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10 Impresa & territori Il Sole 24 OreLunedì 27 Luglio 2015 ­ N. 205

La rassegna di Milano. Bilancio di metà strada per gli operatori nazionali presenti a CibusèItalia

Effetto Expo per l’alimentare italianoQuasi 2mila incontri B2B con buyer esteri: un volano per nuovi contratti

Micaela Cappellini

pAll’Expo, il Padiglione Cibu­sèItalia raccoglie 420 aziende ­ in tutto mille marchi ­ dell’eccellenzaalimentare italiana. Dalla A di Agu­giaro & Figna alla Z di Zuccato. In tre mesi, dal padiglione sono tran­sitate otto delegazioni di buyer esteri, che hanno partecipato a quasi 2mila incontri B2b con gli espositori italiani e hanno visitato oltre  40  stabilimenti  produttivi sparsi sul territorio. 

L’Expo arriva questa settimanaa metà del suo percorso. E per sape­re come stanno andando gli affari per le nostre imprese non c’è osser­vatorio migliore del Padiglione Ci­busèItalia: non c’è luogo, infatti, dove  si  concentrino  così  tante aziende italiane dell’agroalimen­tare (che è e resta il tema al centro della manifestazione). E non c’è luogo dove avvenga un numero al­trettanto alto di incontri business: lo stesso Padiglione Italia, ricorda­no gli addetti ai lavori, in sei mesi accoglierà meno delegazioni, che per di più si incontreranno solo conle aziende partner ufficiali di Expo.

A CibusèItalia, dopo la pausaagostana ­ è vero che l’Expo è un af­fare global, ma siamo pur sempre italiani ­ di delegazioni ne arrive­ranno altre sette: attesissima quel­la a stelle e strisce del 6 settembre. Tutta questa mole di incontri (alla fine, saranno 300 i buyer interna­

zionali in visita) è frutto del lavoro congiunto di Fiere di Parma, Fede­ralimentare e Ice. Uno sforzo che, alla fine, verrà a costare in tutto ol­tre 1,6 milioni di euro. «Con Fede­ralimentare e Fiere di Parma ­ ri­corda il direttore generale dell’Ice, Roberto Luongo ­ abbiamo comin­ciato a lavorare l’estate scorsa e a dicembre eravamo già a pieno rit­mo. Abbiamo incrociato la banca dati degli espositori alla fiera Cibuscon quella dei contatti Ice all’este­ro: il risultato è stato una lista dei principali  buyer  internazionali, che abbiamo invitato per farli in­contrare con le aziende italiane».

I risultati di questi incontri? Ti­ziano Freccia, direttore commer­ciale estero della Rodolfi Man­sueto, conservieri a Parma dal 1896, è tra i più soddisfatti: «In solicinque viaggi a Milano abbiamo stretto la mano a una quarantina dipotenziali buyer da tutto il mon­do: incontrarli tutti nei loro Paesi d’origine ci sarebbe costato moltodi più. Abbiamo già firmato ordinicon il Canada e con la Colombia, mentre li stiamo finalizzando con il Montenegro e la Tasmania. Se nei prossimi tre mesi di Expo non chiudessimo altri contratti, potreidirmi soddisfatto lo stesso». An­che il Gruppo San Carlo ha un giu­dizio positivo: «Abbiamo avuto l’opportunità di avviare numero­se relazioni soprattutto con realtà

presenti in Asia e Medio Orien­te», fanno sapere dal quartier ge­nerale di Milano. «Quello che mi piace di più, di tutta questa nostra iniziativa ­ spiega Antonio Cellie, ad di Fiere di Parma ­ è però la na­turale attività di networking che sista creando fra le imprese italiane che espongono nel padiglione. Una sorta di community collabo­rante che si scambia informazionie che prova concretamente a fare squadra sui mercati esteri». 

Gianni Babbi, titolare dell’omo­nima industria dolciaria romagno­la, invece non ci sta: «Di ordini non si vede l’ombra ­ dice ­ tornassi in­dietro, non entrerei nel Padiglione,ma spenderei gli stessi soldi per fa­re un paio di fiere internazionali di settore. Renderebbero di più».

Gli risponde Luigi Scordama­glia, presidente di Federalimenta­re: «Gli incontri sono stati pensatiper chi ha già una mentalità orien­tata all’export. Per vendere al­l’estero ci sono le certificazioni dafare, la logistica da valutare: di or­dini subito, ormai, non ne arriva­no più nemmeno alle fiere nazio­nali». Scordamaglia è talmente soddisfatto del format di CibusèI­talia che è pronto a portarlo al­l’Expo di Dubai nel 2020: «Certo non abbiamo ancora fissato i bud­get ­ scherza ­ ma al progetto stia­mo pensando seriamente».

