UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di Laurea Specialistica in
“Scienze e tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate”
“Efficacia del Nordic Walking sul profilo metabolico e antropometrico di un gruppo di donne con diabete di tipo II”
Relatore: Tesi di Laurea:
Prof. Marco Giorgio Baroni Valentina La Cava
Anno Accademico 2011-2012
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di Laurea Specialistica in
“Scienze e tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate”
“Efficacia del Nordic Walking sul profilo metabolico e antropometrico di un gruppo di donne con diabete di tipo II”
Relatore: Tesi di Laurea:
Prof. Marco Giorgio Baroni Valentina La Cava
Anno Accademico 2011-2012
Indice
Indice ..................................................................................................................... 5
Premessa .............................................................................................................. 6
Introduzione ........................................................................................................... 8
Il Diabete Mellito .................................................................................................. 10
Diagnosi del DMT2 .......................................................................................... 13
Patogenesi: ...................................................................................................... 14
Trattamento ...................................................................................................... 16
L’esercizio fisico. .......................................................................................... 16
Principali effetti benefici dell’esercizio fisico: ................................................ 17
Effetti dell’esercizio in acuto. ........................................................................ 18
Effetti dell’esercizio a lungo termine. ............................................................ 18
Il Nordic Walking ................................................................................................. 22
La tecnica del Nordic Walking .......................................................................... 24
Progetto motorio sperimentale: Il Nordic Walking e il diabete di tipo II. .............. 30
Caratteristiche dello studio. ................................................................................. 33
Risultati ................................................................................................................ 35
Discussione e conclusioni ................................................................................... 41
Bibliografia ........................................................................................................... 44
PremessaQuesto lavoro nasce dalla passione che ho sviluppato negli ultimi due anni studiando le
malattie del metabolismo e il ruolo che l'attività fisica ricopre nei confronti di queste.
In particolare lo studio della sindrome metabolica, che sappiamo essere una condizione clinica
cronica in costante crescita dovuta all'interazione di diversi fattori di rischio causati da una
scorretta alimentazione unita ad uno stile di vita sedentario, ha motivato la mia scelta nel
strutturare un progetto motorio che si proponesse come stimolo per il paziente con diabete di
tipo II sedentario.
Numerose sperimentazioni hanno dimostrato l'importanza dell'attività fisica nel trattamento del
diabete di tipo II, ma ad oggi si incontrano ancora molti ostacoli nell'assicurare al paziente una
continuità nell'attività.
Questo è dovuto in parte all'incapacità da parte del paziente di vedere l'esercizio fisico come
un farmaco contro il diabete, ed in parte alla carenza di iniziative che assicurino delle attività a
lungo termine stimolanti ma allo stesso tempo dosate, monitorate ed efficaci.
La scelta di proporre il Nordic Walking al gruppo di lavoro è maturata dalla conoscenza della
versatilità di una disciplina che è si è inserita nel territorio italiano solo negli ultimi anni, e dalla
curiosità di verificare gli effetti sul diabete di tipo II di una camminata che garantisce: minor
percezione della fatica, coinvolgimento del 90% dei muscoli corporei e circa il 60% di
dispendio energetico in più rispetto alla camminata normale.
Essendo il Nordic Walking un'attività da svolgere in gruppo e all'aria aperta, ho strutturato un
protocollo che permettesse l'arruolamento di 20 donne, di età compresa tra i 40 e i 65 anni, al
fine di promuovere l'attività come mezzo per il controllo del diabete ed inoltre per facilitare la
creazione di un gruppo di persone che potessero discutere e confrontare tra di loro le
esperienze vissute con la patologia.
Il progetto si è svolto in 12 settimane, un periodo relativamente breve per poter includere tra gli
obiettivi lo studio della prevenzione delle complicanze , ma sufficiente come punto di partenza
nell'inquadrare il Nordic Walking come attività da proporre in protocolli adattati a lungo termine
nel Diabete.
L'obiettivo di questa tesi è quello di verificare se il Nordic Walking apporta delle modificazioni
rilevanti sul profilo antropometrico, ematico e bioelettrico del paziente diabetico e se possa
incrementare il benessere generale percepito.
Introduzione
L'obiettivo di questa tesi è dimostrare come un attività aerobica a basso impatto osteoarticolare
qual'è il Nordic Walking possa influenzare le variabili alterate nel diabete di tipo II.
Per il protocollo sono state arruolate 20 donne con diagnosi di diabete di tipo II di età compresa
tra i 40 e i 65 anni, suddivise in due gruppi da 10, uno Attivo che ha svolto l'attività e uno di
Controllo che non ha seguito il training strutturato ma al quale è stato consigliato di praticare
una regolare attività fisica.
Le attività si sono svolte in un periodo di 3 mesi, un tempo limitato per la valutazione
dell'efficacia nella prevenzione delle complicanze ma valido come punto d'inizio per la
strutturazione di protocolli adattati con il Nordic Walking a lungo termine.
Si è scelto di confrontare le variabili ematiche (profilo glicemico e lipidico), antropometriche e di
fitness strettamente correlate con la patologia al basale e alla fine delle 12 settimane.
I risultati ottenuti alla fine dei lavori hanno mostrato delle differenze significative nei valori del
gruppo attivo in termini di Peso; BMI; Emoglobina Glicosilata; Hdl; Trigliceridi; Transaminasi
GPT; Resistenza; Reattanza e acqua cellulare totale.
Nel gruppo di controllo è risultata significativa la differenza media del peso pari a 1kg contro
2,5 kg del gruppo Attivo e la percentuale di acqua extracellulare.
Nel capitolo 1 della tesi è presente un inquadramento sulla patologia diabetica che comprende
un insieme di aspetti a partire dall'anamnesi al trattamento del diabete sino a stabilire il ruolo
dell'esercizio fisico sull' organismo con diabete di tipo II valutando le limitazioni e i benefici
indotti dall'attività in acuto e a lungo termine.
Il capitolo 2 è dedicato al Nordic Walking, una disciplina che ha trovato spazio in Italia solo
negli ultimi anni ma che, grazie alle su caratteristiche, si propone come attività fisica in grado di
far perdere peso, tonificare, migliorare la postura e contribuire al controllo del diabete.
Il progetto motorio oggetto di questa tesi viene presentato nel capitolo 3 in tutti i suoi aspetti
pratici che includono: la scelta del campionamento, i materiali, i metodi, gli obiettivi e la
metodologia di training.
Nel quarto capitolo vengono descritti tutti i risultati ottenuti nello studio con l'ausilio di alcune
tabelle e di grafici esplicativi dei valori statisticamente ottenuti.
Il quinto ed ultimo capitolo comprende la discussione dei risultati ottenuti e le conclusioni finali
sul ruolo del progetto nella prospettiva di iniziative future legate al Nordic Walking come attività
a lungo termine nel trattamento della patologia diabetica.
