Docente / Gianni LatinoA.A. 2011/201201
La grafica del Made in Italy 1925-2000
graphic design 1
Accademia di Belle Arti CataniaScuola di Graphic designBiennio specialistico 1 annoIndirizzo Comunicazione d’Impresa
...Grafici non piú educati come artefici delle Arti, non piú indirizzati al progetto ispirato «al bel pezzo» come il pittore di cavalletto, non più come il «designer» che attraverso il bell’oggetto conforta la società ammalata, non piú come uomo elegante, mondano, sorridente, scettico, egoista, narcisista, amante dei formalismi, «programmato», ma grafici che sentano responsabilmente il valore della comunicazione visiva come mezzo che contribuisce a cambiare in meglio le cose peggiori. Grafici modesti, lavoratori tra masse di gente semplice che ha il diritto di partecipare alla comunicazione, alla cultura, al sapere, alla gestione sociale. Grafici che sentano che la tecnica è un mezzo per trasmettere cultura e non strumento fine a se stesso per giustificare la sterilità del pensiero o peggio per sollecitare inutili bisogni, per continuare a progettare macchine, teorie, mostre, libri e oggetti inutili.
Albe Steiner, il mestiere di grafico, 1978
Antonio Boggeri, AG Fronzoni, Franco Balan, Walter Ballmer, Franco Bassi, Egidio Bonfante, Erberto Carboni, Mimmo Castellano, Pierluigi Cerri,Giulio Cittato, Giulio Confalonieri, Fortunato Depero, Franco Grignani, Giancarlo Iliprandi, Italo Lupi, Armando Milani, Bruno Monguzzi, Bruno Munari, Remo Muratore, Bob Noorda, Michele Provinciali, Giovanni Pintori, Leonardo Sonnoli, Albe Steiner, Paolo Tassinari, Armando Testa, Pino Tovaglia, Pierpaolo Vetta, Massimo Vignelli, Heinz Waibl.
Studio Boggeri
Marchio/logotipo Deberny & Peignot, 1933
Copertina opuscolo Max Huber, 1940
Copertina opuscolo Max Huber, 1940
Annuncio studio BoggeriAntonio Boggeri, 1933
studio boggeri
1933/1984La nascita della grafica moderna italiana si deve fondamentalmente a Antonio Boggeri (1900-1989), il quale, dopo aver approfondito le sue conoscenze nel fotomontaggio con l’esperienza acquisita presso la stamperia Alfieri & Lacroix, e prendendo come punto di riferimento i modelli offerti dal Bauhaus, nel 1933 a Milano in via Borghetto, 5 aprì lo Studio Boggeri. Hanno collaborato con lo Studio Boggeri grafici che hanno contribuito allo sviluppo della grafica in italia ed Internazionale: Walter Ballmer, Kathe Bernhardt, Ezio Bonini, Aldo Calabresi, Erberto Carboni, Fortunato Depero, Roby D’Silva, Adolf Fluvkinger, Fritz Fricher, Paolo Garretto, Giovanna Graf, Franco Grignani, Jeanne Grignani, Honegger-Lavater, Max Huber, Giancarlo Iliprandi, Lora Lamm, Arnaud Maggs, Enzo Mari, René Martinelli,
Armando Milani, Bruno Monguzzi, Theresa Moli, Bruno Munari, Reno Muratore, Till Neuburg, Marcello Nizzoli, Bob Noorda, Hazy Osterwalder, Hansheidi Pidoux, Imre Reiner, Riccardo Ricas, Roberto Sambonet, Leone Sbrana, Xanty Schawinsky, Saul Steinberg, Albe Steiner, Deborah Sussmann, Carlo Vivarelli, Heinz Weibl.
Bibliografia consigliata• Bruno Monguzzi (a cura di), Lo studio boggeri 1933-1981, collana
«Pagina» diretta da Pierluigi Cerri, Electa, 1981 • Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008• Gianni Latino, Graphic Design, Letteraventidue, 2011
AG Fronzoni
Tool. Ricerche interlinguistiche Pavia, 1971
Trent’anni di ManifestiMilano, 1992
Galleria La Polena Genova, 1966
Mobilitazione della culturaMilano, 1976
AG (Angiolo Giuseppe) Fronzoni, grafico innanzitutto, ma anche designer e architetto. Ha realizzato tutta la sua opera e la sua stessa esistenza all’insegna della sobrietà formale e della geometria quale fonte primaria di ispirazione, differenziando e superando l’imitazione della natura. Intransigente e senza compromessi, la sua decisa ed originale ricerca ha spaziato in tutti i settori articolando una filosofia “minimalista” basata sulla sintesi e sulla sottrazione che trova nella frase di Mies van der Rohe “Less is more” il punto di partenza del suo pensiero profondamente razionalista. Per Fronzoni il superfluo, l’eccedente, il ridondante è definito “spreco” inteso in senso estetico, morale ed etico.Inizia l’attività a Milano nel 1949. È insegnante all’Umanitaria di Milano, all’Istituto di Comunicazione
Visiva di Milano, Istituto Statale d’Arte (ISA) di Monza e in altre scuole, fino a creare nel 1982 una propria “Bottega” in via Magenta che accoglie studenti da tutto il mondo.
membro ADI
Bibliografia consigliata• Franco Achilli, AG Fronzoni, Aiap Edizioni, 1992• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003
1923/2001
AG Fronzoni
Giochi olimpici Invernali, Torino manifesto, 2006
Foire d’été de l’artisanat typique Valdotain, manifesto, 1992
Legend of Franco Balan per il Congresso AGI manifesto, Tokyo, 2006
Franco Balan
Franco Balan
Balan si occupa di grafica della comunicazione visiva dalla metà degli anni cinquanta, unendo l’esperienza artistica all’espressione visiva. Realizza manifesti, “immagini coordinate” e progetti di ricerca pittorica e grafica e della sua innovazione. È membro dell’ADI, dell’AIAP (onorario), dell’Academy of St Anselm. Realizza manifesti per eventi culturali e sportivi nazionali ed esteri, logotipi e immagine coordinate per il parco nazionale del Gran Paradiso e per l’Espace Mt Blanc; la segnaletica per il tribunale di Aosta; serigrafie per la Valle d’Aosta. Lavora per l’IBM Italian Conference di Siviglia e l’acciaieria Nuova Sias di Cogne. Presenta la mostra di grafica della comunicazione visiva di la Salla, Aosta (1964-1994). È attivo nel campo dell’Istruzione, dal livello primario a quello accademico
internazionale. Tiene numerose mostre, a Cogne, Parma, Roma, alla Triennale di Milano, a Barcellona e a Lecco. Ottiene numerosi riconoscimenti internazionali e i suoi lavori sono pubblicati sulle riviste specializzate di diversi paesi. Crea elementi in cemento per chiese, complessi sportivi ecc. Nel 1997 fonda con il figlio Joel uno studio che coniuga la grafica tradizionale con l’innovazione multimediale.
AGImembro ADI
Bibliografia consigliata• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Franco Balan, Legendario, Ideographia, 2006• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
1934
Rielaborazione del logotipo Olivetti, 1970
Pubblicità per Olivetti manifesto, 1964
Stile Olivetti manifesto, 1961
Walter Ballmer
Walter Ballmer
Palini industria di arredamentiannuncio pubblicitario, 1980 c.
52° Rally di Montecarlo manifesto, 1984
Arson-Sisi colorificiomanifesto, 1980 c.
