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Lo scorso aprile, Marcello Conati, musicista e storico della musi-ca, insigne studioso di Verdi, ha compiuto 80 anni. A dicembre, il 10 (pomeriggio) e 11 (mattina), la Fondazione Cini gli dedica un incon-tro di studio dal titolo eloquente, «Alta cagion v’aduna».

Son quarantacinque anni, più o meno, che Marcello Conati scri-ve di musica: gli esordi sono subi-

to nel nome di Verdi; e con esso, signi-ficativamente, il dialogo continua ancor oggi, ininterrotto e regolare, saldo e in-timo, in fogge sempre mutevoli e diffe-renti (ricordiamo almeno i volumi Ver-di. Interviste e incontri, La bottega della mu-sica. Verdi e la Fenice, la guida ragionata e divulgativa Ver-di 2001). Nel frattempo, però, gli interessi si sono volti a nuove frontiere, retrocedendo verso avi (il tardo Settecen-to di Pietro Alessandro Guglielmi e Andreozzi, l’Interre-gno – così Stendhal battezzò la fase di transizione, che va dal tramonto di Cimarosa e Paisiello al sorgere di Rossini – di Farinelli e Generali) e padri nobili dell’opera italiana ot-

tocentesca (Rossini appunto, Bel-

lini, Doni-

zetti, Mercadante), ovvero avanzando alla volta di epigoni emuli e successori dell’amato Bepìn (Gomes, Leoncavallo, Giordano, Puccini).

Non è tutto: una curiosità intellettuale mai doma, indi-rizza quasi subito il Nostro a un Altrove in apparenza an-titetico rispetto agli studi storico-critici, all’etnomusicolo-gia. Nato e formatosi a Milano (pianoforte, composizione e direzione d’orchestra in Conservatorio), Conati è per la metà paterna di origine veronese, a voler essere precisi del-la Valpolicella, e di lì parte, magnetofono in spalla, alla rac-colta di canzoni folkloriche, presto avventurandosi anche nelle valli parmigiane.

I due mondi, colto e non, scritto e orale, entrano in co-municazione, si nutrono e sostengono vicendevolmente. Due facce d’una stessa medaglia. È così che da un canto

carcerario veneto riemergono tracce del rossiniano Turco in Italia, che in Verdi si danno a riconoscere influssi del reperto-rio popolare, rurale e urbano.

Parma, la «bassa» padana, la terra di Verdi: qui Conati prende stanza all’ini-zio degli anni settanta. Non s’è più mos-so: ha insegnato arte scenica in conser-vatorio, collabora all’Istituto di studi verdiani, ha prestato anche opera di cri-

tico su giornali e riviste locali. Prima, per oltre un decen-nio, lavora a Zurigo, in qualità di maestro sostituto, diret-tore e regista assistente al Teatro dell’Opera.

Tutti da sempre, hanno sottolineato in lui questa dimen-sione di musico pratico; «il tratto più rilevante (e insolito) della sua attività di studioso»: così l’introduzione alla rac-colta di saggi offertagli per i settanta (Una piacente estate di San Martino, LIM, Lucca 2000). Ma è altrettanto, se non più vero che questa attività ha guardato senza pregiudizi e con insistenza meritoria a campi fino ad allora poco o nul-la battuti (quantunque non siano mancati contributi ine-renti alla drammaturgia musicale o analitici tout court): il si-stema produttivo dei teatri d’opera nel XIX secolo (orche-stre, diapason, raccolte di bozzetti e figurini, manuali di regia – le cosiddette Disposizioni sceniche), la figura del cantante (ricostruzione di carriere, la dimensione attoria-le), le cronologie, l’attenzione per la stampa periodica a ca-rattere musicale, sfociata oltre vent’anni orsono nella fon-dazione, insieme a Robert Cohen, del RIPM (Répertoire international de la presse musicale).