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La casa del made in Italy. Il padiglione CibusèItalia a Expo 2015

I NUMERI DEL B2B AL PADIGLIONE CIBUSÈITALIA

1,6 milioni Costo delle attività businessÈ quanto occorre per organizzare il soggiorno di circa 300 buyer esteri che visitano il padiglione e le sedi di alcune delle 450 aziende italiane presenti a CibusèItalia. Le spese sono sostenute da Federalimentare, Fiere di Parma e Ice.

2milaIncontri B2b nei primi tre mesiAd oggi il Padiglione ha ospitato 8 delegazioni di buyer internazionali, che hanno anche visitato 40 stabilimenti sul territorio. Fra settembre e ottobre è previsto l’arrivo di altre sette delegazioni, che porterà a raddoppiare il numero degli incontri B2b

L’Osservatorio sull’Esposizione. A cura di Doxa­Mimesi

Il padiglione più bello?Quello degli Emirati arabipCon la fine di luglio, l’edi­zione milanese di Expo giunge al giro di boa e da più parti emerge  l’intenzione di  com­prendere quali siano i risultati che l’evento sta generando. La scorsa settimana lo stesso Giu­seppe Sala ha comunicato uffi­cialmente che a metà luglio so­no stati venduti oltre 9 milioni di biglietti. Ma qual è stato il gradimento di Expo sui social?

Mimesi e Doxa, attraversol'Osservatorio  dedicato  ad Expo 2015, hanno analizzato i post pubblicati dagli utenti ita­liani per fotografare il mood sull’evento.  Come  al  solito nell'elaborazione delle classi­fiche  sono  state  considerate non solo le citazioni dei perso­naggi all'interno dei post maanche le interazioni che questi post  hanno  scatenato  (like, condivisioni, retweet etc.).

Nel complesso, in questi pri­mi tre mesi i commenti sonostati favorevoli. Il Padiglione Italia, ad esempio, ha ricevuto un indice di gradimento con unrapporto di 2:1 tra positivi e ne­gativi, oltre ad essere stata lastruttura più discussa in asso­luto con oltre 200mila risultati tra post e interazioni. L’Albero della vita è andato ancora me­glio: le sue foto postate su In­stagram  sono  diventate  un must per i visitatori del sito di 

RhoFiera. Il monumento­sim­bolo dell’Expo ha infatti rag­giunto l’indice di gradimento più elevato, con un rapporto 6:1tra positività e negatività.

Guardando invece ai padi­glioni, la Top 5 dei più apprez­zati è composta da Emirati Ara­bi Uniti, Giappone, Azerbaijan,

Thailandia e Kazakhstan. I pri­mi  tre  vengono  commentati per la loro bellezza, nonostantele lunghe code necessarie peraccedervi. Il divertimento in­vece contraddistingue il padi­glione del Kazakhstan, del qua­le è stato particolarmente ap­prezzato il video in 3D proietta­to al suo interno. Diverso infineil caso del padiglione thailan­dese, il cui ottimo risultato è frutto della forte relazione che il paese asiatico ha instaurato con il turismo italiano: «perchécertamente il prossimo viaggiosarà in Thailandia».

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Consumi. Cresce tra il pubblico la percezione dei brand di Pechino

Il marchio cinese Tencentvale quanto FacebookpTencent è una società ci­nese dì servizi web ­ dai social all’e­commerce ­ che fattura 13miliardi di dollari e che fa con­correnza al gigante Alibaba. Ping An, invece, è la più grandecompagnia d’assicurazioni di Pechino: un colosso che negli ultimi dieci anni ha visto quin­tuplicare il giro d’affari e oggisupera i 58 miliardi di dollari. Che cosa hanno in comune,queste due società cinesi? Che la  forza  del  loro  marchio  è uguale a quella di Facebook. 

Lo certifica nero su biancol’edizione  2015  del  Future­Brand Index, la classifica che analizza  la percezione della forza del marchio delle  100 maggiori  società  al  mondo (secondo  Pricewaterhouse­Coopers). L’avanzata dei mar­chi  cinesi  a  spese  di  quelli americani è cominciata. 