Conseguito il Diploma in grafica alla Kunstgewerbeschule di Basilea, Ballmer si trasferisce a Milano, e collabora con lo studio Boggeri. Nel corso di questa esperienza ha modo di perfezionare le sue abilità tecniche e culturali, sviluppando i suoi primi progetti. Nel 1956 Adriano Olivetti lo assume come grafico nel dipartimento di sviluppo e pubblicità di Ivrea; nel 1970 disegna il logotipo Olivetti, che più tardi rielaborerà. Si occupa anche di manifesti, prodotti e campagne promozionali. Nel 1971 si mette in proprio, fondando lo studio Unidesign. Lavora per industrie di spicco, come la weber - del gruppo Fiat - i centri commerciali Wertheim in Spagna, lo studio grafico Nava, lo stilista Valentino, l’ufficio turistico del Sestriere, Pirelli, La Roche e Colmar. Dal 1977 insegna al Politecnico
di Milano e Johannesburg. Vince svariati premi, fra cui il Compasso d’Oro del 1954, un riconoscimento per il miglior manifesto svizzero (1961), due premi all’Esposizione nazionale svizzera (1964 e 1971) e una medaglia d’oro per la corporate identity Olivetti alla Bio 5 di Lubiana (1973).
AGImembro
Bibliografia consigliata• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
1923/2011
Walter Ballmer
Franco Bassi
Elettrosumma Olivettimanifesto,1950
Pubblicità Olivettidepliant, 1974
Rivista Comunità 163 Olivetticopertina, 1971
Congresso AGi di Oslocartolina, 1992
Franco Bassi
Nato a Milano. Bassi studia all’Accademia di Belle Arti di Brera e insegna per qualche anno all’istituto d’Arte di Cantù. Dal 1949 lavora come grafico per la Olivetti, diventando più tardi art director di uno degli studi interni di pubblicità e design. Diventa successivamente art director del Weisscredit di Lugano, e lavora ad alcune pubblicazioni del Comune di Roma. Partecipa a mostre internazionali di arte astratta e concreta, a Milano, Rimini, Parigi, Londra e Tokyo, e ad una collettiva dedicata a sei grafici italiani a Barcellona. Il suo lavoro ha ottenuto numerosi riconoscimenti, fra cui il Premio Mondadori, il trofeo d’Oro del quotidiano “Il Giorno”, e una medaglia d’Oro alla Bio 5 di Lubiana per la sua campagna per Olivetti 600.
1920/2006
AGImembro
Bibliografia consigliata• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
Non sprecare energia, Olivettimanifesto, 1980
Olivetti Divisumma 18pubblicità, 1973
STA Clienti Olivettimanifesto, 1954
Olivetti Divisumma 18pubblicità, 1973
Egidio Bonfante
Nel corso dei suoi studi all’Accademia di Brera e alla Facoltà di Architettura del politecnico di Milano, si avvicina ai movimenti artistici degli anni quaranta; è fra i firmatari del manifesto realista del 1946. Nel 1948 Adriano Olivetti lo assume come grafico, nella convinzione che il suo enorme potenziale artistico si sarebbe potuto dispiegare nella realizzazione di pubblicazioni e allestimenti. Bonfante collabora, nel corso degli anni, a svariate riviste ormai leggendarie, fra cui “Urbanistica” e “Comunità”.Gli vengono commissionati stand e allestimenti per eventi di primaria importanza, fra cui le Olimpiadi di Roma, i campionati di Formula 1 e le mostre Olivetti di arte e tecnologia in giro per il mondo. Scrive e cura molti libri dedicati alla pittura, per poi diventare egli stesso pittore, fra Treviso e Venezia.
Si occupa anche di paesaggistica architettonica, specialmente di chiese. Nel 2003 l’archivio storico Olivetti cura il catalogo di una personale a Ivrea, che fornisce uno sguardo d’insieme sulla sua opera.
1922/2004
AGImembro
Egidio Bonfante
Bibliografia consigliata• Renzo Zorzi, Egidio Bonfante, un pittore alla Olivetti, Associazione
Archivio Storico Olivetti, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
Erberto Carboni
Pubblicità Motta 1947 Annuncio pubblicitario e slogan per Pavesini, 1959Marchio RAI, 1949
Erberto Carboni
Pubblicità Bertolli, 1957Sigla telegiornale e marchio per la televisione italiana, 1953 Pubblicità Barilla, 1954
Erberto Carboni
1899/1984Nato a Parma. Carboni si iscrive alla Facoltà di Architettura nel 1921, ma ben presto si interessa alla grafica e all’industrial design. Dopo gli esordi con il celebre Studio Boggeri, Carboni svolge la sua attività in modo indipendente, specializzandosi in allestimenti per fiere commerciali (Olivetti), in interior design e nella grafica pubblicitaria. Carboni ha lavorato per molti anni per la RAI, oltre che per alcune grandi industrie alimentari (Motta, Pavesi e Barilla) e per Shell. Ai suoi clienti forniva una linea grafica coordinata, che spaziava dal packaging ai manifesti pubblicitari. Dal 1953 al 1960 ha realizzato per Bertolli una serie di manifesti e pagine pubblicitarie. Nelle sue opere Carboni unisce fotografia, grafica e tipografia creativa restando fedele a un rigoroso modernismo.Nel 1954 disegna la sedia
Delfino per Arflex. È autore di diversi libri, il volume Exhibition and Display (1959), con introduzione illustrata da Herbert Bayer, presenta la sua opera a partire dai primi anni trenta fino ai tardi anni cinquanta, con lavori in parte poco conosciuti.
AGImembro
Bibliografia consigliata• Erberto Carboni, Pubblicità per la radiotelevisione,
Silvana Editoriale, 1959• Erberto Carboni, dal Futurismo alla Bauhaus, Mazzotta, 1998• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
Mimmo Castellano
marchio/logotipo Isole Eolie, 1976Tavola di studio del marchio/logotipo Isole Eolie, 1976
Mimmo Castellano
Applicazioni, segnaletica e cartine turistiche Isole Eolie, 1976
Mimmo Castellano
Congresso AGI di Amsterdammanifesto, 1986
Regione Pugliamanifesto, 1989
Architettura e Archigrafia, sistema di segnaletica per un palazzo di otto piani, 2000
1932Dopo il liceo Mimmo sviluppa un profondo interesse da autodidatta nelle arti visive, dalla grafia alla fotografia, passando per l’architettura. Nel 1967 si trasferisce a Milano; fra gli anni cinquanta e gli anni sessanta si occupa di padiglioni per RAi, Italsider e INA alla Fiera del levate. Nel 1964 cura un importante rapporto sulla Basilicata per l’ENI. Ha collaborato come grafico con Laterza e Vallecchi, ricevendo per quest’ultima una medaglia d’oro dalla Presidenza della Repubblica e il premio Bodoni. Ha anche curato le decorazioni della volta del Teatro Regio di Torino. Castellano ha insegnato all’ISIA di urbino, all’Accademia di Belle Arti di Bari e allo IED di MIlano, ha scritto numerosi libri dedicati alla grafica e alla fotografia. Ultimamente si è occupato di tecniche di digital imaging, sposando ricerche di
fotografia e di fotomeccanica.
