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APPENDICE
In questa sede si riportano le corrispondenze effettuate tra Aldo Palazzeschi, Achille
Campanile e Cesare Zavattini. La lista purtroppo non è esauriente, ma leggere gli
scambi delle voci vivide e carnose dei tre autori dalla sensibilità alquanto affine, in ogni
tempo e luogo, sembra evidenziare la loro sintonia.
I materiali sono stati messi a disposizione grazie alla gentile autorizzazione del Centro
di Studi ‘Aldo Palazzeschi’ (presso il dipartimento di Italianistica dell’Università degli
Studi di Firenze) e dell’Archivio Cesare Zavattini (presso la Biblioteca Panizzi di Reggio
Emilia) mentre gli altri sono stati tratti da Urgentissime da evadere: Lettere 1922 – 1977
(di Achille Campanile, a cura di S. Moretti e A. Cannatà, Nino Aragno, Torino 2010). La
fonte è indicata a piè di ciascun materiale. I carteggi vengono presentati per ordine
cominciando da quelli scambiati tra <Palazzeschi e Campanile>, proseguendo con quelli
tra <Palazzeschi e Zavattini> e infine tra <Campanile e Zavattini>.
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<Aldo Palazzeschi / Achille Campanile>
Roma 9 ottobre 1930
Illustre signore,
Grazie del Suo bellissimo e gentilissimo articolo. Esso è stato per me tanto più gradito, in quanto io sono da
molti anni un Suo ferrente ammiratore. È Lei che, in letteratura, ha aperto un mondo nuovo. Ricordo quando
– ancora ragazzo – lessi per la prima volta le Sue incantevoli liriche, insieme con la sorpresa del bel mondo
poetico che Ella, come un mago, riportava dalle pagine del libro, provai un affettuoso modo del cuore, come
di chi trova quello che, senza saperlo, cercava.
Dunque, è per me rara ventura il consenso di un grande e caro scrittore come Lei.
Di esso La ringrazio col più vivo calore e con la speranza di farlo presto personalmente. Mi creda,
il suo affezionatissimo e devotissimo Achille Campanile
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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Roma 19 I ‘32
Davvero sarei felice di passare un’ora con Lei, che è uno dei miei idoli (i miei idoli – pochi, ma buoni –
vanno da Omero ai giorni nostri). Perciò, scriverò e spero che scriverà anche Lei.
Abbracci per me con molta comprensione Suor Chiara e tutte le sue monache che erano rimaste in giardino.
E accolga un saluto molto affettuoso da Suo
Achille Campanile
Se la luna mi porta fortuna
Achille Campanile
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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Auguri affettuosi.
Sto leggendo con infinito diletto le “Stampe”. Suo
A Campanile
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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Roma, 14 ottobre 1932
Caro Palazzeschi,
un tale Marracino mi ha querelato per il titolo del mio libro «In campagna è un’altra cosa (c’è più gusto)».
Egli, circa un anno prima del mio, aveva stampato, in una ignota tipografia di Campobasso, un libro intitolato
«In montagna è un’altra cosa: c’è più gusto!».
Io ho preso il mio titolo dei popolari versi d'una vecchia operetta e ignoravo l’esistenza dell’altro libro,
altrimenti avrei evitato la minima somiglianza di titolo che va tutta a vantaggio di quello e a danno mio.
La causa si farà a Milano il 15 novembre prossimo e farà molto chiasso. Veranno a deporre per me
accademici, letterati, critici ecc.
Vuol venire anche Lei? Ne sarei felicissimo. Se non potesse muoversi, sarà sentito rogatoria a Firenze. Ma io
terrei molto alla Sua presenza.
I quesiti sui quali dovrebbe rispondere sono press’a poco quelli indicati nell’accluso questionario.
Attendo una risposta. E, in ogni caso, La prego fin da ora di scrivermi una lettera a parte, col suo pensiero in
merito ai quesiti stessi, perché possa esibirla al magistrato.
Con affettuosi saluti, Suo
Achille Campanile
Il mio indirizzo è:
Via Guido d’Arezzo, 28 – Roma
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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Molto bello “Gaio”!
Un cordialissimo saluto da
Achille Campanile
Roma, Via G. D’Arezzo, 28
14-XII-‘36
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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<Aldo Palazzeschi / Cesare Zavattini>
[Milano], 26 agosto 1932
Illustre signor Palazzeschi,
l’anno scorso gli amici di “Solaria” che avevo pregato di strapparLe qualche cosa per l’Almanacco, non
riuscirono a trovarla nei giorni giusti. Questa volta spero di essere più fortunato e le rinnovo la preghiera.
Ai poeti domando una poesiola... gialla (un romanzo giallo in pochi versi) – è uno svago, uno scherzo, si sa –
Ma qualsiasi cosa Lei mi mandi io sarò contentissimo. La sua collaborazione è tra le cinque o sei cui tengo
non come compilatore, ma come scrittore, e vivissimamente.
Spero che il tempo mi offra l’occasione di manifestarle a voce la mia profonda e devota simpatia.
In attesa di una Sua cortese risposta, La saluto
Suo Cesare Zavattini
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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Milano, 24 Agosto 1934
Illustre Amico,
quest’anno l’Almanacco ha creduto di porre un referendum soltanto tra quei scrittori che, con la loro attività
di poeti, di critici o di polemici della nostra letteratura nel primo quarto di secolo, abbiano dimostrate speciali
attitudini ad un giudizio per quanto possibile storico o meno contingente e cronachistico.
L’Almanacco pertanto richiede di rispondere ai seguenti quesiti:
“Quali opere letterarie, apparse nel primo quarto di secolo (1900-1925), ancora resistono al tempo e hanno in
sè i caratteri della classicità?
“Qual’è la rivista letteraria, pubblicata nel primo quarto di secolo (1900-1925), che oggi appare più necessaria
ed originale?
Si tratta, come vede, di un bilancio letterario del primo quarto di secolo che l'Almanacco chiede alla Sua
competenza e onestà di scrittore.
Le saremo grati della Sua risposta che dovrebbe giungerci non oltre il 20 Settembre.
Grazie, cordiali saluti.
Zavattini e Bompiani
Zavattini
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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6 ottobre 1938
NUOVO SETTIMANALE IL MILIONE SAREBBE PROFONDAMENTE ONORATO PUBBLICARE
AL PIÙ PRESTO VOSTRA NOVELLA MEDITA ALT
AGGIUNGETE VOSTRA FOTOGRAFIA VIVI RINGRAZIAMENTI
ZAVATTINI
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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Milano, 18 aprile 1939-XVII°
CZ/cm
Aldo Palazzeschi
Via Beccaria 3
FIRENZE
Caro e illustre Palazzeschi,
aggiungo a quella degli amici Mondadori e Montanelli anche la mia viva preghiera perchè ci mandiate per il
primo numero del nostro nuovo grande (sul serio) settimanale un Vostro racconto. Vi ringrazio tanto con la
speranza di poter venire presto a salutarVi a Firenze.
Vostro
“A.P.I. ANONIMA PERIODICI ITALIANI”
Il Direttore Editoriale
C. Zavattini
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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Roma, 1ì 25 Marzo 1948
Caro Palazzeschi,
a nome degli amici Fondatori del Circolo Romano del Cinema, ti mando un invito per la proiezione di Lunedì
prossimo.
Spero che tu voglia partecipare alle manifestazioni di questo Circolo. Il nostro programma comprende uno
spettacolo settimanale, che ha luogo ogni Domenica mattina alle ore 10,45, con la proiezione di un film di
valore artistico o storico e anteprime di eccezionale interesse. Inoltre, ogni Giovedì, al Liceo Righi, alle ore
18,15, personalità del mondo cinematografico e culturale tengono delle conservazioni con dibattito sul
cinema italiano.
Nella speranza di averti tra i nostri Soci, il mio più cordiale saluto.
Cesare Zavattini
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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27 agosto 1944
Caro Palazzeschi,
alcuni giovani e valenti amici capitanati da Diego Fabbri del Centro Cattolico (Via della Conciliazione 10)
stanno preparando un settimanale per il quale speriamo vivamente nella Sua collaborazione. Con me, La
pregano di voler considerare questo desiderio: che Lei stenda qualche cartella – da tre a dieci – sul giorno 26
agosto (ieri); un diario insomma. Che razza di giorno è il 26 agosto?, dirà Lei. Un giorno qualsiasi del 1944. Il
medesimo giorno, però, sarà esaminato anche da Bontempelli, da Moravia, da Soldati, dalla Manzini, da
Piovene, dalla Masino, Tecchi, Betti, Bernari, Cardarelli, quindi assalito morso scrutato voltato e rivoltato da
ogni parte, e ciascuno lo farà naturalmente a suo modo e secondo i suoi interessi.
Ci auguriamo che Lei non consideri la proposta suddetta come bislacca, che non le dispiaccia questa nostra
idea di analizzare una precisa porzione di tempo con strumenti tanto sensibili e tanto diversi.
Il settimanale uscirà fra un mese; se il suo pezzo lo ricevessimo entro una decina di giorni avremmo il piacere
di cominciare la serie con Lei.
Circa il prezzo del Suo scritto, Fabbri accetta a priori la Sua richiesta.
Si dice che Lei non risponda alle lettere. La invidio. Ma io non dispero che Lei si faccia vivo con una buona
notizia per telefono (il mio è 880 864).
La saluto con l’antica ammirazione.
dev.
Cesare Zavattini
Via Angela Merici 40
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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27/8/44
Caro Palazzeschi,
alcuni giovani e valentissimi amici capitanati da Diego Fabbri del Centro Cattolico stanno preparando un
settimanale per il quale sperano vivamente nella Sua collaborazione.