Capitolo 1
Il Diabete Mellito
Con il termine diabete mellito intendiamo una sindrome metabolica caratterizzata da livelli di
glucosio nel sangue più elevati rispetto alla norma (iperglicemia), con alterazioni del
metabolismo dei carboidrati, grassi e proteine derivati da un’inadeguata o assente produzione
dell'ormone insulina o da una scarsa capacità dei tessuti di utilizzare l'insulina stessa.
Il diabete interessa circa il 4-5% della popolazione mondiale, si stima che questo numero
possa salire sino ad interessare 300 milioni di persone nel mondo entro il 2025.
In Italia 3 milioni di persone hanno il diabete, si stima che un ulteriore milione di persone abbia
questa malattia senza saperlo e che 2,65 milioni di cittadini (6% della popolazione) soffrano di
alterata intolleranza al glucosio.
I costi del diabete per il budget della sanità italiana ammontano al 9% delle risorse ( più di 9,22
miliardi di EUR all'anno o 1,05 milioni di EUR ogni ora)
In generale il costo della sanità per un cittadino italiano con diabete è in media di 2.600 EUR
all'anno, più del doppio rispetto a cittadini di pari età e sesso, ma senza diabete.
Secondo la più recente Classificazione messa a punto dall'Organizzazione Mondiale della
Sanità il diabete comprende due forme principali:
Diabete mellito di tipo 1
Diabete mellito di tipo 2
Oltre a queste forme vengono segnalati il diabete che compare per la prima volta durante la
gravidanza detto anche diabete gestazionale o gravidico, e un gruppo eterogeneo che
comprende le forme più rare.
Il diabete mellito di tipo I rappresenta il 5-10% dei casi ed è caratterizzato dalla perdita totale
o quasi totale della produzione di insulina a causa di una sofferenza o della distruzione delle
Beta cellule delle isole del Langherans del pancreas.
È una patologia immuno-mediata nella quale si può verificare un’insulite, l’attivazione dei
linfociti T e di autoanticorpi.
Colpisce prevalentemente i giovani, ma può comparire a tutte le età.
La patogenesi è multifattoriale, si pensa infatti sia causata da una predisposizione genetica
(alleli HLA di classe II) unitamente a fattori ambientali ( proteine nella dieta, glutine, virus).
L’insorgenza del Diabete mellito di tipo 1 è generalmente acuta, i sintomi più frequenti
includono: poliuria, polidipsia, iperfagìa, astenia, dimagrimento, dolori addominali, disturbi
cognitivi e disturbi della coscienza.
Il diabete mellito di tipo II rappresenta il 90-95% dei casi, ed è dovuto a un difetto della
secrezione insulinica,
che può progressivamente peggiorare nel tempo, che si instaura su una condizione
preesistente, più o meno severa, di insulino-resistenza su base multifattoriale.
Si stima che la diagnosi clinica di DMT2 sia mediamente preceduta da una fase
asintomatica della durata di circa 7 anni, durante i quali l’iperglicemia esercita
effetti deleteri a livello dei tessuti bersaglio, così che alla diagnosi clinica sono
spesso già presenti le complicanze della malattia.
È verosimile, quindi, che la diagnosi tempestiva della malattia consenta di ridurre il rischio di
complicanze.
Le complicanze del diabete mellito tipo 2, sia micro che macroangiopatiche, riducono
notevolmente l’aspettativa e la qualità di vita del paziente diabetico:
Complicanze Microvascolari:
Retinopatia diabetica
Nefropatia
Neuropatia
Complicanze Macrovascolari:
CVD
Stroke
La patologia macrovascolare è la più frequente causa di morte nella popolazione diabetica,
mentre la nefropatia e la retinopatia diabetica sono le più frequenti cause di insufficienza renale
terminale e di cecità.
Si stima che i diabetici presentino un rischio di eventi cardiovascolari pari a quello della
popolazione non diabetica cardiopatica; Tale equivalenza è modulata dall’età, dal sesso
(maggiore rischio nelle donne diabetiche), dalla durata della malattia e dalla contemporanea
presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare (familiarità per coronaropatia o morte
improvvisa, inattività fisica, fumo, peso corporeo e distribuzione del grasso corporeo,controllo
glicemico, pressione arteriosa, microalbuminuria, lipidi plasmatici).
Diagnosi del DMT2
In assenza dei sintomi tipici della malattia (poliuria, polidipsia e calo ponderale),
la diagnosi di diabete deve essere posta con il riscontro, confermato in almeno
due diverse occasioni di:
glicemia a digiuno > 126 mg/dl (con dosaggio su prelievo eseguito al mattino
dopo almeno 8 ore di digiuno)
oppure
glicemia > 200 mg/dl 2 ore dopo carico orale di glucosio eseguito con 75 g
(Oral Glucose Tolerance Test, OGTT)
oppure
HbA1c > 6,5%
L’HbA1c sembra essere un parametro più affidabile e raccomandabile rispetto alla
glicemia in quanto è espressione della glicemia media di un lungo periodo e non di un singolo
momento e non soffre di alcuna influenza da parte di perturbazioni acute.
In presenza di sintomi tipici della malattia, la diagnosi di diabete deve essere
posta con il riscontro, anche in una sola occasione di:
Glicemia casuale > 200 mg/dl.
Patogenesi:
Il diabete di tipo 2 ha una eziologia multifattoriale, in quanto è causato dal concorso di più
fattori, sia genetici che ambientali.
I fattori causali responsabili provocano la malattia attraverso il concorso di due meccanismi
principali : l'alterazione della secrezione di insulina e la ridotta sensibilità dei tessuti bersaglio
(muscolo, fegato e tessuto adiposo) alla sua azione (insulino-resistenza).
Si pensa pertanto che il diabete Tipo 2 sia preceduto da una fase “prediabetica”, in cui la
resistenza dei tessuti periferici all'azione dell'insulina sia compensata da un aumento della
secrezione pancreatica di insulina (iperinsulinemia).
L'obesità viscerale riveste un ruolo di primo piano nello sviluppo della resistenza all'insulina.
Il tessuto adiposo è, infatti, in grado di produrre una serie di sostanze (leptina, TFN-α, acidi
grassi liberi, resistina, adiponectina), che concorrono allo sviluppo della insulino-resistenza.
Inoltre nell'obesità, il tessuto adiposo è sede di uno stato di infiammazione cronica a bassa
intensità, che rappresenta una fonte di mediatori chimici.
