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Il linfedemadell’arto superiore

VILLA MELITTAPRIVATKLINIK CASA DI CURA PRIVATA

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2 Villa Melitta

Indice

Prefazione 4

1. Il sistema linfatico 5

1.1. Accenni di anatomia 5

1.2. La linfa 6

1.3. I linfonodi 6

2. Il Linfedema 7

2.1. Definizione 7

2.2. Cause 7

a) insufficienza dinamica 7

b) insufficienza meccanica 8

2.3. Stadi 8

a) primo stadio 8

b) secondo stadio 9

c) terzo stadio 9

3. Il linfedema dell‘ arto superiore 9

3.1. Interventi al seno 10

3.2. La tecnica del “Linfonodo sentinella” 11

3.3. Epoca di insorgenza del linfedema 12

3.4. Le complicanze 12

3.5. Fattori di rischio 12

3.6. Prevenzione e profilassi 13

4. Trattamento del linfedema del braccio 14

4.1. Valutazione del linfedema 14

4.2 Tecniche riabilitative 15

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3Il linfedema

5. Cura della pelle 15

6. Il linfodrenaggio 16

6.1. Cenni storici 16

6.2. Esecuzione 17

6.3. Effetti 17

7. Bendaggio elasto-compressivo e tutori 18

8. Rieducazione motoria 18

8.1. Rieducazione motoria in acqua 19

9. Esercizi 20

Glossario 25

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Villa Melitta

Prefazione

Il tumore al seno è il più diffuso nella popolazione femminile ed è anche quello a

maggior impatto emotivo. Per questa ragione è importante garantire un percorso di

cure quanto più possibile sereno e privo di complicanze, soprattutto di quelle evita-

bili con una corretta informazione e con un intervento riabilitativo precoce.

In questo opuscolo ci occuperemo del linfedema dell‘arto superiore dopo interven-

to per tumore al seno. Esso contiene, inoltre, consigli pratici che riguardano la riabi-

litazione fisica, la prevenzione e la cura di alcuni esiti o complicanze che possono

manifestarsi subito dopo le terapie o tardivamente, dopo mesi o anni dalla fine delle

terapie, affinché siano ridotti al minimo eventuali danni estetici e funzionali.

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5Il linfedema

1. Il sistema linfatico

1.1. Accenni di anatomia

Il sistema linfatico è un trasporto parallelo a quello san-

guigno costituito anch‘esso da un liquido (la linfa) che

circola in un circuito di vasi (linfatici) simili alle vene

e che al termine del suo percorso viene riversato nel

sangue attraverso la vena cava superiore.

Le vene nel riportare il sangue “usato” al cuore, perdono

una parte di esso (circa il 10%), che si riversa nello spazio

interstiziale*.

L‘anatomia del sistema linfatico ricalca quella del sistema venoso, i capillari linfatici

rimuovono dall‘interstizio attraverso la differenza di pressioni, i fluidi in eccesso; essi

sono sostanzialmente dei piccoli vasi tubolari a fondo cieco immersi nell‘interstizio

stesso a formare una fitta rete linfatica. Il liquido linfatico, quindi, viene drenato e

trasportato attraverso questi piccoli capillari linfatici verso vasi di calibro sempre

maggiore detti tronchi linfatici.

vena

arteria

capillari

vaso linfatico

linfonodo

linfonodi delcollo

dotto linfaticodestro

linfonodi ascellari

vasi linfatici braccio

linfonodi inguinali

vasi linfaticiarti inferiori

linfonodi deipolmoni

dotto toracico(Ductus thoracicus)

vasi linfatici elinfaticidell’intestino

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6 Villa Melitta

I tronchi linfatici a loro volta confluiscono nei due grandi dotti linfatici (dotto toraci-

co e dotto linfatico destro) che entrano in collegamento con la circolazione venosa a

livello del Terminus (giunzione giugulo-succlavia sinistra).

La circolazione della linfa differisce dalla circolazione sanguigna in quanto i vasi lin-

fatici non formano un circuito chiuso, ma un sistema a senso unico che inizia a fondo

cieco dagli spazi intercellulari dei tessuti di molti organi del corpo.

1.2. La linfa

La linfa deriva direttamente dal sangue e ha una composizione molto simile ad esso,

nonostante sia più ricca di globuli bianchi e poverissima di quelli rossi.