La novità e l’importanza primaria, fondativa del la-voro svolto da Conati, del suo sguardo acuto e lungi-mirante, s’intrecciano, per chi lo conosca, con l’aspet-to indomabilmente allegro, vitale, festoso della perso-na, con la sua voglia di vivere ridere comunicare coin-volgere gli altri nelle proprie fatiche intellettuali. Maga-ri, bevendo in compagnia un bicchiere di quello buono. ◼

Alla Cini una giornatadedicata allo studioso

Gli ottant’annidi Marcello Conati

di Jacopo Pellegrini

VeneziaIsola di San Giorgio Maggiore

10-11 Dicembre 2009«Alta cagion v’aduna»

Giornata di studi per la festadegli ottanta anni di Marcello Conati

Giovanni Boldini,Ritratto di Giuseppe Verdi col cilindro, 1886,pastello su carta preparata, mm 650 x 540Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna(studioesseci.net).

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ricorre queSt’anno il centenario del debutto a Pari-gi dei Ballets Russes, la compagnia di danza fondata da Sergej Djagilev e rimasta attiva fino alla sua mor-

te, avvenuta nel 1929 a Venezia. Per quest’occasione, l’Uni-versità Ca’ Foscari di Venezia rende omaggio alla figura del famoso impresario, promuovendo e ospitando un convegno internazionale nella città che amava più d’ogni altra, Venezia, e dove volle essere sepolto.

Omaggio a Sergej Djagilev. I Ballets Russes (1909-1929) cento anni dopo – il cui progetto scientifico complessivo è firmato da Sil-via Burini e Daniela Rizzi (entrambe dell’Università Ca’ Fo-scari di Venezia) in concerto con il comitato scientifico di cui fanno parte Susanne Franco (Università di Salerno e Iuav di Venezia), José Saspor-tes (fondatore della rivi-sta «La danza italiana») e Patrizia Veroli (Uni-versità «La Sapienza» di Roma) – avrà luogo il 19 e il 20 novembre all’Auditorium Santa Margherita, un’inten-sa due-giorni con inter-venti di studiosi dalle maggiori università sia italiane che estere, che verteranno su musica, danza, teatro e cultura russa dell’epoca.

Le produzioni dei Ballets Russes hanno rivitalizzato la tradizio-ne del balletto e impres-so una svolta decisiva al teatro del Novecento, promuovendo una si-nergia tra danza, mu-sica e pittura all’inse-gna della modernità. A questa avventura han-no contribuito alcu-ni tra i maggiori espo-nenti delle avanguardie degli anni dieci e ven-ti, come i pittori Alek-sandr Benois, Léon Ba-kst, Natal’ja Gončarova e Michail Larionov, Pa-blo Picasso, Georges Braque, Henri Matisse, Giorgio de Chirico, i com-positori Igor Stravinskij, Sergej Pro-kof’ev, Erik Satie, Darius Milhaud, e i coreografi Michail Fokin, Vaclav Nižinskij, Leonid Mjasin, Bronisla-va Nižinskaja e George Balanchi-ne. I Ballets Russes riscossero subi-

to grande successo grazie soprattutto alla presenza dei bal-lerini Vaslav Nijnskij e Adolph Bolm, all’esecuzione dei bal-letti di Fokin, ispirati alla tradizione russa, e agli allestimen-ti di Bakst e Benois. Solo per citare alcuni esempi. Tra i bal-letti più noti si ricordano Les Sylphides (1909), Petruška (1911) e L’uccello di fuoco (1910). La compagnia rifletté sempre il con-cetto estetico del suo fondatore, che mirava alla perfetta fu-sione di movimento, musica e allestimento scenico. La vasta cultura e le singolari abilità imprenditoriali di Djagilev so-no state alla base dei successi della compagnia, la cui eredità rappresenta oggi un patrimonio artistico e culturale prezio-so su cui riflettere.