In questo frangente è necessario non sottovalutare i fattori di rischio che rendono alcune
persone più predisposte a sviluppare il DMT2:
IFG o IGT o pregresso diabete gestazionale o HbA1c 6-6,49%
Età ≥ 45 anni, con BMI ≥ 25 kg/m2
inattività fisica
familiarità di primo grado per DMT2
appartenenza a gruppo etnico ad alto rischio
ipertensione arteriosa (≥ 140/90 mmHg)
bassi livelli di colesterolo HDL (≥ 35 mg/dl) e/o elevati valori di trigliceridi (≥ 250 mg/
dl)
nella donna, parto di un neonato di peso > 4 kg
basso peso alla nascita (< 2,5 kg)
sindrome dell’ovaio policistico o altre condizioni di insulino-resistenza
evidenza clinica di malattie cardiovascolari
Ragazzi/e di età > 10 anni, con BMI > 85° percentile e due tra le seguenti
condizioni:
familiarità di primo o secondo grado per DMT2
madre con diabete gestazionale
segni di insulino-resistenza o ipertensione, dislipidemia, ovaio policistico, basso
peso alla nascita
appartenenza a gruppo etnico ad alto rischio.
Trattamento
L'obiettivo del trattamento nel diabete di tipo 2 è di raggiungere e mantenere una
concentrazione ottimale di glucosio ematico, di lipidi, e bassi valori di pressione arteriosa così
da poter prevenire o ritardare le complicanze croniche del diabete.
I dati italiani del Progetto DAWN (Diabetes Attitudes Wishes e Needs), individuando le aree
critiche nel percorso di cura della persona con diabete, in particolare quelle dovute all’impatto
psicosociale della malattia, fanno emergere le carenze del processo assistenziale alle quali va
rivolta grande attenzione sia a livello nazionale che globale.
Tali risultati, riferiti alla popolazione diabetica adulta , evidenziano l’esistenza di barriere
comunicative tra operatori sanitari e tra operatori sanitari e persone con diabete, di interruzioni
nella continuità assistenziale, di scarsa adesione alla terapia farmacologica e non
farmacologica (dieta e attività fisica) da parte dei pazienti, con ricadute sullo stato psicologico
e sulla vita personale e familiare della persone con diabete.
Le linee guida per attuare una razionale terapia in caso di DM non complicato prevedono
l'adozione da parte del paziente di uno stile di vita adeguato e funzionale al trattamento
farmacologico impostato, basato sulla dieta e sull’esercizio fisico.
La terapia nutrizionale è una componente fondamentale della gestione del diabete e
dell’educazione all’autogestione.
Le persone con diagnosi di DMT2 devono essere incoraggiate all’introduzione di
un’alimentazione ricca di fibre provenienti da ortaggi, frutta e cereali non raffinati e povera di
grassi di origine animale.
Un calo ponderale è raccomandato per tutti i soggetti adulti in sovrappeso.
L’approccio principale per ottenere e mantenere il calo ponderale è la modificazione dello stile
di vita, che include una riduzione dell’apporto calorico
e un aumento dell’attività fisica.
Una moderata riduzione dell’apporto calorico (300-600 kcal/die) e un modesto incremento del
dispendio energetico (200-300 kcal/die) permettono un lento ma progressivo calo ponderale.
L’esercizio fisico.
Sebbene l'attività fisica sia un elemento chiave nella prevenzione e gestione del diabete di tipo
2 , attualmente molte persone con questa malattia non la praticano regolarmente.
Numerosi studi hanno stabilito l'importanza dell'attività fisica e del fitness nel diabete , ed è
ormai accertato che la pratica regolare migliora il controllo della glicemia e può prevenire o
ritardare il diabete di tipo 2, apportando miglioramenti al profilo lipidico, alla pressione arteriosa,
riducendo eventi cardiovascolari, mortalità e incrementando la qualità della vita.
Gli interventi strutturati infatti combinano l’esercizio fisico ad una modesta perdita di peso ed è
stato dimostrato che questa combinazione riduce il rischio di diabete di tipo 2 fino al 58% in
popolazioni ad alto rischio.
La maggior parte dei benefici dell’attività fisica sulla gestione del diabete si realizzano
attraverso gli adattamenti dell’azione dell’insulina, che si concretizzano attraverso il lavoro
aerobico e di resistenza.
Principali effetti benefici dell’esercizio fisico:
Riduzione del peso
Aumento della sensibilità all’insulina
Riduzione del tessuto adiposo viscerale
Riduzione colesterolo LDL
Aumento colesterolo HDL
Riduzione dei valori pressori in caso di ipertensione lieve
Aumento della traslocazione del GLUT-4
Modificazione dell’assetto lipidico anti-atergeno
Aumento del benessere generale percepito.
Effetti dell’esercizio in acuto.
Il mantenimento di livelli glicemici normali a riposo e durante l’esercizio dipende in gran parte
dal coordinamento e dall'integrazione dei sistemi endocrino e nervoso simpatico.
Diversi fattori influenzano l’utilizzo dei combustibili durante l’esercizio, i più importanti sono
l’intensità e la durata dell’attività.
All'inizio dell'esercizio, il glicogeno fornisce la maggior parte del carburante per i muscoli in
contrazione. Una volta esaurite le riserve di glicogeno, i muscoli utilizzano il glucosio in
circolazione, insieme con gli acidi grassi rilasciati dal tessuto adiposo e con l’aumentare della
durata si ha di conseguenza un aumento della gluconeogenesi da parte del fegato.
Durante una singola seduta di esercizio fisico aerobico, i livelli plasmatici delle catecolamine
salgono marcatamente, correlati con un notevole aumento della produzione di glucosio. Da tale
attività può derivare uno stato di iperglicemia e persistere fino a 1-2 ore, in quanto i livelli
plasmatici delle catecolamine e la produzione di glucosio non tornano a livelli di normalità
immediatamente dopo la cessazione dell'attività.
Effetti dell’esercizio a lungo termine.
L'esercizio aerobico è la modalità maggiormente consigliata nella prevenzione e la gestione del
diabete.
Una settimana di allenamento aerobico può migliorare la sensibilità all'insulina nei soggetti con
diabete di tipo 2.
L’ allenamento aerobico moderato può migliorare la sensibilità all'insulina anche se solo per un
periodo di ore o giorni e, in minore intensità, incrementare l'azione dell'insulina.
L’esercizio può migliorare la capacità di risposta dei muscoli scheletrici all'insulina con un
aumento dell’espressione o dell’attività di proteine di segnalazione coinvolte nel metabolismo
del glucosio.
Potrà infatti aumentare l'attività della glicogeno sintasi e l’espressione della proteina GLUT4.
Diversi studi epidemiologici dimostrano chiaramente la relazione inversa tra stato di forma
fisica (VO2max) e sindrome metabolica. La VO2max dipende da una efficiente funzione
mitocondriale; nella obesità associata al diabete vi sono multiple alterazioni della funzione
mitocondriale correggibili mediante l’attività fisica aerobica che può migliorare anche del 30 %
la VO2max, soprattutto, nei soggetti sedentari e poco allenati.
Il miglioramento della composizione corporea e della sensibilità insulinica si associa ad un
assetto lipidico meno aterogeno (HDL aumentato, Trigliceridemia e LDL piccole e dense
ridotte) con diminuzione di oltre il 50% della mortalità per eventi cardiovascolari.