Con me, La pregano di voler considerare questa proposta: che Lei stenda qualche cartella, da quattro a dieci,
sul giorno 26 Agosto, 1944, cioè ieri; un diario insomma. Che razza di giorno è questo 26 Agosto? dirà Lei.
Un giorno qualsiasi del 1944. Il medesimo giorno, però, sarà esaminato non solo da Lei ma da Bontempelli,
da Moravia, da Soldati, dalla Manzini, quindi assalito, morso, scrutato, voltato e rivoltato da ogni parte, e
ciascuno lo farà naturalmente secondo il suo modo, i suoi interessi.
(…)
Si dice che Lei non risponda alle lettere. La invidio. Ma io ho un telefono (880864) e non dispero che Lei si
faccia vivo con una buona notizia. Il mio indirizzo è: Via Angela Merici 40. La saluto con l’antica
ammirazione
suo Zavattini
*Archivio Cesare Zavattini
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<Aldo Palazzeschi / Achille Campanile, Cesare Zavattini>
Roma, Maggio 1938. XVI°
Illustre Amico,
con il mese di maggio il SETTEBELLO sarà diretto dai sottoscritti.
Il nostro programma é che l'umorismo italiano sia rappresentato in tutte le sue manifestazioni, in tutte le sue
gamme: per umorismo noi non intendiamo un dato umorismo, strettamente professionale, ma l'umorismo.
Ecco perché abbiamo pensato una rubrica intitolata L’ospite di gran riguardo nella quale dovranno passare di
volta in volta i nostri maggiori scrittori con un breve pezzo liberissimo da essi giudicato umoristico: una
novella, un ritratto, una poesia, uno scritto, infine (lunghezza massima 3 cartelle).
Abbiamo la viva speranza che Voi vorrete essere nostro ospite fin dai primissimi numeri assicurandoVi che
Voi non Vi troverete a disagio in un giornale al quale daremo tutta la nostra migliore attività perché diventi un
giornale degno dell’intelligenza italiana.
Saluti fascisti
Aff.te Achille Campanile
Cesare Zavattini
*Centro di Studi ‘Aldo Palazzeschi’
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<Achille Campanile / Cesare Zavattini>
(Bolzano) Oltisei-Pensione Rainel
1 Agosto ‘37
Carissimo Zavattini,
ho finito di leggere ora “I poveri sono matti”. Sono le 3 di notte; ho incominciato alle dieci: dunque, cinque
filate. Qui non c’entra un corno l’amicizia; il fatto è che cuore e cervello sono così gonfi d’emozione che ho
messo giù le gambe dal letto e ho sentito il bisogno di prendere la penna in mano per dirti: bravo. E se pensi
che la mia camera dà sul bosco, che piove, che fa un umido cane e che sul letto avevo un piumino delizioso,
riconoscerai che ci vuole dell’autentico entusiasmo per non rimandare a domani mattina il bisogno di dirti
bravo.
Accidenti agli umoristi come te, però! Ho patito tanti groppi in gola stanotte; tanta malinconia, tanta
ribellione, tanta voglia di piangere e magari di bestemmiare che, dal punto di vista del buon’umore, sarebbe
stato più igienico leggere “il romanzo di un giovane povero”.
Ma quante belle cose! L’ho segnato tutto a matite che pare un cimitero di meditazioni. Ti giuro che stanotte
ho deciso di non mettere al mondo un figlio se non quando sarò milionario. Certe tue notazioni fa incantate e
disperate! Strazianti! Non voglio dirti altro.
Ti abbraccio. Con tanta ammirazione e con tanta fraternità.
tuo Achille
ma dopo aver letto questo libro sono tanto curioso di te. Dobbiamo stare un po’ insieme
[continua verticalmente sul magine sinistro del foglio]
quast’autunno o quest’inverno quando sarò a Milano. che bel libro!
*Archivio Cesare Zavattini
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Antignano 1o Sett. 37-XV
Caro Zavattini,
aspettai tutto il giorno la tua telefonata e verso il tramonto mi aggirai lugamente nei pressi del lido
d’Ardenza, desiderando di invitarLa a gustare dell’ottimo pesce. La sera un’imprevvisa contrarietà mi impedì
di venire alla conferenza (che so essere stata brillantissima e applauditissima). La cartolina non arrivò che
l’indomani. Forse perché nell’indirizzo è scritto soltanto Antignano senza Livorno e c’è un altro Antignano
vicino a Napoli (ne parla anche Di Giacomo in una sua poesia). Conclusione: ho perso una bella occasione di
stare un po’ in sua compagnia. Ma se Lei ripassa da queste parti non si ferma Le tolgo il saluto. Io mi tratterrò
probabilmente ancora un mese.
Trovai il Suo libro a Roma tornando dal giro di Francia e siccome partì l’indomani per il mare lo misi in un
pacchetto con altri libri, per godermelo qui. Ma qui mi sono accorto di averlo lasciato a casa. Altrimenti lo
avrei già letto e Le avrei già scritto per ringraziarLa come può immaginare. Leggerò appena a Roma.
S’intende che lo sfogliai subito e mi parve d’intravedervi cose assai interessanti. Alcune delle quali avevo, mi
pare, già letto e apprezzato in Suoi racconti pubblicati nella Gazzetta del Popolo. Sono assai desideroso di
leggerlo, tanto più che me ne hanno parlato parecchi amici. Credo che abbia ragione Lei è un problema di
comprensione. Problema di solito risolve il tempo con una facilità incredibile.
Un affettuoso saluto tuo
Achille Campanile
*Archivio Cesare Zavattini
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Roma, li 2, 12, 937, XV
Caro Za,
come vedi è un giornale rimediato all’ultimo momento da Rossi. Là andrà meglio se nell’ultima pagina
vuoi mettere tutta la fine della vita di Gesù, sacrifica gran parte di Giovanni Bande Nere. Ti scrivo a parte più
a lungo.
Saluti,
Campanile
*Archivio Cesare Zavattini
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Roma, 9 - XII –’38 – XVII
Caro Zavattini,
il numero di questa settimana segna ancora un profresso sui precedenti. Se si potesse far sempre così sono
certo che prestissimo raccoglieremmo ottimi frutti. Consentimi alcune osservazioni.
XXX
1° importantissima; Boccasile – Mi dicesti che tra le ragioni della soppressione delle “Grandi Firme”
c’erano le copertine di Boccasile. E lo capisco. Ora vedo nel numero di questa settimana Boccasile in
copertina, sia pur dalla parte di dietro. Per di più c’è l’etichetta tipografica “Boccasile”. Avete forse avuto il
permesso di fare nuovamente le copertine di Boccasile? Se non è così, questa mi pare una sfida. Mi pare un
grave errore.
Se da parte del Ministero non c’è stato un contordine al divieto, perché insistere con le copertine di
Boccasile? se non sono gradite, se ne faccia a meno. Vogliamo far sopprimere anche il Settebello? È inutile
che tentiate di “fare i furbi”. In questo modo avete l’aria di voler “fare fessa” la Direzione Stampa. Il che
spero non sia nelle vostra intenzioni; ma non dovete nemmeno prestare il fianco a sospetti. Tanto più che
abbiamo ottimi disegnatori umoristici che hanno fatto e possono fare bellissime copertine.
Anzi, anche per Boccasile nel testo bisognerebbe ottenere non ci sia nulla in contrario da parte della
Direzione Stampa.
Ti prego tranquillizzarmi su questo punto, che, come puoi immaginare, è di vitale per il Settebello.
XXX
2° - Bene la vignetta contro Leon Blum, che poteva andare perfino in copertina, ma ci vuole di più. È
necessaria la satira antifrancese di cui t’ho già parlato.
Il “Dizionaretto” di Marotta, per esempio, si potrebbe adattare in questo senso. Idem, il Salotto Gaffei.
Che la satira sia messa bene in evidenza.
Ci vuole qualche vignetta. O addirittura la copertina. Non avere preoccupazioni editoriali a fare, invece che
sempre una copertina puramente umorista, qualche forte copertina satirica antifrancese: in questo momento la
satira antifrancese è sentita moltissimo dalla folla.
XXX
3° - Tutto quello che ha riferimento con l’attualità va presentato più vivacemente, messo più in evidenza.
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Per esempio, nel penultimo numero c’era un grazioso pezzo di Rotteri (“Fine”) sui film americani. Andava
messo più in evidenza, dato che la questione è scottante e il pezzo era intonatissimo.
XXX
4° - La didascalia del “Congressista poliziotto” in neretto era illeggibile tipograficamente.
Se il neretto non si può ottenere che così conveniva – e conviene – meglio usare un carattere comune
chiaro.
XXX
Beninteso tutte queste osservazioni sono dettate dall’attaccamento che ho per il Settebello, che, ripeto, nel
complesso migliora. Divertente il vignettono panoramico di Manzi a pag. 5 e l’Albertarelli di pag. 7.
Vecchia la battuta della vedova (“ora so dove passi la notte”). Buono il panorama di Nando “Neve”, ma
doveva essere molto più affollato; comunque, questi panorami mi pare che vadano sempre bene.
Buono – stavo per dire “buona” – anche il Magni di pag.21 (Tennis da Tavolo).
XXX
Tranquillizami riguardo a Boccasile. Saluti affettuosi a te e a tutti.
*Urgentissime da evadere, 189
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300
San Remo, 29, IV, 40, XVIII
Caro Zavattini,
ho avuto la tua lettera e ti faccio i miei rallegramenti ed auguri per la tua nuova attività romana. Quanto agli
“umoristi associati” tu avevi già la mia adesione verbale. Ma poiché me la chiedi anche scritta sono lieto di
mettere un po’ di nero sul bianco per dirti che volentieri farò parte con te e con Rossi in qualità di dirigente
degli “Umoristi Associati”.