AGImembro
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
Mimmo Castellano
Pierluigi Cerri
Congresso AGI di Amsterdammanifesto, 1986
MART di Trento e Roveretomarchio, 2000
Identity Italia 1990mascotte, 1990
Genova capitale della culturamarchio, 2004
1939Si é laureato al Politecnico di Milano. Nel 1974 è partner fondatore della Gregotti Associati. Nel 1976 ha diretto l’immagine della Biennale di Venezia.È stato redattore delle riviste “Casabella” e “Rassegna”. Ha curato l’immagine della Kunst-und Ausstellungshalle di Bonn ed è responsabile dell’immagine di Palazzo Grassi a Venezia.Ha curato il design di collane editoriali per le più importanti case editrici italiane, fra le quali Electa, Einaudi, Bollati Boringhieri, Fabbri, Bompiani, Skirà. Ha collaborato con le riviste Lotus International, Abitare, Domus, l’Espresso e ha diretto la collana di graphic design “Pagina” di Electa.Ha progettato numerosi allestimenti nelle più importanti sedi museali: IDZ a Berlino, Palazzo della Promotrice delle Belle Arti a Torino, Centre Georges Pompidou di Parigi,
Palazzo a Vela a Torino, Design Zentrum a Stoccarda e Berlino, Sogetsu Kaikan a Tokyo, Lingotto di Torino, Museo de Arte Contemporaneo di Madrid, Accademia di Brera di Milano, Science Museum di Londra, Forte del Belvedere a Firenze, Kunst-und Austellungshalle di Bonn, Palazzo Grassi a Venezia, Palazzo Reale di Milano, Nationalgalerie di Berlino, Moderna Museet di Stoccolma, Musée d’Art Moderne di Parigi, la Triennale di Milano. Nel 1994 ha ricevuto il premio “Award for good industrial design” da parte dell’Industrie Forum Design di Hannover e nel 1995 il Compasso d’Oroper l’immagine grafica di Unifor. Nel 1998 Cerri dà vita allo studio Cerri & Associati che svolge la propria attività di progettazione nei campi dell’architettura, dell’industrial, graphic e interior design, e della progettazione navale.AGImembro
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003
Pierluigi Cerri
Coinmarchio, 1971
Art Gallery Chicagomanifesto, 1967
Theater Monroemanifesto, 1968
Corso di fotografiamanifesto, 1983
Giulio Cittato
Giulio Cittato
1936/1986Laureatosi nel 1963 all’università di Venezia, Cittato passa due anni a lavorare come grafico per La Rinascente di Milano. Nel 1965 si trasferisce negli Stati Uniti, dove collabora con la Unimark, il Center for Advanced Research in Design e la Container Corporation of America. Nel 1971 fa ritorno in Italia, dove sino al 1974 insegna visual design al Corso Superiore di Disegno industriale e all’Università Internazionale d’Arte di Venezia. Si occupa di una vasta gamma di progetti di grafica, identity e segnaletica, che insegnerà a Urbino dal 1978 al 1980. Lo Smithsonian Institute gli dedica una personale nel 1969, il suo lavoro è caratterizzato da composizioni lineari e coloratissime. Altre mostre gli sono state tributate a Milano, Montreal e Venezia; alcuni suoi lavori fanno parte delle
collezione del MoMA, e di molti altri musei dia in italia che all’estero.
AGImembro
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
Concerto Jazzmanifesto, 1977
Campagna socialemanifesto, 1980 c.
orologio con lancetta a calamitaNAVA, 1990
Cassina interior designpubblicità, 1961
Giulio Confalonieri
1926Confalonieri studia in Svizzera, Germania, Italia e India. Si occupa principalmente di grafica per l’editoria e per l’industria. Collabora con Domus, e occupa la posizione di art director per Lerici, FMR, Esquire e Marcatrè, fra gli altri. Elabora le campagne pubblicitarie di valextra, Tecno, Boffi, Block e Pirelli. Il suo lavoro viene presentato alla XI e alla XV Triennale di Milano, Nel frattempo prosegue il suo insegnamento alla facoltà di Disegno Industriale del Politecnico di Milano.Fra i premi che ha ricevuto spiccano le medaglie d’oro della Triennale di Milano (XI e XVI), il premio Viareggio, il diploma d’onore dell’ADC di New York e il Premio Bodoni. la sua opera è stata esposta a Zurigo e Milano (1969), alla Visual Art gallery di new York, a Londra, ad Amsterdam (1971), al Musèe d’Art Moderne di parigi 1970), alla Biennale
di Varsavia (1968), a Lubiana (1968-1973), a Zurigo (1970) e a Barcellona. Oltre al suo lavoro professionale, la sua sperimentazione nella grafica include uno dei primi esempi di poesia visiva: immagine di un libro.
AGImembro
Giulio Confalonieri
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
Fortunato Depero
Fortunato Depero (1892- 1960)Libro bullonato, copertina, 1927
Campari Squisito al seltzopera grafica, 1926
Fortunato Depero
Davide Campari & C.Bitter Campari, manifesto, 1931
Vanity Fair New YorkCopertina, 1930
CampariCopertina, 1931
L’aperitivo Bitter Campari, manifesto, 1933 c.
Fortunato Depero
1892/1960Nato nel 1892 a Fondo, in Val di Non - all’epoca nell’Impero Austro-Ungarico - giovanissimo si trasferisce a Rovereto, in provincia di Trento, dove frequenta la Scuola Reale Elisabettina, Istituto Superiore ad indirizzo di arti applicate. Nel 1927 si concentrano alcune importanti realizzazioni. Innanzitutto il famoso Depero futurista 1913-1927, altrimenti noto come “libro bullonato”, ovvero un libro-oggetto ideato come sorta di autocelebrazione di quasi tre lustri di attività artistica nel Futurismo (1913-1927). Espone nel 1931 con il gruppo futurista alla I Quadriennale nazionale d’arte a Roma. Nello stesso anno pubblica il Numero Unico futurista Campari. Nel 1932 pubblica il Manifesto dell’arte pubblicitaria futurista e partecipa con una sala personale alla XVIII Biennale di Venezia, e in gruppo alla V
Triennale di Milano.Negli ultimi anni (1990-2004) il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (Mart) ha tenuto una serie di mostre in Italia ed all’estero, sia antologiche, sia su aspetti particolari dell’opera dell’artista, che ne hanno veicolato ulteriormente il nome ed accresciuta la notorietà
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Gabriella Belli, Depero Pubblicitario, Skira/Mart, 2007
Franco Grignani
Alfieri & LacroixManifesto, 1961
Alfieri & LacroixManifesto, 1963 c.
NecchiManifesto, 1965 c.
Marchio per la pura lana vergine per International Wool Secretariat, 1964Grignani era membro della giuria del concorso per questo marchio, ma non potè resistere alla tentazione di presentare un suo lavoro, sentendo il soggetto a lui congeniale. Lo fece in modo corretto, presentandosi con lo pseudonimo di Francesco Serraglio, e vinse.
Franco Grignani
Design aus ItalienManifesto, 1970
Alfieri & LacroixManifesto, 1960/68
Alfieri & LacroixManifesto, 1960/68
Alfieri & LacroixManifesto, 1969
Franco Grignani
1908/1999Nato a Pavia (PV). Grignani studia architettura ma ben presto comincia a interessarsi alla grafica. Si dedica a esperimenti di grafica ottica e visiva, pittura e fotografia. La stamperia milanese Alfieri & Lacroix gli dà mano libera per i suoi esperimenti di tipografia. In seguito, crea notevoli composizioni fotografiche, realizzate con sistemi di ottica da lui inventati, e il suo lavoro influenza molti suoi contemporanei. Grignani ha lavorato come art director di “Bellezza d’Italia”, organo di stampa della Dompé farmaceutici, e di “Pubblicità in Italia”. Ha progettato vari allestimenti di mostre. Dal 1958 gli sono state dedicate una cinquantina di personali in Italia, Gran Bretagna, Svizzera, Germania, Stati Uniti e Venezuela. Nel 1959 ha ricevuto la Palma d’oro delle Triennale di Milano. Grignani è stato premiato anche alla
Biennale del manifesto di Varsavia (1996) e alla Biennale di Venezia (1972). Le sue opere figurano nelle collezioni di svariati musei internazionali, tra cui quelli di Amburgo e Caracas.