Circolando negli spazi interstiziali, ha lo scopo di riassorbire il plasma (la parte liquida

del sangue) e il materiale di scarto dalla periferia per poi veicolarlo agli organi di de-

purazione dell‘organismo.

Essa è di colore trasparente ed è costituita prevalentemente da: acqua, proteine, zuc-

cheri, sali, lipidi e può contenere anche virus e batteri.

1.3. I linfonodi

I linfonodi sono piccoli organi tonde-

ggianti le cui dimensioni variano da

quelle di un chicco di grano a quelle di

un fagiolo.

Essi sono presenti lungo i vasi linfatici e

si raggruppano in zone specifiche quali

collo, cavo ascellare ed inguine. Il nume-

ro di linfonodi che compongono le varie

stazioni può variare da individuo ad individuo e da un distretto all‘altro (nella stazi-

one ascellare possiamo avere dai 10 ai 40 linfonodi e in quella inguinale da 15 a 20).

tessuto linfatico

vasi linfatici afferentilinfa

capsula

vasi sanguignivasi linfaticiefferenti

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7Il linfedema

I linfonodi hanno una duplice funzione:

a) Filtro: grazie alla quale depurano la linfa da sostanze estranee potenzialmente

pericolose provenienti dall‘esterno (come virus e batteri), oppure dall‘interno

(come le cellule normali che da normali si trasformano, diventando maligne).

b) Difesa: all‘interno del linfonodo sono contenuti delle particolari cellule del siste-

ma immunitario, i linfociti (particolare tipo di globulo bianco predisposto a com-

battere le infezioni), che attaccano i batteri e i virus neutralizzandoli.

2. Il Linfedema

2.1. Definizione

Il linfedema è una condizione patologica caratterizzata da un accumulo di liquido ad

elevata concentrazione proteica nello spazio intracellulare. Esso si sviluppa quando

il sistema linfatico non è più in grado di trasportare la linfa in modo regolare; questo

comporta il deposito nei tessuti di liquidi e proteine, le proteine così depositate pos-

sono provocare un’infiammazione cronica nei tessuti che può trasformarsi in tessuto

fibroso.

2.2. Cause

Il linfedema può formarsi in due modalità distinte: per insufficienza dinamica o insuf-

ficienza meccanica del sistema linfatico.

a) insufficienza dinamica

L’insufficienza dinamica (o insufficienza ad alta portata) è presente in caso di un sis-

tema linfatico integro in cui, per ragioni locali (traumi, infiammazioni etc.) o sistemi-

che (trombosi venosa profonda, insufficienza cardiaca etc.) si produce un aumento

della filtrazione capillare e quindi della produzione della linfa che supera la capacità

di trasporto normale.

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8 Villa Melitta

In questo modo il liquido si raccoglie nello

spazio extracellulare e dà origine all’edema.

E’ un edema a minor contenuto di proteine e

si presenta più morbido.

b) insufficienza meccanica

Il linfedema da insufficienza meccanica (o

insufficienza a bassa portata) può essere

causato da una congenita displasia linfatica

(linfedema primario) e può essere presente

già dalla nascita, oppure può essere collega-

to ad un‘ostruzione delle vie linfatiche, come

nel caso specifico di cicatrici, radioterapie, cellule neoplastiche, chirurgia oncologica

e, per ultimi microrganismi quali la “Filaria”*

2.3.Stadi

Il linfedema provoca diffuso rigonfiamento della cute, della sottocute e, in misura

minore, delle altre parti molli.

Molte cause patogene, congenite ed acquisite, possono portare i vasi linfatici a non

svolgere la loro funzione con accumulo di liquidi e di sostanze negli spazi intercellu-

lari. Si distingue in tre stadi fondamentali:

a) primo stadio

E‘ rappresentato da un‘iniziale accumulo di liquidi ad elevato contenuto proteico (a

differenza dei liquidi presenti nell‘ interstizio in caso di stasi venosa).

In questo stadio l‘edema è transitorio, scompare con la semplice elevazione dell‘arto

ed è riducibile manualmente; i sintomi possono essere sfumati e confusi con altre

patologie: crampi saltuari, specie notturni, formicolio, talora prurito.

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9Il linfedema

b) secondo stadio

In questo stadio l‘edema non scompare spontaneamente con l‘elevazione dell‘arto.