Il convegno apre i lavori giovedì 19 con gli interventi di Da-niela Rizzi, John Malmstad, Sjeng Scheijen, Jane Pritchard, ai quali seguirà la proiezione di due documentari di John Drummond, presentati da Bob Lockyer: Djagilev: The Years Abroad (1909-1914) e Djagilev: The Years in Exile (1915-1929). Al-le 19.00 dello stesso giorno avrà invece luogo a Ca’ Vendra-min Calergi, da un’idea di Mario Messinis, il Concerto di bra-ni musicali dal repertorio dei Ballets Russes, che vedrà protagoni-sti Pierpaolo Maurizzi ed Elisabetta Bocchese al pianoforte, e Yves Savary al violoncello. In programma, musiche di Igor

Stravinskij, Claude De-bussy, Eric Satie e Ro-bert Schumann.

Venerdì 20 ad apri-re i lavori della seconda giornata del convegno sarà Richard Taruskin, dopo il quale prende-ranno la parola Patri-zia Veroli, Tim Scholl, Claudia Jeschke, José Sasportes, Paolo Fab-bri, Ada Raev, Gian-franco Vinay e Susan-ne Franco. A seguire, lo Spettacolo teatrale su Mari-na Cvetaeva interpretato da Patrizia Punzo, che ne ha curato anche re-gia e drammaturgia.

«La Cvetaeva è una delle voci più alte del-la poesia del ventesimo secolo» spiega la Pun-zo. «Il mio incontro con la sua opera e l’ini-zio della mia conoscen-za della sua tragica vi-cenda umana risale al 1991, anno in cui ho la-vorato in Russia nel tea-tro di Anatolij Vassiliev. Da allora non ho mai smesso di interessarmi a lei e alla sua poetica».

Con l’indispensabile ausilio delle immagini, il progetto-Cvetaeva pre-vede sia letture di poesie che messa in voce della prosa e dell’epistolario, con qualche intervento in lingua russa. Un percorso a tappe che utilizza i lin-guaggi e le forme del teatro, delle pa-role, della poesia e della musica. (i.p.) ◼

Un convegno a Veneziaper il centenario del debutto

I Ballets Russesdi Sergej Djagilev

Venezia – Auditorium Santa Margherita19 novembre, ore 09.30-13.00; 15.00-17.3020 novembre, ore 09.30-13.00; 15.00-18.30

Venezia – Ca’ Vendramin Calergi19 novembre, ore 19.00

Concerto di brani musicali dal repertorio dei Ballets RussesVenezia – Auditorium Santa Margherita

20 novembre, ore 21.00Spettacolo teatrale su Marina Cvetaeva

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non Solo muSica al Fenice Day. Per rimpinguare le sue casse non floridissime e allargare i suoi orizzonti, la Fenice inventa nuove strategie e si propone come luo-

go di tendenza, ad esempio per un pranzo o un aperitivo. L’ul-tima iniziativa di Fest (la società che si occupa di tutte le attivi-tà non istituzionali del Teatro) prevede l’apertura del foyer dal-le 18.30 alle 21 – due sere alla settimana – per un drink accom-pagnato da robusti stuzzichini. Il tutto a quindici euro, visita inclusa.

Il melo-aperiti-vo segue di qual-che mese l’inau-gurazione del ri-storante nelle Sa-le Apollinee dove le maestranze, i re-gisti, i cantanti, gli orchestrali ma an-che semplicemen-te chi visita il tea-tro può pranzare tra stucchi e spec-chi. L’idea, però, è quella di aprire in futuro la caffet-teria anche al re-sto della città e, per questo, Fest sta studiando un sistema di tessere grazie alle quali ci si potrà «associa-re» al teatro e usu-fruire così dei suoi servizi.