AGImembro
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
Giancarlo Iliprandi
Non mi avrete maiDichiarazione personaleManifesto, 1965/1995
AIED. Associazione Italiana Educazione DemograficaManifesto, 1967
The Concerned PhotograperPhotography ItalianaManifesto, 1969
Arflex DesignSettimana del design, MilanoManifesto, 1970
Giancarlo Iliprandi
1925Inizia da autodidatta l’attività di graphic designer, ispirandosi ad Antonio Boggeri, Max Huber, Albe Steiner e Bruno Munari. Riesce ad ottenere a partire dai primi anni cinquanta importanti commissioni da aziende come Rai, La Rinascente, Roche, Honeywell, Standa, Fiat ed Electa.A partire dagli anni sessanta lavora in qua Gran Premio Internazionale alla XIII Triennale di Milano, 1964. Premio alla Prima Biennale Internaz lità di art director per riviste quali ad esempio Popular Photography Italia, Fototeca, Sci nautico e Interni.Disegna le copertine per I dischi del sole. Progetta inoltre l’immagine coordinata per le Cucine RB, per Ankerfarm e per Stilnovo.onale dell’Affiche, Varsavia 1966. Premio Editoriale, Art Directors Club Milano 1967. Certificato di merito a Typomundus 20 per un eccezionale contributo allo
sviluppo dell’arte tipografica nel ventesimo secolo, 1969. Sei volte tra i selezionati del Premio Compasso d’Oro ADI. Due Compassi d’Oro nel 1979, uno nel 2004. Laurea ad Honorem in Disegno industriale del Politecnico di Milano nel 2002.
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Giancarlo Iliprandi, Ricerca e/o sperimentazione, Corraini, 2009• Mario Piazza, La Grafica del Made in Italy, AIAP Edizioni, 2010• Giancarlo Iliprandi, Angelo Colella, Susanna Legrenzi, Jacopo Pavesi,
Danilo Seregni (a cura di), Basta. Divagazioni sul dissenso, un manifesto aperto, Lupetti editore, 2011
AGImembro ADI
Italo Lupi
Un Sedisesimo. 2Copertina, 2008
logotipo per la mostra “Venezia e la sua laguna”Venezia, 1997
Italo LupiItalo Lupi
Un Sedisesimo. 2Copertina, 2008
International Design Conference in Aspen “The Italian Manifesto”, copertina, 1989
Italo Lupi
Nato a Cagliari. Si laurea in architettura al Politecnico di Milano. È stato art director di “Domus” e ha curato l’immagine della Triennale di Milano, è attualmente redattore capo e art director di “Abitare”.Si è occupato di progetti internazionali di grafica, visual identity, comunicazione, segnaletica, musei allestimenti espositivi ( Triennale di Milano, Palazzo Grassi, Palazzo Pitti, Palazzo della Pilotts, Palazzo Reale e Arengario a Milano, Grand Hornu in Belgio, Museo d’Arti Contemporanee a Tokyo). Il suo lavoro è stato esposto a Tokyo, Osaka, New York, Grenoble ed Echirolles. Un suo progetto recente è il restyling urbanistico per le olimpiadi invernali 2006 di Torino (con Migliore e Servetto). É membro onorario dell’Art Directors Club di Milano, ha ricevuto premi dall’ dell’Art Directors Club, la
Biennale di Brno, il Compasso d’oro del 1988 e il Pen Club Award for editorial Graphic Design del 2001.
1934
AGImembro
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
Armando Milani
War/PeaceNew York, le Nazioni Unite hanno deciso di utilizzare questo lavoro per celebrare il proprio 60° anniversario. Ne sono state fatte magliette, borse, orologi, calamite, spille e ombrelli, 2004
Il fumo è velenoMilano, comunicazione ideale: questo manifesto, senza parole, può essere compreso in tutto il mondo. è stato usato dal Politecnico di Milano, 2005
Crossing CulturesNew York, l’unica soluzione alla guerra è il dialogo, per questo ha creato un’immagine in cui due culture opposte sono raffigurate in bianco e nero, 2003
Armando Milani
Napolimanifesto, 1999
Biblioteca Alexandrinamanifesto, 2005
Africacopertina, 2008
Armando Milani
Nato a Milano. Terminato gli studi con Albe Steiner alla Società Umanitaria di Milano, Armando Milani collabora con importanti studi grafici in tutta Italia, come lo Studio Boggeri. Nel 1970 si mette in proprio a Milano, e nel 1977 si trasferisce a New York, dove collabora per due anni con Massimo Vignelli per poi aprire uno studio indipendente. Si occupa di marchi, corporate identity, libri e manifesti culturali. Organizza inoltre seminari e laboratori di grafica nel suo frantoio nel sud della Francia, Nel 1985 il sindaco di New york, Giuliani, gli conferisce un premio per il suo manifesto “New York city: Capital of the world”.Nel 1997 progetto il libro Double Life, ritranendo l’umorismo e la creatività di 80 membri AGI. Nel 2000, in Italia, riceve un premio per il suo manifesto per Promosedia. Nel 2004 un altro suo lavoro su
promo sedia vince il Compasso d’Oro alla Triennale di Milano; disegna inoltre un manifesto per la pace distribuito in tutto il mondo dalle Nazioni Unite. Nel 2006 crea il manifesto “The light of culture” per la Biblioteca Alexandrina, in Egitto.
1940
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008• Giada Diano, 50 poesie di Lawrence Ferlinghetti 50 immagini di
Armando Milani, GAM, 2010
AGImembro
Bruno Monguzzi
Musée d’Orsaymanifesto, 1986
Igor Stravinsky: Les Nocesmanifesto, 1989
Mayakowsky, Meyehold, Stanislavsky, manifesto, 1975
Chiasso Culturadepliant 2007
Photo Graphic aus der, Zurigomanifesto 1989
Bruno Monguzzi
Bruno studia grafica a Ginevra e fotografia e psicologia della Gestalt a Londra, prima di iniziare a lavorare nello Studio Boggeri di Milano. Nel 1965 si trasferisce a Montreal per disegnare nove padiglione per l’Expo 67. Rientrato a Milano nel 1968 torna a collaborare, da dipendente, con Antonio Boggeri, fino alla chiusura dello studio nei primi anni ottanta. Negli anni settanta si stabilisce nella cittadina di Meride con Anna, figlia di Boggeri, per dare inizio alla sua lunga carriera di insegnante, prima a Lugano e successivamente in tutto il mondo. A Milano comincia a collaborare con Roberto Sambonet nella progettazione di allestimenti. Nel 1981 cura la retrospettiva dedicata dalla Triennale di Milano allo Studio Boggeri; nel 1983, in associazione con Visual Design di Jean Widmer, vince l’appalto per l’identity e la
segnaletica del Musée d’Orsay di Parigi. Dal 1986 al 1991 è consulente artistico della rivista “Abitare”; dal 1987 al 2004 è responsabile della grafica del Museo Cantonale d’Arte di Lugano. Premi: Bodoni 1971; medaglia d’oro dell’ADC di New York 1991; Yusaku Kamekura Award e medaglia d’oro alla Triennale di Toyama 2000; Royal Designer for industry, 2003.
