Il percorso della riforma
avv. Paolo Panontin
Assessore regionale alle autonomie locali e coordinamento
delle riforme
luglio 2015Ilp
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2 2 2 INDICE
0_PREMESSA ...................................................................................... 4
1_PERCORSO LEGISLATIVO RIFORMA ENTI LOCALI ........................ 7
1.1_ITER SEGUITO .................................................................................................................. 13
1.2_DOCUMENTAZIONE RIFORMA ..................................................................................... 15
2_ASSOCIAZIONISMO COMUNALE IN ITALIA E IN EUROPA .......... 18
2.1_Breve storia dell’associazionismo comunale in Italia ........................................................... 18
2.2_L’intercomunalità in Europa. .......................................................................................... 28
3_ANCI ............................................................................................... 35
3.1_Dichiarazioni Fassino/ANCI su Unioni di Comuni .......................................................... 37
3.2_Posizione ANCI su Unioni di Comuni ............................................................................. 42
3.3_ANCI FVG .......................................................................................................................... 47
4_RICORSI, SENTENZE E PRONUNCE DELLA CORTE DEI CONTI ... 52
4.1_Il ricorso contro la LR 26/2014 ........................................................................................ 52
4.2_Ricorso contro la LR 2/2014 sulla “Disciplina elezioni provinciali” e ordinanza n. 39
del 2015 della Corte Costituzionale .................................................................................53
4.3_Sentenza n. 50 del 2015 della Corte Costituzionale sul giudizio di legittimità della
Legge 56/2014 (“Legge Delrio”) ..................................................................................... 54
4.4_Pronunce della Corte dei Conti ......................................................................................... 55
5_CONTRIBUTI, STUDI, RICERCHE ................................................. 57
5.1_Generale ............................................................................................................................ 69
5.1.1_documentazione nazionale ....................................................................................... 77
5.2_Regioni ............................................................................................................................. 80
5.3_ANCI ................................................................................................................................. 92
5.4_ANCI FVG ......................................................................................................................... 93
6_COMUNICARE LA RIFORMA ......................................................... 95
6.1_Incontri sul territorio ....................................................................................................... 96
6.2_Materiali prodotti ........................................................................................................... 108
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7_IMPATTO ECONOMICO DELLA RIFORMA ................................... 112
8_FORMARE ALLA RIFORMA .......................................................... 141
8.1_Tavolo di coordinamento ................................................................................................ 154
9_BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ................................................... 162
9.1_Bibliografia ...................................................................................................................... 162
9.2_Sitografia ......................................................................................................................... 173
9.3_Lista delle Unioni dei Comuni italiani con siti web ....................................................... 174
10_CONCLUSIONI ............................................................................197
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0_PREMESSA
Per offrire un contributo qualificato al dibattito pubblico su una riforma di
ampia portata e di valenza strategica per il futuro della nostra Regione, una
riforma in cui credo fermamente, ho predisposto questo documento che
raccoglie l’esperienza riformatrice iniziata con il programma elettorale della
Presidente Serracchiani del 2013 e proseguita con continuità e coerenza in
questi primi due anni di governo regionale.
L’intento è quello di dimostrare, attraverso l’esplicita citazione delle fonti, che
l’impianto della riforma degli enti locali, al pari di altre riforme portate avanti
da questa amministrazione regionale, è stato chiaro e trasparente fin dall’inizio
(programma di governo, linee guida, ecc.) ed è frutto di un’ampia
documentazione sulle migliori pratiche realizzate in altri Paesi europei e in altre
regioni italiane; sul dibattito di rango costituzionale che si è realizzato in Italia,
almeno dal 2011, in materia di enti locali: superamento delle Province,
associazionismo comunale, ecc.; sulle proposte di riforma provenienti dalle
associazioni degli enti locali nazionali e regionali, in particolare dell’ANCI; sulla
precedente legislatura riformista regionale in questo settore (in particolare la
LR 1/2006) e infine sulle stesse dichiarazioni programmatiche delle forze di
opposizione (in particolare i programmi elettorali dei candidati Renzo Tondo
[Autonomia responsabile] e Saverio Galluccio [M5S]), oltre che sui tentativi di
riforma della precedente legislatura. Nulla è stato lasciato al caso.
Le scelte di dettaglio naturalmente sono politiche, perché di fronte a più opzioni
di pari o equivalente valore, sta al politico/amministratore indicare la strada che
ritiene la più adatta al contesto socio-economico e culturale del proprio
territorio. In questo senso, tuttavia, la riforma degli enti locali dimostra una
grande sintonia sia con le esperienze più avanzate e di successo realizzate in
Italia e all’estero, sia con la parallela riforma nazionale, che infine con la
posizione espressa con chiarezza fin dal 2006 dall’ANCI nazionale. Molti,
inoltre, sono i punti di contatto con le proposte della stessa ANCI FVG.
Tutti condividiamo un principio, ossia il fatto che i cittadini chiedono in misura
crescente ai propri sindaci servizi adeguati in termini di qualità e ciò
presuppone, da parte delle amministrazioni, un alto grado di preparazione
tecnica e notevoli capacità amministrative e gestionali. Ormai non c’è chi non
veda che la dimensione dei Comuni incide, in effetti, direttamente sulla qualità e
sulla quantità dei servizi che essi riescono ad erogare e, pertanto, diventa
indispensabile, come anche sostenuto recentemente dal Presidente dell’ANCI,
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“strutturare i Comuni con dimensioni di scala funzionali all’erogazione dei
servizi”, anche perché “è inutile rivendicare autonomie che poi non si e
in grado di gestire”.
È esattamente su queste essenziali considerazioni che si basa la nostra riforma
degli enti locali in FVG ed è questa la ‘visione’ condivisa da tutti quelli che nelle
diverse regioni hanno realizzato esperienze di successo, dal vicino Veneto
all’Emilia-Romagna, dalle Marche alla Toscana, fino al Piemonte, esperienze
che, dati alla mano, hanno dimostrato che l’unione fa la forza (che si tratti di
Unioni di Comuni o di fusioni), che è possibile cambiare in meglio, che si
possono risparmiare i soldi dei cittadini fornendo loro servizi migliori, che non
bisogna avere paura di cambiare, soprattutto quando rimanere fermi significa
condannarsi al declino.
L’unione fa la forza, dunque, ed è questa forza che può essere realmente spesa
per rivendicare la propria autonomia dai livelli superiori di governo,
un’autonomia ‘sostenibile’ e non velleitaria. Lo stesso Presidente dell’ANCI
portava recentemente ad esempio il tema del risanamento del debito pubblico,
chiedendo al livello centrale di stabilire degli obiettivi di massima validi per tutti
per poi lasciare agli enti locali la libertà di decidere come raggiungerli. Ebbene
questo noi lo stiamo ottenendo come sistema-Regione dallo Stato grazie alle
norme di attuazione che abbiamo discusso e fatto approvare di recente nella
Commissione paritetica Stato-Regione. Coerentemente vorremmo farlo anche al
nostro interno per una reale autonomia dei Comuni del Friuli Venezia Giulia.
Per questo però servono Comuni forti che possano portare sulle proprie spalle il
peso di scelte strategiche di area vasta e abbiano le strutture, il personale e la
capacità di fornire risposte serie e adeguate ai propri cittadini. Il “nuovo
Comune del nuovo millennio”, insomma, come recitava uno slogan-progetto
contenuto nel Rapporto nazionale 2010 sulle unioni di Comuni dell’ANCI, un
progetto almeno decennale che l’Associazione dei Comuni italiani sta portando
avanti con coerenza e che vede nell’associazionismo comunale e nelle fusioni gli
strumenti più efficaci per rafforzare i piccoli Comuni e i territori, vera anima
viva del Paese.
In questo senso le Unioni rappresentano un ‘utilissimo stadio intermedio’
(Fassino 2015), una palestra fondamentale per arrivare al massimo livello di
rafforzamento e di ottimizzazione del sistema istituzionale italiano, ossia alle
fusioni. Va da sé che unioni e fusioni non sono affatto incompatibili, anzi, vanno
nella stessa identica direzione, quella del rafforzamento dei nostri piccoli
Comuni. Nella LR 26/2014 entrambi gli strumenti sono considerati alla stessa
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stregua pilastri del riordino istituzionale generale, sostenuti e promossi con
uguale convinzione.
Come ricordato il 10 marzo scorso da Daniele Ruscigno, Sindaco del Comune di
Valsamoggia, uno dei comuni che hanno costituito l’Unione dei Comuni Valli
del Reno, Lavino e Samoggia, poi sfociata in una riuscita fusione: “Sono
convinto che il nostro Paese abbia bisogno di innovazione e di diffusione di
pratiche di cambiamento che, finché sono poco diffuse, possono creare timori e
dubbi nella popolazione ma che in realtà sono una sfida di cui la politica e gli
amministratori si devono fare pienamente carico”. È proprio così.
D’altra parte è la stessa Associazione Nazionale dei Comuni Italiani a
promuovere, attraverso le fusioni, una riduzione degli attuali 8.000 Comuni
italiani (di cui 5.000 con meno di 5.000 abitanti) a soli 2.500. Un processo di
innovazione che rappresenta la vera sfida politica dei nostri giorni, una sfida
coraggiosa che superi i timori, i dubbi, i campanilismi e soprattutto le resistenze
non dei cittadini, ma di quella classe politica che ha avuto paura di riformare il
Paese quando poteva e doveva farlo, per incapacità o paura di perdere il
consenso, e che ora si oppone a ogni cambiamento a colpi di ricorsi,
impugnazioni, vizi di forma, sfruttando a proprio vantaggio quella stessa
burocrazia italiana che diceva di voler combattere per far finalmente ripartire il
Paese.
L’impegno che ci siamo presi come amministratori della cosa pubblica è quello
di riformare, ossia adeguare, innovandoli, i modelli istituzionale, produttivo,
culturale, sanitario del FVG ai grandi cambiamenti avvenuti nella società
contemporanea. La riforma degli enti locali è uno dei caposaldi di questo
progetto di cambiamento e innovazione che vede protagonista, anche a livello
nazionale, la nostra Regione.
Naturalmente la strada sarà lunga e impegnativa, e non mancheranno ulteriori
occasioni di ascolto e confronto nelle fasi più complesse di attuazione, ma il
percorso è segnato e l’obiettivo finale chiaro e ineludibile.
avv. Paolo Panontin
Assessore alle autonomie locali e coordinamento delle riforme
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1_PERCORSO LEGISLATIVO RIFORMA ENTI LOCALI
La revisione profonda del sistema delle Autonomie locali risponde, in sintonia con le indicazioni a livello nazionale, a una logica di semplificazione del sistema e di contenimento dei costi, e costituisce un atto dovuto sia in considerazione della crisi economica attraversata da tutto il Paese sia della graduale entrata in vigore, da qui al 2016, delle nuove norme volute dal legislatore nazionale in materia di contabilità e bilanci delle Pubbliche Amministrazioni.
La portata stessa della riforma impone un'attuazione per passaggi intermedi, in ragione della lunghezza dei procedimenti legislativi di approvazione delle modifiche dello Statuto, necessarie per poter sopprimere le Province, nonché della necessità di attuare un processo partecipativo il più ampio possibile.
- Adozione da parte della Giunta regionale delle linee guida per il riordino del sistema Regione-Autonomie locali del FVG: Le linee guida adottate dalla Giunta il 31 ottobre 2013 tracciano le finalità e il percorso di riforma desiderato per giungere a un sistema regionale più efficiente, meno burocratico e meno costoso, razionalizzando responsabilità e funzioni dei soggetti istituzionali.
«1. PREMESSA - Le Linee guida per il riordino del sistema Regione - Autonomie locali si articolano, da un lato, in alcuni aspetti qualificanti che esprimono un orientamento già definito e, dall’altro, in alcune opzioni nell’ambito delle quali il consenso va raggiunto in sede di consultazione. L’Amministrazione regionale si propone di definire un sistema equilibrato che contemperi gli obiettivi di efficienza, efficacia e contenimento della spesa, di semplificazione istituzionale e di valorizzazione dell’autonomia locale, in armonia con le future riforme costituzionali (AC 1543 “Abolizione delle Province”, c.d. “Letta”) e la loro “prefigurazione” con legge ordinaria (AC 1542 “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” c.d. “Delrio”), senza dimenticare la proposta di legge costituzionale del sen. Pegorer (AS 77) e la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare (AC 8) che modificano lo Statuto regionale del Friuli Venezia Giulia e determinano l’abolizione delle attuali Province. Si tratta di dare attuazione al Programma di governo della Presidente della Regione che delinea esplicitamente un “nuovo sistema istituzionale regionale fondato su due pilastri fondamentali: la Regione e il Comune, per essere più efficienti, meno burocratici e costare meno. L'organizzazione dell'area vasta consentirà la migliore interconnessione dei territori della Regione con conseguente razionalizzazione delle responsabilità e delle funzioni”. Tenendo quindi presente l’evoluzione del quadro normativo
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nazionale, si propone un insieme di linee d’azione, che vanno condotte in modo coordinato e condiviso».
È curioso notare che anche il Programma elettorale della coalizione di centro-destra guidata da Renzo Tondo, seppur con diverse sfumature, indicava la stessa strada: “Quindi, in prospettiva, sarà dato corso e sostegno ad un articolato processo di riorganizzazione dei Comuni e delle relative articolazioni, comprendenti anche unioni e fusioni tra comuni. Parimenti saranno individuate le modalità per un diverso assetto delle funzioni dell'area vasta e della dimensione regionale, anche nella prospettiva della annunciata modifica costituzionale per la soppressione delle Province. Al livello regionale sarà assicurato il mantenimento della funzione legislativa, di coordinamento e di alta programmazione, nonché di diretta gestione delle funzioni per loro natura non divisibili e quelle connesse con il riequilibrio tra le diverse parti del territorio.”
- Interruzione del procedimento di costituzione delle Unioni montane e commissariamento delle Comunità montane e delle Unioni dei Comuni (Legge regionale 26 luglio 2013, n. 6 commi 33-34 - Assestamento del bilancio 2013 e del bilancio pluriennale per gli anni 2013-2015 ai sensi dell'articolo 34 della legge regionale 21/2007): nella prospettiva del riassetto del sistema regione - autonomie locali e della sua complessiva razionalizzazione e semplificazione, con la LR 6/2013 è stato interrotto il procedimento di costituzione delle Unioni montane di cui alla LR 14/2011 e previsto il commissariamento delle Comunità montane non soppresse.
- Legge regionale 5 dicembre 2013, n. 19 - Disciplina delle elezioni comunali e modifiche alla legge regionale 28/2007 in materia di elezioni regionali: la legge regionale 19/2013 in materia di elezioni comunali e regionali, aggiorna, razionalizza e semplifica la disciplina vigente, accorpando più di 30 fonti legislative e introducendo altresì il limite dei due mandati per i sindaci, la doppia preferenza di genere e il voto solo la domenica. Grazie alle disposizioni regionali (esclusione dal computo ai fini del quorum del 50% degli Aire - iscritti all'anagrafe dei residenti all'estero) si é potuto raggiungere il quorum anche in tutti quei comuni con molti residenti all'estero e che avevano un candidato unico e che altrimenti sarebbero stati commissariati per almeno un anno, con dispendio inutile di energie e risorse e ritardo di assunzione di decisioni sostenute dal voto democratico
- PDLN 1 - Progetto di legge nazionale - Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1 (Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia), in materia di enti locali e di elettorato passivo alle elezioni regionali. [approvato il 30 gennaio 2014 e trasmesso alle Camere il 6 febbraio 2014]: il progetto di legge costituzionale di modifica dello Statuto in materia di enti locali e di elettorato passivo alle elezioni regionali è volto a realizzare un ordinamento fondato su due soli livelli di governo politico, Regione e Comuni, in grado di contemperare il principio di sussidiarietà con quelli dell’adeguatezza e della differenziazione, costituzionalmente sanciti, e di armonizzare le ragioni
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dell’autonomia locale con quelle della semplificazione e dell’efficienza. Il progetto di legge, approvato dal Consiglio regionale a fine gennaio e trasmesso alle Camere il 6 febbraio, ha iniziato il suo iter (che prevede la doppia lettura alla Camera e al Senato) il 21 aprile nella I Commissione permanete (Affari Costituzionali), relatore alla Commissione il senatore Francesco Russo. Approvato al Senato il 7 luglio 2015 con il nuovo titolo "Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare", è stato trasmesso alla Camera l’8 luglio 2015. È possibile seguire l’iter del disegno di legge (assegnato al Senato con il n. 1289 e alla Camera con il n. 2060) ai seguenti indirizzi:
- http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/43898.htm
- http://www.camera.it/leg17/126?idDocumento=2060
- Legge regionale 14 febbraio 2014, n. 2 - Disciplina delle elezioni provinciali e modifica all'articolo 4 della legge regionale 3/2012 concernente le centrali di committenza: la legge regionale 2/2014 prevede la sostituzione dell’elezione diretta degli organi provinciali con un sistema di elezione di secondo grado, per disciplinare coerentemente la fase transitoria nelle more del conseguimento dell'obiettivo concreto del superamento delle Province.
- Legge regionale 26 marzo 2014, n. 3 - Disposizioni in materia di organizzazione e di personale della Regione, di agenzie regionali e di enti locali. [Centro Funzionale Decentrato, Abolizione dell'indennità di fine mandato degli Assessori esterni, Formazione del personale del comparto unico del pubblico impiego regionale e locale]
- legge regionale 18 luglio 2014 n. 14 - Modifiche alla legge regionale 7 marzo 2003, n. 5 (Articolo 12 dello Statuto della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Norme relative alla richiesta, indizione e svolgimento dei referendum abrogativo, propositivo e consultivo e all'iniziativa popolare delle leggi regionali): la legge regionale c.d. “rinforzata”, che disciplina la richiesta, l’indizione e lo svolgimento dei referendum abrogativi, propositivi e consultivi e l’iniziativa popolare delle leggi regionali, consente anche ai cittadini di promuovere l’iniziativa per la fusione dei comuni, senza dover necessariamente ricorrere allo strumento della proposta di legge popolare, che richiede la firma di 15.000 elettori. Inoltre favorisce i processi di aggregazione comunale e aggiorna nel contempo la disciplina previgente, in taluni aspetti che si sono rivelati desueti, contraddittori o incongruenti. Sul tema delle fusioni è stato realizzato un Vademecum informativo.
- Legge regionale 17 aprile 2014, n. 7 - Disposizioni in materia di dati
aperti e loro riutilizzo: con l'approvazione della legge sugli open data si è
aperto un nuovo fronte della partecipazione dei cittadini e della trasparenza
delle istituzioni attraverso la rete. I dati e le informazioni già prodotti e
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conservati nella Pubblica Amministrazione regionale sono un patrimonio della
collettività che potrà ora essere valorizzato ed opportunamente gestito,
rappresentando un volano per lo sviluppo economico e l’innovazione sociale.
- Protocollo d’intesa per la definizione e finalizzazione di azioni
condivise atte alle realizzazione di un sistema di formazione a favore
degli enti del Comparto unico del pubblico impiego regionale e locale
del 10/03/2014: con la firma del “Protocollo d’intesa per la definizione e
finalizzazione di azioni condivise atte alle realizzazione di un sistema di
formazione a favore degli enti del Comparto unico del pubblico impiego
regionale e locale”, è entrato nella fase operativa il Piano formativo del sistema
Regione - Enti Locali del Friuli Venezia Giulia che accompagnerà il processo di
riforma.
- Legge regionale 12 dicembre 2014, n. 26 - Riordino del sistema Regione-Autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia. Ordinamento delle Unioni territoriali intercomunali e riallocazione di funzioni amministrative: la legge ridisegna, all’interno del complessivo quadro di riforme legislative attualmente in corso, il panorama degli enti locali della nostra regione ridefinendo, al contempo, le funzioni e le competenze agli stessi assegnate. Successivamente all’approvazione in via preliminare da parte della Giunta regionale il 22 settembre 2014, il disegno di legge è approdato al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione dell’intesa di cui all’art. 34 della legge regionale 1/2006. Il testo, sottoposto ad alcune modifiche, è stato quindi approvato in via definitiva dalla Giunta regionale il 10 ottobre e presentato in Consiglio regionale. La legge, dopo il passaggio e le modifiche apportate in V Commissione consiliare, è stata approvata dal Consiglio regionale nella seduta pomeridiana del 26 novembre 2014 e pubblicata sul supplemento n. 23 al BUR n. 51 del 17 dicembre 2014.
- Ordine del giorno N° 1 (collegato alla Legge) - VERSO UNA PERIMETRAZIONE DELLE UNIONI CHE VALORIZZI LA POSITIVA ESPERIENZA DEGLI AMBITI SOCIO ASSISTENZIALI. Presentatori: Paviotti, Shaurli, Lauri, Martines, Gregoris, Edera, Cremaschi
- Adozione della Proposta di Piano di Riordino Territoriale con Delibera della Giunta Regionale n. 180 del 4 febbraio 2015.
- Approvazione delle Direttive per la formazione dell’atto di ricognizione da parte delle Province relativo alle funzioni e ai servizi da esse svolti con Delibera della Giunta Regionale n. 949 del 18 maggio 2015.
- Legge regionale 22 maggio 2015, n. 12 - Disciplina del Consiglio delle
autonomie locali del Friuli Venezia Giulia, modifiche e
integrazioni alla legge regionale 26/2014 in materia di riordino
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del sistema Regione-Autonomie locali e altre norme urgenti in
materia di autonomie locali: la nuova disciplina del CAL ridisegna il
"parlamentino" degli Enti locali come un luogo di permanente consultazione,
di proposta e di condivisione delle scelte strategiche per lo sviluppo del
territorio della Regione. Il provvedimento rende il CAL congruente alla
Riforma ordinamentale (LR 26/2014) e, contemporaneamente, introduce
anche alcune modifiche alla stessa LR 26/2014 (testo coordinato). - Nota illustrativa della LR 26/2014 alla luce delle modifiche intervenute con
la LR 12/2015 - Il 30 maggio 2015 è entrata in vigore la legge regionale
12/2015 recante la disciplina del Consiglio delle Autonomie locali (pubblicata
sul II Supplemento Ordinario n. 21 2 del 29 maggio 2015 al BUR n. 21 del 27
maggio 2015). Il Capo II della legge introduce alcune modifiche e integrazioni
alla legge regionale 26/2014 in materia di riordino del sistema Regione-
Autonomie locali. Nel documento si illustrano le principali novità, indicate
seguendo la numerazione degli articoli della LR 26/2014 cui si riferiscono.
- Approvazione definitiva del Piano di Riordino Territoriale con Delibera della Giunta Regionale n. 1282 del 1 luglio 2015.
- Legge regionale 17 luglio 2015, n. 18 (pubblicata sul BUR n. 29 del 22 luglio 2015) - La disciplina della finanza locale del Friuli Venezia Giulia, nonché modifiche a disposizioni delle leggi regionali 19/2013, 9/2009 e 26/2014 concernenti gli enti locali: provvedimento che riunisce in unico testo le disposizioni regionali in materia di finanza e contabilità degli Enti locali rispondendo ai principi di equità e sostenibilità. Uno schema di legge quadro che sarà seguito da nuove leggi (tributi), e da provvedimenti amministrativi importanti come quelli relativi alla determinazione dei costi e fabbisogni standard o ai criteri per la classificazione degli enti in difficoltà finanziaria. Novità: determinazione della percentuale di garanzia delle risorse finanziarie da assicurare agli enti locali per il triennio, ossia più del 13% delle entrate regionali da compartecipazioni al gettito da tributi erariali, percentuale stabilita d’intesa tra l’assessore alle autonomie locali e quello alle finanze, e fissata nell’art. 13; superamento del criterio storico in favore di quello basato sui fabbisogni standard nei trasferimenti agli enti locali. Nel testo viene anche precisata la procedura per la scelta dei revisori dei conti e la durata del loro incarico (art. 26), oltre a venir disciplinata la possibilità dell’introduzione della tassa di soggiorno nella Regione Autonoma FVG.
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ITER DELLA LEGGE 18/2015:
1. LINEE GUIDA- La riforma del sistema della finanza locale (23 ottobre 2013)
2. TAVOLO TECNICO - Istituito con DGR il 24 gennaio 2014 (esame bozza)
3. GENERALITÀ n. 2036 il 31 ottobre 2014 “Indirizzi per il DDL Finanza locale. Comunicazione”
4. GENERALITÀ n. 2175 del 14 novembre 2014 “Presentazione prima bozza di schema DDLR la Disciplina della Finanza Locale del Friuli Venezia Giulia”
5. GENERALITÀ n. 2232 del 20 novembre 2014 “Riforma Finanza Locale. Comunicazione”
6. DIRAMAZIONE ALLE DIREZIONI CENTRALI del 30 aprile 2015
7. PRELIMINARE DI GIUNTA (generalità n. 953 del 18 maggio)
8. ILLUSTRAZIONE ALL’ANCI E AL CAL - dove inizia l’esame preliminare (21 maggio)
9. ESAME IN II COMMISSIONE DEL CAL (25 maggio)
10. ESAME DEL CAL (29 maggio) - che delibera l’intesa a larga maggioranza (su 18 presenti, 13 favorevoli, 0 contrari e 5 astenuti) nel testo modificato in base alle osservazioni della II Commissione e delle ulteriori modifiche proposte durante la seduta plenaria del CAL.
11. DEFINITIVA DI GIUNTA (generalità n. 1053 del 3 giugno)
12. ESAME IN V COMMISSIONE (16 giugno) - concluso il 24 giugno con approvazione a maggioranza con modifiche.
13. AUDIZIONI (CAL, ANCI, UPI, UNCEM E ANCREL)
14. PARERE I COMMISSIONE (16 giugno) - espresso parere favorevole a maggioranza
15. EMENDAMENTI che tengono conto delle richieste formulate durante le audizioni.
16. INIZIATO L'ESAME DEL CONSIGLIO REGIONALE IL 30/06/2015
17. CONCLUSO L'ESAME IL 01/07/2015 CON approvazione a maggioranza con modifiche
18. TESTO TRASMESSO AL PRESIDENTE DELLA REGIONE IL 09/07/2015
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1.1_ITER SEGUITO Legislatura XI, 2013 - ...
Disegno di legge regionale 68
TITOLO "Riordino del sistema Regione-Autonomie locali nel Friuli
Venezia Giulia. Ordinamento delle unioni territoriali
intercomunali e riallocazione di funzioni amministrative"
MATERIA 130.01 - Comuni e Province
130.02 - Comunità montane
130.03 - Associazioni e Consorzi fra Enti locali
130.05 - Polizia locale urbana e rurale
120.13 - Personale del comparto unico regionale
310.01 - Programmazione e organizzazione socio-assistenziale
330.01 - Istruzione
410.01 - Urbanistica
430.02 - Viabilità
440.04 - Tutela dell'ambiente - Smaltimento rifiuti
440.06 - Calamità naturali - Protezione civile
STATO ITER legge promulgata e pubblicata
INIZIO ITER PROGETTO DI LEGGE PRESENTATO IL 14/10/2014 DA Giunta
regionale
068_DDL
068_RTF-ADS
ASSEGNAZIONE ASSEGNAZIONE ALLA COMMISSIONE V, CON PARERE DELLE
COMMISSIONE/I I, II, III, IV, VI, IL 15/10/2014
ESAME
COMMISSIONE
INIZIATO L'ESAME IN COMMISSIONE IL 22/10/2014
ESAMINATO DALLA COMMISSIONE NELLE SEGUENTI SEDUTE:
Esame - V COMM 56 _12_11_2014
Seguito esame - V COMM 57_13_11_2014
Seguito esame - V COMM 59_17_11_2014
Seguito esame - V COMM 60_28_11_2014
ABBINATO AGLI ATTI 71 , CON SCELTA COME TESTO BASE
DELL'ATTO 68, CONCLUSO L'ESAME IL 17/11/2014 CON
approvazione a maggioranza con modifiche
068_71_EM_COMM.pdf
RELATORE/I NOMINATO/I DALLA COMMISSIONE: Paviotti,
Martines
RELAZIONE/I DI MINORANZA PREANNUNCIATE DA: Ciriani,
Bianchi, Ziberna
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE DEPOSITATA IL: 20/11/2014
TESTO RELAZIONE/I
RELAZIONE/I DI MINORANZA PRESENTATE DA: Ziberna, Bianchi,
LINK AI DOCUMENTI
ORIGINALI.
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Ciriani
TESTO RELAZIONE/I MINORANZA
TESTO APPROVATO DA COMMISSIONE
PARERE/I
ALTRE
COMMISSIONI
ESPRESSO PARERE DALLA COMMISSIONE II IN DATA 10/11/2014
ESAME IN AULA ISCRITTO ALL'ODG DAL 24/11/2014
INIZIATO L'ESAME IL 24/11/2014
CONCLUSO L'ESAME IL 26/11/2014 CON approvazione a
maggioranza con modifiche
EMENDAMENTI PRESENTATI IN AULA:
068-071_EM_AULA.pdf
068_071_RTF_AULA.pdf
Ordini del giorno discussi in aula:
N°1 - Sed. N°113 - Ogg:VERSO UNA PERIMETRAZIONE DELLE
UNIONI CH... - TESTO - accolto e non votato
N°2 - Sed. N°113 - Ogg:prevedere l’esclusione dal patto di stab... - TESTO
- non accolto, votato e respinto
N°3 - Sed. N°113 - Ogg:istituzione del “Corpo regionale unico d... -
TESTO - non accolto, votato e respinto
N°4 - Sed. N°113 - Ogg:Prevedere il supporto organizzativo e fi... -
TESTO - accolto e non votato
PROMULGAZIONE
E PUBBLICAZIONE
TESTO TRASMESSO AL PRESIDENTE DELLA REGIONE
IL 05/12/2014
LEGGE PROMULGATA CON IL NUMERO: 26 IN DATA 12/12/2014 E
TITOLO "Riordino del sistema Regione-Autonomie locali nel
Friuli Venezia Giulia. Ordinamento delle Unioni territoriali
intercomunali e riallocazione di funzioni amministrative"
PUBBLICATA SUL SO 23 - 17 dicembre 2014
GIUDIZIO DI
COSTITUZIONALITA'
LEGGE NON IMPUGNATA DAL GOVERNO DAVANTI ALLA CORTE
COSTITUZIONALE
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1.2_DOCUMENTAZIONE RIFORMA LINEE GUIDA ED ANALISI SOCIO-ECONOMICA Linee guida per il riordino del sistema Regione - AALL del FVG (All.to 1 alla DGR 2007/2013) Cosa sono e cosa contengono le linee guida? Analisi socio-economica per lo sviluppo di progetti di riorganizzazione sovracomunale
LR DISCIPLINA ELEZIONI PROVINCIALI Legge regionale n. 2/2014 sulla "Disciplina delle elezioni provinciali" Circolare sulla L.R. 2/2014 (Disciplina delle elezioni provinciali)
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MODIFICA DELLO STATUTO SPECIALE Proposta di legge nazionale n. 1 "Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n.
1 (Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia), in materia di enti locali e di elettorato passivo alle elezioni regionali" (collegamento al sito del Consiglio regionale)
LEGGE REGIONALE DI RIORDINO DEL SISTEMA REGIONE - ENTI LOCALI Testo del disegno di legge pubblicato sul BUR (testo coordinato) Testo del disegno di legge approvato dalla V Commissione consiliare l'11 novembre 2014 Testo del disegno di legge presentato dalla Giunta regionale al Consiglio regionale il 14
ottobre 2014 L.R. 26/2014 "Riordino del sistema Regione-Autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia.
Ordinamento delle unioni territoriali intercomunali e riallocazione di funzioni amministrative"
La riforma in 10 punti Il riordino degli enti locali nella legge statale n. 56/2014 e nella legge regionale di
riforma Estratto del processo verbale n. 37 del 7 ottobre 2014 del Consiglio delle autonomie
locali Verbale della seduta del Consiglio delle autonomie locali del 19 novembre 2014 Nota illustrativa della L.R. 26/2014 (pdf) La riforma in tasca (file multimediale) Intervista all'Assessore Panontin sul Piano di riordino territoriale (video) Esiti della consultazione pubblica (pdf) Cronoprogramma Nota illustrativa della LR 26/2014 alla luce delle modifiche intervenute con la LR 12/2015
(pdf) Approvazione delle Direttive per la formazione dell’atto di ricognizione da parte delle
Province relativo alle funzioni e ai servizi da esse svolti (DGR 949/2015)
PIANO DI RIORDINO TERRITORIALE Proposta di Piano territoriale (All. 1 alla DGR 180/2015) (pdf) Cartografia delle Unioni territoriali intercomunali (pdf) Deliberazione n. 5 del 25 febbraio 2015 del CAL (pdf) Allegato n. 1 alla deliberazione n. 5/2015 del CAL (pdf) Approvazione definitiva del Piano di Riordino Territoriale(DGR 1282/2015) (pdf).
Cartografia delle UTI post approvazione in via definitiva del Piano di riordino
territoriale (pdf)
LINK AI DOCUMENTI
ORIGINALI.
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LR DISCIPLINA DEL CAL DEL FRIULI VENEZIA GIULIA Legge regionale n. 12/2015 sulla "Disciplina del Consiglio delle autonomie locali del
Friuli Venezia Giulia, modifiche e integrazioni alla legge regionale 26/2014 in materia di riordino del sistema Regione-Autonomie locali e altre norme urgenti in materia di autonomie locali" (collegamento al sito del Consiglio regionale)
UTILITÀ
SCHEMA DI STATUTO DELL'UTI
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2_ASSOCIAZIONISMO COMUNALE IN ITALIA E IN EUROPA
2.1_Breve storia dell’associazionismo comunale
in Italia
Tratto da Marco Mordenti, “Breve storia delle unioni di Comuni” in Frieri, Gallo, Mordenti, Le Unioni di Comuni, Maggioli, 2012, pp. 29-33. «1.1. Tutto ebbe inizio con l’Unità d’Italia “Molti borghi e villaggi hanno il nome di Comuni senza averne la vitalità. Per toglierli dall’impotenza e dall’isolamento in cui sono e per collegare meglio l’interesse locale al generale, si concede ad essi la facoltà di riunirsi in consorzio per certi servizi comunali, la cui trascuranza fa reclamare, a danno della libertà locale, l’ingerenza dello Stato”. Così Francesco Crispi spiegava le ragioni dell’auspicato associazionismo comunale al Parlamento del giovane Regno d’Italia il 19 novembre 1887. Tutto cominciò dunque con l’unità d’Italia, grazie alla quale si iniziava a prendere coscienza di una serie articolata di problemi di natura istituzionale, politica e amministrativa, in precedenza non affrontati o comunque affrontati in modo differenziato e scarsamente risolutivo nelle diverse aree geografiche della nostra penisola. […] La citazione di Crispi è la conferma di come il problema della funzionalità dell’ente-Comune e della sua adeguatezza appaia già evidente nella prima strutturazione dell’Italia unificata. Ma erano presenti punti di vista differenti: il federalista Cattaneo vedeva nel proliferare del numero dei Comuni “una più larga padronanza delle cose proprie”, contro il repubblicano Mazzini che invece auspicava accorpamenti per dimensionare ad un minimo di 20.000 abitanti i Comuni rurali. La disputa è ancora oggi praticamente la stessa. […] Sul tema dei piccoli Comuni si scontrano a ben vedere le stesse anime di un tempo, quella, da un lato, che sostiene la piena valorizzazione delle autonomie locali e quella, dall’altro, della razionalizzazione dei costi. Le ragioni dell’economia contro la nostra storia. La questione, in concreto, discende dalle dimensioni stesse dei piccoli enti, che producono tendenzialmente diseconomie: i bilanci sono rigidi e gli organici ridotti, i pochi dipendenti debbono occuparsi di una gamma vastissima ed
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eterogenea di attività, dalla tenuta delle anagrafi alla manutenzione delle strade, dalle scuole ai cimiteri. Risulta difficile, in tale contesto, tutelare i diritti costituzionalmente garantiti; il problema si pone a maggior ragione nelle aree territoriali più arretrate, ed è destinato purtroppo ad esplodere nei periodi di forte crisi economica. Non è facile del resto migliorare la qualità dei servizi senza perdere il controllo dei costi, ed anzi a prima vista sembrerebbe che una serie di ostacoli impedisca l’applicazione delle riforme più recenti nei piccoli Comuni. Infatti, tali enti acquistano la merce a prezzi più elevati a causa delle piccole quantità; hanno difficoltà a privatizzare i servizi perché la limitata dimensione ne limita la remunerabilità e quindi li rende poco appetibili; sottoutilizzano le costose attrezzature che hanno dovuto acquistare. I vincoli, normativi e di bilancio, sono tali da non potersi procurare le professionalità assenti in organico per sviluppare nuovi servizi o per migliorare quelli esistenti. La scarsità di risorse, oltre tutto, impedisce una corretta gestione delle risorse umane nonché l’attivazione degli strumenti di innovazione della p.a., aumentando di fatto il gap tecnologico rispetto agli enti più grandi e attrezzati. Si tratta evidentemente di un “circolo vizioso” che si autoalimenta. Non a caso le comunità più piccole sono molto spesso a rischio di sopravvivenza, per motivi economici (scarsa attrattività del territorio), anagrafici (invecchiamento della popolazione; spopolamento) e sociali (difficoltà occupazionali), nonché a causa del progressivo scadimento dei servizi pubblici (chiusura scuole, poste, ecc.) […] Possiamo affermare, in buona sostanza, che il nostro problema non è tanto la polverizzazione degli enti, quanto la gestione polverizzata dei servizi. Da tale considerazione deriva la necessità di adottare misure adeguate di razionalizzazione degli ambiti gestionali, nella consapevolezza che le economie conseguibili accrescendo la scala di produzione dei servizi sono consistenti e consentono di mantenere in vita gli ottomila municipi evitando alternative più drastiche.»
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Tratto da “Modifiche territoriali fusione ed istituzione di Comuni. ll
Comune tra vecchia e nuova governance in Italia e in Europa” , Prof.
Luigino Sergio.
[http://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_17077.asp]
«Nel nostro Paese la questione delle forme associative comunali è antica e va indietro negli anni.
Il Ministro degli Interni del primo governo Cavour, Luigi Carlo Farini (21 gennaio 1860-21 marzo 1861) presentava nel 1860 un disegno di legge per l’istituzione della Commissione legislativa per lo studio e la compilazione di progetti di legge sulla riforma dell'ordinamento amministrativo del nuovo Regno, proponendo un progetto per accorpare i Comuni con meno di 1.000 abitanti, nell’ambito di una generale riforma dell’ordinamento amministrativo; proposta che non ebbe però seguito.
A partire dal 1865, con la legge n. 2248/1865 si prevedeva la facoltà di creare un Consorzio per la costruzione, adattamento e sistemazione di una strada comunale od opere relative, qualora vi sia «un interesse collettivo», la formazione del Consorzio di cui all’art. 39 è promossa da quel Comune che crederà aver ragione di chiamare altri a concorrere nella spesa.
Successivamente con il r. d. n. 148/1915, nuovo Testo Unico della legge comunale e provinciale, veniva reiterata la possibilità ai Comuni di costituirsi in Consorzio tra loro o con la Provincia, per provvedere ad alcuni individuati servizi o opere di che fossero di comune interesse.
Già con la c.d. legge Serpieri, (r. d. n. 3267/1923), ai sensi dell’art. 155, più Comuni o più enti morali, mantenendo separata la gestione dei rispettivi patrimoni silvo-pastorali nella forma di economia od in quella dell’azienda speciale, potevano costituirsi in Consorzio per l’assunzione di un unico Direttore per la gestione tecnica dei patrimoni stessi; Consorzio che poteva estendersi anche all’assunzione di personale di custodia.
La forma consortile era presente nella legislazione attinente alla bonifica integrale, di cui al r. d. n. 215/1933, alla quale si provvedeva «per scopi di pubblico interesse, mediante opere di bonifica e di miglioramento fondiario»; soggetto consortile che trovava una successiva sistemazione con il r. d. 30 dicembre 1923, n. 2839 (con il quale veniva riformato il T.U. della legge comunale e provinciale, approvato con r. d. 4 febbraio 1915, n. 148) e poi ulteriormente nel T.U. della legge comunale e provinciale, emanato con r. d. 3 marzo 1934, n. 383 , il quale, all’art. 156, prevedeva che: «i Comuni hanno facoltà di unirsi in Consorzio fra di loro o con la Provincia per provvedere a determinati servizi od opere di comune interesse. La costituzione del Consorzio
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è approvata con decreto del prefetto, udita la Giunta provinciale amministrativa, se gli enti appartengono alla stessa circoscrizione provinciale, del ministro dell’interno, udite le Giunte provinciali amministrative interessate, se gli enti appartengono a circoscrizioni provinciali diverse. Con lo stesso decreto è approvato lo statuto ed è stabilita la sede del Consorzio».
Un concreto ma, con ogni probabilità, oggi non condiviso progetto di riduzione del numero di Comuni, fu realizzato in epoca fascista, con l’approvazione del r. d. l. n. 383/1927 attraverso il quale si addiveniva all’unione, soppressione o aggregazione coattiva di 2.184 piccoli Comuni e si rendeva possibile la facoltà di accorpare i Comuni con popolazione inferiore ai 2.000 abitanti, nel caso fossero mancati i mezzi per provvedere in maniera conveniente ai pubblici servizi.
Nel FVG
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ELENCO DEI COMUNI SOPPRESSI (compresi quelli ricostituiti) dell'attuale regione FRIULI VENEZIA GIULIA Comune (modifica denominazione*) (minuscolo soppressi non ricostituiti)
Anno anness. Italia
Anno soppr.
Unito a
Anno ricost. comu
ne
1921 Residen
ti
Popolazione
1951
Popolazione
2001
ARZENE 1866 1928
Valvasone (con
S.Martino T.) 1946 2.526 2.074 1.608
Aurisina* [già Nabrezina (1923)] 1918-1921 1928
unito diventa Duino-
Aurisina
1.831 Duino-Aurisina Duino-Aurisina
Brazzano 1918-1921 1928 Cormons 964 Cormons Cormons
CAMINO al Tagliamento* [già Camino di Codroipo (1949)] 1866 1928
Codroipo
1947
2.539 2.470 1.632
Camporosso in Valcanale* [già Camporosso (1923)] 1918-1921 1928
Tarvisio 897 Tarvisio Tarvisio
CARLINO 1866 1928
S.Giorgio di Nogaro 1946
1.282 2.387 2.822
Castel del Monte Udinese 1866 1878 Prepotto Prepotto Prepotto Prepotto
Cesclans 1866 1871
Cavazzo Carnico
Cavazzo Carnico
Cavazzo Carnico Cavazzo Carnico
Ciseriis 1866 1928 Tarcento 4.436 Tarcento Tarcento
CORNO di ROSAZZO 1866 1928
S.Giovanni di Manzano 1947
1.976 2.088 3.308
Corona 1918-1921 1928
Mariano del Friuli
533 Mariano del
Friuli Mariano del
Friuli
Duino 1918-1921 1928
unito diventa Duino-
Aurisina
650 Duino-Aurisina Duino-Aurisina
Feletto Umberto* [già Feletto (1867)] 1866 1928
Tavagnacco 3.155 Tavagnacco Tavagnacco
FIUMICELLO 1918-1921 1923 Aquileia 1947 4.498 4.472 4.297
Fusine in Valromana* [già Roccalba (1923)] 1918-1921 1928
Tarvisio 898 Tarvisio Tarvisio
Ioannis* [già Joanniz (1923)] 1918-1921 1931
Aiello 719 Aiello Aiello
Ipplis 1866 1928 Premariacco 1.107 Premariacco Premariacco
Laglesie San Leopoldo* [già San Leopoldo Alaglesie (1923)] 1918-1921 1928
Pontebba
322 Pontebba Pontebba
Lucinico 1918-1921 1927 Gorizia 2.369 Gorizia Gorizia
Malborghetto 1918-1921 1928
unito diventa Malborghetto
Valbruna
631
Malborghetto Valbruna
Malborghetto Valbruna
Malchina* [già Manchinie (1923)] 1918-1921 1928
unito diventa Duino-
Aurisina
773 Duino-Aurisina Duino-Aurisina
MEDEA 1918-1921 1928 Cormons 1955 1.253 Cormons 937
Mione 1866 1871 Ovaro Ovaro Ovaro Ovaro
MONTENARS 1866 1928 Artegna 1947 2.356 1.465 536
MORARO 1918-1921 1927
Capriva di Cormons 1955
774 Capriva 694
MOSSA 1918-1921 1927
Capriva di Cormons 1955
1.315 Capriva 1.643
Muscoli Strassoldo 1918-1921 1928 Cervignano 1.895 Cervignano Cervignano
PAGNACCO 1866 1928 Tavagnacco 1947 3.286 3.183 4.606
Perteole 1918-1921 1928 Ruda 1.817 Ruda Ruda
Piedimonte del Calvario* [ già Podgora (1923)] 1918-1921 1927
Gorizia 2.812 Gorizia Gorizia
Pontebba Nova* [già Pontefella (1923)] 1918-1921 1924
Pontebba 707 Pontebba Pontebba
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ELENCO DEI COMUNI SOPPRESSI (compresi quelli ricostituiti) dell'attuale regione FRIULI VENEZIA GIULIA PREONE 1866 1928 Enemonzo 1946 947 655 294
Raccolana 1866 1928 Chiusaforte 1.576 Chiusaforte Chiusaforte
Rivolto* [già Passariano (1867)]
1866 1928 Codroipo 4.458 Codroipo Codroipo
Rodda 1866 1928
unito diviene Pulfero
1.805 Pulfero Pulfero
Romans 1918-1921 1928
unito diventa Romans d'Isonzo
2.209 Romans d'Isonzo Romans d'Isonzo
SAN FLORIANO del Collio* [già San Floriano (1923)] 1918-1921 1927
San Martino Quisca (ora Slovenia) 1951
2.122 1.041 821
SAN LORENZO Isontino* [già S.Lorenzo di Mossa (1968)] 1918-1921 1927
Capriva di Cormons
1955
1.180 Capriva 1.412
SAN MARTINO al Tagliamento* [già San Martino] 1866 1928
Valvasone (con Arzene)
1946
2.174 1.900 1.336
San Pelagio 1918-1921 1928
unito diventa Duino-
Aurisina
502 Duino-Aurisina Duino-Aurisina
SAN VITO di FAGAGNA 1866 1928 Fagagna 1946 2.279 1.865 1.617
Sant'Andrea di Gorizia* [già Sant'Andrea (1923)] 1918-1921 1927
Gorizia 1.524 Gorizia Gorizia
SAVOGNA d'Isonzo* [già Savogna (1923)] 1918-1921 1927
Merna (ora Slovenia) 1951
1.203 1.890 1.722
Scodovacca 1918-1921 1928
Cervignano del Friuli
1.045 Cervignano del
Friuli Cervignano del
Friuli
Segnacco* [già Collalto (1867) già Collalto della Soima (1878)] 1866 1928
Tarcento
2.630 Tarcento Tarcento
Slivia* [già Slivno (1923)] 1918-1921 1928
unito diventa Duino-
Aurisina
338 Duino-Aurisina Duino-Aurisina
TAPOGLIANO 1918-1921 1928
Campolongo al Torre 1946
662 634 456
Tarcetta 1866 1928 unito diviene
Pulfero 2.261 Pulfero Pulfero
TERZO d'AQUILEIA 1918-1921 1923 Aquileia 1947 1.916 2.873 2.661
Ugovizza Valbruna* [già Ucovizza (1923)] 1918-1921 1928
unito diventa Malborghetto
Valbruna
896
Malborghetto Valbruna
Malborghetto Valbruna
Vallenoncello 1866 1930 Pordenone 1.808 Pordenone Pordenone
Versa 1918-1921 1928
unito diventa Romans d'Isonzo
701 Romans d'Isonzo Romans d'Isonzo
VILLA VICENTINA 1918-1921 1928 Ruda 1948 1.246 1.456 1.342
VILLESSE 1918-1921 1928
unito diventa Romans d'Isonzo 1954
1.339 Romans d'Isonzo 1.577
ZUGLIO 1866 1932 Arta 1946 1.510 904 642
totale 55 21 86.652 (elaborazione Salvatore Campo)
In epoca successiva il d.l. n. 383/1934, all’art. 30 prevedeva che «i Comuni con popolazione inferiore ai 2.000 abitanti, che manchino di mezzi per provvedere adeguatamente ai pubblici servizi, possono, quando le condizioni topografiche lo consentano, essere riuniti fra loro o aggregati ad altro Comune.
