ilCIVETTINOperiodico della contrada priora della civetta
OTTO
BRE
2017
Anno XXXV n. 3
3
ilCIVETTINO
SOMMARIO
Redazione
Siamo al cospetto di due importanti tipi di
silenzio. Il primo quello elettorale dettato
dal clima di elezioni con il suo autunnale
tempo di commissioni. Il secondo è quello della
stampa. Quanto al primo si intende il cosiddetto
silenzio stampa elettorale, che tutti conoscono
anche a livello di ordinamento giuridico della
nostra Repubblica (non di Siena). La regola del si-
lenzio elettorale designa la pausa della campa-
gna elettorale che si effettua il giorno prima ed
il giorno stesso delle elezioni e che è disciplinata
da una legge elettorale del 1956. Per effetto di
questo articolo, come si diceva, nei giorni stabiliti
delle elezioni sono vietati i comizi, le riunioni di
propaganda diretta ed indiretta in luoghi pubblici
o aperti al pubblico, la nuova affissione di stam-
pati, giornali murali o altri manifesti di propa-
ganda, inoltre nei giorni destinati alle votazioni
è vietata ogni forma di propaganda elettorale
entro il raggio di 200 metri dall'ingresso delle
sedi elettorali. La ratio di questa regola è che
il cittadino possa riflettere serenamente sul voto
che sta per esprimere. A noi che invece piace
un poco sovvertire le regole ci garba rimarcare
invece l'utilità e la necessità in casa nostra, pro-
prio lì nel Castellare, del confronto anche fino
all'ultimo secondo. La buona regola sì, ma del ca-
pannello, l'obbligo deontologico sì, ma del pic-
colo comizio, il rispetto categorico sì, ma del libe-
ro pensiero. Debitori noi tutti dell'alacre lavoro
dei commissari che si trovano ad incontrare uno
per uno i contradaioli per chiedere i loro punti
di vista, le loro aspettative, i loro "vorrei", ci pia-
ce pensare ad una Contrada in fermento che si
interroga e si preoccupa di riorganizzare gli as-
setti dei propri vertici per garantire continuità e
prosperità. Ed è sempre un gran duro lavoro. Da
I DUE SILENZIperiodico della contrada priora della civettaAnno XXXV n. 3 - OTTOBRE 2017Spedizione in abbonamento postaleArt. 2 comma 20/C legge 662/96 - Filiale di SienaIscrizione al Tribunale di Siena n° 589 del 20/12/1993
DirettorePaolo BettiDirettore ResponsabileGiuseppe StefanachiAddetto StampaGianpaolo RabazziHanno collaboratoCompagnia di Pier Pettinaio, Consiglio Direttivo del Gruppo Donatori di Sangue "Paolo Bonacci", Carlo Agricoli, Stefano Bonacci, Luca Corsi, Valentina Faleri, Don Enrico Grassini, Silvia Nerucci, Aldo Petessi, Simone Teschioni, Maria TicciSi ringraziano per foto, immagini e vignetteLuca Corsi, Duccio Fiorini, Sergio PannacciImmagine di copertinaGianpaolo RabazziProgetto grafico e impaginazioneIrene BimbiStampaIndustria Grafica Pistolesi
I DUE SILENZIFINALMENTE IL MUSEO I CONFINI COSTEGGIANDOCOMING SOONVAI E TONA VINCITORE! SE...L'INGRATO MESTIERE DEL TURNISTATRA ONDE E VENTOOTTO SETTEMBREUN AMORE FORTE COME L'ACCIAIOCHE MONDO SAREBBE SENZA NOVELLO?PROVE PER LA RINASCITA DELLACOMPAGNIA TEATRALECARO DIARIOCHATTIAMOIN MEMORIA DI GIULIOCOMPAGNIA DI PIER PETTINAIOBATTEZZATII 2017DEDICATO AD UNA STELLA
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Con l'inaugurazione del Museo, ci sareb-be da occupare questo spazio solo per ringraziare chi ha lavorato contribuendo
anche con il più piccolo apporto, chi ha realizzato certe opere, chi ha progettato, chi ha fisicamente spostato i nostri cimeli, chi ha contribuito economi-camente aumentando la quota di fondo locali, chi tutte le mattine era sul pezzo a controllare i lavori e via in una lunga lista come accade quando si fanno i ringraziamenti nei titoli di coda di un film. Il tributo va proprio a tutti, come ha detto Paolo in assemblea, e nei titoli di apertura non di coda. Può sembrare banale dirlo, sembra qualcosa che fa parte di un anno che per noi dal punto di vista paliesco ha dato segno pari, ma questo 2017 inve-ce rappresenta una pietra miliare nella storia della Contrada. Cosi come lo fu la realizzazione del Museo nel 1984 di cui oggi il nuovo rappresenta la più logica ed evidente continuità sia dal punto di vista del percorso museale che dei materiali all'interno impiegati. Quando le opere dell'uomo vengono bene durano nel tempo. Il vecchio Mu-seo di vecchio alla fine non aveva proprio nulla, quello nuovo del vecchio ha ereditato semmai la signorilità arricchendosi di spazi e di prospettive inedite. Insomma, come dire, ci sarebbe da scrive-re, ma di scritto ne troverete sia in questo numero a firma degli addetti ai lavori, che nella pubblica-zione che quando questo Civettino raggiungerà i contradaioli, sarà già pronta per la sua presen-tazione. Credo che per anni e anni chi si troverà a passare davanti al Museo, all'ingresso in Cecco Angiolieri magari ricorderà ai più giovani i tanti sacrifici ed i tanti aneddoti su questo capolavoro che come mi ha detto una sorridente ed anziana signora – non della civetta ndr- qualche giorno addietro: "è stupendo, queste sono cose che rendono Siena ancora una città unica". E allo-ra con questa commovente frase, rinviamo ad altre sedi la continua celebrazione del Museo che peraltro ogni giorno viene manifestata dai turisti che passano a fare visita. Qui in questo numero di autunno, ci concentriamo anche su altri contenuti, al giro di boa di un mandato che sta per scadere, siamo tornati a rinfrescarci la memoria su quelle attività e su quei momenti che fanno la nostra piccola storia. Con la con-sueta ricetta il cui impasto è fatto di orgoglio e di autoironia, che è il marchio di fabbrica di questo autentico popolo.
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non vanificare. Perché se si corre indietro col pen-
siero di quasi trent'anni anni non s'ha difficoltà
a ricordare quanto i successi della nostra rivale
coincidessero con le nostre difficoltà di poter dire
la nostra in Piazza e fuori. Era in uso tra i giovani
civettini l'espressione sarcastica e dolorosa a fine
Palio: "non siamo entrati nemmeno nelle fotogra-
fie…" Oggi che abbiamo accumulato un discreto
patrimonio che è tangibile, a bella mostra, nel
nostro museo con i due drappelloni 9 e 14 (e con
i due "piruli", i tondini di ferro fissati nella porta,
sempre del museo) ed uno meno tangibile, ma
non meno importante perché più di ordine sim-
bolico (ed il Palio è fatto di simboli) che riguarda
il peso specifico che la Civetta porta da anni in
ogni carriera in Piazza sia che corra e che non
corra, la riflessione va in direzione di un accorato
appello a fare squadra. Non mi importa granché
del principio politically correct per il quale certe
opinioni, come si diceva appunto facendo riferi-
mento al silenzio stampa elettorale, dovrebbero
essere temporaneamente sospese. Credo che di
questa Civetta si debba essere solo che orgo-
gliosi per il lavoro e per i risultati raggiunti. Chi
prenderà il timone dovrà guardare in avanti, ma
con un occhio sempre indietro. Tutti non saranno
mai contenti, il bello ed il brutto della democra-
zia è anche questo, ma siccome l'obiettivo finale
è uguale per tutti e non conosce divergenze di
fede, di credo o di simpatia, è a quello cui tutti si
deve tendere come primo pensiero.
Poi c'è il silenzio stampa che è la scelta di non
far pubblicare notizie su un determinato episodio
di interesse dei mass media. Tale condotta può
derivare da una esplicita richiesta da parte di
quei soggetti che stanno compiendo un'indagine
giudiziaria al fine di impedire eventuali complica-
zioni durante lo svolgimento della stessa. Alter-
nativamente il silenzio stampa può essere impo-
sto autonomamente per libera scelta del mezzo
di informazione sia esso un giornale o una di-
visione relazioni pubbliche di un'azienda. Una
mezza idea sul mantenere questa linea editoria-
le su questo numero del Civettino veniva dalla
recente e spinosissima decisione di non mettere
in atto l'arcinota commedia "Violento di Baviera".
Quando le cose non vanno per il verso giusto
vien voglia di glissare, di soprassedere, di mini-
mizzare, perché fa un po' male riconoscere certi
insuccessi. E invece anche qui si preferisce sov-
vertire la regola e parlarne, come ne parleremo
più avanti, perché nonostante tutto ogni forma
di espressione del vivere la Contrada è sempre
qualcosa di bello e di in, qualche modo, compiu-
to. Non sono personalmente d'accordo e lo dico
in prima persona, con tutti quelli che a vario titolo
hanno detto che si è perso un anno di tempo. Gli
anni non si perdono, gli anni portano esperienze,
memorie e ricordi, come mi piace insistere con chi
invece vede nelle cose non perfettamente com-
piute un segno di inesorabile disfatta. Insomma,
ci è tanto caro il silenzio, ci è così tanto utile per
ristorare talvolta l'animo afflitto, ci piace il silenzio
che ci avvolge prima di addormentarci, ma qual-
che volta si deroga. E ci si assume la responsabi-
lità del "chiasso" che le parole generano.
Simone Teschioni
L'inaugurazione di un Museo si presenta
sempre come un evento ricco di aspet-
tative e di attesa, se poi la circostanza
nello specifico riguarda il Museo della propria
Contrada, allora possiamo dire che entrando in
gioco la storia e il sentimento, il carico di emozio-
ne aumenta notevolmente e più che mossi dalla
curiosità, veniamo letteralmente trasportati da
un profondo senso di appartenenza, sinonimo e
testimone allo stesso tempo di una comunità inte-
ra in continua crescita.