1941
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
AGImembro
Bruno Monguzzi
Bruno Munari
Camparimanifesto, 1964
Marchio Bruno Munari1968
Borsa Campari 2011In occasione del suo 150° compleanno Campari presenta in associazione con Bric’s, un’edizione limitata che si ispira al celebre Manifesto Campari creato da Bruno Munari nel 1964. La collezione è composta di accessori in PVC con pregiate finiture in pelle
Bruno Munari
Libro letto 1993
Libro AlfabetiereCorraini, 2011
«Ogni libro è lettoma ogni letto non è anche un libro»Bruno Munari, in Domus n.760, 1994
Chi l’ha detto che l’alfabeto si impara dalla A alla Z? Munari invita i bambini a giocare con suoni e forme delle parole: imparare a leggere e a scrivere diventa così un impagabile divertimento.
Scimmietta zizìGiocattolo in gommapiuma armata. Piacevole al tatto poiché di gommapiuma, può assumere le più disparate posture; l’armatura in fil di ferro consente le manipolazioni e le punte arrotondate evitano ogni possibile ferimento del bimbo. Compasso d’oro nel 1954.
Bruno Munari
Nato a Milano. Artista, grafico e designer, segue da principio i gruppi futuristi milanesi e romani. A partire dal 1930 crea la serie delle macchine inutili. si allontana via via dal futurismo e si dedica alla grafica (Campari) e all’editoria con Mondadori, per i cui tipi pubblica libri per bambini a partire dal 1945. È tra i fondatori del MAC (movimento arte concreta) nel 1948, contribuendo alla modernizzazione dell’arte. Sono del 1949 i libri illeggibili; crea giocattoli e vince il Compasso d’Oro nel 1954 con Zizì, scimmietta in gomma per pigomma. Dal 1956 inizia a collaborare con danese (posacenere cubico 1957): nel 1962 organizza nello showroom Olivetti a Milano, l’esposizione arte programmata. Dal 1968 progetta giochi didattici per danese; del 1970 è abitacolo per robots (Compasso D’oro
1979).Tra i testi ricordiamo l’arte come mestiere 1966, e design e comunicazione visuale, 1968.
1907/1998
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Bruno Munari, Artista designer, Laterza, 2008• Bruno Munari, Da cosa nasce cosa. Appunti per una metodologia
progettuale, Laterza, 2010
Remo Muratore
ArlecchinoManifesto, 1963
ArlecchinoManifesto, 1963
Kardex, mobili per ufficioCopertina depliant, 1940
Pubblicità in Italia 1954-1956Copertina, 1956
Remo Muratore
Tra il 1936 e il 1938 frequenta la scuola di Raffaello Bertieri, da cui mutua cultura tipografica e disciplina del progetto del libro. Qui apprende il mestiere del grafico. Da questo insegnamento scaturiscono magistrali interpretazioni grafico-tipografiche espresse nelle monografie commerciali per Palini, Kardex, Montecatini, Breda, Pirelli, Necchi, Hydro, Aquila, Sartori, Badger, o nei lavori editoriali per Edizioni Di Comunit, Piccolo Teatro di Milano, Vallardi, Cino Del Duca, Nuova Accademia, Fulvio Rossi.Dal 1938 al 1941 partecipa a quella che lui amava definire l’università Boggeri, quel luogo straordinario da cui nasce e si propaga il nuovo umanesimo grafico italiano e da cui hanno origine le attuali forme di comunicazione visiva.Qui, dall’incontro con Huber, Steiner, Reiner, Carboni, Munari e lo stesso Boggeri, si
forma il Muratore interprete laico, il grafico dedito alla sperimentazione fotografica, il pubblicitario attento alla dimensione comunicativa del messaggio, che utilizza con cautela il fotogramma e la sua padronanza tecnica.In quegli anni realizza lavori fondamentali per Boggeri: Samo, Prm, Max Meyer, Kardex, Ivi, Pirex, Dalmine, e per proprio conto: Cirio, Fivre, Tarsia, Olivetti, Meletti.Infine, la scuola americana. Tra i maestri della grafica italiana del dopoguerra, Muratore è quello che - forse con meno puzza al naso- più si documenta e meglio apprende la lezione dell’advertising americano, sapendola coniugare con l’altra, fondamentale, lezione tratta in precedenza dallo Studio Boggeri.
1912/1983
Bibliografia consigliata• Bruno Monguzzi (a cura di), Lo studio boggeri 1933-1981, collana
«Pagina» diretta da Pierluigi Cerri, Electa, 1981• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Remo Muratore, Io come grafico cerco di evitare il grafismo,
Edizioni del Girasole, 2004 • Remo Muratore, L’avventura della grafica, Edizioni del Girasole, 2005
Bob Noorda
Mostra di fotografiaVenezia, 1979
Pubblicità Pirellimanifesto, 1976
18° Triennale di MilanoMilano, 1993
Metropolitana di MilanoSegnaletica, 1964
Bob Noorda
Bob Noorda
Restyling marchio/logotipo Moak, 2009
Marchio Moak1967
Bob Noorda
Studia Design e comunicazione grafica ad Amsterdam, con l’architetto Gerrit Rietveld. Dal 1956 lavora a Milano, collaborando con la Pirelli sino a diventare art director nel 1961-1962. Apre poi il proprio studio personal edi grafica e architettura d’interni, packaging, design del prodotto e segnaletica. Nel 1963 collabora con Albini alla progettazione degli interni e della segnaletica per la metropolitana di Milano, seguita poi dalla New York city Transit Authority nel 1970 e dalla metropolitana di São Paolo. È cofondatore, nel 1965 con Massimo Vignelli dell’Unimark International con uffici a Chicago, New York, Milano e Londra, specializzata nell’elaborazione di programma di corporate identity. Collabora con agip, Total, Dreher, Stella Artois e Truman Beer. Si occupa di packaging per Olivetti,
Shiseido e Sunstar. Nel 1985 fonda lo studio Noorda design. Ha elaborato il marchio di moltissime industrie, svariate delle quali pubbliche; AEM, Amsa, lo stemma della Regione Lombardia, la corporate identity di Enel, e altre. Ha ricevuto 4 Compassi d’Oro e diversi riconoscimenti di tipografia e packaging. Dal 1961 è stato socio dell’ADI. Ha ricevuto una laurea ad honorem in disegno industriale dal Politecnico di Milano nel 2005. Prima della sua scomparsa ha progettato il marchio per Moak, ultima sua realizzazione di grande sintesi tra grafica svizzera e italiana.
1927/2010
AGImembro
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008• Francesco Dondina, Bob Noorda, una vita nel segno della grafica,
Editrice San Raffaele, 2009• Jan Conradi, Unimark International, Lars Müller Publishers, 2009• Cinzia Ferrara, On the road. Bob Noorda, AIAP Edizioni, 2011
ADI
Giovanni Pintori
Calcolatrici Olivetti,Manifesto, 1949
macchina da calcolo Tetractys, manifesto, 1956
Manifesto disegnato da Pintori su un’idea di Leonardo Sinisgalli. Questa pubblicità per la Studio 44, uscita nel 1952, riproduce la stessa immagine di quella per la Studio 42 del 1939: la rosa nel calamaio sottolinea la fine dell’epoca della scrittura a mano grazie alle macchine per scrivere.
