Download - edizione eridana settembre 2015 stop · 2017. 3. 2. · ristiche nutritive dei prodotti, la loro conservazione e distribuzione, educare a una corretta alimentazio-ne per favorire

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  • stopallo sprecoalIMeNtare

    Una battaglia su cui Coop è impegnata da anni. Il governo pensa ad una legge, ma per il 42%il problema dipende da quel che succede in casa

    edizione eridana settembre 2015

  • CHIEDILOCOOPALLA

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  • sommario

    Periodico della Cooperazione di Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro, 16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908 [email protected]

    Reg.Trib.: Bologna 2/9/1997 n.6708 Copia singola euro 0,48 Abbonamento (sei numeri) euro 2,80

    Direttore responsabile Dario Guidi

    Progetto graficoFerro comunicazione & design

    Impaginazione e grafica Ilde Ianigro

    Stampa Chinchio Industrie Grafiche s.r.l.www.chinchio.it

    Coop Editrice Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908C. F., P. IVA e Iscrizione al Registro delle Imprese di Bologna n. 03722150376 | Iscrizione all’albo delle Cooperative a mutualità prevalente n. A108296

    Chiuso in tipografia il 25/08/2015

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    Expo, per Coop Eridana il futuro è già quiMigliaia di presenze ogni giorno: soci e scolaresche per scoprire come sarà possibile, tra qualche anno, fare la spesa alla Coop Eridana

    4 Lettere a Coopinforma

    6 Coop Eridana Il futuro è già qui di luCia CElla

    10 Stop allo spreco di dario guidi

    22 Spuntini di qualità

    24 Vienna, una capitale piena d’arte e musei di giusEppE ortolano

    26 Sapori di mare tra cozze e baccalà di hElMut failoni

    28 Mostre e libri di giorgio oldrini

    Stop allo spreco alimentarein arrivo un provvedimento del governo. Coop è impegnata in questa battaglia già dal 2003. Ma per il 42% il problema è in casa

    Un mondo di cooperazionenel mondo esistono 2 milioni e mezzo di cooperative che hanno un miliardo di aderenti. una realtà straordinaria fatta di imprese piccole e grandi

  • 4 coop informa

    L’indirizzo per scrivere a questa rubrica è:redazione Consumatori, Viale aldo Moro, 16, 40127 Bologna fax 051 6316908, oppure, [email protected]

    RISpondE ChIaRa faEnzaresponsabile sostenibilità e innovazione e valori di Coop italia:

    La campagna “#FilieraSporca. Gli invisibili dell’arancia e lo sfruttamento in agricoltura nell’anno di Expo”, è un importante lavoro d’indagine e denuncia realizzato da un gruppo di associazioni (Terra! Onlus, Associazione antimafie daSud e Terrelibere.org.), per contrastare un fenomeno che in Italia si ripropone da anni, specie nelle regioni meridionali. Proprio in questo che è l’anno dell’Expo questa iniziativa vuole sensibilizzare imprese e istituzioni ribadendo con fermezza che non si può "nutrire il pianeta" sfruttando tanti esseri umani che la-vorano nei campi. Il lavoro di indagine svolto, che si è concretizzato in un vero e proprio rapporto (disponibili integralmente all'indirizzo www.filierasporca.org), risale l'intera filiera – dal campo allo scaffale, passando per le agenzie di intermediazione, le multinazionali, la grande distribuzione – per individuare quelli che sono stati definiti come i veri “invisibili” dello sfruttamento del lavoro in agricoltura, analizzando e individuando i diversi punti critici. Questo anche grazie a interviste in campo e confrontandosi con gli operatori del settore e ricostruendo un modello produttivo gestito dai grandi commercianti locali nel quale si innestano gli interessi di caporali e criminalità organizzata. L’indagine è concentrata sulla raccolta di arance in Si-cilia e Calabria, che è stata considerata, per la sua com-plessità, una filiera simbolica delle produzioni italiane.Nella presentazione del rapporto, nel giugno scorso a Roma, presso la Camera dei Deputati, i promotori hanno presentato alcune proposte concrete che vanno nella direzione di garantire maggiori informazioni al

    Coop, fatti concreti contro la #fiIieraSporca

    consumatore attraverso norme per l’etichettatura tra-sparente, con l’obbligo di tracciabilità dei fornitori, rendendo pubblico l’elenco degli stessi. Questo perché informazioni chiare permettano a tutti di scegliere pro-dotti “slavery free”. Le associazioni promotrici di questa iniziativa, durante la presentazione a Roma hanno espresso apprezza-mento per la disponibilità e la collaborazione di Coop nella realizzazione del rapporto (solo due aziende hanno risposto alle domande loro poste e Coop è l’u-nica della grande distribuzione ad averlo fatto); a pagina 35 del rapporto è infatti scritto che “Coop è l’operatore più attento alla questione della responsabilità sociale” citando la gestione Coop relativamente alle tematiche sociali.Coop infatti effettua un monitoraggio costante sulle filiere dell’ortofrutta e applica, sin dal 1998, per la for-nitura dei prodotti col proprio marchio il sistema di certificazione internazionale SA8000 (standard etico), integrandolo con focus specifici relativi alla sicurezza sul luogo di lavoro. Vengono effettuate verifiche su tutti i passaggi della filiera e in questi anni sono state fatte ol-tre 1.200 ispezioni, comprensive di interviste anonime ai lavoratori (in particolare per verificare il rispetto degli orari di lavoro e dei salari), inoltre vengono raccolte in-formazioni dagli stakeholder locali (sindacato, associa-zioni, ong..), il tutto tramite operatori esterni qualificati. In caso di settori critici, quali quello degli agrumi in Si-cilia e Calabria o del pomodoro da trasformazione, vi è una particolare attenzione in termini di controlli con relativo coinvolgimento delle aziende agricole; negli ul-timi 5 anni infatti Coop ha espulso 7 aziende agricole che avevano presentato non conformità gravi.