Cessioni, acquisizioni e svariati mesi di lavoro,
sono gli ingredienti di base che hanno permes-
so la realizzazione di questa nuova dimensione
culturale, che insieme ad una forte coesione e
comunità di intenti di tutto il popolo del Castella-
re, è riuscita nel dare voce alle esigenze di un in-
tera Contrada, nel guardare verso nuovi spazi e
ad un futuro prossimo in cui le nuove generazioni
avranno la possibilità di dialogare ed entrare in
confidenza con maggiore naturalezza, con ciò
che le ha precedute.
Il nuovo museo si presenta così come una realtà
che lega insieme passato, presente e futuro. Un
percorso fatto di sali e scendi che da via Cecco
Angiolieri ci proietta dentro il cuore del Castella-
re, passando attraverso l'oratorio e la stalla, per
arrivare infine alle sale del vecchio museo che si
prestano a mettere in luce non solo la storia re-
cente, ma guardando oltre, anche a quella che
verrà. Tra donazioni dei contradaioli ed oggetti
recuperati inseriti nella nuova esposizione, come
la Torcia Olimpica del 1960 posizionata accan-
to al drappellone del Palio straordinario del 4
settembre, all'interno di questo labirinto della
conoscenza trova spazio anche la tecnologia
digitale. Insieme all'utilizzo di Totem a schermo
touch posizionati nei vari livelli del museo, trovia-
mo nella sala del Fonte Battesimale, una vera e
FINALMENTEIL MUSEO
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propria tavola multimediale che offre a chiunque
vi si avvicini, aneddoti, foto, curiosità e video non
solo delle Carriere vinte dalla Civetta, ma di tut-
ta la storia della Contrada, grazie alla collezio-
ne d'archivio di documenti introvabili e unici, qui
presente e consultabile liberamente dai curiosi
che vi si affacciano.
Chiave di passaggio tra i vari livello del museo,
è la sala che collega i nuovi ambienti alle stanze
già adibite a vetrina storica della Contrada, in
cui il colpo d'occhio non può che lasciare senza
parole per la magnificenza e la bellezza dell'al-
lestimento. La Lupa di Piazza Tolomei dall'alto
della sua colonna, sotto un cielo di bandiere che
mostrano come i vari stili grafici si sono succeduti
nel tempo, incanta il passaggio dalla parte stori-
ca meno recente, a quella moderna. Straordina-
ria rivoluzione è infine l'accesso alla Stalla, luogo
sacro e inviolabile, visitabile ora grazie alla strut-
tura che affianca la Lupa senese.
La parentesi archeologica evidenziata nella pri-
ma parte e alla fine del percorso museale, per-
mette infine di poter definire al meglio l'unicità
oltre che di un allestimento curato nei minimi det-
tagli, anche di quella che è l'importanza e il valo-
re storico dei locali che la Contrada è riuscita a
recuperare nell'ampliamento del proprio Museo.
Svariati manufatti sono stati recuperati, puliti e
poi ricomposti dai volontari che con passione e
dedizione hanno dedicato il loro tempo a favo-
re di questo particolare intervento di restauro. Il
valore che il nuovo Museo della Contrada Pri-
ora della Civetta porta con sé nel suo insieme è
quello di un valore aggiunto per l'intera città di
Siena, che da oggi si riscopre ancora più viva
e soprattutto realtà storica presente, sempre in
grado di rinnovarsi senza perdere di vista la tra-
dizione, la passione e l'amore di un intero popo-
lo, che come in questo caso hanno permesso di
realizzare tutto questo.
Carlo A
gricoli
Un titolo che pare sbagliato questo sui confini,
perchè di strade e piazze al confine con
altre Contrade ne abbiamo già incontrate
diverse, in questo viaggio nel territorio civettino. E
si sono ricordate, descritte e commentate, queste
invisibili barriere che pur tanto ci stanno a cuore,
e se del caso anche discusse in qualche loro pro-
blematica, quasi sempre conflittuale, per gelose
appartenenze o loro connotazioni non riconosciute
o contestate. Eppure non si sono ravvisate come
"zone di confine". Per esempio Piazza del Campo,
che è tutta una lunghissima linea di demarcazione
quasi sacrale, vorremo dire, o via dei Termini che
porta anche nel nome il ricordo e quasi il monito
della "terminazione" come segnatura di una frontie-
ra talvolta invalicabile. Ma passando, e ammirando,
e commentando, mai ci è venuto in mente di essere
appunto ai limiti di un nucleo, di un'essenza, che sol-
tanto per questo si fonda su un interno, un esterno
e un margine. Eravamo in quei margini, tante cose
ci venivano in mente, ma non quella di essere al
confine. Perché?
Perché il confine più che fondarsi sulla sua inelutta-
bile fisicità, pretende di essere percepito come tale,
di materializzarsi in una precisa sensazione dell'a-
nimo, più che nelle concrete apparenze di pietre e
mattoni. Questi custodiscono segni peraltro quasi
sempre invisibili, di ciò che soltanto la mente uma-
na ha caricato loro addosso. Il confine deve prima
di tutto essere percepito, "sentito" nel suo spesso
inspiegabile senso di lontananza da un qualche
"centro" che pure può distare anche pochi passi, e
che invece si percepisce remoto, cosicché, il confine
costeggiando, è pienamente giustificato dal suo
talvolta ammantarsi addirittura di vaghe sensazioni
di estraneità.
I CONFINI COSTEGGIANDO
Molti fra i lettori forse sapranno che nella Civetta stiamo scrivendo un libro incentrato su un partico-
lare aspetto del nostro territorio. In proposito di recente è stata inviata anche una mail per chiedere
collaborazione e cogliamo l'occasione di richiamare l'attenzione su quel messaggio. Non è proprio il
caso di anticipare nulla, anche perché l'uscita del volume è imminente, accuratamente programmata con
certezza entro i prossimi... dieci anni, e dunque forse non faremo nemmeno in tempo a diffondere questo
articolo.
In ogni modo è proprio su questo libro che qui si dà un'anticipazione, riproducendo il capitoletto, titolo
compreso ovviamente, che avviandosi verso l'ultima parte del volume, fa da cappello alla trattazione
di alcune vie classificate come di "confine" e cioè: via San Vigilio, Sallustio Bandini, Refe Nero, dei Rossi,
dei Pontani, Piazza dell'Indipendenza e via delle Terme.
Buona lettura!
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ben si sono riconosciuti specifici caratteri e qualche
marcata diversità. Cosicché nessuna e mai uguale
a nessun altra. Anche le "vere periferie" del territo-
rio civettino mostrano ciascuna una sua emergente
identità, che ben si staglia se non altro nell'immagi-
nario, forse più che nella loro realtà di normali stra-
de e piazze. Sensazioni assai spesso inconsapevoli,
che si assaporano talvolta dolcemente, talaltra con
qualche velo di mestizia, soltanto i confini costeg-
giando, le "periferie" fisicamente esplorando. Spe-
cialmente laddove si trovano incredibilmente un po'
solitarie e come smarrite, magari in certi mattini, po-
meriggi o notti più di altre adatti a suscitare incon-
suete sensazioni, non sappiamo mai bene perché.
Lontane dai "centri" dunque, le nostre "periferie",
ma non per questo certo degradate.
Eppure questa brutta parola che pare forse osce-
na pensando a certi luoghi che sono pur sempre
gioielli, deve invece tenersi sempre presente, per-
ché il degrado, pare incredibile, ma è un'insidia
che s'insinua subdola e perversa quasi sempre
misconosciuta, spesso nostro malgrado o in modi
che paiono ineluttabili, anche nei "centri", ma an-
cor più nelle "periferie" che dai "centri" per nostra
fortuna distano soltanto pochi passi. Come sempre
è stato del resto nella storia. Si pensi a certi rioni,
anche centralissimi, che furono malfamati o urbani-
sticamente e socialmente degradati, e che hanno
richiamato nel tempo più di un intervento, più di un
"risanamento". Sta a noi senesi e contradaioli vigila-
re, vigilare. Tutto, come sempre, è nelle nostre mani.
Ma prima ancora nei nostri occhi, che debbono
rimanere capaci di riconoscere prontamente il sinto-
mo del degrado, per arginarlo subito, combatterlo,
per risolverlo prima che abbia tempo di svilupparsi
per diventare clamorosamente evidente. Perché al-
lora, di solito, è già troppo tardi. E speriamo che già
non lo sia ora.
Concetti forse astrusi, di certo bizzarri, non appena
venga da riflettere che si sta dicendo di minusco-
le estensioni territoriali, di divisioni mai fisiche, ma
virtuali, di frammentazioni immaginarie, anche se a
tutti ben evidenti, di una città che si caratterizza
invece nel mondo intero per la sua orgogliosa, ap-
passionata, naturale, granitica interezza di un'unica
identità omogenea, riconoscibile e riconosciuta, da
sempre perfettamente stagliata nella storia, nel co-
stume, nell'animo dei suoi abitanti e nell'immaginario
mondiale. Una delle città più amate del pianeta dai
suoi cittadini, questo dicono anche certe indagini,
ammirevoli e preziose, e questo appare per fortu-
na anche al più distratto viandante, oltre al senese
che lo sa di suo, senza nemmeno sapere di saperlo.
È allora forse ridicolo soffermarsi su ben diciassette
divisioni interne di questa amata città? E ancor più
astruso e bizzarro è riflettere sulla pochezza del-
le sue diciassette articolate barriere, e addirittura
in particolare soltanto di una di queste? Tutt'altro,
ovviamente. Perché ben sappiamo che è in gran
parte per questa, che fu felicemente definita da
Giuliano Catoni la "faziosa armonia", che Siena si
erge nel mondo come entità unica e inimitabile. E
oggi, distrutti in un misero soffio di tempo da uno
scellerato manipolo di delinquenti e d'incompetenti,
altri inestimabili gioielli costati otto secoli di tantissi-
me vite dedicate alla loro amorevole costruzione,
custodia e sviluppo, è soltanto questo che ci rimane
per poter trovare il coraggio di esclamare ancora
che Siena trionfa come sempre immortale. Confi-
dando fermamente che possa essere la verità.