Può inoltre essere disposta la riunione di due o più Comuni, qualunque sia la loro popolazione, quando i podestà ne facciano domanda e ne fissino d’accordo le condizioni»; mentre all’art. 156 prevedeva che i Comuni avessero la possibilità di unirsi in Consorzio e all’art. 157, comma 1, che: «indipendentemente dai casi nei quali la costituzione del Consorzio sia imposta per legge, più Comuni
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possono essere riuniti in Consorzio fra loro o con la Provincia per provvedere a determinati servizi od opere a carattere obbligatorio»; mentre il comma 2 prevedeva «la costituzione coattiva del Consorzio».
Accanto a tali Consorzi, definibili volontari o facoltativi, erano previsti, altresì, Consorzi obbligatori.
L’art. 157 del Testo Unico della legge comunale e provinciale (TULCP) n. 383/1934, disponeva inoltre che: «indipendentemente dai casi nei quali la costituzione del Consorzio sia imposta per legge, più Comuni possono essere riuniti in Consorzio fra di loro o con la Provincia per provvedere a determinati servizi od opere di carattere obbligatorio.
La costituzione coattiva del Consorzio è disposta con decreto del prefetto, se gli enti appartengono alla stessa circoscrizione provinciale, del ministro dell’interno, se appartengono a circoscrizioni provinciali diverse, uditi i podestà e le Giunte provinciali amministrative interessate e, quando del Consorzio, faccia parte la Provincia, anche il rettorato. Con lo stesso decreto è approvato lo statuto ed è stabilita la sede del Consorzio».
Anche le Province potevano unirsi in Consorzio fra loro, ovvero con uno o più Comuni, per provvedere a determinati servizi o ad opere di comune interesse.
Più Province, con decreto del ministro dell’interno, emesso di concerto con i ministri competenti, uditi i rispettivi rettorati e le Giunte provinciali amministrative, potevano essere riunite in Consorzio per provvedere a determinati servizi od opere di carattere obbligatorio; negli stessi modi e con le stesse forme, uditi anche i podestà interessati, si poteva provvedere alla costituzione coattiva di Consorzi fra Province ed uno o più Comuni.
In periodo repubblicano la legge n 71/1953, articolo unico, stabiliva che: «potrà essere disposto, ai sensi degli articoli 33 e seguenti del testo unico 3 marzo 1934, n. 383, la ricostituzione di Comuni soppressi dopo il 28 ottobre 1922, ancorché la loro popolazione sia inferiore ai 3.000 abitanti, quando la ricostituzione sia chiesta da almeno tre quinti degli elettori».
Di conseguenza, dopo il ventennio autoritario e dittatoriale, veniva restituita ai Comuni, riuniti o soppressi in epoca fascista, la possibilità di ricostituirsi in Comuni singoli anche in assenza del requisito minimo demografico previsto e vanificata l’opera di accorpamento forzoso inaugurata dal regime fascista; ma, per altro verso, si dava inizio ad un trend di segno opposto che conduceva alla creazione di nuovi Municipi e che è continuato fino a poco tempo addietro.
Nel 1952 il legislatore approvava la L. n. 991/1952 che emanava provvedimenti in favore dei territori montani, istituendo enti per la difesa montana, vale a dire costituendo Consorzi di prevenzione e prevedendo, ai sensi dell’art. 9, comma 1 che potevano essere costituite aziende speciali e Consorzi per la gestione dei beni silvo-pastorali degli enti pubblici.
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In seguito, il d. p. r. 10 giugno 1955 n. 987, allo scopo di favorire il miglioramento tecnico ed economico dei territori montani e di promuovere la costituzione dei Consorzi, di cui agli artt. 10 e 16 della legge 25 luglio 1952, n. 991, nonché per adempiere e coordinare le funzioni previste dagli artt. 5 e 17 della stessa legge, dal comma 15 dell’art. 1 della legge 27 dicembre 1953, n. 959 e dagli artt. 139 e 155 del regio decreto-legge 30 dicembre 1923, n. 3267, disponeva che i Comuni compresi in tutto o in parte nel perimetro di una zona montana di cui all’art. 18 potevano costituirsi in Consorzio a carattere permanente, denominato «Consiglio di valle» o «Comunità montana».
La costituzione del «Consiglio di valle» o della «Comunità montana», è obbligatoria quando ne facciano richiesta al prefetto non meno di tre quinti dei Comuni interessati, purché rappresentino almeno la metà della superficie complessiva della zona.
Il «Consiglio di valle» nel periodo medioevale (ad es. nella Lombardia grigiona: Valtellina, Bormio, Chiavenna) era l’organo deliberativo per il riparto delle spese e delle tasse straordinarie tra le giurisdizioni e per l’appalto del commercio dei grani e assolveva spesso compiti di rappresentanza politica negli interessi generali della valle, come i ricorsi alle tre leghe, ma le decisioni prima di diventare esecutive dovevano essere approvate dai Comuni e dalle giurisdizioni.
Ai nostri giorni vi è la «Comunità di valle», ente territoriale della Provincia autonoma di Trento, costituente il livello istituzionale intermedio tra il Comune e la Provincia che è stata istituita con legge provinciale 16 giugno 2006, n. 3, costituita obbligatoriamente dai Comuni compresi in ciascun territorio ritenuto adeguato per l’esercizio di importanti funzioni amministrative; «Comunità di valle» che a sua volta sostituisce i Comprensori, Consorzi di comuni, i cui obiettivi principali sono finalizzati al miglioramento del livello di sviluppo del territorio; ad evitare l’isolamento delle comunità periferiche; a scongiurare la scomparsa dei Piccoli Comuni anche a seguito della riduzione del tasso di natalità, per raggiungere obiettivi di integrazione socio-sanitaria.
La L. n. 1102/1971 emanava disposizioni rivolte a promuovere la valorizzazione delle zone montane, favorendo la partecipazione delle popolazioni attraverso le Comunità montane; la predisposizione e alla attuazione dei programmi di sviluppo e dei piani territoriali dei rispettivi comprensori montani, ai fini di una politica generale di riequilibrio economico e sociale, nel quadro delle indicazioni del programma economico nazionale e dei programmi regionali. In ciascuna zona omogenea, secondo la legge regionale, si costituisce tra i Comuni che in essa ricadono, la Comunità montana che è ente di diritto pubblico.
Con la n. 382/1975 veniva delegato il Governo ad emanare per le Regioni a statuto ordinario, uno o più decreti, con i quali le Regioni, per le attività e i servizi che interessano territori finitimi, potevano arrivare a intese e costituire uffici o gestioni comuni anche in forma consortile.
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A seguito di tale legge delega veniva emanato il d. p. r. n. 616/1977, il quale nell’attribuire ai Comuni, alle Province, alle Comunità montane le funzioni amministrative indicate nel decreto, ferme restando quelle già loro spettanti secondo le vigenti disposizioni di legge, all’art. 25 disponeva che «la Regione determina con legge, sentiti i Comuni interessati, gli ambiti territoriali adeguati alla gestione dei servizi sociali e sanitari, promuovendo forme di cooperazione fra gli enti locali territoriali, e, se necessario, promuovendo ai sensi dell’ultimo comma dell’art. 117 della Costituzione, forme anche obbligatorie di associazione fra gli stessi».
Il d. p. r. n. 616/1977 non specificava, però, quali fossero le «forme di cooperazione fra gli enti locali»; con la conseguenza che si consentiva che le Regioni sperimentassero originali modelli organizzativi come il comprensorio e l’associazionismo intercomunale presente in particolare nelle Regione Toscana, a seguito dell’approvazione della L. r. 17 agosto 1979, n. 37, Istituzione delle associazioni intercomunali; modelli organizzativi che ponevano spesso problemi, legati alla mancanza di uniformità di comportamenti, pur nella legittima autonomia legislativa delle Regioni interessate; fatto che indusse quest’ultime ad un blocco dell’attività sperimentale, lasciando libertà operativa ai Comuni, circa i modelli associativi intercomunali da assumere.
L’approvazione della L. n. 142/1990 sull’ordinamento delle autonomie locali segna un punto d’arrivo riguardo all’azione riformatrice statale, poiché viene elaborato un nuovo testo unico concernente l’ordinamento di Comuni e Province, sostitutivo della legge comunale e provinciale del 1934 che era stata elaborata in un contesto pre-repubblicano, antidemocratico e pre-costituzionale, vigendo negli anni trenta il regime fascista, del quale il TULCP è figlio.
L’attività riformatrice tocca svariati settori del diritto amministrativo e stabilisce con L. n. 142/1990 il primato del principio di autonomia delle amministrazioni locali, dal quale scaturisce un depotenziamento del principio gerarchico negli enti locali ed una maggiore centralità in essi di altre categorie di pensiero, orientate all’aziendalizzazione di Comuni e Province, al lavoro per obiettivi e alla valutazione dei risultati.
Con la legge sull’ordinamento delle autonomie locali del 1990 che recepiva molti principi della Carta europea delle autonomie locali, il legislatore intendeva contribuire a razionalizzare il variegato mondo degli enti locali, conferendo assetti più duraturi agli organi di governo degli enti interessati, ad iniziare dalle modalità elettive del Sindaco, non più scelto dal Consiglio, come avveniva in passato, ma direttamente dagli elettori1, ponendo in essere, al contempo, il principio della sfiducia costruttiva, attraverso la quale, a seguito della sfiducia
1 L’elezione diretta dei sindaci deriva dalla legge 81/1993, seguita alla stagione referendaria dei primi anni ’90.
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del capo dell’amministrazione e della Giunta, si poteva procedere ad eleggere un nuovo Sindaco o Presidente della Provincia e di una nuova Giunta; la sfiducia costruttiva non comportando lo scioglimento del Consiglio, ma la sostituzione della Giunta o del Sindaco o del Presidente della Provincia con altri soggetti.
L’art. 9 della L. n. 142/1990 disponeva che spettavano al Comune tutte le funzioni amministrative che riguardavano la popolazione ed il territorio comunale precipuamente nei settori organici dei servizi sociali, dell’assetto ed utilizzazione del territorio e dello sviluppo economico, salvo quanto non sia espressamente attribuito ad altri soggetti dalla legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze e che «il Comune, per l’esercizio delle funzioni in ambiti territoriali adeguati, attua forme sia di decentramento sia di cooperazione con altri Comuni e con la Provincia».
Pertanto ogni Comune doveva valutare se per il miglior esercizio di una determinata funzione era opportuno procedere a forme di decentramento oppure di cooperazione con altri Comuni o con la Provincia, soprattutto nel caso di Piccoli Comuni.
È proprio a partire dall’analisi dell’art. 9 della L. n. 142/1990 che si può iniziare a svolgere il ragionamento sulle forme associative comunali o per dirla in altri termini, sull’intercomunalità degli ultimi lustri che si è sviluppata nel nostro Paese, sui cui si veda infra».
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2.2_L’intercomunalità in Europa.
Le forme di collaborazione tra Comuni in tema di gestione associata di funzioni e servizi rappresentano modelli organizzativi presenti anche nella maggioranza dei Paesi europei, a dimostrazione dell’importanza che essi hanno in ognuno di essi, per le implicazioni e i risvolti, anche di carattere economico-finanziario, concernenti la spesa pubblica.
Pur nella differente terminologia che si ritrova in ogni Paese che può creare alcune difficoltà nella comparazione tra istituti e modelli organizzativi, anche in Europa si tracciano percorsi e modelli amministrativi, attraverso i quali le realtà comunali presenti nel territorio europeo tentano di superare le angustie della mancanza di risorse finanziarie e di pervenire ad una corretta allocazione delle stesse, coniugando rigore di spesa da un lato ed efficacia della stessa dall’altro.
Il rilancio del tema dell’intercomunalità consente a livello europeo di applicare correttamente il principio di sussidiarietà verticale da un lato, mentre dall’altro permette di poter concorrere alla realizzazione di politiche di coesione territoriale, ridimensionando, contestualmente, eventuali diseconomie non più consentite in un periodo di economia recessiva, com’è quello che ogni Paese europeo sta vivendo, diminuendo così le conseguenze negative che comporta il ricorso a politiche di sfrenato particolarismo, dove appare centrale più il “campanile” che non le politiche di sviluppo omogeneo del territorio di riferimento; le cc.dd. politiche intercomunali comportano, altresì, un maggiore controllo dello sprawl urbanistico, ma anche di quello che si potrebbe definire sprawl amministrativo o organizzativo, fenomeno contraddistinto dalla crescita disomogenea fra territori contigui e affini dal punto di vista delle funzioni fondamentali da svolgere a beneficio delle comunità civiche interessate.
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ALCUNI TESTI DI RIFERIMENTO PER APPROFONDIRE IL TEMA DELL’INTERCOMUNALITÀ IN EUROPA:
o Modifiche territoriali fusione ed istituzione di Comuni. il Comune
tra vecchia e nuova governance in Italia e in Europa,
http://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_17077.as
p
Prof. Luigino Sergio – [cap. 4] Vengono esplorate le realtà della Francia,
Spagna, Germania, Danimarca. Interessante il caso della Danimarca: « Una
delle più interessanti è quella varata dal governo danese nel 2007, basata
sulla soppressione dei Comuni con meno di 20.000 abitanti, la
fissazione di un limite minimo di 30.000 abitanti per i Comuni derivanti da
fusione e la riorganizzazione del sistema delle Contee.
La riforma, attraverso un percorso durato 5 anni, ha portato all’istituzione
di una nuova organizzazione amministrativa basata su:
la riduzione a 98 municipalità dalle precedenti 271 (quasi 2/3 in
meno), di cui solamente 33 preesistenti e le altre derivanti da fusioni;
l’abolizione delle 13 Contee con la sostituzione attraverso 5 nuove
Regioni».
o ATLANTE DEI PICCOLI COMUNI 2012 (IFEL – Fondazione ANCI)
http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/ATLANTE_COMUNI_2012.pdf -
Si veda l’Appendice ‘L’intercomunalità in Europa’ , pp. 227-272. Vengono
presi in considerazione i seguenti paesi: Italia, Francia, Spagna, Germania,
Austria e Svizzera.
Estratti dalle pp. 241 – (Francia)
«L’associazionismo degli enti territoriali risponde soprattutto al problema
della debolezza e della estrema polverizzazione della rete comunale.
La cooperazione tra Comuni, cioè l’intercomunalità, è oramai considerata la vera alternativa alla debolezza e alla polverizzazione comunale». Estratti dalle pp. 249 – (Spagna)
«Siccome i governi spagnoli, centrale e autonomi, pensano che la popolazione rifiuti qualsiasi progetto di fusione obbligatoria di Comuni, l’associazionismo è considerata l’alternativa politica da proseguire». Estratti dalle pp. 254-55 – (Germania)
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«La Germania considera, in un secondo tempo, l’associazionismo comunale come soluzione per accrescere la razionalità e l’efficienza dell’azione amministrati va e come alternativa alla fusione di Comuni. Nel corso degli anni novanta, la riduzione dei costi per contenere i deficit crescenti dei bilanci comunali è divenuta il principale stimolo alla cooperazione». Estratti dalle pp. 260 – (Austria)
«La debolezza dei mezzi finanziari e tecnici dei Comuni, legata alla loro polverizzazione, li spinge alla cooperazione. Infatti i Comuni si associano per gestire alcune funzioni comunali in modo più efficace». Estratti dalle pp. 265 – (Svizzera)
« In Svizzera, i Comuni svolgono compiti di propria competenza e compiti assegnati loro dal proprio Cantone e dalla Confederazione. L’aumento e la diversificazione di questi compiti spingono i Comuni alla collaborazione. Di più, la cooperazione intercomunale rappresenta un’alternativa alla polverizzazione della rete comunale».
o ATLANTE DEI PICCOLI COMUNI 2013, (IFEL – Fondazione ANCI), 2013.
http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/Atlante%20dei%20Piccoli%20Comuni%
202013.pdf
o ATLANTE DEI PICCOLI COMUNI 2014, (IFEL – Fondazione ANCI), 2014.
http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/APC_2014.pdf
o L’ASSOCIAZIONISMO INTERCOMUNALE IN EUROPA
http://www.unioni.anci.it/Contenuti/Allegati/associazionismo_europeo.pdf
o L’INTERCOMMUNALITÉ. IL MODO FRANCESE DI UNIRE I COMUNI.
http://www.unioni.anci.it/Contenuti/Allegati/associazionismo_in_francia.pdf
o LE AUTONOMIE LOCALI IN EUROPA - TRA MODELLI CONSOLIDATI,
GRANDI RIFORME, EVOLUZIONI IN CORSO, RIPENSAMENTI di Ubaldo
Muzzatti, laVitaCattolica.it, 17 ottobre 2014.
http://94.32.104.94/media/attach/2014/10/Le_Autonomie_in_Europa.pdf
o L’INTERCOMUNALITÀ IN ITALIA E IN EUROPA. LUISS – Guido Carli,
Roma, 30 maggio 2011, a cura di Alessandro Maria Baroni. - Il 30 maggio
2011, su iniziativa del Centro di ricerca sulle amministrazioni pubbliche
“Vittorio Bachelet” e della Scuola superiore di pubblica amministrazione
locale, si è svolto presso l’Università LUISS Guido Carli di Roma il Convegno
internazionale dal titolo “L’intercomunalità in Italia e in Europa” quale
momento di confronto tra esperti in vista della conclusione della ricerca
svolta dal Centro Bachelet che ha inteso indagare i fenomeni e le forme
dell’associazionismo intercomunale in Italia, Francia, Germania, Spagna e
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Polonia. REPORT FINALE DEL CONVEGNO (31 luglio 2011) dal titolo
“Fenomeno e forme dell’intercomunalità in Europa tra piccoli comuni”.
http://www.amministrazioneincammino.luiss.it/?p=16268
https://daitformazione.interno.it/alboformazione/pluginfile.php/878/mod
_data/content/912/intercomunalita_eu.pdf
LINK AI DOCUMENTI
ORIGINALI.
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3_ANCI L’APPELLO DEI SINDACI FVG A PIETRO FASSINO, PRESIDENTE ANCI.
Dal Messaggero Veneto dell’11 aprile 2015
11/04/15 Estratto da pag. 3
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«Dipenderà dalla risposta che darà ai sindaci il presidente nazionale di Anci, Piero Fassino, al quale già oggi sarà inviata una richiesta d’incontro. «Di fronte all’inerzia di Anci Fvg - ha detto il sindaco di Talmassons, Pier Mauro Zanin -, abbiamo deciso di rivolgerci direttamente all’Anci nazionale e al suo leader per spiegare le ragioni che hanno dato vita a una class-action di Comuni che in Regione non ha precedenti. Speriamo Fassino possa far da tramite con la Regione, per avviare il confronto che abbiamo chiesto a più riprese inutilmente». L’appello a Fassino è l’ultimo tentativo di mediazione che i 55 Comuni intendono concedersi. L’ultimo prima di depositare il ricorso (entro il 19 aprile) e prima che esordisca la “guerriglia istituzionale” a colpi di atti. »
È il caso di ricordare le recenti (10 marzo 2015) dichiarazioni dello stesso Fassino: è necessario “strutturare i Comuni con dimensioni di scala funzionali
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all’erogazione dei servizi” e che “è inutile rivendicare autonomie che poi non si è in grado di gestire”.
3.1_Dichiarazioni Fassino/ANCI su Unioni di
Comuni
www.12alle12.it
TORINO. Città Metropolitana: Fassino, Unioni Comuni per pesare di più 15 luglio 2014 In vista della nascita della Città Metropolitana di Torino, il suo futuro sindaco Piero Fassino auspica la costituzione di Unioni di Comuni fra i centri più piccoli. Fassino lo ha detto oggi all’assemblea dei 315 sindaci dei Comuni che entreranno nel nuovo organismo.
“Il territorio della Città Metropolitana – ha ricordato Fassino – ha 315 Comuni, di cui 250 con meno di cinquemila abitanti, e la stragrande maggioranza con meno di tremila. Se vogliamo che ogni Comune sia in grado di gestire bene i servizi e abbia le risorse adeguate, dobbiamo dare ai Comuni una dimensione adeguata. Lo strumento c’è, è quello dell’Unione dei Comuni, che fa sì che ogni Comune continua a mantenere la sua identità, ma aggregandosi con altri determina una dimensione più ampia e quindi più adeguata e più forte”.
“E questo – ha osservato – determina anche un riequilibrio con la Città di Torino, permettendo di costruire in modo più equilibrato la futura Città Metropolitana”.
“La legge prevede che le Province continuino a operare fino al 31 dicembre gestendo la fase transitoria, perché la Città Metropolitana entrerà in funzione il primo gennaio 2015. Ma se si vuole che le Province uscenti gestiscano questa fase, occorre metterle nelle condizioni di poterlo fare, dandogli più risorse di quelle che oggi hanno”.
Così Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, all’assemblea dei sindaci della futura Città Metropolitana.
Fassino, che si attiverà in prima persona per sollecitare le risorse, ha sottolineato che “solo così si potrà garantire che anche nei prossimi sei mesi i servizi che hanno erogato finora le Province continuino a essere erogati”.
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www.paologros.net Fassino ridurre i comuni a 2500..... http://www.paologros.net/t38952-fassino-ridurre-i-comuni-a-2500 Venerdì 5 Settembre 2014 Fassino: ''Dal 2015 campagna per fusioni di Comuni, operatività Province va garantita fino al
31 dicembre'' . Lo ha annunciato il sindaco di Torino e presidente dell'Anci, Piero Fassino,
intervenendo alla Festa Democratica Metropolitana di Torino. Partirà all'inizio del prossimo
anno, a livello nazionale, una campagna per creare unioni o fusioni di Comuni italiani per
creare realtà più grandi nell'ambito della riforma che porterà alle città metropolitane. Lo ha
annunciato il sindaco di Torino e presidente dell'Anci, Piero Fassino, intervenendo ieri sera
alla Festa Democratica Metropolitana di Torino del Pd torinese. A riferirlo è l’agenzia Ansa.
"Questa è la strada che dovremmo seguire - ha aggiunto - anche se sarà complicato e ci
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vorranno strumenti idonei. Per le prossime elezioni nazionali del 2019, a mio avviso, sarebbe
giusto scendere dagli 8.000 Comuni italiani a 2.500 azzerando i Comuni con meno di
15.000 abitanti. Verrà cambiato l'assetto del paese". Per fare un esempio Fassino ha parlato
della città metropolitana di Torino che in un primo momento conterà 315 Comuni "nella
speranza che presto si arrivi a 80. Gestire 80 Comuni - ha osservato - è ben altra cosa da
gestirne 315". Lo stesso presidente Anci, dopo aver ha ribadito che i Comuni avranno un ruolo
centrale nelle nuove realtà metropolitane, ha rilevato come le future città metropolitane
saranno anche più attrattive per gli investimenti stranieri. "In un recente incontro a Londra
con i vertici di una nota banca d'affari - ha aggiunto il sindaco di Torino - mi è stato spiegato
che i grandi soggetti investitori scelgono dove intervenire anche in base alla demografia.
Attrae molto di più una città di due milioni e duecentomila abitanti, come sarà la futura città
metropolitana di Torino, piuttosto che una da 990.000 come l'attuale Torino". Fassino ha
però segnalato alcune criticità della riforma alle quali bisognerà lavorare, come il fatto che la
dimensione delle future città metropolitane coinciderà con le attuali Province, "avvicinando
in questo modo realtà non sempre così similari, per esempio noi a Torino dovremmo
imparare a preoccuparci anche degli impianti sciistici di una città come Sestriere. Ma il vero
tallone d'Achille, ha concluso, sono le risorse: "Andrà comunque garantita l'operatività, fino
al 31 dicembre, delle attuali Province".
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WWW.ANCI.IT
Spending review - Fassino: "Serve nuova legge per favorire le unioni comunali"
mercoledì 15 ottobre 2014
Anche in
WWW.REGIONI.IT
SPENDING REVIEW: FASSINO, NUOVA LEGGE PER FAVORIRE LE UNIONI COMUNALI
mercoledì 15 ottobre 2014
‘‘Lo strumento per favorire l’aggregazione dei Comuni c’è: sono le Unioni Comunali, che consentono di associare i Comuni senza metterne in discussione l’esistenza e l’identità. Quel che non c’è è una legge adeguata: l’attuale è infatti è farraginosa e poco incentivante. E questo spiega perché il numero delle Unioni costituite è ancora limitato. Eliminare dai vincoli del Patto di stabilità i Comuni che si associano in Unioni sarebbe un buon passo in avanti. Anche per questo l’Anci – che da tempo sollecita riforme che favoriscano le aggregazioni tra Comuni - ha avviato con il ministero delle Autonomie Locali la elaborazione di una nuova legge sulle Unioni che, rendendone la formazione semplice e conveniente, consenta la diffusione delle Unioni su tutto il territorio nazionale’’. Lo ha dichiarato il presidente dell’ANCI Piero Fassino, commentando le dichiarazioni del Commissario alla spending review Carlo Cottarelli.
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www.pu24.it
Anche Piero Fassino al Convegno “L’esperienza Pian del Bruscolo: dal Consorzio all’Unione alla Fusione”
di Redazione
8 marzo 2015
TAVULLIA – Ieri mattina alle 9, presso la sala del Consiglio dell’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo sita in strada Pian Mauro, 47 a Tavullia, si è svolto il convegno sull’“L’ESPERIENZA PIAN DEL BRUSCOLO dal Consorzio all’Unione alla Fusione”. I temi principali sfiorati riguardano quali opportunità e quali criticità potrebbero derivare dalla costituzione di un Unione o Fusione di Comuni, e se le stesse possano rappresentano uno strumento concreto di semplificazione e risparmio di spesa al fine di aumentare la capacità di investimenti, creare nuove opportunità di lavoro e sviluppare ulteriori servizi.
L’apertura dei lavori è stata affidata al sindaco del Comune di Tavullia nonché vicepresidente dell’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo Francesca Paolucci, mentre l’introduzione è stata assegnata al senatore Palmiro Ucchielli, sindaco del Comune di Vallefoglia e presidente dell’Unione. I relatori intervenuti sono Daniele Ruscigno, sindaco del Comune di Valsamoggia, Faustino Conigli sindaco Comune di Trecastelli, Romina Pierantoni sindaco di Borgo Pace e presidente Unione Alta Valle del Metauro, Michele Maiani presidente UNCEM Marche e presidente Unione Montana “Montefeltro”, Domenico Ceccaroli (vicepresidente dell’Unione dei Comuni di Auditore Montecalvo in Foglia, Petriano e Tavoleto), i quali hanno esposto le loro esperienze significative di Unioni e Fusioni di Comuni realizzate nel territorio, mentre l’intervento di Roberto Petrucci, consulente finanziario ANCI e UPI Marche, ha apportato un’analisi tecnica di alcune esperienze che hanno dimostrato, dati alla mano, significativi risparmi di spesa attraverso processi di razionalizzazione in grado di garantire nuove possibilità di investimenti.
Significativo l’intervento del presidente Anci Marche Maurizio Mangialardi che ha ben accolto gli esempi virtuosi del nostro territorio: un territorio che si propone e si attiva in un contesto di trasformazioni epocali in cui necessita relazionarsi anche con l’altra parte dell’Europa.
Hanno partecipato al convegno i sindaci del Comune di Pesaro Matteo Ricci, del Comune di Mondaino Matteo Gnaccolini, del Comune di Montegridolfo Lorenzo Grilli, del Comune di Petriano Davide Fabbrizioli e numerosi cittadini.
La chiusura dei lavori è stata affidata al presidente dell’Associazione nazionale Comuni italiani, l’Anci, Piero Fassino, il quale ha sottolineato l’importanza di uno stretto rapporto fra i sindaci e la cittadinanza, nonché la necessita di porre i Comuni in grado di migliorare i suddetti rapporti. Tutto ciò, nonostante i tagli derivati dalla legge di stabilità che sono stati soprattutto pesanti per i Comuni, che a loro volta rappresentano solo una piccola fetta dell’indice di indebitamento (2,5%) della spesa pubblica (7,6%). “Eppure la richiesta fatta ai Comuni per risanare l’economia è superiore che ad altri Enti. Occorre, invece, garantire risorse per permettere di erogare maggiori servizi di cui le comunità necessitano. Sarebbe più giusto invece che il Governo stabilisca di quanto ogni Comune debba diminuire la spesa, lasciando autonomamente decidere come effettuare i tagli. Perché ogni territorio ha esigenze diverse. In questa fase diventa indispensabile strutturare i Comuni con dimensioni di scala funzionali all’erogazione dei servizi. È inutile rivendicare autonomie che poi non si e in grado di gestire. Sul trasferimento alle Regioni di molte funzioni, come previsto dalla riforma Delrio, non sono convinto che sia la scelta migliore, ma è in evitabile quando i Comuni non possono gestire autonomamente i servizi. Come ANCI stiamo elaborando una
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proposta di legge che incentivi Unioni e Fusioni con procedure più semplici e flessibili che facciano capire che mettersi insieme e conveniente”.
Alla fine del convegno le autorità e i presenti si sono recati per una visita alla Scuola primaria “bianca” a Montecchio di Vallefoglia. Scuola in legno di qualità energetica e sismica tra le prime nelle Marche e in Italia, realizzata in tempi di record, in soli 72 giorni, garantita per una durata di 99 anni, a testimonianza di un opera pubblica realizzata con tecnologie avanzate in Platform Frame. Brevemente le caratteristiche tecniche sono state illustrate dai progettisti del Comune di Vallefoglia e dalla ditta costruttrice Subissati srl di Ostra Vetere.
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www.danieleruscigno.it
Valsamoggia esempio positivo al convegno sull’innovazione amministrativa. Le parole di Fassino.
10 marzo 2015
Sabato mattina ho partecipato a un convegno sui temi dell’innovazione amministrativa e delle gestioni associate dei comuni, Unioni e Fusioni, presso la sala del Consiglio dell’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo a Tavullia (PU), dove insieme ad altri Sindaci e presidenti di Unioni e rappresentanti UNCEM, API e ANCI ho contribuito al dibattito parlando dell’esperienza di Valsamoggia. I lavori sono stati conclusi dal presidente dell’Anci, il sindaco di Torino, Piero Fassino che ha pronunciato importanti parole sulla necessità di mettere i Sindaci, che sono le figure istituzionali spesso più conosciute e riconosciute, nelle condizioni di rispondere pienamente alle aspettative e ai bisogni della cittadinanza.
Piero Fassino ha sottolineato la necessità di invertire la tendenza di continui tagli alle risorse dei comuni, perché il sacrosanto scopo di risanare il debito pubblico non può pesare in modo sproporzionato su questi enti locali che rappresentano soltanto il 2,5% del debito pubblico italiano e il 7,6% della spesa pubblica. Ha poi richiamato in modo forte la necessità di maggiore autonomia, fatta da un livello centrale che stabilisca macro-obiettivi per tutti, ma che poi lasci agli enti locali, che sono in contatto diretto con i cittadini e conoscono le priorità dei territori, la libertà di decidere come raggiungerli. Senza autonomia infatti non può esserci piena responsabilità.
Il presidente Anci è poi arrivato al tema centrale del riordino istituzionale tracciando un interessante parallelo con la variabile demografica e il suo peso nel funzionamento della macchina pubblica di una comunità, portando come esempio i Paesi scandinavi dove essa ha inciso pesantemente nella possibilità di costruire un welfare state di quel tipo.
Partendo dal fatto che in Italia ci sono 8mila comuni totali (di cui 5mila con meno di 5mila abitanti e, tra questi, 3mila con meno di 3mila abitanti), il punto centrale della sua argomentazione, che ritengo condivisibile anche alla luce della nostra esperienza, è che la dimensione dei comuni incida direttamente sulla qualità e sulla quantità dei servizi che essi riescono ad erogare. Accanto a questo e ai risparmi che avvengono con le razionalizzazioni, raggiungere la dimensione ottimale mette poi i comuni nelle condizioni – e con il giusto peso – di rivendicare la necessaria autonomia dai livelli di governo superiori. Un’autonomia che restando come sono, i comuni non saprebbero gestire, non il peso e le strutture adeguate a farlo.
Rimarcando la necessità di non accontentarsi delle Unioni che possono in ogni caso essere un utilissimo stadio intermedio per arrivare alle fusioni e dare ai comuni quelle dimensioni
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ottimali necessarie per dare ai cittadini più servizi e rispondere alle loro aspettative, il presidente Fassino ha poi concluso con l’intenzione di presentare come Anci nuove proposte per incentivare Unioni e Fusioni, sottolineando la necessità di valorizzare al massimo tutti i luoghi dove questo è stato fatto – con cifre ed esperienze concrete alla mano – per inserire anche il riordino istituzionale degli enti locali nel grande progetto di ridisegno istituzionale che sta attraversando il nostro Paese a tutti i livelli.
Ecco perché sono sempre molto disponibile a presentare l’esperienza di Valsamoggia e condividere e discutere tutti i passaggi di questo percorso. Sono convinto che il nostro Paese abbia bisogno di innovazione e di diffusione di pratiche di cambiamento che, finché sono poco diffuse, possono creare timori e dubbi nella popolazione ma che in realtà sono una sfida di cui la politica e gli amministratori si devono fare pienamente carico: solo partendo dalla riforma di noi stessi, per dare risposte ai cittadini, potremo rimetterci in moto tutti insieme e realizzare un futuro migliore per noi e per le prossime generazioni.
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3.2_Posizione ANCI su Unioni di Comuni
La posizione dell’ANCI nazionale è stata sempre molto chiara e coerente. Fin
dal 2006 (Unioni di Comuni/Associazionismo comunale. Documento
approvato alla II Conferenza Nazionale Unioni di Comuni, Rocca di Mezzo 8
settembre 2006) si sostenevano idee e concetti fortemente riformatori che
ritroviamo nelle parole pronunciate oggi dal Presidente Fassino e sopra
riportate.
http://www.unioni.anci.it/index.cfm?layout=dettaglio&IdDett=12336
Così dunque ANCI nel 2006:
«La forte ridislocazione di responsabilità e competenze, avvenuta negli ultimi
anni, verso i Comuni, anche per il mutato quadro costituzionale, ha chiesto
anche ai piccoli Comuni capacità nuove e adeguatezza per rispondere alla sfida.
Contemporaneamente è cresciuta la pressione dal basso, dai cittadini e dalle
comunità, con domande e bisogni nuovi, con una forte richiesta quantitativa e
qualitativa di servizi. La pratica effettiva del principio di sussidiarietà è stata
giustamente interpretata da migliaia di amministratori di tanti piccoli Comuni,
come possibile solo a condizione di una riconquistata adeguatezza delle loro
amministrazioni rispetto ai mutamenti intervenuti. E adeguatezza, oggi, per
i piccoli Comuni significa porsi il tema della cooperazione
intercomunale, della gestione associata delle funzioni e dei servizi.
Tra le diverse forme di gestione associata di funzioni previste dal nostro
ordinamento, l’Unione di Comuni è certamente quella più ambiziosa ed
impegnativa. Con l’Unione, i territori ed i Comuni coinvolti, esplicitano una
volontà di collaborazione tendenzialmente generalista (cioè su tutti i temi) e
tendenzialmente permanente, costruita su ambiti territoriali omogenei e con
vocazioni unitarie, oltre che su di una riorganizzazione più efficiente ed efficace
delle strutture e delle procedure comunali. Così la crescita delle Unioni,
nonostante le aporie, le contraddizioni, le negatività presenti nella normativa
nazionale e regionale, testimonia e rappresenta uno straordinario
processo riformatore del nostro assetto istituzionale, la ricerca e la
pratica di un nuovo approdo, di un nuovo modello di governance
territoriale: un riordino istituzionale e territoriale che tende ad
andare ben al di là della pur importante gestione in forma associata
delle funzioni e dei servizi.
Sempre più le Unioni non sono solo buona gestione associata di servizi, ma
anche nuovi soggetti di programmazione territoriale, di riconquista
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di capacità e possibilità concrete di governo dei territori da parte
degli amministratori dei piccoli Comuni. Sempre più le Unioni si
sperimentano come soggetti promotori e programmatori dello sviluppo
locale. E riescono a farlo tenendo insieme una straordinaria volontà di
conquistare efficienza, efficacia, qualità, attraverso la cooperazione, con il
riconoscimento e la valorizzazione delle identità dei Comuni che le
costituiscono, delle vocazioni peculiari dei territori che associano ed
organizzano, per costruire insieme progetti di futuro. Tutto questo vale per la
promozione dello sviluppo e vale per la gestione di servizi. Quando ci si mette
insieme per svolgere un servizio lo si fa con una naturale e forte
tensione alla qualità, a fare meglio di ciò che si è fatto o si potrebbe
fare da soli. La cooperazione è uno strumento potente di spinta verso la
ricerca di qualità. In tutti i settori. Fare rete, valorizzare i beni comuni e
le peculiarità di ciascuno: sta nella natura stessa delle Unioni.
È evidente quanto tutto questo possa assumere un interesse strategico per
l’intero sistema istituzionale, nel momento in cui è ormai unanimemente
riconosciuta la necessità di ridisegnare attori e relazioni dei diversi livelli di
governance, a partire dai territori.»
La stessa impostazione si ritrova in due rapporti molto interessanti:
1. LO STATO DELLE UNIONI Rapporto nazionale 2010 sulle Unioni dei Comuni
(Cittalia – Fondazione ANCI ricerche e Area Piccoli Comuni, Unioni,
Associazionismo e Status Amministratori dell’ANCI)
http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/Unioni_comuni_10.pdf
Pag. 7 - «Da anni, ANCI sostiene che il futuro dei piccoli Comuni, una reale
modernizzazione e innovazione, passa necessariamente attraverso gli strumenti
di una seria differenziazione normativa organica e non di qualche norma di
dettaglio, e attraverso le Unioni di Comuni e la gestione associata dei
servizi e delle funzioni comunali. L’indagine condotta da ANCI e Cittalia
mette in risalto sia alcune difficoltà ma anche l’irrinunciabilità del percorso già
avviato in questa direzione – spontaneamente - ormai da alcuni anni da migliaia
di piccoli Comuni. È ricca di dati ed elementi di cui un legislatore avveduto
dovrebbe tenere seriamente conto nell’assumere le decisioni che gli competono.
Noi lavoreremo perché ciò accada. La sfida è quella della ricerca di una
nuova adeguatezza e di una vera autonomia, senza inutili mortificazioni
per le identità locali, per le tradizioni e per la cultura dei singoli territori, che
unendo le forze riescono a garantire la sopravvivenza del loro irrinunciabile
patrimonio».
MAURO GUERRA Coordinatore Nazionale Anci Piccoli Comuni.
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Pag. 8 - «In questa direzione c’è ancora molto da fare e come ANCI siamo
pronti a dare tutto il nostro contributo di esperienza maturato sino ad oggi,
nella convinzione che già quanto realizzato nell’ultimo decennio, dagli 1.500
Comuni che hanno costituito spontaneamente le attuali 313 Unioni
nell’obiettivo di erogare migliori servizi a circa 6 milioni di cittadini, sia un
evento storico nel Paese dei “mille campanili” e debba essere ancora del tutto
valorizzato.
ANGELO RUGHETTI Segretario Generale ANCI.
Pag. 5 - « La vitalità di un Paese è sempre più legata alla forza dei suoi territori,
con una Pubblica Amministrazione più efficiente ed innovativa, migliori servizi
ed una costruzione di reti amministrative più adeguate ad ogni livello. I piccoli
Comuni, in particolare attraverso le loro Unioni di Comuni, stanno
cambiando se stessi, costruendo autonomamente un loro nuovo ruolo ed
affrontando l’innovazione, attraverso lo strumento della cooperazione
intercomunale per la gestione dei servizi e delle funzioni, ma anche
per realizzare un “nuovo Comune nel nuovo millenio”, più adeguato e
rispondente alle esigenze dei cittadini.
Questo è ciò a cui come ANCI stiamo lavorando da anni…
Crediamo, infatti, possibile un’altra idea di adeguatezza, che preveda che le
funzioni e le risorse dei Comuni restino ai Comuni, accompagnando e
sostenendo, da parte di Province, Regioni e Stato, i processi di gestione
associata e di Unione di questi Comuni, salvaguardando così l’insieme della
titolarità delle funzioni, delle risorse e l’autonomia degli Enti, a beneficio delle
popolazioni locali. La manovra finanziaria, il federalismo fiscale e la Carta delle
Autonomie, potranno essere strumenti determinati per lo sviluppo dei territori
che, come emerge anche dalla recente indagine realizzata da ANCI e Cittalia,
hanno in molti casi già accettato la sfida del cambiamento e chiedono che di ciò
se ne prenda atto, a tutti i livelli».
DIMITRI TASSO Coordinatore nazionale Anci Unioni di Comuni
2. ATLANTE DEI PICCOLI COMUNI 2012 (IFEL – Fondazione ANCI)
http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/ATLANTE_COMUNI_2012.pdf
Pag. 5 - «L’Atlante dei Piccoli Comuni 2012, realizzato da IFEL in
collaborazione con l’Area Piccoli Comuni e Gestioni Associate dell’Anci,
presenta in modo immediato e semplice, ripercorrendo anche quanto già
realizzato nelle edizioni passate, un insieme ordinato e consistente di variabili,
indicatori, mappe e misure relative all’universo ai comuni italiani con
popolazione minore o uguale a 5.000 abitanti, realizzando così l’obiettivo di
fornire elementi conoscitivi chiari ed aggiornati a quanti - politici,
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amministratori, studiosi dei fenomeni territoriali – si interrogano sui caratteri e
sui cambiamenti in atto nel mondo eterogeneo dei Piccoli Comuni italiani.
Ma i Piccoli Comuni hanno anche grandi numeri: rappresentano il 70%
delle amministrazioni comunali italiane, i loro territori coprono il
54,1% di quello italiano, hanno un maggior numero di impianti di energia
pulita sui propri territori rispetto ai comuni di maggiori dimensioni ed una
maggiore attenzione al tema della raccolta differenziata. Nei comuni più piccoli
prevale, più facilmente, il sentimento di appartenenza ad un insieme di valori,
ad una storia collettiva. Così come più forte è il desiderio di una visione comune
del proprio futuro. È quella che si usa chiamare l’identità locale».
Pag. 6 - «La Parte Terza, [ pp. 205-232] - Unioni di Comuni, racconta temi e
numeri del fenomeno dell’associazionismo dei comuni italiani. Emerge
come questi modelli istituzionali abbiano rappresentato e rappresentino in
modo crescente un volano per lo sviluppo dell’intero sistema delle gestioni
associate intercomunali di servizi e funzioni, consentendo ai comuni tutti
ed ai Piccoli Comuni in particolare di avere maggiore forza e
adeguatezza, ponendo tali tematiche al centro dell’attuale dibattito
sull’efficienza delle istituzioni esistenti.
Il tema della cooperazione tra i Comuni, in particolare di quelli di piccole
dimensioni demografiche, è approfondito [ pp. 233-272] nell’Appendice
“L’intercomunalità in Europa. Lo stato delle gestioni associate e
della cooperazione tra Comuni”, anche attraverso una dettagliata analisi di
quanto avviene in alcuni paesi europei: Francia, Spagna, Germania, Austria,
Svizzera ed Italia».
Estratti dalle pp. 229-232 - Cooperazione intercomunale e gestione
associata di servizi e funzioni. Scelte strategiche di sviluppo locale in
Europa.