Non solo. La Fenice ha anche stretto un pat-to d’acciaio con la Collezione Gug-genheim: oltre al-lo scambio tra i due bookshop – alla Fenice ci sarà anche un po’ di Peggy e a Ca’ Venier dei Leoni ci sarà un po’ di opera – la Fenice si è resa disponibile, in caso di maltempo, a ospitare gli eventi che la Guggenheim avrebbe vo-luto apparecchiare nella sua terrazza sul Canal Grande.

Una rosa di iniziative grazie alle quali Fest intende in-crementare la sua attività che, ormai da anni, conta visi-te guidate, gadget ed eventi. Solo le feste, i gala, e le celebra-zioni aziendali in un anno hanno fatto entrare nelle cas-se della Fenice oltre 600.000 euro e le domande per ave-re il teatro tutto per sé sono in continuo aumento. I prez-zi, alla fin fine, non sono così pazzeschi. La tariffa base è di 30.000 euro. Ma per il loro matrimonione Salma Hayek e Pi-nault jr, la primavera scorsa, ne hanno spesi oltre 150.000. ◼

avrà luogo il 6 novem-bre il «Fenice Day», se-rata-spettacolo orga-

nizzata dalla Fondazione Tea-tro La Fenice e da Fest – Feni-

ce Servizi Teatrali Srl. per raccoglie-re fondi a sostegno dell’attività artisti-ca del Teatro veneziano. Quest’anno l’evento sarà dedicato a ripercorrere i quarant’anni di carriera di Katia Ric-ciarelli, iniziata proprio sulle scene della Fenice nel 1969 e di cui, nel corso della serata, saranno ripercorsi alcuni dei momenti più importanti.

«Il “Fenice Day” compie a novem-bre il suo terzo anno di vita» spiega Fa-bio Cerchiai, presidente di Fest. «La data del 6 sarà particolarmente impor-tante, perché alla celebrazione dell’ar-te si unirà un motivo di vera e propria festa: il quarantennale artistico di Ka-tia Ricciarelli. Ci auguriamo di riu-scire a ottenere un aiuto corposo, che consenta a questa festa di non rimane-re circoscritta al solo ambito venezia-no: quest’anno abbiamo infatti aper-to l’iniziativa a una pluralità di possi-bilità di sostegno. Abbiamo già otte-nuto significative adesioni da parte di numerose aziende: Ancv Spa, Enel Spa, Alenia Aeronavali Spa, Impresa Gregolin Lavori Marittimi Srl, la Ca-mera di Commercio di Venezia, Su-per Jet Spa, il media partner “Il Gaz-zettino” e le altre che andranno ad aggiungersi».

Parteciperanno all’evento – in un elenco non ancora completo al mo-mento in cui viene redatto questo arti-

colo – il soprano Daniela Dessì, i tenori Fabio Armiliato e Ales-sandro Safina, Al Bano, Edoardo Bennato, Andrea Mingardi, Amedeo Minghi, Massimo Ranieri, Francesco Renga, tutti or-chestrati dalla regia di Rossella Izzo. Al termine dello spettaco-lo la serata proseguirà con una cena placé nelle Sale Apollinee, cui parteciperanno artisti e ospiti.

«Ho cercato di scegliere artisti che hanno avuto un ruo-lo importante nella mia vita, anche in quella “post-lirica”. E con tutti loro duetterò in Fenice» spiega Katia Ricciarel-li. «Sono molto contenta dei festeggiamenti del 6 novem-bre: quarant’anni sono una bella cifra e mi fa davvero piace-re poterli ricordare in occasione di un evento che va a contri-buire al sostegno delle programmazioni della Fenice». (i.p.) ◼

Tendenza Fenice, happy hourtra gli stucchi

Il «Fenice Day»per i quarant’anni di carrieradi Katia RicciarelliLa serata di fund risinga favore del Teatro veneziano

di Manuela Pivato

Allestimento della serata FeniceDay2008 ( foto di Michele Crosera)

VeneziaTeatro La Fenice

6 novembre, ore 20.30

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