E dunque, tornando ai confini, anche la Civetta ha
certi suoi "centri" e certe sue "periferie". E non sem-
bri azzardato parlare al plurale, perché così è, su
questo non possono sorgere dubbi. Del resto, già
si è visto. In tutti i "centri" sin qui esplorati e nelle
zone di confine, anche se come tali non percepite,
1312
Aldo PetessiCOMING
SOON
Pippo Contradaiolo
Periodo di commissioni, momento catartico
di Contrada in cui si rispolverano vecchie
amicizie e nuovi pretesti; punto zero di svi-
luppi inaspettati e diatribe tragicomiche. Del resto
non c'è miglior commedia umana delle interazioni
sociali quotidiane e la contrada è il "concentrato
Mutti" che colora ed insaporisce questo sugo di
persone cosi eterogeneo e mescolato.
In un tam tam di voci e risonanze, la Contrada si
rianima post palio, e scoppia il big bang decisio-
nale. Fioccano lapilli di candidati, scoppiano rifles-
sioni, scorrono placche di generazioni che si sca-
valcano, sorgono montagne di fazioni e catene di
confederazioni. Un lento processo decisionale e
finalmente... i tanto agognati nomi. La creazione di
un universo è meno impegnativa se paragonata a
tutte queste indaginose elucubrazioni.
Una vera e propria propaganda elettorale pri-
va però di rimborsi. E mi fa sorridere il paragone
se davvero immagino l'esistenza di un grottesco
mondo parallelo dove imperversano diatribe
frutto di politiche contradaiole. Quali programmi
porterebbero i candidati? Con che capacità con-
vincerebbero il contradaiolo semplice a sceglierli?
Immagino un dux mitologico (e gli affiliati a Benito
per favore plachino gli animi mentre i laboriosi si-
nistroidi non facciano illazioni banali) mezzo Biagi,
in parte Ciampoli, che con un cappello da Na-
poleone e vestiario da Don Chisciotte rapisca
teatralmente le orecchie attente di giovani ed
anziani con un programma elettorale strabiliante
il cui discorso, più o meno, recita così:
"Contradaioliiiii è giunto il momento di scavalcare
la marmaglia come fosse antani:
• conquisteremo la vigna della Giraffa con diplo-
mazia ed onore, per essere più vicino al nemico;
• scaveremo un tunnel nelle segrete che arrivi
fino allo stretto perché un buco mette sempre
allegria, seguirà vernissage;
• installeremo in maniera permanente il prati-
no nel Castellare e istituiremo una seconda
Woodstock, con il Benve che a torso nudo suo-
nerà pezzi hard rock madido di sudore;
• indirremo il gioco della sedia con un unico posto
in palio per coloro che non si segnano per i
cenini;
• per la gioia di tante, spreteremo Don Colpo
affinché faccia felici tutte le sue discepole (i fa-
mosi voti facili);
• valorizzeremo il nostro rione con il "tour dell'a-
more" per visitare i punti più hot della civetta
(partenza dal "cha cha cha" di Piazza Sabatino
Mori fino all'arrivo tutti insieme distesi in Tolo-
mei").
Basta! Sospensione di ricreativo, principia a av-
viare i' culturale, s'apre il dibattito:
"Pole il Mao pareggiare con lo Squicche?"
"No!"
"Ma lo Squicche, lo Squicche, lo Squicche, o il
Mao!?"
"Il Mao??"
La la Lalla la la la la Lara la la Lara la la!!
Fine, della pellicola e via discorrendo.
Perché poi il surrealismo, senza che ce lo insegnas-
se Dalì o Lynch o Cronemberg, è roba di tutti i
giorni e la realtà è già irreale di per sé. Quindi
chissà a quali risvolti originali faranno da registi
queste commissioni e quali cast strabilianti propor-
ranno per "la nuova Civetta", prossimamente in
"ceccangiolieri". Coming soon.
La creazione di un
universo è meno
impegnativa se paragonata
a tutte queste indaginose
elucubrazioni
“ “
1514
Aldo PetessiVAI E TORNA
VINCITORE! SE...
Don Enrico G
rassini
Ogni anno l'estate mi pare sempre più
corta, e con l'estate le serate all'a-
perto in Contrada. Sarà che con
i festeggiamenti dei vincitori non puoi fare a
meno di "sformarci" un pochino, invidiando chi si
può permettere un inatteso prolungamento d'e-
state. E allora non rimane altro che prenderla
con filosofia, visto che anche la scuola ricomin-
cia e i ricordi del passato si affollano, quando
settembre significava riprendere i contatti con
lo scibile umano, mentre adesso ti rendi conto
che siamo in autunno giusto dalle scadenze che
devi pagare, prima ancora dello scandire del
clima. Sì, prenderla con filosofia! Ma, a propo-
sito, cosa diceva il buon Kant sulla conoscenza?
Nei suoi Prolegòmeni (introduzione, premesse)
alla Critica della ragion pura sosteneva che si
deve partire da ciò che si conosce, per voler
giungere a ciò che si deve conoscere: quello
che lui chiama appunto metodo analitico. Ma
lasciamo da parte Kant, un po' troppo irrive-
rente per un florilegio di vita contradaiola come
dev'essere Il Civettino! Mi serviva solo per dare
ragione della scelta di queste righe, che si pro-
pongono appunto come un'introduzione ad un
argomento che avrò a cuore di elaborare an-
che più in profondità: la superiorità (im)morale
dell'irriverenza.
Parrà strano a qualcuno che proprio il Corret-
tore se ne faccia carico, ma il Correttore è Cor-
rettore di tutti e allora, dopo aver trattato con
riverenza (poca in verità) i nostri Santi di ieri
e di oggi, si volga un guardo anche a chi la
santità la rimanda al giorno dopo, per inter-
corsi impegni e urgenze di spendereccia briga-
ta. Pretendevate forse che la Contrada che ha
dato i natali a Cecco si meritasse di più? Non
illudetevi, buon sangue non mente.
E per non puntare sempre il dito sugli altri, par-
tiamo proprio dalla reverenda irriverenza più
clamorosa del sottoscritto, quando alla già in-
solita benedizione del cavallo nel Castellare,
forse ancora smarrito nella mente dai sacri fasti
di Nostra Signora di Provenzano, vide bene di
dimenticarsi il "Vai e torna vincitore!" al barbe-
ro prossimo alla corsa. Vuoi o non vuoi, il buon
Smeraldo si presentò alla mossa con le idee
non del tutto chiare su quello che doveva fare.
Ma più ancora l'irriverenza fu nei confronti di
quel monumento sacrale, che è appunto il gri-
do di battaglia che scioglie l'assise e prepara
il popolo al combattimento, che fu recuperato
fra una risata e una smorfia di costernazione,
desacralizzato di tutto il sentimento col quale di
solito viene circonfuso.
L'irriverenza tuttavia, se vogliamo essere all'al-
tezza di cotanto padre Cecco, non può essere
frutto del caso e della dimenticanza. C'è un'irri-
verenza fine, acuta, figlia dell'ironia intelligente
che ti fa voler bene a tutto e a tutti senza con-
siderare l'altro al pari di Dio, se non Dio stes-
so. Fra gli ossìmori esistenziali che flagellano gli
equilibri e le relazioni di questa generazione,
c'è infatti la tendenza a prendere troppo sul se-
rio ciò che di per sé serio non è, trascurando
parimenti l'essenza e la vera importanza delle
cose. Ben venga allora l'ironia a ridimensionarci,
a ricordarci che in Contrada, come nel mondo
intero, tutti siamo utili e nessuno indispensabile:
principio da cui diparte la nostra presunta trat-
tazione sulla superiorità dell'irriverenza, quan-
do è benevolente e premurosa di non anda-
re oltre il limite della sofferenza altrui, quando
dice per non dire e allude soltanto al becerìo
comune per non impastarsi di banale. È l'ironia
bella dei canti di Contrada, dei soprannomi e
delle "dispute" notturne nel Castellare, quando
l'estate ti apre un "cor magis", una finestra sulla
vita fatta di rapporti e relazioni vere, che forse
sono quello per cui conta davvero vivere. E che
magari l'inverno non sia davvero un intervallo
fra un'estate e l'altra? La superiorità (im)morale
dell'irriverenza ci induce, analiticamente "kan-
tando", a poterlo affermare. Così è, e così sia.
PROLEGOMENI ALLA SUPERIORITÀ (IM)MORALE DELL'IRRIVERENZA
1716
Aldo PetessiL'INGRATO MESTIERE
DEL TURNISTA
Redazione
A luglio 2017 l'Istat stima gli occupati in
crescita dello 0,3% rispetto a giugno
(+59 mila), «confermando la persistenza
della fase di espansione occupazionale». Rispet-
to a luglio 2016 l'incremento è di 294mila unità
(+1,3%). Cresce tuttavia il tasso di disoccupazione
giovanile: a luglio si attesta al 35,5%, secondo i
dati Istat, in crescita di 0,3 punti da giugno.
Direte che c'entra la disoccupazione con i turni
in società? C'entra.. c'entra... A quanto sembra la
nostra Contrada non risente delle drammatica
congiuntura occupazionale se, come ci riferisco-
no gli addetti ai turni, la risposta più frequente
alla richiesta di un turno serale è: "mi dispiace
non posso venire, ho da lavorare!".
Ovvia su, eh no, eh! Niente bieco cinismo o ste-
rili critiche, questa densità occupazionale ci deve
rendere tutti felici e orgogliosi della nostra proat-
tività lavorativa. Non si può stare certo a sindaca-
re se si può fare o non fare un turno, in certi casi.