Nei liquidi presenti nell‘interstizio, ristagnano anche proteine e altri cataboliti cellu-

lari. In questo stadio l’edema è più difficilmente riducibile e i sintomi (pesantezza,

formicolio, crampi e prurito) si fanno sempre più persistenti e costanti.

c) terzo stadio

Corrisponde allo stato di indurimento della sottocute, quando per effetto del ris-

tagno persistente della linfa, l’organismo produce una fibrosi* diffusa del tessuto.

In questo stadio l’edema non è più riducibile e ogni presidio terapeutico risulta

solo parzialmente efficace; a questo stadio corrisponde il grado più elevato di lin-

fedema.

3. Il linfedema dell’ arto superiore

Il linfedema di cui ci occuperemo da ora in avanti è quello al braccio secondario ad

intervento di quadrantectomia o mastectomia.

Il linfedema dell’arto superiore è, spesso, un’evenienza post-

chirurgica che può peggiorare la qualità della vita di molte

donne che si sono lasciate alle spalle il trauma del tumore al

seno. Con l’aumento della sopravvivenza, infatti, gli effetti sfa-

vorevoli a maggior impatto diventano elementi della massima

importanza, che mettono in relazione gli esiti oncologici con

quelli riabilitativi.

La terapia del tumore mammario include spesso la rimozione

dei linfonodi ascellari (linfoadenectomia*) o la loro esposizi-

one a terapia radiante, pertanto il decorso dei vasi linfatici può venire interrotto (a

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10 Villa Melitta

causa della radioterapia essi possono essere danneggiati dal formarsi delle fibrosi).

Negli ultimi anni l’identificazione delle lesioni mammarie in uno stadio sempre più

precoce, ha permesso l’evoluzione della chirurgia mammaria da demolitiva a conser-

vativa, e inoltre la tecnica del linfonodo sentinella, che si è dimostrata una procedura

sicura ed accurata in grado di predire con sicurezza lo stato dei linfonodi, ha permes-

so di risparmiare il maggior numero di linfonodi.

Per quanto accurati, gli interventi conservativi o demolitivi/ricostruttivi possono

causare in diversa misura esiti post operatori nella regione dell‘intervento o nel brac-

cio del lato operato.

3.1. Interventi al seno

Gli interventi chirurgici per l‘asportazioni di tumori al seno sono di due tipi:

Mastectomia:

quando viene asportata l‘intera ghiandola mammaria insieme ai muscoli grande e

piccolo pettorale.

La ricostruzione della mammella può essere eseguita in concomitanza con

l‘intervento demolitivo mediante l‘introduzione di protesi o di espansori o utilizzan-

do lembi muscolari e cutanei (muscolo gran dorsale o retto addominale).

Quadrantectomia:

per quadrantectomia si intende l‘asportazione di una parte di ghiandola mammaria

con la cute soprastante e la sottostante fascia del muscolo grande pettorale.

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11Il linfedema

Nelle mammelle piccole l‘asportazione può coincidere con uno dei quattro quadran-

ti in cui anatomicamente si divide la mammella.

tumore

areacircostante

mastectomia

chirurgia conservativa rimozione mamma

3.2. La tecnica del “Linfonodo sentinella”

L’asportazione per biopsia del linfonodo sentinella è ormai prassi comune nei casi

in cui si preferisce valutare la stazione linfonodale di riferimento prima di procedere

allo svuotamento del cavo ascellare.

La tecnica consiste nell’identificazione del “sentinel lymph-node” attraverso una inie-

zione di tracciante radioattivo in prossimità della lesione tumorale per poi analizzar-

lo rapidamente, a volte anche durante l’operazione stessa, per accertare se contiene

cellule maligne.

Ciò consente l’asportazione solo dei linfonodi intaccati dalle cellule tumorali e per-

mette la conservazione del maggior numero di linfonodi sani.

Lymphknoten: linfonodiWächterlymphknoten: linfonodo sentinellaBrusttumor: carcinoma mammario

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12 Villa Melitta

3.3. Epoca di insorgenza del linfedema

L’epoca di insorgenza del linfedema secondario ad un intervento per tumore al seno

è variabile e condizionata da eventi diversi.

Esso infatti può insorgere subito dopo l’intervento chirurgico (nel 21% dei casi),

dopo la radioterapia (nel 47% dei casi), oppure dopo altri eventi scatenanti quali

traumatismi (nel 14% dei casi), iniezioni (nel 10% dei casi), ferite accidentali (nel 5%

dei casi).