    Alcuni amici mi hanno parlato del rapporto “Filiera sporca” sullo sfruttamento dei lavoratori che raccolgono le arance. Coop cosa fa per contrastare questi fenomeni?REnata SonERI - pEsCara

    perché è presente in alcune diete e perché è considerato una buona fonte di proteine. Un recente convegno Expo lo ha rivalutato come una fonte alimentare ricca di pro-

    Il lupino è un legume poco presente nelle tavole degli italiani, anche se l’analisi nutrizionale rivela le sue ottime proprietà, benefiche per la salute. La gente lo conosce

    Le proprietà del lupinoI miei amici vegetariani utilizzano il lupino come cereale anche in preparazioni alimen-tari. Volevo saperne qualcosa di più...angELa baRUCCI - noVi ligurE

  • 5coop informasettembre 2015

    prietà nutraceutica e adatto ai celiaci essendo privo di glutine. Le proteine alimentari sono in grado di ridurre i livelli del “colesterolo cattivo” nel sangue. Diverse ricerche hanno provato ulteriori benefici ga-rantiti da una dieta ricca di lupini: si va dal favorire una riduzione della pressione sanguigna al miglioramento del transito intestinale, fino alla protezione dei vasi dalla formazione delle placche aterosclerotiche. Il seme di lu-pino è composto principalmente da acqua e proteine. Su cento grammi di prodotto umido, 16,4 sono proteine, i carboidrati (7,2 g), le fibre (4,8 g) e una piccola quota di grassi vegetali (2,4 g): queste ultime assenti dalla soia. Il consumo di trenta grammi di prodotto al giorno assicura il raggiungimento del 25% della dose giornaliera racco-mandata per la quota di proteine. C’è di più. I lupini sono una valida alternativa anche per i diabetici grazie al ridotto contenuto di zuccheri e il basso indice glicemico. Oltre ai macronutrienti, i lupini assicu-rano un adeguato apporto di vitamine (folati, niacina, B6 e beta carotene) e sali minerali (potassio, calcio e fo-sforo). In Italia si coltiva il lupino bianco per uso alimen-tare umano. In Italia si trova quasi sempre cotto – il seme

    secco non è commestibile anche per l’elevato contenuto di alcaloidi – e conservato in salamoia.

    bombolette spray Quale l'iter giusto per lo smaltimento delle bombolette spray che sono fatte in alluminio?gIoVannI LIVERanI - alBEnga

    Dalle bombolette vanno eliminati tappi e nebulizza-tori in plastica che vanno smaltiti a parte. Si possono riciclare con i materiali in alluminio solo se, sulla con-fezione, non recano alcun simbolo di pericolo. Se l'eti-chetta riporta l'indicazione di materiale infiammabile e pericoloso, la bomboletta va conferita negli appositi contenitori o nelle isole ecologiche che accolgono i ri-fiuti classificati come Rup (rifiuti urbani pericolosi). In alcuni comuni le bombolette si possono smaltire in-sieme a plastica e metallo: in questo caso non diventa più necessario privarle di tappi e nebulizzatori.

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    a boLogna C'è Sana, InGRESSo Con SConTo PER I SoCI CooPanche quest’anno Coop sarà presente a Sana, il Salone internazionale del biologico e del naturale (12-15 alla fiera di bolgna) con uno stand dedicato alle soluzioni sostenibili a marchio Coop, a partire dai prodotti vivi verde e con un’attenzione particolare a quanto Coop sta proponendo all'interno dell'Expo a Milano. Inoltre, buona notizia per tutti i Soci Coop, per loro il biglietto di ingresso a Sana costerà solo € 5,00 (anzichè 10).

  • Migliaia di presenze ogni giorno, soci e scolaresche per scoprire come sarà possibile tra qualche anno, fare la spesa. tra robot, etichette "aumentate" e schermi con tutte le informazioni che ci servono per acquisti sempre più consapevoli

    il futuro è già quiexpod I L U C I a C E L L a

    (dall'obesità alle patologie cardiovascolari), innova-re l’intera filiera alimentare, per migliorare le caratte-ristiche nutritive dei prodotti, la loro conservazione e distribuzione, educare a una corretta alimentazio-ne per favorire nuovi stili di vita, in particolare per i bambini, gli adolescenti e gli anziani, valorizzare la conoscenza delle "tradizioni alimentari" come ele-menti culturali ed etnici, preservare la bio-diversità, rispettare l’ambiente in quanto eco-sistema dell'agri-coltura, tutelare la qualità e la sicurezza del cibo, edu-care alla nutrizione per la salute e il benessere della persona, sono tutti temi fondamentali che la Coope-razione sente suoi.Per questo Coop non poteva non essere “dentro” Ex-po, e non a caso è “Distribution Premium Partner” della Esposizione Universale. Di fatto è l'unica catena della grande distribuzione italiana che ha creduto e investito in questa vetrina d’eccezione.Una delegazione di Coop Eridana, guidata dai re-sponsabili dei punti vendita, ha fatto visita all’Espo-sizione di Milano, in particolare al “Future Food District”, che è una delle aree tematiche dell’Expo, collocata proprio nel cuore del sito, limitrofa all’in-gresso di Cascina Merlata, all’incrocio tra “Cardo” e “Decumano” (l'area espositiva è organizzata come un'isola, circondata da un canale d'acqua, ed è strut-turata su due assi perpendicolari che richiamano le