Introduzione di DANIELE FORMICONI, Responsabile Area Piccoli Comuni e
Gestioni Associate – ANCI
«Il tema della cooperazione tra i Comuni, in particolare tra quelli di minore
dimensione demografica, assume una crescente rilevanza nell’obiettivo di
migliorare l’erogazione dei servizi al cittadino e di rendere più efficaci le
politiche di governo dei territori più disagiati, presenti in tutti i Paesi europei ed
extraeuropei. In tal senso, un primo e significativo incontro, è stato
promosso da ANCI a Bruxelles il 14 settembre 2006. Presso il
Comitato delle Regioni si è tenuto, infatti, un seminario
internazionale tra Amministratori locali italiani, francesi, tedeschi,
spagnoli, belgi, austriaci, olandesi e polacchi, sul tema dei sistemi di
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valorizzazione dei Comuni rurali dei territori europei. Il proficuo
scambio di esperienze tra i relatori intervenuti si è concluso con l’approvazione
di una DICHIARAZIONE FINALE che raccoglie le linee-guida per la
PROMOZIONE DELLA COMPETITIVITÀ delle aree rurali e della
COOPERAZIONE INTERCOMUNALE in Italia ed in Europa; tale dichiarazione
è stata inviata successivamente alla Commissione competente, al Consiglio ed al
Parlamento europeo. Questi i contenuti della dichiarazione finale per un
partenariato concreto tra i Territori rurali e l’Unione europea espressi da
Sindaci e Amministratori dei Comuni rurali italiani, francesi, tedeschi, spagnoli,
belgi, austriaci, olandesi e polacchi, che hanno partecipato al seminario
internazionale svoltosi presso il CdR, sul tema “Il ruolo dei comuni rurali per la
valorizzazione dei territori europei”. Gli stessi sono risultati concordi nel
riaffermare che le aree rurali, che rappresentano circa il 90% del
territorio dell’UE e il 25% della popolazione europea, producono un
“bene pubblico”, che deve essere riconosciuto nella valorizzazione del
patrimonio storico e culturale, nel mantenimento del paesaggio, della
biodiversità e del benessere della flora e della fauna. Si è, inoltre, promosso lo
sviluppo di un’economia locale ampiamente diversificata, basata su un’elevata
qualità dell’offerta di prodotti naturalistici, culturali, manifatturieri e agricoli,
caratterizzati anche da marchi e dallo sviluppo delle filiere di tipicità che
costituiscono il presidio del sistema ambientale territoriale e la migliore difesa
dai rischi di dissesto idrogeologico. Si è constatato che negli ultimi
decenni, per ovviare alla scarsa dotazione finanziaria e del personale
amministrativo, in molti Stati membri si sono sviluppate soluzioni
amministrative e gestionali di servizi attraverso la cooperazione
intercomunale dando vita ad unioni fra Comuni, associazioni,
consorzi ed altre forme di attività di rete tematiche. In taluni casi, sono
state promosse nuove forme di sviluppo attraverso la conservazione delle risorse
naturali, il loro razionale utilizzo e il loro riuso, a partire dalla protezione
dell’ambiente, all’autonomia energetica e la partecipazione alla gestione dei
nuovi impianti di approvvigionamento ecocompatibili.
Gli Amministratori dei Comuni europei hanno espresso la loro preoccupazione per la crescente competitività internazionale che rischia di indebolire le economie dei territori rurali a scapito dei sistemi urbani, persistendo un divario tecnologico e infrastrutturale sempre più pronunciato rispetto alle aree urbane, anche a causa dei tassi di disoccupazione e il basso reddito che caratterizzano le zone rurali e per il fenomeno dello spopolamento che da decenni colpisce le stesse aree,
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determinando il progressivo invecchiamento della popolazione e indebolendone la funzione di presidio del territorio. Tale fenomeno compromette il mantenimento delle culture e delle tradizioni locali e rende poco competitivi i servizi essenziali, quando non ne determini la definitiva chiusura e degradi il patrimonio architettonico in molti casi di notevole pregio storico e artistico. Infine, si chiede alla Commissione, al Consiglio e al Parlamento europeo: 4. di prevedere misure incentivanti per incoraggiare forme associative tra gli Enti locali in grado di garantire una migliore governance dei piccoli Comuni rurali; 7. di tutelare le forme di cooperazione tra Comuni e di preservare l’autonomia organizzativa in materia di servizi pubblici in ambito rurale.
3.3_ANCI FVG
La posizione dell’ANCI FVG si connota fin dal 2012 come convintamente
riformista, al punto da proporre autonomamente – vista anche l’inerzia
dell’amministrazione regionale guidata da Renzo Tondo - una riforma degli enti
locali centrata sulla federazione volontaria dei comuni e le smart land,
apprezzata dall’allora Presidente dell’ANCI nazionale Delrio, .
ALCUNI PASSAGGI TRATTI DA: Il riordino degli enti locali e lo sviluppo del Friuli Venezia Giulia: una sfida per la politica in tempi di “Smart Communities” - 14 novembre 2012, Il nuovo comune (bimestrale dell'ANCI, sezione del Friuli-Venezia Giulia) n. 4-6 Luglio/Dicembre 2012. http://www.anci.fvg.it/uploads/media/ANCI_4-6_WEB__1_.pdf
«Bisogna che guardiamo le cose in faccia per come sono. La situazione è già oggi
molto complessa, ma il prossimo anno sarà decisamente peggiore. In questi
anni abbiamo invitato più volte la Giunta regionale a sedere attorno
a un tavolo per una riforma condivisa del sistema degli enti locali,
che spogli la Regione di compiti gestionali trasferendoli ai comuni, anche in
coerenza al comparto unico del pubblico impiego degli enti locali che rischia ora
di essere una riforma monca. Senza trasferimento di competenze e di deleghe ai
comuni, per gli enti locali ci sono soltanto i maggiori oneri per il personale.
L’Anci in questi anni ha lavorato predisponendo un documento per il
riordino degli enti locali condiviso dal Comitato esecutivo e dal
Consiglio direttivo. Ci siamo confrontati anche con le categorie economiche e
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con i sindacati, ricevendo consensi. Una riforma culturalmente condivisa con
l’ex assessore regionale alle autonomie locali Andrea Garlatti. Noi crediamo in
questa riforma e non siamo soli. Anche il presidente nazionale dell’Anci
Graziano Delrio l’ha apprezzata ed anche il ministro Profumo in un recente
convegno a Trieste l’ha valutata positivamente. È una riforma che punta a
mettere in trasparenza non solo i comuni ma tutte le istituzioni e che ridà
centralità e risposte a cittadini e imprese. È una riforma che punta allo
sviluppo sostenibile dei territori, senza il quale il nostro sistema non
reggerà a lungo. Per questo mi auguro che la prossima legislatura sia
davvero una legislatura costituente. La nostra specialità ci consente di
essere realmente innovativi e i comuni hanno individuato una strada con mete
concrete, strada che essi non possono percorrere da soli e soprattutto senza la
Regione.
DOCUMENTO POLITICO IN MATERIA DI RIFORMA DELLE AUTONOMIE
LOCALI
La riforma pare necessaria proprio per recuperare le funzioni native del comune
che non possono esaurirsi nell’erogazione di servizi (la cui qualità e quantità
oscilla in ragione dell’adeguatezza dell’ente stesso) bensì deve ridiventare
volano dello sviluppo delle economie locali, generato da ambiti territoriali
adeguati allo scopo.
La risposta è semplificare. Ma non già la semplificazione del quadro
istituzionale, cancellando i piccoli comuni, quanto piuttosto vanno perseguiti:
1) la semplificazione dei rapporti (burocrazia zero) tra cittadino/impresa e
istituzione comunale, superando la frammentazione della conoscenza e la
dispersione organizzativa attraverso l’innovazione di processo e l’utilizzo delle
tecnologie disponibili;
2) il raggiungimento dell’adeguatezza territoriale a svolgere
politiche di sviluppo sostenibile attraverso autonomi processi di
federazione volontaria che coniughino vecchie e nuove identità
socio-economiche dei nostri territori;
3) la messa in rete dei sistemi informativi dei comuni, degli ambiti
territoriali, dei principali sistemi dei servizi regionali e nazionale
(vedi parere Ministro Cancellieri).
L’ANCI del FVG ritiene quindi che lo sviluppo socio-economico della Regione e
conseguentemente le principali decisioni che riguardano il territorio debbano
passare necessariamente attraverso il livello comunale che però deve essere
messo nelle condizioni di prendere decisioni e compiere scelte a prescindere
dalla propria dimensione. È attraverso federazioni su base volontaria di
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municipi e comunità che può essere raggiunta quell’adeguatezza
necessaria, quella dimensione utile a compiere scelte con reali
ricadute sociali ed economiche, atte anche ad erogare efficacemente
servizi ai cittadini e alle imprese.
L’attuazione di questo modello di organizzazione delle autonomie locali
in FVG si presta inoltre a declinare in forma originale l’esperienza
delle comunità intelligenti da realizzare attraverso ambiti territoriali in cui
le reti di comuni riproducono un ambiente adatto a generare nuova economia.
Ambienti “urbani” intesi come “città diffusa” in cui persone, imprese, enti
pubblici sono interconnessi per mezzo di infrastrutture materiali ed immateriali
che generano inclusione. In un sistema complesso ed intelligente in cui
efficienza energetica, mobilità sostenibile, educazione, formazione, salute e
welfare sono le azioni costitutive e coordinate. Ambiti territoriali che potranno
sia rispecchiare le micro identità culturali persistenti sia riassumere,
ammodernandole, le migliori esperienze di erogazione dei servizi e di
realizzazione di infrastrutture a livelli sovra comunali nei settori propri,
sociosanitari e delle attività economiche. Tali prospettive di sviluppo sostenibile
dei territori potranno supportare concretamente con contenuti amministrativi
aggiornati e orientati alla competitività, la specialità della nostra Regione.
FEDERAZIONE DI COMUNI – Idee operative –
Le disposizioni da concordare con la Regione dovrebbero perciò assumere,
quantomeno a grandi linee, i contenuti seguenti:
1) Più comuni possono deliberare forme di cooperazione volte a svolgere
in modo coordinato le funzioni loro attribuite in materia di servizi
propri ai cittadini e imprese, di governo del territorio e di sviluppo
economico;
2) In particolare l’esercizio coordinato delle funzioni in materia di governo del
territorio riguarda in via principale, ma non esclusiva, l’adozione degli
strumenti urbanistici previsti dalla legislazione vigente e la programmazione e
la realizzazione dei lavori pubblici.
5) L’approvazione di convenzioni volte ad esercitare in forma coordinata le
funzioni comunali o delegate costituisce un titolo preferenziale
nell’erogazione delle diverse forme di finanziamento previste dalla
legislazione regionale di settore.
[…]“È possibile ridurre il costo (alcune centinaia di milioni di euro
l’anno) del sistema burocratico amministrativo in FVG riducendo
nel contempo i tempi di erogazione dei servizi e immaginare
politiche di sviluppo di interi ambiti territoriali solo che si mettano
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in rete i servizi informativi, operazione possibile grazie alle odierne
tecnologie informatiche”. Lo ha detto questo pomeriggio nella sala
Giunta della Camera di Commercio di Udine, affiancato dal
presidente di Unioncamere FVG Giovanni Da Pozzo il presidente di
Anci FVG Mario Pezzetta nel corso di un incontro con i
rappresentanti regionali delle categorie economiche del FVG.»
- FVG: verso gli Smart Land. Come costruire ambiti territoriali “intelligenti” (30.10.2013) http://www.anci.fvg.it/uploads/media/Studio_ANCI_FVG_Verso_gli_Smart_Land_02.pdf In questo studio viene motivata l’importanza di introdurre i principi di realizzazione delle Comunità Intelligenti (Smart City/Smart Community) all’interno della Legge Regionale di riordino degli enti locali del Friuli Venezia Giulia.
«PREMESSA - La Regione deve tenere per sé, oltre che l’azione legislativa, la pianificazione strategica, la difesa dell’identità culturale e linguistica, la difesa dei valori ambientali in senso generale; tutto il resto deve essere declinato ai territori. Territori in cui si applichino i principi smart della collaborazione in rete fra pubblica amministrazione, imprese e cittadini, con il supporto delle tecnologie digitali, green e inclusive. Le funzioni di pianificazione strutturale devono essere gestite a livello di aggregazione di Comuni, concentrando lo sviluppo delle attività produttive, evitando di impegnare aree industriali in ogni perimetro municipale. Anche le politiche energetiche devono essere declinate in aree d’ambito per ottenere risultati significativi. Ma come possiamo identificare sul territorio regionale gli smart land? Recuperando gli ASTER della legge 1 del 2006? Affermando astrattamente che gli ambiti territoriali debbano avere popolazione superiore a 100.000 abitanti? Un’ipotesi più realistica può essere quella di assumere a modello di partenza, certo modificabile e riplasmabile, gli ambiti territoriali dei distretti sanitari/ambiti socioassistenziali. In questi ambiti (presenti in tutta la regione) c’è ormai una consolidata consuetudine di governance da parte dei comuni. Vi è inoltre una rete di servizi socio-sanitari su cui connettere e rimodulare gli altri servizi locali destinati ai cittadini e imprese con sportelli analogici off line e on line. Nei mesi scorsi ANCI ha elaborato un'ipotesi di riordino degli enti locali che prevede prioritariamente di allineare i servizi dei Comuni, della Sanità e assistenza territoriali e della Regione. Ciò richiede di realizzare la continuità operativa dei processi, resa possibile dalle nuove tecnologie (ad es. cloud computing) e da un ambiente di servizi in rete consolidato e omogeneo quale quello dei distretti sanitari. Resta inteso che l’erogazione di alcuni servizi
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nello smart land può avvenire anche attraverso sub-ambiti. In conclusione, dobbiamo allontanarci dalle politiche settoriali passando a politiche multilivello, multi-attore, che coinvolgano imprese e cittadini. La progettualità degli SMART LAND può avere un ruolo cruciale come facilitatore di tali processi e ispiratore di metodi di lavoro innovativi. Incorporare i principi di sviluppo “smart” dei territori e delle comunità nella riforma degli Enti Locali è la formula più efficace per garantire prospettive di benessere ai cittadini e per renderci attraenti agli occhi del mondo. Un laboratorio siffatto non avrebbe eguali in Italia. Esso ci consentirebbe di svolgere un ruolo di primo piano sia nello scenario nazionale sia in quello internazionale».
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4_RICORSI, SENTENZE E PRONUNCE DELLA CORTE DEI CONTI
4.1_Il ricorso contro la LR 26/2014 La Legge Regionale 26/2014 è stata approvata alla fine del 2014, a conclusione di un percorso iniziato nel 2013 con le dichiarazioni programmatiche di inizio legislatura della Presidente Debora Serracchiani2 e proseguito, prima, con la definizione delle Linee guida per il riordino del sistema Regione-Autonomie locali del FVG3 e successivamente con la presentazione, modifica ed approvazione del DDL di riordino.
La legge è entrata in vigore lo scorso gennaio e da subito un gruppo di Sindaci ha manifestato la volontà di presentare ricorso al TAR contro tutti gli atti e provvedimenti attuativi della legge.
Per muovere un’azione di giustizia amministrativa è necessario avere un interesse proprio a ricorrere, dettato dal fatto che l’atto, che si decide di impugnare arrechi un pregiudizio concreto a danno del ricorrente e che tale pregiudizio sia attuale (e non futuro). È stata, nel caso specifico, ampiamente manifestata una volontà di opposizione anticipata rispetto a provvedimenti attuativi futuri, dunque sembrerebbe opinabile l’attributo di attualità dell’interesse a ricorrere. Per quanto riguarda il pregiudizio concreto a danno dei ricorrenti, spetta ad essi la dimostrazione di sussistenza di tale danno.
2 Parlando di “Orizzonti delle riforme”: “Il quarto è il nuovo sistema istituzionale regionale
fondato su due pilastri fondamentali: la Regione e il Comune, per essere più efficienti, meno burocratici e costare meno. L'organizzazione dell'area vasta consentirà la migliore interconnessione dei territori della regione con conseguente razionalizzazione delle responsabilità e delle funzioni” http://www.presidente.regione.fvg.it/debora/serracchiani/programma/punti-programma.html
3 http://autonomielocali.regione.fvg.it/aall/export/sites/default/AALL/Riforma_enti_locali/Allegati/Allegato_1_alla_Delibera_2007-20130_1.pdf
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La legge regionale 26 è una legge in vigore: in quanto tale va prima di tutto rispettata, senza che si arrivi a sminuire, per mezzo di un’azione legale, con mezzi di tutela pur previsti dalla legge e dalla Costituzione, una delle regole fondamentali della convivenza istituzionale.
I ricorrenti auspicano che il TAR rimetta il ricorso alla Corte Costituzionale, in quanto ritengono la legge 26 in contrasto con gli articoli 1, 3, 5, 48, 97, 114, 118, 119 della Costituzione, oltre che in contrasto con gli articoli 4 e 59 dello Statuto della Regione FVG e con gli articoli 3, 4 e 9 della Carta Europea delle Autonomie Locali. Va precisato che la Corte Costituzionale ha già giudicato non fondati i simili ricorsi contro le Legge regionale 2/2014 sulla “Disciplina elezioni provinciali” e contro la legge Delrio (L56/2014)4.
4.2_Ricorso contro la LR 2/2014 sulla
“Disciplina elezioni provinciali” e ordinanza
n. 39 del 2015 della Corte Costituzionale Contro la Legge regionale 2/2014 il Presidente della Provincia di Pordenone propose ricorso di sospensione dinanzi al TAR, il quale accolse nell’ottobre 2014 il ricorso di annullamento per sospensione e inoltre adì la Corte Costituzionale, ravvisando, l’illegittimità costituzionale della legge per violazione dei principi di autonomia, sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza5.
Per quanto riguarda la sospensione delle elezioni della Provincia di Pordenone, la Regione Friuli Venezia Giulia presentò al Consiglio di Stato un appello cautelare contro l’ordinanza del TAR che sospendeva le elezioni della Provincia di Pordenone. Tale ricorso è stato accolto e le elezioni della Provincia di Pordenone hanno avuto luogo il 26 ottobre 2014.
4 Ordinanza 39/2015 della Corte Costituzionale:
http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do e Sentenza 50/2015 della Corte Costituzionale: http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do
5 Ordinanza TAR Friuli Venezia Giulia n. 465/2014 – Solleva questione di legittimità costituzionale delle norme sull’elezione di secondo grado degli organi delle Province. Reperibile sul sito: http://www.quotidianolegale.it/ordinanza-tar-friuli-venezia-giulia-n-4652014-solleva-questione-di-legittimita-costituzionale-delle-norme-sullelezione-di-sceondo-grado-degli-organi-delle-province/
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Per quanto riguarda il giudizio di legittimità costituzionale, la Corte Costituzionale ha emesso nel febbraio del 2015 l’ordinanza 39/20156 con la quale ha dichiarato la manifesta inammissibilità delle questioni sollevate dal TAR del Friuli Venezia Giulia, per difetto di motivazione, rilevanza e non manifesta infondatezza, censurando, peraltro, la poca chiarezza della richiesta, risultante dall’impugnazione di numerose disposizioni di differente contenuto. Si è trattato, indubbiamente di un giudizio netto, diremmo tranchant, che assai poco spazio lascia a discrezionalità di interpretazione.
4.3_Sentenza n. 50 del 2015 della Corte
Costituzionale sul giudizio di legittimità della
Legge 56/2014 (“Legge Delrio”) La cosiddetta Legge Delrio7 è stata approvata nella primavera del 2014 e costituisce il nodo legislativo centrale per il riordino dell’assetto istituzionale degli enti locali italiani, in attesa della Riforma del Titolo V della Costituzione.
Con la Legge Delrio le Province diventano "enti territoriali di area vasta", con il presidente della Provincia eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della Provincia. Permangono solo due livelli amministrativi territoriali a elezione diretta: Regioni e Comuni8.
Contro la Legge Delrio alcune Regioni hanno promosso giudizio di incostituzionalità in via principale presso la Corte Costituzionale, la quale si è espressa con la sentenza n. 50 del 20159, rigettando ogni censura rivolta alla disciplina del riordino delle Province dettata dalla legge 56/2014.
La sentenza 50 è attualmente oggetto di critica da parte della dottrina, tuttavia essa sembra essere ispirata a principi di efficienza e funzionalità che stanno alla base di precedenti sentenze e non fa supporre che possano esserci, nel futuro
6 http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do 7 LEGGE 7 aprile 2014, n. 56 - Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle
unioni e fusioni di comuni. Reperibile sul sito: http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2014-04-07;56!vig=
8 http://www.governo.it/governoinforma/dossier/legge_province/ 9 http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do
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prossimo, novità significative nella definizione della giurisprudenza costituzionale.
Presi in considerazione insieme, i due pronunciamenti recenti della Corte Costituzionale entrano a far parte di una già consolidata giurisprudenza della Corte stessa, che poco ha a che vedere con il mero dibattito d’occasione che sta avendo luogo sui giornali.
A titolo di esempio, anche considerando sentenze ben più “antiche”, la Corte Costituzionale ha affermato che le elezioni di secondo grado, di per sé, non sono pregiudizievoli per la legittimazione democratica di un ente e che non ledono il principio della rappresentanza democratica10.
La Corte Costituzionale, con i propri pronunciamenti, ha giustificato la diversificazione dei modelli di rappresentanza politica nei vari livelli di governo, richiamando più volte i principi democratico11, autonomistico12, oltre a quelli di adeguatezza e differenziazione13.
4.4_Pronunce della Corte dei Conti
La Corte dei Conti, Sezione di controllo della regione Friuli Venezia Giulia, in occasione del giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Friuli Venezia Giulia per l'esercizio 2014, svoltosi il 16 luglio 2015, attraverso la
10 Corte Cost. 50/2015: “(…)non è esclusa la possibilità di una elezione indiretta, purché siano
previsti meccanismi alternativi che comunque permettano di assicurare una reale partecipazione dei soggetti portatori degli interessi coinvolti.” Cit. Sentenza 96/1968: “Non può ritenersi, invero, che quei principi (enunciati nell’art.48 Cost. ndr) non possano osservarsi, anche in caso di elezioni di secondo grado e, conseguentemente, non può escludersi la possibilità di siffatte elezioni, che, del resto sono prevedute dalla Costituzione proprio per la più alta carica dello Stato”. Reperibile sul sito: http://www.giurcost.org/decisioni/1968/0096s-68.html Corte Cost. 365/2007 “(…)la sovranità popolare – che per il secondo comma dell’art. 1 della Costituzione deve comunque esprimersi «nelle forme e nei limiti della Costituzione» – non può essere confusa con le volontà espresse nei numerosi «luoghi della politica», e perché non si può ridurre la sovranità popolare alla mera “espressione del circuito democratico”. Reperibile sul sito: http://www.giurcost.org/decisioni/2007/0365s-07.html
11 Art. 1 Cost 12 Art. 5 Cost. 13 Art. 118 Cost.
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relazione del consigliere avv. Fabrizio Picotti, ha evidenziato, rispetto alla legge regionale 26: “Va positivamente rilevato che la riforma regionale ha opportunamente evitato alcuni rilevanti problemi, manifestatisi nelle Regioni ordinarie, nel senso che, per la cessione delle competenze e del personale e quindi per l'eliminazione dei relativi trasferimenti finanziari, sono stati previsti, dalla legge regionale in argomento, tempi più lunghi e quindi maggiormente idonei a evitare inopportuni vuoti.”
Si veda altresì la requisitoria del Procuratore Regionale Tiziana Spedicato nell’ambito dell’udienza sul giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Friuli Venezia Giulia per l'esercizio 2014, pag. 4 (I principali interventi legislativi dell’esercizio finanziario 2014).
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5_CONTRIBUTI, STUDI, RICERCHE
Nelle pagine che seguono vengono indicati molti dei contributi, degli studi e
delle ricerche sui quali si è sviluppato il lungo lavoro di analisi sfociato in
seguito nella LR 26/2014. Sono stati riportati anche alcuni lavori più recenti, in
modo da dare conto del dibattito successivo all’approvazione della legge
“Delrio”.
UNA MENZIONE PARTICOLARE MERITA UN TESTO DEL 2012, FORSE IL PIÙ COMPLETO E BEN FATTO SUL TEMA DELLE UNIONI COMUNALI E CHE HA MAGGIORMENTE ISPIRATO IL PERCORSO DELLA RIFORMA, OVVERO: FRIERI F.R., GALLO L., MORDENTI M., Le Unioni di comuni, Sant’Arcangelo di Romagna, Maggioli, 2012.
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Purtroppo non esiste la versione e-book di questo testo ma vale davvero la pena riportare qui la bella prefazione a firma di Giovanni Xilo [pp. 9-20] che tocca con sapienza ed equilibrio le grandi questioni in gioco e può, a ben vedere, rappresentare una sorta di manifesto della riforma. «Partiamo da due piccoli e reali episodi di vita in un piccolo Comune per
presentare ed illustrare il contenuto di questo libro. Il primo episodico è legato
ad una analisi comparata degli standard dei servizi pubblici locali effettuata una
decina di anni fa attraverso analisi di dati ed interviste dirette ai funzionari ed
addetti comunali. Una ricercatrice chiese al responsabile dell'anagrafe, dello
stato civile e di un sacco di altre funzioni di un piccolo Comune montano, perché
non erano esposti da nessuna parte gli orari del suo ufficio. "E perché dovrei
esporli?" rispose l'addetto. "Lo sanno tutti dove abito ed hanno tutti il mio
numero di telefono. Se serve qualcosa sanno benissimo dove trovarmi se non
sono in ufficio e non si preoccupi, non si pongono problemi a chiedermi
qualsiasi cosa a qualsiasi ora. Una settimana fa ho aperto il Comune a
mezzanotte per fare una carta di identità urgente. Altrimenti la mattina dopo
non potevano prendere l’aereo".
Il secondo episodio narra di un sindaco in una assemblea pubblica aggredito
verbalmente dalle minoranze consiliari e dai cittadini spaventati e contrari
all'idea di partecipare alla costituzione di una Unione di Comuni. All'ennesimo
violento alterco sui gravissimi rischi di perdita di identità ed autonomia che
l'Unione avrebbe comportato per il Comune in questione, il sindaco, preso il
microfono, si è messo ad urlare ad una platea esterrefatta: "Ma voi cosa pensate
che succeda quando entro nell'assemblea dei Comuni della Provincia? Cosa
pensate che dicano quando mi siedo al tavolo delle trattative dell'azienda
dell'acqua? Pensate che dicano: <<oh è arrivato il sindaco di xy ora possiamo
decidere». Pensate che i tecnici dell'azienda dell'acqua quando protesto sulla
ripartizione dei costi del servizio che gestiscono mi rispondano? Sapete cosa
succede? Nulla, non succede nulla. Che io ci sia o che io non ci sia non cambia
nulla perché noi in così pochi non contiamo nulla".
Chi scrive ritiene che l'esistenza di 8.094 Comuni in Italia rappresenti non solo
un "costo" ed un limite del sistema di gestione della cosa pubblica a livello locale
ma anche un ’valore" economico e sociale inteso come rete diffusa di presidio e
tutela del territorio dal punto di vista ambientale, economico, culturale e
sociale. Il primo episodio è la rappresentazione perfetta del concetto di qualità
se per essa si intende “erogazione di una risposta esattamente come la vuole ed
occorre al cliente" oltre ad una incredibile capacità in termini di flessibilità
operativa che qualsiasi azienda privata dovrebbe, per ottenerla,
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contrattualizzarla ex ante ed incentivarla pesantemente dal punto di vista
economico. In un piccolo Comune basta ed avanza lo spirito di servizio
dell’addetto in questione e la pressione sociale derivante dal vivere ed essere
parte di quella comunità di cittadini. Allo stesso tempo dobbiamo però
osservare che la pluralità e varietà di attività che il nostro addetto molto
disponibile (anche perché sanno tutti dove abita) deve garantire sono un limite
alla sua competenza professionale ed alla sua capacità oltre che al tempo a
disposizione per affrontare problematiche di servizio pubblico complesse.
Il secondo episodio rappresenta perfettamente la frustrazione di un sindaco di
un piccolo Comune nella sua continua e costante azione a tutela e
rappresentazione degli interessi e dei problemi da risolvere della sua piccola
comunità di elettori e cittadini. In un contesto caratterizzato da un processo di
allocazione di risorse scarse (tempo a disposizione ed attenzione degli altri
interlocutori compresi) altamente competitivo e quindi caratterizzato dalla
necessità di rappresentare gli interessi di molti con competenza e proposte
tecnicamente sostenibili, il nostro sindaco sente di essere carente sia dell'una
che dell'altra risorsa. Ma la sua assenza, la sua abdicazione sarebbe una
soluzione ancora peggiore: per quanto limitata la voce della sua piccola
comunità è presente, alza il tono e batte il pugno sul tavolo per difendere e
tutelare la sua gente perché la conosce bene e vive nel territorio che
rappresenta.
Il dilemma dei processi di riforma della pubblica amministrazione locale ed in
particolare degli oltre ottomila municipi italiani è tutto qui: come conciliare la
ricerca di migliore efficienza ed efficacia gestionale con la capacità capillare di
essere presenti, attivi e rappresentativi dei bisogni e delle preferenze dei
cittadini dei piccoli e medi Comuni italiani. Come garantire alle piccole
comunità locali di pianura e di montagna la presenza di personale flessibile,
esperto delle caratteristiche del territorio e delle problematiche affrontate dai
propri cittadini e che opera non tanto e non solo grazie ad incentivi monetari ma
soprattutto perché parte integrante di quella comunità che non può e non vuole
deludere, con la necessità di avere tecnostrutture con dimensioni adeguate
all’ottenimento di economie di scala ed a processi di differenziazione dei compiti
in grado di garantire specializzazione, competenza tecnica e capacità di
aggiornamento professionale continuo. Allo stesso modo come si può conciliare
l’esigenza di rappresentare politicamente le piccole comunità con maggioranze e
minoranze, in grado comunque di garantire il circuito virtuoso di governo e
controllo, formazione e ricambio della classe politica locale, con l’esigenza di
avere attori politici forti dal punto di vista della rappresentatività dimensionale
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e territoriale, supportati nelle loro attività di lobby delle comunità che
rappresentano con proposte di politica pubblica e con soluzioni tecnicamente
valide?
Negli ultimi quindici anni, dopo molte “sperimentazioni” nazionali e locali fra i
diversi strumenti istituzionali e societari che sono stati attuati ed incentivati, è
emersa dal basso, in misura sempre più evidente, una soluzione fra le altre,
l’Unione di Comuni. L’unione è una istituzione pubblica e quindi soggiace alle
stesse regole dei Comuni ed ha, sulle deleghe conferite, le stesse capacità di
rappresentanza e gestione dei Comuni stessi. L’Unione non prevede alcun
trasferimento di funzione e servizio che comunque restano nella piena titolarità
dei Comuni fondatori, ma vive di conferimenti ovvero di libera scelta di delega
tramite convenzione da parte dei Comuni associati. Può però accettare
trasferimenti immobiliari e di personale ovvero può strutturarsi e gestire servizi
in nome e per conto dei Comuni attivando migliori livelli di economia di scala e
processi di specializzazione professionale impensabili ed impossibili per le
strutture di ogni singolo Comune aderente. Ha poteri deliberativi nei limiti delle
funzioni delegate e le scarne norme nazionali che la governano le impongono
una guida politica affidata ai sindaci dei Comuni che la compongono e la
presenza di una rappresentanza di secondo livello della maggioranza e della
minoranza di ogni Comune aderente.
L’Unione di Comuni è l’unica forma di intercomunalità definibile come
“completa”, ovvero in grado di contemperare sia la dimensione tecnica e
gestionale dell’associazionismo sia la dimensione politica e strategica del
governo del territorio rispettando, nel contempo, i principi della democrazia
assembleare, ovvero la presenza di una maggioranza e di una opposizione, il
tutto, fra l’altro, a costo zero. In pratica questa istituzione può assumere una
vocazione prevalentemente attestata sulla gestione associata di servizi al fine di
ottenere migliori economie di scala e maggiore specializzazione del personale o
piuttosto di sviluppare, anche, policy di rappresentanza e lobby politica a favore
del proprio territorio coniugando uno sviluppo urbanistico, ambientale e sociale
unico.
Nelle esperienze delle oltre 300 realtà di Unione presenti oggi in Italia si osserva
una rilevante molteplicità di queste configurazioni: alcune Unioni sono
diventate nel tempo “giganti" nella erogazione di servizi in nome e per conto dei
loro Comuni soci con trasferimento totale del personale dei Comuni all'Unione e
con un numero di funzioni e servizi conferiti ben superiore a dieci. Altre Unioni,
negli anni, hanno sviluppato una forte capacita di rappresentanza e di lobby nei
confronti del territorio permettendo a Comuni che non avevano capacità e titolo
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di accesso a fondi regionali, nazionali ed europei di poter ottenere finanziamenti
a vantaggio delle loro realtà locali. Altre Unioni ancora hanno mostrato analoga
capacità di evoluzione sia dal punto di vista gestionale, sia dal punto di vista
della rappresentanza politica e quindi della costruzione di scenari di sviluppo
del territorio integrati se non unici. Tutte queste realtà sono sottoposte ad un
rigido paradosso del successo: nella misura in cui rispondono efficacemente ai
problemi gestionali ed ai limiti di rappresentanza politica dei loro soci fondatori,
le Unioni tendono a consolidarsi, istituzionalizzarsi, svilupparsi fino a diventare
una strada irreversibile, senza ritorno, senza possibilità di ritorno al governo ed
alla sola gestione comunale. Come gli stessi autori di questo volume mettono in
evidenza esplicitamente ed implicitamente, l'Unione di Comuni non é quindi
una scelta contingente e reversibile per affrontare le ristrettezze economiche del
periodo ma, nei fatti, rappresenta la "scelta" per garantire standard accettabili e
stabili di qualità ed efficienza dei servizi, voce e parola alle comunità locali
salvaguardando nello stesso tempo l'esistenza stessa dei Comuni. L'unica vera
alternativa alle Unioni di Comuni in un regime basato su processi bottom up e
volontari, ancorché incentivati, è la fusione di Comuni, ovvero una evoluzione
istituzionale che ridefinisce la natura stessa dei Comuni fondatori.
L’impressione, più che corretta, che gli autori di questo saggio metto no in
discussione è proprio l'idea che le Unioni altro non sono che una scelta
transitoria che potrà essere accantonata una volta recuperate le risorse per
permettere ai Comuni di continuare la loro strada da soli e che di conseguenza
non è meritevole di grandi attenzioni né sul piano teorico e normativo né sul
piano gestionale e manageriale.
Le Unioni dei Comuni sono l'unico percorso istituzionale come detto "completo"
per affrontare il multi-dimensionale problema del governo del territorio se si
prende atto che le politiche locali, nazionali ed internazionali di riduzione
progressiva della spesa pubblica e, comunque, di sviluppo di soluzioni di
servizio sempre più efficienti, non sono un evento contingente e di breve
periodo ma bensì una strada ed un imperativo politico di lungo periodo.
Associato ai singoli processi di Unione di Comuni sempre più si assiste allo
sviluppo di un disegno istituzionale di più ampio respiro che le Regioni italiane,
prima in piccoli numeri, ed oggi sempre più numerose, stanno affrontando e
guidando. Le unioni di Comuni non nascono e si sviluppano solo per affrontare i
limiti ed i problemi dei Comuni ma anche per razionalizzare, semplificare e
potenziare il sistema della governance al livello regionale attraverso un
processo di riordino generale delle funzioni di rappresentanza e gestione dei
servizi considerate condizione sine qua non per ottenere maggiore efficienza ed
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efficacia nei processi decisionali interni alle Regioni stesse e per ottenere quella
coesione ed affidabilità di relazione per competere a livello globale o, come
minimo europeo, nell'allocazione delle risorse e nella competizione economica
tra territori.
Anche da questo punto di vista, nella misura in cui tale politica di riordino si
sviluppa e si consolida, diventa sempre più improbabile immaginare che lo
strumento istituzionale dell'Unione sia temporaneo, debole e contingente. Già
oggi sono numerose le realtà regionali dove alla rappresentanza comunale si
contrappone/associa una ancor più efficace rappresentanza delle
intercomunalità che tende a marginalizzare i Comuni di piccole e medie
dimensioni, rimasti da 'soli". Per un decisore pubblico regionale c'è una bella
differenza fra operare scelte di allocazione delle risorse, scarse, avendo come
interlocutori centinaia e centinaia di sindaci rappresentanti di comunità poco
rilevanti dal punto di vista dimensionale e con proposte poco affidabili dal
punto di vista tecnico rispetto ad una soluzione di riordino che semplifica il
quadro dei decisori riducendone il numero ed aumentando nel contempo la loro
affidabilità ed il loro potere di rappresentanza.
La sperimentazione continua, l’esperienza acquisita ed anche gli errori
commessi hanno messo in evidenza nel tempo che questa soluzione aggregativa
rappresenta uno strumento istituzionale sufficientemente flessibile per adattarsi
alle diverse condizioni e volontà locali ed al suo sviluppo progressivo ed
incrementale.
Fino ad oggi le condizioni note ex ante necessarie per aumentare le probabilità
di un ’Unione di servire efficacemente le sue comunità fondatrici erano
riconducibili sostanzialmente a cinque. La prima richiama la necessità di
definire e verificare costantemente e continuamente in maniera trasparente il
”minimo comune multiplo” degli interessi e dei problemi da affrontare fra i
diversi attori politici coinvolti nel processo di Unione. Un’Unione di Comuni
non nasce per fare tutto ma solo quello che gli attori fondatori, i Comuni,
ritengono di dover e poter fare insieme, evitando accuratamente tutte le
problematiche, funzioni e servizi che non trovano accordo unanime nell'analisi e
nella proposta associativa. Ad un progetto di unione con finalità statutarie
normalmente generali deve dunque corrispondere un piano operativo di
associazione delle funzioni con confini ed ambiti di azione precisi, evitando che
opinioni ed interessi contrapposti entrino nella nascente nuova governance
territoriale, innescando inevitabili conflitti fra i soci ed attese di risultato a cui
non si può corrispondere positivamente. Sta nelle cose che la struttura delle
preferenze e delle domande di servizio, soprattutto a fronte di esperienze
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positive, cambi nel tempo e di conseguenza che i limiti del campo di azione delle
Unioni si amplino man mano che la nuova istituzione ottiene risultati positivi e
dunque ulteriore legittimazione ad operare. La seconda condizione è legata al
tipo di governance politica che si instaura nelle unioni ed invita i contraenti del
patto associativo, ovvero i Comuni, ad assumere una logica di 'equità seriale”
ovvero di attesa di vantaggi equi e proporzionali per tutti i Comuni nel medio-
lungo periodo e non solo nel breve. Contrariamente alle attese che alcune
politiche pubbliche nazionali sembrano ispirare, i processi di razionalizzazione
delle strutture pubbliche locali, dati i vincoli e le rigidità a cui sono sottoposte,
producono risultati solo nel medio e lungo periodo e non certamente in misura
uguale per tutti i Comuni a partire fin dalla fase di start up. Le strutture
pubbliche locali sono costruzioni e culture rigide, vincolate e tutelate, prive della
flessibilità e possibilità di dismissione ed in parte di riorganizzazione tipica delle
strutture private. Ciò non significa che non sono possibili interventi di riordino
e razionalizzazione, ma che questi hanno bisogno di tempi più lunghi per
dispiegare i loro effetti positivi sulla spesa pubblica e sulla qualità dei servizi e
soprattutto possono essere realizzati solo se non si devono perseguire sempre ed
in ogni istante vantaggi uguali per tutti i Comuni aderenti all'Unione, ma
certamente uguali e proporzionali per tutti in una logica seriale di medio
periodo.
Sono state molte, nel passato, le esperienze di Unione messe sotto accusa dai
soci fin dal primo anno di nascita perché non sono state in grado di offrire gli
stessi vantaggi a tutti i Comuni fondatori oppure perché accusate di aver attivato
azioni che avevano portato vantaggi solo ad alcuni Comuni e non ad altri,
almeno non in misura analoga. Allo stesso modo sono molte le realtà di Unione
che hanno compromesso i loro bilanci o la funzionalità delle loro strutture
proprio perché hanno cercato l'impossibile soluzione di una equazione di utilità
uguale per tutti i soci dall'inizio della loro azione.
Il rispetto della regola dell'equità seriale comporta una serie di conseguenze che
incidono significativamente sui sistemi di governance politica e tecnica che tali
strutture e non necessariamente i loro Comuni soci devono comunque avere,
quasi a prescindere dalle loro dimensioni e orizzonti di delega. Devono dotarsi,
fin da subito, di sistemi di programmazione di breve, medio e lungo periodo in
grado di rendicontare in maniera trasparente i risultati di gestione delle deleghe
e delle risorse ottenute ad una pluralità di attori tecnici e politici che non hanno
paragone nella forma e nel tipo a nessuna conformazione istituzionale pubblica
attiva in Italia.
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La terza condizione che facilita la nascita e soprattutto lo sviluppo delle Unioni
affronta l'impossibilità non solo strutturale ma anche di governo ad
assomigliare a un Comune. Le Unioni non hanno solo un sindaco, una Giunta ed
un Consiglio a cui rispondere, ma hanno un Presidente dell'Unione, una Giunta
dell'Unione, un Consiglio dell'Unione ed ancora ogni sindaco, ogni Giunta e
ogni Consiglio comunale dei Comuni soci nei confronti dei quali devono rendere
conto allo stesso modo. Ed oltre a questi attori politici, devono essere in grado di
rendicontare la loro azione anche nei confronti dei vertici delle tecnostrutture di
ogni Comune. La maggior parte degli attori che direttamente ed indirettamente,
con le loro valutazioni tecniche e politiche, possono influire sulla gestione e lo
sviluppo di questa associazione di Enti locali non può accedere direttamente alle
informazioni sui risultati e sulla operatività della struttura, contrariamente a
quanto succede normalmente in ogni piccolo Comune, quando basta "entrarci"
per capire come vanno le cose.
Ne consegue un costante fabbisogno informativo biunivoco e trasparente per
permettere che fatti tecnici siano tecnicamente valutabili e che scelte politiche
siano tecnicamente supportate da dati ed informazioni. La maggior parte delle
crisi "politiche" delle Unioni fanno sempre leva su un presunto fallimento degli
obiettivi dell'Unione stessa. Buona parte di questi fallimenti in realtà altro non
sono che una parziale o totale assenza di strumenti di controllo e di misurazione
dei risultati via via conseguiti per i diversi soci e per l’aggregazione di Comuni
nel suo complesso, con il risultato che l’ambiguità di performance può, a ben
ragione, essere valutata come un fallimento in assenza di controprova.
Controllare 'costa" e distoglie risorse e tempo dall’attività caratteristica delle
organizzazioni; per questo motivo nei piccoli Comuni le funzioni di controllo di
gestione a volte non hanno senso e comunque sono ricondotte alle sole
dimensioni veramente molto critiche e da presidiare. Nelle Unioni di Comuni,
questa assenza di capacità e competenza di programmazione e controllo deve
essere necessariamente superata perché la sua assenza potrebbe compromettere
la sua stessa legittimazione ad operare.
La quarta avvertenza per aumentare le probabilità di un'unione di operare con
efficienza ed efficacia nel lungo periodo a vantaggio dei suoi Comuni fondatori e
soci é legata al particolare utilizzo che occorre fare delle quasi sempre presenti
risorse straordinarie assegnate da Stato e Regioni italiane a queste forme
associative per incentivarne la nascita. La pressione politica che tende
inevitabilmente a massimizzare un risultato utile e positivo prima che si può,
unita alle difficoltà di ottenere economie e vantaggi qualitativi nell'immediat0,
porta a destinare queste entrate alla gestione corrente per incrementare le
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utilità di breve periodo e per alleggerire le pressioni sui bilanci comunali fin da
subito. Questo genere di destinazione presuppone l'ipotesi che queste risorse in
realtà non siano straordinarie e siano sempre costanti nel tempo, caratteristiche
ampiamente smentite dai fatti in ogni Regione italiana. La conseguenza di una
politica di cosi basso respiro e che appena gli incentivi tendono a ridursi od
annullarsi, rischiano di cadere anche buona parte dei vantaggi dell'Unione e di
conseguenza la sua utilità come associazione al servizio dei Comuni fondatori.
Queste risorse sono e restano temporanee ed utili solo per affrontare i processi
di cambiamento ed investimento che tutte le associazioni di Comuni devono
affrontare e realizzare per riorganizzare i servizi in una logica di rete e di
acquisizione di economie di scala, ovvero di interventi che comportano
necessariamente lo sviluppo di nuova strumentazione tecnologica e la
realizzazione di nuovi standard comuni di procedura e prestazione.
La quinta condizione sottesa a tutti i processi di costruzione dell'istituzione
Unione é la necessità di sviluppare una tecnostruttura dell'Unione esperta delle
logiche di azione dei Comuni ma anche in grado di sviluppare ed associare a
queste logiche, regole e meccanismi di integrazione di una nuova struttura che
non deve rappresentare la somma numerica delle singole macchine comunali,
non deve imitarne le regole di funzionamento, ma anzi deve costruire
meccanismi in grado di supportare l'esistenza di queste strutture locali, di
superarne i limiti di conoscenza, competenza e risorse operando secondo
logiche in parte basate su legami rigidi fra i nodi del nuovo sistema, in parte
adottando logiche di azione alla loosing coupling. Il bacino da cui occorre
pescare queste risorse di intelligenza ed azione devono essere principalmente le
stesse tecno-strutture dei Comuni aderenti. Può sembrare un’ovvietà ed in
questi anni, visti i vincoli di copertura del turn over un obbligo, ma in realtà si
contano a decine le crisi di Unioni di Comuni causate da un non ponderato
utilizzo delle risorse aggiuntive per assumere in pianta stabile personale e per
costruire tecno-strutture aggiuntive rispetto a quelle comunali. Oltre ai rischi
connessi all’aumento non adeguatamente contabilizzato della spesa pubblica in
capo ai bilanci dei singoli Comuni, la costruzione di una macchina di servizio
per gli enti associati che prescinde dalle competenze e professionalità degli
stessi, quasi sempre, ha comportato contrapposizioni e conflitti tecnici in grado
di determinare duplicazioni di procedure e servizi, aumento della burocrazia e
continui blocchi procedurali, ovvero i risultati opposti alle ragioni che
tipicamente spingono i Comuni ad associarsi. Fare affidamento sul personale
dei Comuni per costruire e sviluppare la struttura della nuova istituzione
ovviamente non impedisce affatto un utilizzo ponderato, limitato e strategico di
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innesti esterni; anzi in genere è proprio una conoscenza approfondita delle
capacità e delle professionalità presenti che permette di individuare e
selezionare le professionalità aggiuntive necessarie in grado di permettere una
migliore specializzazione e qualificazione delle attività di servizio pubblico.