Un tempo medio di insorgenza quindi è stato calcolato a 6 –14 mesi postoperatori,

ma può insorgere anche molti anni dopo l’intervento.

E’ stato riportato che il 73% dei casi di linfedema insorga entro l’anno dall’intervento,

per arrivare al 97% entro i quattro anni.

3.4. Le complicanze

Il linfedema secondario può evolvere in una serie di ul-

teriori complicanze:

• letrombosivenose(siasuperficialicheprofonde,in

particolare la trombosi venosa ascellare-succlavia)

• iprocessiinfiammatoriedinfettivi(tracuil‘erisipela*,

la linfangite*, la piodermite*e le micosi)

3.5. Fattori di rischio

I fattori di rischio più frequenti per l‘insorgenza del linfedema secondario dopo qua-

drantectomia o mastectomia sono:

• l‘altastadiazionetumorale,

• lapresenzadidissezione*linfonodaleascellare,

• laradioterapiainsedeascellare,

• lachemioterapia,

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13Il linfedema

• ilsovrappeso.

Un rischio maggiore è stato inoltre osservato nelle donne con più bassa età alla diagnosi

di cancro (< 60 anni) con anamnesi positiva per ipertensione.

Una significativa diminuzione del rischio di linfedema è stata riscontrata nelle don-

ne che eseguivano regolarmente gli esercizi e che avevano ricevuto un‘educazione

preventiva sul linfedema e nell‘ambito della cura di sé e della vita quotidiana.

3.6. Prevenzione e profilassi

Il linfedema comporta un‘importante disabilità, con conseguenti limitazioni nell‘attività

della vita quotidiana, del tempo libero e nel lavoro, con ripercussioni anche di tipo psi-

cologico.

Affinchè non si instauri un linfedema o per evitare un suo peggioramento, bisogna atte-

nersi a poche ma importanti regole di profilassi che mirino ad evitare il danneggiamen-

to dei vasi linfatici e l‘aumento della produzione di linfa.

CONSIGLI:

• Evitare movimenti ripetitivi per periodi prolungati (stirare, l‘uso

continuo del mouse del computer pulire finestre, lavorare a mag-

lia).

• Nonportareborseesacchettidellaspesaconilbracciointeressa-

to.

• Evitareferiteconoggettiappuntiti,incucinaespecialmenteingi-

ardino, usare sempre guanti di gomma.

• E’consigliatol’usodiunreggisenochenonlascisegninésulto-

race, né sulla spalla. Meglio una bretella larga. E’ preferibile usare

reggiseni morbidi, in microfibra di cotone, senza elastici e senza

stecche.

• Evitatemanichestretteconelasticichestringonol’arto.

• Orologio,bracciali,anellinondevonostringereilbraccio.

SI NO

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14 Villa Melitta

• Sonodaevitareprelievidisangue,vaccinazioniemisurazionidella

pressione sul braccio interessato.

• Attenzioneallepunturediinsetti!!!

• Evitarel‘esposizioneafontidicalorefisseeairaggidirettidelsole,

soprattutto in estate e nelle ore più calde.

• Evitaresaunaebagnitermali(atemperaturesuperiorii34°).

• Evitareilfreddoeccessivo.

• Evitareilsovrappesoeglialimentiricchidisale.

4. Trattamento del linfedema del braccio

Il trattamento del linfedema, una volta effettuata la valutazione e la stadiazione, com-

prende più tecniche riabilitative, che possono essere usate in contemporanea.

4.1. Valutazione del linfedema

Per valutare il linfedema vengono prima osservate le caratteristiche:

• laconsistenza

• lalocalizzazione

• lostatodellacute

• l‘entità

L‘entità si rileva effettuando la misurazione delle

circonferenze in punti standard del braccio inter-

essato e confrontate con le stesse rilevate sul brac-

cio sano.

Le misurazioni vengono effettuate prima di inizia-

re il ciclo di trattamento fisioterapico e alla sua fine,

fornendo così informazioni sull‘andamento del linfedema stesso nel tempo.