Giovanni Pintori
pubblicità istituzionale Olivetti Locandina, 1953
Fabbriche Olivetti nel mondo,Manifesto, 1960
Olivetti lettera 22Manifesto, 1958/59
Olivetti lettera 22Manifesto, 1959/60
Giovanni Pintori
Nato a Tresnuraghes. Conclusi gli studi all’Isia (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Monza nel 1936, inaugura la sua carriera nell’Olivetti. Da allora il suo nome è legato con successo all’azienda di Ivrea. Pintori ha una chiara e cosciente visione del meccanismi e dei problemi del graphic design. Il suo lavoro può essere definito competente, professionale, culturale e creativo. Pintori realizza molti manifesti per campagne pubblicitarie, stampe e mostre. Diventa così uno dei responsabili delle reputazione dell’Olivetti nel mondo. Viene insignito delle Palma d’Oro della Federazione italiana della pubblicità (1950) e di molti altri premi. Il suo lavoro ha un posto centrale nelle mostra “Design in Industry” del MoMA di New York (1952), dedicata alla Olivetti. Anche il Louvre di Parigi (1955) riempie
un’intera sala con i suoi lavori. Molti articoli che hanno per oggetto il suo lavoro grafico compaiono sulle più autorevoli riviste, tra cui “Fortune” (1953-57). Nel 1969 Pintori lascia l’Olivetti e lavora come grafico freelance per Pirelli, Ambrosetti e Gabbianelli. Negli ultimi anni abbandona la carriera grafica per dedicarsi alla pittura. Una retrospettiva in suo onore si è tenuta a Nuoro nel 2003.
1912/1999
AGImembro
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
Michele Provinciali
Rivista Rassegna GraficaCopertina, 1959
Polifiber MilanoPubblicità, 1962?
In Nallonplastmanifesto, 1963?
Rivista Casabella/DomusCopertina, 1965
Michele si laurea nel 1947 in Urbino, nel 1951 vince una borsa di studio che lo conduce a Chicago a frequentare l’institute of Design fondato da Moholy-Nagy. Nel 1955 rientra in Italia, riceve il compasso d’oro per l’orologio Solari ed inizia un’intensa attività di direzione artistica con le maggiori testate e industrie italiane. Collabora con Michelagelo Antonioni, Gio Ponti, Vico Magistretti, Alberto Rosselli, Valerio Morpurgo, i fratelli Castiglioni.Nel 1954 cura la grafica della sezione del disegno Industriale della X Triennale di Milano. disegna l’immagine grafica di diverse aziende italiane, oltre a progettare pagine e copertine per «Stile e Industrie», Domus, Qualità, Abitare, Edilizia Moderna. Crea Imago, rivista-contenitore della sperimentazione grafica e visiva, collabora con i migliori architetti e design italiani.
Dal 1971 è docente al corso superiore di grafica all’ISIA di Urbino. È un grande viaggiatore: una pista in Persia porta il suo nome.
1923/2009
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Michele, Provinciali, Opere grafiche di Michele Provinciali. Fratelli
Alinari Editorie, 1982• Michele Provinciali, Antipasti, AIAP Edizioni, 1992• Francesco Ramberti, Antonio Motolese, Michele Provinciali, Gangemi
Editore, 2006
Michele Provinciali
Leonardo Sonnoli
Coferenza sui Diritti civili doveri,manifesto, 1997
Committente SNCF,Manifesto, 2007
Lina Bo Bardi ArchitectManifesto, 2004
Museo di Pesaro,Manifesto, 1998
Leonardo Sonnoli
Abecedario realizzato per il Palazzo Grassi CaféVenezia, 2007
Abecedario realizzato per il Palazzo Grassi CaféVenezia, 2007
Leonardo Sonnoli
Leonardo Sonnoli (Trieste, 1962), diplomato all’Isia - Istituto Superiore Industrie Artistiche di Urbino, è stato direttore creativo dello studio Dolcini Associati dal 1990 al 2002 ed è attualmente partner dello studio Tassinari/Vetta di Trieste e art director dell’agenzia Relè di Rimini.Si occupa prevalentemente di identità visiva di istituzioni pubbliche e aziende private, in special modo in campo culturale, dove ha curato la comunicazione di musei, biblioteche ed eventi, disegnando sistemi di segnaletica, libri e grafica di allestimenti.Dal 2000 è membro dell’AGI-Alliance Graphique Internationale; ha fatto parte del suo Internationale Executive Commitee dal 2004 al 2008, ed è presidente del gruppo italiano.I suoi lavori sono presenti in numerose collezioni pubbliche
internazionali e hanno ottenuto importanti riconoscimenti.Phaidon Press, la celebre casa editrice specializzata in arte, nel suo volume “Area” l’ha inserito - unico italiano - nell’elenco dei cento più importanti e innovativi graphic designer del panorama mondiale.Insegna alla Facoltà di Design e Arti dell’Università IUAV di Venezia e all’Isia di Urbino per la quale dirige anche la Summer School organizzata in collaborazione con Werkplaats Typografie (Olanda). Tiene regolarmente workshop e conferenze sulla propria attività in Italia e all’estero.Vive e lavora tra Rimini e Trieste.
1962
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• A.A.V.V., Area,100 graphic designers, of contemporary printed
graphic design, Phaidon Editors, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
AGImembro
Albe Steiner
Il marchio dello studio LAS Albe e Lica Steiner, 1940
Mostra della ricostruzioneManifesto, 1945
Rivista fotografiaCopertina, 1942/43
Il primo “manifesto” di Steiner, probabilmente, è un disegno che in pochi tratti ricorda la figura del Duce, con sotto la scritta “Abbasso Mussolini capo degli assassini”. Era riferito all’assassinio dello zio, Giacomo Matteotti. «Il piccolo Albe lo fece e scese nell’atrio di casa ad affiggerlo».
Albe Steiner
Dopo la Liberazione è chiamato da Elio Vittorini a collaborare alla redazione e alla impostazione grafica de «Il Politecnico».
Albe Steiner
Pace Manifesto vincente del concorso di idee indetto dal Comitato Internazionale per la Pace, 1956. Archivio Albe e Lica Steiner, DPA, Politecnico di Milano, archiviosteiner.dpa.polimi.it
Il ContemporaneoViene chiamato dall’Unità per la linea grafica della collana il Contemporaneo, 1957
Stilo AuroraTra il 1957/1960, studia il packaging il design delle nuove stile dell’Aurora, ancora oggi un prodotto di alto design.
Premio Compasso d’OroNel 1954, disegna l’immagine de Il Compasso d’oro, ancora oggi il più autorevole premio di design italiano, che rappresenta il più ambito riconoscimento al progetto, al prodotto, alla ricerca e al merito.
25 AprileUltimo manifesto di Albe un anno prima dalla sua morte. la liberazione per lui ogni anno era sempre sentita., 1973.
Studi del marchio e manifesto con l’utilizzo del marchio della XIV Triennale a Milano, 1968
CoopViene incaricato per progettare il marchio della catena di ipermercati italiani, 1963.
Albe Steiner
Nato a Milano. La forte personalità e le culture dei genitori, profondamente italiana l’una e mitteleuropea l’altra, influenzarono la prima formazione di Albe. L’infanzia e l’adolescenza sono segnate dalla violenza fascista che colpisce la sua famiglia, ha 11 anni quando nel 1924 viene assassinato lo zio Giacomo Matteotti. Di qui la coscienza antifascista di militante, di combattente per «la libertà che è cultura».Con Elio Vìttorini, cui è legato da affetto profondo e amicizia fraterna, si occupa fino alla Liberazione di compilare e stampare nella propria abitazione volantini e fogli clandestini di informazione e propaganda.Nel 1950 è chiamato come art director per l’allestimento interno ed esterno del grande magazzino la Rinascente, in seguito realizza anche la prima mostra «Estetica del Prodotto»,
punto di partenza per il premio «Compasso d’Oro». Nel campo editoriale inizia con la rivista “L’Indicatore” la collaborazione di Steiner con la casa Editrice Feltrinelli. Per cui in seguito sarà consulente editoriale, art director e progetterà l’impostazione grafica sia delle riviste Cinema nuovo, Indicatore EDA e l’Illustrazione Scientifica che delle varie collane, compresa l’Universale Economica. Dal 1962 e per dieci anni, è professore di arte del libro e di storia d’arte grafica all’istituto Statale d’Arte di Urbino, nella cui università dal 1967 al 1969, è incaricato del corso di giornalismo.