    Tanto si è parlato e si parla di Expo Milano 2015, Esposizione Universale in corso, che termine-rà il prossimo 31 ottobre. E’ certo meritata la fama che l’accompagna: si tratta del più grande evento mai realizzato sul tema dell’alimentazione e della nutri-zione, una vetrina planetaria in cui i Paesi mostrano il meglio dei propri prodotti, delle loro tradizioni e, tutti insieme, presentano programmi, progetti e tec-nologie messe a punto per dare una risposta concre-ta a un’esigenza effettivamente vitale: garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli della Terra, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. Sono molte le corrispondenze e le affinità fra Expo Milano e il nostro movimento cooperativo. Enfatiz-zando, si può addirittura sostenere che alcuni dei te-mi di Expo 2015 sono presenti nel DNA della coo-perazione italiana, fin dalla sua nascita (si vedano – a proposito - la genesi e i primi anni di vita della nostra cooperazione di consumo), ed è altrettanto certo che molti degli obiettivi riproposti e rilanciati da questa Esposizione Universale sono ancora oggi fra le sue priorità. Anche per questo, per Coop ad Expo 2015, non è stato difficile, almeno concettualmente, trattarne le tematiche e declinarle efficacemente. Rafforzare la qualità e la sicurezza dell’alimentazione, prevenire le nuove grandi malattie sociali della nostra epoca

    6 coop informa

  • due strade principali delle antiche città romane, da cui le definizioni).Il Future Food District si compone di un padiglio-ne di 2.500 metri quadrati (Supermarket) e di una piazza pubblica di 4.500 metri quadrati, su cui insiste un’altro settore (Exhibition Area, spazio polivalente che si proietta verso un orizzonte ancora più lonta-no). La visita si è focalizzata proprio su queste due strutture, nelle quali innovazione e cooperazione si muovono in sincrono. Soprattutto il “Supermercato del futuro” colpisce il visitatore: per la sua realizzazione si sono utilizzate nuovissime tecnologie e si sono messe a frutto idee scaturite dalla creatività di giovani dipendenti Co-op “Under 35”, che le hanno elaborate nel corso di un contest sull'innovazione organizzato dalla Scuola di formazione del movimento cooperativo. Come ha spiegato Luca Setti, General manager del Future Food District Coop (per l’occasione, nostra guida d’eccezione), col progetto vengono enfatizza-ti i concetti di trasparenza e consapevolezza, applica-ti al fatto concreto della alimentazione e della com-mercializzazione, intesa – però – come relazione fra produttori e consumatori, e non come mero fatto economico. A partire dalla prima intuizione, dalla di-mensione embrionale e dalla idea iniziale, il progetto allestito per Expo 2015 è stato modificato ed adatta-to in corsa, dimostrando la grande capacità di Coop di cogliere stimoli e fare proprie problematiche d’at-tualità, anche complesse.Del Supermercato del futuro colpisce Il modo (e la forma) con cui la tecnologia si sposa con il cibo: in questo spazio/contesto gli alimenti (da prodot-ti di mero consumo come spesso vengono/veniva-no proposti) assumono una dimensione altra, la lo-ro integrazione con lo spazio propone stimolanti

    7settembre 2013 coop informa

    suggestioni e consente riflessioni interessanti: meri-to di Carlo Ratti, architetto torinese responsabile del Mit senseable city laboratory di Boston, che ha concepito questo spazio pensandolo come un luo-go aperto, socievole, in grado di favorire lo scambio reciproco e l’incontro senza ostacoli, e lo ha realiz-zato ricorrendo ad originali soluzioni spaziali ed eli-minando le barriere verticali. Le strutture espositive, esclusivamente orizzontali, mettono al centro dell’at-tenzione ciò che viene esposto. Rispetto ad un pun-to - vendita tradizionale, c’è una minore densità, e di conseguenza è possibile una visione a 360 gradi di ci-bi, prodotti, oggetti. Il personale del Supermercato ci ha confidato che nei primi giorni molti visitatori non pensavano che qui si potesse fare la spesa, erano convinti che si trattasse di una specie di originale moderno Museo del cibo, un accattivante spazio dimostrativo e non altro: ora in-vece si può constatare che c’è gente alle casse, e che il Supermercato non è solo visitato ma anche uti-lizzato per le utilità immediate. Le persone escono di qui con acqua, bibite, panini e altri cibi pronti, da utilizzare come generi di conforto per l’impegnativa

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  • 8 coop informa

    visita all’Expo. Al di là del contingente, i dati che compaiono sul grande display posizionato sopra le casse (che mostra, in tempo reale, i dati relativi agli acquisti e all'affluenza all'interno del supermercato) informano degli acquisti dei diversi prodotti, che rappresentano le eccellenze agroalimentari del no-stro paese, presenti da sempre nell’offerta Coop.Proseguendo nella visita guidata, altre cose ci colpi-scono: superato l’ingresso, non si ha l’impressione di essere entrati in un negozio tradizionale, il luogo è raffinato, piacevole, colpisce la vista della “Vallata dei prodotti”, organizzati in filiere produttive: latte e derivati; tè, caffè e cacao; cereali e birra; carne e pe-sce; ortofrutta e vino. In un futuro ormai prossimo – ci fa notare Luca Setti – il magazzino verrà gestito in maniera diversa (sopra o sotto l’area di vendita), per poter disporre di un riassortimento veloce, continuo e sempre più automatico.L'assortimento è composto da 1.500 prodotti pro-venienti da stabilimenti italiani - il 50% di prodotti a marchio Coop – prevalentemente le linee Fior Fiore e Vivi Verde – e il restante 50% fornito da una novan-tina di fornitori selezionati. L’unico servizio assistito è quello della panetteria, spazio con vista su appetitose cesarine e sfogliatelle.Nell’esporre i prodotti viene privilegiata l’informa-zione. Indicandoli (Gabo Marquez: il mondo era co-sì nuovo che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito...) sullo schermo sovrastante si materializzano magicamente una se-rie di informazioni, comprese quelle molto specifi-che, che non trovano spazio sull’'etichetta: oltre al costo, i valori nutrizionali, l’impatto ambientale, la provenienza, il valore energetico, la filiera che ha per-corso, anche le caratteristiche e la storia dell’azienda produttrice. Tutto questo per consentirci di scegliere consapevolmente, per essere ancora più sicuri di ciò che si compra. E’ sempre impegnativo raccogliere

