LA FILARMONICA PER I GIOVANI Concerto per le scuole
Bergamo Teatro Donizetti
Martedì 28 aprile 2015 ‐ ore 11.00
Filarmonica del Festival
Pier Carlo Orizio direttore
Ramin Bahrami pianista
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BACH Concerto in re minore per pianoforte e orchestra BWV 1052
DVOŘÁK Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 “Dal Nuovo Mondo”
L'idea del concerto per uno strumento solista e orchestra nacque in Italia tra Sei e Settecento, ma con
un'iniziale esclusione degli strumenti da tasto, rigorosamente confinati alla sezione del basso continuo.
All'inizio del Settecento il violino, l'oboe e molti altri strumenti melodici erano considerati ideali per questa
forma musicale particolarmente adatta a mettere in risalto le qualità dei più brillanti virtuosi. Solo in un
secondo tempo, per iniziativa di due grandi musicisti tedeschi quali Bach e Händel, gli strumenti a tastiera
cominciarono ad assurgere al ruolo di protagonisti anche nel nuovo genere. Opere ancor oggi famose come il
Concerto brandeburghese n. 5 (1721) di Bach o i Concerti per organo op. IV (1738) di Händel si possono
considerare nobili progenitori del moderno concerto per pianoforte e orchestra. E tra questi progenitori
s'inseriscono anche i superstiti Concerti per clavicembalo, archi e basso continuo dello stesso Bach, pur
essendo derivati, secondo la maggioranza degli studiosi, da preesistenti Concerti per violino. Esaminiamo il
caso del Concerto n. 1 in re minore BWV 1052. Oggi si ritiene che quest'opera databile tra la fine degli anni '20
e l'inizio degli anni '30 del Settecento sia una trascrizione di un precedente Concerto per violino che Bach
avrebbe composto, ispirandosi almeno in parte a modelli italiani, una quindicina d'anni prima.
Immediatamente sorge una domanda: perché Bach decise di dare nuova veste a una sua vecchia
composizione? Questa operazione di aggiornamento fu dettata soprattutto da esigenze pratiche: allargare il
repertorio musicale del Collegium Musicum di Lipsia di cui Bach fu responsabile dal 1729 al 1741. Il Collegium
Musicum era un'associazione di studenti, di musicisti amatoriali e professionisti che s'incontravano
periodicamente per far musica d'insieme anche alla presenza di un pubblico. Era insomma un sodalizio
musicale che presentava già alcune caratteristiche proprie delle organizzazioni concertistiche dei secoli a
venire. Bach, in quanto straordinario virtuoso del clavicembalo e dell'organo, potrebbe aver rielaborato il suo
preesistente Concerto per violino al fine di brillare egli stesso come solista (o anche per lasciare spazio a uno
dei suoi migliori allievi) nelle esecuzioni del Collegium Musicum. Il Concerto in re minore, forse anche per le
sue proporzioni monumentali, fu una delle composizioni bachiane più eseguite nell'Ottocento e fra i suoi
estimatori annoverò Mendelssohn e Brahms. Ferruccio Busoni ne curò una trascrizione per pianoforte e
orchestra che talvolta viene proposta anche ai nostri giorni. Tutti e tre i movimenti del Concerto sono in
tonalità minore e questo fatto accentua il carattere severo della composizione.
Rispetto alle armonie di Bach la tardoromantica Sinfonia n. 9 di Dvořák sembra effettivamente provenire da un
“Nuovo mondo”. Eseguita per la prima volta alla Carnegie Hall di New York nel 1893, questa famosa sinfonia
compendia l'intensa esperienza del soggiorno americano del compositore boemo, anche se la presunta
influenza degli spiritual e dei canti dei pellerossa è al centro di interpretazioni controverse in sede storico‐
critica. In ogni caso Dvořák riprende dal vecchio continente l'idea della forma ciclica (cara a Liszt e Franck),
dato che il primo tema dell'Allegro iniziale viene citato anche negli altri movimenti. Nel Largo si ode il celebre
assolo del corno inglese, mentre lo Scherzo assume proporzioni imponenti per la presenza di un doppio Trio. Il
Finale affida a corni e trombe l'esposizione del grandioso tema eroico con cui si apre un movimento
travolgente in funzione di ricapitolazione complessiva. Pare che all'origine della Sinfonia si ponga anche la
lettura di un fortunatissimo poema di Henry Longfellow, Song of Hiawatha (1855), basato su leggende degli
indiani d'America ma senza alcuna fedeltà alla realtà etnografica.
Marco Bizzarini
Ramin Bahrami
Ramin Bahrami è considerato uno tra i più importanti interpreti bachiani viventi a livello internazionale. La ricerca interpretativa del pianista iraniano è attualmente rivolta alla monumentale produzione per tastiera di Johann Sebastian Bach, che Bahrami affronta con il rispetto e la sensibilità cosmopolita della quale è intrisa la sua cultura e la sua formazione. Le influenze tedesche, russe, turche e, naturalmente, persiane che hanno caratterizzato la sua infanzia gli permettono di accostarsi alla musica di Bach esaltandone il
senso di universalità che la caratterizza. Bahrami si è esibito in importanti festival pianistici tra cui La Roque d’Anthéron, Festival di Uzès, il Festival “Piano aux Jacobins” di Toulouse, il Tallinn Baroque Music Festival in Estonia e il Beijing Piano Festival in Cina, Festival di Brescia e Bergamo, Ravello Festival e in prestigiose sedi italiane come la Scala di Milano, la Fenice di Venezia, l’Accademia di Santa Cecilia a Roma. Nato a Teheran si diploma con Piero Rattalino al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, approfondisce gli studi all’Accademia Pianistica di Imola e con Wolfgang Bloser alla Hochschule für Musik di Stoccarda. Si perfeziona con Alexis Weissenberg, Charles Rosen, András Schiff, Robert Levin e in particolare con Rosalyn Tureck. Ramin Bahrami incide esclusivamente per Decca‐Universal, i sui CD sono dei best seller e riscuotono sempre molto successo di pubblico e di critica tanto da indurre il Corriere della Sera a dedicargli una collana apposita per 13 settimane consecutive.