Ma ciò che è ancora più importante, se si condivide questa condizione, è la
necessità di coinvolgere progressivamente tutti gli assetti strutturali e tutto il
personale dei Comuni associati nella costruzione della nuova istituzione non
solo limitatamente alle funzioni a lei delegate ma nell'ottica di costruire una rete
efficiente ed integrata di professionalità e di uffici distribuiti sul territorio,
consci del nuovo sistema di relazioni operative e delle nuove regole e strategie di
funzionamento.
Gli autori di questo libro affrontano il problema delle Unioni di Comuni,
rivedendo, ampliando e completando il quadro conoscitivo e strumentale sopra
illustrato affrontando la realtà di questa particolare forma di associazione
partendo dalla sua genesi per arrivare alla sua funzionalità quotidiana,
attraverso un percorso teorico e molto pratico in grado di approfondire ed
illustrare tutte le diverse dimensioni connesse alla governance di questa
particolare "rete interorganizzativa" e particolare “federazione di Enti locali",
per riprendere alcuni loro concetti forti, entrando nel vivo dei meccanismi e
delle dinamiche multidimensionali che caratterizzano la vita delle comunità di
cittadini e di conseguenza degli Enti locali a supporto di queste comunità.
Il valore di questo lavoro sta non solo nella completezza dell’analisi e delle
soluzioni strutturali e gestionali proposte, ma anche nel particolare approccio
seguito, che parte non dalla struttura dei servizi pubblici, ma dagli imperativi
legislativi e normativi, dalle domande sociali, economiche e politiche di servizi e
di risposta ai problemi locali, approfondendo le dinamiche di queste domande,
non infrequentemente contraddittorie fra loro, per indicare come rispondere
coerentemente ad esse costruendo e sviluppando moderni meccanismi di
gestione dei servizi pubblici locali a rete. Le soluzioni indicate in questo lavoro
partono sempre dalle esigenze di sopravvivenza e sviluppo espresse dai Comuni
soci delle Unioni perché è questa la vocazione e la ragione di essere di questa
istituzione e su questa capacità si basa la legittimazione economica e politica ad
operare.
Gli attori peraltro provengono tutti da una consolidata esperienza di lavoro sul
campo ed in particolar modo di lavoro per costruire e sviluppare processi di
Unione fra i Comuni. Le loro soluzioni superano i confini della strumentazione
classica dei singoli enti comunali ed affrontano con molta praticità, ma anche
con una robusta disamina della normativa di riferimento e degli approcci teorici
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propri della teoria dell'organizzazione, il problema della costruzione di nuove
strutture serventi che non hanno una storia da cui poter "pescare" soluzioni
vincenti nel nostro paese.
La loro analisi peraltro mette in evidenza, nel bene e nel male, che la soluzione
Unione dei Comuni è, almeno a livello europeo, unica sia nelle caratteristiche di
partenza relative alla diversità territoriale e regionale della frammentazione
degli Enti locali, sia nelle soluzioni proposte. Da questo punto di vista questo
lavoro rende visibile e presenta i risultati pratici di un laboratorio permanente
della pubblica amministrazione italiana a livello locale. Laboratorio che non ha
alcun corrispettivo a livello dei servizi pubblici nazionali e statali.
Contrariamente a quanto emerge dalla lettura di una pubblicistica superficiale e
poco attenta ai fatti, la maggior parte dei Comuni italiani sta affrontando molto
seriamente i suoi limiti strutturali non limitandosi solo a valorizzare meglio le
scarse e sempre più scarse risorse a disposizione ma soprattutto adottando
nuove soluzioni istituzionali e strutturali inventando regole, meccanismi di
regolazione, modelli di governance politica e tecnica, nonostante o anzi grazie
alla totale assenza di linee guida nazionali statali. Questo lavoro di analisi,
elaborazione e proposta di rivisitazione ed invenzione di nuove regole di
funzionamento degli Enti locali in una logica associativa si basa su un
ragionamento a tutto tondo sul fenomeno dell’istituzione Unione di Comuni e
delle sue caratteristiche gestionali e politiche.
Pur contestualizzate all’epoca e di conseguenza agli echi del dibattito in corso
sui processi di riforma degli Enti locali, l’analisi e le proposte che gli autori
presentano sono desunte da riflessioni e problematiche attinenti alla gestione
dei servizi pubblici ed in particolare al destino delle burocrazie locali e nazionali
generali sia nel ricco ed in parte inusuale impianto teorico di base sia nella
prospettiva presentata. Le conclusioni a cui giungono frequentemente mettono
in discussione la teoria dominante oggi prevalentemente attestata su una
mitologia del degrado della burocrazia italiana e sui suoi insopportabili costi ed
inefficienze con esempi concreti e con soluzioni praticate. Il fatto è che gli autori
operano in un contesto che da sempre è considerato dai cittadini "necessario” e,
compatibilmente con le risorse, “efficiente" ed "efficace" certamente oggetto di
alta fiducia che periodicamente viene confermata dai vari sondaggi effettuati a
livello nazionale. I Comuni ed in particolar modo i medi e piccoli Comuni non
sono considerati una ‘palla al piede" burocratica dalle loro comunità di cittadini
ma semmai l’unico interlocutore sempre presente e sempre attivo sulle
problematiche di convivenza, servizio, rappresentanza, crisi degli individui,
delle famiglie, delle comunità.
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Un ultimo elemento prezioso che emerge da questo lavoro smonta
definitivamente un antico assunto di base, proprio degli esperti e degli addetti ai
lavori, legato al fenomeno delle Unioni di Comuni e che tende a circoscrivere
questo tipo di “soluzione" associativa al solo ambito dei piccoli e piccolissimi
Comuni. Non esistono e non sono mai esistiti limiti dimensionali di riferimento,
ma le ‘grandi" Unioni di Comuni in grado di arrivare ad aggregare ben oltre
50.000, 60.000 abitanti sono sempre state osservate con molto sospetto dalla
loro reale capacità di ottenere efficienza e di sviluppare una governance comune
e di conseguenza sono sempre state considerate alla stregua di un effetto
marginale non previsto dalle politiche nazionali e regionali di incentivazione ed
una anomalia strutturale da valutare con molta cautela. Peraltro il fallimento
all'inizio del nuovo millennio di alcune prime esperienze di grandi e grandissime
Unioni nel sud Italia aveva confermato il timore che queste realtà fossero nate
solo per recuperare risorse aggiuntive grazie agli incentivi statali e regionali.
Tutti gli autori di questo lavoro provengono da unioni molto grandi che, per
stabilità, tasso di sviluppo e risultati ottenuti, dimostrano al contrario le enormi
potenzialità che queste soluzioni aggregative hanno in termini di capacità di
migliorare l’efficienza e l’efficacia della risposta pubblica a livello locale. Lungi
dal compromettere le funzioni di rappresentanza e di gestione dei servizi dei
piccoli Comuni, l’alleanza fra questi ed i Comuni di medie dimensioni ha
permesso ad entrambi di poter operare interventi di razionalizzazione e
qualificazione dei servizi con maggiori capacità e risorse delle Unioni costruite
solo fra piccoli e piccolissimi Comuni. Da questo punto di vista le Unioni
cosiddette 'grandi’ se gestite con competenza ed attenzione, mostrano
potenzialità di miglioramento delle performance dal punto di vista dei costi e
della qualità di servizio, ben maggiori delle loro sorelle più piccole. Una politica
nazionale in grado di osservare con attenzione tali realtà potrebbe trovare
soluzioni più semplici per favorire la nascita delle aree e città metropolitane e
per avviare eventualmente il superamento del sistema provinciale di gestione
dei servizi a livello territoriale intermedio».
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5.1_Generale
MASSIMILIANO ALESIO, La gestione associata delle funzioni ed i servizi comunali, SSPAL, Scuola Veneto e Friuli Venezia Giulia, Padova, 2011. http://www.piscino.it/file/leggi/finan/manovraestatebis2012-44.pdf “Aspetti istituzionali e normativi della gestione associata”, IFEL Fondazione ANCI, 2012. http://www.risorsecomuni.it/download/atti/gestione_associata_monza.pdf Associazione Norberto Bobbio, L'IDENTITA' DEI COMUNI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA. LE ENTRATE E LA SPESA DEI COMUNI DELLA REGIONE AUTONOMA E QUELLE DEI COMUNI DELLE ALTRE REGIONI ITALIANE, Pordenone, ottobre 2014. http://www.associazionebobbio.it/materiale/2014/L'IDENTITA'%20DEI%20COMUNI%20DEL%20FRIULI%20VENEZIA%20GIULIA%20-%2030.10.2014.pdf FABRIZIO BARCA, “L’approccio place-based delle politiche europee di sviluppo regionale: fondamenti e spunti per l’azione”, Università degli Studi di Padova, 14 novembre 2011. http://costopa.formez.it/sites/all/files/Approccio%20place-based%20-%20Barca%202011.pdf “È DUNQUE NECESSARIO UN … MODELLO RIVOLTO AI LUOGHI (PLACE-BASED) Le trappole del sottosviluppo e l’arresto dello sviluppo si producono quando le elites locali sono incapaci, contrarie (per propri interessi distributivi) o insufficienti a realizzare le condizioni per lo sviluppo. La politica di sviluppo consiste nel promuovere nei singoli luoghi progetti integrati di cambiamento istituzionale e di investimento attraverso l’interazione e il conflitto creativo fra attori esogeni e endogeni e fra attori endogeni che rompano l’equilibrio economico e sociale. Il conflitto va composto e orientato da una governance multi-livello. Le politiche di sviluppo territoriale dovrebbero dare alle persone in tutti i luoghi gli strumenti sia per muoversi, sia per valorizzare le risorse locali, offrendo quindi loro la “libertà sostanziale” (capability) di decidere se restare o muoversi”. ARTURO BIANCO, "La gestione associata", dal sito di Legautonomie, novembre 2012.
LINK AI DOCUMENTI
ORIGINALI.
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http://www.legautonomie.it/Documenti/Dossier/Gestioni-associate-e-piccoli-comuni MASSIMO BALDUCCI (docente Università di Pisa), “Forme associate in Europa e in Italia”, intervento al seminario “Le forme di gestione associata di funzioni e servizi negli enti locali” organizzato da Legautonomie Toscana, Viareggio, 7-8 ottobre 2008. http://www.legautonomieliguria.it/files/File/Massimo Balducci.pdf ARIANNA BONARDI, L'ASSOCIAZIONISMO INTERCOMUNALE IN EUROPA E IN ITALIA: QUALE SOSTENIBILITÀ ISTITUZIONALE?, tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, aa. 2013-2014. http://tesi.cab.unipd.it/45835/1/Bonardi_Associazionismo_Comunale_2014.pdf MATTIA CASULA, Il nuovo associazionismo intercomunale. (Nuove) sfide e (vecchie) risposte delle culture politiche locali, paper, XXVIII Convegno SISP Sezione: «Metodologia della ricerca», Università di Perugia, 11-13 settembre 2014. http://www.sisp.it/files/papers/2014/casula-mattia-1989.pdf MATTIA CASULA, L’Intercomunalità in Italia, estratto tesi, 2014. www.sisp.it/files/papers/2014/casula-mattia-1989.pdf CENTRO BACHELET, Fenomeno e forme dell’intercomunalità in Europa tra piccoli comuni, Report finale ricerca svolta dal Centro Bachelet sui fenomeni e le forme dell’associazionismo intercomunale in Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia, 31 luglio 2011. daitformazione.interno.it/alboformazione/pluginfile.php/878/mod_data/content/912/intercomunalita_eu.pdf ANTONIO CORTESE, La riduzione del numero dei Comuni: un tema che meriterebbe maggiore attenzione, Working Paper n° 104, Università La Sapienza Roma Tre, 2009. http://dipeco.uniroma3.it/public/pdf/WP104.pdf GIAN CANDIDO DE MARTIN (a cura di), Intercomunalità in Italia e in Europa, Cedam, 2014. DONATELLA DE VINCENTIIS (a cura di), La gestione associata del personale come strumento di ottimizzazione delle risorse umane nei piccoli Comuni: L'esperienza del progetto Governance delle Risorse Umane, 2014. http://federalismo.formez.it/sites/all/files/articolo D. De Vincentiis.doc
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DIPARTIMENTO PER GLI AFFARI INTERNI E TERRITORIALI, Direzione Centrale della Finanza Locale, FUSIONI: Quali vantaggi? Risparmi teorici derivanti da un’ipotesi di accorpamento dei comuni di minore dimensione demografica, Dott. Roberto Pacella – Giorgio Milanetti – Dott. Giancarlo Verde, febbraio 2015. http://www.interno.gov.it/sites/default/files/fusione_dei_comuni.pdf RITA FILIPPINI, ALESSANDRA MAGLIERI, “Le forme associative tra enti locali nella recente legislazione regionale: verso la creazione di differenti modelli ordina mentali”, seminario “Le forme di gestione associata di funzioni e servizi negli enti locali” organizzato da Legautonomie Toscana, Viareggio, 7-8 ottobre 2008. http://www.regione.emilia-romagna.it/affari_ist/rivista_3-4_2008/341-375 filippini maglieri.pdf ELENA GAMBERINI, "Gestioni associate e unioni dei comuni: aspetti organizzativi e potenzialità", pubblicato su AziendaItalia (luglio/agosto 2012). http://www.legautonomie.it/Documenti/Dossier/Gestioni-associate-e-piccoli-comuni MARIA CRISTINA GIBELLI (Politecnico di Milano), Pianificazione strategica e cooperazione intercomunale: esempi internazionali, settima Conferenza programmatica dell’economia provinciale, Camera di Commercio di Macerata, 26 ottobre 2007, slide. http://www.mc.camcom.it/uploaded/Allegati/Promozione/Slide/Gibelli-Settima-Conferenza-Programmatica.pdf EZIO GUERCI (Legautonomie Piemonte), “L’associazione intercomunale ‘diffusa’. Uno strumento operativo per un nuovo associazionismo intercomunale”, intervento al seminario “Le forme di gestione associata di funzioni e servizi negli enti locali” organizzato da Legautonomie Toscana, Viareggio, 7-8 ottobre 2008. http://www.legautonomieliguria.it/files/File/Ezio Guerci.pdf MICHEL GUÉGAN (Francia), Il quadro costituzionale della cooperazione intercomunale, Progetto di Raccomandazione Commissione istituzionale, approvato all’unanimità dalla Commissione istituzionale della Camera dei poteri locali il 12 aprile 2007. https://wcd.coe.int/ViewDoc.jsp?id=1140617&Site=COE
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IFEL, Rapporto IFEL sui fabbisogni standard. Metodologia di stima e determinazione dei fabbisogni standard della polizia locale, Roma, aprile 2014. http://www.fondazioneifel.it/le-nostre-pubblicazioni/item/download/1296_ee73efaf7a3fcf1c106b353158f79e2c IFEL Dipartimento finanza locale, Guida alla lettura dei fabbisogni (e dei costi) standard, maggio 2014. http://www.centrodocumentazionecomuni.it/mondoancidoc/item/download/588_5d6841e1ab30a1f4591deb425f9039cc INU FVG, L’AREA VASTA PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO, Udine, 2014. http://www.inu.it/wp-content/uploads/Documento_Inu_Fvg.pdf SABRINA IOMMI (a cura di), Dimensioni dei governi locali, offerta di servizi pubblici e benessere dei cittadini, IRPET, Studi e ricerche, 28/02/2013. http://www.irpet.it/storage/pubblicazioneallegato/416_S&A_Dimensione%20dei%20governi%20locali%20_Iommi_05_02.pdf La questione dell’adeguatezza degli assetti istituzionali è un tema che è stato per molto tempo al centro del dibattito politico e scientifico del nostro paese, senza tuttavia giungere ad una revisione sostanziale degli stessi. Gli ultimi interventi normativi in materia sono quelli promossi attraverso i provvedimenti emergenziali presi dal Governo Monti (revisione delle province, riduzione della rappresentanza politica locale, promozione dell’associazionismo) nel tentativo di ridurre la spesa pubblica in maniera ragionata, attraverso una sua riorganizzazione più che attraverso tagli indiscriminati, che è poi quello che si intende con l’espressione ormai famosa della “spending review”. Il presente lavoro cerca di guardare al tema in un modo nuovo e sostenendo una tesi, se si vuole, radicale. L’idea di partenza è che i governi locali svolgano un ruolo cruciale per il benessere dei cittadini, in quanto prima forma istituzionale con cui la popolazione insistente su un territorio comune si organizza per far fronte ad esigenze collettive, di frequenza quotidiana. Proprio per tale ragione, si afferma nel lavoro, i governi locali devono restare coerenti con la distribuzione territoriale delle comunità e, quindi cambiare, quando le trasformazioni avvenute nei fenomeni socio-economici e culturali e nella tecnologia di comunicazione e trasporto sono di portata tale da rendere ormai obsoleti i confini tradizionali. La prima affermazione “radicale” contenuta nel lavoro di ricerca è proprio questa, che i confini dei governi locali devono essere rivisti, perché sono cambiate ormai da tempo le comunità reali da governare. La seconda affermazione “radicale” ha la forza dei numeri: attraverso un esercizio di simulazione sulla situazione toscana, si dimostra che
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l’adeguamento dell’assetto del governo locale all’attuale distribuzione territoriale delle comunità locali “reali” (approssimate dai bacini del pendolarismo quotidiano per motivi di lavoro, oppure dai luoghi della programmazione dei servizi socio-sanitari di competenza comunale) consentirebbe di recuperare circa 200 milioni di euro (che salirebbero a quasi 400 nell’ipotesi in cui la maggiore dimensione media dei comuni consentisse l’eliminazione del governo provinciale) dai costi di gestione degli enti, risorse che potrebbero perciò essere risparmiate a parità di offerta di servizi per i cittadini. La terza affermazione “radicale” è che il risparmio ottenibile è solo uno dei vantaggi che ci possiamo attendere dalla semplificazione istituzionale, da cui ci aspettiamo un generale miglioramento del processo di policy making, che vuol dire tempi decisionali più brevi, ma anche contenuti più sostanziali e strategici, maggiore capacità di controllo sui fenomeni della globalizzazione economica. Il lavoro riflette sul tema degli assetti istituzionali ricostruendo gli aspetti salienti del dibattito e confrontandosi con la letteratura internazionale. SABRINA IOMMI, Più il comune è piccolo, più sale il costo della politica, lavoce.info, 17 gennaio 2014. http://www.lavoce.info/piu-il-comune-e-piccolo-piu-sale-il-costo-della-politica/ SABRINA IOMMI, Quanto ci costa la frammentazione dei campanili, lavoce.info, 22 gennaio 2014. http://www.lavoce.info/accorpamento-comuni-riorganizzazione/ “La finanza territoriale in Italia. Rapporto 2012”, di IRES Piemonte, IRPET Toscana, SRM Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, Éupolis Lombardia, IPRES Puglia, Liguria Ricerche, 2012. http://www.camera.it/temiap/RAPPORTO FINANZA TERRITORIALE 2012.pdf MARIANGELA LATELLA, L’oro delle Unioni di comuni, Pubblicato su Centro Nord del Sole 24 Ore del 7 settembre 2011. http://www.frieri.info/articoli/61-loro-delle-unioni-di-comuni “Le gestioni associate prodotte mediante Convenzione (art. 30 T.U.E.L.). Risultati dell’indagine conoscitiva”, Ancitel, settembre 2012. http://federalismo.formez.it/sites/all/files/Rapporto_Indagine_Convenzioni_Ancitel_2012.pdf “Le Unioni di Comuni. La percezione della cittadinanza”, Cittalia Fondazione ANCI Ricerche, settembre 2007. http://cittaitalia.biz/index.php/welfare-e-societa/item/1785-le-unioni-di-comuni-la-percezione-della-cittadinanza
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LIBRO VERDE AUTONOMIE LOCALI (PD) - CODROIPO 8 settembre 2012, interventi di
INTRODUZIONE DEBORA SERRACCHIANI [http://www.pd.udine.it/images/codroipo%20-%20serracchiani%20def.pdf]
INTERVENTO DI RINO BATTOCLETTI [http://www.pd.udine.it/images/codroipo%20-%20battocletti.pdf]
INTERVENTO DI LEOPOLDO COEN [http://www.pd.udine.it/images/codropio%20-%20coen.pdf]
“Lo stato delle Unioni. Rapporto nazionale 2010 sulle unioni di Comuni”, Cittalia Anci Ricerche, 2010. http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/Unioni_comuni_102.pdf FULVIO MATTIONI, Consistenza e articolazione territoriale delle aggregazioni di comuni gestori delle areee vaste in Friuli V.G, Udine, 10 aprile 2013. “Nota di lettura articoli 19 e 20 del Decreto Legge n. 95/2012 convertito in Legge n. 135/2012 (Spending Review 2)”, Area ANCI Piccoli Comuni, 27 agosto 2012. FABRIZIO POLITI, Dall’Unione alla fusione dei Comuni: il quadro giuridico, Istituzioni del FederalismoLibri, Rivista di studi giuridici e politici, Contributi, Quaderno 1, anno XXXIII, 2012, pp. 5-35. http://www.regione.emilia-romagna.it/affari_ist/Supplemento1_12/Politi.pdf PAOLA RENZI, LE PROBLEMATICHE FISCALI NELLE UNIONI DI COMUNI: competenze e gestione dei servizi, quaderno delle GIORNATE DI STUDIO SUL TEMA: GESTIONE ASSOCIATA DELL'ENTRATE DEI COMUNI DOCUMENTAZIONE, (agg. al 2012). http://www.anci.piemonte.it/attachments/article/602/Testo%20gestioni%20associate.pdf BEPPE ROVATTI, Il percorso delle fusioni, Poleis, 2015. http://www.accademiautonomia.it/file/repository/714289456_Il%20percorso%20per%20le%20fusioni%20di%20Comuni.pdf CLAUDIO RUSSO, Fusioni tra Comuni: il Canton Ticino esempio per l'Italia, 15 Aprile 2014 http://www.agendadigitale.eu/egov/799_fusioni-tra-comuni-il-canton-ticino-esempio-per-l-italia.htm
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LUIGINO SERGIO, Modifiche territoriali fusione ed istituzione di Comuni. ll Comune tra vecchia e nuova governance in Italia e in Europa, paper, 8 dicembre 2014. http://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_17077.asp LUIGINO SERGIO, L’unione di comuni nell’ordinamento finanziario e contabile tra bilancio classico e bilancio armonizzato, www.diritto.it, 31/10/2014. http://www.diritto.it/docs/36641-l-unione-di-comuni-nell-ordinamentofinanziario- e-contabile-tra-bilancio-classico-e-bilancio-armonizzato SOSE, Rapporto “verso l’unione e la fusione di Comuni”, maggio 2014. http://www.camera.it/temiap/temi17/2014_05_Relazione_SOSE_Unione_Fusione_Comuni.pdf SOSE, I fabbisogni standard. Dati che creano valore (slide), 2014 (modificato 2015). http://www.opencivitas.it/sites/default/files/Allegati/Presentazione%20fabbisogni.pptx "Studio di fattibilità: come costruire un percorso finalizzato alla costituzione di gestioni associate", a cura di Legautonomie Lombardia e Dasein (Consulenza Ricerca Formazione), ottobre 2012 http://www.legautonomie.it/Documenti/Dossier/Gestioni-associate-e-piccoli-comuni UNIONE DEI COMUNI DELLA BASSA ROMAGNA, LE UNIONI DI COMUNI E IL RIFORMISMO MUNICIPALE: L’ESPERIENZA DELL’UNIONE BASSA ROMAGNA, Un nuovo modello di sviluppo e di governo del territorio per uscire dalla crisi, Proposte di Laboratorio urbano Bologna, 13 gennaio 2012. http://www.laboratoriourbano.info/wp-content/uploads/120113-MCesari_presentazione_semLU.pdf LUCIANO VANDELLI, Città metropolitane, province, unioni e fusioni di comuni, Sant’Arcangelo di Romagna, Maggioli, 2014. La legge Delrio, 7 aprile 2014, n. 56, introduce nel sistema delle autonomie novità fondamentali: istituisce effettivamente, in tempi certi, le città metropolitane. cambia profondamente l'organizzazione, il funzionamento, le competenze delle province. guida e sostiene i processi di unione e di fusione dei comuni. Mutano così regole e discipline profondamente radicate nell'ordinamento e nella tradizione dei governi locali. La legge 56, infatti, differenzia sensibilmente la disciplina dei territori metropolitani da quella
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delle altre parti del Paese. afferma per gli enti di area vasta una legittimazione di secondo grado, con un governo composto da sindaci e consiglieri comunali. ridisegna l'assetto degli organi di questi enti, sopprimendo la giunta e prevedendo, oltre al consiglio, una seconda assemblea, formata da tutti i sindaci del territorio. riconosce un'autonomia statutaria di inedita ampiezza, consentendo a ciascuna realtà di adottare proprie opzioni nel definire sia la propria forma di governo sia l'articolazione del proprio territorio. Una novità così incisiva richiede un'attuazione innovativa e inevitabilmente complessa. Ed è precisamente per guidare questa attuazione che il volume curato da Luciano Vandelli presenta un grande interesse e una particolarissima utilità. Un commento alla legge, comma per comma, che costituisce una vera guida per ricostruire organicamente il nuovo sistema e, al tempo stesso, per affrontare con concretezza le specifiche questioni. Luciano Vandelli Professore di Diritto amministrativo nell'Università di Bologna, è stato assessore del Comune e della Provincia di Bologna, e quindi della Regione Emilia-Romagna, con competenze relative alle autonomie locali. È stato componente della Commissione per le riforme costituzionali. GIOVANNI XILO, I processi di associazionismo intercomunale, Programma di riordino territoriale della Regione Abruzzo, FormezPA, luglio 2012. http://federalismo.formez.it/sites/all/files/I%20processi%20di%20associazionismo%20intercomunale_gx.pdf ELISABETTA VIGATO, “Le gestioni associate. Unioni e fusioni tra Comuni”, Corso di Diritto Costituzionale, Università degli Studi di Padova, 2012. http://www.giuri.unipd.it/conferences/FOV2-00023BC3/FOV2-00023BC4/Lezione DIR. COST. TV 23.10.2012.pdf
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5.1.1_documentazione nazionale CONVEGNO SPISA-ANCI “LE FUSIONI DI COMUNI” - LE MIGLIORI ESPERIENZE, LE DIFFICOLTÀ, IL RUOLO DELLE REGIONI, LE PROSPETTIVE NELL’EVOLUZIONE DELLA LEGISLAZIONE STATALE E REGIONALE, Bologna, 25 e 26 marzo 2015. Contributi di: TOMMASO FRANCESCO GIUPPONI, Riordino del governo territoriale, razionalizzazione della spesa pubblica e processi di fusione: il quadro costituzionale, Università di Bologna.
MARCOS ALMEIDA CERREDA, La riforma della mappa locale nello scenario della crisi economica: una prospettiva di diritto comparato, Università di Santiago de Compostela. http://www.accademiautonomia.it/file/repository/1606848853_Modello%20spagnolo_Marcos%20Almeida%20Cerrera.pdf
CLAUDIA TUBERTINI, Verso l’applicazione concreta del principio di adeguatezza: le dinamiche aggregative locali e l’impatto della nuova disciplina statale sulle fusioni, Università di Bologna – docente SPISA. http://www.accademiautonomia.it/file/repository/185053414_Presentazione%20per%20corso%20fusioni%20TUBERTINI.pdf
RITA FILIPPINI e ALESSANDRA MAGLIERI, Il procedimento legislativo di fusione in concreto nelle leggi regionali, Regione Emilia-Romagna. http://autonomie.regione.emilia-romagna.it/fusioni-di-comuni/approfondimenti/il-procedimento-legislativo-di-fusione-in-concreto-nelle-leggi-regionali-filippini-maglieri
PIETRO BARRERA, La gestione del personale dei comuni nei processi di fusione, Responsabile del progetto ANCI – UPI – Ministero dell’interno “Accademia per l’autonomia”. http://www.accademiautonomia.it/file/repository/362871528_BARRERA_BOLOGNA_25-3-2015.pdf
CLAUDIO PIERMATTEI, Regione Marche - Alberto Bernini, Regione Lombardia - Alessandro Sterpa, Regione Lazio-Università della Tuscia, Il ruolo delle Regioni nella disciplina e nel sostegno dei processi di fusione. http://www.accademiautonomia.it/file/repository/504280536_Relazione%20convegno%20Bologna_%20Claudio%20Piermattei.pdf
GIOVANNI XILO, La fase preparatoria alla fusione: lo studio di fattibilità, i processi partecipativi, la comunicazione nei processi di
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fusione, Consulente del Dipartimento affari regionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
ROBERTO PACELLA, Fusioni: Quali vantaggi? Risparmi teorici derivanti da un’ipotesi di accorpamento dei comuni di minore dimensione demografica, Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali del Ministero dell’Interno.
MARIO COLLEVECCHIO, La fusione dei comuni come occasione per l'individuazione di ambiti territoriali ottimali in relazione al processo del riordino delle Province, docente SPISA.
STEFANO RAMAZZA, Fusioni: quali vantaggi? Dalla dimensione nazionale a quella regionale. Analisi dei dati economici dei comuni dell’Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna (slide). http://autonomie.regione.emilia-romagna.it/fusioni-di-comuni/approfondimenti/fusioni-quali-vantaggi-stefano-ramazza
Le esperienze di successo: testimonianze dal territorio. Interventi di segretari e referenti tecnici dei nuovi Comuni derivanti da fusione:
DANIELE RUMPIANESI, Unione dei Comuni Valli del Reno Lavino e Samoggia (BO)
LORELLA ORSILLO, Comune di Trecastelli (AN)
GIOVANNI DE LORENZI, Comune di Gravedona e uniti (CO)
- .-.-.-.-.-.-.-.-.-.- Dossier della Camera dei Deputati su “Elementi di valutazione della qualità del testo ‘Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni’”, in Federalismi.it, 3 dicembre 2013 http://www.federalismi.it/ApplOpenFilePDF.cfm?artid=23739&dpath=document&dfile=09122013115057.pdf&content=Senato-Dossier+'Disposizioni+sulle+Città+metropolitane,+sulle+Province,+sulle+unioni+e+fusioni+di+Comuni'+-+stato+-+documentazione+-+ “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni”, DdL Camera n. C/1542-A (aggiornamento dicembre 2013) http://www.camera.it/leg17/126?tab=&leg=17&idDocumento=1542-A&sede=&tipo= Documento ANCI per audizione presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera sul Disegno di Legge AC 1542 “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni”, 6 novembre 2013 “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di
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Comuni. Disegno di legge AC 1542, abbinato al n. 1408 e al n. 1737”, nel testo della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, novembre 2013 http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=17PDL0014020 Dossier (schede di lettura) (8 ottobre 2013) http://documenti.camera.it/Leg17/Dossier/Testi/AC0199.htm “Parere in merito ai dubbi di costituzionalità del DDL n. 1542”, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Parere sugli aspetti giuridici dell’Appello dal titolo “Per una riforma razionale del sistema delle autonomie locali” datato 13 ottobre e firmato dal prof. Gian Candido De Martin e numerosi altri professori di materie pubblicistiche di diverse sedi universitarie italiane (29 ottobre 2013) http://www.affariregionali.it/media/125524/delrio_parere_sugli_aspetti_giuridi_dell_appello_upi.pdf “Considerazioni in merito a risparmi e benefici del DDL n. 1542”, Presidenza del Consiglio dei Ministri (29 ottobre 2013) http://www.affariregionali.it/media/125529/risparmi_e_benefici_ddl_1542.pdf “Stato del confronto con le Rappresentanze delle Regioni e delle Autonomie Locali e con le Organizzazioni sindacali”, Presidenza del Consiglio dei Ministri (29 ottobre 2013) http://www.affariregionali.it/media/125534/stato_del_confronto_con_regioni_autonomie_ooss.pdf “Individuazione, per l'anno 2013, delle Regioni di cui all'art. 4 dell'intesa in ordine ai nuovi criteri per il riparto e la gestione delle risorse statali a sostegno dell'associazionismo comunale, sancita con atto n. 936 del 1 marzo 2006”, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Conferenza Unifica, Deliberazione del 26 settembre 2013 http://www.regione.toscana.it/documents/10180/489768/associazionismo+-+Individuazione+regioni+2013.pdf/adc66736-4cd0-4fbc-8272-73ecc75cf01a “Intesa tra Ministero dell'Interno, ANCI, UNCEM, in ordine ai nuovi criteri per il riparto e la gestione delle risorse statali a sostegno dell'associazionismo comunale”, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Conferenza Unificata, Deliberazione 1 marzo 2006, n. 936 http://www.regione.toscana.it/documents/10180/513814/Seduta+del+1+marzo+2006.pdf/7086b8da-ab87-44bf-9fc7-04f685a9a719
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5.2_Regioni
ABRUZZO NARA BERTI, “La fattibilità tecnico organizzativa ed economica del
processo associativo”, seminario organizzato nell’ambito del programma di
riordino territoriale della Regione Abruzzo, 19-20 novembre 2012.
http://federalismo.formez.it/sites/all/files/berti_slides_19_20_11_2012.pdf
MAURIZIO GALLONI, “Organizzazione e funzionamento della gestione
associata di una funzione/servizio. La funzione di pianificazione di
protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi”, seminario
organizzato nell’ambito del programma di riordino territoriale della Regione
Abruzzo, 11 dicembre 2012.
http://federalismo.formez.it/sites/all/files/galloni_protezione_civile.pdf
MAURIZIO GALLONI, “Organizzazione e funzionamento della gestione
associata di una funzione/servizio. La funzione di polizia municipale
e polizia amministrativa locale”, seminario organizzato nell’ambito del
programma di riordino territoriale della Regione Abruzzo, 11 dicembre 2012.
http://federalismo.formez.it/sites/all/files/Polizia_municipale_galloni_6_12_12.p
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ELENA GAMBERINI, “Organizzazione e funzionamento della gestione
associata di una funzione/servizio. La funzione servizi sociali”,
seminario organizzato nell’ambito del programma di riordino territoriale della
Regione Abruzzo, 11 dicembre 2012.
http://federalismo.formez.it/sites/all/files/gamberini_11_12_12.pdf
“La gestione associata delle funzioni. 2010-2013. Programma di
riordino territoriale della Regione Abruzzo”, Regione Abruzzo, Formez
P.A., novembre 2012.
http://federalismo.formez.it/sites/all/files/associazionismo tasso_fmz1.pdf
ALESSANDRA MARCHI, “Organizzazione e funzionamento della
gestione associata delle entrate (Servizio Tributi)”, seminario
organizzato nell’ambito del programma di riordino territoriale della Regione
Abruzzo, 11 dicembre 2012.
http://federalismo.formez.it/sites/all/files/marchi_11_12_12.pdf
GIUSEPPE RAGADALI, Il personale dei piccoli comuni e lo sviluppo delle gestioni associate obbligatorie, Programma di riordino territoriale della Regione Abruzzo, FormezPA, SLIDE, 2012.
LINK AI DOCUMENTI
ORIGINALI.
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http://federalismo.formez.it/sites/all/files/Ragadali_slides_19_20_29_11_2012.pdf Illustrazione del Programma di riordino territoriale della Regione Abruzzo:
Come operano i limiti di spesa del personale nelle gestioni associate Forme di “impiego” del personale nelle gestioni associate
Costituzione fondo miglioramento dei servizi nella gestione associata
Politiche incentivanti
GIOVANNI XILO, I processi di associazionismo intercomunale, FORMEZ PA, luglio 2012. Slide scaricabili da: http://focus.formez.it/sites/all/files/I%20processi%20di%20associazionismo%20intercomunale_gx.pdf INDICE I processi di associazionismo intercomunale in Italia
Le determinanti dei processi associativi intercomunali
Le possibili “mission” e configurazioni delle aggregazioni intercomunali
Il processo istituzionale di nascita delle forme associate
Gli oggetti dell’associazione – unione: i servizi per tipologia di vantaggi (e svantaggi) possibili.
BASILICATA
“La gestione associata delle funzioni comunali. L’Unione dei
Comuni: gli adempimenti, le forme, le scelte, l’organizzazione. Uno
schema guida di Statuto di Unioni di Comuni”, Regione Basilicata,
Presidenza della Giunta, Ufficio Autonomie Locali e Decentramento
amministrativo, Schema da sottoporre all’approvazione della Giunta Regionale
e consegnato in data 5 novembre 2012 ai sindaci dei comuni capofila.
http://www.basilicatanet.it/giuntacma/files/docs/DOCUMENT_FILE_602291.
“La gestione associata delle funzioni comunali”, Regione Basilicata,
Presidenza della Giunta, Ufficio Autonomie Locali e Decentramento
amministrativo, ottobre 2012.
http://www.basilicatanet.it/giuntacma/files/docs/DOCUMENT_FILE_602289
“Linee-guida in ordine all’art. 19 D.L. 95/2012 convertito in legge 7 agosto
2012, n. 135 e dell’art. 36 della l.r. 8 agosto 2012, n. 16 in materia di
associazionismo comunale”, Regione Basilicata, Presidenza della Giunta, Ufficio
Autonomie Locali e Decentramento amministrativo, 30 ottobre 2012.
http://www.basilicatanet.it/giuntacma/files/docs/DOCUMENT_FILE_602287.pdf
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ANCI, “Aree di programma come centrali di committenza”, parere
dell’ANCI sulla l.r. n. 33/2010.
http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/Unioni di Comuni2.pdf
CAMPANIA “La finanza territoriale in Italia. Rapporto 2012”, di IRES Piemonte,
IRPET Toscana, SRM Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, Éupolis Lombardia,
IPRES Puglia, Liguria Ricerche, 2012 – Parte Seconda, Capitolo 10 “La gestione
associata obbligatoria: riflessioni sulle risposte dei Comuni campani alla
necessità di riorganizzazione finanziaria e gestionale” (pagg. 203-214)
http://www.camera.it/temiap/RAPPORTO FINANZA TERRITORIALE 2012.pdf
EMILIA-ROMAGNA BALDINI, G., BOLGHERINI, S., DALLARA, C., MOSCA, L., Unioni di
Comuni Le sfide dell'intercomunalità in Emilia-Romagna, Bologna,
Misure / Materiali di ricerca dell'Istituto Cattaneo, 2009.
http://www.academia.edu/2624893/Unioni_di_Comuni._Le_sfide_dell_inter
comunalit%C3%A0_in_Emilia-
Romagna_con_Baldini_G._Bolgherini_S._e_Mosca_L._
Anche scaricabile da:
http://www.cattaneo.org/pubblicazioni/misure/Misure%20n.%2031%20(Baldini%20
e%20altri).pdf
Prefazione La legge regionale n. 10 del 2008 della Regione Emilia-Romagna («Misure per il riordino territoriale, l’autoriforma dell’amministrazione e la razionalizzazione delle funzioni») disciplina le unioni di comuni, con norme innovative che ne rafforzano il ruolo di soggetto privilegiato nei rapporti interistituzionali tra enti locali e regione. L’unione fa la forza: perciò vogliamo dare più occasioni di sviluppo e crescita ad ogni territorio, valorizzando ogni specificità. È essenziale assicurare una governance più efficiente e moderna, con meno costi e più opportunità per lo sviluppo delle comunità territoriali. La legge configura l’unione di comuni quale ente sovracomunale a vocazione plurifunzionale, che opera in un ambito territoriale adeguato in cui non vi sia sovrapposizione di enti e di competenze e, ai fini dell’incentivazione economica, ne disciplina per la prima volta requisiti dimensionali e funzionali minimi, nonché aspetti ordinamentali essenziali come, ad esempio, la composizione della giunta. Questa legge ha quindi promosso una nuova fase molto dinamica, che è pienamente in corso, di allargamento delle piccole unioni e consolidamento
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delle altre. La legge regionale per il riordino territoriale è quindi mossa dal senso di responsabilità e dalla convinzione che un territorio è forte se cresce dovunque in modo equilibrato, con il protagonismo attivo dei territori e un’unica strategia di gestione e sviluppo che unisce le aree più forti a quelle più deboli, per rafforzarle tutte. La riforma dell’associazionismo intercomunale approvata con la legge regionale n. 10 si pone anche l’obiettivo di migliorare e rendere più efficiente la gestione associata dei servizi sul territorio, premiando quelle forme associative che raggiungano alti livelli qualitativi delle prestazioni. Per queste ragioni, dispone criteri più selettivi e mirati per l’accesso ai contributi (e la relativa quantificazione) a favore delle forme associative, tra l’altro concentrando le risorse a beneficio delle unioni e delle residue comunità montane. Va sottolineato, inoltre, che la legge regionale n. 10 costituisce per la Regione Emilia-Romagna il primo rilevante provvedimento legislativo di un più complesso e articolato processo normativo di semplificazione istituzionale, autoriforma amministrativa e riorganizzazione delle strutture degli enti locali e degli enti strumentali regionali. Un processo che prevede riduzioni, accorpamenti e riforme di enti intermedi, e che comporterà nel prossimo futuro, oltre a una riconsiderazione complessiva della governance locale, il conferimento da parte della regione, con successive leggi, di funzioni e compiti non solo gestionali ma anche di indirizzo e programmazione in capo agli enti associativi, che le svolgeranno a livello di area sovracomunale. Un processo, quindi, in grado di assicurare la crescita economica e sociale del nostro territorio, nell’ottica di uno sviluppo integrato forte e sostenibile. Risulta pertanto molto utile, nella prima fase di attuazione della legge – e anche in vista dell’adozione dei provvedimenti che daranno concreta applicazione a regime alle sue norme più innovative – poter disporre di analisi accurate e approfondite non solo del fenomeno dell’intercomunalità nel suo complesso e nelle sue varie articolazioni ed evoluzioni, all’interno della regione (compreso lo studio specifico di determinati modelli), ma anche di indagini che facciano emergere le interrelazioni e gli effetti nel tempo delle politiche regionali, e in particolare delle misure incentivanti in materia, in quanto forniscono dati essenziali per impostare i futuri programmi e le azioni concrete più idonee al raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla legge. Questo volume mette in luce proprio questi aspetti e il ruolo della regione in questi sviluppi. A fronte di una – ormai anche piuttosto ricca – serie di studi e analisi sul panorama delle unioni di comuni in Italia e nelle diverse regioni, questo lavoro privilegia l’approccio empirico e pone l’accento sul reale funzionamento delle unioni stesse. In particolare, ha l’obiettivo di esaminare lo sviluppo e l’evoluzione delle unioni di comuni come forma di cooperazione intercomunale, di metterne in luce vantaggi e vischiosità, positività e rischi. La prospettiva comparata e lo sguardo all’Unione Europea ne costituiscono un valore aggiunto: la prospettiva comparata permette di confrontare varie realtà emiliano-romagnole evidenziandone similitudini e differenze.
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Tratti omogenei e sfide condivise connotano le esperienze di cooperazione nel governo locale, ma emergono anche differenze importanti (anagrafiche, demografiche, strutturali, politiche, ecc.) che rendono variegato il mondo delle unioni. Questo volume cerca, allora, di individuare i percorsi ed elementi peculiari nei processi di governo, nel percorso verso una maggiore razionalizzazione amministrativa e nella gestione delle politiche pubbliche attraverso il confronto tra casi diversi. Lo sguardo all’Unione Europea – che questa pubblicazione offre attraverso una panoramica sulle esperienze di intercomunalità in altri paesi e un confronto con quelle italiane – costituisce, invece, un elemento di novità e di particolare rilevanza perché il livello comunitario è divenuto ormai un punto di riferimento imprescindibile per il governo locale.
BALDI B., XILO G., Dall’Unione alla fusione dei Comuni: le ragioni, le criticità e le forme, in Istituzioni del Federalismo, Rivista di studi giuridici e politici, Q.1 2012, anno XXXIII. http://www.regione.emilia-romagna.it/affari_ist/Supplemento1_12/Baldi.pdf Come noto, la legge 142/1990, nella sua formulazione originaria, disciplinava le Unioni come strumenti associativi esclusivamente finalizzati alla creazione delle condizioni necessarie a procedere, successivamente, alla fusione dei Comuni, prevedendo quest’ultima come obbligatoria dopo dieci anni di vita dell’Unione, pena lo scioglimento dell’Unione stessa. In altri termini, la legge pur scegliendo uno strumento associativo – la libera e volontaria costituzione di una Unione come ente di secondo grado fra i Comuni interessati – puntava ad una soluzione organica1: arrivare alla riduzione del numero dei Comuni italiani con la costituzione di enti comunali di più ampie dimensioni che, in un’opera di razionalizzazione ma anche di semplificazione della geografia amministrativa, scaturissero dalla fusione dei piccoli Comuni (quelli con meno di 5.000 abitanti). Un processo difficile, di profondo rinnovamento istituzionale, destinato ad incontrare resistenze, per il quale l’Unione rappresentava una prima tappa: una entità associativa, graduale e transitoria, preordinata alla costituzione di un Comune unico. Il mancato decollo delle Unioni dei Comuni a quasi dieci anni dall’approvazione della legge 142/1990 – quelle istituite alla fine degli anni Novanta risultavano essere solo 172 – spinse il legislatore a riformare questo quadro normativo. Con la legge 265/1999, recepita poi nel Tuel, l’istituto della fusione e quello della Unione dei Comuni vengono separati, divenendo due strumenti di riordino territoriale distinti, orientati ad assolvere diverse finalità, e in tale forma recepite e disciplinate dalle leggi di riordino regionali. Le Unioni diventano entità associative a tempo indeterminato, enti di secondo grado volti all’esercizio congiunto delle funzioni e dei servizi comunali, allo scopo di accrescerne l’efficienza e l’efficacia a prescindere dalle dimensioni demografiche degli enti partecipanti (potendosi costituire anche Unioni con
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Comuni di medio-grandi dimensioni), con incentivi regionali e contributi statali erogati in base al numero non di abitanti, bensì di funzioni gestite in forma associata. Uno strumento dunque non riservato ai piccoli Comuni, ma aperto a tutti quelli che intendono realizzare gestioni più efficienti ed efficaci. Le fusioni restano invece istituti pensati primariamente per superare il fenomeno dei Comuni “polvere” – Comuni di piccolissime dimensioni – e relativi disagi […]
FRANCESCO RAPHAEL FRIERI, Riordino territoriale in Unioni di Comuni, Forum PA, 28 maggio 2014. Slide.