Per ottenere i benefici indotti è consigliata un attività che coinvolga la persona diabetica per un
minimo di 150 minuti alla settimana distribuiti in 3 giorni nei quali vengano svolte attività
aerobiche come: camminata a passo veloce, corsa leggera, nuoto, ciclismo, sci di fondo,
danza.
Il lavoro aerobico e di forza combinati risultano inoltre efficaci nel migliorare il controllo
glicemico e nel ridurre i fattori di rischio CVD.
Nella persona con diabete di tipo II l’esercizio fisico, come la terapia farmacologica, ha delle
controindicazioni in rapporto al dosaggio, al tipo, al volume, alla frequenza ed all’intensità.
È pertanto necessaria una gestione integrata che preveda il coinvolgimento di più specialisti
nella valutazione pre e post attività.
In particolare le valutazioni pre-esercizio stimano le complicanze dovute alla patologia andando
ad eseguire test ed esami strumentali rivolti ai sistemi: cardiovascolare, sistema vascolare
periferico, sistema nervoso periferico e apparato visivo.
Il protocollo di attività studiato e adattato al profilo della singola persona diabetica si pone degli
obiettivi:
Generali (miglioramenti nella qualità di vita)
Specifici (↓glicemia, profilo lipidico, pressione arteriosa, prevenzione delle complicanze)
Fitness (↑ capacità aerobica, della forza, resistenza muscolare, ROM)
Complementari ( modificazioni dello stile di vita, socializzazione).
Le singole fasi del protocollo di lavoro dovranno essere sempre monitorate e adattate dal
professionista in attività motoria così che possano essere costantemente soddisfatti i criteri
base per il proseguimento del training:
Scelta dell’attività ( lavoro aerobico o di resistenza)
Continuità
Intensità
Progressione
Variabilità
Frequenza
Durata.
Oltre all’importanza sul piano pratico dell’esercizio nella terapia del diabete mellito, esiste
anche una fondamentale valenza psicologica, collegata all’aumento del senso di benessere e
di sicurezza e quindi alla diminuzione di ansia e depressione, con maggiore senso di autostima
e sensazione di “potenza” nei confronti della malattia.
Grazie ai numerosi studi pubblicati dall’American Diabetes Association (ADA) e dall’American
Association Of Sports Medicine il sistema sanitario riconosce nell’attività fisica un eccellente
sistema per mettere alla prova la capacità di autogestione della malattia.
Negli Stati Uniti, dove l’obesità sta diventando una vera piaga sociale ed economica, il Piano
Sanitario Nazionale “Healthy People 2010” ha individuato l’incremento dell’attività fisica come
uno dei principali obiettivi di salute per il Paese, e definito in maniera chiara i programmi per
incentivarne la pratica in tutte le fasi della vita (solo il 25% degli adulti pratica attività fisica
secondo i livelli minimi raccomandati, cioè 30 minuti di attività moderata almeno 5 giorni alla
settimana oppure 20 minuti di attività intensa 3 o più volte alla settimana).
L’indagine conoscitiva svolta nel 2003 sulla promozione dell’attività fisica negli ambulatori
diabetologici italiani è uno studio clinico randomizzato, che mediante questionario
autocompilato ha coinvolto 3673 persone con diabete tipo 2 in 70 Centri AntiDiabete su tutto il
territorio nazionale con l’obiettivo di:Individuare gli impedimenti allo svolgimento
dell’attività fisica; Conoscere il punto di vista delle persone con diabete di tipo 2 sul valore
terapeutico dell'esercizio fisico e Indagare sul gradimento dell’Operatore di Fitness Metabolica
nel team diabetologico.
I risultati di questo studio hanno dimostrato che la stragrande maggioranza dei pazienti (89,8%)
ritiene che un’attività fisica regolare possa migliorare il proprio diabete, ma solo il 52,6 % la
pratica regolarmente.
La pratica sportiva consapevolmente intrapresa "costringe" all’autocontrollo, insegna come
adattare alternativamente insulina e apporto di carboidrati al dispendio energetico, favorisce la
socializzazione, migliora l’autostima ed allena ad una disciplina di vita.
In questo senso la figura del Professionista in Attività Motoria Preventiva e Adattata si propone
come supporto fisico-educativo con l’obiettivo di garantire una terapia più naturale nel ridurre i
rischi, le complicanze e la spesa sanitaria legata ai farmaci.
È necessario ricordare che l’attività fisica, se non condotta correttamente, può aggravare la
malattia e favorire le complicanze, motivo per il quale lo specialista in attività motoria dovrà
sempre incoraggiare il paziente all’attività seguendo alcuni fondamentali accorgimenti:
Sconsigliare l’attività con valori glicemici di partenza maggiori di 250- 300 mg/dl , o
minori di 80 mg/dl.
Nel caso di terapia insulinica o con antidiabetici orali controllare la glicemia prima e
post esercizio.
Regolare l’alimentazione e la terapia insulinica in funzione dell’intensità e della durata
dell’allenamento previsto, in accordo col diabetologo.
Il Nordic Walking
Il Nordic Walking è una disciplina sportiva che nasce dall'esigenza da parte degli sportivi di
tutto il mondo di praticare un attività che permettesse il coinvolgimento della muscolatura degli
arti superiori nella camminata e nella corsa, pone le sue radici negli anni 30, quando gli atleti di
sci di fondo cominciarono ad utilizzare i loro bastoni invernali durante gli allenamenti estivi, gli
esercizi in salita e le corse.
L’idea del Nordic Walking come attività fisica alla portata di tutti si sviluppa in Finlandia nei
primi anni 80.
Nel 1897 in occasione della “Finlandia kavely” a Tampere, una camminata lunga 36 km, la
dott.ssa Jaaskelainen fu l’unica persona a partecipare con i bastoncini dello sci di fondo,
suscitando l’interesse di tutti i partecipanti alla manifestazione.
La persona chiave per il lancio di questa disciplina è stato Tuomo Jantunen, che fondò la
Suomen Latu nel 1977, con l’obiettivo di promuovere tra i finlandesi l’attività fisica all’aria
aperta.
Il lancio ufficiale del “suavakaveley/Nordic Walking avvenne 20 anni dopo, nel 1997 infatti,
grazie ad un progetto del dott. Jantunen che prevedeva la pubblicazione di inserti nei giornali
locali e la produzione dei primi prototipi di bastoncini.
Da quel momento nacque una disciplina caratterizzata da un suo proprio nome, e dal suo
proprio attrezzo, il bastoncino da Nordic Walker.
Attualmente solo in Finlandia 720 000 persone praticano il Nordic Walking regolarmente
almeno una volta alla settimana.
Alcune stime del 2005 quantificano nell’ordine di circa 5,8 milioni le persone che praticano
questa disciplina settimanalmente.
Caratteristiche del Nordic Walking.