Altro dato sorprendente del nostro microcosmo
contradaiolo è il crescente tasso di natalità (se-
condo, come vedremo, una pseudo-regola di
transitività ndr), in quanto c'è chi dichiara che il
turno non lo può fare perché c'ha da stare die-
tro al figliolo. Ora questo sorprende non poco
quando si constata, come si può constatare in
qualunque piccola collettività dove tutti si cono-
scono, che il soggetto ancora non ha lo status
genitoriale. Evidentemente lo star dietro ai figli
deve riguardare, nel fervido e altruistico pensie-
ro del nostro malcapitato turnista, i figli degli amici
o magari dei vicini. Del resto, in tempi di ridotte
risorse economiche e temporali, il supporto di un
baby-sitter della porta accanto è sicuramente
un'opportunità da non mancare.
Ma se queste sopra appaiono come delle sacro-
sante, incontrovertibili e semivangeliche verità, ci
interessa invece sapere dai resoconti degli addet-
ti quali sono le scuse vere per aggirare il turno in
società. Eh già, perché a margine di tutte queste
vacue parole, il tema si presenta spinoso in quan-
to quella del turno in società è un'attività che è in
decremento, con una crescente disaffezione, che
non fa certo ben sperare. Lo dice anche l'Istat.
Andate a vedere.
Ma faccio un passo indietro: le scuse. Quelle
vere. Trilogia.
1) "sento quegli altri e poi ti fo sapere". Passerà
un'era geologica. Il turnista è capace di farsi cam-
biare i connotati per non farsi riconoscere. Mol-
ta gente risulta geneticamente modificata senza
passare dal botox.
2) "vorrei, come dire, un compagno di turno un
pò speciale: biondo, alto umetroeottanta, con co-
noscenza di tre lingue e possibilmente dai modi
affabili." Passerà un'altra era geologica. Il promit-
tente turnista sa bene che l'ultimo appartenente
a quella nobile e nordica categoria là, è il Biagi
(il nostro Davide Papi all'anagrafe), ma che ormai
di biondo, ha solo qualche reminescenza.
3) "sono a casa a preparare la minestra ai miei
fratelli, orfanelli". Passeranno due ere geologiche.
Come chiedere di fare il turno ad un impavido e
misconosciuto eroe domestico?
Insomma i turnisti che rispondono di sì alla prima
sono pochi, sono una specie di razza in via di
estinzione. Mammiferi a due zampe con spiccata
vocazione a complicarsi la vita per gli altri. Un
gruppo di eletti, semidei che nel Pantheon delle
divinità greche potrebbero a ragione vantare un
loro posto d'onore accanto a Zeus.
Chi racconta questi aneddoti sono Elisa, Lapo,
Francesco e Virginia (Guido è assente, ma mi di-
cono che sia allineato col loro pensiero) che si
prestano a narrarci quanto è duro il mestiere
dell'organizzatore dei turni. Un pò tra il corruccia-
to e l'imbelvito, il loro racconto trasuda dell'impe-
gno che ci mettono per raccattare una manciata
di valorosi e di volenterosi per l'arduo servizio
di turni. E non c'è versi, hai voglia a sbattezzarti,
hai un bel dire a pensare che ci possano essere
strategie anche coercitive. La gente i turni non
li vuole fare, eccezion fatta per il periodo esti-
vo e sempre che ci sia qualcosa da fare, come
1918
la piscina riscaldata. Ciuffo ha un'espressione
estasiata (ma scoprirò dopo che è dovuta all'im-
minente partenza per una serata danzante al
mare), ma a meno che non si riesca a sopraele-
vare i nuovi locali, queste attività per il 2018 non
saranno previste nel ventaglio di offerte della so-
cietà Cecco Angiolieri. Che si sappia e che la
gente non si presenti in ciabatte e costume.
Vengo a sapere che esistono turni con problemi
diversi e problemi per turni diversi. Esiste il turno
da bar nella serata piovosa in cui ti senti come Le-
opardi. Esiste il turno sincopato, quello che a mon-
tare non ci viene nessuno prima delle 8 e dopo
cena sono già via tutti. Esiste il turno del fantasma
quando il turnista si eclissa, a sua insaputa. Esiste
tutto ed il contrario di tutto, quando parli di turni.
Mi viene da chiedere a questo quartetto se non
avrebbe senso individuare un capofila per ogni
generazione che si facesse carico di raccogliere
le (tante e sbracciate) adesioni dei rispettivi coe-
tanei in modo da alleggerire il carico agli addetti.
Non sembra nemmeno questa essere una prati-
ca fortunata. Sto per arrendermi. Sto per crollare.
Ma non è che l'arcano sta nella definizione? Vai
a sapere che la gente non li fa perché non sa che
sono. E allora vado alla ricerca etimologica con
l'ausilio del fedele dizionario. Tra quelle recupe-
rate spicca: "Avvicendamento secondo un ordine
prestabilito." Ma anche: "Periodo di tempo asse-
gnato all'attività di una persona o di un gruppo
nell'ambito di un avvicendamento prestabilito..."
Poi a furia di cercare, di spulciare, alla fine trovo
la chiave e capisco: turno s. m. [der. del fr. tourner,
propr. «girare al tornio», poi «girare, alternare,
avvicendare» (v. tornare).
Ecco! Girare al tornio. Ora ho capito! La gente
non fa i turni perché pensa di girare al tornio. E
allora è bene fare chiarezza, credetemi non c'è
nessun tornio, nessuna grande penitenza, nessu-
na erculea fatica, niente di tutto questo. C'è solo
bisogno di un pò di sana e di buona volontà. Che
sarebbe l'ora di metterci.
ci riferisce candidamente Virginia. L'alternativa
a questa carestia umana è la chiusura del bar,
eventualità non infrequente e non remotissima vi-
sto che è successo spesso in tempi recenti. Ma
gli (e mi) domando: "con un Consiglio di Società
di 42 persone non ci sono le coperture minime?".
Anche per chi non è forte in matematica il con-
to è presto fatto, verrebbe meno di una volta al
mese. Insomma, siamo nel mondo del possibile,
del buon senso e dell'ortodossia contradaiola. E
invece il suddetto conto per una malvagia e con-
torta regola di perequazione non torna proprio.
O il numero dei consiglieri è un sottomultiplo di
42 (si stima cautelativamente che gli operativi
siano un terzo) oppure hanno allungato i mesi,
nonostante anche già dal tempo degli egizi il ca-
lendario fosse di 365 giorni. Io non ci sto, voglio
capire, voglio andare più a fondo. E continuo a
porre domande a raffica. Elisa mi dice: "lo vedi
il foglio del giro?" "Lo vedo sì, male ma lo vedo".
"Ecco c'è qualche problema". "Anche per il giro",
rincara la dose Virginia.
"L'anno scorso si era trovata la quadratura del
cerchio con tanta difficoltà, completando tutti i
tasselli, ma non si può chiedere sempre agli stessi,
troppi servizi". "È sbagliata la mentalità" esordisce
Lapo. Silenzio. Passano 1, 2, 3, 4, 5 secondi. La
frase mi fa pensare che ci sia adesso un proflu-
vio di polemiche invece l'espressione cade come
neve e si avvita su stessa come una vite. Che si
deve fare allora? Diamo il bar in appalto? No,
ci mancherebbe bisogna tornare alla chiamata
alle armi come in una moderna Montaperti. Mi
raccontano dei modi burberi e bruschi, ma effi-
caci, del Vicario Fuci che in alcuni casi ha invitato
la gente a darsi da fare generando uno "spon-
taneo" movimento di volontari. Ma possibile che
non ci sia una ricetta o forse un antidoto a questa
perniciosa malattia? Ecco, ma il turno misto uo-
mini e donne? Tipo gioco delle coppie, si sa mai
che non crei quell'equilibrio magico e contagioso...
che poi la gente fa le corse per venire. Vengo
zittito come se avessi detto che gli asini volano...
"Semmai" - mi dice Virginia - "un'ultima possibilità
ci sarebbe: far fare il montaggio alle donne ed
il servizio agli uomini". Mi sa che la ragazza mi
meleggia.
Scambio di occhiate, altro momento di sospensio-
ne, la perplessità è il leitmotiv di questa serata di
estate, in cui siamo davanti al bar del Castellare.
Riparte Lapo, laconico: "sai Il problema del turno
non è con chi lo fai ma il farlo, mettici poi che nel
weekend, il venerd ì e il sabato i ragazzi proprio
non vengono. Hanno altro da fare!". Ah già come
non comprenderli. Anche noi ci s'aveva altro da
fare, tranne poi tornare regolarmente in società.
Domando se anche con i locali nuovi ci sarà da
combattere contro questa moria giovanile? "Ci
vuole intrattenimento, far venire la gente metten-
do sky, rimettere biliardo, biliardino, ping pong..."
Francesco continuerebbe a nastro, nel suo pen-
siero c'è anche la sala pesi, il campo da squash,
2120
TRA ONDE E VENTO
Maria Ticci
Ripenso al Campo 2017 (o forse più che un
campo penso che sarebbe un mare, vabbé
non fa niente è lo stesso). Cercala Maria,
cercala una parola che ne evochi il senso. Di questo
Campo appunto. Tempo, sì certo il tempo che scor-
re e i tre giorni fanciulleschi che volano a Marina
di Bibbona, ma non è quella giusta... Lampo, forse?