Ti saluto cordialmente,
Tuo
Achille Campanile
San Remo, Via Marsaglia, 5.
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301
Venezia, 4 VI, ‘40, XVIII
Caro Zavattini,
saprai già che l’Agi ha sciolto i suoi rapporti con me dal 30 giugno a.s. Non ho ancora avuto la liquidazione
e a questo proposito ti sarei grato d’un informazione: quando, tempo fa, il nuovo contratto giornalistico portò
da 12 a 9 i mesi d’indennità fissa per i direttori, tu mi dicesti ch’era stata forse un’eccezione per i contratti
stipulati anteriormente, o che l’Agi riconosceva per questi contratti il diritto acquisito di 12 mesi. È così?
Ti sarei grato se volessi darmi chiarimenti in merito, con una certa urgenza.
Chi sa che non capiti a Riccione. Comunque ci vediamo presto a Roma.
Cari saluti.
Tuo A. Campanile
Il mio indirizzo è:
Campo S. Maria del Giglio, 2465
Venezia
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302
Milano, 22-XII-‘40-XIX
Caro Zavattini,
sono stato molto in viaggio, ecco perché ho tardato a rispondere alle tue due cartoline. Per
compensarti del ritardo, ti rispondo con una lettera. E anzitutto do i più cari auguri a te, ai tuoi bambini, a tutta
la tua famiglia. Come ti trovi a Roma? Lavori per il cinema? Di Ecco non ho saputo più niente, salvo quello
che vedo qualche volta nei tuoi numeri. Come va? Avrei piacere che andasse bene, perché vi sono
affezionato. Ho piacere che tu ancora continui a collaborarvici. Fui a Milano, dove sono da qualche tempo –
quando non sono in viaggio – non vedo nessuno. Non incontro nemmeno nessuno. Ciò anche a causa
dell’oscuramento che impedisce di vedere a un palmo di distanza proprio nelle ore in cui si va in giro.
Scrivimi ogni tanto e dammi tue notizie che mi fanno sempre piacere. Se capita la possibilità – potrei
accompagnare io stesso la signora (che è a Milano) a Roma.
Ti sarei grato anche se volessi darmi l’indirizzo preciso di De Sica, a cui vorrei scrivere,
eventualmente d’altri registi o produttori a cui potrei rivolgermi.
Ti prego infinitamente di scrivermi in proposito. Affettuosi saluti e auguri a te e ai tuoi.
Achille Campanile
Via Larga, 17 – Milano
P. S. I cliché tutti devono arrivare in due plichi anziché in uno per eccedenza di peso.
*Archivio Cesare Zavattini
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303
Milano 19, 5, 59
Caro Zavattini,
ma non è davvero il caso di drammatizzare una cosa che non ha nessuna importanza! Ho avuto la
tua lunga lettera ed ebbi il tuo lungo e affettuoso cablogramma, che mi fece assai piacere, come puoi
immaginare. Mi proponevo di ringraziarti, ma purtroppo, fra i molti miei difetti, c’è una straordinaria lentezza
nel carteggiare. Tanto più che, avendo saputo che sei diventato di nuovo milanese, o quasi (così mi aveva
detto Afeltra), contavo anche, e conto, di vederti.
Circa il contrattempo del 27 maggio (da non confonderti col 24 maggio, o col 5 maggio), mi
avrebbero fatto gran piacere la tua presenza e un tuo discorsetto affettuoso, ma mi rendo perfettamente conto
di quello che mi dici. Ti dirò di più: se anche non ci fosse stata la tua seduta a Milano, la confusione per i
muratori di casa tua, l’equivoco sulla data ecc., ti giustificherei lo stesso, perché anche per me le cerimonie,
specie con discorsi, sono cose molto fastidiose.
In compenso ho avuto da te parole molto lusinghiere per me e per “Il povero Piero”; mi fa molto
piacere il tuo giudizio, che debba in massima parte all’amicizia.
Vedo annunziata una tua commedia. Verrò ad applaudirti e ti faccio tanti auguri convinti.
Ricordami alla tua cara famiglia.
Un affettuoso saluto
Achille Campanile
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304
Achille Campanile
24-XII-‘66
Caro Zavattini,
ho avuto il tuo biglietto cordiale. Anche io avrei tanto piacere di rivederti. So che sei molto occupato
(come sempre), ma se hai un’oretta libera, ricordati che io adesso sto a Roma e, con una telefonata, possiamo
incontrarci. Magari potresti venire a cena da me (Babuino 135 – tel. 380-781), o possiamo andare fuori.
Mi giungono ogni tanto gli echi di tuoi successi cinematografici. A quando un altro libro?
Tanti cari auguri a te e ai tuoi, con l’amicizia e la stima di sempre. Tuo
Achille Campanile
*Archivio Cesare Zavattini
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305
Roma 18, 9, 66
Caro Zavattini,
rientrato a Roma, ho trovato il tuo libro. Grazie! E grazie della dedica, molto lusinghiera. Quello che
tu dici a me, debbo dirlo io a te; il libro è molto bello, ci sono forse le tue pagine migliori.
Con tanti auguri e con la vecchia amicizia,
tuo
Achille Campanile
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306
Qualifica 18. 15
Destinazione 432
Provenienza: ROMA FONO
Data: 27=6
Indirizzo: ACHILLE CAMPANILE PRESSO L’EUROPEO MILANO
Testo: AT TE ET AT TUTTA LA FAMIGLIA DI VINCENZO
FRATERNE CONDOGLIANZE
TUO ZAVATTINI
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Milano, [11.8.33]
Achille Campanile
Via Fabio Massimo 95 Roma [rettificato]
Albergo Cremori
Antignano (Livorno)
Caro Campanile,
tante congratulazioni per il Premio. Poche volte un premio letterario è stato assegnato così
felicemente e incontestabilmente. Suo affezionato Zavattini.
Mi manderà, in settembre, qualcosa di “speciale” per l’Almanacco? Dico in settembre perché
vogliamo uscire presto. Gliene sarò molto grato. Z.
*Urgentissime da evadere, 119
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Milano aprile 1936 / XIV
Sign. Achille Campanile
Via Quinto Fabio Massimo 95
Roma
Caro Campanile,
è sempre legato in esclusiva alla GAZZETTA DEL POPOLO? Se no, la invito con tutto il cuore a
fare qualche cosa per la nostra strenna estiva NOVELLA FILM. Mi mandi ciò che crede, purché di tema
estivo e femminile: non più di un paio di pagine dattilografate.
E ora una cosa molto importante: come forse saprà qui da Rizzoli si sta preparando un grande (si
dice sempre così) giornale umoristico. Se io verrò a Roma entro il mese gliene parlerò più precisamente ma
intanto vorrei sapere se posso contare sulla sua collaborazione. Lei sa che un giornale bruttissimo non lo
faremo, ma che anzi faremo tutti i nostri sforzi per farvi entrare gli elementi più illustri e i giovani più
promettenti. Anzi, se Lei avrà qualche consiglio da darmi sull’impostazione del giornale, io ne farò tesoro.
Se lei mi dice di no, Le assicuro che avrei la prima forte delusione come direttore. Senza scherzi,
faccio volentieri tale giornale anche perché ho contato su di Lei.
La ringrazio e la saluto cordialmente
P. S. Il tema per NOVELLA FILM potrebbe essere se le va: L’Amore sulle navi. Dovrei riceverlo
entro una decina di giorni.
*Urgentissime da evadere, 149
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[1936]
Caro Campanile,
la faccenda ha avuto il suo epilogo ieri, per me. Lettera di licenziamento secondo il contratto di
impiego privato, lettera proposta di riassunzione. Io non accetto e me ne vado senza rimpianto.
Mi dispiace per il tempo che Le ho fatto perdere. Ma chissà che non mi si presenti ancora
l’occasione di farle concretamente una cosa grata.
Spero che verrò presto a Roma per affari cinematografici e staremo assieme una sera. Ora la saluto e
con lei Vincenzo e suo papà.
Dica a Vincenzo che sorgeranno altre possibilità per lui e che a ogni modo per il tramite di
Tumminelli si potrà ugualmente tentare con Rizzoli. Gli scriverò se dovessi tardare al viaggio a Roma, lo
avverta. Grazie, saluti suo affezionatissimo Zavattini.
*Urgentissime da evadere, 150
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19 VIII 1937 XV
Caro Campanile,
questa non ci voleva. Si pensa sempre che alle conferenze non ci siano i competenti e proprio ci trovo
Campanile! E nella conferenza il suo nome ricorre due o tre volte. E dico cose tanto frivole. È un orribile
conferenza, io dico sempre sì quando m’invitano, poi alla vigilia capisco d’aver fatto una frossa leggerezza.
Anche perché adopero sempre… la stessa conferenza vecchia vecchissima. Pazienza. Quando faccio queste
conferenze mi sembra di essere un altro, un pagliaccetto. Ma il suo espresso mi ha dato un grande piacere.
Grazie del ricordo, dell’invito. Io arrivo alle 18,34 da Milano. Ma dopo la conferenza, a mezzanotte, mi pare,
riparto per Roma (ho scritto proprio ora a Vincenzo dandogli un appuntamento). Spero di stare con lei un’ora
o due. Fra l’altro, spero di convincerla a fare un pezzo per le Grandi Firme che, come saprà, vanno
trionfalmente.
***
Ha ricevuto il mio libro? Glielo mandai a Roma un mese fa. È un libro che mi sta dando grandi gioie e
grandi amarezze. Oggi esce la 2^ edizione, ma non è un problema di tiratura, è un problema di comprensione:
voglio dire che quando so che un lettore lo ha capito sono più felice che se ne avessi vendute mille copie. La
saluto, arrivederci Zavattini
*Urgentissime da evadere, 161
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Milano, li 28 Agosto 1937 = XV°.