In numeri assoluti, beninte­so, i brand a stelle e strisce la fanno ancora da padroni: dei cento marchi presenti in clas­sifica, quelli americani sono 53, quelli cinesi soltanto dieci.Il trend di crescita, però, è dia­metralmente opposto. Le die­ci società cinesi, nel comples­so, registrano un +6% in termi­ni di percezione, aumentandodel 23% di media e passando al13° posto tra i 18 Paesi presi inesame dall’indice. Le 53 azien­de  americane,  invece,  non vanno oltre il 27% e soprattut­to perdono terreno rispetto adaltri Paesi, scendendo dal 5°all'8° posto.

«Tra  i  diversi  temi  cheemergono  dal  FutureBrand Index 2015, la Cina è tra i più in­

teressanti ­ sostiene Alessan­dra  Iovinella,  managing  di­rector di FutureBrand ­ per la prima volta due aziende cine­si, Tencent e Ping An, entranonella cerchia ristretta dei 21 brand considerati “a prova di futuro” con la stessa percen­tuale, il 33%, registrata da Fa­cebook». L’analisi di Future­Brand spiega anche che la per­cezione delle imprese cinesista cambiando: «La Cina ­ pro­segue Iovinella  ­ non è più

considerata  solo  un  grande paese industriale, ma sta di­ventando patria di marchi for­ti non solo per capitalizzazio­ne, ma anche per percezione.In  prospettiva,  ciò  significache la Cina e le sue imprese de­vono  continuare  a  lavorareper far crescere la percezionedei loro brand di pari passo con la loro presenza nei mer­cati di tutto il mondo».

Più in generale,  l’edizione2015  dell’indice  riconferma Google al primo posto, mentreMicrosoft (che nel 2014 era se­conda) quest’anno viene sor­passata dalla rivale Apple e scende in terza posizione. Ac­canto all’exploit dei marchi ci­nesi, l’altra sorpresa del 2015 è l’ottima performance messa a 

segno dalle società del settore salute, che complessivamente guadagnano il 4% in termini dipercezione positiva presso il pubblico. Il comparto diventa così il secondo settore di busi­ness più apprezzato, dopo l’hi­tech. L’Italia? Brilla per la pro­pria assenza: nessuna società made in Italy è riuscita ad en­trare nella Top 100.

Secondo  Pricewaterhousele prime 100 aziende globali valgono 16mila miliardi di dol­lari e quest’anno hanno incre­mentato la propria capitaliz­zazione dell’8%. A un aumentodel valore finanziario delle so­cietà  però,  sostiene  Future­Brand (che alla classifica Pwc si affida per la scelta dei brand da mettere sotto la lente), non è corrisposto un miglioramen­to della percezione presso il grande pubblico. E questo no­nostante gli sforzi fatti in que­sto senso dai singoli marchi. «Irisultati del 2015 ­ ha commen­tato Tom Adams, global head of strategy di FutureBrand ­ di­mostrano che le aziende del settore  tecnologico e quelle statunitensi dominano anco­ra, ma la loro percezione non èmigliorata nel corso dell’anno o, in alcuni casi, è addirittura peggiorata, come dimostrano le prime tre aziende della clas­sifica.  Si  può  pensare  che, mentre queste tre società di­ventano sempre più radicate nelle  nostre  vite,  diventano anche più vulnerabili riguardoa temi come il trattamento dei dati e la loro protezione».

Mi. Ca.© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL FUTUREBRAND INDEXNell’edizione 2015mentre la Cina vede migliorare il posizionamentodelle proprie società, gli Usaassistono a un calo

Le prime dieci aziende al mondo per forza del marchio secondo la classifica FutureBrand

La classifica 2015

Società Settore

1 Google Tecnologico

2 Apple Tecnologico

3 Microsoft Tecnologico

4The Walt Disney Company

Servizi al consumatore

5 Abbvie Salute

6 Gilead Salute

7 Samsung Beni di consumo

8 Master Card Finanza

9 Celgene Salute

10 Sab Miller Beni di consumo

Fonte: Future Brand Index 2015

TOP TEN GENERALE IL DECLINO DEI MARCHI A STELLE E STRISCE

Pfizer

3M

Verizon

IBM

Bank ofAmerica

GeneralElectric

Pepsico

Bristol-MyersSquibb

L’Oreal

39

39

32

29

26

28

24

21

21

Posizioni persenell’indice 2015

I più discussi sui social. In percentuale

Fonte: Doxa-Mimesi

KazakistanThailandiaAzerbaijanGiapponeEmiratiArabi Uniti

1818181922

La top 5 dei Paesi espositori

IL MONUMENTO­SIMBOLOPiace al pubblico anchel’Albero della vita, che raccoglie sei commenti positivi su settesui social media