Beh, in effetti se ne sono visti di lampi insieme ai no-
stri cittini, quatti quatti come pulcini, ma coraggiosi
e intrepidi più che mai. Lampi che squarciavano i
nostri cuori a suon di emozioni con un pò di ragio-
nevole preoccupazione per la responsabilità che
si porta con sé l'avere in custodia un gran numero
di pulcini, per noi surrogati "mamme e babbi chioc-
cia", ed un pò di paura per l'imprevedibile forza del
dio Nettuno, che arrabbiato come una furia, ci ha
impedito di fare un rigenerante bagno, soffiando
sull'acqua potenti onde. Ma in fondo in fondo an-
che un pochina di emozione perché i nostri cittini ci
lanciano sempre quel pizzicorino, quel frizzantino,
quella sensazione di avventura che a noi grandi
talvolta manca! Ma niente, neanche lampo è la
parola giusta... la parola... la parola... su Maria ci sei
vicina. Dai. Vento!!! Sì la parola giusta è vento! Ven-
to che ci ha proibito il tanto temuto tuffetto nell'ac-
qua salmastra, vento che ci ha costretti al chiuso
durante pranzi e cene, ad inventarci e a creare con
la fantasia come una volta, come in altri tempi, con
una mazza da tamburo come microfono e con tanta
voglia di ballare, cantare, sfilare e divertirci insieme,
grandi e bimbi uniti nel gioco. Il vento ha travolto e
stravolto i nostri piani ed ha cambiato la rotta per
cui la serata del sabato niente giochi in spiaggia,
ma un inedito "Bibbon's got talent" dove gruppi ta-
lentuosi hanno catturato l'attenzione del pubblico
di Bibbona con un momento di grande tensione
nel pareggio tra i due finalisti: "Le atomiche" e "I
misteriosi" che si è poi snodato con la vittoria de
"I misteriosi" decretata dall'indiscutibile applausome-
tro che ha lasciato tutti noi nell'atmosfera di festa,
abbracciati dalla musica e dalle nostre risate che
sono state tante. Vento che la mattina aveva già
fatto traballare i nostri coraggiosi eroi nel percorso
a "Saltalbero", fornendo loro un ostacolo in più da
superare ma che li ha inorgogliati senz'altro mag-
giormente. Ma anche vento in poppa per le nostre
barchette costruite a regola d'arte per decorare
e ornare la nostra stella maris Maria e la nostra
più cara stellina, per la quale ha soffiato un ven-
to di grande nostalgia, ma soprattutto di amore e
di ricordo. Si dice inoltre che il vento porti pazzia,
quanto a quella con urli, liti, schizzi e risate abbiamo
fatto il pieno. Tutto sommato ti dirò una cosa: caro
vento, grazie, hai colorato i nostri giorni di felicità.
2322
Passeggiando per il centro storico di Siena
tenendo alto lo sguardo è impossibile non
notare molti tabernacoli, che rappresenta-
no una peculiarità urbanistica, storica e culturale di
questa nostra città. Si tratta di affreschi o di rilievi in
stucco realizzati tra il XIII° ed il XX° secolo, da artisti
famosi o pressoché sconosciuti, a volte ben evidenti
sulle strade principali ed altre volte defilati, alcuni
grandi e imponenti ed altri piccoli e semplici che
quasi ti devi sforzare per vederli. Alcuni tirati a lu-
cido, altri coperti di polvere, alcuni malmessi, alcuni
con il vetro cambiato di recente, alcuni con i fiori,
altri sprovvisti, ma tutti forti di una loro antica digni-
tà. I tabernacoli sono un vero patrimonio di Siena.
Nel Medioevo si dice che le città fossero costellate
di tabernacoli, chiamati anche Madonnine o Ma-
donnelle: alcuni studiosi ritengono che, prima del
sentimento religioso, rispondessero alla necessità di
illuminare gli angoli bui e malsicuri, che forse veni-
vano rispettati più di un semplice lampione proprio
perché destinati alla Madonna.
A Siena però, città Mariana e molto legata al pas-
sato, la tradizione dei tabernacoli è rimasta immu-
tata: se ne contano una sessantina e l'8 settembre
tutta la città si anima attorno ai tabernacoli con una
genuina festa dedicata alla Madonna. L'8 settem-
bre, giorno della natività di Maria, anche i nostri
cittini hanno ornato un tabernacolo nel Castellare
con fiori, ghirlande e sgargianti tessuti, e la sera tut-
ta la città si è animata. Mi piace la festa dei taber-
nacoli, tutte le contrade allestiscono una cena per le
proprie strade, l'occasione rappresenta un capar-
bio scampolo di celebrare e di fare festa (che è un
tratto distintivo di Siena), un moto collettivo a rimar-
care la senesità, quella con la S maiuscola, proprio
nel culminare dell'estate. E' bella la preparazione
della Festa dei Tabernacoli, detta anche Festa della
Madonna. Mi mette di buon umore, perché non ha
l'urgenza delle altre occasioni da calendario delle
Contrade, evidentemente perché la fanno i bam-
bini e l'ansia prestazionale ai bambini gli fa, quasi
sempre, un baffo. Insomma è bella e ganza perché
comincia alcuni giorni prima, quando i bambini van-
no ad accattare (a richiedere ndr) offerte per le vie
della città, per procurarsi i soldi necessari all'acquisto
degli addobbi. I contradaioli e gli esercenti del terri-
torio contribuiscono volentieri, perché ognuno vuole
che il proprio tabernacolo sia il più bello della città
e perché a un esercito di bambini non si può mai
dire di no e anche perché prima i cittini ripartono e
prima si tira un respiro di sollievo.
Nel frattempo, sotto la guida dei nostri bravi co-
ordinatori del gruppo piccoli si sceglie il tema per
il tabernacolo da decorare che quest'anno nel no-
stro angolo sopra la stalla, porta in scena il mare
e le sue onde. Il lavoro è iniziato al Campo ed è
proseguito nei pomeriggi che hanno preceduto la
festa, con il consueto lavoro di squadra. Giunti al
pomeriggio dell'8 settembre tutti i 17 tabernaco-
li sono stati allestiti e sul far della sera erano tutti
pronti, per essere ammirati dalla cittadinanza ed
essere passati in rassegna da una giuria che ha
scelto il più bello. Anche se per me sono tutti belli. E
forse si potrebbe decretare un ex-aequo per tutti e
17. In attesa che promulghino questa democratica
norma, eccovi il nostro e la prova del bel lavoro
che lo ha preceduto...
OTTOSETTEMBRE
Redazione
2524
Aldo Petessi
Domenica 7 Giugno. Ore 23.30. Rientro
a casa. Un incrocio. Una semplice svol-
ta. Verso casa. La solita strada. Scalo
marcia, la moto è nuova, rispettosamente, scalo
ancora una marcia. Il minimo dei giri, ma con l'en-
tusiasmo di sentire sotto sella il corpo ed il suono
di un motore unico. Poi una frenata. Poi il silenzio.
Ed il nulla. Mentre ascolto il racconto di Gabriele
rimango sorpreso, sembra che narri la storia di
qualcun altro, di qualcuno di cui si ha appena
la conoscenza, come una storia di quelle che ci
attraversano nella vita, di sfuggita. E invece la
storia non è di un altro, ma è la sua. Quella di
un incidente che gli ha cambiato la vita. E che
vale la pena di raccontare per più di una ragio-
ne. Primo perché è una storia dolorosa di morte
e di rinascita e secondo perché è una storia di
coraggio e di sfida. Gabriele è un ragazzo di
50 anni (che non dimostra) che è legato a que-
sta Contrada da un amore profondo. Il 2009 per
tutti i civettini è un anno di grazia, di inaudita bel-
lezza, di ricordi felici, ma è anche l'anno del suo
terribile incidente. Gabriele me lo ricordo bene
il giorno della Cena della Vittoria, ero consape-
vole che lo avrei incontrato e che avrei avuto
difficoltà a trovare le parole. Perché lo vedo in
carrozzina, la dimostrazione di un inappellabile
verdetto causato dall'incidente. Gabriele è com-
UN AMORE FORTE COME L'ACCIAIO
Redazione
mosso, provato, ha il viso trasfigurato, gli rimane
appena qualcosa del suo profilo scanzonato di
solo una stagione prima. Gabriele piange. Ma
è lì, non è voluto mancare. Come non è voluto
mancare tutti gli anni successivi nonostante le dif-
ficoltà di dover accettare di dover cambiare vita.
Di riadattarsi, di rimodulare la propria esistenza,
di ripensarsi e di riscoprirsi. Gabriele sarà ancora
a Siena nel 2014, è insieme a me e ad un grup-
po di amici a vedere il Palio, che ci sentiamo un
poco già nostro. Gabriele mi confessa che non sa
come fare se in caso di vittoria dovesse correre
in Piazza, ma dice anche che non gli interessa e
che in un modo o nell'altro ci vuole essere. E ci
sarà. A distanza di qualche anno mi regala una
foto in cui ha il viso coperto dal fazzoletto della
Civetta mentre, dimentico di tutto, è a gioire con il
popolo intero. Gabriele non mi ha finito di stupire
quando ha messo a nudo quello che la maggior
parte delle persone nel suo stato tenderebbe
a nascondere per vergogna. Gabriele mette a
nudo se stesso e ciò che adesso è diventato. Una
persona nuova come gli piace dire. L'amore per
la Contrada non ha conosciuto i limiti che gli ha
imposto il suo infortunio. Ogni anno trova il modo
di traghettarsi a Siena per passare i suoi giorni
di festa con gli amici. È riservato, gioviale e sorri-
dente. Ho difficoltà a ricordarlo cupo. Quest'anno
viene a luglio e mi chiede una cortesia, una cosa
un po' bizzarra, mi lascia in custodia la sua pro-
tesi con preghiera che la faccia avere a Simona
Martelli per decorargliela con i colori della Ci-
vetta. Io raccolgo la sua richiesta e faccio quanto
necessario per farla pervenire a Simona che si è
prestata ad esaudire questo suo desiderio. Luglio
passa. Agosto arriva, ma noi non corriamo. Ga-
briele decide di non venire. Poi il pomeriggio del
13 mi chiama e mi dice: "io non ce la faccio più…"
Cavolo mi domando: "che sarà successo?" Rinca-
ra la dose: "non ce la faccio, più mi manca Siena,
2726
devo venire in tutti i modi anche se non si corre e
anche se per me è un problema". E infatti viene.
Trolley, abiti comodi, e barba un po' lunga. Appe-
na arrivato mi dice che si sente come a casa e
che prima o poi qui casa ce la dovrà comprare
perché, se il mare davanti a cui abita è bellissimo,
il tufo resta sempre un'altra cosa. Resta qui fino al
giorno dopo il Palio come fa di consueto prima di
ripartire. Bivacca come tutti noi tra le tre/quattro
vie del territorio con approdi frequenti al bar di
Banchi di Sotto e con rare incursioni in Piazza,
che tanto è più per i turisti. Fin qui nulla di nuo-
vo. Il 16 però mi chiama mi chiede delle brugole.