Egr. Sig.
ACHILLE CAMPANILE
Albergo Castello Antignano (Livorno)
Caro Campanile,
che cosa accadde? Alla sera L’abbiamo aspettato sino all’ultimo momento. Io arrivai a Livorno alle 19.30 e
andai subito all’Ardenza. Dall’Ardenza ripartii per Roma a mezzanotte come Le avevo scritto. Pensi che
avevo fatto il finale della conferenza basandolo tutto sulla Sua presenza in sala! Così ho dovuto saltare a pieri
pari il finale.
Mi manda una NOVELLA PER IL TRAM? (3 cartelle dattilografate a spazio normale). Le rivolgo questa
preghiera anche a nome del Comm. Mondadori.
La saluto affettuosamente
Suo Zavattini
*Urgentissime da evadere, 162
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Egregio
Sig. ACHILLE CAMPANILE
Via Sistina, 121
ROMA
Milano, 6 Aprile 1938 – XVI
Caro Campanile,
1) Ti mando due appunti per le lettere da mandare ai collaboratori della colonna “L’ospite di gran
riguardo” (se ti va il titolo) e “La verità su…”.
Ti prego di correggere, rifare, ecc., e poi far battere a macchina dal nostro segretario tutte le copie
neccessarie così quando vengo io le firmiamo e le spediamo.
2) Spero che la Ditta venga incontro a un mio vivissimo desiderio: il premio Settebello dell’umorismo.
Saremmo il primo giornale umoristico a istituire un premio sia per uno scritto che per un disegno umoristico.
La cosa ha un valore pubblicitario, l’ho visto con le “Grandi Firme”, assolutamente eccezionale. Tu capisci
poi che un premio dell’umorismo ha delle possibilità di dilatazione veramente notevoli. Spero che tu sia del
mio parere. La commissione potrebbe essere fatta con Campanile, Zavattini, Baldini, Bontempelli, Novello.
M’impegno poi io a farne parlare tutti i giornali.
3) A proposito di Baldini, tu potresti ottenere da lui un pezzo per il primo numero, o per il secondo, o per il
terzo. Sarebbe di una grandissima importanza. Anche un pezzo breve. Hai scritto a Palazzeschi? Io sto
cercando ansiosamente Bontempelli. Bisognerebbe proprio che nei primi numeri avessimo dei pezzi molto
grossi.
4) Trilussa, a parte la sua rubrica, se la fa (e io credo che il pensiero settimanale sia la cosa più agevole per
lui anche perché è la più breve), ci dovrebbe dare una magnifica poesia inedita. Stagli alle calcagna, se
possiamo averla oggi, meglio.
5) Lunedì qui abbiamo fatto una seduta alla quale erano presenti: Boccasile, Bianconi, Santambrogio,
Munari, Albertarelli, Steinberg, come pittori; Brancacci, Redaelli, Di Matteo, Testoni, Scerbanenco, Martina,
Marchesi, Del Bianco, Cuoco, Donizetti, come scrittori. È tutta gente che presto o tardi finirà col fare qualche
cosa di buono. Ad Alessandria c’è un certo Camillo Campi che pure può fare qualche cosa di buono; idem un
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certo Minardi a Bologna. Mucchi non firmerà, ma ci garantisce un disegno o due al numero.
Questa è stata una seduta molto generica, una presa di contatto. Oggi nel pomeriggio, mercoledì, abbiamo
una seduta più limitata (Brancacci, Steinberg, Marchesi, Di Matteo, Munari) per trovare un po’ di battute.
A Brancacci ho già commissionato Polemica e personaggio; idem a Marchesi (personaggio e commedia
moderna).
Spero che tu sia già in contatto con Scaccia per il personaggio! ecc.; e con Vincenzo Talarico. Idem con
Patti che mi auguro tu avrai rintracciato.
Io rimando la mia venuta a mercoledì venturo per stare giù nei giorni più utili alla preparazione del primo
numero. Verrà giù con me Steinberg il quale resterà a Roma tutti i giorni necessari per dare una mano a
Guasta onde il numero abbia quella impostazione tipografica sulla quale siamo tutti d’accordo.
6) In che giorno fissate le riunioni settimanali e in che ora? Mi permetto di raccomandarti di essere molto
rigoroso con tutti, cioè pretendere: che vengano tutti specialmente in principio, così dopo potrai fare una
selezione degli elementi. Fissato il giorno poi, dimmelo subito, te ne prego, così noi milanesi ci regoleremo
cercando di capitare a Roma in tempo utile per partecipare a qualche seduta.
Io farò le sedute qui il giorno prima in modo che vi arrivi il materiale nostro il giorno nel quale fate la
vostra seduta, così lo esaminate durante la seduta stessa.
7) Ti porterò tutto il materiale straniero che abbiamo qui così sceglierai. Sto cercando con il nostro Direttore
Generale di vedere se ci si può procurare all’estero un materiale di esclusiva di battute per vignette.
8) BARTOLI Cerca di ottenere un prezzo ben diverso da Bartoli; quelle 250 lire che ha sparato sono senza
dubbio meritate, ma rappresentano una cifra insopportabile per noi.
Sto facendoci fissare il borderò che sarà senza dubbio nel suo insieme molto più cospicuo di quello che
aveva Guasta, ma non illimitato.
9) Circa la pagina 4, quella cioè con la pubblicità e nella quale io avevo messo quella specie di cronaca
delle varie città italiane, io crederei che è bene lasciarla libera liberissima. Sarà la pagina nella quale
passeranno elementi molto variati fra tutti quei giovani che ci stanno intorno con la roba che di loro
sceglieremo. Insomma direi che il pubblico dovrebbe trovare in quella pagina lì, ogni settimana, quello che
non s’aspetta.
10) Se avete qualche battuta che vi pare adatta per i disegnatori che ho qui a Milano (Boccasile,
Albertarelli, Steinberg, Mucchi, vorrei provare anche Morelli, tentar non nuoce), mandatemela.
Caro Campanile, prendi questa lettera come un appunto generale, tu poi mi dirai tutte le tue decisioni. Se
mi scrivi o se mi fai scrivere te ne sarò grato. È bene che ci teniamo moltissimo in contatto in queste primo
periodo nel quale è tanto faticoso mettere la macchina in moto, è bene che sgobbiamo, ce ne troveremo molto
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contenti dopo. Se nella impostazione si è molto pignoli, dopo sarà un piacere fare il giornale.
Ci penserai tu, naturalmente, anche per l’avvenire a mettere al corrente Guasta di tutto quanto è necessario
egli sia al corrente.
Ho letto il dialogo delle ostriche e delle rincopi. È bellissimo di una trasparenza attica. Per me, io
pubblicherei cose anche di quel genere nel SETTEBELLO. Si sa, non tutto il numero così; ma io sono
sempre più solidamente convinto che la fortuna del nostro giornale deriverà dalla sua classe. Dobbiamo
temere la cosa già vista, non la troppa intelligenza. Sarà naturalmente compito di noi due dosare i vari
elementi.
Ti saluto e ti faccio ancora i complimenti per il dialogo che è veramente un modello.
tuo aff. Zavattini
Ti accludo copia di una lettera che ho scritto a Bontempelli.
S. E. MASSIMO BONTEMPELLI –ROMA
Può darsi che tu ci mandi – e ti scrivo anche a nome di Campanile – un breve pezzo per il primo numero?
Inaugureresti tu una colonna riservata L’OSPITE DI GRAN RIGUARDO; è riservata cioè al medesimo.
Caro Bontempelli, tu capisci cosa vuol dire avere all’inizio di un’impresa giornalistica un appoggio come
il tuo. Sento che non ti è estraneo tutto questo nostro fervore (io mi entusiasmo sempre, perdonami) e che
questa volta ci darai proprio una mano. Sei il solo in Italia che ci possa aiutare autorevolmente.
La Redazione del SETTEBELLO è in via Sistina n° 121 Roma tel. 487. 906. Lì trovi Alberto Mondadori,
Direttore della Sede di Roma della A. P. I., Achille Campanile e Guasta Redattore capo. I primi tempi ci sarò
spesso anch’io. Dovremmo ricevere il tuo pezzo non oltre il 15 corrente mese.
Ti abbraccio e ti ringrazio
(Cesare Zavattini)
*Urgentissime da evadere, 166
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Milano, 15 Aprile 1938-XVI
Egregio
Sig. ACHILLE CAMPANILE
ROMA
Caro Campanile,
1) Prima di partire ho parlato ancora con Mezio, il quale ha le migliori intenzioni. Egli verrà da te, e se
tarda puoi telefonargli, e tu gli dirai tutto quello che vuoi circa la rubrica. Sono sempre più convinto che la
può fare molto bene. Per il compenso devi dire, secondo me, che lo stabiliremo dopo la prima puntata, ma che
stia tranquillo, non lo tratteremo male. Siccome dovrà perderci un po’ di giorni, se gli potrai parlare oggi sarà
una bella cosa.
2) Ho visto in stazione Scaccia. Egli è sempre con noi e ci starà. Gli ho detto che definiremo la faccenda
finanziaria alla mia prossima venuta. Era un pochino sconcertato delle tue osservazioni: come tutti i giovani,
anch’egli è convinto di fare alla perfezione. Dice che hai ragione per la lunghezza e che ti accontenterà, ma
che per lo stile egli non può mutarsi. Gli ho spiegato che noi siamo severissimi con tutti a cominciare da noi e
che questo dev’essere un dovere proprio in principio.
3) Nella testata bisogna mettere: Direttori: Achille Campanile e Cesare Zavattini. È desiderio esplicito di
Mondadori, e del resto è giusto e utile, aggiungo io. In fondo al giornale si mette il Comitato Direttivo e il
Direttore Responsabile. Ma se hai osservazioni in proposito da fare, non fare complimenti.