Filarmonica del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo Il 16 dicembre 2013, in occasione di un concerto benefico al Teatro Sociale di Brescia, è stata ufficialmente presentata la Filarmonica del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo. La responsabilità artistica della formazione è affidata a Luca Ranieri, noto e apprezzato musicista bresciano. Prima viola dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Ranieri ha lavorato con i maggiori direttori al mondo e ha all’attivo numerose collaborazioni, fra cui quella come prima viola ospite con l’Orchestra del Teatro alla Scala e con la Filarmonica scaligera. Nata come conseguenza dell’esperienza triennale del Progetto Giovani con Uto Ughi, la Filarmonica del Festival si presenta non come un’orchestra giovanile, ma come un’orchestra di giovani musicisti di grande talento che già hanno maturato importanti esperienze professionali. Al tempo stesso, la Filarmonica guarda con particolare attenzione ai conservatori delle città del Festival e vuole offrire ai migliori studenti diplomandi la possibilità di arricchire il proprio bagaglio formativo all’interno di una compagine altamente qualificata. La Filarmonica vuole essere anche un servizio nei confronti delle città del Festival per avvicinare un pubblico ancora più ampio alla grande musica attraverso iniziative come incontri con i musicisti, concerti pensati per le famiglie e prove aperte. A Bergamo la Filarmonica ha fatto il suo debutto l’11 febbraio 2014 al Teatro Sociale, con un concerto nell’ambito delle iniziative per il “Giorno del Ricordo”, ricorrenza in cui si commemorano le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano‐dalmata. Nei mesi di maggio e giugno del 2014, sotto la guida di Pier Carlo Orizio, la Filarmonica è stata impegnata nel cartellone del 51° Festival di Brescia e Bergamo al fianco di solisti quali Roberto Cominati, Lilya Zilberstein e Federico Colli, mentre Sergej Krylov l’ha diretta in occasione del concerto in memoria delle Vittime di Piazza della Loggia nel quarantennale della strage. Il 6 agosto i Solisti della Filarmonica hanno tenuto un concerto Ponte di Legno in ricordo di Papa Paolo VI nel 36° anniversario della scomparsa. Il 24 agosto la Filarmonica, guidata da Pier Carlo Orizio, ha inaugurato il Meeting di Rimini con l’esecuzione della Suite di Nino Rota La strada, rendendo in questo modo omaggio a Federico Fellini nel 60° anniversario dell’omonimo film del 1954 del regista riminese di cui Rota compose la colonna sonora.
Pier Carlo Orizio Direttore artistico del Festival di Brescia e Bergamo, Pier Carlo Orizio (Brescia, 1963) si è diplomato in pianoforte sotto la guida di Sergio Marengoni, ha studiato composizione con Giancarlo Facchinetti e direzione d’orchestra con Donato Renzetti, frequentando altresì i corsi di perfezionamento tenuti da Emil Tchakarov (Venezia 1988) e da Leonard Bernstein (Roma 1989). Come direttore d’orchestra ha tenuto innumerevoli concerti con alcune delle principali orchestre del panorama europeo: dalla Filarmonica di San Pietroburgo all’Orchestra Tchaikovsky
di Mosca, dalla Sinfonica di Praga alla Camerata Salzburg, dall’Orchestra Nazionale di Danimarca alla Filarmonica Slovena di Lubiana, senza dimenticare l’Orchestra della Svizzera Italiana, della R.T.V. di Zagabria, la Sinfonica Nazionale Lituana, la “Haydn” di Bolzano e Trento, la Filarmonica di Cracovia, la “Enescu” di Bucarest, la Filarmonica Arturo Toscanini, la Sinfonica Siciliana, l’Orchestra di Cannes e molte altre. Nella sua attività concertistica ha collaborato con celebri solisti, fra cui spiccano i nomi leggendari del violoncellista Mstislav Rostropovich, della pianista Martha Argerich, dei violinisti Uto Ughi e Salvatore Accardo, delle cantanti Cecilia Gasdia e Sara Mingardo. Molto significative anche le sue tournée extraeuropee: negli Stati Uniti d’America, in Brasile e soprattutto in Cina, dove negli ultimi anni ha dato vita al Festival Pianistico Internazionale di Pechino. Per la rivista “Amadeus” ha registrato un CD interamente dedicato a Mendelssohn con l’Orchestra di Padova e del Veneto (solisti il violinista Domenico Nordio e il pianista Roberto Prosseda), nonché un album haydniano con l’Orchestra del Festival di Brescia e Bergamo e il pianista Giuseppe Andaloro. Profondamente interessato al rinnovamento del repertorio sinfonico e in particolare alla musica del nostro tempo, ha interpretato in prima assoluta, e con grande successo, numerose partiture di autori contemporanei.
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