    tutte le informazioni – sottolinea Luca Setti - ma è una grande soddisfazione semplicemente sfiorare un prodotto e ottenere le informazioni che rendo-no gli acquisti informati e gradevole la visita al punto – vendita.Tecnicamente questo è possibile poiché sopra i ta-voli, più bassi degli scaffali che normalmente sono in dotazione ad un punto vendita, sono installati dei sensori di movimento simili a quelli di un Kine-tic, diffusissimo gioco per ragazzi. I sensori rilevano il consumatore davanti a ogni modulo di prodotti: basta un movimento della mano, ed ecco che sul-lo schermo compaiono le informazioni. Nel Super-mercato sono installati 450 schermi che forniscono al visitatore informazioni in due lingue (italiano e in-glese), e raccontano la storia, le peculiarità, i conte-nuti valoriali del prodotto, con tanto di correlati, uti-lizzando la logica dei moderni "social".Questo Supermercato del futuro mantiene – però – almeno una caratteristica dei grandi negozi tradi-zionali: il luogo dell’acquisto è comunque sempre un posto dove ci si incontra, di più c’è che qui le tec-nologie non isolano, non escludono: creano nuove interfacce e facilitano le interazioni, restituendo una dimensione sociale alla catena di vendita e metten-do a disposizione delle persone gli strumenti per am-pliare la propria conoscenza e la consapevolezza del-le proprie scelte.Tra le corsie, ci si imbatte in YuMi (abbreviazione di "You and me"), un robot con braccia, vista e tatto che imbusta la mela che desiderate. E’ un esempio di ro-botica collaborativa, creata per movimentare ed im-pacchettare la merce.A conclusione della nostra "visitor experience" am-miriamo una parete video posta al di sopra della barriera casse. L’avevamo già notata entrando, rap-presenta in tempo reale informazioni quantitative relative al punto vendita: numero dei visitatori, con

  • 9settembre 2015 coop informa

    quali prodotti interagiscono maggiormente, la top ten dei più venduti, ecc. ecc. Prima di uscire dal pa-diglione dedicato al supermercato del futuro, ecco la libreria dedicata ai temi di Expo a cura di Librerie.coop e Bookrepublic, catena specializzata in ebook. Nel tempo che resta, visitiamo la Exibition Area (250 mq), e qui intraprendiamo un breve ma inten-so viaggio nel futuro, tra insetti e fattorie del mare. La struttura è composta da una innovativa aula, che consente la didattica digitale e interattiva, nella quale gruppi di studenti possono partecipare gratuitamen-te a laboratori didattici.L’Area (e le attività che vi si svolgono), si ispira e si inserisce nel confronto culturale su problemi di vasta portata, quali la sostenibilità delle scelte nutrizionali e la insostenibilità degli sprechi nel mondo civilizza-to, in sintesi, qui si suggeriscono alcuni spunti inte-ressanti e soluzioni possibili. In futuro non lontanis-simo, un apporto ricco e a basso costo di proteine, fibre, acidi grassi e oligoelementi potrà arrivare da animali a sangue freddo quali larve, vermi e altri in-setti (1.900 le specie commestibili di cui già oggi si cibano 2 miliardi di persone al mondo), utilizzando allevamenti facilmente realizzabli anche nei paesi più poveri. Il packaging avrà sempre più il ruolo chiave di preservare le caratteristiche nutrizionali aumen-tando la durata e la sicurezza dei cibi, grazie a siste-mi intelligenti e a nuove funzionalità. Per ridurre gli sprechi alimentari si può adottare sulla confezione una piccola etichetta sensibile che, cambiando colo-re, indica il grado di freschezza del prodotto (questa soluzione è già stata adottata in Inghilterra), si può usare un’unica confezione per prodotti diversi, si può utilizzare un contenitore pronto per il forno che va direttamente in tavola, oppure più volte richiudi-bile e riutilizzabile, estremamente leggero o, ancora, attraverso l’air cloud, si può conservare il prodotto fuori frigo per alcune ore senza comprometterne la

    freschezza (si stanno studiando soluzioni utilizzan-do l’azoto). Inoltre alcuni packaging sono biodrega-dabili anche in acqua, e vengono ottenuti da scarti e sottoprodotti senza sottrarre prezioso terreno colti-vabile a scopi alimentari.Addirittura (e questa opzione, almeno per chi scri-ve, rasenta la fantascienza…), ricorrendo alle poten-zialità della stampa 3D, nel punto – vendita si potrà "stampare" il proprio cibo preferito o raccomandato: per esempio con aggiunta di vitamine o di calcio. Partendo da ingredienti genuini e sicuri, le persone potranno acquistare solo ciò che consumano. Per produrre cibo, quando la terra non basterà più, potremo utilizzare le "fattorie del mare", strutture galleggianti in grado di produrre acqua potabile e alimenti. Due gli esempi proposti a Expo: uno na-sce dal Centro di ricerca sulla sostenibilità ambienta-le Mahre Center dell'Università di Milano Bicocca, basato sulla tecnologia "floating system" (coltivazio-ne idroponica di piante su supporto flottante); il se-condo è una serra galleggiante, denominata Jellyfish Barge, un progetto già sperimentato in un canale tra Pisa e Livorno dall'Università di Firenze, che produ-ce acqua pulita a partire da acqua salmastra. Al termine di questo breve viaggio portiamo con noi molte suggestioni, si è percepita tanta innovazione, ben temprata dalla consapevolezza della sua necessa-ria destinazione a servizio delle persone e dei loro bi-sogni. Nella piccola porzione di futuro che abbiamo ispezionato (perfettamente allestita, per noi e per i visitatori, dalla Cooperazione italiana) scaturiscono soprattutto impegnativi spunti di riflessione sull’e-volversi (positivo o meno) dei comportamenti, delle aspettative, dei bisogni di chi vive su questo pianeta, che ci preoccupano, e ci responsabilizzano. La Coop, con questa sua presenza in Expo Milano 2015, ci ha dimostrato che sta provando ad immaginare un fu-turo migliore. ●