ELENA GAMBERINI, Gestioni associate e unioni dei comuni: aspetti organizzativi e potenzialità, Scenari istituzionali per la governance del territorio, Azienditalia I, 2012. www.legautonomie.it/content/download/8976/47144/file/AziendItalia%202%20Elena%20Gamberini%20def%20%283%29.pdf Il nostro Paese sta attraversando un periodo di profondo ripensamento delle architetture istituzionali e le città ed i comuni ne sono coinvolte sotto svariati profili: la costituzione delle aree metropolitane, il ridisegno del sistema di relazioni tra le amministrazioni del territorio, la necessità di dare impulso alle forme associative di gestione dei servizi pubblici, finanche l’obbligo per i piccoli e piccolissimi comuni di gestire in forma associata tramite le Unioni di Comuni le c.d. funzioni fondamentali. Vero è altrettanto che oggi più che mai la vitalità economico-sociale è legata alla forza dei territori, con una Pubblica Amministrazione più efficiente ed innovativa, servizi moderni ed una costruzione di reti amministrative più adeguate ad ogni livello. ELENA GAMBERINI (a cura di), Unioni di Comuni, Fusioni e Nuove
Province, 29 novembre 2014, SLIDE.
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TUTTA LA DOCUMENTAZIONE SULLA FUSIONE DEL COMUNE DI
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49f8553c-aa8f-45db-9a09-c11f2c87536c&groupId=38960 - Sintesi
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20 maggio 2013
http://www.consiglio.regione.lombardia.it/c/document_library/get_file?uuid=
6e43b068-b00e-4207-8e72-d71a076d0a47&groupId=38960
– slides di presentazione
http://www.consiglio.regione.lombardia.it/c/document_library/get_file?uuid=
e1ca4f20-06b0-4dcb-ab2f-f45a403e08cb&groupId=38960
REGIONE LOMBARDIA (Ufficio Studi, Ricerche e Biblioteca - Servizio
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774060a9-96cc-4a17-98c5-0f4478c01646&groupId=38960
Si tratta di un dossier che raccoglie i riferimenti bibliografici (con relativi link)
nazionali e regionali sulla normativa, la documentazione, le monografie, i siti
web e le riviste relativi al tema delle unioni dei Comuni e delle gestioni associate
aggiornati alla fine del 2013.
“Una ‘Carta delle autonomie lombarde’ per una Regione Nuova.
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Controllo per il Piemonte, luglio 2012.
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UFFICIO STAMPA DEI COMUNI DI FIGLINE E INCISA, COM-UNICO:
VERSO LA FUSIONE DEI COMUNI DI FIGLINE VALDARNO E
INCISA IN VAL D’ARNO, Responsabile: Samuele Venturi, 20 settembre
2012.
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ComUnico_23.10.2012.pdf
VENETO
LUCIANO GALLO, Lo sviluppo parte dai territori, 4 aprile 2014. Presentazione dell’Unione dei Comuni del Camposanpierese. http://www.slideshare.net/mgk4d/gallo-lo-sviluppo-riparte-dai-territori-2
ETTORE JORIO, “Le Unioni di Comuni: vantaggi e problematiche
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“La gestione associata di servizi e funzioni comunali”, Allegato a Il
diritto della Regione – Il nuovo Cittadino, n. 1-2/2012 (febbraio 2013).
http://diritto.regione.veneto.it/wp-content/uploads/2013/02/MANUALE_Ga-Parte-Prima_28_02_2013.pdf
CANTON TICINO DOSSIER DOCUMENTALE 5 “LE AGGREGAZIONI DI COMUNI” - 2.
Progetti, studi, modelli teorici, esempi di fusioni.
http://www.sbt.ti.ch/bcb/home/drt/dossier/fusione/teorici.html
Dossier aggiornato ad aprile 2014 nella versione on line che raccoglie
un’interessante documentazione sulle aggregazioni comunali.
Dalla Premessa: "La non coincidenza dei confini giurisdizionali dei comuni con quelli economico-sociali porta il politico a promuovere sempre più un livello regionale di decisione che solo appare adatto a fronteggiare quell'esigenza indispensabile di coordinamento... " Alex Pedrazzini Un soggetto di attualità quale la problematica delle aggregazioni comunali ha richiesto una suddivisione accurata e precisa del materiale ad esso inerente (materiale che ha più livelli di specificità e che può essere utile a più tipi di utente: ricercatore, studente universitario, liceale, ecc.). Suddivisione che permette di usare la molta e diversificata documentazione raccolta in modo più razionale e puntuale. Il primo capito del dossier (aggregazioni in Ticino) offre delle referenze volte a dare una visione generale del tema. Sono poi approfonditi altri aspetti più specifici come gli studi sulle aggregazioni, gli aspetti storici, gli aspetti legislativi e i vari rapporti alla cittadinanza. La sezione bibliografia audiovisiva contiene alcune trasmissioni della RSI consultabili online o presso la Biblioteca cantonale di Bellinzona ed infine la pagina degli indirizzi utili elenca enti e associazioni attivi nel settore. Facciamo notare che la versione cartacea del dossier contiene degli articoli tratti da quotidiani e riviste che non sono disponibili online. Per la nostra ricerca ci siamo avvalsi delle seguenti diciture: Fusioni comunali - Aggregazioni comunali - Comune ticinese -Autonomia comunale - Riforma comuni.
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5.3_ANCI
LETTERA DOMENICI - GUERRA A SOTTOSEGRETARIO VEGAS, [11-03-2005]. Mauro Guerra, Coordinatore ANCI Unioni di Comuni e Leonardo Domenici, Presidente ANCI. http://www.unioni.anci.it/index.cfm?layout=dettaglio&IdSez=808609&IdDett=26119 MANIFESTO DELLE UNIONI DI COMUNI, [10-06-2005], Approvato dalla I Conferenza Nazionale ANCI Unioni di Comuni – Maiori. Più uniti, più autonomi, più forti - La sfida dell’Associazionismo. http://www.unioni.anci.it/index.cfm?layout=dettaglio&IdSez=808609&IdDett=26117
UNIONI DI COMUNI/ASSOCIAZIONISMO COMUNALE. UNA SFIDA STRATEGICA PER L’INTERA REPUBBLICA, Documento approvato alla II Conferenza Nazionale Unioni di Comuni, Rocca di Mezzo, 8 settembre 2006. http://www.unioni.anci.it/index.cfm?layout=dettaglio&IdDett=12336 L’associazionismo comunale in Europa, ANCI, 2007. http://www.unioni.anci.it/Contenuti/Allegati/associazionismo_europeo.pdf Intervista a Mauro Guerra - Le Unioni dei Comuni per lo sviluppo del territorio, 21-10-2010. Mauro Guerra, sindaco del Comune di Tremezzo (CO), presidente dell’Unione dei Comuni della Tremezzina (formata dai Comuni di Colonno, Griante, Lenno, Ossuccio e Tramezzo), già Presidente Piccoli Comuni, Unioni e Gestioni associate di ANCI Lombardia, è stato da poco designato Coordinatore Nazionale ANCI delle Unioni di Comuni. Dopo la nomina, è stato invitato ad esprimersi sull’”universo Unioni” http://www.unioni.anci.it/index.cfm?layout=dettaglio&IdSez=808609&IdDett=26120 LO STATO DELLE UNIONI Rapporto nazionale 2010 sulle Unioni dei Comuni, Cittalia – Fondazione ANCI ricerche e Area Piccoli Comuni, Unioni, Associazionismo e Status Amministratori dell’ANCI, 2010. http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/Unioni_comuni_10.pdf ATLANTE DEI PICCOLI COMUNI 2012 , IFEL – Fondazione ANCI, 2012. http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/ATLANTE_COMUNI_2012.pdf ATLANTE DEI PICCOLI COMUNI 2013, (IFEL – Fondazione ANCI), 2013. http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/Atlante%20dei%20Piccoli%20Comuni%202013.pdf
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ATLANTE DEI PICCOLI COMUNI 2014, (IFEL – Fondazione ANCI), 2014. http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/APC_2014.pdf ANCI LOMBARDIA, “Dossier gestioni associate” in Strategie Amministrative, Mensile di notizie e commenti per amministrator e funzionari degli Enti locali, anno XII numero 4, Maggio 2013, pp. 6-17. http://strategieamministrative.it/pdf/2013/str_maggio.pdf DANIELE FORMICONI (a cura di), IL MANUALE DELLE GESTIONI ASSOCIATE COMUNALI, ANCI PIEMONTE, 2014. http://www.innovatoripa.it/sites/default/files/manuale_gestioni_associate_2014.pdf ANCI LAZIO e CITTALIA-Fondazione ANCI ricerche, Guida per gli Amministratori Locali. Aggiornata alla Legge Delrio n. 56/2014, 2014. http://www.ancilazio.it/upload/allegati/1417682911_B5PNIN_7R6AJC.pdf ANCI Piemonte e Daniele Formiconi (a cura di), IL MANUALE DELLE GESTIONI ASSOCIATE COMUNALI — 2014. Aggiornato con la normativa nazionale e della Regione Piemonte e contenente gli schemi di Convenzione, atto costitutivo e Statuto dell’Unione, 2014. http://www.innovatoripa.it/sites/default/files/manuale_gestioni_associate_2014.pdf ANCI Emilia-Romagna, Fusioni di Comuni, i processi e la governance. Presentazione di casi pratici, Piacenza, 18 febbraio 2015 . http://www.anci.emilia-romagna.it/formazione/Fusioni-di-Comuni-i-processi-e-la-governance.-Presentazione-di-casi-pratici
5.4_ANCI FVG
Il riordino degli enti locali e lo sviluppo del Friuli Venezia Giulia: una sfida per la politica in tempi di “Smart Communities”, 14 novembre 2012, Il nuovo comune (bimestrale dell'ANCI, sezione del Friuli-Venezia Giulia) n. 4-6 Luglio/Dicembre 2012. http://www.anci.fvg.it/uploads/media/ANCI_4-6_WEB__1_.pdf FVG: verso gli Smart Land. Come costruire ambiti territoriali “intelligenti”, ANCI FVG, Udine, 30.10.2013. http://www.anci.fvg.it/uploads/media/Studio_ANCI_FVG_Verso_gli_Smart_Land_02.pdf
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6_COMUNICARE LA RIFORMA
Dal 2013 e fino al 1 luglio 2015, l’assessore competente ha partecipato a 250 incontri che hanno riguardato direttamente l’impianto della riforma o il testo di legge, in particolare:
56 nel 2013
132 nel 2014
62 nella prima parte del 2015.
Gli incontri effettuati nei territori delle singole UTI non hanno interessato sempre tutti i Comuni in esse ricompresi, a volte si è discusso in un contesto più ristretto della possibile costituzione di sub-ambiti, quindi di porzioni di unione.
Si riportano anche gli incontri di natura politica perché spesso hanno visto la partecipazione di amministratori e rappresentanti politici di estrazione diversa e hanno rappresentato una valida occasione di dibattito e approfondimento.
Gli incontri e i dibattiti sono stati sempre promossi e organizzati dai sindaci e amministratori locali ed erano tutti aperti alla partecipazione dei cittadini e delle cittadine.
Non sono stati citati i numerosi incontri con singoli sindaci, nonostante abbiano rappresentato una significativa opportunità di confronto.
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6.1_Incontri sul territorio
Le UTI e i Comuni visitati:
UNIONI TERRITORIALI COMUNALI (UTI)
INCONTRI
n. 2013
date 2013
n. 2014
date 2014 n.
2015 date 2015
A - UTI GIULIANO
Duino - Aurisina, San Dorligo della Valle - Dolina, Sgonico, Monrupino, TRIESTE
1 24-set-2013 7
10-dic-2014; 11-nov-2014; 3-set-2014; 18-lug-2014; 8-lug-2014; 30-mag-2014; 29-mag-2014
1 3-mar-15
B - UTI BASSO ISONTINO
Doberdò del L., Grado, Fogliano-Redipuglia, Monfalcone, Ronchi dei L., S. Canzian d'Is., S. Pier d'Is., Staranzano, Turriaco
1 4-set-2013 8
19-nov-2014; 12-nov-2014; 23-ott-2014; 10-ott-2014; 22-mag-2014; 1-apr-2014; 24-mar-2014; 27-feb-2014
4
18-feb-15; 13-mag-2015; 17-giu-2015; 1-lug-2015
97
97 97 97
UNIONI TERRITORIALI COMUNALI (UTI)
INCONTRI
n. 2013
date 2013
n. 2014
date 2014 n.
2015 date 2015
C- UTI ALTO ISONTINO
Capriva del F., Cormons, Dolegna del C., Farra d'Is., Gorizia, Gradisca, Mariano del F., Medea, Moraro, Mossa, Romans d'Is., Sagrado, S. Floriano, S. Lorenzo Is., Savogna d'Is., Villesse
1 15-ott-2013 4
4-set-2014; 21-lug-2014; 1-apr-2014; 27-feb-2014
1 20-apr-15
D- UTI ALTO FRIULI ORIENTALE
Artegna; Bordano; Chiusaforte; Dogna; Gemona del F.; Malborghetto Valbruna; Moggio Udinese; Montenars; Pontebba; Resia; Resiutta; Tarvisio; Trasaghis; Venzone
3
23-dic-2013; 10-dic-2013; 4-set-2013
6
19-nov-2014; 12-ago-2014; 31-lug-2014; 7-apr-2014; 6-mar-2014
2
02-mar-2015; 6-feb-2015;
98
98 98 98
UNIONI TERRITORIALI COMUNALI (UTI)
INCONTRI
n. 2013
date 2013
n. 2014
date 2014 n.
2015 date 2015
E - UTI DELLA CARNIA
Amaro, Ampezzo, Arta Terme, Cavazzo Carnico, Cercivento, Comeglians, Enemonzo, Forni Avoltri, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Lauco, Ligosullo, Ovaro, Paluzza, Paularo, Prato Carnico, Preone, Ravascletto, Raveo, Rigolato, Sauris, Socchieve, Sutrio, Tolmezzo, Treppo Carnico, Verzegnis, Villa Santina, Zuglio
1 05-dic-13 10
5-nov-2014; 31-ott-2014; 14-lugl-2014; 30-giu-2014; 16-giu-2014; 5-mar-2014; 3-mar-2014; 22-gen-2014
6
13 aprile 2015, 9 aprile 2015; 10-mar-15; 18-feb-2015; 19-feb -2015; 29-gen2015
99
99 99 99
UNIONI TERRITORIALI COMUNALI (UTI)
INCONTRI
n. 2013
date 2013
n. 2014
date 2014 n.
2015 date 2015
F - UTI FRIULI CENTRALE
Campoformido, Martignacco, Pagnacco, Pasian di Prato, Pavia di Ud, Pozzuolo del F., Pradamano, Tavagnacco, Udine
3
17-nov-2014; 3-mar-2014; 27/01/2014
1 5-mar-15
G - UTI DEL TORRE
Attimis, Cassacco, Faedis, Lusevera, Magnano in R., Nimis, Povoletto, Reana del R., Taipana, Tarcento, Tricesimo
2
15-mag-2014; 14-mar-2014
H - UTI MEDIO FRIULI
Basiliano, Bertiolo, Camino al T.to., Castions di S., Codroipo, Lestizza, Mereto di T., Mortegliano, Sedegliano, Talmassons, Varmo
2
2-ago-2013; 19-lug-13
3
6-nov-2014; 7-ago-2014; 21-mag-2014
100
100 100 100
UNIONI TERRITORIALI COMUNALI (UTI)
INCONTRI
n. 2013
date 2013
n. 2014
date 2014 n.
2015 date 2015
I - UTI COLLINARE
Buja, Colloredo di M. A., Coseano, Dignano, Fagagna, Flaibano, Forgaria nel F., Majano, Moruzzo, Osoppo, Ragogna, Rive d'A., San Daniele del F., San Vito di F., Treppo Grande.
2 24-ott-2013; 11-lug-2013
6
15- set-2014; 4-set-2014; 30-lug-2014; 28-lug-2014; 3-mar-2014; 5-feb-2014
3
8-apr-2015; 17-mar-2015; 9-mar-2015
J - UTI DEL NATISONE
Buttrio, Cividale del F., Corno di R., Drenchia, Grimacco, Manzano, Moimacco, Premariacco, Prepotto, Pulfero, Remanzacco, S. Giovanni al N., S. Leonardo, S. Pietro al N., Savogna, Stregna, Torreano
4
16-set-2013; 3-lug-2013; 13-giu-2013
3
22-dic-2014; 15-mag-2014; 15-apr-2014
3
8-apr-2015; 26-feb-2015; 26-mar-15
101
101 101 101
UNIONI TERRITORIALI COMUNALI (UTI)
INCONTRI
n. 2013
date 2013
n. 2014
date 2014 n.
2015 date 2015
K - UTI BASSA FRIULANA OCCIDENTALE
Carlino, Latisana, Lignano S., Marano L., Muzzana del T., Palazzolo dello S., Pocenia, Porpetto, Precenicco, Rivignano-Teor, Ronchis, S. Giorgio di N., Torviscosa
1 9-ott-2013 7
14 ott-2014; 8 ago-2014; 10-giu-2014; 15-mag-2014; 24-mar-2014; 17-mar-2014
1 10-giu-2015
L - UTI BASSA FRIULANA ORIENTALE
Aiello del F., Aquileia, Bagnaria Arsa, Bicinicco, Campolongo-Tapogliano, Cervignano del F., Chiopris-Viscone, Fiumicello, Gonars, Palmanova, Ruda, S. Vito al T., Santa Maria la L., Terzo d'Aquileia, Trivignano Ud., Villa Vicentina
4
28-ott-2013; 17-lug-2013; 26-giu-2013; 11-giu-2013
8
28-ott-2014; 20-ott-2014; 12-ago-2014; 10-lug-2014; 19-mag-2014; 24-mar-2014; 6-feb-2014 15/01/2014
4
23-apr-15; 17-apr-15; 14-gen-2015; 13-gen-2015
102
102 102 102
UNIONI TERRITORIALI COMUNALI (UTI)
INCONTRI
n. 2013
date 2013
n. 2014
date 2014 n.
2015 date 2015
M - UTI DESTRA TAGLIAMENTO
Casarsa della D., Cordovado, Morsano al T.to, S. Martino al T.to, S. Vito al T.to, Sesto al R., Valvasone Arzene
2
12-set-2013; 22-lug-2013
6
10-DIC-2014; 15-lug-2014; 30-giu-2014; 17-feb-2014, 5-feb-2014; 04-feb-2014
4
1-apr-2015; 10-mar-2015; 11-mar-2015; 15-gen-2015
N - UTI DOLOMITI FRIULANE
Andreis, Arba, Barcis, Castelnuovo del F., Cavasso Nuovo, Cimolais, Claut, Clauzetto, Erto e Casso, Fanna, Frisanco, Maniago, Meduno, Montereale V., Pinzano al T.to, S. Giorgio della R., Sequals, Spilimbergo, Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto, Travesio,
7
17-dic-2013; 3-dic-2013; 24-ott-2013; 2-ott-2013; 7-ago-2013; 16-lug-2013; 10-lug-2013
10
11-dic-2014; 21-ott-2014; 15-set-2014; 1-set-2014; 31-lug-2014; 29-lug-2014; 20-mag-2014; 29-apr-2014; 20/03/2014
5
20-apr-15; 24-mar-15; 25-mar-2015; 18-mar-15; 25-giu-2015
103
103 103 103
UNIONI TERRITORIALI COMUNALI (UTI)
INCONTRI
n. 2013
date 2013
n. 2014
date 2014 n.
2015 date 2015
Vajont, Vito d'Asio, Vivaro
O - UTI DEL LIVENZA
Aviano, Brugnera, Budoia, Caneva, Fontanafredda, Polcenigo, Sacile
3
9-dic-2013; 25-nov-2013; 23-lug-2013
6
12-dic-2014; 11 ago-2014; 18- lug-2014; 18-giu-2014; 5-giu-2014; 30-apr-2014
5
25-mar-2015; 16-mar-15; 21-feb-2015; 6-feb-2015; 23-giu-2015
P – UTI DEL SILE
Azzano X, Chions, Fiume V., Pasiano di Pn, Prata di Pn, Pravisdomini, Zoppola
6
8-nov-2013; 22-ott-2013; 3-ott-2013; 30-set-2013; 3-sett-2013; 10-lug-2013
6
16-ott-2014; 30-set-2014; 3-giu-2014; 15-mag-2014; 15-apr-2014 ; 17-mar-2014
5
13-apr-2015; 17-mar-15; 23-feb-2015; 25-feb-15
104
104 104 104
UNIONI TERRITORIALI COMUNALI (UTI)
INCONTRI
n. 2013
date 2013
n. 2014
date 2014 n.
2015 date 2015
Q - UTI DEL NONCELLO
Cordenons, Porcia, Pordenone, Roveredo in P., S. Quirino
5
9-set-2014; 6-mar-2014; 13-feb-2014; 28-gen-2014; 9-gen-2014
1 14-apr-15
38 100 46
Altri incontri riferiti alla riforma degli enti locali:
ALTRI INCONTRI 2013
ALTRI INCONTRI 2014
ALTRI INCONTRI 2015
UNIONE DEI COMUNI DELLA VAL TRAMONTINA 17 giugno 2013
CONSIGLIERI PROV DI MAGG di TS e GO
Convegno Grande Udine e/o grande territorio 7 febbraio 2015
FUSIONE COMUNI MONFALCONE, RONCHI, STARANZANO 18 giugno 2013
CONSIGLIERI PROV DI MAGG di UD e PN
PROVINCIA di TRIESTE (per funzioni) 19 febbraio 2015
LA RIFORMA DEGLI EE.LL. OPINIONI A CONFRONTO- MARTIGNACCO 1 luglio 2013
PD - CIRCOLO DI MARTIGNACCO - 27 gennaio 2014
Comunità Montana 19 febbraio 2015
CONVEGNO - COMUNICHIAMO A PN 5 luglio 2013
COMUNITA' MONTANA TORRE NATISONE E COLLIO (Attimis, Capriva del F., Cividale del F., Cormons, Dolegna del C., Drenchia, Faedis, Gorizia, Grimacco,
Giornata di approfondimento sull'istituto delle fusioni - ROMA 26 febbraio 2015
105
105 105 105
ALTRI INCONTRI 2013
ALTRI INCONTRI 2014
ALTRI INCONTRI 2015
Lusevera, Magnano in R., Mossa, Nimis, Povoletto, Prepotto, Pulfero, S. Floriano del C., S. Leonardo, S. Lorenzo Is, S. Pietro al N., savogna, Stregna, Taipana, Tarcento, Torreano) 12 marzo 2014
CITTA' MANDAMENTO 29 novembre 2013; 29 luglio 2013
ANCI FVG STUDIO SMARTLAND 17 marzo 2014
Presidente comunità Collinare del Friuli UDINE 9 marzo 2015
SINDACI VALVASONE, ARZENE, S. MARTINO 27 novembre 2013 (chiusura referendum), 8 novembre 2013; 7 agosto 2013
PD - CIRCOLO VALMEDUNA 1 aprile 2014
Alta Val Tagliamento - FORNI DI SOTTO 10 marzo 2015
FORUM PD - UDINE 18 settembre 2013
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI UD DALLA SMART CITY ALLA SMART LAND 15 aprile 2014
Coordinamento civiche PN 19 marzo 2015
PER UNA REGIONE DELLE AUTONOMIE - PORDENONE 27 settembre 2013
ASSEMBLEA PROV PD GO - 16 aprile 2014
Sindaci montagna pordenonese - MONTEREALE v. 23 marzo 2015
DALLE RIFORME ALLA RINASCITA - COGNE 12 E 13 OTTOBRE 2013
RIASSESTAMENTO EE.LL - RIVIGNANO TEOR 10 giugno 2014
Spilimberghese - SPILIMBERGO 24 marzo 2015
SINDACATI - UDINE 14 ottobre 2013
CISL TAVOLA ROTONDA RIFORME - TRIESTE 23 giungo 2014
CONSOLE SLOVENO SERGAS TS 17-mar-2015
COMMISSARI UNIONI MONTANE 14 ottobre 2013
CONVEGNO - DOVE VA PORDEONE - 4 luglio 2014
SCS bologna 30 MARZO 2015
AMMINISTRATORI CSX TRIESTE 14 ottobre 2013
ANCI+UPI+UNCEM UDINE 14 novembre 2014 29-set-2014; 8 luglio 2014
Sindacati comparto 24 aprile 2015
106
106 106 106
ALTRI INCONTRI 2013
ALTRI INCONTRI 2014
ALTRI INCONTRI 2015
AMMINISTRATORI CSX PORDENONE 22 ottobre 2013
PD PALMANOVA 8 luglio 2014
UNCEM 13 maggio 2015
AMMINISTRATORI CSX UDINE 28 ottobre 2013
OO.SS. SINDACALI E CATEGORIE 9 luglio 2014
Sindaci Latisana e Ronchis per fusione 25 maggio 2015
MODELLI DI SPECIALITA' A CONFRONTO - GORIZIA 29 ottobre 2013
PD - TRIESTE 10 luglio 2014
OSSERVATORIO LR 26/2014 29 maggio 2015
AMMINISTRATORI CSX GORIZIA 29 ottobre 2013
PD -TOLMEZZO 14 luglio 2014
Intervista MIXER suLR 26/2014 11 giugno 2015
AMMINISTRATORI CSX TOLMEZZO 8 novembre 2013
PROF. SANDRO DE GOTZEN (Rivista Federalismi) 17 luglio 2014
16
CONVEGNO AUTONOMIE A CONFRONTO 3 - PORDENONE 18 novembre 2013
PD - GORIZIA 21 luglio 2014
18 PD - UDINE 23 luglio 2014
PD TRIESTE 6 agosto 2014
PD OFFICINE DEMOCRATICHE 2014 UDINE - 28 settembre 2014
ESECUTIVO ANCI - FARRA 1 ottobre 2014
SLOVENSKA SKUPNOST S. MARTINO DEL CARSO 1 ottobre 2014
PROF. VANDELLI (teleconferenza) 1 ottobre 2014
PROF PALERMO - TRIESTE 9 ottobre 2014
107
107 107 107
ALTRI INCONTRI 2013
ALTRI INCONTRI 2014
ALTRI INCONTRI 2015
MINISTERO AFFARI REGIONALI ROMA 15 ottobre 2014
CONFERENZA STAMPA FUSIONE VALVASONE ARZENE 21 ottobre 2014
CONSOLE SLOVENO SERGAS 23 ottobre 2014; 26 marzo 2014
DIREZIONE REGIONALE PD 8 novembre 2014
NEXT PA - SEMINARIO AMMINISTRATORI LOCALI - UDINE 10 novembre 2014
ROTARY MONFALCONE 13 novembre 2014
UNIONE DEGLI EELL DEL FVG - CONVEGNO UNIONI EELL del FVG UD 28 novembre 2014
32
108
108 108 108
6.2_Materiali prodotti
1. Collegamento alla pagina del sito web del Consiglio regionale dedicata al disegno di legge http://www.consiglio.regione.fvg.it/iterleggi/pagine/Dettaglio.aspx?NUM=1297&LEG=XI&TIP=Disegno
2. La riforma spiegata in 10 punti (pdf)
http://autonomielocali.regione.fvg.it/aall/export/sites/default/AALL/Riforma_enti_locali/Allegati/La_riforma_in_10_punti.pdf
3. Il riordino degli enti locali nella legge statale n. 56/2014 e nella
legge regionale di riforma (pdf)
109
109 109 109
http://autonomielocali.regione.fvg.it/aall/export/sites/default/AALL/Riforma_enti_locali/Allegati/Slides.pdf
4. Nota illustrativa della L.R. 26/2014 (pdf)
http://autonomielocali.regione.fvg.it/aall/export/sites/default/AALL/Riforma_enti_locali/Allegati/NOTA_ILLUSTRATIVA_LR_26-2014.pdf
5. Pagina web “Sistema delle Autonomie locali” speciale riforma http://autonomielocali.regione.fvg.it/aall/opencms/AALL/Riforma_enti_locali/documentazione/
6. La riforma in tasca (file multimediale) https://prezi.com/a2vigah_1owc/la-riforma-in-tasca/
110
110 110 110
7. Intervista all'Assessore Panontin sul Piano di riordino territoriale (video) http://linkwebtvstream.regione.fvg.it/vod/1423058095006riordino territoriale.flv.ogg
8. Esiti della consultazione pubblica (pdf) http://autonomielocali.regione.fvg.it/aall/export/sites/default/AALL/Riforma_enti_locali/Allegati/Esiti_consultazione.pdf
9. Presentazione generale della LR 26/2014 http://autonomielocali.regione.fvg.it/aall/opencms/AALL/Riforma_enti_locali/Allegati/SLIDE_FVG_DELRIO.pdf
10. Vademecum per la fusione dei comuni http://autonomielocali.regione.fvg.it/aall/export/sites/default/AALL/fusioni-comuni/cosa/allegati/Vademecum_fusioni_1_20.pdf
111
111 111 111
11. 1+1=3 Fusione dei comuni - vademecum http://autonomielocali.regione.fvg.it/aall/opencms/AALL/fusioni-comuni/vademecum/documentazione/FUSIONI_3giugno2015.pdf
12. Presentazione del DDLR La disciplina della finanza locale http://autonomielocali.regione.fvg.it/aall/export/sites/default/AALL/Riforma_enti_locali/Allegati/Riforma_della_finanza_locale_FVG_22_maggio_2015.pdf
112
7_IMPATTO ECONOMICO DELLA RIFORMA
L’impatto economico della riforma degli enti locali nella Regione Autonoma
Friuli Venezia Giulia è stato valutato fin dal 2014, parallelamente alla scrittura
di quella che è diventata la LR 26/2014, analizzando da un lato le migliori
pratiche realizzate all’estero e in altre regioni italiane - in particolare hanno
fornito dati attendibili e di certo interesse le realtà del Camposampierese e
della Bassa Romagna – e dall’altro le analisi effettuate da istituti di ricerca di
chiara fama, come la SOSE S.p.A. Società strumentale del ministero
dell’Economia e delle finanze (maggio 2014), o IFEL Fondazione ANCI
(aprile 2014).
A SOSE (Società per gli studi di settore ora Soluzioni per il sistema economico),
con il supporto scientifico di IFEL (Istituto per la finanza e per l'economia
locale), è stato assegnato l’incarico tecnico di determinare i costi e i fabbisogni
standard, relativi alle funzioni fondamentali, di Province e comuni.
Sui fabbisogni standard si rimanda al Rapporto IFEL Fondazione ANCI:
IFEL, Rapporto IFEL sui fabbisogni standard. Metodologia di stima e
determinazione dei fabbisogni standard della polizia locale, Roma,
aprile 2014.
http://www.fondazioneifel.it/le-nostre-
pubblicazioni/item/download/1296_ee73efaf7a3fcf1c106b353158f79e2c
Vale la pena invece riportare qui alcuni passaggi del Rapporto SOSE su unioni e
fusioni di comuni del 2014, a conferma delle notevoli opportunità di
contenimento della spesa e di risparmio che spesso conseguono ai processi di
unione di Comuni e ancor più di fusioni.
SOSE, RAPPORTO “VERSO L’UNIONE E LA FUSIONE DI COMUNI”, Studi
fiscali, maggio 2014.
113
http://www.camera.it/temiap/temi17/2014_05_Relazione_SOSE_Unione_Fus
ione_Comuni.pdf
“Il presente lavoro, dopo essersi soffermato sulla realtà dei piccoli comuni in
Italia, evidenziandone la distribuzione sul territorio e le principali
caratteristiche, sulla forma associativa dell’unione di comuni e sulla normativa e
sugli effetti attribuibili alla fusione di comuni, esporrà i risultati ottenuti da
SOSE dall’analisi dei dati raccolti nella ricerca del livello dimensionale ottimale
nell’espletamento delle diverse funzioni e proporrà una metodologia che
consenta di calcolare gli effetti in termini di risparmi di costi e di efficienza
ottenibile mediante processi di unione e di fusione fra comuni. In conclusione
verrà esaminata, quale caso reale, un’ipotesi di completamento di un’unione già
esistente, ma che non coinvolge tutte le funzioni fondamentali, e il suo
superamento andando verso la fusione dei comuni coinvolti. La scelta è caduta
sui comuni dell’Alpago, in provincia di Belluno, già facenti parte di una
Comunità Montana, attualmente trasformata in Unione, fra i quali da tempo si
ipotizza una possibilità di fusione. L’approfondimento riguarderà
esclusivamente le Funzioni generali di amministrazione gestione e controllo
(che comprendono quattro servizi: i servizi di gestione delle entrate tributarie e
servizi fiscali; i servizi di ufficio tecnico, i servizi di anagrafe, stato civile,
elettorale, leva, servizi statistici; gli altri servizi generali) e le Funzioni di polizia
locale”. [p. 4]
“Il problema principale, che preoccupa e affligge le realtà dei piccoli comuni in
Italia, è rappresentato dal fenomeno dell’urbanizzazione (esodo verso centri
urbani di maggiore dimensione), che ha causato negli anni una perdita di
popolazione sempre maggiore e anche un drammatico invecchiamento della
popolazione rimasta.
La diminuzione della popolazione comporta il rischio che il bacino di utenza dei
piccoli centri divenga non più adeguato all’erogazione dei servizi essenziali alla
comunità e genera, sostanzialmente, una perdita di sostenibilità economica, da
un lato, e un degrado di tipo ambientale, dall’altro. Si pensi, a esempio, ai servizi
di trasporto pubblico locale, ai servizi di istruzione pubblica o all’assistenza
sanitaria.
La riduzione del bacino d’utenza, insieme alla diminuzione progressiva dei
servizi pubblici erogati ai residenti, tende a indirizzare verso una gestione
unitaria dei servizi fra più enti locali. Il legislatore nazionale, in tal senso, ha
114
previsto forme di sostegno a queste realtà con incentivi volti alla cooperazione e
all’associazionismo. Attraverso questi ultimi è possibile razionalizzare l’utilizzo
delle risorse, ottenere economie di scala, migliorare e incrementare i servizi al
cittadino, diminuire l’incidenza della tassazione e diventare competitivi
mantenendo la propria autonomia e identità.
Un altro problema, legato alla dimensione dei piccoli comuni, riguarda il
governo e la gestione dei processi politici e organizzativi. In questi enti diventa
sempre più difficile garantire opportuni livelli di innovazione e miglioramento
attraverso le risorse a disposizione: il personale è carente nell’aggiornamento
delle competenze e spesso è despecializzato, le tecnologie non vengono utilizzate
e l’organizzazione è inadeguata.
Il problema del sottodimensionamento istituzionale dei piccoli enti locali
implica l’incapacità di sfruttare in modo appropriato le economie di scala,
l’inesistenza di una soglia minima sufficiente a svolgere determinate politiche e
la difficoltà di sviluppare le economie di varietà.
L’associazionismo e la cooperazione dei piccoli comuni possono assumere
diverse forme: convenzioni, consorzi, esercizio associato di funzioni o accordi di
programma, unioni di comuni.
Quest’ultima, l’unione di comuni, è ritenuta, sia da parte di studiosi,
sia da parte delle autorità di governo, lo strumento più adeguato a
rivitalizzare i comuni di minori dimensioni”. [pp. 9-10]
Uno dei rischi delle unioni evidenziate dallo studio è il seguente:
“In conclusione, va evidenziato che molte piccole unioni di comuni hanno
fallito, in quanto costituite con l'unico scopo di percepire i contributi. Una volta
cessati questi, le unioni si sono sciolte o non hanno svolto le proprie funzioni
come programmato, portando a un aumento dei costi strutturali a fronte di
esigue funzioni associate”. [p. 18]
Molto interessante è l’analisi, riportata nel capitolo 4 (pp. 20-28), dell’unità
minima di erogazione dei servizi in condizione di efficienza e di economicità,
ovvero l’individuazione del livello dimensionale minimo ottimale per lo
svolgimento delle funzioni e dei servizi.
“Nel capitolo, dopo una breve descrizione delle variabili (spesa storica, output
composito ed efficienza tecnica), vengono rappresentati gli andamenti per classe
di popolazione del complesso delle funzioni/servizi oggetto di analisi e di ogni
singola funzione/servizio. Sono stati esaminati i servizi relativi alla funzione
115
generale di amministrazione, gestione e controllo (tributi-FC01A, ufficio
tecnico-FC01B, anagrafe-FC01C, servizi generali-FC01D) e la funzione di polizia
locale (FC02U), relativamente all’anno 2009.”
In sintesi, in tutte le funzioni prese in considerazione, i Comuni di minori
dimensioni (sotto i 5.000 abitanti e per alcuni servizi sotto i 20.000) presentano
una percentuale molto elevata e, rispettivamente, elevata di inefficienza tecnica,
che invece decresce al crescere della dimensione del Comune. Si dimostra cioè
che percorsi di fusione tra Comuni di minore dimensione e la gestione associata
dei servizi tra i Comuni in area vasta sono soluzioni che possono garantire
efficienza agli enti locali nell’erogazione dei servizi e un notevole contenimento
della spesa.
Efficienza e risparmio vengono ben esemplificati dal caso di studio proposto,
quello dei comuni dell’Alpago (p. 32/45- trattasi di 5 Comuni montani per un
totale di 9.983 abitanti nel 2013 ).
Riportiamo le conclusioni (p. 44):
“Il numero complessivo di addetti normalizzati dei comuni
dell’Alpago per tali funzioni [Funzioni Generali di Amministrazione,
Gestione e Controllo e Funzioni di Polizia Locale] è pari a 48,06
addetti. Prediligendo l’ipotesi dell’Unione, il numero di addetti
potrebbe scendere a 39,48 (scenario 1 – dimensionamento rispetto
ad aggregazioni simili), a 35,08 (scenario 2 – dimensionamento
rispetto a aggregazioni simili escluse le non virtuose) e a 31,36
(scenario 3 – dimensionamento rispetto alle aggregazioni più
virtuose). Anche nell’ipotesi di fusione il numero di addetti potrebbe
arrivare a 32,85 (scenario 1), a 29,83 (scenario 2) e a 26,61 (scenario
3).
La spesa totale dei comuni dell’Alpago per tali funzioni, pari a
3.626.160 euro, nell’ipotesi di Unione potrebbe passare a 3.432.025
euro (scenario 1), a 3.065.826 euro (scenario 2) e a 1.667.874 euro
(scenario 3); mentre, nell’ipotesi di fusione, potrebbe passare a
2.397.153 euro (scenario 1), a 2.058.354 euro (scenario 2) e a
1.675.824 euro (scenario 3).
Il risparmio di spesa ottenibile dalle funzioni generali di
amministrazione, di gestione e di controllo e dalle funzioni di polizia
locale dei comuni dell’Alpago attraverso l’unione è stimabile in 194
116
mila euro (scenario 1) e potrebbe arrivare a 560 mila euro (scenario
2), per arrivare fino a 1.958.000 euro (scenario 3).
Il risparmio di spesa ottenibile dai comuni dell’Alpago attraverso la
fusione è stimabile in 1.229.000 euro (scenario 1) e potrebbe
arrivare a 1.568.000 euro (scenario 2), per arrivare fino a 1.950.000
euro (scenario 3).
Questi risparmi di spesa sono raggiungibili nel medio-lungo periodo.
Naturalmente i risparmi ottenibili nelle funzioni analizzate possono essere
utilizzati, tenendo conto degli indirizzi provenienti dalla popolazione locale e a
seguito delle relative scelte degli amministratori chiamati a realizzarli, sia per
diminuire il carico tributario, sia per aumentare la quantità dei servizi
complessivamente erogati, sia per migliorarne la qualità”.
117
DOSSIER IMPATTO ECONOMICO DELLA RIFORMA
AALL IN FVG
“Le riforme non si fanno avendo come obiettivo il risparmio iniziale.
Il risparmio è un prodotto finale che si ottiene al termine di un
processo di riforma.”
Francesco Pizzetti, Sottosegretario di Stato.
7 luglio 2015 Senato della Repubblica- Dibattito su
modifiche statuto FVG
Si riporta qui il dossier predisposto dalla Direzione Centrale Autonomie locali e
coordinamento delle riforme il 24 novembre 2014.
Occorre evidenziare a tal proposito che la predisposizione del dossier che segue
è avvenuta elaborando i dati a disposizione dell'Amministrazione a quella data
senza la collaborazione delle Province.
Le stime ivi contenute delineano scenari che ora, in un contesto istituzionale di
maggiore condivisione, consentono di procedere alla rilevazione e alla verifica
puntuale dell'impatto delle riforme in materia di autonomie locali e al confronto
tra le stime e le proiezioni già effettuate con i dati ricavabili dal processo di
attuazione.
A tal proposito si ricorda che la legge regionale 26/2014 ha previsto
l'Osservatorio della riforma, composto da rappresentanti di Regione, Province e
Comuni, organismo deputato tra l'altro anche alla definizione delle modalità di
rilevazione ed elaborazione dei dati riferiti a costi e risparmi. La rilevazione
riguarderà tanto il processo di trasferimento delle funzioni Provinciali, quanto
la razionalizzazione e il riordino di quelle comunali tramite le Unioni territoriali.
A poco più di sei mesi dall’approvazione in Consiglio regionale della legge di
riforma emerge, dunque, che la Regione non sosterrà maggiori costi per
realizzare la nuova architettura istituzionale, poiché i medesimi trovano
copertura attraverso la rimodulazione dei finanziamenti del Sistema Regione -
118
Autonomie locali (si veda la legge regionale 13/2015 che disciplina il
trasferimento alla Regione delle funzioni in materia di politiche del lavoro).
Proprio nell’ambito del finanziamento del Sistema Regione AALL si potranno
liberare ulteriori risorse finanziarie, derivanti ad esempio dal fatto che la
Regione ha finanziato le Province per alcune funzioni con il criterio del costo
storico, mentre il costo reale risulta già ora essere inferiore, come comincia a
emergere dai dati degli atti di ricognizione restituiti dalle Province.
Il graduale processo attuativo dalla riforma14, attraverso l’efficientamento
dell'organizzazione e dei relativi processi amministrativi, consentirà la
liberazione di risorse, umane e finanziarie, che potranno essere utilizzate per
offrire maggiori e migliori servizi ai cittadini.
ANALISI SULL’IMPATTO ECONOMICO DELLA RIFORMA
DELLE AUTONOMIE LOCALI: DATI, PROIEZIONI E
STIME
COSTI DIRETTI IMMEDIATI E A MEDIO TERMINE DEL FVG
Gli uffici regionali hanno valutato in più di 16 milioni annui il risparmio immediato che si avrebbe
con l’eliminazione delle province, considerando solo alcune spese dirette immediatamente
eliminabili:
a) le spese relative all’indizione delle elezioni provinciali nelle quattro province;
b) il costo delle indennità degli organi istituzionali;
c) le spese correnti di amministrazione, gestione e controllo (funzione 1 dei rendiconti al bilancio
provinciali) senza le voci relative al personale, agli interessi passivi e alle imposte e tasse.
a) Le spese per elezioni provinciali
MODULISTICA (I e II turno) 163.492,55
ONORARI e ALTRE SPESE sostenute dai comuni (I turno) 1.367.856,76
ONORARI (II turno) 1.030.500,00
TRASPORTO 52.459,35
POSTE 59.333,16
TOTALE SPESE ELEZIONI PROVINCIALI (5 anni) 2.673.641,82
TOTALE SPESE ELEZIONI PROVINCIALI (10 anni) 5.347.283,64
14 Si veda l’apprezzamento espresso dalla Corte dei Conti riportato a pag. 55.
119
media annuale 534,728
b) e c) Le spese per funzioni generali di amministrazione, gestione e controllo (compresi i costi delle
indennità degli organi istituzionali)
ProvinceTOTALE spesa
FUNZIONE **
di cui spesa Indennità per
organi istituzionali inserito in
intervento "Prestazioni di
servizi"
di cui spesa
Intervento
"PERSONALE"
di cui spesa Intervento
"INTERESSI PASSIVI" E
"IMPOSTE E TASSE"
Differenza (Totale spesa
funzione 1 - spesa intervento
"Personale" - "Interessi passivi"
e "Imposte e tasse")
Provincia di GORIZIA 7.227.937,95 511.554,26 3.798.511,42 656.868,80 2.772.557,73
Provincia di PORDENONE 11.684.461,45 461.463,28 6.369.151,76 1.190.861,61 4.124.448,08
Provincia di TRIESTE 10.168.187,91 420.000,00 5.690.050,10 1.220.937,79 3.257.200,02
Provincia di UDINE 18.499.370,66 521.013,85 9.097.511,10 2.982.978,00 6.418.881,56
Totale 47.579.957,97 1.914.031,39 24.955.224,38 6.051.646,20 16.573.087,39
agg. 20 lug. 2015
** Gli interventi della funzione 1 (così come di tutte le funzioni del titolo primo della spesa), sono i seguenti: - Personale - Acquisti di beni e/o di materie prime -
Prestazioni di servizi - Utilizzo di beni di terzi - Trasferimenti - Interessi passivi e oneri finanziari diversi - Imposte e tasse - Oneri straordinari della gestione
corrente - Ammortamenti di esercizio
ANNOTAZIONE finale = Il prospetto evidenzia le spese correnti che per loro natura potrebbero considerarsi strettamente connesse con l'esistenza degli enti. Si tratta della
funzione 1 delle spese correnti, relativa alle funzioni generali di amministrazione, gestione e controllo. In questa funzione rientrano anche le spese per le indennità degli
amministratori locali. Estraendo i dati dai rendiconti di bilancio più recenti (anno 2013) vengono evidenziate le spese totali della Funzione 1, che ammontano per le quattro
province a 47.579.957,97 euro (di cui per spese di indennità amministratori locali - contabilizzate nell'intervento "Prestazioni di servizi" - complessivamente 1.914.031,39 euro).