4) Marchesi spedirà la sua roba domani. La sta rivedendo, l’ho controllato. Idem Boccasile. Ho
commissionato a Munari gli stemmi e la vignetta per avari.
5) Ecco che cosa mi ha risposto Mosca:
“Caro Zavattini, ho ricevuto la tua lettera che mi ha meravigliato oltremondo.
Grazie a Dio, sono ancora in grado di andare avanti nella mia professione senza rubare idee a nessuno.
Parlammo insieme, se ti ricordi, e con piacere ci accorgemmo che tutti e due avevamo in mente l’idea della
critica teatrale, letteraria, cinematografica, ecc. (niente di originale, del resto, perché non c’è giornale si può
dire, che sia privo di questo elemento).
Io ho adottato l’idea per il Bertoldo, nessuno ti impedisce di adottarla, e meglio di me, nel Sette Bello.
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Ricambiando i distinti saluti, e avvertendoti che con piacere e senza nessun timore verrò, ove sia
necessario, di fronte ai sindacati.
6) Non ho ancora ricevuto niente da Bontempelli, ma gli starò alle calcagna. Così fai tu con Palazzeschi e
Baldini.
ALBERTARELLI = Gli ho commissionato il vignettone.
STEINBERG – Digli che domani sabato parlerò con Marcier e magni in modo da tenerli su. Appena
Steinberg sarà a Milano impianteremo immediatamente il supplemento sul cui formato siamo d’accordo. Vi
porterò giù, poi io un menabò avanzato per sentire il vostro parere. Intanto se hai qualche suggerimento da
darmi, scrivimi così ne tengo conto nell’impianto del menabò del primo numero.
7) Ho cenato con Metz, il quale mi ha tranquillamente detto, e lealmente, dice lui, che se usciremo con una
buona idea, egli ce la fregherà senz’altro. Metz sapeva due vignette delle nostre. Bisogna proprio che agiamo
come se invece di fare un giornale facessimo un piano di guerra. A proposito, a Mezio, al quale dovrei dire
molte cose e che dovrà mettersi in contatto con molta gente, non bisogna invece intralciare la strada con dei
divieti: che Dio ce la mandi buona, ecco tutto.
8) Se è necessario verrò giù prima, altrimenti verrò giù il 22 aprile che è l’ultimo giorno della consegna del
materiale.
Nient’altro per ora, ti scriverò ogni giorno.
Tanti saluti a te, al carissimo Guasta, a Steinberg.
Tuo ZA
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MILANO, 20 Aprile 1938 – XVI
Egregio
Sig. ACHILLE CAMPANILE
Via Sistina, 121 ROMA
Steinberg sarà li venerdì mattina e resterà i giorni necessari per il completamento del giornale. Marchesi e
Brancacci vi faranno avere assolutamente non oltre venerdì mattina i loro pezzi corretti.
Mucchi, come vedrai, non ha dato buona prova; ma c’è quel Marcier che credo andrà magnificamente.
Anche Magni funziona, idem Boccasile. Stiamo cercando con qualche speranza un altro disegnatore o due
nuovissimi.
Spero che Patti si sia fatto vivo, è indispensabile.
Che cosa ne dici di questo “slogan” per il 7bello: il settimanale che ha fatto ridere Amilcare Bo. Ripetere
questa frase sempre costantemente e tranquillamente. Poi diremo chi è Amilcare Bo, cioè un vero e proprio
personaggio che non ha mai riso, ecc. ecc.. Abbiamo cioè una frase pubblicitaria insolita e un personaggio di
cui potremo servirci chi sa in quante maniere.
A quest’ora avrete ricevuto anche il materiale umoristico straniero.
Ho telegrafato e sollecitato anche per lettera Bontempelli.
Io verrò giù appena è necessario. Spero che Steinberg potrà portar giù anche il mio pezzo.
Alberto mi dice della modifica dell’ultima pagina, quello che fai tu è ben fatto.
Io credo che dobbiamo far tutto il possibile per uscire nel giorno stabilito ma che non dobbiamo massacrare
il giornale per uscire in quel dato giorno: meglio ritardare una settimana.
Ti saluto e ti ringrazio di tutto
tuo Zavattini
Spero di comunicarti venerdì una grossa cosa pubblicitaria!!!!!!!
*Urgentissime da evadere, 168
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MILANO, 22 Aprile 1938 – XVI
Egregio
Sig. ACHILLE CAMPANILE
Via Sistina, 121
ROMA
Caro Campanile,
avrai visto la seconda cattiva azione compiuta da quelli del “Bertoldo”. Il giornale Luigi era un’invenzione
di Steinberg, un’ottima invenzione e loro si sono appropriati, avendo saputo che dovevamo farla noi, di una
cosa non loro. Hai visto che anche la vignetta del duello parte da quella nostra che Metz mi disse
ufficialmente di aver già saputo.
Ora ti dico in confidenza che spero entro pochi giorni di far compromettere questa gente che non ha la
minima dignità professionale. Non so se è il caso di avvertire Casini, sono certo che la cosa non lo lascerebbe
indifferente. Qui non si tratta di concorrenza, ma di cattive azioni premeditate tanto più gravi in quanto che
sono commesse da giornalisti.
Abbiamo noi pensato di carpire una sola virgola al “Bertoldo”? Noi ci siamo solo preoccupati invece di
evitare qualunque somiglianza (e sì che questa gente a noi e in un mondo particolare a te deve ben tante cose).
Io non sono disarmato, ma bisogna avere il coraggio di dire che ci hanno fregato due cose importantissime.
Coraggio, troviamone delle altre.
Vedo con piacere le vignette di Manzi, questo suo ultimo genere è davvero simpaticissimo, abbiamo un
disegnatore sul quale contare, mi sembra.
STEINBERG – Stiamo pensando con lui qualche cosa che sostituisca degnamente il giornale Luigi.
PUBBLICITÀ – Io credo che ci sia troppa pubblicità al nuovo Settebello nell’attuale Settebello. Nel
prossimo numero dovrebbe bastare un riquadro tipo quello in prima pagina che è venuta disastrosamente,
vedo. Parlare con Guasta. Decidete voi, io vi ho detto le impressioni mie e di altri.
MARCHESI – Sta rifacendo la roba e te la manderà domani. Per non smontarlo, siccome si era un po’
smontato, gli ho detto di mandare anche la rubrica del grasso, potendosi dare che tu la userai subito non come
rubrica da personaggio ma con un altro concetto (credo sia possibile e mi pare che sia una rubrica con delle
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possibilità).
VIVIANI – Mi dicono che Raffaele Viviani ha delle possibilità di prim’ordine per un pezzo interessante,
napoletano. Se ti pare giusta l’idea potresti metterti senz’altro in comunicazione con lui. A naso credo che un
breve pezzo di Viviani avrebbe la sua influenza per il pubblico, figurati nel meridione.
PATTI – Spero che l’abbiate rintracciato. È l’uomo che ci può fare due pezzi tutti e due di classe e darci
perciò una maggior tranquillità. Egli dovrebbe proprio impegnarsi seriamente con noi.
ZAVATTINI – Io avrei voglia di fare la prima lettera indirizzata agli umoristi: sarebbe una lettera nella
quale farei capire molte delle cose avvenute parlando di noi umoristi come una specie di confessione davanti
al pubblico. Mi dirai francamente se ti pare opportuno. A ogni modo la leggerai martedì così giudicherai sullo
scritto.
BONTEMPELLI – Gli ho tornato a scrivere pregandolo e ripregandolo che mandi il breve pezzo. Sai
com’è. Può darsi e non può darsi. Se Baldini accettasse! Io pensavo a proposito che se vogliamo staccarci
ancor più coraggiosamente dalla forma attuale dei giornali umoristici, bisogna proprio che mettiamo a fuoco
l’idea di far collaborare gente non professionalmente umoristicanon solo nella rubrica “La verità su:…”, ma
anche variamente.
MEZIO – Mi dici ora per telefono che Mezio si trova in difficoltà. È possibile associare Mezio e Talarico?
Secondo me la rubrica dovrebbe essere fatta così: 10, 15, 20 pezzi, uno breve, uno brevissimo, uno lungo che
tocchino cinema, teatro, radio, sport, letteratura, pittura, ecc. Un pezzo può essere il ritaglio di una notizia di
giornale, per cominciare dall’esempio più facile con due righe di commento; un pezzo che sarà a turno la
risposta di qualcuno a una nostra inchiesta su temi di attualità; un pezzo di “riceviamo e pubblichiamo”; un
pezzo che potrebbe essere la telefonata di Maccari, cioè Maccari ogni settimana ci telefona una certa sua idea
su qualche cosa, sul Giro d’Italia o sull’esposizione del [1]941; un pezzo che può essere “andate a vedere
questo, non andate a vedere questo, leggete questo non leggete quest’altro”, un pezzo riservato al lettore che
ha diritto di esprimere il suo parere per quel mese su un tema per il mese dopo su un altro tema; un pezzo che
può essere un ritrattino satirico di qualche persona, che il lettore deve individuare; a tutta questa cosa, e ripeto,
deve toccare con vari titolini molti temi, deve sopraintendere una persona perché tutto abbia un equilibrio un
orientamento e soprattutto una morale, l’imparzialità. Ci vuole un giornalista nel vero senso della parola, che
si serva di tutto quello di cui si può servire: da noi della redazione ai collaboratori lontani e al suo lavoro di
lettura, di ritaglio, ecc. Per me è la rubrica capitale del giornale che firmerei IL SETTEBELLO, tanto che non
deve essere passata in tipografia senza che tu l’abbia ogni volta letta attentamente; quella rubrica nella quale a
ogni asterisco il lettore può incontrare una cosa interessante critica spregiudicata: tutte le voci devono passare
da questo microfono. Niente umorismo qui, ma ironia, spregiudicatezza, ecc. Credo che in due non siano
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troppi a farla, ma io le darei tre colonne, non meno assolutamente. Forse mi spiego da cane, ma io la vedo
chiara e facile anche se laboriosa. Martedì se mi metterai a contatto con gli incaricati, riuscirò a voce a
spiegarmi definitivamente.