1913/1974
Bibliografia consigliata• Albe Steiner, Il mestiere di Grafico, Einaudi, 1997 (10° edizione)• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Longhi G., Albe Steiner, La costruzione civile del progetto, Officina,
collana «Occasioni di architettura», 2003 • Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Anna Steiner, Albe Steiner, Corraini, 2006• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
AGImembro ADI
Paolo Tassinari
Installazione per la mostra 4:3, 50 year of italian and German Design, Bonn, 2000.L’installazione reinterpreta il lavoro di diciasette maestri grafici italiani del XX secolo.
«Casabella» 800, Mondadori, Design and layout, 2011
Paolo Tassinari
Lavora nel campo del visual design dalla fine degli anni ’70, occupandosi di editoria, allestimento espositivo e comunicazione identitaria; ha fondato con Pierpaolo Vetta lo studio Tassinari/Vetta. Dal 1995 cura l’art direction della rivista internazionale d’architettura «Casabella» e dal 2001 del settore architettura di Electa. Ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero. Il suo lavoro è stato pubblicato sui cataloghi del XIX e XX Compasso d’oro/Adi ed è stato segnalato al XIX Compasso d’oro/Adi. Insegna all’Università di Trieste e alla Scuola Politecnica di Design di Milano, ed è membro dell’AGI–Alliance Graphique Internationale. Lo studio Tassinari/Vetta opera nel campo del visual design, in particolare nei settori dell’editoria, dell’immagine coordinata, della comunicazione per istituzioni
pubbliche, musei, grandi mostre e iniziative culturali, dell’allestimento espositivo. Costituita nel 1985 da Paolo Tassinari e Pierpaolo Vetta, ha attualmente come partner Leonardo Sonnoli e Paolo Tassinari, e conta su undici persone tra soci, dipendenti e collaboratori.I principali progetti recenti d’immagine coordinata e comunicazione nel settore culturale e istituzionale riguardano la Soprintendenza Archeologica di Roma, il Napoli Teatro Festival Italia, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Belmonte Riso a Palermo, la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma, la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano.
1955
AGImembro ADI
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
Armando Testa
Borsalino Marchio e pubblicità, 1954
Re Carpano-Cavour Manifesto, 1950
ICI MIlano Manifesto, 1937
Pirelli Pneumatici Manifesto, 1954
Armando Testa
Punt e Mes CarpanoSchizzo del marchio, 1960
Punt e Mes CarpanoManifesto, 1960
Digestivo Antonetto Manifesto, 1960
Caffè Lavazza / Paulista Pubblicità, 1960
Armando Testa
Trippa Simmenthal Manifesto, 1966
Amnesty International Manifesto, 1979
Primo Salone del Libro Manifesto, 1988
Cinema Giovani Manifesto, 1991
Armando Testa
Nato a Torino, Armando Testa frequenta la Scuola Tipografica Vigliardi Paravia dove Ezio D’Errico, pittore astratto, gli fa conoscere l’arte contemporanea, a cui guarderà sempre con grande interesse.Nel 1937, a vent’anni, vince il suo primo concorso per la realizzazione di un manifesto, un disegno geometrico ideato per la casa di colori tipografici ICI. Dopo la guerra lavora per importanti case come Martini & Rossi, Carpano, Borsalino e Pirelli. Nel 1956 nasce lo Studio Testa dedicato alla pubblicità non solo grafica ma anche televisiva, che nasce proprio in quegli anni in Italia. Alcune delle aziende che si servono dello Studio Testa diventano ben presto leader di settore: Lavazza, Olio Sasso, Carpano, Simmenthal, Lines. Vince nel 1958 un concorso nazionale per il manifesto ufficiale delle Olimpiadi di Roma del 1960. Le sue opere fanno
parte di importanti collezioni museali quali il MOMA di New York, lo Staedelijk Museum di Amsterdam, The Israel Museum di Gerusalemme, il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma e numerose altre istituzioni internazionali. Nel 1989 diviene “Honor Laureate” presso la Colorado State Universily di Fort Collins.
1917/1992
Bibliografia consigliata• A.A.V.V., Armando Testa, Charta, 2001• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• A.A.V.V., Armando Testa. Il design delle idee, Silvana editoriale, 2010
Pino Tovaglia
Pirelli Manifesto, 1956
Rivista Linea Grafica Copertina, 1961
Jolly Hotel valaguzza Manifesto, 1960 ca.
Stock 84 Manifesto, 1970
Pino Tovaglia
Pino è stato un autodidatta. Sin da giovane ha fatto esperimenti e ricerche nel campo della comunicazione visiva. È stato coordinatore del gruppo Nebbiolo, occupandosi della promozione. Dal 1952 è stato attivo come grafico e insegnante, prima al Castello e alla Scuola Umanitaria e in seguito alla Scuola Politecnica di Design, tra i fondatori dell’agenzia CNTP. Il suo lavoro è sempre stato molto influenzato dalle sue ricerche di comunicazione e fotografia. Ha disegnato per la Finmeccanica ed elaborato il logotipo della Regione Lombardia con Bob Noorda, Roberto Sambonet e Bruno Munari, vincendo il Compasso d’Oro nel 1979. Durante il boom industriale del dopoguerra ha lavorato per Pirelli, Fini, Rai, e Alitalia. É stato fondatore e presidente del Club degli Art Director di Milano, e membro dell’ADI dal
1954. Ha vinto svariati premi di grafica e pubblicità, è sempre stato incredibilmente versatile, occupandosi anche di product design, architettura d’interni, fotografia, illustrazione, progettazione di caratteri e poesia concreta. Gli sono state dedicate due retrospettive, una a Bologna nel 1984 e una a Milano nel 2005. Art Book Milano ha pubblicato una monografica a lui dedicata.
1923/1977
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Pino Tovaglia, Giuseppe verde giallo rosso e blu, Corraini, 2005• Massimo Pitis, Cristina Dell’Edera, Pino Tovaglia: la regola che
corregge l’emozione, Corraini, 2005• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
AGImembro ADI
Massimo Vignelli
Knoll International Manifesto, 1966
American Airlines Corporate identity, 1967
Massimo Vignelli
Metropolitan Transit Autority (MTA) di New York Segnaletica e Subway, 1970/72
Nel 2008 la MTA richiama Vignelli per il restyling della Subway
Massimo Vignelli
Benetton e SisleyCorporate identity, 1995
Massimo Vignelli
Ferrovie dello Stato Italiane Segnaletica delle stazioni, 1999
Massimo Vignelli
Nato a Milano, con la collaborazione della moglie Lella, attraverso la Vignelli Associates, si è occupato di graphic design, ha curato l’immagine grafica di importanti industrie, ha disegnato packaging di prodotti, ha progettato svariati oggetti, interni e segnaletiche ambientali. A partire dagli anni sessanta è stato inoltre uno dei principali artefici del rinnovamento della grafica italiana. Lo stile di Vignelli è per certi versi riconducibile alla tradizione modernista e si focalizza sulla semplicità (impiego di forme geometriche di base). Vignelli ha studiato architettura al Politecnico di Milano e all’Università di Venezia. Nel 1965 ha aperto il suo studio a New York (Unimark International) e ha lavorato per importanti industrie statunitensi (ad esempio l’American Airlines) ed europee (ad
esempio Benetton e Ducati), collaborando inoltre con Bob Noorda per la realizzazione della segnaletica di alcune metropolitane (Milano e New York). Nel 1989 ha curato l’immagine grafica del TG2 della Rai. Ha insegnato design e ha tenuto conferenze nelle più importanti università del mondo. È stato presidente dell’AGI (Alliance Graphique Internationale), presidente dell’AIGA (American Institute of Graphic Art), vicepresidente dell’Architectural League di New York, membro dell’IDSA (Industrial Designers Society of America). Ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti internazionali dal 1964 al 2011.