La camminata nordica si basa su tre concetti fondamentali:
La postura
La corretta tecnica del cammino
Il corretto utilizzo di bastoncini specifici
Intendendo la postura come “La posizione del corpo nello spazio e la relazione tra i suoi
segmenti corporei” potremmo definire la corretta postura come la posizione più idonea nello
spazio in cui il baricentro generale del corpo (punto in cui si applica la risultante delle forze di
gravità che agiscono nei diversi punti del corpo umano) risulta allineato con il baricentro della
porzione superiore del corpo (anteriore alle prime vertebre dorsali) ed anteriore alla terza
vertebra lombare.
La postura è condizionata da fattori neurofisiologici, biomeccanici, emotivi, psicologici e
relazionali.
L’acquisizione della tecnica corretta tipica della camminata nordica ha come obiettivi
relativamente alla postura: l’equilibrio del capo sul collo e sulla colonna vertebrale, un corretto
allineamento delle spalle, l’abbassamento delle scapole, il corretto mantenimento della
porzione toracica grazie al sostegno dei muscoli addominali e dorsali, il mantenimento del
bacino in posizione neutra, e un equa distribuzione del peso corporeo sui tre punti di appoggio
dell’arcata plantare.
La camminata corretta è la base per lo svolgimento di attività come il Nordic Walking, ma
anche per la prevenzione di posture scorrette e dolori specialmente tra gli sportivi.
La deambulazione è condizionata dal sollevamento del centro di gravità e dalla esiguità della
base di appoggio.
E' un atto complesso risultante dalle interazioni fra forze interne ed esterne coordinate dal
sistema di controllo posturale e dell'equilibrio, che regola attimo per attimo, tramite i muscoli, i
rapporti fra le forze.
La maggior parte dei gruppi muscolari degli arti inferiori sono attivi durante la deambulazione.
Il ciclo della deambulazione è compreso fra i due appoggi calcaneari dello stesso piede ed è
costituito da una fase portante (60% dell'intero ciclo) e una fase oscillante (40% dell'intero
ciclo).
L’apprendimento di uno schema motorio che focalizzi l’attenzione sulla deambulazione
adeguata passa infatti attraverso l’osservazione e lo studio dei tre periodi della locomozione: la
fase di contatto, la fase intermedia e la fase propulsiva.
I bastoncini da Nordic Walking sono costituiti da 5 componenti: la manopola ergonomica, il
lacciolo, la canna in fibra di carbonio, la punta e il gommino.
La lunghezza del bastone varia in base all’altezza, e può essere determinata attraverso la
formula: altezza x 0,68.
I bastoncini, inseriti nella camminata naturale, garantiscono maggiore sicurezza, stabilità e
spinta in avanti senza modificare lo schema motorio tipico della deambulazione e coinvolgendo
le fasce muscolari della parte superiore del corpo.
Un buon utilizzo costituisce il punto di contatto tra l’acquisizione di una postura corretta in fase
dinamica e il ripristino della gestualità tipica di un’andatura fluida.
La tecnica del Nordic Walking
Il Nordic Walking è una disciplina che può essere praticata da tutti indipendentemente dall’età,
dal sesso e dalla condizione fisica.
Una volta acquisita la tecnica corretta e impostato uno dei tre livelli di allenamento (Livello
Benessere, Fitness e Sport) il NW offre un modo facile ed efficace di: incrementare il livello di
benessere percepito, allenare sino al 90% della muscolatura corporea, aumentare il dispendio
energetico di circa il 50% rispetto alla camminata normale, e migliorare la postura e tonificare i
muscoli degli arti inferiori insieme agli arti superiori e al tronco grazie al coinvolgimento di
muscoli quali : gran dorsale, trapezio, romboidi e tricipite.
Le caratteristiche principali della tecnica corretta del NW sono:
Lunghezza del passo naturale
Rotazione del bacino
Bastone in posizione diagonale
Mano rilassata e aperta
Estensione del braccio
Gomito piegato in avanti
Rotazione del busto
Sguardo in avanti
Corpo leggermente inclinato in avanti
Pull up
Vi sono delle varianti caratteristiche della tecnica base che risultano fondamentali per garantire
la sicurezza in terreni e percorsi di media ed elevata difficoltà :
Tecnica di salita
Tecnica di discesa
Alcuni studi scientifici pubblicati nel periodo compreso tra il 1992 e il 2004 mostrano come sia
possibile ottenere buoni risultati nei tre livelli di allenamento :
Livello Benessere; Adatto a tutti, effettuato ad un basso livello di intensità che garantisce una
maggiore sicurezza nel raggiungimento di una migliore condizione fisica anche per coloro che
hanno limitazioni fisiche dovute a patologie reumatiche, cardiache, metaboliche e neurologiche.
Livello Fitness; Costituisce un attività strutturata che coinvolge sin dalla prima sessione di
allenamento il sistema cardiovascolare aumentandone la capacità aerobica, incrementa la
tonicità dei muscoli dei distretti superiori e inferiori e porta ad un aumento del benessere
generale percepito.
Livello Sport; Studiato appositamente per gli atleti con un elevato grado di allenamento che
mirino ad oltrepassare alcuni limiti attraverso esercizi specifici per la resistenza, la velocità e la
potenza effettuati su percorsi di varia pendenza.
La sessione di allenamento di NW sarà in ogni caso strutturata in tre fasi:
La prima fase di riscaldamento prevede una mobilitazione delle principali articolazioni degli
arti inferiori e superiori attraverso esercizi a corpo libero e con l’ausilio dei bastoncini, flessioni
dell’anca e delle ginocchia, circonduzioni e flessioni delle spalle.
Nella fase di condizionamento l’atleta mette in pratica tutte le specifiche tecniche per
affrontare percorsi di basso-medio-alto livello ed allenare la capacità aerobica con frequenze
che variano dal 50% al 90 % della FCMax.
Nell’ultima parte dell’allenamento l’atleta si concentrerà con l'ausilio dei bastoncini su esercizi
di defaticamento e allungamento muscolare fondamentali per favorire l’eliminazione di
prodotti di scarto quali l’acido lattico e rilassare i muscoli affaticati.
Gli esercizi di allungamento dovranno essere eseguiti in maniera statica coinvolgendo
soprattutto i gastrocnemi, gli ischio crurali, il quadricipite femorale, i glutei e i muscoli delle
braccia e con una durata di almeno 20 secondi per ogni singolo esercizio.
Nordic Walking e salute.
Grazie alla sua versatilità il Nordic Walking risulta essere un attività facilmente integrabile nei
protocolli di attività fisica adattata.
A partire dagli anni 90’ alcuni studi scientifici hanno analizzato le modificazioni che questa
disciplina può apportare in quadri clinici patologici quali la vasculopatia periferica e alcune
patologie articolari:
Le risposte fisiologiche della camminata con e senza i Power Poles sono state
studiate da Hendricksons (1993) e da Porcari et al.(1997).
Il gruppo di studio composto da 16 donne (VO2 max 50 ml/kg/min) e 59 uomini ha
eseguito un protocollo motorio su un tapis roulant con e senza bastoni alla velocità di 6-7,5 km/
h.