Io che non faccio domande a domande strane,
provvedo a fargli avere tutto un kit immaginan-
domi che avrà da sistemare qualcosa in casa. E
invece appena salgo in casa da lui, Gabriele si
mette a sedere e con la calma e la serenità del
Dalai Lama inizia a smontare la protesi con cui è
venuto a Siena e innesta quella che Simona gli
ha decorato. È obiettivamente bella, io capisco
che può apparire grottesco, ma la guardiamo
come un piccolo pezzo di arte moderna. Perdo
anche io del naturale imbarazzo che viene in
questi casi e mi accomodo a sedere in attesa che
finisca la sua personalissima opera. Dopo pochi
minuti di lavoro è pronto. Si alza, accenna alcuni
salti di assestamento per sentire come calza e poi
mi dice: "via! Dai andiamo giù". E ce ne usciamo
con l'opera a bella vista. Non ne fa uno sfoggio
per esorcizzare il suo problema, è genuinamente
euforico di indossare qualcosa di unico. In quel
momento mi sento come onorato di averlo accan-
to e di condividere qualcosa del suo tempo. È un
gesto straordinario perché è di amore: di amore
per la Contrada, per il suo popolo, per la città,
per gli amici e per se stesso, rinato e ritrovato.
Un amore forte come l'acciaio. Come quello della
sua protesi.
Sicuramente vi aspettate di leggere il solito tra-
filetto sul Novello che arriva, sulle foglie dell'au-
tunno, sul che bello stare insieme col freddo ed in
mano il cartoccino delle castagne.
E se invece vi dicessi che quest'anno non si farà
il Novello? La Contrada si è imbarcata in tanti
progetti, i lavori portati avanti ci hanno sfiancato
al punto che no, non ce la facciamo ad organiz-
zare anche questo. E scava nel Museo e tira giù
i muri, sposta i mobili e sistema quei vetri, mon-
ta smonta rimonta e dagli di colore alle pareti,
e il touchscreen non va e la luce crepuscolare
e quella dell'ora del thé. E guarda che belle le
bandiere. Per non parlare dei lavori della Socie-
tà, Galleria tutta sbudellata: la Contrada è un
cantiere continuo.
Quindi, il Ricci ha chiesto con un filo di voce al
Consiglio spossato di Società: che si fa??? E giù
tutto il consiglio a borbottare chi di dolori alla
schiena, chi di emicrania da inalazione di ver-
nice, chi di disorientamento dovuto a tutti questi
cambiamenti. L'esito della discussione non ha la-
sciato dubbi: un autunno senza Novello. Dona,
Raffa e Lalla so' ancora lì sulle loro seggioline a
ripigliassi dal colpo.
Niente brace né castagne per la via, lo Zanchi
CHE MONDO SAREBBE SENZA
NOVELLO?è stato allertato: sta' bono con le caldarroste, in
Civetta non ce le portare. Franco, il Biagi, Cesare
e tutti gli uomini del Ristoro so' ancora lì increduli,
che si guardano le mani e si chiedono E ora? Il
cartoccino quest'anno dovrete andare a cercarlo
su, verso Piazza della Posta.
Fate uno sforzo di immaginazione: che mondo sa-
rebbe senza Novello? Nessuno stand in Piazza
Tolomei, silenzio e quiete per un autunno senza
il solito andirivieni di gente. Potrete andare tran-
quilli in ferie, fare lunghe e rilassanti passeggiate
per i boschi del Casentino o senza allontanarsi
troppo arrivare sulla nostra Montagnola. Per chi
resta in città pensate invece alla novità di incon-
trarsi per le vie del rione nei primi giorni di no-
vembre senza il festone del Novello all'imbocco
di Via Cecco Angiolieri.
Mica ogni anno è uguale a quell'altro, d'altron-
de, le cose possono anche cambiare… Ma anche
no!! Che storia è questa?! IL NOVELLO SI FARÀ.
Scusate mi sono fatta prendere la mano, ripeto:
il NOVELLO NEL CASTELLO CI SARÀ, tranquilli.
Possiamo dirvi che la XXIV edizione del Novello
nel Castello si terrà il 22-23-24 e 25 novembre
2017. Siamo irriducibili, instancabili, colti da vo-
glia irrefrenabile di stare insieme e di riempire di
entusiasmo la nuova Società. Ad oggi sappiamo
che saremo nei nuovi locali della Galleria, dun-
que cambierà la location del "Ristorante", ma il
Castello non rimarrà sguarnito anzi lo conquista
il mitico Ristoro di Cecco. Ma scorriamo insieme
alcuni dei dettagli a nostra disposizione.
Valentina Faleri
MERCOLEDÌ 22 NOVEMBRE
ore 19.00 Società Cecco Angiolieri
Aperitivo
ore 20.30 Società Cecco Angiolieri
Cena Ristorante "Gli Attortellati"
ore 21.30 Società Cecco Angiolieri
Bar Caffetteria
ore 21.30 Via C. Angiolieri Musica con "BBB Bacaro's Blues Band"
GIOVEDÌ 23 NOVEMBRE
ore 18.00 Castellare degli Ugurgieri
Presentazione Pubblicazione "Uno spazio nella Storia. 2017: Il Museo della Contrada Priora della Civetta"
ore 19.00 Piazza Tolomei Aperitivo
ore 19.00 Via C. Angiolieri e Castellare degli Ugurgieri
Il Ristoro di Cecco (Primi, salsicce, affettati, formaggi, porchetta e castagne)
ore 20.30 Società Cecco Angiolieri
Cena Ristorante "I Cuochi Civettini"
ore 22.00 Piazza Tolomei Bar – Novello e Vini dolci – Amari e Caffetteria
ore 22.30 Piazza Tolomei Musica con "I Jaguari"
VENERDÌ 24 NOVEMBRE
ore 19.00 Piazza Tolomei Aperitivo
ore 19.00 Via C. Angiolieri e Castellare degli Ugurgieri
Il Ristoro di Cecco (Primi, salsicce, affettati, formaggi, porchetta e castagne)
ore 20.30 Società Cecco Angiolieri
Cena Ristorante "Gli chef Gianpaolo e Jacopo"
ore 22.00 Piazza Tolomei Bar – Novello e Vini dolci – Amari e Caffetteria
ore 22.30 Piazza Tolomei Musica con Giacomo Docimo e Fabio Prosperi direttamente dal Giannino
SABATO 25 NOVEMBRE
ore 19.00 Piazza Tolomei Aperitivo
ore 19.00 Via C. Angiolieri e Castellare degli Ugurgieri
Il Ristoro di Cecco (Primi, salsicce, affettati, formaggi, porchetta e castagne)
ore 20.30 Società Cecco Angiolieri
Cena Ristorante "Taverna del Lupo" Gubbio
ore 22.00 Piazza Tolomei Bar – Novello e Vini dolci – Amari e Caffetteria
ore 22.30 Piazza Tolomei Musica con Dj "Marco Bresciani"
2928
Quando scegli un titolo che richiami l'at-
tenzione del lettore anche meno at-
tento, dando un taglio tipologico di ciò
che andrà a leggere e con lo spirito con cui dovrà
affrontarlo, la forbice si fa ampia. In questo caso,
se da un lato si è portati a seguire il filone ironi-
co, sarcastico e scanzonato che ci ha volutamente
caratterizzato in questa biennale avventura, in cui
ci stiamo occupando del Civettino, dall'altro c'è la
difficoltà di affrontare situazioni, anche apparen-
temente leggere, con il rispetto che gli è dovuto.
Il rispetto si, perché la compagnia teatrale di Cec-
co non può che non essere legata a quel matta-
tore del Gufo che l'ha portata avanti negli anni,
con passione e dedizione, facendocene innamo-
rare tutti, attori e spettatori. Proprio questo amo-
re mai sopito, ha fatto sì che da una splendida
idea del commediografo Domenico si ripartisse.
Fatto il copione, trovati gli attori, acquisiti materiali
scenografici, pensato il posto più adatto all'inter-
pretazione. Tutto fatto, manca solo la data che ri-
porterà il popolo del Castellare di fronte alla sua
rinnovata e ritrovata compagnia teatrale.
Semplice no? No affatto, ed è proprio questo
punto che ci porterebbe portare a titolare il nostro
articolo in ben altro modo, che so magari con una
metafora, tipo MEXICO '86 per esempio, che ri-
chiama l'immagine di uno stadio pieno di sombreri.
Il sombrero, enorme copricapo messicano, dalla
nostra generazione viene utilizzato nel normale
interloquire, per rappresentare il più gigante dei
cappelli, ovvero il figurato massimo di una incaz-
zatura.
Torniamo un attimo a monte, alla fase embrionale
del progetto, che nella fervida mente del nostro
commediografo e attore cominciava ad essere
definita già nei mesi precedenti l'estate e che du-
rante il palio di luglio del 2016 ci ha esposto, in
una sera calda, ben oltre il calar del sole, da-
vanti ad una birra, nell'amabile salotto in strada
nel cuore del vicolo Viscione, nonché luogo che
ha dato i natali al talentuoso artista (perché lo è
sempre stato in tutto quello che ha fatto) e attore
protagonista Aldino.
A noi della redazione del Civettino è sembrata
subito un'idea mirabile e, presentatoci il copione
nella sua interezza a fine agosto, è subito iniziata
la campagna di reclutamento degli attori. Il cast
è ben nutrito, formato da attori già affermati nel-
la compagnia oppure riesumati dalla polvere di
fasti lontani, da nuovi talenti pronti a sbocciare
e per finire il suggeritore, il mestierante Gianni.
Bene, andava subito ingaggiato uno scenografo
di capacità ed esperienza, individuato facilmen-
te in Valentina ed un regista. Il primo pensiero è
andato a Riccardo, già regista di recite celebri,
quando ancora venivano messe in scena al teatro
del Costone durante la saga delle recite contra-
daiole, che però non ci ha mai fatto sapere se in-
teressato o meno a riprendere l'attività. Pensando
allora a chi potesse avere le qualità per ricoprire
questa figura centrale, si è delineato il ritratto di
un professionista che abbiamo in casa: Duccio. Il
buon Ciampoli si è messo subito a disposizione
PROVE PER LA RINASCITA DELLA
COMPAGNIA TEATRALE
Luca Corsi
3130
Jeanette
Non sarò mai seconda a nessuno, e sai
perché? Perché io non vivo in compe-
tizione con gli altri, ma solo con me
stessa. Non devo rendere conto a nessuno e non
sento il fervente bisogno di dimostrare qualcosa.