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    che mai decisivi per combattere lo spreco alimentare, primo fra tut-ti quello dell’educazione dei più giovani con specifici progetti rivol-ti alle scuole nell’ambito delle sue attività di educazione al consumo. Ma se su tutto quanto fa Coop vi riferiamo più ampiamente nella scheda qui a fianco, nel parlare di lotta allo spreco ci sono diverse cose da sapere e spiegare, per co-noscere il problema, aumentare la sensibilità delle famiglie e, soprat-tutto per capire come aggredirlo efficacemente. Le cifre dello spre-co sono mostruose, enormi, ed hanno una dimensione mondia-le. Nel nostro pianeta si parla di 1,3 miliardi di tonnellate di cibo buttato. La parte più consistente (secondo i dati Fao) si perde nel-la fase di produzione agricola (510 milioni di tonnellate pari al 32%), un altro 22% (355 milioni) si spre-ca nelle fasi successive alla raccol-ta e nello stoccaggio, un 11% (180

    milioni) va perso durante la lavo-razione industriale, un 22% (345 milioni) è lo spreco domestico più un 13% durante la distribuzione e nella ristorazione.Il totale rappresenta circa un terzo della produzione mondiale di cibo e quando si è di fronte a un’umani-tà nella quale circa 850 milioni di persone soffrono la fame, combat-tere questo fenomeno è un impe-rativo etico prim’ancora che politi-co ed economico.Ovviamente la composizione della torta dello spreco cambia se guardiamo ai paesi sviluppati o a quelli più poveri.In Europa ad esempio, fatto 100 lo spreco alimentare, secondo uno studio della Commissione Euro-pea, il 39% di questo avviene nella fase di coltivazione e produzione, un 14% nella ristorazione, solo un 5% nella vendita (dato che com-prende la grande distribuzione). Ma la fetta più grande, e cioè il

    cibo, stopallo sprecoun impegno che riguarda tutti

    Dopo la legge approvata in Francia anche in Italia si annunciano interventi per contrastare un fenomeno che, a livello mondiale, ha dimensioni enormi. Ma in Europa il 42% dello spreco avviene in casa e un altro 39% durante la produzione, solo il 5% nella fase di distribuzione e vendita. Fondamentale è l'educazione

    Da papa Francesco al pre-sidente della Repubblica Matta-rella, dalla legge che il parlamento francese ha approvato alle analo-ghe intenzioni per l’Italia annun-ciate dal ministro dell’agricoltura Martina. Fatto sta che la lotta allo spreco di cibo sembra davvero di-ventata una priorità. Se così fosse sarebbe proprio una bella notizia, oltre che per l’equilibrio del no-stro pianeta e per chi beneficerà di questo cibo recuperato, anche per chi, come Coop, contro lo spreco lavora da diversi anni (dal 2003 esattamente) ed ha messo a pun-to un sistema che coinvolge tutte le cooperative e consente di recu-perare e destinare a un uso sociale circa 4.000 tonnellate di alimen-ti che raggiungono e aiutano 150 mila persone. E oltre al riutilizzo degli alimen-ti invenduti, Coop si è da tempo posta l’obiettivo di operare anche su altri fronti di intervento, più

    dI daRIo gUIdI

  • 11coop informasettembre 2015

    “buon fine”, “brutti ma buoni”, “Spreco utile”. I no-mi sono diversi ma l’attività è sempre la stessa. parlia-mo di quanto le cooperative di consumatori fanno con-tro lo spreco alimentare, già dal 2003, con progetti che coinvolgono tutte le cooperative e che si sono sviluppati e affinati nel corso degli anni. parliamo di prodotti vici-ni alla scadenza o con le confezioni danneggiate che co-munque, pur essendo perfettamente commestibili, or-mai non possono più essere messi in vendita. per questo, con la collaborazione preziosa degli stessi soci Coop e dei dipendenti, si sono stabiliti rapporti con realtà del terri-torio circostante, definendo accordi e modalità di conse-gna, a chi ha bisogno. I dati relativi al 2014 dicono che il volume di merce che si è riusciti a destinare a enti, asso-ciazioni, gruppi di volontariato (i partner coinvolti sono stati 900) è risultato pari a circa 4.000 tonnellate, per un valore di 22 milioni di euro. Le persone assistite, cioè che hanno ricevuto un pasto o del cibo da parte di Coop sono state 150 mila. “Queste attività di cessione gratuita di merci a fini di so-lidarietà – spiega Carmela favarulo, del settore poli-tiche sociali di ancc-Coop, l’associazione nazionale del-le cooperative di consumatori – si sono strutturate nel corso degli anni e ci consentono di dare risposte effi-cienti e concrete a decine di migliaia di persone in dif-ficoltà, attraverso le tante realtà che abbiamo coinvol-to proprio, perché Coop è presente sui territori e nelle città. noi riusciamo in molti casi a fornire gli elementi per un pasto completo, in quanto possiamo recuperare

