande, occorreva essere comunque dotati dicultura; non stupisce dunque che a guidare il movimentofossero soprattutto i giovani di buona famiglia e gli studentiuniversitari. Come pure risulta facile capire perché il lorofondamentale linguaggio fosse la musica pop, dalle canzoni diprotesta di Joan Baez e di Bob Dylan a quanto era seguitonell’universo del rock e in quello dei nuovi cantautori italiani:Lucio Battisti, i Camaleonti, Caterina Caselli, Adriano Celentano,Lucio Dalla, Fabrizio De André, Giorgio Gaber, I Giganti,Francesco Guccini, Gianni Morandi, I Nomadi, The Rokes, ShelShapiro, Luigi Tenco, Ornella Vanoni.

G. Borgna, Storia della canzone italiana, Milano, Mondadori, 1992

Pagina 79

La mancanza di progettualità porterà alla sconfitta del Sessantotto.

Ma se sul piano politico, paradossalmente, i sessantottini finiranno per rafforzare

l’assetto tradizionale che cercavano di distruggere, sul terreno simbolico, sul

versante della rivoluzione culturale il ’68 conseguirà non pochi successi.

1. La liberazione sessuale sull’Italia cattolica della famiglia monogama,

borghese, basata sul matrimonio.

2. Lo sviluppo del femminismo italiano. Le donne erano ormai massicciamente

presenti in tutte le occasioni di dibattito politico, dando vita a un’aggregazione

sostenuta da una nuova consapevolezza.

3. L’avvio di un processo di laicizzazione della società grazie allo scambio di

informazioni internazionali permesso dallo sviluppo dei media e al ruolo

centrale della televisione (malgrado la stretta vigilanza morale della gestione

Bernabei).

Alcuni effetti del ’68

Pagina 80

Il 12 dicembre 1969 scoppia una bomba a Milano, nella sede della Banca

Nazionale dell'Agricoltura, a piazza Fontana, provocando la morte di diciassette

persone ed il ferimento di altre ottantotto. Per l’Italia intera fu uno shock.

Si inaugurava così una nuova, drammatica pagina della storia d’Italia: gli Anni

di piombo.

“Da quel tragico momento in poi, e definitivamente, non sarebbe stato più tempo

di innocenza, così come non sarebbe più

stato tempo di sogni. Da ogni parte, cattiveria

e perversione avrebbero spento e liquidato

i sogni con le astuzie machiavelliche di

umbratili poteri.”

Ù

G. C. Marino, Biografia del Sessantotto.

Utopie, conquiste, sbandamenti, p. 413.

Piazza Fontana: la fine dell’illusione

Dopo il sessantotto

Dopo il sessantottoDalle lotte studentesche e operaie prende avvio un radicale processo di

ripensamento dei rapporti sociali e di potere.

L’esperienza di quegli anni coinvolge, infatti, un’intera generazione che, per la

prima volta, sperimenta direttamente l’azione politica.

Nulla sarà più come prima: la politica diventa un elemento quotidiano, un

aspetto rilevante della vita.

Un interesse che caratterizzerà la società italiana per quasi tutti gli anni

Settanta, fino a una nuova fase di ripiegamento, di allontanamento dei

movimenti dalla politica.

Il riflusso, che aprirà la strada agli “infiniti” anni Ottanta.

Non soltanto l’assemblea, lo sciopero, la manifestazione di piazza, entrano a far parte della fenomenologia sociale e della vita collettiva.

L'esperienza sessantottina consente la sedimentazione di un bagaglio culturale fatto di pubblica discussione, di confronto, di ragionamento nei termini dell’ideologia e degli interessi politici, checontribuisce a cambiare il modo di percepire l’evoluzione dei rapporti sociali e di valutare il mondo esterno.

Dopo il sessantotto

Un processo ampio, che si accompagna a una radicalizzazione del conflitto politico segnato dalla reazione stragista e terroristica.

In questo contesto, la diaspora dell’esperienza sessantottina si orienta in diverse direzioni:

- l’abbandono della militanza e la contemporanea scelta per molti di confermare l’adesione ai partiti storici della sinistra;

- una scelta di più accentuata sindacalizzazione;

- la continuità dell’impegno militante con la partecipazione al femminismo o ai movimenti extraparlamentari costituitisi a sinistra del PCI.

Dopo il sessantotto

Cresce l’adesione a obiettivi che

investono direttamente la sfera delle

libertà individuali e dei diritti civili.

Dai movimenti per il miglioramento

delle condizioni di vita e il

riconoscimento dei diritti dei

detenuti, alla denuncia della violenza

negli ospedali psichiatrici e nelle

caserme, l’intera società viene

investita da un clima “rivendicativo”

volto a rimuovere situazioni di

illegittimità e di sopraffazione.

Dopo il sessantotto

Legge Basaglia

«Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o menomanicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamoprovato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c'è un altromodo di affrontare la questione; anche senza la costrizione.»

Franco Basaglia

La Legge 180 del 13 maggio 1978 è la legge quadro per laregolamentazione dei Accertamenti e trattamenti sanitari volontari eobbligatori. Con l’intento di modernizzare il trattamento delle malattiementali vennero chiusi i manicomi.

L’autunno caldo

Gli anni dal 1966 al 1968 segnano una blanda ripresa, con il riaprirsi di ondate migratorie e la conseguente congestione dei centri urbani, in cui poco si era fatto per la casa, i trasporti, i

servizi sociali.

Le dure condizioni di vita dei lavoratori, particolarmente di quelli immigrati dal sud, contribuiscono a far esplodere le lotte nell'autunno del 1969 e far emergere, accanto agli obiettivi sindacali, la richiesta di investimenti sociali.