Non mi sento superiore né tantomeno inferiore.
Sono solo io, niente di più, niente di meno. Di-
fendo i miei pensieri e i miei ideali con le unghie
e con i denti, se necessario. Essere me è difficile,
è difficile essere nero in mezzo al bianco e non
essere inghiottiti dalle idee altrui. Essere qualcu-
no che non sei è molto più facile che essere sé
stessi ed è per questo che le persone cedono
alla tentazione e perdono tutta la loro unicità,
diventando oggetto di classifica.
Io no.
Non sarò mai oggetto di classifica, non sarò mai
prima, né sarò mai ultima. Sarò sempre sola lun-
go la mia strada, mentre il resto prenderà la stes-
sa strada, schiacciandosi, azzuffandosi, distrug-
gendosi poco a poco, io guarderò verso il cielo,
ridendo e pensando: ce l'ho fatta.
CARODIARIO
creando il laboratorio teatrale, strumento incredi-
bile che lavora sulla complicità e il legame fra i
partecipanti, ma che come ogni novità ha dovu-
to pagare lo scotto di alcuni detrattori. Le prove
sia del laboratorio che della recita vanno avanti
a partire dall'autunno del 2016 in un buon clima
scandito da continui ritocchi del copione, voluti
dallo scrittore stesso per accontentare gli attori
che o si sentivano penalizzati dalle poche battute
del loro personaggio, o defraudati delle stesse
perché date ad altri interpreti o addirittura inti-
miditi dalla corposità della loro parte. Domenico,
mai domo, ha cercato di accontentare tutti, pur
mantenendo la qualità e l'originalità dell'idea ini-
ziale, creando un'opera letteraria di assoluto li-
vello, ma che ahimé, mal si rapportava agli stretti
tempi teatrali. Ecco, ora voi provate a suggerire
ad un autore, che ovviamente vede la sua ope-
ra come un figlio, che abbisogna di sforbiciate in
qua e in là per una presunta funzionalità teatrale.
Qui nascono le prime incomprensioni fra il regista,
obbligato da parametri definiti dall'esperienza, e
l'autore. Se a questo aggiungiamo i mugugni degli
attori, estenuati dalle prove, come da un lavoro di
minatore, oltre che da una data di fine lavori che
si allontanava sempre più dall'orizzonte tempora-
le prestabilito (prima del giro) e se si considerano
le lunghe e ripetute riunioni tenutesi per delinea-
re e finire il progetto, non è difficile comprendere
perché "l'amato" regista sia stato abbandonato
alle furie, che poi furie non sono state, bensì fermi
dinieghi e ripetute minacce di interruzione della
produzione, del fermo autore che, se si assentava
da una prova, quasi in contumacia, sentiva l'inte-
gralità della sua opera in pericolo.
Ecco, a questo punto potremmo titolare il nostro
articolo Messico e Nuvole, perché sopra i som-
breri in aumento si sono stagliate turbolenti e fitte
nuvole nere che hanno oscurato l'orizzonte della
data in cui la compagnia metterà in scena questa
splendida e geniale commedia, di cui per adesso
vi basti sapere il titolo (sperando che non cambi),
"Violento di Baviera".
3332
Quando iniziai il mio percorso, come
addetto ai giovani venivo dal settore
addetto ai piccoli. Con Silvia Nerucci
fu creato il gruppo dei giovani e la prima cosa
che mi venne in mente era come comunicare con
i ragazzi, come trovare una via diretta, più veloce
della mail di cui si fa ampio uso nella Contrada.
Mi domandai da genitore: "ma i giovani dei quali
mi devo occupare ed ai quali devo chiedere la
loro adesione, avranno molto probabilmente un
cellulare?" La risposta era incorporata nella do-
manda, ovviamente sì.
L'odioso cellulare che suona, squilla, strilla, bercia,
urla, squittisce, nitrisce, barrisce, e che soprattutto
ti avverte continuamente, se non metti il silenzio
nelle varie chat di cui ognuno fa parte.
Sì avete intuito... si parla di whatsapp, criticato,
vilipeso, offeso, ma alla fine usato da tutti. Si apro-
no convegni sull'utilizzo del telefono e delle chat,
sulla privacy lesa, sugli effetti del privato che si
contamina del pubblico, addirittura si dice che il
Presidente degli Stati Uniti si sia fatto sfuggire se-
greti di livello internazionale con whatsapp. Ma
whatsapp impera.
Ma che c'entra vi domanderete?
Dove vuole arrivare il nostro addetto ai giovani?
Certamente non voglio dissertare sull'uso delle
chat con un sermone negativo, se ne scrivono e
se ne sentono tante. Voglio solo raccontarvi la mia
esperienza con questa nuova tecnologia, che cor-
re sulle vie del web, in quel mondo virtuale che si
è creato, o meglio che abbiamo creato forse sen-
za rendercene conto. A ben pensarci qualcuno se
ne è reso conto: chi ci guadagna. Detto questo, io
lettore amante di Asimov, fruitore assiduo di film
come "Mad Max - la sfera del tuono", oppure
di "Matrix", mi immagino una città virtuale, una
Siena virtuale, fatta di messaggi e di icone, come
delle grandi case dove tutti scrivono, anche sem-
plicemente per incontrarsi. Pensate con la vostra
fantasia, se un giorno al Palio i fantini avessero un
piccolo microfono sotto lo zucchino, che oggi è un
cap, e comunicassero con il capitano mentre sono
a cavallo, che collegato ad un telefono... ahhhh
che orrore... non continuo nemmeno...
Pura fantasia, o chissà un giorno accadrà con que-
sto adeguamento della festa ai tempi moderni?
Basta con lo scherzare, mi sono lasciato andare,
torniamo per terra, (sulle pietre, anzi sulle lastre), vi
volevo parlare della chat "civetta 28".
Eccoci giunti al punto, mi fu suggerita da Silvia,
era una chat creata da Lucrezia e gestita da So-
fia, dove i nostri giovani si scambiavano messaggi.
Chiesi il permesso e la feci diventare la chat di
Contrada, dove amministratori siamo io, Camilla,
Duccio, Guido e dove può leggere il nostro Vica-
rio Luca. È diventata più ampia, pian pian piano si
sono aggiunti i ragazzi e le ragazze che escono
dal gruppo piccoli ed entrano al 13° anno di età,
per millesimo, di diritto nel nostro gruppo giovani,
nato, come dicevo da poco.
Nella chat vengono riversate e scritte tutte le
iniziative che si fanno in Contrada e che porta
avanti la nostra Società, motore portante delle
attività di Contrada. I ragazzi e le citte possono
comunicarci le loro adesioni agli eventi, e comuni-
care tra loro, così come viene chiesto loro di fare
i "servizi", quelle cose un pò più noiose da comu-
nicare e da fare. Vero ragazzi...? Ma vanno fatte.
Uso il Civettino, altro mezzo di comunicazione che
si aggiorna via via col tempo (con la versione in
digitale), proprio per dirvi che la mia esperienza
di quest'anno in questa chat è stata fantastica. Eh sì
voglio proprio spezzare una lancia a favore delle
chat, che ci permettono di comunicare con i ra-
gazzi in maniera veloce ed immediata. Approfitto
proprio del nostro Civettino, per invitare i ragazzi
che leggeranno queste poche righe, a mandarmi
messaggi per essere inseriti nel fantastico mondo
di "civetta 28" quando raggiungono appunto il 13°
anno di età per poi lasciarsi andare a scrivere
sulla chat, dove sono presenti tutti i ragazzi dai
13-16 anni ed oltre. Addirittura pensate: alcuni ci
sono rimasti fino al compimento dei 18 anni. Ed a
tutti i genitori mando un appello, che stimolino i
più pigri a scrivere sulla chat; perché non c'è cosa
che faccia più male a "civetta 28" del silenzio,
quindi scrivete, leggete, fate suonare questa chat.
Vi saluto con un grande abbraccio. A proposito, ci
sentiamo. Sì, ma su "civetta 28"...
CHATTIAMO?
Aldo Petessi
3534
tale e insostituibile per strutturare il Gruppo e
condurlo ai risultati odierni. Durante il periodo
della sua presidenza, e sotto la spinta del suo
impegno, le donazioni sono aumentate in ma-
niera costante e sostanziosa tanto che, ormai
dai primi anni del decennio in corso, la quota
cento donazioni annuali costituisce, per il Grup-
po Donatori, un obiettivo che viene spesso rag-
giunto; inoltre, a partire dal 1997, è stato orga-
nizzato il Convivio Annuale, che ha solitamente
luogo il terzo Venerd ì del mese di Marzo, e
che da allora ha rappresentato, salvo rare ec-
cezioni in alcuni anni, un appuntamento fisso per
stare insieme ed affrontare le varie tematiche
connesse al mondo delle donazioni di sangue.
Anche negli anni più recenti, quando la malattia
non gli ha più permesso di frequentare con as-
siduità la Contrada, come ha fatto per tutta la
vita e come avrebbe avuto il desiderio di conti-
nuare a fare, Giulio ha sempre mantenuto vivo
il legame reciproco di amore verso la Civetta,
affrontando la vita e le sue a volte non facili
vicissitudini con spirito ottimista ed entusiasta,
continuando ad interessarsi alla Contrada e,
ovviamente, alle attività del Gruppo Donatori
di Sangue.
Adesso che Giulio non è più con noi, ma che
la sua opera rimane, ci piace ricordare che, se
oggi la Civetta ha un Gruppo Donatori di San-
gue numeroso ed efficiente, questo è dovuto
anche al suo fondamentale apporto di impe-
gno, passione ed entusiasmo.
Lo scorso 31 Luglio la Civetta ha subito la
scomparsa di Giulio Corsi.