Domani faremo una riunioncina per trovare qualche battuta in modo che i disegnatori di qui possano
approntare qualche altra cosa per martedì.
Come saprai molto facilmente noi ci uniremo alla squadra di Mario Vicini così il nostro nome avrà una
magnifica pubblicità. Se noi usciamo il giorno 5 dovremo occuparci nel nuovo “Settebello” del Giro d’Italia,
altrimenti Guasta se ne dovrà occupare lo stesso nel vecchio, data la stragrande importanza della cosa. Ma
faremo a tempo a decidere tutti e tre assieme martedì essendo il numero successivo quello in questione.
TESTONI – Deve averti mandato della roba. È un elemento in gestazione ma che ci darà delle
soddisfazioni, io spero.
Ti abbraccio con Guasta e arrivederci, caschi il mondo, martedì mattina tuo Zavattini.
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Milano, 5. 1938-XVII°
Egr. Sig.
ACHILLE CAMPANILE
SEDE DI ROMA
Caro Campanile,
il primo numero è alquanto difettoso, ma ti dico subito per consolarti che l’accoglienza del pubblico alla
nuova veste è stata soddisfacente anzi più che soddisfacente.
Il secondo numero sarà naturalmente più curato ed il terzo, ecco la buona notizia, consterà di 32 pagine e
avrà una carta migliore (spero che la carta migliore ci sia già nel secondo, ma non è facile). Aspetto le tue
osservazioni. Io credo che il Giornale a 32 pagine avrebbe una fisionomia positiva: a 24 è un po’ magro. A 32
pagine giurerei che riuscirebbe ad aumentargli 10.000 copie entro la fine dell’anno, per poi proseguire.
Sto avendo dei guai con il borderò, la Ditta me lo ha ridotto, perché avendo perso dei quattrini sino a ora
con il “SETTEBELLI” ora si mette su un piano di maggior economia.
Per questo prendo il coraggio a due mani, e ti dico che se tu mi mandassi per ogni numero qualche altra
cosetta oltre la colonnina di pagina 2, io avrei da te anche un vero contributo alla risoluzione dei grattacapi del
borderò. L’ideale sarebbe, oltre alla colonnina di pagina 2, il personaggio. Ti prego di riflettere su questo mio
desiderio ed esprimi con tutto il cuore.
Dico il personaggio, ma qualunque altra cosa purché tua, andrebbe magnificamente. Se credi potresti fare:
il personaggio a pagina 2 e per il resto qualunque altre cosa.
Mi sono dimenticato di scriverti che affidavo a Marotta il “CHIARO E TONDO” ma avevo già il tuo
benestare per Marotta nel passato.
Scrivimi, saluti tuo Zav
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Milano, 2 giugno 1938-XVI°
Egr. Sig. CAMPANILE
presso il Settebello
Via Sistina 121
ROMA
Caro Campanile,
dovevo venire a Roma da 15 giorni. Per questo non ti ho ancora scritto. Ma spero che Alberto sia stato un
buon legame fra me e te.
Il Settebello incomincia a muoversi mi sembra e io guardo l’avvenire con fiducia perché possiamo fare
molto meglio in quanto che ci organizzeremo molto meglio. Sino ad oggi siamo andati avanti un po’
antologicamente, frammentariamente, ma se non erro da sabato comincia una vita nuova per la redazione
milanese, cioè dovreste ricevere maggiore e migliore merce.
Ad ogni modo sono certo che anche nella forma attuale vi sono 4 o 5 cose nel Settebello di grande classe e
che giustificano quei riconoscimenti che credo di aver potuto notare nell’ambiente migliore.
Leggo sempre i tuoi pezzi con grande diletto e credo sia stata proprio una vera trovata quella di metterti in
quel modo nella prima pagina.
Il nostro debole sono le battute, ma deriva dall’organizzazione imperfetta, cioè gli uomini ns. sono ancora
volanti e non raccolti in unità di spirito intorno a un tavolo con una sede fissa come sarà per Milano, ti ripeto,
da dopodomani.
Intanto ti abbraccio nella speranza di ricevere qualche tua parola e qualche tuo consiglio.
ZA
*Urgentissime da evadere, 173
Doctoral T
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Milano, 10 Giugno 1938-XVI°
Egr. Sig. ACHILLE CAMPANILE
presso il SETTEBELLO ROMA
Caro Campanile,
Grazie della tua lettera. Rispondo punto per punto.
1) Ritratti di Steinberg – Hai ragione. Provvedere subito
2) Marcier – farò il possibile per ottenere da lui maggiore divertimento, gli parlo oggi stesso.
3) Signor Antonio – Sentirò cosa ne pensano i colleghi qui. Non ho nessuna idea fissa circa il Sig. Antonio.
Se Voi lo credete sbagliato lo cambiamo. A me la cosa piaceva pensata, ma realizzata non ha mai avuto
l’esclamativo giusto, a cominciare dalla faccia.
4) Boccasile – Non si ripeterà più il fatto lamentato. Nella riunione di ieri ci siamo messi in regola, cioè
siamo in grado di distribuire il venerdì sera le battute in modo che martedì tutto il materiale sia nelle nostre
mani.
5) Terza pagina – D’accordo con l’ospite, mettiamoci l’ospite solo eccezionale.
La pagina dei personaggi non ha dato i risultati che si credevano per la sua veste tipografica. Io credo che il
difetto sia proprio nel modo come l’abbiamo realizzata, ma siccome è vero che così non va, cambiamola
senz’altro.
6) Marchesi – Ha attraversato un periodo eccezionale per la rivista sua e di Testoni, dato la Triennale. Ora
s’è messo in regola.
7) Chiaro e Tondo – Condivido quello che dici, bisogna far affluire anche da Milano il materiale.
Io credo che i temi del “chiaro e tondo” non siano (vedi l’ultimo numero) tutti a posto. Quell’attacco ai
pittori, anzi a certi pittori della Triennale mi pare ingiusto e va fuori del ns. compito. Perché quei 3 lì e non
altri 3? Bisogna che stiamo attenti, dare un tono di grande obiettività e di severità ai ns. pezzi, così c’è come
una scrittura un po’ affrettata e un giudizio da giornali di tendenza, non di un giornale nazionale.
Ed anche quella faccenda degli alberi da farne bastoni ecc. ecc. mi sembra troppo forte.
Non mi stancherò mai dire, pur sapendo che dai dire al fare c’è di mezzo il mare, che gli argomenti del
“chiaro e tondo” devono interessare tutta l’Italia e che più gente ci collabora meglio è. Io non so se Monicelli
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ci scrive ma il suo compito non doveva essere quello di scrivere, perché i giovani in “chiaro e tondo”
difficilmente possono trovare il tono giusto, ma quello di raccogliere il materiale degli altri.
Io credo che ti darò un notevole contributo da Milano.
Ti ricordi che ti parlai di Carlo Veneziani? Egli collaborerebbe volentieri al giornale; cosa ne dici? Cosi
pure il pittore Schipani.
Se mi sai dire qualche cosa su questi due temi, te ne sarò grato.
Scrivi più spesso e sarà un vero guadagno. Io ti risponderò sempre in giornata.
Mi pare che il Settebello abbia qualche parte veramente indovinata e caratterizzata; ciò che ancora non è al
punto è l’organizzazione, ma questa settimana mi sembra che si sia finalmente fatto un grande passo avanti.
Ti faccio tanti auguri e ti prego di scrivermi sempre con la più grande franchezza i tuoi desideri, io farò il
possibile per accontentarti velocemente. Ti abbraccio. Tuo Za.
*Urgentissime da evadere, 174
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MILANO, 19 Ottobre 1938 - XVI°
Illustre Sig. ACHILLE CAMPANILE
SEDE DI ROMA
Caro Campanile,
ho avuto la conferma ufficiale del trapasso a Milano del Settebello a cominciare dal n. 261, ma soprattutto
ho avuto oggi la decisione circa la sua veste milanese.
Il giornale sarà stampato in rotocalco, formato 27 e 1/2 X 12 e 1/2 circa, 24 pagine, prezzo cent. 50.
Come ti dissi le mie idee sul Settebello sono molto semplici:
1) abbonare con i disegnatori, creando qualche altra storiella tipo leone e qualche personaggio. Questo lo
farei dal primo numero.
2) Dargli un carattere meno antologico, servendomi cioè degli elementi sottomano per dei servizi
settimanali, direi da quotidiano; quindi rendere dinamico e in certe parti creare di settimana in settimana il
Settebello.
Io continuo a fare la mia lettera e tu farai quello che crederai, giacché il giornale avrà per caratteristica
l’attribuzione di pagine intere a un disegnatore, a uno scrittore; pertanto, il tuo pezzo potrebbe conservarsi di
preferenza sul tipo lungo che su quello breve.
Ad ogni modo, caro Campanile, questa e la precedente mia idea sono tutte sospese sino a quando non avrò
il tuo benestare. Se poi tu volessi fare una scappata a Milano non oltre martedì prossimo, potremmo
concertare insieme il primo numero.
Domani, gioverì, sarò a Roma e spero di farti una telefonata se non riparto col rapido delle 14.15, (in tal
caso farei appena in tempo a scendere dal treno, correre al Ministero e ripartire). Aspetta quindi, ti prego,
giovedì sera a rispondermi, quando sarai certo cioè che io non sarò più a Roma,
Ti abbraccio.