Non state rilevate differenze nella risposta tra uomini e donne. È stato riscontrato che
l’utilizzo dei bastoni incrementava in maniera significativa l’assorbimento di ossigeno, la FC, e il
consumo energetico di circa il 20% rispetto alla camminata senza bastoni in soggetti in forma.
Nello studio del cammino di Porcari su tapis roulant condotto su 32 uomini e donne sani, la
camminata con bastoni ha avuto come risultato risposte di assorbimento di O2 superiori in
media del 23%, di consumo calorico superiori del 22% e di frequenza cardiaca superiori del
16% rispetto alla camminata senza bastoni.
I valori di RPE (tasso di sforzo percepito) si aggiravano su una media superiore di 1,5 unità con
l’uso di bastoni, e il modello di risposta era simile per uomini e donne.
In uno studio pubblicato dal Cooper Institute Group in Texas, USA, il costo metabolico del
NW è stato confrontato alla camminata normale in 22 uomini e donne di 31 anni. (Morse t al.
2011, Church et al. 2002).
I partecipanti a tale studio hanno effettuato una camminata su una pista di 200 m all’aperto con
un Cosmed K4b per la misurazione del consumo di O2 e il cardiofrequenzimetro per il
monitoraggio della FC.
Lo studio ha indicato un aumento del 20% del consumo di O2, del dispendio calorico e della
FC nel NW rispetto alla camminata normale.
L’intervallo di incremento nel consumo di O2 è stato ampio (5,63%), riflettendo differenze
nell’intensità e nella tecnica di spinta con il bastone.
Lo sforzo percepito non si è differenziato tra le due modalità di camminata.
Nella spinta ad alta intensità con i bastoni la FC è incrementata di 35bpm rispetto alla regolare
camminata.
Nel 2003 Collins et al. Hanno pubblicato uno studio in cui sono stati esaminati 52 pazienti (65-
70 anni) con vascolopatia periferica (PVD).
Il programma era composto di tre sessioni settimanali di camminata con bastoni per 45 min.
È stata inclusa nel protocollo la somministrazione di Vitamina E ( dose 400 IU al dì).
I dati raccolti comprendevano l’assorbimento di O2 prima e dopo il culmine, un intervista sulla
qualità della vita e misurazioni bisettimanali della pressione periferica alle caviglie.
Il gruppo che ha inserito i bastoni nella camminata ha riscontrato un miglioramento significativo
nella tolleranza all’esercizio, un aumento della ICD (Initial claudication distance) e un aumento
della distanza e della velocità di marcia.
Il lavoro condotto da Wilson et al. (2001), ha avuto come obiettivo quello di determinare un
eventuale riduzione del carico agli arti inferiori durante una camminata su superficie piana.
È stata condotta un’analisi tridimensionale dell’andatura su 13 adulti sani in
seguito a 10 prove di camminata in cui sono state utilizzate 3 diverse condizioni di spinta con i
bastoni (posizione scelta, posizione dietro e posizione in avanti) e senza l’uso dei bastoni.
I risultati hanno dimostrato che ci sono state differenze nelle variabili cinetiche tra la camminata
con e senza bastoni.
L’utilizzo dei bastoni ha consentito infatti una riduzione delle forze di reazione verticali del
terreno sulle articolazioni e una riduzione dell’impulso angolare e dell’appoggio dell’apparato
estensore del ginocchio.
Progetto motorio sperimentale: Il Nordic Walking e il diabete
di tipo II.
Vista l’elevata incidenza e i costi correlati ai pazienti ai quali sia stata diagnosticata resistenza
insulinica e Diabete di II tipo la diagnosi precoce e l'impostazione di terapie fisiche e
farmacologiche adeguate risultano fondamentali per la riduzione di rischi di eventi
cardiovascolari tipici della sindrome metabolica.
Il Nordic Walking, attività aerobica a basso impatto sull'apparato osteo-articolare, si propone
come esercizio fisico in grado di apportare cambiamenti significativi rispetto all'assetto
metabolico, antropometrico e, in generale, allo stato di salute e benessere complessivo
percepito del paziente affetto da Diabete di tipo II.
Lo scopo di questo progetto motorio è dimostrare come il Nordic Walking praticato secondo i
principi dell’INWA (International Nordic Walking Federation) possa diventare , attraverso
sedute di allenamento strutturate e adattate al paziente diabetico , un’attività fisica idonea al
raggiungimento dei seguenti obiettivi:
Obiettivi specifici: Modificazione delle risposte metaboliche, valutazioni FFM, FM,
calorimetria indiretta, valutazione della forza massimale e valutazioni delle eventuali riduzioni
della terapia farmacologica.
Obiettivi trasversali: Incremento del benessere generale percepito.
Destinatari: Si è scelto di programmare il lavoro su 10 pazienti di sesso femminile, di età
compresa tra i 40 e i 65 anni, alle quali sia stato diagnosticato Diabete tipo II.
Durata del progetto: La durata complessiva del progetto è di 3 mesi.
Sedi di lavoro: Essendo il Nordic Walking un’attività da svolgere all'aria aperta le sedi scelte
per i lavori sono state: Parchi, ampi spazi verdi e spiagge.
Numero di sedute: Nelle prime 6 settimane 3 sessioni settimanali della durata di 60 minuti in
percorsi di bassa-media difficoltà.
Nelle ultime 6 settimane da 4 sessioni settimanali della durata di 90 minuti in percorsi di media-
elevata difficoltà.
Risorse materiali: Bastoncini da Nordic Walking.
Risorse umane: Valentina La Cava, Specializzanda in Scienze e Tecniche dell'attività motoria
Preventiva e Adattata, Nordic Walking Instructor.
Materiali per valutazioni e per il monitoraggio del training: Bilancia pesapersone,
antropometro, bioimpedenziometro, dinamometro, valutazioni variabili ematiche, pressorie,
metaboliche e di fitness.
Questionari sullo stato di salute proposti: IPAQ.
Metodologia training: Il training è stato suddiviso in due fasi di lavoro;
Nella prima fase, della durata di 6 settimane, il lavoro del gruppo si è concentrato
sull'esecuzione di esercizi volti allo sviluppo del corretto gesto tecnico tipico della camminata
nordica e da un periodo di allenamento adattato in percorsi di bassa/media difficoltà studiati per
valutare i livelli di fitness di partenza e incrementare la resistenza cardiovascolare, attraverso
esercizi che hanno posto le pazienti nelle condizioni di poter sperimentare e personalizzare la
tecnica.
Nella seconda fase, della durata di 6 settimane, sono stati individuati e proposti dei percorsi di
media ed elevata difficoltà adeguati per la pratica del Nordic Walking , caratterizzati da diverse
pendenze, che hanno permesso l’impostazione di un allenamento adattato a carico
progressivo.