Giulio si è sempre distinto in ogni ambito
della vita Contradaiola per il suo impegno e
per l'amore verso la nostra Civetta; basti ci-
tare, solo come esempio, il periodo nel quale
Giulio ha ricoperto il ruolo di tamburino di Piaz-
za, indossando con onore sul Campo i colori
della nostra Contrada. Tuttavia, l'attività che
lo ha sempre maggiormente caratterizzato è
stata quella svolta nell'ambito delle donazioni
di sangue: da sempre dotato di una sensibilità
propria sull'argomento, successivamente ancor
più accresciuta in virtù delle tematiche connesse
alla professione da lui svolta per tutta la vita,
Giulio ha sempre reputato che le donazioni di
sangue costituissero una componente preziosa
dell'attività di solidarietà e di mutuo soccorso
della vita della Contrada, oltre che essere un
dovere morale e civico di ogni persona dotata
di sensibilità.
Giulio è stato quindi stato socio fondatore, per
trenta anni storico Presidente (dal 1981, quan-
do ricevette le consegne da Carlo Bonacci, al
2011, quando gli subentrò nell'incarico Monica
Borri) e soprattutto vera anima del Gruppo Do-
natori di Sangue "Paolo Bonacci" della nostra
Contrada, fornendo un contributo fondamen-
IN MEMORIADI GIULIO
Consiglio D
irettivo del Gruppo D
onatori di Sangue "Paolo Bonacci"
Giulio ha sempre
mantenuto vivo il legame
reciproco di amoreverso la Civetta
“ “
3736
UN TUFFO NEL FUTUROIl 26 Settembre si è svolta una visita guidata al Fab Lab (via Valdimontone, 1) per andare alla scoperta
di questo laboratorio scientifico recentemente costituito dall'Università, allocato nell'antico monastero
di Santa Chiara. La struttura, in contatto con sue analoghe in varie parti del mondo, è all'avanguar-
dia per lo studio e l'applicazione delle emergenti tecnologie innovative che saranno alla base del
prossimo futuro. Già oggi ben se ne intravedono certi sviluppi per molti di noi sorprendenti, ma quello
che accadrà anche soltanto nel prossimo decennio sarà almeno pari alla rivoluzione industriale del
secolo 1800. Questo dicono gli osservatori più attenti. Anche soltanto un tuffo in questa sconvolgente
realtà può rappresentare una chiave per aprire la mente all'avvenire, gettare le prime basi per i
prossimi anni e decenni, quando gran parte dei lavori di oggi scompariranno, sostituiti da attività, di cui soltanto per
alcune s'intravedono i contorni all'orizzonte, ma che saranno certamente basate su questi nuovi principi tecnologici e
scientifici. Avvicinarsi quanto prima a questo mondo nuovo è dunque fondamentale per tutti, ma decisivo per la mente
di bambini e i ragazzi che dovranno essere protagonisti di un tale futuro. Anche per questo la visita è stata l'occasione
per ricordare la piccola Cristina che sarebbe certamente stata con gli altri giovanissimi Civettini al Santa Chiara se
un destino senza cuore non l'avesse strappata il 5 settembre 2016 all'affetto dei suoi cari e di tutta la nostra comunità.
Sempre nel suo ricordo, la Compagnia organizza due Workshop al Fab Lab Santa Chiara orientati uno ai piccoli e
un altro ai giovani della Contrada, accompagnati dai rispettivi Addetti, allo scopo di far loro prendere dimestichezza
con il mondo delle nuove tecnologie attraverso l'utilizzo pratico delle stesse.
16 NOVEMBRE 2017 – dalle ORE 15:30 alle 19:00 23 NOVEMBRE 2017 – dalle ORE 16:30 alle 19:00
Attività: Modellazione 2D e taglio laser:laboratorio per ragazzi a partire dai 12 anni
Attività: L'albero delle civette:incontro gioco per bambini fino a 12 anni
Inoltre ad inizio 2018 sarà effettuato il corso Modellazione 3D
Per partecipare alle varie iniziative:mandare un SMS/WhasApp a Gianfranco Bimbi 335 5357683 o una mail a [email protected]
Carlo A
gricoli
CHIANTI BANCA SOSTIENE LE NOSTRE INIZIATIVECome già accaduto in passato, anche per il 2017 Chianti Banca ha voluto
erogare a nostro favore un contributo richiesto per il Sostegno Economico Or-
dinario alle Famiglie. Come noto, fin dal 2013, la Compagnia emana annual-
mente un bando sulla base del quale assegna un contributo alle famiglie in
difficoltà, proporzionale al punteggio conseguito in una graduatoria fondata
sull'ISEE e su punteggi integrativi attributi in base all'Autocertificazione sulle proprie situazioni familiari. Sia negative
che positive. Il sostegno si affianca ad altri tipi di intervento, quali borse di studio, finanziamento progetti di impianto
attività, avviamento e formazione al lavoro, sussidi per perdita di occupazione (sia a fondo perduto che a rimborso),
emergenze sanitarie e altri aiuti al disagio.
Cogliamo l'occasione per rivolgere anche da queste pagine a nome di tutta la Comunità Civettina, un caloroso
ringraziamento alla Banca, che anche con questi interventi si qualifica costantemente e sempre di più come sicuro
punto di riferimento a sostegno del nostro territorio che, come ben sappiamo, vive purtroppo anni di profondo ma-
lessere economico e sociale. Vogliamo però tutti quanti augurarci l'inizio di una rinascita, attingendo alle migliori forze
espresse nei secoli dalla città, sostenuta dalle sue migliori Istituzioni.
DOMENICA 12 NOVEMBRE 2017 ore 10.00
presso Aroclub Siena Ampugnano Corso base su Pilotaggio Droni aperto a tutti i Soci e gratuito
Corso HACCP (per Addetti ad Attività Alimentari Complesse) con rilascio di Attestato
Articolato in 2 lezioni, durante le quali vengono acquisite le conoscenze necessarie per la corretta conservazione e somministrazione degli alimenti nei locali pubblici, e quindi anche nella Cucina della Contrada.I temi trattati sono:1) Rischi e pericoli alimentari, chimici, fisici, microbiologici e loro prevenzione; 2) Metodi di autocontrollo e principi del sistema HACCP; 3) Obblighi e responsabilità dell'industria alimentare; 4) Conservazione alimenti; 5) Approvvi-gionamento materie prime; 6) Igiene personale; 7) Individuazione e controllo dei rischi specifici nelle principali fasi del processo produttivo per le varie tipologie di attività.
Il corso è GRATUITOSe ne sono tenute due sessioni, una il 21-23 settembre e l'altra il 5-7 Ottobre, riscontrando una grande partecipazione.
Quasi sicuramente ne organizzeremo altre.
Continua il programma di visite in luoghi di preminente interesse culturale. Prossimi appuntamenti:
• mercoledì 22 novembre ore 17.00 - Santa Maria della Scala, visita alla mostra "Ambrogio Lorenzetti"• sabato 20 gennaio 2018 ore 11.00 - Visita guidata al Duomo di Siena• sabato 10 febbraio 2018 ore 11.30 - Visita guidata al Palazzo Chigi Saracini• sabato 17 marzo 2018 ore 15.30 - Visita guidata all'Oratorio di San Bernardino e alla Basilica di San Francesco• sabato 14 aprile 2018 ore 11.00 - Passeggiata culturale guidata nel territorio della Contrada dell'IstriceAltre visite potranno essere organizzate anche su richieste dei Soci.
COMPAGNIA DI PIER PETTINAIO
FINANZIAMENTO a favore di Civettini per il proprio futuroPROGETTI DI FORMAZIONE SCOLASTICA O DI SVILUPPO DI ATTIVITÀ
Stage o corsi di formazione, costituzione o potenziamento attività lavorative, percorsi di avviamento verso mestieri o professioni di qualunque genere, altre esigenze finalizzate allo sviluppo del lavoro già in un atto o da avviare.La Compagnia sta finanziando un giovane Civettino che ne ha fatto domanda, presentando il suo progetto e che con tale sostegno ha intrapreso un suo percorso formativo che forse altrimenti gli sarebbe stato preclusoÈ intenzione emanare un analogo bando per l'anno 2018.Se hai un'idea, un progetto, tieni conto che la Compagnia può finanziarlo e anche darti una mano per svilupparlo.
Tesseramento e donazioniI Civettini e chiunque altro condivida gli scopi statutari possono as-sociarsi contattandoci e versando la quota annuale a Compagnia di Pier Pettinaio tramite:- bonifico: IBAN: IT 54 X 07601 14200 001004987721 - bollettino postale c/c n° 001004987721La quota annuale è d’importo libero. Minimo di € 20,00 per adulti e € 10,00 per i minori di anni 18.Le donazioni liberali sono deducibili dalla dichiarazione dei redditi, indicando nella casuale anche il proprio codice fiscale. Possono anche essere finalizzate a uno specifico obbiettivo.
Hai pagato la tessera 2017? Per favore ricordati di farlo.
È in corso la sperimentazione del Gruppo di Acquisto Solidale (Gas), in collaborazione con Mondomangione.Agevolazioni di acquisto fino al 31 dicembre 2017.
Maggiori dettagli e informazioni su ogni iniziativadella Compagnia sul sito
www.compagniapierpettinaio.org
Le GENERALI ASSICURAZIONI cercano personaleSe interessati inviare il proprio curriculum a [email protected], specificando nell’oggetto "Lavora con Noi - Incontri di presentazione autunno 2017".Per maggiori informazioni contatta la Compagnia.
3938
BENVENUTI GIOSUE'
BENVENUTI PIETRO
CAPODIMONTI FRANCESCO
CAPODIMONTI VALERIA
CORTONESI LUCIO
DI BELLA DIANA
GAROSI EMILIO
MACCARI MAURO
ROSSETTI PIETRO
SGUERRI STEFANO
FIORINI ADRIANO
FRANCHINI FABRIZIO
NAPOLI UMBERTO
SENSI CATERINA
TASSONI MARIO
BATTEZZATI 2017 DEDICATO AD UNA STELLA
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