    e donare anche i prodotti freschi, che rappresentano il 70% del volume di questa nostra attività, e non solo quelli confezionati”. “C’è anche da dire – prosegue favarulo – che tutte le co-operative in questi anni, partendo proprio dall’ascolto delle esigenze dei nostri soci e dalle difficoltà che a cau-sa della crisi molte famiglie hanno vissuto, hanno cerca-to di aumentare le offerte di questo tipo di prodotti, già all’interno dei punti vendita, con sconti particolari. Que-sto ci ha consentito di ridurre lo spreco e di offrire conve-nienza in più alle famiglie che lo chiedevano”. Ma ci sono altri aspetti importanti su cui Coop sta lavo-rando. Una realtà come Coop adriatica sta sostenendo la sperimentazione di una piattaforma (www.scambia-cibo.it) che, proprio in un'ottica di contrasto agli sprechi domestici, favorisce tra soci e famiglie la possibilità di scambiarsi i prodotti inutilizzati o vicini alla scadenza che uno ha nel proprio frigo o dispensa. dunque si cer-ca di agire proprio su quel capitolo che in Europa rappre-senta da solo il 42% del problema.Un altro fronte su cui si opera già è poi quello della pre-venzione, ovvero dell’educazione al consumo consape-vole rivolta ai più giovani (parliamo di un’attività che nel 2013 ha coinvolto circa 270 mila studenti di quasi 12 mila classi in scuole di tutta Italia). Ebbene tra i contenu-ti e le animazioni proposte ai ragazzi il tema dello spreco è ben presente (al punto che è stata prodotta una mappa che evidenzia le relazioni tra consumo, impatti ambien-tali e comportamenti individuali).

    Sono 4 mila le tonnellate di prodotti donati in un annoe 150 mila le persone assistite. In più c'è l'educazione al consumo

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    96% ALIMENTAREPASTI AL GIORNO

    GENERATI DAL RECUPERO PUNTO VENDITA

    RIFIUTI RISPARMIATI DAL PUNTO VENDITA

    IL VALORE DELLA MERCE RECUPERATA

    I PASTIGENERATI

    IL RISPARMIO DEI RIFIUTILE O.N.L.U.S.

  • 42%, riguarda quel che si spreca nell’uso domestico, cioè dentro casa, per le cattive abitudini con cui fac-ciamo la spesa, riempiamo il frigo e cuciniamo.Queste cifre ci dicono alcune cose importanti, visto che nel parlare dei provvedimenti legislativi (vedi il caso Francia) si è posto l’accento sulle sanzioni verso i supermercati oltre i 400 metri di superficie che non attiveranno pratiche di recupero. Imporre compor-tamenti può anche essere utile, ma deve essere ben chiaro che ci si sta occupando di un aspetto che in Europa vale appena il 5% del problema, mentre tra produzione agricola e fase domestica valgono, mes-se insieme, l’80%.Ovviamente il capitolo legato a interventi sulla pro-duzione agricola è assai complesso, perché legato alle tecnologie di raccolta, alle modalità di trasporto, ai si-stemi e alle strutture di stoccaggio e, inevitabilmente al problema dei costi che le imprese agricole dovreb-bero sostenere per migliorare il rendimento di queste fasi. E questo ha un’incidenza decisamente superio-re nei paesi più arretrati rispetto all’Europa o al nord America. Poi ci sono gli altri capitoli a cominciare da quello sullo spreco domestico. Un capitolo che chiama in causa tutti noi che, per quanto bravi e attenti siamo, possiamo sicuramente migliorare nel gestire i nostri comportamenti e le nostre scelte d’acquisto.In Europa il livello medio di spreco procapite è di 180 chilogrammi all’anno (includendo tutte le fasi). Ma è una media compresa tra i 579 chili, record di spreco dell’Olanda e i 44 della Grecia. Tra i più spre-coni, dopo l’Olanda, troviamo il Belgio 339 kg, la Gran Bretagna 238 kg, la Svezia 227, l’Austria 225, la Finlandia 193. Sotto alla media europea stanno la Spagna a 176, l’Italia a 149, la Francia a 144, la Ger-mania a126 la Danimarca a 118 e via sino alla citata Grecia.Ma anche se siamo sotto alla media, con i nostri 149 chili di cibo buttato in un anno abbiamo ampio mar-gine per migliorarci. Secondo gli studi del profes-sor andrea Segrè dell’Università di Bologna (con l’Osservatorio Waste Watchers), pioniere della bat-taglia su questi temi, lo spreco di cibo domestico è di 49 chilogrammi a testa e riguarda il 35% dei prodotti freschi (latte, uova e carne), il 19% del pane, il 16% delle verdure e il 10% degli affettati.Va detto che secondo uno studio di Swg e Coldi-retti (del 2011) in questi anni di crisi i compor-tamenti virtuosi degli italiani sono cresciuti e lo spreco si sarebbe ridotto di un 57%. È chiaro che in tutti i casi si tratta di stime che, pur fornendo tendenze sicuramente plausibili, vanno utilizzate con una qualche cautela.

    Ma, chilo più chilo meno, resta il fatto che nei nostri comportamenti ci sono sicuramente alcune regole utili che sarebbe bene tener presenti: come acquista-re senza eccedere nelle quantità, prepararsi con cura un elenco di ciò che serve, guardare le date di scaden-za, conservare con cura e secondo le indicazioni ciò che si acquista. E magari fare un piccolo sforzo in più per finir di consumare qualcosa che si è cominciato. Cosa che, specie con i più giovani, funziona se si sa già cosa significa spreco alimentare. E qui ritorniamo al tema dell’educazione, che deve essere sicuramente la base di ogni intervento. Ri-spettare il cibo, attribuirgli il giusto valore, in un sen-so culturale ancor prima che economico, come giu-stamente ha sottolineato il fondatore di Slow Food, Carlo petrini, è un aspetto chiave, se si vuole vince-re la battaglia. In questo senso ci sta anche l’idea del reato di spreco alimentare come nuova fattispecie da introdurre nei nostri codici.Anche se è bene precisare che, Coop come ogni al-tro soggetto che da anni promuove attività concrete contro gli sprechi, spesso si trova a confrontarsi con normative igienico sanitarie complesse, che magari non sono omogenee tra le diverse Regioni e che non rendono possibile fare in una città ciò che è autoriz-zato in un'altra. Poi c’è il tema dei destinatari delle