1931
AGImembro
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Lella and Massimo Vignelli, Design is one, Images Publishing, 2004• Massimo Vignelli, Vignelli From A to Z, Images Publishing, 2007• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008• Jan Conradi, Unimark International, Lars Müller Publishers, 2009 • Massimo Vignelli, The Vignelli Canon, Lars Müller Publishers, 2010
Visuale03, Tradurre tradire condurre condire, Veneziamanifesto, 2003
Visuale03, George Hardie’s Presence in Venice, Veneziamanifesto, 2003
Pierpaolo Vetta
Pierpaolo Vetta
Pierpaolo si laurea in architettura allo IUAV di Venezia, dove in seguito insegna grafica editoriale. Inaugura la carriera professionale lavorando all’installazione di Sol Lewitt alla Biennale di Venezia del 1976, cui fa seguito la collaborazione con il Festival dei Due Mondi di Spoleto e la mostra “Venezia e lo Spazio Scenico” al Teatro del Mondo di Aldo Rossi. Nel 1980 fonda con Paolo Tassinari lo studio grafico Tassinari/Vetta a Trieste, intervenendo principalmente nei settori editoriale per le maggiori case editrici e delle mostre grafiche per istruzioni culturali italiane; collabora con architetti e designer quali Gae Aulenti, Achille Castiglioni e Massimo Vignelli. Dal 1966 è art director della rivista di architettura “Casabella” e dal 2001 delle collane di architettura della casa editrice Electa. Nel 2002
con Paolo Tassinari e Leonardi Sonnoli fonda la società Codesign (che in seguito si fonda con Tassinari/Vetta), che cura la visual identity della 50° Biennale di Venezia.
1955/2003
AGImembro
Bibliografia consigliata• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
XVI mostra Compasso d’OroManifesto, 1991
Istituto Italiano di CommercioManifesto, 1990
Edizioni NAVAAgenda, 1989
Heinz Waibl
Logotipo collana paginaCopertina, 1962
Heinz Waibl
Heinz Waibl (origini mitteleuropee) nasce a Verona nel 1931.Parla tedesco, italiano, inglese. Il primo contatto con la professione avviene attraverso Sigfried Gideon, cui funge da assistente in occasione della stampa in italiano della prima edizione del classico “Space time and architecture”.Dal 1950 al ‘54 allievo e assistente di Max Huber, con il quale dà inizio ai corsi di grafica all’Umanitaria di Milano (1959-1963). Membro AGI (Alliance Graphique International) dal 1974 e attualmente Presidente AGI Italia.Membro ADI (Associazione per il Disegno Industriale) dal 1974, è stato membro del Comitato Direttivo dal 1989 al 1991.Attualmente fa parte della Commissione per la selezione dei progetti di graphic design per l’assegnazione del Compasso d’Oro.
Autore del volume “Alle radici della Comunicazione Visiva Italiana”, dell’audiovisivo “La Grafica Interattiva”, del volume “Progettando” che raccoglie 30 anni dei suoi progetti. Insegna “Visual Design” alla Scuola Politecnica di Design di Milano.I suoi lavori sono pubblicati sulle più prestigiose riviste e libri di grafica di tutto il mondo.
1931
Bibliografia consigliata• Heinz Waibl, “Progettando” 1950-1990, Edinvest, 1991• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico,
Longanesi, 2003• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
AGImembro ADI
Bibliografia generale
• Erberto Carboni, Pubblicità per la radiotelevisione, Silvana Editoriale, 1959
• Albe Steiner, Il mestiere di Grafico, Einaudi, 1978
• Bruno Monguzzi, Lo studio boggeri 1933-1981, Electa, 1981
• Heinz Waibl, Alle radici della comunicazione visiva italiana, Centro di Cultura Grafica Como, 1988
• Michele, Provinciali, Opere grafiche di Michele Provinciali. Fratelli Alinari Editorie, 1982
• Heinz Waibl, “Progettando” 1950-1990, Edinvest, 1991
• Franco Achilli, AG Fronzoni, Aiap Edizioni, 1992
• Michele Provinciali, Antipasti, AIAP Edizioni, 1992
• Erberto Carboni, dal Futurismo alla Bauhaus, Mazzotta, 1998
• Daniele Baroni, Il manuale del design grafico, Longanesi, 1999
• A.A.V.V., Armando Testa, Charta, 2001
• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico, Longanesi, 2003
• Giorgio Fioravanti, Il Dizionario del Grafico, Zanichelli, 2003
• Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del Design Grafico, Longanesi, 2003
• Renzo Zorzi, Egidio Bonfante, un pittore alla Olivetti, Associazione Archivio Storico Olivetti, 2003
• A.A.V.V., Area,100 graphic designers, of contemporary printed graphic design, Phaidon Editors, 2003
• Longhi G., Albe Steiner, La costruzione civile del progetto, Officina, collana «Occasioni di architettura», 2003
• Sergio Polano, Piepaolo Vetta, Abecedario, la grafica del novecento, Electa, 2003
• Pino Tovaglia, Giuseppe verde giallo rosso e blu, Corraini, 2005
• Massimo Pitis, Cristina Dell’Edera, Pino Tovaglia: la regola che corregge l’emozione, Corraini, 2005
• Lella and Massimo Vignelli, Design is one, Images Publishing, 2004
• Franco Balan, Legendario, Ideographia, 2006
• Francesco Ramberti, Antonio Motolese, Michele Provinciali, Gangemi Editore, 2006
• Anna Steiner, Albe Steiner, Corraini, 2006
• Gabriella Belli, Depero Pubblicitario, Skira/Mart, 2007
• Massimo Vignelli, Vignelli From A to Z, Images Publishing, 2007
• Ben e Elly Bos, Graphic Design dal 1950 ad oggi, Electa, 2008
• Bruno Munari, Artista designer, Laterza, 2008
• Francesco Dondina, Bob Noorda, una vita nel segno della grafica, Editrice San Raffaele, 2009
• Jan Conradi, Unimark International, Lars Müller Publishers, 2009
• Giada Diano, 50 poesie di Lawrence Ferlinghetti 50 immagini di Armando Milani, GAM, 2010
• Bruno Munari, Da cosa nasce cosa. Appunti per una metodologia progettuale, Laterza, 2010
• A.A.V.V., Armando Testa. Il design delle idee, Silvana editoriale, 2010
• Massimo Vignelli, The Vignelli Canon, Lars Müller Publishers, 2010
• Cosimo Bizzarri, Tankboys, Manifesto., 2010
• Gianni Latino, Graphic Design, Letteraventidue, 2011
• Cinzia Ferrara, Francesco E. Guida, On the road. Bob Noorda, il grafico del viaggio, AIAP Edizioni, 2011
© 2011 Gianni Latino. Tutte le immagini iconografiche appartengono ai rispettivi proprietari. É vietata la divulgazione con qualsiasi mezzo senza citare il designer o la fonte bibliografia.
www.giannilatino.it/blog [email protected]
Top Related