La sessioni di allenamento sono state adattate alle donne diabetiche distinguendo i 3 diversi
momenti nella singola seduta: Il riscaldamento, la fase di condizionamento, lo stretching e la
ginnastica respiratoria.
Durante il riscaldamento sono stati effettuati esercizi per la mobilità articolare insieme a flesso-
estensioni degli arti superiori, inferiori e del tronco con l’ausilio dei bastoncini.
La fase di condizionamento ha visto il gruppo impegnato inizialmente in percorsi di
bassa/media difficoltà di 4-5 km con lievi pendenze (7%), e in un secondo momento in
camminate di medio/alta difficoltà della lunghezza di circa 7 Km con pendenze tra il 10% e il
14%.
In questo periodo le pazienti sono state costantemente monitorate mediante la misurazione
della FC del polso radiale.
Nell’ultima parte dell’allenamento sono stati scelti esercizi di stretching specifici per le catene
muscolari coinvolte nella camminata nordica, effettuati con l’ausilio dei bastoncini e associati
alla ginnastica respiratoria per favorire il recupero ottimale e alleviare le tensioni muscolari.
Caratteristiche dello studio.
Lo studio ha come obiettivo l'analisi delle modificazioni delle variabili atropometriche,
metaboliche ed elettriche pre e post attività di un gruppo di 10 donne di età compresa tra i 40 e
i 65 anni con diagnosi di Diabete mellito di tipo II, confrontato ad un gruppo di controllo
composto da 10 donne con le medesime caratteristiche cliniche alle quali è stato consigliato di
fare attività fisica ma che non ha svolto il protocollo di attività fisica strutturata proposto.
L'attività fisica è stata svolta dal gruppo attivo in un periodo di 12 settimane con una frequenza
di 3 sessioni a settimana da 60-90 minuti caratterizzate da volumi di allenamento di tipo
incrementale.
Si è scelto di valutare le modificazioni delle variabili sopracitate nel periodo pre e post attività
al fine di studiare gli effetti che l'attività di Nordic Walking svolta dal gruppo attivo può
provocare sulla persona con patologia diabetica.
Variabili prese in esame.
Profilo Antropometrico:
• Peso
• Altezza
• BMI
Profilo ematico:
• Emoglobina glicosilata ( HbA1c)
• Colesterolo totale
• Colesterolo LDL
• Colesterolo HDL
• Trigliceridi
• Gamma GT
• GOT
• GPT
Composizione corporea:
• Resistenza (Rz)
• Reattanza (Xc)
• Phase Angle
• Lean body max (Lbm)
• Free fat mass (Ffm)
• Total body water (Tbw)
• Extracellular body water (Ecw)
• Body cell mass (Bcm)
• Metabolismo basale relativo (Bmr)
• Body Fit Index (Bfi)
•
Profilo di fitness:
• Handgrip Test.
Gli strumenti utilizzati per le misurazioni comprendono:
• Antropometro
• Bilancia pesapersone
• STA (Soft Tissue Analyzer)
• Dinamometro.
Sono stati inoltre proposti due questionari ad entrambi i gruppi per la valutazione del
benessere generale percepito e il livello di attività fisica di partenza:
• Short Form 36 (SF36)
• International Phisical Activity Questionnary (IPAQ)
L'analisi statistica dei dati è stata eseguita mediante l'utilizzo di test per il calcolo della media e
della deviazione standard al fine di valutare la significatività; e mediante il Paired Simple T test
sono stati confrontati i dati appaiati al basale e dopo le 12 settimane di entrambi I gruppi.
Risultati
Nella Tabella 1. vengono presentati i valori antropometrici e metabolici al basale di entrambi i
gruppi presi in esame.
Tra i 20 partecipanti, di età compresa tra i 40 e i 65 anni, il 50 per cento del gruppo attivo
risulta obeso, il 20 per cento sovrappeso e il 10 per cento normopeso.
Nel gruppo di controllo il 50 per cento risulta obeso, il 30 per cento in sovrappeso e il 20 per
cento normopeso.
Il Bmi e l'emoglobina glicosilata risultano sovrapponibili.
Nessun partecipante allo studio ha interrotto l'attività prima della fine delle 12 settimane.
Le differenze tra le variabili studiate nei due gruppi al tempo zero risultano statitisticamente
non significative.
1.Significatività delle variabili antropometriche e metaboliche a T0.
L'esame bioelettrico, i cui valori vengono mostrati inTabella 2, eseguito mediante l'utilizzo del
STA (Soft Tissue Analyzer) ,ha permesso di effettuare un analisi quantitativa e qualitativa della
massa corporea conduttiva dei partecipanti allo studio.
Anche nel caso delle misure bioelettriche l'analisi statistica ha mostrato una non significatività
al tempo zero tra i valori dei due gruppi,facilmente evideziabile dalla sovrapponiblità dei valori
di Reattanza, Percentuale di massa magra, Acqua totale, Angolo di Fase e della Massa
Cellulare Totale.
Tabella 2. Significatività delle variabili bioelettriche a T0.
L'Hand Grip Test è stato inserito nello studio come metodo di valutazione della forza dell'arto
superiore in quanto l'attività fisica proposta ha previsto un coinvolgimento diretto della
porzione superiore del corpo.
Il test è stato eseguito dai componenti in fase pre e post attività con l'arto dominante ( 90% Dx,
10% Sx) senza mostare alcuna differenza significativa nell'analisi tra il gruppo attivo e il
gruppo di controllo.
Il confronto tra le variabili antropometriche e metaboliche al tempo Zero e alla fine delle 12
settimane del gruppo Attivo in Tabella 3 mostra:
• Una differenza significativa nel peso, con una riduzione media di 2,4 Kg.
• Diminuzione del BMI da 32,3 a 31,4 con P value pari a 0,022.
• Riduzione dell'emoglobina glicosilata (HbA1c) da 7,1 a 6,3 con una riduzione uguale
a 0,64.
• Aumento del Colesterolo HDL da 49,2 a 54,8 con un P value pari a 0,003.
• Diminuzione dei Trigliceridi da 125,1 a 117 con diminuzione di 8,1.
• Riduzione transaminasi GPT da 38 a 31,1 con P value uguale a 0,087.
Tabella 3. Confronto tra variabili antropometriche e metaboliche del gruppo attivo pre e post attività.
In tabella 4 vengono confrontati i valori tra le variabili bioelettriche e di fitness che dall'analisi
risultano significative:
• Aumento della Resistenza (Rz) da 476,2 a 504,3 con P value uguale a 0,054.
• Aumento della Reattanza (Xc) da 42,1 A 46,3 con P value uguale a 0,036
• Diminuzione della Massa Magra (LBM) da 61,9% a 61,1% con P value uguale a 0,045.
• Riduzione dell'acqua totale (TBW) da 38,4 a 36,9 con P value pari a 0,056.
• Aumento della forza valutata attraverso l'Handgrip Test da 27,7 kg a 31,7 con una
differenza pari a 4 kg.