Tuo ZA
P. S. Sabato, ore 16, abbiamo una riunione generale; se ci sarai anche tu, meglio.
*Urgentissime da evadere, 186
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MILANO, 22 novembre 1938 –XVII
Egr. Sig.
ACHILLE CAMPANILE
Via Guido d’Arezzo, 28
ROMA
Caro Campanile,
Mi sono dimenticato di dirti ieri che il problema se il posto d’onore sia a destra o a sinistra ha assillato le
mie lunghi notti. I miei consiglieri avevano detto: è a destra. Poi, a “Settebello” stampato, Radice dice: è a
sinistra. Allora ho tagliato la testa al toro decidendo che una volta a sinistra ci sarai tu, una volta ci sarò io, così
non c’è pericolo di cattive interpretazioni.
Ti abbraccio tuo Za
*Urgentissime da evadere, 188
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Milano, 13 dicembre 1938 XVII
Caro Campanile,
le tue osservazioni sono giuste e circa Boccasile sei attentato da questo numero. E da questo numero c’è
anche la rubrica politica. Non riuscivo a trovare gente capace di fare quello che si voleva e Marotta da questo
punto di vista non è malleabile. Spero tuttavia che col chiaro e tondo, a cominciare dal numero di Natale, egli
mi accontenti inserendo un pezzo veramente politico.
Non ho nessuna voglia di compromettere il Settebello e vedrai che dal prossimo numero gli daremo quel
ritocco ch’è doveroso dirgli.
Ti ringrazio delle tue osservazioni fammene sempre spesso e certamente imporremo il giornale. Spero che
il prossimo numero ti piacerà. Ci manca solo… un personaggio di Campanile.
Ti abbraccio tuo Zavattini
Leggerò domani quei 3 pezzi (Salsa, ecc.) e te ne scriverò.
*Urgentissime da evadere, 190
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Milano, 3 aprile 1939 = XVII°
Achille Campanile
Via G. d’Arezzo 28
ROMA
Caro Campanile,
ricevo la tua lettera proprio nel momento in cui sto scrivendoti. Le tue ossevazioni sono giustissime. Questi
ultimi sei, sette numeri non abbiamo fatto miracoli, perché ci si sentiva sempre alla vigilia di quel mutamento
di cui ora parlerò. Adesso abbiamo fatto prima con il rosso, oggi con il giallo (un brutto giallo), domani con il
verde esperimenti che ci saranno utili in seguito.
Dopo lunghe esitazioni, discussioni ecc. si è arrivati al formato grande, quello cioè che raccoglie i maggiori
suffragi. Qualunque altra iniziativa potrà parere e magari essere più originale, ma più tranquillizzante secondo
il parere dei più. Rinuncio così con grande dolore all’idea di una rivista economica di umorismo, cioè al
“Settebello” formato “Grazia” a 32 pagine a 60 cent. Il giornale nuovo sarà di 8 pagine con circa 32 vignette e
25 pezzi. Abbiamo preso un disegnatore nuovo, avendone avuta l’occasione ed è Walter. Potrei avere anche
un paio di vignette al numero credo di De Vargas. Che cosa ne dici?
I collaboratori restano quelli, solamente che saranno usati con maggior vivacità, come tu dici
giustissimamente. Vicino a quelle quattro o cinque rubriche veramente buone potremo far lavorare
settimanalmente con varietà altri pezzi.
Eliminiamo Munari, almeno sino a che non avrà trovato una cosa che raccolga i suffragi generali; abiliamo
il “Chiaro e tondo”, “De Fastis” e “Dietro le persiane”, come anche tu desideri. Ti pregherei solo di pensare se
“Re Nando” non meriti un po’ di vita, dato che è corto e che in certi ambienti risulta non spiacente.
Con il formato grande si risolve anche il carattere, sarà tutto più leggibile. Ti garantisco personalmente che
sarà molto più corretto. Lo sforzo mio dovrà essere nell’attenzione di quello che tu dici lapidariamente:
maggiore vivacità.
Di nuovo ci sarebbe questo: la rubrica del teatro e del cinematografo io l’affiderei a due persone che la
firmano e che diano importanza alla loro rubrica; non c’è un giornale umoristico che abbia rubriche
cinematografiche e teatrali interessanti che sia diventato noto. Si era pensato di affidare quella
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cinematografica a Irene Brin, quella teatrale a Marco Ramperti. Aspetto la risposta entro domani, se non è
possibile combinare penserei di far fare a Patti il cinematografo e il teatro ci sto pensando. Che cosa ne dici?
Su otto pagine due o tre rubriche di questo carattere con la possibilità di diventare realmente ricercate, credo
che non guastino.
Titolo. Ne erano stati proposti parecchi, come Giammai, Voi (scartati per ragioni di sensibilità politica),
Dunque, Tizio, Benissimo e Finalmente. I pareri erano naturalmente diversissimi, ma l’editore, Alberto
Mondadori, il capo dell’ufficio pubblicità, Rezzara, e io abbiamo fatto prendere la bilancia per “Finalmente”,
che ha secondo noi un potere di lancio fortissimo. Se spacca, spacca sul serio.
Ti accludo un piccolo menabò del giornale. Scrivimi subito, caro Campanile. Speriamo che questa terza
incarnazione sia veramente la perfetta. Questa volta sul serio io mi dedicherò al giornale anima e corpo.
Il giornale sarà a due colori e noi si vorrebbe cambiargli ogni volta.
Ti saluto affettuosamente, ricambiando a te e ai tuoi la buona Pasqua. Tuo Za
il menabò domani
*Urgentissime da evadere, 191
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Milano 31 maggio 1939 - XVII°
Caro Campanile,
ieri ho ricevuto il “Giornale intimo” che va nel quarto numero.
Ti rimando il solo pezzo tuo che abbiamo, che appunto è troppo lungo.
Il giornale è come tu dici molto più in evidenza di prima e si può veramente sfondare, se inventiamo
qualcosa di nuovo.
Nel quarto numero c’è una pagina, la 3, tutta di storielle: credo che graficamente si presenterà in modo
originale.
Ho smobilitato inoltre due o tre rubriche. Le rubriche devono restare sei o sette in tutto e quelle garantite,
per il resto il giornale deve essere più sorprendete che si può.
Facile dirlo, difficile farlo, ma ti ripeto, il quarto numero sarà già un principio su questa strada.
Capisco le tue obbiezioni per la pagina di cinema e teatro, io sapevo che la Brin la facesse un pochino più
divertente. Brancacci la farà un tantino più divertente senza dubbio quella di teatro, però direi solo un
pochino, perché tutto il tono di quella pagina è umoristico sino a un certo punto.
Io vorrei trovare cose come la polemica tra i grassi e i magri, che a ragione o a torto interessa, staccarmi dal
pezzo antologico che fanno tutti i giornali e di cui il pubblico secondo me è stanco.
Realizzare la satira, la parodia: ecco il sogno mio da tanto tempo. Ma come difficile realizzarlo!
Segui il giornale e mandami il tuo parere e soprattutto dei temi da far eseguire ai disegnatori e agli
articolisti che rispecchino con precisione questo tuo parere.
Tuo Zavattini
*Urgentissime da evadere, 192
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[1940]
Caro Campanile,
ti prego di mandare qualche volta dei pezzi con riferimenti all’attualità bellica. Anch’io farò ogni tanto delle
lettere ispirate all’ultima realtà.
Ecco continua, anzi oggi più che mai può avere una funzione animatrice. È sempre Baracco che, in
settimanale corrispondenza meco, lo prepara. Io vado a Milano una volta al mese per dare concretezza ai miei
rapporti con il giornale. Nell’insieme sono abbastanza contento. Con il prossimo numero, vedrai la barbatura
di guerra: con una pagina a vignetta intera. Poi si ritorna al solito, Rossi farà la contronovella militare e
l’articolo di fondo; Marotta la “posta” militare; Brancacci una rubrica dialettale di soldati; e le vignette per 3/4
saranno di propaganda, come si dice.
Se hai un atto unico, da farne quasi una pagina (illustrata) lo presenterei come se lo dovessero recitare i
soldati.
Circa gli Umoristi Associati, a voce ti racconterò le peripezie di questa annosa e (ormai quasi ridicola) idea.
Trovai e trovo ostacoli impensati. Direi che comincio a conoscere la vita qui a Roma, il suo ottimismo ha
avuto dei fieri colpi, anche se non è stata intaccata la fede che bisogna agire come agisco. I sopravvenuti
momenti complicarono poi i miei programmi; e adesso puoi immaginare a che punto sono. Ma avrei vinto –
perché la forza delle buone idee è invincibile – senza l’ultimo mese – se appena si scharirà l’orizzonte, torno
alla carica per dare alla mia società la fisionomia che volevo, compreso gli U. A.
Se tu eri a Roma, occasioni per lavoro frammentario da fare insieme ce ne sono state, e se verrai ce ne
saranno. Direi che non mancano le occasioni per fare quattrini, mancano le occasioni per fare cose belle.
Fra una settimana credo che avrò in vacanza un mese, permettendolo le circostanze, a Riccione, dove ho i
miei (posto quieto, per ora).
Ti saluto cordialmente tuo Zavattini.
Scrivimi qui a tutto il 20 c. m. Dopo a Riccione, via M. D’Azeglio 2.
*Urgentissime da evadere, 193
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[30 giugno ‘40]
Caro Campanile,
in data 27, ho ricevuto una raccomandata da Mondadori. Mi comunica: primo, di averti dovuto liquidare,
data la cattiva situazione economica di Ecco; secondo, che in data 30 sono liquidato anch’io se non sono
disposto a tornare a Milano a dirigere effettivamente Ecco, ecc. ecc.