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15Il linfedema

4.2. Tecniche riabilitative

La gestione del trattamento del linfedema si basa sul programma decongestivo ma-

nuale, proposto come “golden standard terapeutico” dalle linee guida della Internati-

onal Society of Limphology (vedi Consensus Document), che comprende:

• lacuradellapelle

• illinfodrenaggiomanuale(LDM)

• ilbendaggiocompressivo

• itutorielasto-compressivi

• larieducazionemotoria

5. Cura della pelle

La cura quotidiana della pelle è indispensabile in quanto essa offre una barriera protet-

tiva contro le infezioni:

• Durante la manicure, evitare di togliere le pellicine profonde e fare atten-

zione a non ferirsi.

• Depilarsi, se necessario, solo con metodi delicati, evitando cerette o rasoi.

• Evitare l’uso di deodoranti aggressivi che possono provocare arrossa-

menti.

• Disinfettare ed applicare una crema antibiotica su ogni ferita, anche mini-

ma, o puntura di insetto.

• Infezioni micotiche od eczemi vanno curati meticolosamente.

• Per la detersione della cute usare un sapone leggermente acido (pH 5,5),

evitando i bagnoschiuma.

• Idratare il braccio quotidianamente con creme per il corpo di buona qua-

lità.

• Attenzione ai prodotti che, usati sul braccio, possono causare allergie.

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16 Villa Melitta

6. Il linfodrenaggio

Il Linfodrenaggio (LDM) è una tecnica dolce di massaggio che comprende manovre

e pressioni molto lente, ritmate e di lieve intensità, con lo scopo di accelerare il de-

flusso linfatico dalle zone di stasi verso i canali di drenaggio, in modo da liberare lo

spazio interstiziale dai liquidi che si sono accumulati.

6.1. Cenni storici

Una prima tecnica rudimentale di linfodrenaggio manuale fu ideata dal chirurgo

austriaco Winiwarter che, già nel 1890, eseguiva manovre manuali sui tessuti per ri-

solvere gli edemi post-operatori.

Negli anni 30 i coniugi Vodder, a Parigi, presentarono la loro tecnica teorico-pratica di

LDM con effetti depuranti, decongestionanti e rivitalizzanti.

La tecnica fu ripresa dai coniugi Foldi, negli anni 50, e da altre scuole tedesche tra cui

quella del dott. Asdonk.

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17Il linfedema

6.2. Esecuzione

Il LDM utilizza una serie di manovre e prese eseguite in successione, sempre rispet-

tando la direzione di flusso della linfa verso le stazioni linfonodali integre, esse pos-

sono essere sintetizzate in:

• Manovredisvuotamentoedipreparazionedellestazionilinfonodaliprossimali

alla zona interessata per prepararli a ricevere la linfa della zona distale a loro con-

vogliata.

• Preseperlastimolazionedeicollettorilinfaticiperincrementarnelacapacitàdi

trasporto.

• Preseperilriassorbimentodellalinfa.

6.3. Effetti

• Antiedematoso: è il primo risultato clinico. Alla riduzione di consistenza dell‘edema

segue una progressiva e graduale riduzione di volume della zona interessata, fino

ad una stabilizzazione del quadro clinico.

• Antalgico: la riduzione stessa della tensione provocata dall‘edema contribuisce

all‘effetto antalgico. Beneficio estremamente importante nelle zone dove è pre-

sente il dolore.

• Immunologico: consiste in una maggior distribuzione delle cellule immunitarie

con una migliore risposta dell‘organismo alle infezioni.

• Cicatrizzante: favorito sia dalla rimozione dei cataboliti che dall‘apporto di sostan-

ze nutritive e di nuove cellule.

• Rilassante e sedativo: il massaggio ritmico e delicato agisce sul sistema neurove-

getativo, in particolare sul sistema parasimpatico, provocando quindi una regola-

zione del tono muscolare e un miglioramento del trofismo tissutale.

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18 Villa Melitta

7. Bendaggio elasto-compressivo e tutori

Al linfodrenaggio manuale deve seguire una terapia compressiva allo scopo di impedire

il riflusso della linfa nei tessuti ammorbiditi dal drenaggio e per intensificare e prolun-

gare l‘effetto terapeutico.

L‘azione compressiva può essere ottenuta tramite un bendaggio multistrato compressi-

vo effettuato subito dopo la seduta di linfodrenaggio.

Come mantenimento del risultato ottenuto dopo il ciclo di trattamento può essere uti-

lizzato un tutore elasto-compressivo confezionato su misura della paziente (p. e. brac-

ciale di compressione).