    Le quote dello spreco di cibo (in Europa)

    39%produzione 42%

    uso domestico

    14%ristorazione

    5%vendita

    all'ingrosso/dettaglio

    Spreco del cibo procapite in Europaolanda............... 579 kg

    Gran Bretagna... 258 kg

    Media UE.......... 180 kg

    Italia.................. 149 kg

    Germania.......... 126 kg

    Grecia................. 44 kg

    Fonte: Commissione Europea

    12 coop informa

  • 42%uso domestico

    Consigli utili in CasaOcchio alle date di scadenzaUn altro tassello per combattere gli sprechi alimentari in casa nostra è quello di prestare attenzione e di farlo in modo corretto, alle date di scadenza dei prodotti. nei mesi scorsi destò scalpore la notizia che la grecia avesse autorizzato la vendita a prezzi scontati di prodotti alimentari non deperibili, anche dopo il termine minimo di conservazione indicato sull’etichetta. Molti, leggendo questa notizia, avevano confuso quel che è il termine minimo di conservazione (tmc) che non è un limite invalicabile con la scadenza vera e propria. Il tmc a differenza di quel che pensano in molti non è una data di scadenza ed i prodotti sono commestibili e sicuri anche dopo la data riportata sull’etichetta, quello che accade è un progressivo peggioramento delle caratteristiche organolettiche e nutrizionali.parliamo di prodotti quali confetture, oli, sottoli e sottaceti, ma anche pasta, riso, conserve di pomodoro, caffè e biscotti. Su questi prodotti che normalmente hanno un tempo minimo di conservazione che va dai 3 ai 24 mesi, la vita del prodotto viene stabilito dalla singola azienda produttrice, sulla base del proprio processo

    produttivo, confezionamento, qualità delle materie prime ecc.. La data per questi alimenti ha un valore solamente orientativo e il consumo posticipato di qualche settimana o qualche mese a seconda del prodotto non determina problemi per la salute. Questo vale ovviamente per i prodotti cosiddetti industriali, con alle spalle un processo produttivo standardizzato e controllato. Maggior attenzione invece alla data di scadenza, presente nei prodotti freschi da conservare in frigorifero come latte, formaggi freschi, insalata in busta, pasta fresca, questa invece va di norma assolutamente rispettata. anche se uno yogurt o le uova possono essere consumati qualche giorno dopo la scadenza, purché sia stata rispettata la catena del freddo.Esistono poi prodotti che non riportano alcuna indicazione quali ad esempio il sale, lo zucchero, i liquori, l’aceto. prodotti che hanno come unica avvertenza generale quella di tenerli in luogo fresco, asciutto e al riparo dalla luce.tutto questo aiuta a ridurre gli sprechi e ad evitare che alimenti ancora consumabili finiscano nel pattume.

    • Preparare sempre la lista della spesa

    • Comprare solo quanto necessario

    • Cercare di pianificare i pasti della settimana

    • Imparare a cucinare usando avanzi e scarti

    • Controllare le date di scadenza dei prodotti

    • Conservare i prodotti in modo corretto

    • Disporre correttamente i prodotti in frigo e controllare che la temperatura sia adeguata (4/5 gradi)

    • Mantenere la dispensa pulita per prevenire la presenza di insetti

    • Al ristorante chiedere di poter portare a casa gli avanzi

    LE REGOLE CONTROLO SPRECO DOMESTICO

    donazioni che sono quelle che giuridicamente si de-finiscono Onlus (Organizzazioni non lucrative di uti-lità sociale); ma può capitare, specie nei piccoli centri, di aver a che fare con gruppi, parrocchie o altro che non hanno questo requisito. Insomma, senza entra-re in dettagli troppo tecnici, forse prima dell’idea di punire chi spreca, c’è da mettere in condizione tutti i soggetti interessati a questi temi di operare al me-glio e, semmai, di premiare e incentivare. E sembra proprio questa l'intenzione del governo italiano il cui ministro dell'agricoltura Maurizio Martina ha detto: "Siamo pronti a semplificare le leggi per ren-dere le donazioni più convenienti per chi produce e distribuisce", confermando l'intenzione del governo di presentare al più presto un provvedimento in ma-teria. “Con quello che come Coop facciamo da anni – spiega il presidente di Ancc-Coop, Stefano bassi – è come se, con la pratica virtuosa e volontaria, aves-simo preceduto la legislazione che, dopo la Francia, anche il governo italiano ha annunciato di voler intro-durre. Ci piace però, e speriamo le norme andranno in questo senso, insistere più sul versante dell’incen-tivo che una buona legislazione sul tema potrebbe of-frire alle imprese, spronandole magari anche econo-micamente, piuttosto che sull’aspetto repressivo”. ●

    13coop informasettembre 2015

  • IMbaLLaGGI DEL fuTuROE la vita dei prodottisi allungaUn altro fronte della lotta agli sprechi passa dalle confezioni e dagli imballaggi dei prodotti stessi. nel corso degli anni i materiali innovativi, le tecnologie e la gestione della catena del freddo (pensiamo ai surgelati), hanno consentito di prolungare la vita commerciale dei prodotti, mantenendone inalterate le proprietà e le caratteristiche. ora però sono già in avvicinamento nuovi materiali, che consentirebbero ulteriori progressi. parliamo di quelli che gli addetti ai lavori chiamano “imballaggi intelligenti”, ovvero polimeri capaci di rilasciare progressivamente sostanze che favoriscono la conservazione. ovviamente anche Coop, pur con la prudenza e il rigore che caratterizzano le sue scelte, sempre tese a dare al consumatore le massime garanzie, sta seguendo con grande attenzione questa evoluzione per utilizzarla anche sui propri prodotti a marchio.