Inoltre, sono evidenziate le spese dell'intervento "personale" relative alla funzione 1 che sono pari a 24.955.224,38 euro e le spese relative all'intervento "Interessi passivi" e
all'intervento "Imposte e tasse" per un totale complessivo pari a 6.051.646,20 . Pertanto nell'ultima colonna si è prevista la differenza tra le spese totali e le spese
"personale" e "interessi passivi" e "Imposte e tasse". Questa cifra - pari a 16.573.087,39 euro - potrebbe
essere un potenziale risparmio.
Anno 2013
SPESE CORRENTI - FUNZIONE 1: FUNZIONI GENERALI DI AMMINISTRAZIONE, DI GESTIONE E DI CONTROLLO*
PROVINCE DEL FVG = VALUTAZIONE IMPATTO SPESE
* Fonte: certificati del rendiconto al bilancio anno 2013
120
Quadro
DettaglioDescrizione Personale
Acquisto Beni
Consumo
Prestazioni
Servizi
Utilizzo Beni
TerziTrasferimenti
Interessi
Passivi
Imposte
Tasse
Oneri
Straordinari
Ammortamento
Esercizio
Totale Spese
Correnti
4-005Funzioni generali di amministrazione, di
gestione e di controllo24.955.224,38 811.618,87 10.873.039,35 443.601,14 2.090.781,50 867.283,49 5.184.362,71 2.354.046,53 0,00 47.579.957,97
4-007 Organi istituzionali, partecipazione e decentramento 2.174.211,70 61.101,49 2.818.330,99 19.140,50 1.614.325,47 129.994,12 153.334,85 1.290.640,08 0,00 8.261.079,20
4-008 - di cui: indennità per gli organi istituzionali degli enti 0,00 0,00 1.914.031,39 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1.914.031,39
4-010 Segreteria generale, personale e organizzazione 6.007.681,06 30.100,00 384.625,67 0,00 96.947,41 0,00 42.678,17 261,25 0,00 6.562.293,56
4-015Gestione economica, finanziaria, programmazione,
provveditorato e controllo di gestione3.579.806,91 134.960,09 499.223,11 116.000,00 3.585,23 134.196,86 1.338.174,70 29.998,95 0,00 5.835.945,85
4-020 Gestione delle entrate tributarie e servizi fiscali 92.928,57 0,00 187.027,05 0,00 215.984,38 0,00 1.453.468,77 710.072,14 0,00 2.659.480,91
4-025 Gestione dei beni demaniali e patrimoniali 1.856.260,65 75.732,60 1.649.800,52 7.543,26 25.151,67 315.503,74 492.445,29 16.182,34 0,00 4.438.620,07
4-030 Ufficio tecnico 1.587.603,55 24.197,80 51.069,71 3.738,90 0,00 0,00 83.216,83 11.438,36 0,00 1.761.265,15
4-035 Servizio statistico 205.833,85 0,00 2.698,30 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 208.532,15
4-036Servizio di assistenza tecnico-amministrativa agli
enti locali della Provincia0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00
4-037 Altri servizi generali 9.450.898,09 485.526,89 5.280.264,00 297.178,48 134.787,34 287.588,77 1.621.044,10 295.453,41 0,00 17.852.741,08
* Fonte: certificati del rendiconto al bilancio anno 2013
** Il dettaglio 4-005 è il totale della funzione 1 che risulta dalla somma delle sottovoci riportate in carattere corsivo
*** La voce "Ammortamento esercizio" è pari a zero per tutti e quattro gli enti, quindi non rilevante
Aggiornamento 13.11.2014
Interventi
Valutazione impatto spese
Funzione 1 (Amministrazione, gestione e controllo)
Totale quattro Province
Si riporta di seguito la tabella relativa alla Funzione 1 contenente la media del triennio 2012-2014 da
cui si evince la costanza del dato riferito al risparmio, aggiornata con i dati dei consuntivi 2014
ProvinceTOTALE spesa
FUNZIONE **
di cui spesa Indennità per
organi istituzionali inserito in
intervento "Prestazioni di
servizi"
di cui spesa
Intervento
"PERSONALE"
di cui spesa Intervento
"INTERESSI PASSIVI" E
"IMPOSTE E TASSE"
Differenza (Totale spesa
funzione 1 - spesa intervento
"Personale" - "Interessi passivi" e
"Imposte e tasse")
Provincia di GORIZIA 7.306.734,34 521.183,62 3.740.718,35 668.232,68 2.897.783,31
Provincia di PORDENONE 11.882.124,91 321.377,47 6.327.677,74 1.145.286,10 4.409.161,07
Provincia di TRIESTE 10.400.703,67 433.295,33 5.859.871,58 1.159.433,44 3.381.398,65
Provincia di UDINE 17.644.518,61 565.459,55 8.574.887,98 2.914.395,81 6.155.234,82
Totale 47.234.081,53 1.841.315,97 24.503.155,65 5.887.348,03 16.843.577,85
agg. 20 lug. 2015
ANNOTAZIONE finale = Il prospetto evidenzia le spese correnti che per loro natura potrebbero considerarsi strettamente connesse con l'esistenza degli enti. Si tratta della
funzione 1 delle spese correnti, relativa alle funzioni generali di amministrazione, gestione e controllo. In questa funzione rientrano anche le spese per le indennità degli
amministratori locali. Estraendo i dati dai rendiconti di bilancio (media degli anni 2012, 2013 e 2014) vengono evidenziate le spese totali della Funzione 1, che ammontano per le
quattro province a 47.234.081,53 euro (di cui per spese di indennità amministratori locali - contabilizzate nell'intervento "Prestazioni di servizi" - complessivamente
1.841.315,97 euro). Inoltre, sono evidenziate le spese dell'intervento "personale" relative alla funzione 1 che sono pari a 24.503.155,65 euro e le spese relative all'intervento
"Interessi passivi" e all'intervento "Imposte e tasse" per un totale complessivo medio pari a 5.887.348,03. Pertanto nell'ultima colonna si è prevista la differenza tra le spese totali e le spese "personale" e "Interessi passivi" e "Imposte e tasse".
Questa cifra - pari a 16.843.577,85 euro - potrebbe essere un potenziale risparmio.
PROVINCE DEL FVG = VALUTAZIONE IMPATTO SPESE
SPESE CORRENTI - FUNZIONE 1: FUNZIONI GENERALI DI AMMINISTRAZIONE, DI GESTIONE E DI CONTROLLO*
Media Anni 2012-2014
* Fonte: certificati del rendiconto al bilancio media anni 2012-2014
** Gli interventi della funzione 1 (così come di tutte le funzioni del titolo primo della spesa), sono i seguenti: - Personale - Acquisti di beni e/o di materie prime -
Prestazioni di servizi - Utilizzo di beni di terzi - Trasferimenti - Interessi passivi e oneri finanziari diversi - Imposte e tasse - Oneri straordinari della gestione
corrente - Ammortamenti di esercizio
*** La Provincia di Pordenone, nel 2014, ha inserito valore pari a zero nella voce "Indennità per organi istituzionali degli enti"
121
A tali risparmi si aggiungono anche quelli derivanti dall’avvio, a decorrere dal 2015, delle attività della
Centrale unica di Committenza a favore dell’Amministrazione regionale, con progressiva
estensione delle attività di centralizzazione della committenza anche a livello locale con riferimento
alle singole Uti e della Regione assieme alle autonomie locali.
La centralizzazione della committenza, infatti, risponde alla finalità di contribuire al raggiungimento
degli obiettivi di finanza pubblica attraverso la razionalizzazione della spesa per l’acquisto di beni e
servizi, che si sostanzia in economie di scala e di processo (prezzi e costi delle transazioni più bassi),
nonché in un miglioramento e una maggior professionalità nella gestione delle procedure di appalto
che si traduce in un miglioramento della qualità del servizio fornito.
Le economie di scala derivanti dalla scelta di istituire la Centrale unica di committenza regionale,
dunque, si manifestano su due fronti: con riferimento alla committenza regionale per le economie del
sistema regionale, e con riferimento al ruolo di soggetto aggregatore della CUC che si rapporterà con
le 18 Unioni territoriali intercomunali, a loro volta centri di aggregazione della committenza di beni e
servizi dei Comuni facenti parte dell’Unione.
E’ possibile oggi quantificare i primi risparmi amministrativi derivanti dall’introduzione graduale
della centralizzazione della committenza, alla luce delle prime esperienze.
Con riferimento alla committenza regionale, infatti, la prima programmazione delle attività della
Centrale unica di Committenza, di cui alla deliberazione della Giunta regionale 27 marzo 2015,
n. 555, che individua, tra l’altro, le potenziali aree di intervento della Centrale unica di committenza
nella prima programmazione 2015-2017 e dà conto delle prime attività realizzate, opera una
valutazione dei costi connessi all’espletamento delle procedure (in termini di ore-uomo) e stima un
risparmio di circa 1 milione di euro di costi amministrativi per la sola aggregazione degli acquisti di
pubblicazioni, giornali e riviste e di servizi di manutenzione ordinaria e riparazioni di automezzi e
l’espletamento delle relative gare con l’aggiudicazione di accordi quadro.
In particolare, viene stimato un risparmio medio del 95,82% rispetto ai costi procedurali medi
annuali, per l’acquisto di pubblicazioni, giornali e riviste e un risparmio medio del 91,66% rispetto ai
costi procedurali medi annuali, per la manutenzione ordinaria e riparazioni di automezzi.
Di rilevante interesse anche la quantificazione dei costi derivanti dall’espletamento di una gara
europea.
Sta arrivando a conclusione la gara relativa a “Assistenza tecnica e servizi strumentali all’esercizio
delle funzioni delle Autorità di gestione istituite presso le singole Direzioni dell’Amministrazione
regionale titolari dei programmi di sviluppo cofinanziati con fondi dell’Unione europea nel periodo di
programmazione 2014/2020” ed ora è quindi possibile fare un primo confronto tra i costi riferiti
all’impiego delle risorse umane di una singola gara accentrata, divisa in 4 lotti, e quelli di 4 gare
separate, gestite in autonomia dalle strutture competenti.
Il confronto tra i costi delle risorse impiegate, nelle diverse ipotesi di gare separate vs gara accentrata,
è riportato nelle seguenti tabelle (la valutazione dei costi della gara europea riportata in tabella
rappresenta una valutazione prudente poiché la stima nazionale si attesta intorno agli
80.000/100.000 euro):
122
COSTI DI 1 GARA EUROPEA COSTI GARA ACCENTRATA (4 LOTTI)
PROGETTAZIONE TECNICA DI STRUTTURA € 20.000,00 PROGETTAZIONE TECNICA DI STRUTTURA € 80.000,00
PROGETTAZIONE CON CUC € - PROGETTAZIONE CON CUC € 20.000,00
SEDUTE RISERVATE (3 componenti) € 12.000,00 SEDUTE RISERVATE (5 componenti) € 22.000,00
SEDUTE PUBBLICHE (3 componenti) € 2.000,00 SEDUTE PUBBLICHE (5 componenti) € 2.000,00
ISTRUTTORE GARA € 26.000,00 ISTRUTTORE CUC GARA € 26.000,00
TOTALE € 60.000,00 TOTALE € 150.000,00
COSTO TOTALE DI 4 GARE SEPARATE € 240.000,00
COSTO TOTALE DI 1 GARA ACCENTRATA € 150.000,00
RISPARMI € 90.000,00
Procedendo a razionalizzazioni siffatte tanto nell’ambito delle 18 Uti quanto in quello regionale e in
quello del sistema integrato Regione Autonomie locali le economie di scala possono essere molto
importanti.
Non va tralasciato inoltre che l’effettuazione di gare a livello regionale e locale anche in luogo
dell’adesione a convenzioni Consip consente una maggior adesione alla necessità dei nostri enti
territoriali e una valorizzazione delle opportunità per le imprese del territorio, con conseguenti
benefici per le entrate tributarie della Regione e delle Autonomie locali.
Ulteriori risparmi, attraverso la mera riorganizzazione amministrativa, non trattandosi di istituti
disciplinati dalla lr 26/2014 o dalla lr 18/2015, saranno conseguiti anche attraverso la costituzione di
centri servizi unitari per la gestione di determinate funzioni/attività.
L’Amministrazione regionale, attraverso Insiel, ha già svolto un’analisi volta a individuare i modelli
organizzativi e le risorse necessarie a costituire un Centro Servizi Regionale che rappresenti un
qualificato punto di riferimento nell’interpretazione e applicazione della normativa in materia di
personale e che porti a compimento il processo di omogeneizzazione degli istituti giuridici ed
economici applicati, mettendo nel contempo a disposizione degli EELL del Friuli Venezia Giulia un
servizio di elaborazione stipendiale centralizzato.
L’analisi di impatto ha evidenziato che tale soluzione porterà a economie di scala, ottimizzando
l’impiego del personale, soprattutto a beneficio dei piccoli enti, in cui un singolo funzionario è spesso
costretto a occuparsi contemporaneamente di problematiche concernenti aree diverse (personale,
contabilità, tributi ecc.).
Le valutazioni sono formulate in termini differenziali rispetto a uno scenario di base, costituito dal
mantenimento dello status quo.
Il riepilogo dei costi e dei risparmi evidenziati dall’analisi di impatto è riportata nella tabella e nel
grafico che seguono.
123
229 gli Enti Locali considerati
14.483i relativi dipendenti
173.796i cedolini prodotti ogni anno
Situazione
attuale
Situazione
con CERESP a
regime
Differenza
Totale gg/p stimati per
anno personale EELL12.656 3.971 -8.684
Totale persone TPE
(Tempo Pieno
Equivalenti) stimate60 19 -41
Costi stimati personale
EELL€ 2.316.873 € 727.026 € -1.589.847
Costi stimati personale
CERESP€ 0 € 250.076 € +250.076
Costi struttura
informatica Insiel € 1.007.314 € 1.031.364 € +24.050
Costi stimati altre
strutture informatiche
(costo soluzione avanzata MEF)
€ 281.081 € 0 € -281.081
Totale € 3.605.268 € 2.008.466 € -1.596.802
229 gli Enti Locali considerati
14.483i relativi dipendenti
173.796i cedolini prodotti ogni anno
Situazione
attuale
Situazione
con CERESP a
regime
Differenza
Totale gg/p stimati per
anno personale EELL12.656 3.971 -8.684
Totale persone TPE
(Tempo Pieno
Equivalenti) stimate60 19 -41
Costi stimati personale
EELL€ 2.316.873 € 727.026 € -1.589.847
Costi stimati personale
CERESP€ 0 € 250.076 € +250.076
Costi struttura
informatica Insiel € 1.007.314 € 1.031.364 € +24.050
Costi stimati altre
strutture informatiche
(costo soluzione avanzata MEF)
€ 281.081 € 0 € -281.081
Totale € 3.605.268 € 2.008.466 € -1.596.802
Il costo medio delle attività per ogni anno è espresso in giorni/persona stimati (gg/p), rapportati al numero di
giornate lavorative in un anno (210 gg) e moltiplicati per il costo medio delle qualifiche del contratto Comparto
Unico da B1 a D6 (come rilevato nelle interviste).
Costo medio personale EELL = Ggp / 210 * 38.445,20 €.
Il grafico evidenzia la differenza tra i costi del sistema attuale e i costi alla fine del progetto.
Gli attuali costi indiretti (canoni, licenze, soluzioni terze e infrastruttura hardware dell’ente aderente), sostenuti dagli
enti con soluzioni terze, sono stati stimati in base al costo della soluzione avanzata proposta dal MEF. I costi della
struttura informatica Insiel sono al netto dell’IVA.
124
CONFRONTO CON LE ESPERIENZE DI SUCCESSO: L’UNIONE DELLA BASSA
ROMAGNA
Per meglio illustrare le potenzialità di una scelta organizzativa basata sull’aggregazione e sulla
gestione dei servizi in forma associata, appare utile riportare taluni dati tratti dallo studio IFEL "La
finanza comunale in sintesi" (rapporto chiuso in data 16 ottobre 2013 sulla base dei dati del conto
consuntivo 2011 dei comuni), relativi alla spesa corrente media dei comuni per abitante per ciascuna
regione italiana, rapportati a quelli divulgati da esperienze di successo di unioni di comuni della
regione Veneto15 e della regione Emilia Romagna16.
La spesa corrente pro capite evidenziata nei grafici delle unioni considerate evidenzia un valore
considerevolmente inferiore alla spesa media pro capite dei comuni della stessa regione, tracciabile sia
a livello del singolo ente che di simulazione di bilancio consolidato Unione/Comuni, nonché una
progressiva contrazione della spesa man mano che cresce l’integrazione tra le organizzazioni, con
l’aumento del numero dei servizi gestiti in forma associata.
In particolare, a fronte di una spesa corrente media pro capite 2011 dei comuni dell’Emilia Romagna
pari a 855,00 euro, l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna può vantare, nel medesimo anno, un
valore pari a 663,97 euro (dati consolidati Comuni/Unione 2011), inferiore pertanto del 22,34% alla
media regionale. Per un utile raffronto, si rammenta che nel medesimo anno la media dei comuni
nazionali vale 910,10 euro e la media dei comuni del Friuli Venezia Giulia ne vale, invece, 1.152,40.
Se analizziamo invece la diminuzione della spesa corrente tra il 2009 e il 2013, anni nei quali il
numero dei servizi gestiti dall’Unione in forma associata è passato da 17 a 29, si evidenzia un calo
percentuale complessivo del 7,21%.
Come emerso con riferimento alla Centrale unica di Committenza regionale le economie di scala
possono essere significative.
Pertanto, pur con i dovuti caveat, e con la coscienza dell’impossibilità di applicare con immediatezza
parametri desunti da diversi contesti ambientali, si rileva come la minor spesa che si determinerebbe
applicando le percentuali suddescritte alla spesa corrente 2011 dei comuni della Regione, pari a
1.403.352.000 euro, si situi in un ordine di grandezza che va dai 100 agli oltre 300 milioni di euro.
15 “Sviluppo di un processo di Benchmarking e Benchlearning fra le amministrazioni pubbliche locali in Carinzia e in Italia. Il domani avrà i nostri occhi”, Luciano Gallo, Udine, 11 ottobre 2013. 16 “Riordino territoriale in Unioni di Comuni”, Francesco Raphael Frieri, Forum PA, 28 maggio 2014
125
Valori in euro (2011)
Fonte: elaborazione IFEL-ANCI su dati ISTAT
Spesa corrente
pro capite dei
comuni
Media nazionale 910,10
Friuli Venezia Giulia 1.152,40
Il caso Emilia Romagna
spesa corrente media pro capite 2011 855,00
Unione dei Comuni della Bassa Romagna (dati consolidati Comuni/Unione 2011) 663,97
(1) % di scarto tra media regionale e Unione dei Comuni 22,34%
(2) % di flessione della spesa corrente consolidata pro capite in un quinquennio
(Unione + Comuni 2009-2013) con progressiva aggregazione delle funzioni: 7,21%
Ipotesi di applicazione delle percentuali di scarto dell'Emilia Romagna alla realtà del Friuli Venezia Giulia
Spesa corrente pro capite dei comuni
Spesa corrente complessiva
spesa corrente media pro capite 2011 1.152,40
1.403.352.000,0
0
Ipotesi (1) – spesa corrente pro capite Comuni FVG con riduzione
22,34% 894,95 1.089.843.163,20
Risparmio complessivo ipotesi (1) 257,45
313.508.836,8
0
Ipotesi (2) - spesa corrente pro capite Comuni FVG con riduzione
7,21% 1.069,31 1.302.170.320,80
Risparmio complessivo ipotesi (2) 83,09 101.181.679,20
LA LEVA FISCALE: confronto tra i Comuni FVG e quelli delle altre regioni italiane
Le Unioni come la Bassa Romagna, che costituiscono un successo nel panorama italiano, hanno
utilizzato i risparmi conseguiti dall’esercizio associato delle funzioni per ridurre la pressione fiscale sui
propri cittadini.
A tal proposito, è interessante rilevare che i Comuni del FVG17 hanno, rispetto alla classifica nazionale,
alti livelli di spesa procapite, bassi livelli di autonomia finanziaria, alti livelli di trasferimenti dal
bilancio regionale.
I comuni del FVG, infatti, dispongono di una spesa procapite significativamente superiore (+32%) alla
media dei comuni italiani. Le entrate tributarie sono invece inferiori (-36,4%) alle medie nazionali,
mentre i trasferimenti della Regione in loro favore superano di gran lunga quelli della media dei
comuni italiani (+457,5%).
17 Sempre studio IFEL “La finanza comunale in sintesi”.
126
Spese pro capite comuni anno 2011
spese correnti spese in conto capitale totale
FVG 1.152,4 358,8 1.511,2
Veneto 734,0 206,3 940,3
media regioni
italiane
910,1 234,4 1.144,5
Entrate pro capite comuni anno 2011
entrate tributarie entrate da trasferimenti
regionali*
entrate
extratributarie
FVG 357,7 607,7 269,9
Veneto 531,6 51,2 177,1
media regioni
italiane
562,2 109,0 210,6
* Dal 1997 il sistema della finanza locale grava sul bilancio regionale.
Tali evidenze dimostrano come le autonomie locali del FVG abbiano preferito “contrattare” con la
Regione l’ammontare dei trasferimenti piuttosto che utilizzare la leva fiscale per garantire i servizi
alla collettività.
In questo senso si può pacificamente riconoscere che la Regione è stata al gioco e anche quando
avrebbe potuto giustificare la riduzione dei trasferimenti alle proprie autonomie, non ha mai di fatto
operato alcun taglio nella consapevolezza che solo mantenendo inalterato l’ammontare dei
trasferimenti si sarebbero potute liberare risorse per rafforzare la competitività e la produttività, per
garantire l’occupazione e la qualità della vita nel territorio regionale.
La politica regionale, garantendo elevati livelli di trasferimenti alle proprie autonomie, ha consentito
che le risorse liberate venissero tradotte in azioni concrete, dirette allo sviluppo economico delle
realtà produttive regionali, al richiamo di investimenti dall’esterno, anche attraverso un’attenta
politica di incentivi economici e fiscali, a scongiurare, ove possibile, rischi di delocalizzazione delle
attività produttive verso territori confinanti più interessanti da un punto di vista fiscale (Austria e
Slovenia), a una sempre più efficace azione di tutela sociale e all’erogazione di un elevato grado di
prestazioni sanitarie.
La Regione, dunque, non solo non si è mai servita della leva fiscale, pure prevista dall’articolo 51 del
nostro Statuto di autonomia, per aumentare la pressione fiscale, ma anzi, ha promosso politiche di
intervento a sostegno delle diverse realtà imprenditoriali e associazionistiche al fine di alleggerire il
carico fiscale delle imprese e di richiamare sul territorio realtà produttive dall’esterno, assumendo
contestualmente svariate iniziative al fine di garantirsi le risorse dovute in termini di entrate erariali.
E’ così che, tra l’altro, sono state adottate le diverse manovre di riduzione dell’aliquota
Irap/esenzione dal pagamento dell’Irap, garantendo comunque i medesimi servizi e la gestione delle
funzioni attribuite.
La necessità di contenere la pressione fiscale complessiva è un obiettivo anche delle riforme della
L.R. 26/2014 e della L.R. 18/2015, tanto che entrambe si prefiggono di razionalizzare i costi e i
fabbisogni trovando meccanismi di misurazione adeguati a garantire i livelli di servizio ai cittadini e
strumenti perequativi nei confronti dei territori svantaggiati.
127
Con le medesime finalità inoltre la legge regionale della finanza locale rimanda a una successiva
legge organica in materia di tributi locali sul modello trentino, al fine di esercitare pienamente la
competenza primaria in materia di ordinamento e finanza locale.
I COSTI DEL PERSONALE: LO SCENARIO IPOTIZZATO A FINE 2014
La Regione Friuli Venezia Giulia, con l’articolo 127 della legge regionale 13/1998 ha costituito il
comparto unico del pubblico impiego regionale e locale del Friuli Venezia Giulia. A seguito di tale
intervento normativo, il rapporto di lavoro ed il trattamento economico del personale sono ora
regolati dal medesimo contratto.
Invero, persistono ancora alcune minime differenze che vanno progressivamente riducendosi.
Per quanto riguarda, in particolare, il trattamento economico, l’unica differenza sostanziale risiede
nell’ammontare del salario aggiuntivo (14esima), come si può vedere dalle tabelle analitiche sotto
riportate, che comparano la situazione per tre diverse posizioni (B7, C4 e D4) tra dipendenti
regionali e dipendenti di altri enti locali.
TRATTAMENTO ECONOMICO SPETTANTE A UN DIPENDENTE DEL COMPARTO UNICO REGIONALE
CAT. D4 REGIONE ENTE LOCALE
STIPENDIO TABELLARE ART. 3 CCRL 2008·2009 DD. 27/2/12) 29.117,89 29.117,89
INDENNITA' VACANZA CONTRATTUALE 2010/2012 ART.15. C 12. L. A), LR.18/11) 218,38 218,38
TREDICESIMA MENSILITA' (ART. 30 CCRL 2006·2007 DD.6/5/08) 2.426,49 2.426,49
SALARIO AGGIUNTIVO (ART. 69 CCRL 2002·2005 DD. 7/12/06) e (ART. 4 CCRL 2008·2009 DD. 27/2/12) 2.426,49 804,84
TOTALI 34.189,25 32.567,60
Differenza netta € 1.621,65 Differenza lorda € 2.217,98
CAT. C4 REGIONE ENTE LOCALE
STIPENDIO TABELLARE ART. 3 CCRL 2008·2009 DD. 27/2/12) 23.518,05 23.518,05
INDENNITA' VACANZA CONTRATTUALE 2010/2012 ART.15. C 12. L. A), LR.18/11) 176,4 176,4
TREDICESIMA MENSILITA' (ART. 30 CCRL 2006·2007 DD.6/5/08) 1.959,84 1.959,84
SALARIO AGGIUNTIVO (ART. 69 CCRL 2002·2005 DD. 7/12/06) e (ART. 4 CCRL 2008·2009 DD. 27/2/12) 1.959,84 710,64
TOTALI 27.614,13 26.364,93
Differenza netta € 1.249,20 Differenza lorda € 1.708,57
CAT. B7 REGIONE ENTE LOCALE
STIPENDIO TABELLARE ART. 3 CCRL 2008·2009 DD. 27/2/12) 20.695,52 20.695,52
INDENNITA' VACANZA CONTRATTUALE 2010/2012 ART.15. C 12. L. A), LR.18/11) 155,16 155,16
TREDICESIMA MENSILITA' (ART. 30 CCRL 2006·2007 DD.6/5/08) 1.724,63 1.724,63
SALARIO AGGIUNTIVO (ART. 69 CCRL 2002·2005 DD. 7/12/06) e (ART. 4 CCRL 2008·2009 DD. 27/2/12) 1.724,63 623,64
TOTALI 24.299,94 23.198,95
Differenza netta € 1.100,99 Differenza lorda € 1.505,86
128
Anche qualora si ipotizzasse che tutto il personale non dirigente a tempo indeterminato18
delle Province venisse assorbito dalla Regione (al 31/12/2013 complessivamente 1207 dipendenti),
la differenza che graverebbe sul sistema Regione - Autonomie locali ammonterebbe a circa
2.300.000 euro annui.
Tale costo è stato determinato sulla base delle unità rilevate al 31/12/2013 nelle singole categorie e
posizioni economiche come inserite nel conto annuale, al netto del personale trasferito ai Centri
per l’impiego con decorrenza 01/10/2007 che risulta già in godimento del trattamento economico
attribuito ai dipendenti regionali. Il maggior costo deriva dal riconoscimento della differenza tra il
salario aggiuntivo spettante al personale degli enti locali e quello riconosciuto ai dipendenti
regionali, al netto del recupero della retribuzione individuale di anzianità come risultante dai dati
del conto annuale.
18 Il personale delle quattro Province ammonta complessivamente a 1238 unità; 1207 è la consistenza del personale non dirigente a tempo indeterminato. I dirigenti sono complessivamente 27, i segretari 4. Con particolare riferimento al personale dirigente, si precisa che non sono stati stimati eventuali maggiori costi in quanto il tabellare resta il medesimo (e viene corrisposto per 13 mensilità) e non è possibile al momento fare ipotesi per la parte relativa alla retribuzione di posizione. Diversamente quindi da quanto avviene per i non dirigenti, nel caso dei dirigenti non dovrebbero esserci maggiori costi. Con riferimento ai segretari, non è possibile al momento ipotizzare una loro eventuale collocazione nell’ambito del comparto unico, in attesa del ddl in materia.
129
STIPENDIO
TABELLARE
DAL 1.1.2009
SALARIO
AGGIUNTIVO
EELL
DIFFERENZA
ANNUA
COSTO
ANNUO
INDIVIDUALE
MENSILE ANNUO LORDA LORDO TRIESTE UDINE GORIZIA PORDENONE TOTALE TRIESTE UDINE GORIZIA PORDENONE TOTALE
A1 1.449,51 527,76 921,75 1.260,71 1 1 1 3 1 1 5.042,82
A2 1.467,28 527,76 939,52 1.285,01 1 1 1 1 2 3.855,03
A3 1.490,38 527,76 962,62 1.316,60 1 1 2 - 2.633,21
A4 1.518,14 530,76 987,38 1.350,47 - - -
A5 1.543,45 530,76 1.012,69 1.385,09 3 3 - 4.155,26
A6 1.569,25 530,76 1.038,49 1.420,37 2 2 4 1 1 7.101,87
A7 1.597,55 532,80 1.064,75 1.456,29 2 2 - 2.912,58
A8 1.624,37 532,80 1.091,57 1.492,97 - - -
B1 1.537,03 620,76 916,27 1.253,21 3 29 10 4 46 1 1 58.900,87
B2 1.560,94 620,76 940,18 1.285,91 19 4 2 25 - 32.147,81
B3 1.584,27 620,76 963,51 1.317,82 4 3 7 - 9.224,75
B4 PLS1 1.634,52 621,72 1.012,80 1.385,24 8 2 6 16 - 22.163,79
B5 PLS2 1.664,31 621,72 1.042,59 1.425,98 6 13 9 9 37 - 52.761,32
B6 PLS3 1.693,16 621,72 1.071,44 1.465,44 11 9 3 9 32 - 46.894,10
B7 1.724,63 623,64 1.100,99 1.505,86 62 1 6 69 - 103.904,14
PLS4 1.727,06 623,64 1.103,42 1.509,17 - - -
B8 1.754,70 623,64 1.131,06 1.546,98 17 1 2 8 28 - 43.315,57
C1 FA1 FBd PLA1 1.851,14 706,56 1.144,58 1.565,48 13 35 12 17 77 1 3 1 5 128.369,07
C2 FA2 FBc PLA2 1.891,44 706,56 1.184,88 1.620,60 5 44 16 15 80 1 1 131.268,27
C3 FA3 FBb PLA3 1.922,71 706,56 1.216,15 1.663,36 17 5 14 12 48 4 1 4 9 94.811,80
C4 FBa PLA4 1.959,84 710,64 1.249,20 1.708,57 2 52 5 20 79 1 1 136.685,47
C5 FB1 PLA5 2.001,95 710,64 1.291,31 1.766,16 18 28 15 17 78 3 1 3 7 150.123,89
C6 FB2 2.046,21 711,60 1.334,61 1.825,39 19 5 7 27 58 7 13 2 13 35 169.760,91
C7 FB3 2.092,59 713,52 1.379,07 1.886,20 6 6 1 18 31 1 1 60.358,25
C8 FB4 2.138,13 713,52 1.424,61 1.948,48 2 2 3 7 - 13.639,37
D1 FC1 PLB1 2.120,17 798,84 1.321,33 1.807,22 16 28 20 21 85 1 3 2 6 164.457,26
D2 FC2 PLB2 2.217,95 798,84 1.419,11 1.940,96 8 49 10 9 76 1 31 7 12 51 246.501,83
D3 FC3 PLB3 2.286,00 798,84 1.487,16 2.034,03 10 18 7 11 46 5 1 3 9 111.871,83
PLB4 2.385,00 804,84 1.580,16 2.161,23 1 2 1 4 - 8.644,93
D4 FC4 PLC1 2.426,49 804,84 1.621,65 2.217,98 51 5 19 75 3 14 4 9 30 232.887,83
D5 FC5 PLC2 2.503,49 804,84 1.698,65 2.323,29 37 10 16 12 75 - 174.247,09
D6 FC6 PLC3 2.605,58 804,84 1.800,74 2.462,93 4 5 7 15 31 3 4 2 4 13 108.368,75
D7 FC7 PLC4 2.744,94 818,88 1.926,06 2.634,33 5 26 3 18 52 1 1 1 3 144.888,15
D8 FC8 2.879,16 819,84 2.059,32 2.816,59 10 1 8 11 30 - 84.497,81
221 509 183 294 1.207 20 80 23 53 176 2.556.395,64
249.553 2.306.842,39
COSTO PERSONALE TEMPO
INDETERMINATO NON
DIRIGENTE IPOTESI TUTTO
PERSONALE PROVINCE IN
REGIONE
RECUPERO RIA NO CPICOSTO FISSE PRESUNTO
CATEGORIA E POSIZIONE ECONOMICAPERSONALE CPI TRASFERITO ALLE PROVINCE DAL 1/10/2007UNITA' TEMPO INDETERMINATO CONTO ANNUALE ANNO 2013
Appare evidente che il costo di circa 2.300.000 euro annui rappresenta ben poca cosa rispetto
agli oltre 16.000.000 di euro di risparmi connessi alle spese di funzioni generali di
amministrazione, gestione e controllo (compresi i costi delle indennità degli organi istituzionali).
I costi sono inferiori qualora, invece, si ipotizzi che venga assorbito dalla Regione solo la parte del
personale non dirigente delle Province, operante nell’ambito delle funzioni ad essa trasferite.
In tal caso, al fine di individuare le unità di personale da trasferire, è stata utilizzata la
quantificazione ipotizzata dall’Unione delle Province del Friuli Venezia Giulia nello studio “Le
Province: operazione verità”, curato da Sintesi, centro studi, che individua un totale di 681 unità
di personale da trasferite in Regione.
Il maggior costo derivante dal riconoscimento della differenza tra il salario aggiuntivo spettante al
personale degli enti locali e quello riconosciuto ai dipendenti regionali, al netto del recupero della
retribuzione individuale di anzianità come risultante dai dati del conto annuale, per le 681 unità
ammonta a circa 1.500.000 euro annui.
L’ipotesi prospettata, che vede tutto il personale non dirigente a tempo indeterminato delle
Province assorbito dalla Regione (1207 dipendenti), potrebbe comportare un eccesso di organico,
130
ancorché in parte giustificato dall’allocazione delle nuove funzioni e dal fatto che parte del
personale assorbito andrebbe a “coprire” il personale regionale in uscita.
A questo proposito, se si osserva il numero dei dipendenti che da qui al 2025 usciranno dall’ente
Regione per aver maturato i requisiti pensionistici, appare chiaro che le uscite, imponenti (1226
persone), consentiranno di assorbire nel tempo tutto il personale proveniente dalle Province,
garantendo la continuità e la qualità dei servizi ai cittadini.
Conteggio di Codice Fiscale *
area cat 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 Totale complessivo
dirigenti DIR 3 7 2 8 11 6 4 4 3 4 5 3 60
3 7 2 8 11 6 4 4 3 4 5 3 60
giornalisti GIORN 1 3 4 1 1 10
1 3 4 1 1 10
A 2 5 2 4 3 3 4 2 4 4 33
B 1 3 5 2 2 5 7 3 3 4 4 39
C 10 16 23 15 24 21 34 24 30 29 35 20 281
D 35 32 31 48 61 48 71 70 90 66 65 55 672
FB 7 1 2 2 1 1 4 4 5 2 10 5 44
FC 3 5 4 12 16 6 9 5 7 2 10 8 87
58 62 60 84 108 81 126 110 139 104 128 96 1156
61 69 63 92 119 87 133 114 146 108 134 100 1226
dati aggiornati al
10/11/2014
anno accesso
TABELLA A)
NUMERO DI DIPENDENTI CHE MATURANO I REQUISITI PER L'ACCESSO ALLA PENSIONE "ANTICIPATA" DISTINTI PER ANNO DAL 2014 AL 2025
Totale dirigenti
Totale giornalisti
non dirigenti
Totale non dirigenti
Totale complessivo
NOTA TABELLA A): numero di dipendenti che vengono collocati a riposo negli anni 2014-2018 con la risoluzione unilaterale del
rapporto di lavoro (dati aggiornati al 18 luglio 2014) e numero di dipendenti che maturano i requisiti per l’accesso alla pensione
“anticipata” distinti per anni dal 2019 al 2025.
In tutto questo, si deve tenere in considerazione anche un ulteriore aspetto, di non poco conto: il
diverso costo che hanno i dipendenti a fine carriera (quando hanno maturato gli scatti di
anzianità) o neoassunti, così come il rapporto tra personale dirigente e non dirigente.
Esempio 2014
A titolo esemplificativo si riporta una tabella che riassume la situazione di quest’anno. Nel 2014 il
risparmio conseguente all’uscita (pensionamento) di 27 dipendenti regionali a tempo
indeterminato nel corso del 2013 è stato di circa 1,5 milioni di euro. Con il 60% del risparmio
complessivo (pari a 920.000 euro circa), come vuole la legge, sarebbe perciò possibile assumere da
8,30 a 32 unità, a seconda dell’inquadramento in entrata (che nel caso di neoassunti è sempre
più basso):
COSTO UNA UNITÀ UNITÀ COMPLESSIVAMENTE ASSUMIBILI
A 27.933,98 32,95
B 29.620,56 31,07
C 35.673,82 25,80
D 40.858,46 22,52
DIRIGENTE 110.861,46 8,30
131
I COSTI DEL PERSONALE: LO SCENARIO A LUGLIO 2015 DOPO I PRIMI ATTI DI
RICOGNIZIONE E LA LEGGE REGIONALE 13/2015
Rispetto alle stime effettuate precedentemente, va precisato innanzitutto che la legge regionale n.
13/2015, che ha disposto, tra l’altro, il trasferimento alla regione delle funzioni provinciali in materia
di lavoro, al comma 2 dell’articolo 3, ha dettato precise disposizioni relativamente al trattamento
economico da attribuire al personale proveniente dalle province.
Tale disposto normativo prevede che “Il personale inquadrato ai sensi del comma 1 conserva il
trattamento economico fondamentale e accessorio ove più favorevole, limitatamente alle voci fisse e
continuative non correlate allo specifico profilo d'impiego nell'ente di provenienza previste e
disciplinate dal contratto collettivo regionale di lavoro, corrisposto dall'amministrazione di
provenienza al momento dell'inquadramento, mediante assegno ad personam riassorbibile con i
successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti nei casi in cui sia individuata la
relativa copertura finanziaria, anche a valere sulle facoltà assunzionali.” Quanto previsto consente di
assorbire nel maggior importo di salario aggiuntivo attribuito contrattualmente ai dipendenti
regionali tutte le ulteriori voci eventualmente in godimento da parte del personale delle province,
come ad esempio la retribuzione individuale di anzianità.
Per il personale a tempo determinato invece, il successivo comma 4 ha disposto che “La Regione
subentra nei rapporti di lavoro del personale con contratto di lavoro a tempo determinato che, alla
data di trasferimento delle funzioni, svolge compiti nelle materie di cui al comma 1; la spesa relativa a
detto personale non rileva, fino alla scadenza naturale dei predetti contratti, ai fini del rispetto delle
vigenti disposizioni in materia di contenimento della spesa di personale e di limiti assunzionali.”
E’ chiara pertanto la volontà del legislatore di adeguare il disposto della norma regionale a quanto
previsto nello schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in corso di adozione in
materia di mobilità dei dipendenti pubblici e rendere in tal modo omogenei i principi dettati in
materia di trattamento economico nei casi di mobilità del personale, volti primariamente al rispetto
del vincolo di neutralità finanziaria.
Si evidenzia in secondo luogo che l’attribuzione dell’ assegno riassorbibile previsto dal comma 2
dell’art. 3 della citata l.r. 13/2015 consentirà nel tempo ulteriori risparmi che deriveranno, appunto,
dall’assorbimento dei maggiori importi a seguito dell’attribuzione di successivi benefici contrattuali.
132
Le tre tabelle allegate evidenziano:
1) Le prime (1.1 e 1.2), i maggiori costi fissi derivanti dal trasferimento in Regione del personale con
funzioni in materia di lavoro, per un totale complessivo pari ad €. 79.353,82 ed una ipotesi di
maggiori costi fissi derivanti dal trasferimento in Regione del personale con funzioni di cui agli
allegati “A” e “B” della legge 26/2014 (e funzioni generali), per un totale complessivo pari ad €.
1.126.338,04 (tabella 1.1 e 1.2). Se a ciò si aggiunge il costo delle voci accessorie (maggiore o
minore, a seconda della Provincia in esame), la differenza si riduce ulteriormente, fino a diventare
addirittura negativa per il personale già trasferito in Regione (personale con funzioni in materia di
lavoro).
I costi sono stati stimati in base alle quote percentuali imputate per ogni unità di personale a
ciascuna funzione di cui agli allegati A, B, e C alla LR 26/2014, con un’attribuzione alla Regione sia
delle quote di cui all’allegato B sia, in via prudenziale, di quelle di cui all’allegato A, in attesa delle
puntuali decisioni del legislatore in merito. Le quote riferite alle cosiddette “funzioni generali”
sono quindi state attribuite alla Regione in misura proporzionale all’incidenza delle quote
assegnate agli allegati A e B rispetto al totale dei tre allegati, in una misura stimata dell'80%.
E’ evidente quindi la riduzione dei maggiori costi complessivi, rispetto a quanto stimato nello
scenario ipotizzato a fine 2014, dove era stata prospettata una differenza pari ad €. 2.306.842,39,
derivante dal riconoscimento della differenza tra il salario aggiuntivo spettante al personale degli
enti locali e quello riconosciuto ai dipendenti regionali.
2) La seconda, le retribuzioni medie accessorie (ripartite per categoria e per Provincia) del personale
delle quattro province e di quello regionale (tabella 2 media accessorie).
tabella 1.1
provincia contratto
costo effettivo
personale trasferito dal
01/07/2015
costo del medesimo
personale
presso la provincia
COSTO FISSO
- differenza -
COSTO MEDIO
ACCESSORIE (*)
- differenza -
TOTALE
differenza
GO T.ind. 1.301.429,26 1.286.820,10 14.609,16
T.det 300.706,94 300.706,94 -
totale 1.602.136,20 1.587.527,04 14.609,16 11.624,30- 2.984,86
PN T.ind. 2.473.057,77 2.454.788,52 18.269,25
T.det 663.870,54 663.870,54 -
totale 3.136.928,31 3.118.659,06 18.269,25 393,25 18.662,50
TS T.ind. 1.133.502,39 1.115.760,09 17.742,30
T.det 462.104,65 462.104,65 -
totale 1.595.607,04 1.577.864,74 17.742,30 28.183,84- 10.441,54-
UD T.ind. 3.595.928,69 3.567.195,58 28.733,11
T.det 741.972,95 741.972,95 -
totale 4.337.901,64 4.309.168,53 28.733,11 58.519,15- 29.786,04-
totale complessivo 10.672.573,19 10.593.219,37 79.353,82 97.934,04- 18.580,22-
LR 29 MAGGIO 2015, n.13
MAGGIORI COSTI DERIVANTI DAL TRASFERIMENTO IN REGIONE DEL PERSONALE CON FUNZIONI IN MATERIA DI LAVORO
133
tabella 1.2
provincia contratto
costo stimato
trasferimento nuove
funzioni in regione
costo del medesimo
personale presso la
provincia
COSTO FISSO
- differenza -
COSTO MEDIO
ACCESSORIE (*)
- differenza -
TOTALE
differenza
GO T.ind. 5.100.386,99 4.913.167,50 187.219,49
T.det 147.842,80 147.842,80 -
totale 5.248.229,79 5.061.010,30 187.219,49 80.663,21- 106.556,28
PN T.ind. 7.519.486,22 7.245.070,78 274.415,44
T.det 39.932,34 39.932,34 -
totale 7.559.418,56 7.285.003,12 274.415,44 37.647,67 312.063,11
TS T.ind. 6.621.781,99 6.387.546,28 234.235,71
T.det 292.153,02 292.153,02 -
totale 6.913.935,01 6.679.699,30 234.235,71 160.784,16- 73.451,55
UD T.ind. 11.059.648,45 10.629.181,05 430.467,40
T.det 152.946,64 152.946,64 -
totale 11.212.595,09 10.782.127,69 430.467,40 109.040,09- 321.427,31
totale complessivo 30.934.178,45 29.807.840,41 1.126.338,04 312.839,79- 813.498,25
LR 12 DICEMBRE 2014 N, 26
IPOTESI DEI MAGGIORI COSTI DERIVANTI DAL TRASFERIMENTO IN REGIONE DEL PERSONALE CON FUNZIONI DI CUI AGLI
ALLEGATI "A" (**) E "B" E FUNZIONI GENERALI (***)
(*) Costi delle accessorie stimati in base alla differenza media del trattamento accessorio fra Regione e ciascuna Provincia per categoria di
personale, ricavata dai rispettivi conti annuali
(**) Costi stimati in via prudenziale in attesa delle decisioni del legislatore sull'allocazione delle relative funzioni.