8. Rieducazione motoria

La rieducazione motoria per le pazienti con linfedema, pone come obiettivo il com-

pleto recupero funzionale dell‘arto interessato e la prevenzione delle possibili com-

plicanze (come la retrazione della cicatrice, il dolore e la limitazione dell‘articolaritá

del braccio).

Molto importante è l‘effetto benefico sulla circolazione linfatica che il potenziamen-

to del lavoro muscolare ottiene.

La rieducazione motoria consente il recupero del movimento del braccio riducendo

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19Il linfedema

al minimo quelle sensazioni di “fastidio, peso e dolore” tipiche del linfedema.

Di seguito verranno descritti una serie di esercizi che, abbinati ad una corretta respi-

razione, possono essere eseguiti quotidianamente.

8.1. Rieducazione motoria in acqua

I vantaggi della rieducazione in acqua sono molteplici e tutti legati all‘effetto be-

nefico dell‘attività aerobica combinata all‘azione tonificante dell‘esercizio in piscina.

L‘acqua infatti, svolge un effetto positivo sulla circolazione sanguigna e linfatica sti-

molando il ritorno venoso e favorendo la circolazione periferica.

L‘effetto miorilassante dato dal continuo massaggio che l‘acqua esercita sui muscoli,

fa sì che diventi ginnastica antalgica per chi ha problemi di contratture muscolari

soprattutto a livello di spalle.

E infine psicologicamente, la ginnastica in acqua dà una sensazione di benessere, sti-

molando anche l‘aspetto ludico dell‘attività con il divertimento e la socializzazione.

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9. Esercizi

Di seguito vengono descritti una serie di esercizi da poter effettuare quotidianamen-

te e in autonomia:

• Seguirelasequenzaindicata,daipiùsemplici(fasediriscaldamento)agliesercizi

più impegnativi, lentamente e senza movimenti bruschi.

Quasi tutti gli esercizi evocano una tensione a livello ascellare e alla cicatrice; una vol-

ta raggiunta questa tensione è bene mantenerla per qualche secondo e farla seguire

da una fase di rilassamento.

Distese sul letto, ginocchia piegate

Tecnica di respirazione

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21Il linfedema

Esercizio 2

Esercizio 2

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22 Villa Melitta

Sedute davanti ad uno specchio

Esercizio 1

Esercizio 3

Esercizio 2

Esercizio 4

(2)

(1)

(3)

(4)

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23Il linfedema

Esercizio 5

Esercizio 6

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24 Villa Melitta

Esercizio 7

Esercizio 8

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25Il linfedema

Glossario

Spazio interstiziale: Piccolo spazio tra cellule tissutali in cui, mediati dal liquido in-

terstiziale, avvengono gli scambi di sostanze nutritive e di scarto tra le cellule e il

sangue.

Filaria/Filariosi: Malattia parassitaria che si localizza a livello dei vasi linfatici e dei

linfonodi.

Linfoadenectomia ascellare (dissezione linfonodale): Consiste nell‘asportazione

di tutti i linfonodi ascellari.

Puòesseredi1° livelloquandovengonoasportati i linfonodipresentisulmargine

laterale del muscolo piccolo pettorale, circa una quindicina. Di 2° livello, dietro il

muscolopiccolopettorale,3o4.Di3°livellosituatimedialmentealmuscolopiccolo

pettorale, 2 o 3.

Fibrosi: Processo per il quale un organo o un tessuto aumentano la quantità di tes-

suto connettivo fibroso, ricco di fibre collagene e povero di cellule e vasi.

Eresipela: Infezione degli strati più superficiali della pelle, provocata da streptococ-

chi attraverso piccole ferite o tagli. Si manifesta con uno stato febbrile e di malessere

generale seguito da un arrossamento della cute e un edema dolente alla pressione

che si diffonde lentamente lungo l‘arto interessato.

Linfangite: Processo infiammatorio che colpisce uno o più vasi linfatici con la com-

parsa di una stria arrossata e dolente alla palpazione, la cui causa spesso e da ricon-

durre ad un‘infiammazione batterica.

La stria linfangitica di solito si estende dal linfonodo o da una stazione linfodona-

le alla zona tissutale preda di infezione. L’infiammazione provoca gonfiore, arrossa-

mento e dolore.

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26 Villa Melitta

Piodermite: Dermatite causata da batteri piogeni quali gli streptococchi e gli stafi-

lococchi che si instaurano su precedenti dermatosi o lesioni cutanee.