Tabella 4. Confronto tra variabili elettriche e di fitness muscolare del gruppo Attivo.
In tabella 5, è riportato un confronto dei valori del gruppo di controllo tra le variabili
antropometriche e metaboliche ai due tempi dello studio. I 10 componenti di tale gruppo non
hanno seguito il programma di attività fisica supervisionata ma è stato consigliato loro il
mantenimento di uno stile di vita attivo e la pratica costante di esercizio fisico.
Tabella 5. Confronto tra variabili antropometriche e metaboliche del gruppo di controllo.
L'analisi dei dati mostra una diminuzione media del peso pari a 1 kg alla fine delle 12
settimane, e nessuna evidenza significativa sul profilo metabolico, a causa della paragonabilità
dei valori dei due tempi.
Gruppo controllo T0 T1 P value
Peso 75,8± 74,8± 0,04BMI 31,7± 31,4± 0,19HbA1c 7,1± 7,1± 0,78Colesterolo 198,6± 200,3± 0,74HDL 56,2± 56,2± 1LDL 118,2± 122,6± 0,43Trigliceridi 108,8± 106,1± 0,71Gamma GT 21,1± 24,2± 0,16GPT 20,3± 22,5± 0,42GOT 19,1± 20± 0,74
Le grandezze biolettriche del gruppo di controllo (Tabella 6) valutate alla fine del protocollo
,mostrano una non significatività dei valori eccetto per la percentuale di ECW che mostra un P
value di confronto pari a 0,027.
Tabella 6. Confronto tra variabili bioelettriche e di fitness del gruppo di controllo.
T0 T1 P value
Rz 512,7± 520± 0,55Xc 45,4± 44,9± 0,38PA 5,1± 7,3± 0,73LBM 45,8± 44,8± 0,41LBM% 61,7± 61,3± 0,76FFM 30± 29,9± 0,97FFM% 38,2± 38,6± 0,76TBW 34,7± 34,3± 0,46TBW% 46,7± 46,8± 0,89ECW 17,4± 17,5± 0,88ECW% 50,2± 51± 0,03BCM 22,7± 21,8± 0,15BCM% 49,4± 48,4± 0,12BMR 1380,3± 1356,5± 0,23BFI 95,8± 93,4± 0,23HANDGRIP T 27± 26,7± 0,79
Gruppo controllo
Discussione e conclusioni
I risultati di questo studio evidenziano come Ie caratteristiche antropometriche, bioelettriche e
di fitness dei due gruppi fossero paragonabili al tempo zero (Paragrafo xx Tabella 1. e 2).
I valori mostrati nelle tabelle si riferiscono ai partecipanti che hanno seguito interamente il
training della durata di 12 settimane.
Lo studio evidenzia a T2 una riduzione di peso media di 2,4 kg del gruppo attivo (Tab.3) e una
riduzione media di 1kg nel gruppo di controllo (Tab.5),una diminuzione del BMI del gruppo
Attivo di 0,9 Kg/cm² rispetto alla differenza non significativa tra i due valori nel gruppo Ctrl.
L'emoglobina glicosilata (HbA1c) passando dal valore basale di 7.1% a 6.3% dopo 3 mesi, ha
subito una riduzione pari a 0,64 % nel gruppo Attivo, rispetto al valore di 7.1% rimasto
invariato nel gruppo di Controllo (Grafico 2).
T0 T170
72
74
76
78
80
82
84
82,580,1
75,8 74,8
Peso pre e post attivitàGruppo attivo Gruppo controllo
Tempo
Peso
( K
g )
Le modificazioni significative rispetto al basale nel gruppo Attivo sono risultate
significativamente più marcate confrontate con il gruppo di controllo anche per I livelli di HDL;
Trigliceridi;Transaminasi GOT; Resistenza; Reattanza; Massa Magra; TBW e Forza sviluppata
con l'arto superiore. (Tabella 4).
I soggetti coinvolti dell'attività fisica strutturata hanno dimostrato miglioramenti in tutti i
parametri sopracitati, mentre nel gruppo di Controllo i partecipanti hanno mostrato una
riduzione significativa solo nel peso e nella TBW %.
Nel periodo di studio è stato inoltre riscontrato un miglioramento dello stato di salute percepito
dal gruppo Attivo valutato con il Questionario SF36 rispetto ai risultati invariati ottenuti nel
gruppo di Controllo.
Nello specifico è stata evidenziata un diminuzione nelle limitazioni al ruolo fisico ed emotivo;
riduzione del dolore fisico; miglioramento della salute generale percepita, della vitalità, delle
attività sociali e della salute mentale.
Uno studio pubblicato nel 2011 da Fritz et al. dal titolo “Effetti del nordic walking sulla salute-
qualità della vita in soggetti in sovrappeso con diabete mellito di tipo 2 e ridotta o normale
T0 T15,8
6
6,2
6,4
6,6
6,8
7
7,2
7,1
6,3
7,1 7,1
HbA1c pre e post attivitàGruppo attivo Gruppo controllo
Tempo
HbA
1c
tolleranza al glucosio” ha valutato gli effetti di 4 mesi di attività incrementale su 212
partecipanti riscontrando miglioramenti nella qualità del sonno e una significativa riduzione del
BMI, suggerendo il Nordic Walking come attività da introdurre in un contesto di assistenza
sanitaria primaria come attività a basso costo per favorire la perdita di peso e il miglioramento
dello stato di salute.
Altri studi a lungo termine strutturati con intensità di esercizio paragonabili a quelle proposte
con le attività di Nordic Walking, hanno accertato la possibilità di produrre effetti significativi
nella prevenzione delle complicanze nel paziente diabetico.
Nello studio pubblicato da Balducci et al. dal titolo “Effetto di una strategia di intervento di
allenamento intensivo sui fattori di rischio cardiovascolare modificabili in soggetti con diabete
di tipo 2” sono stati valutati 691 pazienti ai quali è stato proposto un protocollo di attività fisica
aerobica per due sessioni settimanali che ha provocato una marcata riduzione dell'emoglobina
Glicosilata (HbA1c) evidenziando la necessità nei confronti di pazienti considerati ad alto
rischio di strutturare delle attività caratterizzate da volumi maggiori di lavoro per favorire
l'efficacia sui fattori di rischio cardiovascolare.
Tre mesi di attività supervisionata si configurano come periodo di tempo troppo breve per
poter rilevare una modificazione dei parametri che interessano la patologia diabetica a lungo
termine, la prevenzione delle complicanze e lo stile di vita dei partecipanti.
Sulle base degli studi sopracitati, il protocollo applicato in questa tesi si propone come spunto
nella strutturazione di progetti motori a lungo termine che permettano uno studio approfondito
dell'efficacia del Nordic Walking sugli tutti gli aspetti che caratterizzano la patologia diabetica e
le sue complicanze da parte dello specialista in Attività motoria preventiva e adattata.
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