(***) I costi del personale sono stati stimati in base alle percentuali imputate a ciascuna funzione. Le funzioni generali sono state attribuite alla
Regione nella misura stimata dell'80%
134
tabella 2 media accessorie
CONTO ANNUALE SPESA
ANNO 2013CATEGORIA
TRATTAMENTO
ACCESSORIO TABELLA 13
AL NETTO ARRETRATI E
MENSA
N. CEDOLINI
ANNO /12
SPESA MEDIA PER
COMPETENZE
ACCESSORIE (COMPRESA
VACANZA
CONTRATTUALE)
DIFFERENZA
TRATTAMENTO
ACCESSORIO
REGIONE
A 6.402,00 3,67 1.746,00 554,09
B 85.868,00 29,13 2.948,26 267,86-
C 161.446,00 68,17 2.368,46 207,15
D 341.600,00 72,96 4.682,28 720,87
DIRIGENTE IN
DOTAZIONE ORGANICA40.025,00 3,00 13.341,67 7.617,35
A 3.507,00 3,11 1.128,86 63,05-
B 105.794,00 43,01 2.459,52 756,60-
C 237.274,00 106,71 2.223,45 62,14
D 445.496,00 113,88 3.911,86 49,55-
DIRIGENTE IN
DOTAZIONE ORGANICA32.337,00 7,00 4.619,57 1.104,75-
A 16.320,00 6,05 2.699,01 1.507,10
B 97.228,00 36,86 2.638,12 578,00-
C 177.570,00 74,16 2.394,44 233,13
D 504.519,00 88,46 5.703,14 1.741,73
DIRIGENTE IN
DOTAZIONE ORGANICA63.169,00 5,50 11.485,27 5.760,95
AMANCA DATO (MEDIO ALTRE
PROVINCE)1.857,96 666,05
B 368.050,00 140,87 2.612,68 603,44-
C 400.358,00 136,15 2.940,60 779,29
D 876.583,00 180,39 4.859,33 897,92
DIRIGENTE IN
DOTAZIONE ORGANICA71.704,00 51,53 1.391,50 4.332,82-
A 75.001,00 62,925 1.191,91 -
B 302.393,00 94,02 3.216,12 -
C 1.300.806,00 601,86 2.161,31 -
D 6.001.897,00 1515,09 3.961,42 -
DIRIGENTE IN
DOTAZIONE ORGANICA446.912,00 78,07 5.724,32 -
REGIONE FVG
PROVINCIA GORIZIA
PROVINCIA PORDENONE
PROVINCIA TRIESTE
PROVINCIA UDINE
Tra i molteplici temi affrontati in questi primi mesi di attuazione della riforma è stato valutato anche
quello della collocazione del personale delle Polizie Locali delle Province e sono stati stimati i costi di
un eventuale passaggio del personale dei corpi di vigilanza provinciali nel Corpo Forestale Regionale.
Il risparmio conseguibile dall’operazione di accorpamento, come illustrato nella tabella sotto
riportata, ammonta ad oltre 160.000 euro.
135
È a questo punto possibile prospettare due ipotesi che prendano in considerazione due diversi
scenari: da un lato, il mantenimento nell’attuale regime delle cessazioni dal servizio per risoluzione
unilaterale del rapporto di lavoro, con conseguente assorbimento del personale proveniente dalle
Province a copertura delle uscite complessivamente previste; dall’altro un’ipotesi di
riorganizzazione e di diversa allocazione del personale con riassorbimento delle eccedenze
mediante l’applicazione delle norme introdotte dall’articolo 2 del decreto legge n. 101 del 31 agosto
2013 (Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche
amministrazioni).
1. MANTENIMENTO DELLE REGOLE VIGENTI IN MATERIA DI ACCESSO A
PENSIONE E DI TURN OVER
Le regole attualmente vigenti prevedono il collocamento a riposo di tutto il personale che abbia
maturato i requisiti di accesso alla pensione anticipata attraverso lo strumento della risoluzione
unilaterale del rapporto di lavoro. In tale caso, secondo le regole del turn over, l’amministrazione
può procedere, per l'anno 2015, ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un
contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 60 per cento di
136
quella relativa al personale di ruolo cessato nell'anno precedente. La predetta facoltà ad assumere è
fissata nella misura del 80 per cento per l'anno 2016, dell'80 per cento per l'anno 2017, del 100 per
cento a decorrere dall'anno 2018.
Si è già visto nella Tabella sopra riportata il numero delle cessazioni del personale regionale che
interverranno negli anni dal 2014 al 2025.
Per confrontare le due diverse ipotesi in relazione alla riforma delle autonomie locali, sono state
prese in considerazione le annualità dal 2016 al 2018 e sono stati determinati i risparmi del turn
over – per il personale regionale non dirigente e per quello dirigente – derivanti dal mancato
utilizzo delle percentuali sopra riportate. Il personale complessivamente interessato dalle
cessazioni è pari, nel caso dei non dirigenti, a 252 unità, mentre nel caso dei dirigenti è pari a 21
unità. I risparmi (quote che non possono essere riutilizzate per le nuove assunzioni), sono
complessivamente pari a 5.589.075,15 euro nel triennio 2016/2018 e pari a 2.753.935,61 euro
a regime per i non dirigenti, mentre quelli derivanti dalle cessazioni dei dirigenti sono pari a
1.481.055,04 euro per il triennio 2016/2018 e pari ad 711.073,29 euro a regime, determinando
un risparmio complessivo pari a 7.070.130,19 euro nel triennio ed un risparmio a regime pari a
3.465.008,90 euro.
Per il calcolo delle possibili cessazioni del personale provinciale, è stata applicata la stessa
percentuale di incidenza delle cessazioni calcolata per il personale regionale sul totale dei
dipendenti in servizio al 31/12/2013, tenuto conto che l’età media del personale delle province è
sostanzialmente la medesima di quella del personale regionale. Si sono quindi calcolati i possibili
risparmi derivanti dall’applicazione delle regole del turn over anche alle Province, e si è applicata la
medesima percentuale di incidenza derivante dal raffronto del risparmio realizzabile per il
personale regionale interessato alla cessazione nel periodo, rispetto al costo annuo del personale
cessato nel triennio 2016-2018.
Il risparmio complessivo, derivante dai possibili pensionamenti del personale regionale e di quello
delle quattro province, risulta pari a 9.284.569 euro nel triennio e pari a 4.555.258 euro a
regime, come meglio illustrato nella tabella di sintesi riportata nell’Allegato 1.
I POSSIBILI “PREPENSIONAMENTI” IN ATTUAZIONE DEL DECRETO LEGGE N.
101/2013
La riforma delle autonomie locali con il conseguente inquadramento del personale delle Province
nell’amministrazione regionale, nelle UTI o nei Comuni, potrebbe teoricamente concretizzare una
di quelle situazioni che necessitano di piani di razionalizzazione o di una revisione dei fabbisogni
del personale.
Tali ipotesi sono teoriche e necessitano di una preventiva attenta disamina delle funzioni trasferite,
da porre in relazione a una eventuale riduzione delle dotazioni organiche.
Come noto, a livello nazionale, l’articolo 2 del decreto legge n. 101 del 31 agosto 2013, (Disposizioni
urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni)
consente alle pubbliche amministrazioni di utilizzare l’istituto del c.d. “prepensionamento”
per riassorbire le eccedenze di personale conseguenti alla riduzione delle dotazioni organiche o alla
redazione di piani di ristrutturazione, per coloro che hanno maturato i requisiti di accesso al
137
trattamento pensionistico e alle decorrenze di tale trattamento previgenti rispetto alla riforma
Fornero.
La Circolare 4/2014 del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione illustra
tale istituto che, nel quadro degli interventi di riduzione della spesa pubblica, permette una
migliore allocazione del personale delle Amministrazioni pubbliche.
In particolare, la situazione di eccedenza viene individuata quando il personale in servizio
supera la dotazione organica in una o più qualifiche, categorie, aree o profili professionali di
riferimento.
La revisione del fabbisogno di personale, volta a garantire la funzionalità e l’ottimizzazione delle
risorse, viene presa in considerazione dalla citata circolare 4/2014 come una misura straordinaria
ed ulteriore rispetto alla ricognizione annuale ordinariamente prevista ed è conseguente
all’attuazione di misure di razionalizzazione degli assetti organizzativi, ipotesi, quest’ultima, che
ragionevolmente potrà essere conseguita dall’amministrazione regionale con l’attuazione della
riforma delle autonomie locali prevista dalla legge regionale 26/2014.
Nei casi in cui si determini la situazione di eccedenza è consentito il ricorso al prepensionamento
nel limite massimo delle posizioni individuate in esubero da parte delle amministrazioni
pubbliche.
Il ricorso al prepensionamento comporta il rispetto di una serie di vincoli:
le amministrazioni che dichiarano eccedenza di personale non possono ripristinare i posti
soppressi nella dotazione organica. Dalla riduzione di quest’ultima deve scaturire una
diminuzione strutturale della spesa di personale;
i prepensionamenti non possono essere conteggiati nell’immediato come risparmi utili ai
fini del calcolo del budget da destinare a eventuali assunzioni;
non sono consentite assunzioni né di vincitori di concorso né di idonei finché non è
riassorbito il personale in eccedenza nelle aree/categorie nelle quali è dichiarata l’eccedenza
e non si sono create ulteriori vacanze in relazione al pensionamento ordinario.
È evidente che l’attuazione di un tale percorso in ambito regionale, oltre ad assicurare un miglior
utilizzo delle risorse umane, produrrebbe anche consistenti risparmi a regime, che andrebbero a
incrementare in maniera sensibile quelli che già si conseguono con l’applicazione delle regole
attualmente vigenti che prevedono il collocamento a riposo di tutto il personale che abbia maturato
i requisiti di accesso alla pensione anticipata attraverso lo strumento della risoluzione unilaterale
del rapporto di lavoro, che sono stati illustrati al punto precedente.
È altrettanto evidente che le esigenze di contenimento della spesa e di razionalizzazione della stessa
dovranno essere contemperate con quelle dell’interesse pubblico finalizzato alla piena attuazione
dei compiti e delle funzioni come delineati nella nuova organizzazione presente nella legge di
riforma, nonché al soddisfacimento dei bisogni della cittadinanza.
Allegato 1
138
dal 2019 e a regime
unità risparmio risparmio
REGIONE 252 5.589.075,15 2.753.935,61
21 1.481.055,04 711.073,29
TOTALE NON DIRIGENTI E DIRIGENTI REGIONE 273 7.070.130,19 3.465.008,90
PROVINCE NON DIRIGENTI TS 21 397.765,63 195.993,24
UD 48 879.830,51 433.523,71
PN 28 544.429,55 268.259,76
GO 17 322.383,50 158.849,79
TOTALE NON DIRIGENTI PROVINCE 114 2.144.409,19 1.056.626,50
DIRIGENTI TS 0 - -
UD 1 70.029,93 33.622,26
PN 0 - -
GO 0 - -
TOTALE DIRIGENTI PROVINCE 1 70.029,93 33.622,26
TOTALE NON DIRIGENTI E DIRIGENTI PROVINCE 115 2.214.439,12 1.090.248,76
TOTALE COMPLESSIVO
REGIONE E PROVINCE366 7.733.484,34 3.810.562,11
22 1.551.085 744.696
388 9.284.569 4.555.258
DIRIGENTI
TOTALE NON DIRIGENTI E DIRIGENTI REGIONE E PROVINCE
totale 2016-2018
REGIME ATTUALE - LEGGE FORNERO - CESSAZIONI PREVISTE PER IL PERSONALE REGIONALE E DELLE PROVINCE PER IL
TRIENNIO 2016-2018 (ESCLUSI GIORNALISTI ED ESONERATI) - CONSEGUENTI RISPARMI PER IL MEDESIMO PERIODO E DAL
2019 A REGIME
NON DIRIGENTI
DIRIGENTI
NON DIRIGENTI
139
CONVEGNO CISL FVG (24 GIUGNO 2015)
Confortano in questo senso anche i contenuti di un recente convegno
organizzato dalla CISL Alto Friuli e CISL FVG, dal titolo “VERSO I NUOVI
ASSETTI TERRITORIALI DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA
GIULIA” (San Daniele del Friuli, 24 giugno 2015).
Durante i lavori, ai quali hanno partecipato autorevoli relatori, è stata
presentata un’indagine realizzata dal dipartimento studi nazionale della Cisl,
che la Cisl Alto Friuli ha voluto portare come contributo al dibattito in corso in
Regione.
In sostanza – emerge dal report – i piccolissimi comuni del FVG, pur non
essendo particolarmente inefficienti, presentano costi pro capite assolutamente
elevati. Come a dire, spese per i cittadini ben diverse da quelle sostenute dai
residenti di altri municipi.
Ad esempio, viene fuori che nei Comuni fino a 2mila abitanti l’ammontare pro
capite dell’IMU si aggira attorno ai 150 euro contro i 250/300 delle
amministrazioni più piccole, oppure che la tassa sulla raccolta dei rifiuti
presenta un range anche superiore ai 25 euro a testa. Sempre dati alla mano,
sono sorprendenti i perimetri del risparmio ottenibili aumentando le
dimensioni del territorio di riferimento. Esemplifica Filippo Elba, curatore della
ricerca: “Se consideriamo la voce polizia municipale, i livelli maggiori di
virtuosità si riscontrano nei comuni con popolazione compresa tra i 1.000 e
2.500 abitanti, con un’efficienza complessiva pari a 0,842 e di 0,878 sotto il
profilo amministrativo, ed un costo pro capite di 26 euro. Se questi comuni
fossero massimamente efficaci dal punto di vista amministrativo, sarebbero in
grado di abbassare il costo a 23 euro, cifra che scenderebbe addirittura a 20
euro nel caso dei municipi fino a 5.000 abitanti”.
Giocando, dunque, con le proiezioni, se è vero che ad oggi, ed a condizioni date,
i comuni più efficienti sono quelli con popolazione tra i 1.000 e 2.500 abitanti,
sono quelli sopra a 5mila ad avere le maggiori potenzialità in termini di
risparmio per i cittadini e quelli tra i 10.000 e i 50.000 a garantire meno spese
nei residenti per le voci della viabilità, dell’illuminazione e della raccolta rifiuti.
Di qui l’appello forte della Cisl ai Sindaci: “Occorre mettersi assieme senza
esitazioni” – sollecita il segretario generale della Cisl FVG, Giovanni Fania,
ponendo l’accento sulla questione dei risparmi necessari per le famiglie e
sull’efficienza dei servizi che vanno comunque garantiti su tutto il territorio. “E’
140
chiaro che in questo senso, la riforma delle UTI può rappresentare una grande
opportunità, una volta sciolti alcuni nodi, potendo anche contare su strumenti
preziosi come quello del Comparto Unico per quanto riguarda la gestione del
personale”.
Di un inevitabile azione di aggregazione degli enti locali ha parlato anche la
professoressa, docente di diritto e costituzionalista Elena D’Orlando, la quale
dopo aver invitato a ragionare in chiave europea compiendo dei parallelismi con
i modelli utilizzati sia in Francia che in Germania, ha voluto ribadire che “il
successo di questa legge regionale dipenderà da come intenderanno applicarla
gli stessi amministratori locali e dal loro necessario nuovo approccio culturale
sulla materia”.
[Brani tratti da “Enti locali: aggregazione strategia vincente”, Il Friuli, 24 giugno
2015] http://www.ilfriuli.it/articolo/Cronaca/Enti_locali-points-
_aggregazione_strategia_vincente/2/144548
141
8_FORMARE ALLA RIFORMA
Una riforma così importante per il sistema degli enti locali necessita di un piano
formativo di accompagnamento rivolto alle Amministrazioni Comunali del
territorio per poter affrontare con competenza e serenità il percorso di
costituzione dell’Unione dei Comuni secondo i tempi e i modi definiti dalla
L.R.26/2014, riuscendo al contempo a valorizzare il patrimonio di esperienza
collaborativa che i Comuni hanno maturato attraverso le diverse forme
associative già sperimentate.
A tal fine è stata affidata a Anci, quale associazione maggiormente
rappresentativa del sistema delle autonomie locali, la realizzazione del Piano
Formativo Regione – Enti Locali, finanziato e sostenuto dalla Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia in virtù del protocollo di durata quinquennale
siglato nel 2014 proprio per attivare azioni formative condivise a favore degli
Enti del Comparto unico.
Con la delibera n. 1394 del 01/08/2013, che ha autorizzato la stipula del
protocollo d’intesa per il coordinamento della formazione strategica di
comparto, la Giunta regionale ha altresì previsto la costituzione di una Cabina di
regia con compiti di elaborazione dei piani formativi annuali e pluriennali e di
coordinamento, controllo e verifica degli andamenti degli stessi, costituita con
decreto dell’Assessore competente in materia di autonomie locali n. 875/AAL
del 4/6/2015.
Si riportano gli obiettivi del Piano e il monitoraggio delle attività svolte fino al
30 aprile del 2015, che dà conto dei cantieri formativi aperti su più fronti
(armonizzazione dei bilanci, riordino del sistema Regione-Autonomie locali,
Europa 2020, ecc.), oltre che delle ore e dei partecipanti finora coinvolti.
OBIETTIVI FORMATIVI
Per rispondere adeguatamente al compito stabilito dalla legge di costituire
l’Unione entro il 01.10.2015 e di avviare i Servizi congiunti, nonché approvare il
142
Piano triennale dell’Unione, entro il 01.01.2016, il presente Piano formativo
operativo 2015 prevede i seguenti obiettivi:
1. Sviluppare le competenze degli Amministratori per governare i processi di
costituzione dell’Unione e di avvio dei servizi in forma associata:
identificare le priorità strategiche dell’Unione (visione strategica e
missione dell’unione)
identificare gli obiettivi di sviluppo del territorio e di gestione associata dei
servizi
individuare il modello organizzativo dell’Unione funzionale a realizzare gli
obiettivi definiti
individuare il modello di governance
monitorare e valutare le politiche e la gestione dei servizi
definire gli atti amministrativi necessari alla costituzione formale del
nuovo ente
predisporre il Piano dell’Unione
2. Rafforzare le competenze degli Amministratori per governare il processo di
cambiamento
3. Sviluppare le competenze del personale (in particolar modo i Segretari
Comunali, i Dirigenti, le Posizioni Organizzative, i Responsabili di processo)
per gestire il cambiamento e le relative resistenze e attuare i
processi di costituzione dell’Unione e avviare i servizi in forma
associata. In particolare:
• analizzare le organizzazioni esistenti (in termini di risorse, relazioni,
competenze, ecc.) e proporre soluzioni organizzative funzionali al
raggiungimento degli obiettivi definiti dagli Amministratori
• reingegnerizzare i processi dei servizi che saranno gestiti in Unione
• operare secondo un logica di processi e obiettivi
4. Rafforzare le competenze del personale per affrontare e gestire il
cambiamento (cambiamento di ruolo, cambiamento organizzativo…) ed
essere leader del cambiamento
143
5. Rafforzare la capacità collaborative degli amministratori e dei Segretari /
Dirigenti / PO
6. Accompagnare le Amministrazioni nella realizzazione dei risultati operativi:
• documento di intesa politica (obiettivi relativi alla gestione dei servizi e
allo sviluppo territoriale, modello di governance)
• modello organizzativo
• statuto
• piano riorganizzazione dei servizi
• piano dell’Unione
144
MONITORAGGIO QUANTITATIVO – CORSI AVVIATI
CANTIERE 01 - ARMONIZZAZIONE DEI SISTEMI CONTABILI
CORSI ED. PREVISTE
ED. AVVIATE/
REALIZZATE
NOTE
Avviare il nuovo sistema contabile nell’Ente locale 8 8
Avviare il nuovo sistema contabile nell’Ente locale (Comune Trieste)
1 1
Avviare il nuovo sistema contabile nell’Ente locale (Provincia Gorizia)
0 1
Il ruolo chiave dei Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per responsabili di Spesa Corrente
6 7
Il ruolo chiave dei Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per responsabili di Spesa in Conto Capitale
3 4
Il ruolo chiave dei Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per responsabili di Entrata
3 0 Con delibera dell’esecutivo ANCI FVG del 18/12/2015 è stato definito che il percorso sarà sostituito da altri percorsi.
Il ruolo chiave dei Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per sociale
1 1
Il ruolo chiave dei Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per polizia locale
1 1
Il ruolo chiave dei Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per personale
1 1
Ruolo dell’Amministratore con il nuovo Sistema Contabile degli EELL
1 1 Ridotto il numero di ore da 4 a 3. Calendarizzata una seconda edizione con il dott. Delfino in un primo momento a marzo 2015. Rinviata causa di forza maggiore a aprile 2015
Ruolo del Segretario con il nuovo Sistema Contabile degli EELL
1 1 Ridotto il numero di ore da 7 a 4
Laboratori per la gestione delle entrate 6 4
Laboratori per la gestione delle spese correnti 5 6
Laboratori per la gestione delle spese in conto capitale
5 4
Laboratorio misto per la gestione delle spese correnti e delle spese in conto capitale
0 2
Question time con gli sperimentatori 0 1 Non previsto a progetto.
Incontro con Amministratori Basso Isontino "Nuovo sistema contabile degli Enti Locali"
0 1 Non previsto a progetto.
TOTALE 42 44
145
CANTIERE 02 - IL RIORDINO DEL SISTEMA REGIONE AUTONOMA FRIULI
VENEZIA GIULIA – SISTEMA DELLE AUTONOMIE LOCALI - CORSI
CORSI
EDIZIONI
PREVIST
E
EDIZIONI
AVVIATE/
REALIZZATE
NOTE
Tavolo di confronto Legge di
Riordino
1 1
Il Manager di Rete (percorso
per Segretari Comunali,
Dirigenti)
1 0 Con delibera dell’esecutivo ANCI FVG del 18/12/2015
è stato definito che il percorso non sarà realizzato
nell’annualità di budget 2014 in quanto nessun
territorio / UTI ha individuato le figure apicali delle
future UTI. Si ritiene quindi opportuno
riprogrammarlo in una annualità di budget diversa,
successiva all’individuazione dei Direttori generali da
parte delle Unioni
Essere Amministratore nella
“Rete” (percorso
amministratori)
1 1 Con delibera dell’esecutivo ANCI FVG del 18/12/2015
è stato definito che il percorso amministratori
passasse da 30 ore complessive articolate in 10
incontri da 3 ore a 33 ore complessive articolate in 10
incontri da 3 ore.
Al 28/02/2015 sono stati realizzati 10 incontri su 11
previsti per un totale di 30 ore su 33. E’ stato
calendarizzato un altro incontro a aprile/maggio 2015
Agenda digitale 4 0 Con delibera dell’esecutivo ANCI FVG del 18/12/2015
è stato definito che il percorso non sarà realizzato in
quanto si ritiene più efficace avviarlo dopo la
costituzione delle UTI e l’avvio dei servizi.
TOTALE 7 2
146
CANTIERE 02 - IL RIORDINO DEL SISTEMA REGIONE AUTONOMA FRIULI
VENEZIA GIULIA – SISTEMA DELLE AUTONOMIE LOCALI - CANTIERI
CANTIERI
ED.
PREVIS
TE
ED. AVVIATE/
REALIZZATE NOTE
Cantieri
territoriali
10 7 Con delibera dell’esecutivo ANCI FVG del 18/12/2015 è stato ridefinito
il monte ore per ogni cantiere territoriale visto l’impatto della riforma
sulla riorganizzazione degli Enti. La proposta elaborata è di
individuare 7 territori, di assegnare mediamente a ogni territorio
almeno 475 ore di formazione (tra docenza e codocenza) di cui
mediamente 186 nel budget 2014 e 289 nel budget 2015
Al 02/04/2015 sono stati avviati i piani formativi dei seguenti cantieri:
1. Dolomiti Friulane
2. Carnia
3. Bassa Friulana Occidentale
4. Basso Isontino
5. Alto Isontino
6. Collinare
7. Bassa Friulana Orientale
Dal mese di febbraio è stato inoltre avviato un contatto con l’UTI del
Natisone, l’UTI del Medio Friuli e l’UTI Destra Tagliamento.
TOTALE 10 7
CANTIERE 02 - IL RIORDINO DEL SISTEMA REGIONE AUTONOMA FRIULI
VENEZIA GIULIA – SISTEMA DELLE AUTONOMIE LOCALI - CONVENZIONI
CONVENZIONI PREVISTE AVVIATE/
REALIZZATE NOTE
Convenzione con Unione del
Camposampierese per la
predisposizione di modelli e
strumenti per la
riorganizzazione dei processi e
la gestione associata dei
servizi. Accompagnamento per
l'avvio delle Unioni
1 1
Convenzione con Università di
Udine per la predisposizione
di modelli e strumenti per la
riorganizzazione dei processi e
la gestione associata dei
1 1 Attivate due collaborazioni:
1. DIEGM per studio di soluzioni finalizzate
all’implementazione di modelli e strumenti
relativi alla mappatura dei processi (con
strumenti grafici avanzati quali BIZAGI)
147
CONVENZIONI PREVISTE AVVIATE/
REALIZZATE NOTE
servizi. Accompagnamento per
l'avvio delle Unioni
2. DIMI per lo studio di soluzioni finalizzate
all’implementazione di modelli e strumenti
relativi ai sistemi informativi
TOTALE 2 2
CANTIERE 03 – EUROPA 2020 - CORSI
CORSI EDIZION
I
PREVIST
E
EDIZIONI
AVVIATE/
REALIZZA
TE
NOTE
Seminari informativi Europa
2020
10 7 Con delibera dell’esecutivo ANCI FVG del 18/12/2015
è stato definito di ridurre da 10 a 7 i seminari
informativi in quanto esaustivi delle tematiche
relative a Europa 2020.
Workshop sulla costruzione di
policy
4 1 Con delibera dell’esecutivo ANCI FVG del 18/12/2015
è stato definito di non avviare in questa annualità i
workshop sulle policy per meglio raccordare queste
azioni con quelle relative alla definizione delle
strategie di sviluppo di ogni Unione.
Workshop su strategie
progettuali
4 1 Con delibera dell’esecutivo ANCI FVG del 18/12/2015
è stato definito di non avviare in questa annualità i
workshop sulle strategie progettuali per meglio
raccordare queste azioni con quelle relative alla
definizione delle strategie di sviluppo di ogni Unione.
TOTALE 18 9
148
CANTIERE 03 – EUROPA 2020 - CORSI
CORSI EDIZIO
NI
PREVIS
TE
EDIZIONI
AVVIATE/
REALIZZAT
E
NOTE
Cantieri
territoriali
8 2 Con delibera dell’esecutivo ANCI FVG del 18/12/2015 è stato
definito di non avviare in questa annualità i cantieri territoriali (ad
eccezione dei due già richiesti dalle amministrazioni locali) per
meglio raccordare queste azioni con quelle relative alla definizione
delle strategie di sviluppo di ogni Unione.
Cantieri avviati
1. Cantiere formativo Europa 2020 “Sistema di sviluppo di
strategie integrate per territori smart” delle Dolomiti Friulane
(per complessive 71 ore e 6 giornate di accompagnamento e
rielaborazione materiali);
2. Cantiere formativo Europa 2020 “Sistema di sviluppo di
strategie integrate per territori smart” con i Comuni del
latisanese (per complessive 48 ore e 4 giornate di
accompagnamento e rielaborazione materiali).
TOTALE 8 2
CANTIERE 04 – FORMATORI
CORSI
EDIZION
I
PREVIST
E
EDIZIONI
AVVIATE/
REALIZZA
TE
NOTE
Formazione responsabili
sviluppo risorse umane
1 1
Docente formatore
pubblico
3 3
Palestra formazione
formatori
0 1 Su richiesta dei partecipanti al percorso “Docente
formatore pubblico” è stato realizzato un incontro a
gennaio 2015 quale “palestra” formativa per applicare i
modelli e gli strumenti appresi nel corso
TOTALE 4 5
149
ATTIVITÀ DI DOCENZA REALIZZATA AL 30 APRILE 2015
CORSI AL 30/04/2015
PROGETTO APPROVATO
RIPROGRAMMAZIONE *
ATTIVITA’ AVVIATE
ATTIVITA’ CONCLUSE
ATTIVITA’ A CALENDARIO
EDIZIONI
ORE CORSO
TOTALE
ORE
EDIZIONI
ORE CORSO
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
Avviare il nuovo sistema contabile nell’Ente locale
8 40 320 8 40 320 8 320 8 320
Avviare il nuovo sistema contabile nell’Ente locale (Comune Trieste)
1 40 40 1 35 35 1 35 1 35
Avviare il nuovo sistema contabile nell’Ente locale (Provincia Gorizia)
- - - 1 5 5 1 5 1 5
Il ruolo chiave dei Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per responsabili di Spesa Corrente
6 7 42 7 7 49 7 49 7 49
Il ruolo chiave dei Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per responsabili di Spesa in Conto Capitale
3 7 21 4 7 28 4 28 4 28
Il ruolo chiave dei Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per responsabili di Entrata
3 7 21 - 7 - - - - -
Il ruolo chiave dei
1 7 7 1 7 7 1 7 1 7
150
CORSI AL 30/04/2015
PROGETTO APPROVATO
RIPROGRAMMAZIONE *
ATTIVITA’ AVVIATE
ATTIVITA’ CONCLUSE
ATTIVITA’ A CALENDARIO
EDIZIONI
ORE CORSO
TOTALE
ORE
EDIZIONI
ORE CORSO
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per sociale
Il ruolo chiave dei Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per polizia locale
1 7 7 1 7 7 1 7 1 7
Il ruolo chiave dei Responsabili di Spesa/Entrata – Percorso per personale
1 7 7 1 7 7 1 7 1 7
Ruolo dell’Amministratore con il nuovo Sistema Contabile degli EELL
1 4 4 1 4 4 1 3 1 3 1 3
Ruolo del Segretario con il nuovo Sistema Contabile degli EELL
1 7 7 1 4 4 1 4 1 4
Laboratori per la gestione delle entrate
6 4 24 4 4 16 4 16 4 16
Laboratori per la gestione delle spese correnti
5 4 20 6 4 24 6 24 6 24
Laboratori per la gestione delle spese in conto capitale
5 4 20 4 4 16 4 16 4 16
Laboratorio misto per la gestione delle spese correnti e delle spese in conto capitale
- 4 - 2 4 8 2 8 2 8
Question time - - - - - - 1 7 1 7
151
CORSI AL 30/04/2015
PROGETTO APPROVATO
RIPROGRAMMAZIONE *
ATTIVITA’ AVVIATE
ATTIVITA’ CONCLUSE
ATTIVITA’ A CALENDARIO
EDIZIONI
ORE CORSO
TOTALE
ORE
EDIZIONI
ORE CORSO
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
con gli sperimentatori
Incontro con Amministratori Basso Isontino "Nuovo sistema contabile degli Enti Locali"
- - - - - - 1 3 1 3
CORSI AL 30/04/2015
PROGETTO APPROVATO
RIPROGRAMMAZIONE *
ATTIVITA' AVVIATE
ATTIVITA' CONCLUSE
ATTIVITA' A CALENDARIO
Tavolo di confronto Legge di Riordino
1 15 15 1 15 15 1 15 1 15
Il Manager di Rete (percorso per Segretari Comunali, Dirigenti)
1 105 105 - - - - - - -
Essere Amministratore nella “Rete” (percorso amministratori)
10 3 30 11 3 33 10 30 10 30 1 3
Agenda digitale
4 24 96 - - - - - - -
Cantieri territoriali *
10 48 480 7 186 1.302 7 1.302 - 965 7 337
Seminari informativi Europa 2020
10 3 30 7 3 21 7 21 7 21
Workshop sulla costruzione di policy
4 12 48 1 4 4 1 4 1 4
Workshop su strategie progettuali
4 16 64 - 16 - - - - -
Cantieri territoriali *
8 40 320 2 60 119 2 119 - 110 2 9
Formazione responsabili sviluppo risorse umane
1 56 56 1 56 56 1 56 1 56 - -
Docente formatore pubblico
3 40 120 3 40 120 3 120 3 120 - -
Palestra formazione
- - - - - - 1 4 1 4
152
CORSI AL 30/04/2015
PROGETTO APPROVATO
RIPROGRAMMAZIONE *
ATTIVITA’ AVVIATE
ATTIVITA’ CONCLUSE
ATTIVITA’ A CALENDARIO
EDIZIONI
ORE CORSO
TOTALE
ORE
EDIZIONI
ORE CORSO
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
EDIZIONI
TOTALE
ORE
formatori
TOTALE 98
1.904
75
2.200
77 2.210 68
1.864
11 352
* riprogrammazione come approvata dall’esecutivo ANCI in data 18/12/2014
153
FOCUS CANTIERI FORMATIVI TERRITORIALI
Al 30/04/2015 sono stati avviati i piani formativi dei seguenti cantieri:
1. Dolomiti Friulane 2. Carnia 3. Basso Isontino 4. Bassa Friulana Occidentale 5. Alto Isontino 6. Collinare 7. Bassa Friulana Orientale
QUADRO DI SINTESI ATTIVITÀ REALIZZATA
CANTIERE PERCORSO AMMNISTRATOR
I ore realizzate
PERCORSO SEGRETARI
/PO ore realizzate
LANCIO PERCORS
O ore realizzate
TOTALE
DOLOMITI FRIULANE 40 124 4 168 CARNIA 21 146 3 170 BASSA FRIULANA OCCIDENTALE 21
122 3 130
BASSO ISONTINO 21 140 3 164 COLLINARE 24 84 0 108 ALTO ISONTINO 27 44 0 71 BASSA FRIULANA ORIENTALE 18 76 0 94 172 736 13 905
QUADRO DI SINTESI ATTIVITÀ DOCENZA E CODOCENZA
CANTIERE PERCORSO AMMNISTRATORI
ore docenza e codocenza
PERCORSO SEGRETARI
/PO ore docenza
LANCIO PERCORSO
ore docenza
TOTALE
DOLOMITI FRIULANE 57 124 4 185 CARNIA 27 146 3 176 BASSA FRIULANA OCCIDENTALE
24 122 3 149
BASSO ISONTINO 21 140 3 164 COLLINARE 33 84 0 117 ALTO ISONTINO 36 44 0 80 BASSA FRIULANA ORIENTALE
18 76 0 94
216 736 13 965
154
8.1_Tavolo di coordinamento
L’articolato processo di attuazione della riforma del sistema degli enti locali
richiede il compimento di numerosi adempimenti che vedono coinvolti e
reciprocamente connessi la Regione e gli Enti locali. Diventa strategico, allora, a
fianco dell’attività di formazione e informazione, il coinvolgimento dell’intero
sistema delle autonomie locali nel processo, non solo sotto il profilo politico, ma
anche per quanto concerne gli aspetti tecnici.
La stessa legge 26/2014 prevede che la sua attuazione sia accompagnata
dall’attività di un organo tecnico-politico, l’Osservatorio per la riforma,
composto da una rappresentanza della Giunta regionale e da rappresentanti
delle Autonomie locali, cui sono attribuiti compiti di impulso e di monitoraggio
del processo di attuazione, nonché di raccordo con gli analoghi organismi
istituiti dalle altre Regioni per l’attuazione della L 56/2014 (c.d. Delrio).
Con riferimento al settore della finanza locale tale coinvolgimento è garantito
dal Tavolo tecnico permanente per la finanza locale istituito con
deliberazione 129 del 24 gennaio 2014 e costituito con decreto dell’Assessore
competente in materia di autonomie locali n. 3/G/2014, mentre il settore del
personale e del Comparto Unico è presidiato dal Tavolo tecnico del
comparto unico.
A questo punto del processo di riforma si è ritenuto necessario istituire un
tavolo tecnico che presidi qual tassello fondamentale e imprescindibile
rappresentato dall’aspetto tecnologico che dovrà accompagnare passo passo la
riforma e la costituzione delle UTI. È necessario, infatti, fare il massimo sforzo
per rendere i sistemi informativi utilizzati dai singoli enti realmente
interoperabili fra loro per generare economicità, efficienza ed efficacia
gestionale. In tale contesto il ruolo di Insiel gioca un ruolo fondamentale.
Per queste ragioni, con la deliberazione n. 659 del 10 aprile 2015, si è deliberata
l’istituzione del TAVOLO TECNICO PERMANENTE PER IL
COORDINAMENTO DELLA RIFORMA DI CUI ALLA LR 26/2014
(senza oneri a carico della Regione), che si occuperà dell’analisi,
approfondimento e formulazione di proposte in materia di sistemi informativi
con particolare attenzione agli ambiti finanziario e di bilancio, della gestione del
personale e delle attività connesse, della Centrale unica di committenza
regionale e dello Sportello unico delle attività produttive. Per una migliore
gestione, il Tavolo potrà essere articolato al suo interno in sotto-tavoli di lavoro,
155
vista la molteplicità degli ambiti da seguire. Sarà composto da direttori e
funzionari regionali, da esperti della Insiel S.p.A., da delegati dell’ANCI e del
CAL.
Il Tavolo si è riunito per la prima volta il 23 giugno 2015.
1. TAVOLO TECNICO PERMANENTE PER LA FINANZA LOCALE
Composizione del Tavolo
Con DGR del 24 gennaio 2014, è stato istituito il Tavolo tecnico permanente
per la finanza locale allo scopo di coinvolgere nel processo di riforma delle
autonomie locali per la parte relativa alla finanza locale il sistema stesso per
quanto concerne le sue competenze ed esperienze tecniche.
Con decreto assessorile del 3 marzo sono avvenute le nomine.
Il Tavolo è composto da tre categorie di soggetti: dirigenti e/o funzionari
regionali; dirigenti e/o funzionari comunali e provinciali e revisori dei conti di
enti locali.
In particolare, sono presenti 18 componenti, di cui:
- 6 appartenenti alla Regione (il Direttore centrale autonomie locali e
coordinamento delle riforme, il Direttore Servizio finanza locale, il Direttore
del Servizio programmazione finanziaria della Direzione centrale finanze,
patrimonio, coordinamento e programmazione politiche economiche, il
Direttore del Servizio programmazione, pianificazione strategica, controllo
di gestione e statistica, il Responsabile della posizione organizzativa Patto di
stabilità e indennità amministratori e il Responsabile della posizione
organizzativa Forme associative, innovazione finanza locale, monitoraggio
del sistema regionale del Servizio finanza locale);
- 10 provenienti dagli enti locali (due segretari comunali e otto responsabili di
servizi finanziari di comuni o province);
- 2 revisori dei conti di enti locali.
Il Tavolo opera attraverso due articolazioni, strutturate per competenza:
- gruppo “entrate degli enti locali”;
- gruppo “coordinamento finanza locale, armonizzazione bilanci e patto di
stabilità”.
156
Ambiti di interesse esaminati dal Tavolo a supporto della riforma
Ai fini della riforma della finanza locale, questi sono i due ambiti di interesse
esaminati dal Tavolo in più sedute, sia dei due sottogruppi, che del Tavolo nel
suo complesso:
a) attuazione del federalismo fiscale nel Friuli Venezia Giulia, ovvero la
questione dell’entrate degli enti locali;
b) coordinamento della finanza locale nel Friuli Venezia Giulia per costruire un
sistema unitario ed integrato Regione-Autonomie locali.
I lavori del Tavolo sulla riforma hanno seguito le indicazioni definite dalla
Giunta regionale con deliberazione n. 2007 del 31 ottobre 2013 (Linee guida),
discutendo e formulando osservazioni e proposte in merito a:
1) per quanto attiene alle entrate derivate regionali degli enti locali: la
ridefinizione della quota di compartecipazione delle entrate regionali per il
finanziamento delle Autonomie locali; la riforma del sistema dei trasferimenti
ordinari dei Comuni e delle Unioni territoriali intercomunali; la revisione
degli altri fondi regionali di parte corrente trasferiti dalla Regione agli enti
locali su settori specifici; la revisione dei fondi e degli stanziamenti regionali –
anche previsti da leggi di settore – relativi a risorse in conto capitale e quindi
per investimenti a favore degli enti locali; la previsione di un fondo
perequativo per la minore capacità fiscale dei Comuni; la definizione di regole
e procedure che diano certezza di risorse in un arco di programmazione
triennale rivolte a garantire i livelli essenziali di servizi ai cittadini;
2) per quanto attiene la realizzazione del Sistema integrato Regione –
Autonomie locali: la revisione delle regole del patto di stabilità degli enti
locali, nei limiti della potestà regionale, e delle modalità di compensazione
orizzontale e verticale con la Regione; una disciplina regionale di recepimento
della disciplina statale in materia di armonizzazione dei bilanci; una
disciplina regionale in materia di enti locali deficitari e in situazione di
dissesto, con l’individuazione delle condizioni strutturali degli enti locali e
relativi controlli, i monitoraggi e il sistema incentivante e sanzionatorio,
nonché gli organi e uffici regionali competenti a tali attività ed interventi; una
disciplina regionale in materia di organi di revisione economico-finanziaria
degli enti locali e di controlli interni; disciplina delle indennità degli
amministratori locali.
157
L’attività del 2014-2015 per la definizione dei contenuti del Disegno
di legge
Per quanto attiene il supporto alla riforma e all’elaborazione del relativo DDLR,
nell’anno 2014 il Tavolo ha formulato proposte generali di riforma suggerendo
aspetti da migliorare o implementare rispetto alla legislazione vigente.
Dopo l’approvazione della legge 26/2014, che ha definito il nuovo assetto di
gestione sovracomunale di funzioni e servizi e il progressivo superamento delle
Provincie, in particolare a partire dal gennaio 2015, con varie sedute sia del
Tavolo nel suo complesso che dei due sottogruppi per le parti di rispettiva
competenza, è stata commentata la prima bozza di articolato predisposta dagli
uffici della Regione, su mandato dell’Assessore regionale competente.
Il Tavolo ha esaminato l’illustrazione generale dei contenuti del Titolo II
(entrate) e gli articoli di tutti gli altri Titoli, confermando varie previsioni o
suggerendo modifiche o integrazioni.
2. TAVOLO TECNICO DEL COMPARTO UNICO
A seguito dell’approvazione da parte della Giunta regionale delle Linee guida del
programma di riforma del sistema delle Autonomie locali del Friuli Venezia
Giulia, all’interno delle quali è contenuto anche il riferimento alla necessità di
procedere alla riforma dell’ordinamento del lavoro pubblico nel contesto del
comparto unico del pubblico impiego regionale e locale, con decreto
dell’Assessore alla Funzione pubblica, autonomie locali è stato istituito un
Tavolo tecnico di lavoro e concertazione, con la partecipazione di
funzionari ed esperti della Regione e degli Enti locali, individuati dal CAL per
l’esame, l’approfondimento e la formulazione di proposte in materia
di riforme legislative, con riguardo allo specifico ambito della
riforma del comparto unico del pubblico impiego.
A tal proposito sono stati nominati componenti del Tavolo in parola i seguenti
soggetti:
• il Direttore generale (o suo delegato) quale coordinatore,
• il Direttore del Servizio organizzazione, formazione, valutazione e relazioni
sindacali
• il Direttore del Servizio Amministrazione del personale
158
• il responsabile della posizione organizzativa gestione amministrativa
coordinata delle competenze giuridiche delle sedi di Udine e Trieste
• il responsabile della posizione organizzativa affari giuridici in materia di
personale
Sette componenti degli enti locali indicati dal Consiglio delle autonomie locali,
tra le seguenti posizioni di responsabilità:
• il Segretario generale del Comune di Gorizia, Tonino Di Gianantonio,
• il Segretario generale del Comune di Muggia, Santi Terranova,
• il Segretario generale del Comune di Fagagna, Ruggero Peresson,
• il Segretario generale del Comune di Udine, Carmine Cipriano,
• il Segretario generale del della Provincia di Trieste, Gabriella Lugarà,
• il Segretario generale del Comune di Tolmezzo, Paolo Craighero
• il Direttore del Servizio Risorse umane e Servizi al Cittadino Romana Meula
Il Tavolo tecnico così costituito ha incominciato a incontrarsi in data
06/06/2014, ma prima di poter lavorare sull’argomento principale per cui era
stato a suo tempo costituito ha dovuto necessariamente occuparsi della delicata
questione collegata agli effetti della Sentenza della Corte Costituzionale n.
54 che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcuni articoli della vigente
normativa regionale, introdotti con la L.R. 22/2010 in materia di assunzioni: si
è reso infatti necessario, di comune accordo con i rappresentanti degli enti locali
seduti al tavolo, e direttamente interessati dagli effetti della sentenza (per l’ente
Regione, infatti, le deroghe oggetto di impugnativa non erano applicabili),
valutare le conseguenze e i necessari passi da affrontare per contemperare le
ripercussioni della stessa sull’attività amministrativa svolta dagli Enti del
comparto in applicazione delle Leggi Regionali censurate.
A seguito dell’intervento normativo operato dal Consiglio per garantire agli enti
del comparto certezza in merito alle corrette regole assunzionali da seguire, si è
tuttavia reso necessario, sulla base di quanto indicato dall’art. 4, co. 5, della L.R.
12/2014, ricondurre, da una parte, il sistema assunzionale regionale alle
medesime previsioni nazionali, e dall’altra porre in essere tutte le procedure
previste dall’articolo citato per sanare eventuali situazioni di esubero della
spesa, createsi nel periodo di vigenza della normativa dichiarata
incostituzionale, a livello di sistema di comparto. L’articolo in parola, infatti, ha
previsto la possibilità di ricorrere a meccanismi di riassorbimento, in coerenza
159
con le disposizioni previste a livello nazionale in materia di limiti assunzionali e
relative fattispecie di deroga, nell’ambito del sistema integrato di comparto.