La cosa è stata così fulminea che non ho fatto neanche in tempo a spiegarmela tanto più che ero in trattative
per un’eventuale sostituzione di Alberto durante il periodo del suo servizio di corrispondenza di guerra.
Che cosa desidero non so: in 24 ore è impossibile scegliere, sono in giuoco affari definitivi nella mia vita:
cinema o no. In linea di massima, tornerei a Milano, ma a certe condizioni. Ora aspetto Mondadori, e sentirò
anche per te, e poi ti scriverò. Io gli ho detto che doveva studiare un’altra soluzione, più economica ma non
liberarsi di te, ecc. ecc. Nella sua lettera M. mi dice che il bilancio di Ecco è disastroso, e che Ecco ha bisogno
di un direttore che lo faccia dall’a alla zeta. Verità. Ma lui volle così, io glielo feci presente quando ci
separammo in novembre, ma lui volle così*. Era infatti una situazione insostenibile: i giornali o si fanno o
non si fanno.
A lume di naso, credo che non combineremo, ma se combineremo, tu collabori ** ancora? In proposito che
(…) hanno scritto? Se mi rispondi subito mi trovi a Roma, se no a Riccione via Massimo D’Azeglio 2 dove
vado dai miei (devo fare, là, una sceneggiatura per Totò).
Ti saluto e ti abbraccio tuo ZA
* conditio sine qua non per la mia liquidazione
** te lo domando come un grande favore
*Urgentissime da evadere, 194
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[1940]
Caro Campanile,
non ho più saputo nulla di te. Io sono in credito di due risposte! Mi separai anch’io a fine giugno da Ecco. A
fine giugno cessò lo stipendio, ma lasciai la firma sino a un mese fa per favore; e per un paio di mesi parvero
possibili nuove trattative con la API. Ora si dice che Ecco tirerà le cuoia a fine d’anno. Oppure lo comprerà
Rizzoli.
Io sono sempre a Roma nel cinema e ci sto malissimo. Da un punto di vista finanziario si può fare, ma per
il resto è troppo dura. Prevale il mediocre. Così ho avuto tante nuove mie attività. Ma spero entro l’anno di
regolare meglio la mia vita. Insomma, non vorrei far credere che lo scrivere mi preme meno del cinema.
Ti scrissi che la società A. A. andò a monte? Così non ebbi più occasione di occuparmi delle tue cose.
Quegli ingenui propositi non li ho più. Volevo rinnovare! Che coglione.
Non credo che tornerò nel nord per non diventare come gli altri.
Scrivimi e tanti auguri tuo ZA
Campo Marzio 43
*Urgentissime da evadere, 195
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Roma, 12. 5. 1959
Caro Campanile,
il fatto che non mi hai mandato un segno di ricevuta del mio cablogramma che ti spedii la sera del
27 verso le ore 21 da Milano, mi obbliga a pensare che Flora Volpini abbia davvero ancor più complicato le
cose.
Currenti calamo bisogna che ti dica la situazione. Flora Volpini mi chiese tramite Leonida Repaci se
ero disperato a dire alcune parole in tuo onore in occasione della serata all’Excelsior. Risposi immediatamente
a Repaci che pur avendo un tradizionale terrore per tutte le cerimonie, specie dove c’è da parlare, come si sa,
ero così felice di cogliere l’occasione per esprimere pubblicamente la mia ammirazione per te che accettavo.
Avevo letto il tuo libro “Il povero Piero”, che considero un capolavoro, e stavo affermandolo in giro con
grande gioia (il primo al quale lo espressi fu Strehler dopo aver quasi obbligato i figli a conoscerlo). Quando
mi telefonò la Volpini per la conferma, le ripetei una cosa già detta a Repaci, che c’era cioè sulla mia testa la
spada di Democle di un viaggio a Milano per quell’epoca circa, e se questo si fosse dovuto verificare, non
avrei potuto che mandare una lettera. Devi sapere che io sono consulente editoriale della Mondadori dal
dicembre 1958, il che mi costringe a venire a Milano circa una volta al mese, a seconda delle esigenze della
ditta.
Rividi la Volpini a villa Madama proprio per la festa a Mondadori, e le dissi che c’era sempre quella
spada di Democle ma che insomma speravo. Invece la speranza era sbagliata in quanto il giorno 26 alle ore
dieci ci sarebbe stata alla Mondadori una seduta d’importanza capitale, presieduta da Mondadori in persona.
Ma appena lo seppi, di questa seduta, non me la presi perchè mi ero messo in testa che la tua serata
fosse il 29. La data del 27 aveva fatta la sua nicchia dentro di me, l’ho spiegato alla Volpini, come data di
quelli del Piccolo Teatro che avevano insistito che io andassi alla prima di Platonov, appunto la sera del 27.
Pensai: Martedì torno a Roma in aereo. E ad Arnoldo Mondadori infatti, qui a Roma, quando il dì seguente
alla festa di villa Madama mi aveva dato l’annuncio della riunione milanese domandai se avessi potuto
tornare a Roma il giorno seguente. E Mondadori mi disse che se mi fosse piaciuto potevo tornare anche lo
stesso giorno poichè la seduta si sarebbe esaurita nella mattinata. La seduta nella realtà continuò fino alle sette
di sera circa.
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Tornai in albergo, ebbi un colloquio sin verso le ventuno con Puecher del Piccolo Teatro, e trovai a
quell’ora nella mia casella un telegramma di mio figlio Marco che mi avvisava di due cose: primo di avermi
spedito carte da me dimenticate a Roma, secondo che la Volpini era inferocita perchè la serata era proprio
lunedì sera. In un baleno mi resi conto di come stavano le cose. Con mio figlio ci eravamo lasciati sicuri l’uno
l’altro che la serata Campanile era il 29. Infatti la domenica, il 26, essendomi a un tratto chiesto se era il 27 o il
29, feci cercare da mio figlio Marco il biglietto d’invito. Non solo Marco non trovò il biglietto d’invito, ma
nessuno dei biglietti che avevamo messo da parte insisme a quello, tutti più o meno importanti, e che
riguardavano varie manifestazioni. Mi arrabbiai ma dovetti riconoscere che c’era nella mia casa un tal
disordine da una settimana a causa dei muratori, che uno smarrimento di questo genere era spiegabile. Mia
moglie si associò alle ricerche e poi sia lei che mio figlio dissero che la serata Campanile se fosse stata la sera
dopo, lunedì, senza dubbio la Volpini si sarebbe fatta viva durante la domenica. Questo discorso si svolgeva
poco prima della mia partenza dopo un’infame giornata di lavoro, più di tredici ore filate a letto a scrivere per
finire un lavoro da portare a Milano. Insomma mi riconvinsi in mezzo a queste precipitose vicende che la tua
serata era il mercoledì e non pensai di chiamare la Volpini perchè il pensiero sgusciò via e andò ad
appollaiarsi chissà dove finchè il telegramma di mio figlio 24 ore dappresso lo rimise in movimento come
con una fucilata. Che cosa potevo fare oramai? Ero confuso, addolorato. Non potei fare altro che mandarti un
cablogramma che il portiere dell’Albergo Continentale mi assicurò che sarebbe giunto in cinque minuti
perchè trasmesso da loro direttamente.
Arrivai a Roma il mercoledì pomeriggio e mia moglie mi disse di aver ricevuto il lunedì mattina una
telefonata dalla Volpini che non ti riferisco perchè è irriferibile, disse cose tremnde [sic.], offensive,
spropositate, senza credere minimamente a quello che le disse subito mia moglie, che cioè io ero partito
convinto che la data fosse il 29. Bastava un po’ di buon senso per capire che non poteva esserci niente sotto,
che quella era la verità. Fra le supposizioni ingiuriose, la Volpini disse anche che io non avevo certamente
neanche comprato il libro edito da Elmo, e mia moglie rispose che io lo avevo davvero comperato, e infatti lo
avevo comprato presso la libreria Rossetti in via Veneto, e lo avevo anche letto, trovandovi cose tue antiche e
famose, e altre per me nuove.
È vero che la Volpini è una donna e non si può usare lo stesso metodo come con un uomo. Ma devo
dire che ho paura, proprio paura, che abbia detto a te chissà che cosa e che se anche ha capito di avere torto si
sia ben guardata dal fartelo sapere. È il tuo silenzio che mi fa nascere, ripeto, questo sospetto. Così mi decido,
dopo quindici gioni da quel lunedì, a domandarti come stanno le cose.
Questa lettera non è certo un esempio di stile, ma spero di averti detto tutto ciò che mi premeva.
In attesa ti saluto.
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P.S. Avevo perfino preparato in pectore le parole da dire. Scrissi al mio vecchio professore di liceo Ezio
Lopez Celly per ringraziarlo di un suo caro libro uscito recentemente, e gli dicevo che in certe sue pagine
migliori, mi ricordava Campanile che io consideravo un maestro. La mia intenzione era in sostanza di dire
che quella sera mi accomunavo nel mio cuore, nella mia gratitudine, il vecchio professore di liceo che mi ha
insegnato tante cose e Campanile che me ne insegnate tante altre. Ma il diavolo ci ha messo le corna.
*Archivio Cesare Zavattini / Urgentissime da evadere, 274
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Destinazione: LARIANO
Provenienza: ROMA FONO
Data: 5. 1. 77
Ore: 1615
Destinatario e Indirizzo: FAMIGLIA CAMPANILE LARIANO Roma
Testo: ESPRIMO PROFONDO DOLORE SCOMPARSA CARO AMICO CAMPANILE CHE HO
SEMPRE AMMIRATO COME GRANDE MAGISTRALE UMORISTA
CESARE ZAVATTINI
*Archivio Cesare Zavattini
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