In sede di elaborazione dei dati forniti in tal senso dai vari Enti si è riscontrato
un disallineamento degli stessi in ordine ai parametri presi in considerazione
per la quantificazione delle spese del personale e dei limiti a esse riferiti e si è
ritenuto quindi opportuno definire in sede di tavolo tecnico parametri uniformi,
da poter poi comunicare ai vari Enti ai fini della raccolta dei dati necessari. Le
principali difficoltà che si sono riscontrate e che sono state affrontate al tavolo
tecnico derivano dalla quantificazione della spesa del personale, configurata
come spesa sostenuta.
I componenti del Tavolo hanno ritenuto di fare a tal proposito riferimento a
quanto indicato nella circolare n. 40 del 23/12/2010 del MEF, che chiarisce
inequivocabilmente il criterio da seguire per la quantificazione della spesa
sostenuta, identificandolo in quello della competenza come peraltro disposto
anche dal DL 78/2010. Si è quindi convenuto sulla necessità di effettuare un
monitoraggio più specifico nei confronti degli Enti del comparto chiedendo, in
particolare, la quantificazione del budget del 20% teorico previsto dalla
legislazione regionale (L.R. 24/2009 art. 13 co.16) e della eventuale utilizzazione
dello stesso, totale o parziale, con rilevazione, quindi, dell’eventuale rimanenza.
Allo stesso modo, al fine di procedere all’eventuale compensazione a livello di
sistema integrato di comparto, verrà chiesto di calcolare anche il limite
assunzionale previsto a livello nazionale dal 2011, anno di entrata in vigore
delle disposizioni contenute nel D.L. 78.
A seguito dei risultati del monitoraggio che di seguito si sintetizzano:
Margine comparto lordo € 21.761.958,59
Costo assunzioni t. indeterminato
“incostituzionali” € 1.450.296,91
Assunzioni t. determinato “incostituzionali” € 9.466.829,49
Co.co.co “incostituzionali” € 1.757.875,30
Totale € 12.675.001,70
Art. 6 LR 12/2014 € 3.862.883,19
l’amministrazione regionale ha adottato la deliberazione n. 2256 dd. 28/11/2014
per effetto della quale tutte le situazioni che avrebbero potuto essere oggetto di
160
sforamento dei limiti assunzionali per la verità sono state riassorbite nell’ambito
del sistema integrato di comparto.
Nel contempo, il tavolo ha incominciato ad affrontare l’argomento principale
per il quale è stato costituito, anche alla luce della proposta di intervento
legislativo in materia di riforma della Pubblica amministrazione presentata dal
Ministro Madia, che conferma nella sostanza gli argomenti che i componenti del
tavolo avevano già individuato come maggiormente rappresentati e meritevoli
di approfondimento e di disciplina regionale specifica che di seguito si
riassumono:
- affermazione puntuale del sistema integrato del comparto unico
- ruolo unico della dirigenza
- gestione unificata del personale del comparto
- contrattazione e relazioni sindacali
- formazione di comparto per la parte non attribuita ad Anci
Nello specifico il tavolo ha ritenuto di operare una scelta innovativa rispetto
all’argomento, evitando di riscrivere un testo sul pubblico impiego che ricalchi,
sostanzialmente i principi già contenuti nel D. Lgs. 165/01.
Dal tavolo infatti emerge chiara e univoca la proposta di dichiarare che il D. Lgs.
165/01 si applichi, nella sua interezza, a tutto il sistema integrato del comparto,
riservando invece all’autonomia legislativa regionale la scelta di intervenire per
normare in maniera diversificata solo alcuni argomenti dell’organizzazione del
personale, sui quali sia possibile salvaguardare il concetto di specialità della
Regione, rifacendosi al principio ispiratore su cui fondare il testo, che è quello
del sistema integrato del comparto, come da ultimo sancito negli incontri con
Roma e che ha riscontrato il favore sia del MEF che della Funzione Pubblica.
Il tavolo quindi ha deciso di procedere alla formulazione di alcuni punti chiave,
partendo dall’analisi delle criticità esistenti che hanno provocato e continuano a
provocare notevoli problemi, in particolare negli Enti di minore dimensione,
allo svolgimento dell’attività istituzionale nella considerazione che tali punti
rappresentino il contenitore di partenza per sviluppare il testo di legge.
Vengono quindi individuate le seguenti tematiche:
• affermazione puntuale del sistema integrato del comparto unico del
pubblico impiego regionale e locale;
161
• gestione unificata del personale del comparto (giuridica, economica,
programmazione dei fabbisogni, mobilità di comparto, procedimenti
disciplinari, contenzioso, concorsi unici….);
• ruolo unico della dirigenza regionale;
• contrattazione e relazioni sindacali;
• formazione di comparto per la parte non specificatamente attribuita dalla
vigente normativa regionale ad ANCI.
Il tavolo ha concluso la stesura del testo normativo da sottoporre all’attenzione
della Giunta per le valutazioni di merito, sulla base dei principi sopra indicati,
nonché dei contenuti del protocollo d’intesa a suo tempo firmato dall’Assessore
con le Organizzazioni sindacali del comparto.
162
9_BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
9.1_Bibliografia
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Tratta da “IL NUOVO ASSOCIAZIONISMO INTERCOMUNALE. (NUOVE) SFIDE E (VECCHIE) RISPOSTE DELLE CULTURE POLITICHE LOCALI” di Mattia Casula, XXVIII Convegno SISP, Università di Perugia, 11-13 settembre 2014. ABSTRACT: Il recente vincolo dell'obbligatorietà per i piccoli comuni italiani di gestire in forma associata le proprie funzioni fondamentali apre nuove prospettive di analisi per lo studio del fenomeno dell'intermunicipal cooperation. Rispetto alla letteratura europea (Heinelt e Zimmermann 2011; Hulst e van Montfort 2007; Hulst et al. 2009) e italiana (Baldini et al. 2009; Bolgherini 2009; Fedele e Moini 2006; Messina 2009; Salvato 2009) sul tema, il paper propone un'analisi comparata di due contesti italiani (Emilia-Romagna e Veneto), interrogandosi sul ruolo che il singolo policy maker regionale può avere (e può aver avuto) nell'incentivare forme di cooperazione intercomunale su larga scala. L'analisi intende mostrare come le riforme regionali varate in questi anni stiano in realtà seguendo un percorso di natura path dependent, ancora fortemente condizionato dalle legacies negli anni consolidatesi. Infine, partendo dall'analisi dei due casi analizzati, il paper propone alcune riflessioni sul policy change italiano in tema di riordino territoriale e sulle implicazioni in termini di policy e di politics che la riforma sta introducendo per il governo del territorio. Bibliografia: ALESIO, M. (2011), La gestione associata delle funzioni ed i servizi comunali, Padova, SSPAL. ANCIFORM-FORMEZ (2002), Indagine conoscitiva sulle unioni di comuni. Rapporto di ricerca, Roma, Anciform. ANCI (2005), Le Unioni di Comuni, il vissuto dei cittadini e l'esperienza degli amministratori, rapporto di ricerca SWG. ANCI (2011), Atlante dei Piccoli Comuni 2011, rapporto di ricerca IFEL. ANCI (2013), Atlante dei Piccoli Comuni 2013, rapporto di ricerca IFEL. ANCITEL (2012), Le gestioni associate promosse mediante Convenzione (art. 30 T.U.E.L), rapporto di ricerca Ancitel S.p.A. Divisione Servizi.
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Altri riferimenti utili in:
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APPROFONDIMENTI, Milano, dicembre 2013.
http://www.consiglio.regione.lombardia.it/c/document_library/get_file?uuid=774060a9-
96cc-4a17-98c5-0f4478c01646&groupId=38960
Si tratta di un dossier che raccoglie i riferimenti bibliografici (con relativi link) nazionali e
regionali sulla normativa, la documentazione, le monografie, i siti web e le riviste relativi al
tema delle unioni dei Comuni e delle gestioni associate aggiornati alla fine del 2013.
173
9.2_Sitografia
Tratta da MODIFICHE TERRITORIALI FUSIONE ED ISTITUZIONE DI COMUNI. LL COMUNE TRA VECCHIA E NUOVA GOVERNANCE IN ITALIA E IN EUROPA (7 DICEMBRE 2014)
agid.gov.it altalex.it anticorruzione.it appsforitaly.org appsforitaly.org aranagenzia.it archivio.digitpa.gov.it artinnovation.forumpa.it. astrid.it autonomie.regione.emilia-romagna.it biblico.liuc.it bollettinosegretari.interfree.it cittalia.it civit.it. cnipa.gov.it confindustriabergamo.it. corte conti.it dejure.giuffrè.it deprofessionale.it diritto.it diritto.regione.veneto.it terredicastelli.mo.it unioni.anci.it.
irpa.eu istat.it issirfa.cnr.it italiaunita150.it itting.cnr.it iussit.it lexambiente.it lexitalia.it lineaamica.gov.it magellanopa.it/semplificare minhap.gob.es observa.it openmunicipio.it/progetto.html. overlex. pacto.it pattostabilitainterno.tesoro.it qualitapa.gov.it scuolaferraresedidiritto.it sna.gov.it studiocataldi.it unionecomunivalvibrata.it formez.it unionecomuninordsalento.it
174
9.3_Lista delle Unioni dei Comuni italiani con
siti web
Nelle pagine che seguono abbiamo voluto fornire l’elenco completo delle Unioni di Comuni in Italia. A oggi, ma l’elenco è in continuo aggiornamento, si contano 428 Unioni di Comuni e oltre un quarto dei Comuni si trova in Unione. Nel 2000 le Unioni erano 16.
175
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Abruzzo Chieti Città della Frentania e Costa dei
Trabocchi 12 37865 223,12
Abruzzo Chieti dei Miracoli 4 12828 122,57
Abruzzo Chieti Del Sinello 7 5449 193,19
Abruzzo Chieti dell'Area Urbana Chieti - Pescara
(Unica) 7 99010 188,54
Abruzzo Chieti delle Colline Teatine 3 5400 35,95
Abruzzo Chieti Maiella Alta Val di Foro 4 5998 79,61
Abruzzo Chieti Maiella Orientale Verde Aventino 7 6036 236,74
Abruzzo Chieti Montana dei Comuni del Sangro 8 2041 105,39
Abruzzo Chieti Vallata del Foro 3 8291 45,17
Abruzzo Pescara Valle del Nora 5 4107 88,30
Abruzzo Teramo Città - Territorio Val Vibrata 12 80257 275,25
Abruzzo Teramo Colline del Medio Vomano 7 21562 179,89
Abruzzo Teramo Montani della Laga 5 12238 384,31
Basilicata Potenza Alto Bradano 7 21590 700,93
Calabria Catanzaro del Versante Ionico 9 26262 291,81
Calabria Catanzaro Monte Contessa 5 18441 178,53
Calabria Catanzaro Monti Ma.Re da Temesa a Terina 7 18575 190,19
Calabria Catanzaro Presila Catanzarese 3 6177 57,78
Calabria Cosenza Arberia 5 9656 143,88
Calabria Cosenza dei Casali 3 3095 12,36
Calabria Cosenza La Via del Mare 6 25635 246,07
Calabria Cosenza Presila 7 17669 349,00
176
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Calabria Cosenza Soleo 4 15556 146,07
Calabria Cosenza Terre del Savuto 7 15910 151,89
Calabria Reggio
Calabria Valle del Torbido 6 20882 193,17
Campania Avellino Antico Clanis 6 18606 66,19
Campania Avellino Medio Calore 3 6269 33,44
Campania Caserta Area Caserta Sud - Ovest 6 50060 365,98
Campania Caserta Atella 6 85770 36,01
Campania Caserta Nuova Liburia 4 48513 29,67
Campania Salerno Alto Calore 6 6687 215,70
Campania Salerno Alto Cilento 6 27106 91,94
Campania Salerno Dell'Irno 4 63908 93,99
Campania Salerno Valle dell'Alento 9 13748 180,23
Campania Salerno Valle dell'Orco 4 30800 51,47
Campania Salerno Velini 3 8515 75,16
Emilia-
Romagna Bologna Appennino Bolognese 9 45450 560,38
Emilia-
Romagna Bologna dell'Alto Reno 4 11285 255,68
Emilia-
Romagna Bologna Reno Galliera 8 72578 295,56
Emilia-
Romagna Bologna Savena - Idice 6 76838 422,76
Emilia-
Romagna Bologna Terre d'acqua 6 82519 374,94
Emilia-Bologna Terre di Pianura 4 45265 243,11
177
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Romagna
Emilia-
Romagna Bologna Valle del Reno, Lavino e Samoggia 5 110608 404,35
Emilia-
Romagna Ferrara Alto Ferrarese 6 78783 412,80
Emilia-
Romagna Ferrara Terre e Fiumi 6 35644 420,24
Emilia-
Romagna Ferrara Valli e Delizie 3 40793 611,66
Emilia-
Romagna Forlì-Cesena del Rubicone e Mare 9 91571 306,43
Emilia-
Romagna Forlì-Cesena dell'Appennino Cesenate 7 28015 726,66
Emilia-
Romagna Forlì-Cesena Romagna Forlivese 15 187641 1261,78
Emilia-
Romagna Forlì-Cesena Valle del Savio 6 117424 810,19
Emilia-
Romagna Modena del Distretto Ceramico 8 119908 424,77
Emilia-
Romagna Modena del Frignano 10 41069 689,54
Emilia-
Romagna Modena del Sorbara 4 36282 133,19
Emilia-
Romagna Modena Modenesi Area Nord 9 86044 462,94
Emilia-
Romagna Modena Terre d'argine 4 104083 269,99
Emilia-
Romagna Modena Terre di Castelli 8 86662 313,56
Emilia-Parma Bassa Est Parmense 3 22039 115,39
178
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Romagna
Emilia-
Romagna Parma Civica Terre del Po 2 3302 48,51
Emilia-
Romagna Parma Delle Valli Taro e Ceno 8 16290 599,27
Emilia-
Romagna Parma Montana Appennino Parma Est 5 22120 372,48
Emilia-
Romagna Parma Pedemontana Parmense 5 48693 231,00
Emilia-
Romagna Parma Terre Verdiane 8 79533 456,75
Emilia-
Romagna Piacenza Bassa Val D’Arda Fiume Po 7 24143 246,71
Emilia-
Romagna Piacenza Bassa Val Trebbia e Val Luretta 5 21663 182,63
Emilia-
Romagna Piacenza Valle del Tidone 2 3062 90,05
Emilia-
Romagna Piacenza Valnure e Valchero 4 26873 198,64
Emilia-
Romagna Ravenna Bassa Romagna 9 103194 479,90
Emilia-
Romagna Ravenna della Romagna Faentina 6 89184 597,18
Emilia-
Romagna Reggio Emilia Bassa Reggiana 8 72116 313,61
Emilia-
Romagna Reggio Emilia Colline Matildiche 3 26360 128,01
Emilia-
Romagna Reggio Emilia dell'Alto Appennino Reggiano 4 4349 258,18
Emilia-Reggio Emilia
Montana dei Comuni 10 33874 796,95
179
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Romagna dell'Appennino Reggiano
Emilia-
Romagna Reggio Emilia Pianura Reggiana 6 56629 184,99
Emilia-
Romagna Reggio Emilia Terra di Mezzo 3 28903 105,55
Emilia-
Romagna Reggio Emilia Tresinaro Secchia 6 81308 291,53
Emilia-
Romagna Reggio Emilia Val d'Enza 8 62543 239,94
Emilia-
Romagna Rimini della Valconca 9 28378 160,70
Emilia-
Romagna Rimini Valmarecchia 10 54802 436,12
Friuli-
Venezia
Giulia
Gorizia Friuli Isontina 3 5060 20,97
Friuli-
Venezia
Giulia
Udine Aiello del Friuli e San Vito al Torre 2 3543 25,27
Friuli-
Venezia
Giulia
Udine Centro Economico della Bassa
Friulana 2 10566 74,56
Friuli-
Venezia
Giulia
Udine di Buja e Treppo Grande 2 8336 36,83
Friuli-
Venezia
Giulia
Udine Fiumicello Villa Vicentina 2 6462 28,80
Lazio Frosinone Antica Terra di Lavoro 5 15328 129,22
Lazio Frosinone Cinquecittà 4 22037 97,66
Lazio Frosinone Civitas d'Europa 4 17544 133,47
180
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Lazio Frosinone Cominium 6 8739 183,14
Lazio Frosinone Degli Ernici 5 9143 125,69
Lazio Frosinone del Lacerno e del Fibreno 5 8601 115,07
Lazio Frosinone Delle Mainarde 7 21913 180,86
Lazio Frosinone Municipi d'Europa 3 6613 87,42
Lazio Frosinone Paesi della Ciociaria 5 19316 103,22
Lazio Frosinone Valle di Comino 5 7718 165,98
Lazio Rieti Alta Sabina 7 11367 194,41
Lazio Rieti Bassa Sabina 5 16846 112,62
Lazio Rieti della Val d'Aia 4 1882 81,56
Lazio Rieti Nova Sabina 6 6503 110,78
Lazio Rieti Valle dell'Olio 5 4656 52,27
Lazio Roma
Capitale Alta Valle del Sacco 4 11432 64,86
Lazio Roma
Capitale della Sabina Romana 3 5351 57,33
Lazio Roma
Capitale Medaniene 7 5804 88,92
Lazio Roma
Capitale Valle Del Giovenzano 7 5927 89,27
Lazio Roma
Capitale Valle Del Tevere - Soratte 5 8821 93,48
Lazio Roma
Capitale Valle Ustica 4 6337 76,05
Liguria Genova del Golfo Paradiso 3 11325 21,05
Liguria Genova dell'Alta Val d'Aveto 2 2217 159,50
181
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Liguria Genova dell'Alta Val Trebbia 7 1486 137,80
Liguria Genova delle Valli Graveglia e Sturla 3 6078 172,69
Liguria Genova dello Scrivia 9 22007 252,50
Liguria Genova Valle del Tempo 2 4966 20,57
Liguria Genova Valli Stura, Orba e Leira 5 12939 142,25
Liguria Imperia del Golfodianese e i suoi Borghi 5 7744 38,40
Liguria Imperia della Valle Impero e della Valle del
Maro 6 4732 62,35
Liguria Imperia della Valle Prino 3 2384 45,75
Liguria Imperia dell'Alta Valle Arroscia 11 4556 253,78
Liguria Imperia delle Valli Argentina e Armea 7 4305 227,87
Liguria Imperia Delle Valli Nervia e Roja 8 5478 175,48
Liguria La spezia della Val di Vara 5 5120 174,80
Liguria La spezia delle Cinque Terre 4 7325 76,72
Liguria La spezia delle Cinque Terre-Riviera 4 3912 54,84
Liguria Savona dei Comuni della Vite e dell'Ulivo 4 3431 49,90
Liguria Savona del Beigua 2 2570 131,83
Liguria Savona Riviera delle Palme e degli Ulivi 10 38212 116,31
Liguria Savona Val Merula e di Montarosio 5 9616 82,26
Lombardia Bergamo Almè e Villa d'Almè 2 12482 8,49
Lombardia Bergamo dei Colli 8 37326 42,12
Lombardia Bergamo della Presolana 6 11887 110,12
Lombardia Bergamo Insieme sul Serio 6 30694 57,47
182
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Lombardia Bergamo Lombarda Valle Imagna 4 3708 16,98
Lombardia Bergamo Media Val Cavallina 3 3359 9,07
Lombardia Brescia Alpi Orobie Bresciane 5 11348 299,73
Lombardia Brescia Alta Valle Camonica 6 5984 283,80
Lombardia Brescia Antichi Borghi di Vallecamonica 7 17042 181,16
Lombardia Brescia Bassa Bresciana Occidentale 9 33385 141,10
Lombardia Brescia Bassa Valle Camonica 3 10399 45,34
Lombardia Brescia Ceto, Cimbergo e Paspardo 3 3128 68,17
Lombardia Brescia della Valsaviore 5 6305 160,76
Lombardia Brescia Media Valle Camonica 5 5410 73,05
Lombardia Brescia Valle del Garza 2 13225 44,52
Lombardia Brescia Valtenesi 5 16516 92,99
Lombardia Como Lario e Monti 7 6052 61,09
Lombardia Como Terre di frontiera 4 12541 14,68
Lombardia Cremona Calvatone e Tornata 2 1744 23,87
Lombardia Cremona dei Fontanili 3 4134 31,69
Lombardia Cremona del Soresinese 4 3932 51,73
Lombardia Cremona Gerundo 5 17014 88,03
Lombardia Cremona
Lombarda - Casalbuttano ed Uniti,
Corte de' Cortesi con Cignone e
Bordolano
3 5706 43,87
Lombardia Cremona Lombarda Oglio Ciria 4 4457 47,54
Lombardia Cremona Municipia 2 2420 33,55
Lombardia Cremona Palvareta Nova 4 3738 50,26
183
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Lombardia Cremona Piadena e Drizzona 2 4144 31,69
Lombardia Lecco Centro Valsassina e della Grigna
settentrionale 6 8198 88,76
Lombardia Lecco della Valletta 2 6972 11,61
Lombardia Lecco Valvarrone 4 757 19,03
Lombardia Lodi Oltre Adda Lodigiano 2 1831 21,88
Lombardia Mantova Foedus 4 5832 73,78
Lombardia Milano Basiano e Masate 2 7116 8,97
Lombardia Milano Dei Navigli 2 5626 10,74
Lombardia Pavia Agorà 2 2879 9,53
Lombardia Pavia Basso Pavese 8 14644 67,43
Lombardia Pavia Campospinoso e Albaredo
Arnaboldi 2 1261 12,44
Lombardia Pavia Cervesina, Pancarana e Pizzale 3 2279 25,60
Lombardia Pavia dell'Alta Val Versa 3 887 19,60
Lombardia Pavia Ferrera Erbognone, Pieve Albignola
e Valeggio 3 2300 47,18
Lombardia Pavia Frascarolo-Torreberetti - Castellaro 2 1784 41,83
Lombardia Pavia Lombarda Colline d'Oltrepo 2 982 21,70
Lombardia Pavia Lombardi del Tidone Pavese 2 1057 36,44
Lombardia Pavia Lomello e Galliavola 2 2449 31,59
Lombardia Pavia Oltrepadani 4 4919 55,17
Lombardia Pavia Oltrepò Centrale 4 2699 20,21
Lombardia Pavia Pieve del Cairo e Gambarana 2 2346 36,88
184
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Lombardia Pavia Pieve Porto Morone, Badia Pavese 3 3840 41,65
Lombardia Pavia Prima Collina 3 2514 13,50
Lombardia Pavia San Zenone al Po e Spessa 2 1221 19,13
Lombardia Pavia Terra dei Gelsi dell'Oltrepo Pavese 3 2978 29,75
Lombardia Pavia Terre Viscontee - Basso Pavese 5 11756 57,27
Lombardia Pavia Valle del Po 3 3095 27,65
Lombardia Pavia Verrua Po e Rea 2 1736 13,60
Lombardia Pavia Zerbo e Costa dé Nobili 2 804 18,19
Lombardia Sondrio della Val Malenco 3 5373 232,08
Lombardia Sondrio Delle Orobie 4 5285 119,34
Lombardia Sondrio Spriana e Torre di Santa Maria 2 902 51,92
Lombardia Varese Del Medio Verbano 11 25101 69,35
Lombardia Varese Lombarda Lonate Pozzolo e Ferno 2 18878 37,90
Marche Ancona Agugliano, Camerata Picena,
Polverigi - dei Castelli 3 11927 58,77
Marche Ancona Belvedere Ostrense, Morro D'Alba e
San Marcello 3 6355 74,69
Marche Ancona Media Vallesina 7 21437 104,29
Marche Ancona Misa-Nevola 4 11518 106,26
Marche Ancona Montemarciano e Monte San Vito 2 16948 44,12
Marche Ascoli Piceno Piceni 3 21127 62,87
Marche Ascoli Piceno Vallata del Tronto 7 31904 155,18
Marche Fermo Valdaso 7 14402 110,75
Marche Pesaro e
Pian del Bruscolo 4 31690 127,25
185
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Urbino
Marche Pesaro e
Urbino Roveresca 4 5529 70,37
Marche Pesaro e
Urbino Valle Del Metauro 4 20409 69,37
Molise Campobasso Alto Biferno 4 6228 85,76
Molise Campobasso Basso Biferno 8 35366 458,30
Molise Campobasso Del Tappino 4 5439 92,98
Molise Campobasso della Valle del Tammaro 5 9757 180,56
Molise Campobasso delle Sorgenti del Biferno 6 12308 192,50
Molise Campobasso Medio Sannio 10 6088 195,01
Molise Isernia Alto Volturno 8 6286 206,84
Molise Isernia Pentri 5 5096 108,44
Piemonte Alessandria Alto Monferrato Acquese 6 8670 91,46
Piemonte Alessandria Bassa Valle Scrivia 3 6040 50,35
Piemonte Alessandria Camino Coniolo Pontestura e
Solonghello 3 2218 34,17
Piemonte Alessandria Cinque terre del Monferrato 5 3190 37,32
Piemonte Alessandria Collinare del Gavi 3 3135 43,25
Piemonte Alessandria Collinare Terre di vigneti e Pietra
da cantoni 3 3410 31,95
Piemonte Alessandria Comunità Collinare Basso Grue-
Curone 3 4897 31,27
Piemonte Alessandria Comunità Collinare Betlemme 4 3046 47,96
Piemonte Alessandria Comunità Collinare della Valcerrina 9 5414 106,54
186
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Piemonte Alessandria dal Tobbio al Colma 5 3317 107,86
Piemonte Alessandria Terre di Po e Colline del Monferrato 8 8128 115,20
Piemonte Alessandria tra Sture e Po 3 4775 50,88
Piemonte Asti Collinare Via Fulvia 5 7106 79,18
Piemonte Asti Comunità Collinare Alto Astigiano 9 6731 82,68
Piemonte Asti Comunità Collinare Colline Alfieri 6 5981 59,35
Piemonte Asti Comunità Collinare Tra Langa e
Monferrato 8 25932 130,96
Piemonte Asti Comunità Collinare Val Rilate 11 5410 63,22
Piemonte Asti Comunità Collinare Val Tiglione e
dintorni 11 11854 105,09
Piemonte Asti Comunità Collinare Valtriversa 6 3442 39,49
Piemonte Asti Comunità Collinare Vigne & Vini 12 19075 136,32
Piemonte Asti dei Colli Divini nel cuore del
Monferrato 9 9490 108,39
Piemonte Asti Monferrato Valle Versa 4 7002 60,17
Piemonte Asti Pianalto Astigiano 6 11755 103,40
Piemonte Asti Versa Astigiano 7 5392 82,03
Piemonte Biella Colline e Rive del Cervo 3 3522 26,81
Piemonte Biella Comunità Collinare Tra Baraggia e
Bramaterra 3 1350 20,86
Piemonte Biella Intorno al Lago 8 9014 93,52
Piemonte Cuneo Colline di Langa e del Barolo 10 10247 91,88
Piemonte Cuneo Comunità Collinare Roero Tartufo
Ed Arneis 3 5298 51,88
187
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Piemonte Cuneo Del Fossanese 7 35691 242,58
Piemonte Cuneo Montana dei Comuni del Monviso 9 7162 239,37
Piemonte Cuneo Roero - Rocche e Peschiere 2 6687 56,67
Piemonte Cuneo Roero tra Tanaro e Castelli 4 7236 45,24
Piemonte Cuneo Sei in Langa 7 7729 81,87
Piemonte Cuneo Terre della Pianura 4 29171 170,03
Piemonte Novara Bassa Sesia 6 5218 58,65
Piemonte Novara Cusio 3 7888 28,82
Piemonte Novara Del Vergante 3 5359 28,24
Piemonte Novara Novarese 2000 3 5901 56,29
Piemonte Torino Collina Torinese 10 24777 100,22
Piemonte Torino Comunità Collinare Canavesana
Quattro in Uno 4 6363 41,72
Piemonte Torino Comunità Collinare Della Serra 4 7268 43,45
Piemonte Torino Comunità Collinare Piccolo
Anfiteatro Morenico Canavesano 7 12967 73,50
Piemonte Torino Del Ciriacese e del Basso Canavese 6 47909 90,89
Piemonte Torino Moncalieri - Trofarello - La Loggia 3 76783 72,67
Piemonte Torino Nord Est Torino 6 120874 142,65
Piemonte Torino Terre del Chiusella 4 1690 11,53
Piemonte Verbano Cusio
Ossola
delle Valli Antigorio Divedro e
Formazza 8 7158 627,92
Piemonte Vercelli Baraggia Vercellese 4 3718 84,05
Piemonte Vercelli Coser Bassa Vercellese 6 5550 100,75
188
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Piemonte Vercelli Grangia Vercellese 3 9699 81,11
Piemonte Vercelli San Nazzaro Sesia e Villata 2 2322 26,03
Piemonte Vercelli Val Pitta 6 766 138,63
Puglia Bari dell'Alta Murgia 5 93981 729,70
Puglia Barletta-
Andria-Trani Aro 2 Barletta Andria Trani 4 146789 995,24
Puglia Barletta-
Andria-Trani Tavoliere Meridionale 2 26850 184,47
Puglia Brindisi Valesio 4 115419 450,10
Puglia Foggia dei 5 Reali Siti 5 37881 237,48
Puglia Lecce Andrano, Spongano e Diso 3 11748 39,56
Puglia Lecce Costa Orientale 4 11549 59,74
Puglia Lecce delle Serre Salentine 5 28477 54,95
Puglia Lecce Entroterra Idruntino 4 9345 44,42
Puglia Lecce Grecìa Salentina 12 57408 257,36
Puglia Lecce Jonica Salentina 5 49034 109,13
Puglia Lecce Messapia 2 24016 48,07
Puglia Lecce Nord Salento 6 68914 175,99
Puglia Lecce Presicce, Acquarica del Capo 2 10367 43,06
Puglia Lecce Talassa - Mare di Leuca 2 22989 64,10
Puglia Lecce Terra di Leuca 7 30085 117,45
Puglia Lecce Terra di Leuca bis 4 21069 81,15
Puglia Lecce Terre di Acaya e Roca 2 17111 153,59
Puglia Lecce Terre di Mezzo 7 16209 98,34
189
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Puglia Lecce Terre d'Oriente 5 23253 142,42
Puglia Lecce Union3 7 83631 280,09
Puglia Taranto Crispiano, Massafra, Statte 3 60714 307,62
Puglia Taranto Montedoro 8 49415 110,93
Puglia Taranto Terre del Mare e del Sole 7 51367 253,36
Sardegna Cagliari Basso Campidano 6 28300 253,99
Sardegna Cagliari del Parteolla e Basso Campidano 6 24147 222,64
Sardegna Cagliari Gerrei 9 10335 527,04
Sardegna Cagliari I Nuraghi di Monte Idda e Fanaris 4 12720 323,57
Sardegna Cagliari Nora e Bithia 4 14850 522,13
Sardegna Cagliari Sarrabus 5 19103 668,32
Sardegna Cagliari Trexenta 5 10423 143,85
Sardegna Carbonia-
Iglesias Arcipelago del Sulcis 4 25910 208,15
Sardegna Carbonia-
Iglesias del Sulcis 11 51193 600,62
Sardegna Carbonia-
Iglesias Metalla e il Mare 7 24004 482,70
Sardegna Medio
Campidano della Marmilla 18 25619 415,16
Sardegna Medio
Campidano Terre del Campidano 5 26101 265,88
Sardegna Nuoro Barbagia 8 10126 291,37
Sardegna Nuoro del Montalbo 9 26768 1034,28
Sardegna Nuoro Marghine 9 22122 510,88
190
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Sardegna Nuoro Valle del Cedrino 5 13103 304,16
Sardegna Ogliastra D'Ogliastra 6 16025 314,24
Sardegna Ogliastra Nord Ogliastra 8 25012 773,86
Sardegna Ogliastra Valle del Pardu e dei Tacchi 7 14741 570,91
Sardegna Olbia-Tempio Alta Gallura 9 33759 1004,30
Sardegna Olbia-Tempio Gallura 5 32265 492,25
Sardegna Oristano Alta Marmilla 20 10269 347,95
Sardegna Oristano Bassa Valle del Tirso e del Grighine 9 9948 200,14
Sardegna Oristano dei Fenici 5 19445 317,61
Sardegna Oristano del Barigadu 9 8625 333,82
Sardegna Oristano del Guilcier 8 11780 281,47
Sardegna Oristano del Sinis Montiferru 12 20548 513,20
Sardegna Oristano del Terralbese 5 24956 273,60
Sardegna Oristano Parte Montis 5 6850 96,63
Sardegna Oristano Planargia e del Montiferru
Occidentale 11 14380 348,25
Sardegna Sassari Coros 11 33685 415,62
Sardegna Sassari del Logudoro 5 15694 475,05
Sardegna Sassari del Meilogu 13 15589 596,43
Sardegna Sassari del Villanova 5 4326 304,71
Sardegna Sassari Dell'Anglona e Bassa Valle del
Coghinas 9 14339 377,83
Sicilia Agrigento Alto Verdura e Gebbia 4 7372 111,38
Sicilia Agrigento Bovo Marina 4 15541 150,94
191
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Sicilia Agrigento Feudo D'Alì 4 18034 122,13
Sicilia Agrigento Platani Quisquina Magazzolo 5 18645 317,08
Sicilia Agrigento Terre Sicane 4 28140 310,14
Sicilia Caltanissetta Terre di Collina 6 39335 186,22
Sicilia Catania Nebrodi - Etna 3 10221 295,59
Sicilia Catania Nocellara dell'Etna 2 11399 65,81
Sicilia Enna Corone degli Erei 3 12879 137,82
Sicilia Messina Alto Alcantara 4 3178 76,63
Sicilia Messina Comprensorio Naxos Taormina 3 10504 36,56
Sicilia Messina Costa Alesina 2 3807 55,65
Sicilia Messina dei Nebrodi 3 3231 58,38
Sicilia Messina Delle Valli Joniche dei Peloritani 12 25985 176,12
Sicilia Messina La Via Regia dell'Alcantara 4 9558 125,73
Sicilia Messina Nebrodi 6 42394 378,14
Sicilia Messina Paesi dei Nebrodi 3 7982 47,90
Sicilia Messina Terra dei Lancia 2 7379 26,32
Sicilia Messina Trinacria del Tirreno 4 15025 67,76
Sicilia Messina Valle del Patrì 4 13095 145,05
Sicilia Messina Valle del Tirreno 5 13249 51,25
Sicilia Messina Valle di Monte Scuderi 2 3821 15,75
Sicilia Messina Valli dei Nebrodi 3 12470 121,24
Sicilia Palermo Bassa Valle del Torto 5 21260 309,02
192
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Sicilia Palermo Besa 4 11748 289,40
Sicilia Palermo Corleonese 2 12589 251,16
Sicilia Palermo Corvo - Eleuterio 2 24132 37,45
Sicilia Palermo Dalle Terre Arabe ad oltre Alpe
Cucco 2 2232 48,05
Sicilia Palermo dei Ventimiglia 2 8828 240,81
Sicilia Palermo della Baronia 2 40256 89,48
Sicilia Palermo Le Quattro Terre 2 21656 64,73
Sicilia Palermo Monreale - Jetas 4 56818 619,53
Sicilia Palermo Petralie e dell'Imera Salso 4 8789 298,84
Sicilia Palermo Pizzo Marabito 2 3474 84,72
Sicilia Palermo Porte del parco delle Madonie 2 7017 207,86
Sicilia Palermo Re.Al. Imera 2 4194 97,97
Sicilia Palermo San Leonardo 2 5840 83,32
Sicilia Palermo Val d'Himera Settentrionale 3 5139 264,55
Sicilia Palermo Valdemone 2 4792 164,30
Sicilia Palermo Valle del Sosio 5 16815 371,80
Sicilia Palermo Valle del Torto e Dei Feudi 6 22963 427,81
Sicilia Ragusa Ibleide 3 14456 227,56
Sicilia Siracusa Terre delle Acque 2 15983 186,65
Sicilia Siracusa Valle degli Iblei 7 31455 350,33
Sicilia Trapani Elimo Ericini 5 36684 313,80
Sicilia Trapani Valle degli Elimi 4 31521 412,22
193
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Sicilia Trapani Valle del Belice 5 23127 269,12
Toscana Arezzo Cavriglia e San Giovanni Valdarno 2 26792 82,32
Toscana Arezzo del Pratomagno 3 17701 167,94
Toscana Arezzo della Valtiberina Toscana 6 27492 517,00
Toscana Arezzo Montani del Casentino 8 17759 476,35
Toscana Firenze del Chianti Fiorentino 3 29388 230,84
Toscana Firenze del Circondario dell'Empolese
Valdelsa 11 174487 735,08
Toscana Firenze Montana del Mugello 8 64178 1131,13
Toscana Firenze Valdarno e Valdisieve 7 63855 549,17
Toscana Grosseto Colline Metallifere 3 11266 494,24
Toscana Grosseto Montani Amiata Grossetano 8 19060 706,21
Toscana Grosseto Montani Colline del Fiora 3 14771 649,04
Toscana Lucca della Versilia 6 103567 323,82
Toscana Lucca Garfagnana 14 21192 437,25
Toscana Lucca Media Valle del Serchio 3 22547 191,61
Toscana Massa e
Carrara Montana Lunigiana 13 48196 790,61
Toscana Pisa Colli Marittimi Pisani 5 8212 162,50
Toscana Pisa Montana Alta Val di Cecina 3 8545 480,66
Toscana Pisa Valdera 13 119501 619,58
Toscana Pistoia Montani Appennino Pistoiese 5 12220 287,14
Toscana Prato Val di Bisenzio 3 19187 193,16
Toscana Siena Amiata Val d'Orcia 5 17078 430,50
194
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Toscana Siena della Val di Merse 5 16986 641,91
Toscana Siena Valdichiana Senese 9 61018 691,47
Trentino-Alto
Adige Trento dell'Alto Primiero 3 2998 175,39
Umbria Perugia Terre dell' Olio e del Sagrantino 8 39119 488,64
Veneto Belluno Montana Agordina 16 19887 658,48
Veneto Belluno Montana Alpago 5 9922 170,59
Veneto Belluno Montana Bellunese - Ponte nelle
Alpi 2 44479 205,36
Veneto Belluno Montana Cadore Longaronese
Zoldo 6 9736 322,92
Veneto Belluno Montana Centro Cadore 9 17866 594,08
Veneto Belluno Montana del Comelico e Sappada 6 8763 343,08
Veneto Belluno Montana della Valle del Boite 5 9857 409,64
Veneto Belluno Montana Feltrina 12 56497 604,24
Veneto Belluno Montana Val Belluna 6 32423 363,88
Veneto Belluno Setteville 2 6177 82,44
Veneto Padova Colli Euganei 3 7012 56,69
Veneto Padova Del Conselvano 6 24711 127,49
Veneto Padova Federazione dei Comuni del
Camposampierese 11 100385 226,26
Veneto Padova Medio Brenta 3 36557 47,57
Veneto Padova Megliadina 6 11036 90,10
Veneto Padova Padova Nordovest 4 29794 89,27
Veneto Padova Pratiarcati 2 30396 36,66
195
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Veneto Padova Retenus 3 14527 57,90
Veneto Rovigo dell'Eridano 4 8809 71,60
Veneto Treviso Cimadolmo-Ormelle San Polo di
Piave 3 12842 57,71
Veneto Treviso Montana del Grappa 8 29143 149,12
Veneto Venezia Città della Riviera del Brenta 3 30126 40,78
Veneto Venezia del Miranese 6 122424 150,69
Veneto Venezia Fossalta di Portogruaro e Teglio
Veneto 2 8395 42,55
Veneto Verona Dall'Adige al Fratta 5 12202 89,34
Veneto Verona dell'Adige Guà 5 22648 111,36
Veneto Verona Destra Adige 4 11310 65,91
Veneto Verona Montana del Baldo-Garda 9 26365 330,78
Veneto Verona Roveré, Velo e San Mauro 3 3465 66,69
Veneto Verona Sant'Anna d'Alfaedo - Erbezzo 2 3338 75,40
Veneto Verona Verona Est 5 27122 102,43
Veneto Verona Veronese Tartarotione 3 8255 72,19
Veneto Vicenza Basso Vicentino 4 10086 65,91
Veneto Vicenza Caldogno Costabissara e Isola
Vicentina 3 28696 55,50
Veneto Vicenza Campolongo sul Brenta, Pove del
Grappa e Solagna 3 5818 35,31
Veneto Vicenza Colli Berici - Val Liona 2 3068 27,84
Veneto Vicenza Del Marosticense 3 21095 49,70
Veneto Vicenza Montana Alto Astico 8 12057 191,04
196
Regione Provincia Unione dei Comuni Numero
Comuni
Popolazione
(Istat 2014)
Superficie
(kmq)
Veneto Vicenza Montana Pasubio-Alto vicentino 7 66540 229,80
Veneto Vicenza Montana Spettabile Reggenza dei 7
Comuni 8 21223 466,20
Veneto Vicenza Montana Valbrenta 8 68198 187,44
Totali 2.255 9.573.560 85.172
Fonte: elaborazione Ancitel (2015)
http://www.comuniverso.it/index.cfm?menu=314
197
10_CONCLUSIONI Come ultimo omaggio al testo di Frieri, Gallo e Mordenti (Le Unioni di Comuni,
2012), vera ‘Bibbia laica’ della Riforma delle autonomie locali, facciamo nostre
le sue conclusioni, che s’intitolano significativamente “Il coraggio di voltare
pagina”, riportando alcuni brani tratti da questo volume del 2012 (pp. 431-
437):
«Restiamo convinti assertori della gestione associata: una strada obbligata che
gli enti locali devono percorrere rapidamente fino in fondo se vogliono
assecondare le crescenti aspettative di cittadini e imprese in un contesto di
risorse in costante diminuzione; ciò vale anche per i Comuni di maggiori
dimensioni, colpiti in questi anni da una “cura dimagrante” le cui proporzioni
non sono paragonabili con nessuna delle manovre finanziarie approvate dal
dopoguerra ad oggi. Appare chiaro come un attore straordinariamente
importante in questo progetto di riforma sia il MEF (Ministero economia e
finanze), che di fatto sta generando le condizioni verso cui, con o senza le norme
prescrittive in materia di Unioni, la realtà si dirigerà: nessuno può più
considerarsi al riparo dai possibili sviluppi nelle restrizioni di tipo economico,
giuridico, istituzionale.
Di tutto questo devono tenere conto le Regioni, a cui spetta un ruolo cruciale in
fase di determinazione degli “ambiti territoriali ottimali”, all’interno dei quali gli
enti sono chiamati a tentare vie nuove al fine di realizzare economie di scala e
rafforzare il governo del territorio. Una volta definito il quadro normativo
generale, le Regioni devono pianificare il riordino delle autonomie in modo
razionale e conforme ai canoni costituzionali di sussidiarietà, differenziazione e
adeguatezza.
Una strategia di governo non può più essere pensata e messa in opera da un
piccolo centro urbano, deve piuttosto riguardare un’area di adeguate
dimensioni. Oggi si chiede, data l’imponente crisi economica, di implementare
una “cabina di regia” dello sviluppo economico a livello locale e di adottare
politiche pubbliche che si intersecano con i nuovi obblighi normativi in materia
di SUAP e in altre materie: sfide e opportunità che gli Enti locali possono
vincere solo facendo massa critica. […]
198
Il fenomeno delle Unioni di Comuni è in rapida crescita, dalle 16 Unioni di dieci
anni fa alle 337 oggi esistenti (oltre alle 264 Comunità montane) [ndr. In realtà
oggi sono 415]; tuttavia, non è stato ancora recuperato il ritardo accumulato
negli scorsi decenni. Ci chiediamo se grazie ai nuovi obblighi il processo
associativo è in grado finalmente di decollare; se le Regioni riusciranno a
completare in tempi brevi il quadro legislativo di riferimento, nell’ambito dei
principi “unificanti” stabiliti dallo Stato.
L’Unione di Comuni costituisce in ultima analisi un banco di prova
determinante per le strategie di cambiamento nella pubblica amministrazione,
da affrontare con coraggio e convinzione, nella consapevolezza che la sfida è
assai complessa ma che potrà essere superata se tutti faranno la loro parte. Del
resto, in questo Paese ci siamo ormai abituati ai ritardi cronici alternati a
recuperi impossibili.
Non dobbiamo disperare, dunque. I periodi di crisi sono i più fecondi di
innovazione, quelli in cui anche i soggetti più riottosi assumono un impegno
adeguato. Per dirla con Goethe, “la legge è forte, ma è più forte la necessità”.
Confidiamo allora che tutti quanti abbiano il coraggio di voltare pagina: che il
Legislatore (statale o regionale) tolga di mezzo le criticità che abbiamo
evidenziato; che le Regioni procedano senza tatticismi alla definizione degli
ambiti territoriali ottimali; che gli amministratori e i dirigenti pubblici locali,
dinanzi al naufragio ormai imminente, trovino la forza necessaria per
abbandonare gli antichi pregiudizi e per cogliere l’opportunità data da questa
piccola ma preziosa scialuppa».
Mi auguro, allora, che i nostri amministratori locali colgano questa
opportunità e la minoranza dei contrari abbandoni gli atteggiamenti di rifiuto
pregiudiziale alla riforma perché, per dirla con la saggezza popolare, “quando
soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono dei ripari e altri
costruiscono dei mulini a vento”.
Confido che prevalgano questi ultimi e che dimostrino la bontà del nostro
progetto di riforma, tuttavia faremo in modo che anche i primi non rimangano
indietro.
avv. Paolo Panontin
RINGRAZIAMENTI
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