    La corretta conservazione dei cibi, sia nella dispensa che nel frigorifero è un altro tassello impor-tante della nostra battaglia per ridurre gli sprechi.

    Conservazione in dispensaCominciamo dalla dispensa. I prodotti non deperibili a breve termine, come la pasta, il riso, la farina, i legu-mi secchi, ecc., possono essere conservati, racchiusi in confezioni o contenitori, a temperatura ambiente in dispensa o nei ripiani chiusi della cucina, e hanno una notevole stabilità, a patto che vengano mantenute le idonee condizioni di aerazione, pulizia e scarsa umi-dità. In ogni caso il loro basso contenuto di acqua fa sì che la moltiplicazione dei batteri sia ostacolata.Per questo motivo è opportuno chiudere in maniera appropriata o in apposito recipiente le confezioni di pasta, riso o farina aperte e riposte in dispensa.Per loro natura gli oli non presentano problemi mi-crobiologici; tuttavia, se messi a contatto con l'ossige-no, tendono a irrancidire. È bene quindi conservarli in recipienti chiusi, lontani dalla luce e da fonti di calore. Anche per gli alimenti in scatola è consigliabile usa-re alcune accortezze: oltre a controllare la data di sca-denza e le raccomandazioni per la conservazione è bene pulire la parte superiore della scatola metallica in modo da evitare, al momento dell'apertura, con-taminazioni degli alimenti in essa contenuti; infine, una volta aperta la scatola, nel caso che parte del prodotto non fosse consumato, è bene trasferirlo in un contenitore per alimenti onde evitare il contatto con metallo e aria, e riporlo in frigorifero.Se all’apertura della confezione (barattolo, scatola) il prodotto presenta muffe, fuoriuscita di gas, bollici-ne, odore o consistenza non proprie dell’alimento, va scartato senza consumarlo e senza assaggiarlo.Da non consumare anche le confezioni chiuse con capsule di sicurezza (con tappo a vite o linguetta da tirare), che premendo al centro non devono fare clik-clak, segno che non c'è più il sotto vuoto.Per tutti gli alimenti conservati a livello domestico,

    Conservare beneper non sprecarela sfida parte nella nostra dispensa

    14 coop informa

  • Sempre più spesso i consumatori richiedono precisazioni, ai cosid-detti nutrizionisti, sui grassi alimentari e sulla loro vera o presunta peri-colosità cardiovascolare. Le domande sul ruolo metabolico dei grassi, condi-zionato dalla diversa struttura chimica, sono opportune per una sana alimentazione ma le risposte, per una serie di fattori tecnici, complicati anche da questioni di competizione industriale e quindi di chiarezza comunicativa, restano insoddisfacenti e filtrano al pubblico, magari via Internet, in modo da facilitare degli equivoci piuttosto che dei chiarimenti.Premetto, inoltre, che la moderna dietetica ci ha insegnato a non considerare solo gli aspetti qualitativi e nutrizionali dei singoli alimenti ma ancor più gli aspetti quantitativi e la frequenza di assunzione.Non è accettabile che per anni i media abbiano parlato solo di grassi ani-mali a rischio (penalizzando esageratamente latte e derivati: dal burro ai for-maggi) e di grassi vegetali da considerare, invece, innocui e raccoman-dabili, anche quando non si trattava di leader come l’olio extra-vergine di oliva.Ho scritto più volte che non tutto ciò che è “naturale” (termine davvero equivo-co) fa bene e sostengo che la tecnologia alimentare, se impiegata corretta-mente, può migliorare il cosiddetto naturale (ad esempio l’allontanamento del lattosio o del glutine per gli intolleranti o i cibi light o viceversa l’integrazione di iodio, calcio, ferro o di quant’altro scarseggi nella dieta). Tuttavia, ritengo che non si possano accomunare nella etichetta “grassi vegetali” dei prodotti sostanzialmente diversi nella struttura chimica, presumendone il coinvolgi-mento nel complesso fenomeno aterosclerotico senza adeguate e specifiche risultanze sperimentali, all’atto pratico quasi irrealizzabili.La mancata educazione nutrizionale scolastica ha sviluppato soltanto una miope lipofobia (quasi che i grassi non fossero altrettanto essenziali delle pro-teine o dei carboidrati) e ancor più un terrore del colesterolo ali-mentare che invece può far parte di qualsiasi dieta equilibrata –come han-no sempre precisato le Società scientifiche competenti- nel limite giornaliero di 300 mg. Oggi, il dibattito di moda tra i media riguarda soprattutto l’olio di palma o meglio l’acido palmitico che è presente in alcuni dolciumi nella stessa percentuale (più o meno del 10%) in cui si trova nel latte di donna! Sem-bra strano che si possa sospettare di un componente che contribuisce alla sopravvivenza e all’accrescimento dei neonati! Detto questo penso che certi catastrofisti, prima di condannare o di esaltare i singoli cibi, dovrebbero veri-ficare l’autorevolezza delle fonti consultate, tenendo conto che un uso limitato o saltuario è ben altra cosa che la messa al bando del grasso, degli zuccheri o di quant’altro può non piacere alla concorrenza nazionale e internazionale. Al riguardo, vorremmo attenderci dall’EXPO 2015 delle Linee Guida autorevoli e non solo degli scambi commerciali. ●

    Grassi vegetalialcuni equivoci da chiarire

    di Eugenio del Tomapresidente onorario dell’associazioneitaliana di dietetica e nutrizione clinica

    alfabeto alimentare

    non solo per quelli presenti nella dispensa, vale la regola generale di riporre quelli acquistati più di re-cente dietro a quelli già presenti.

    Conservazione in frigoPer la conservazione di molti ali-menti, il frigorifero è il luogo più adatto, purché sia mantenuto co-stantemente pulito, sia periodica-mente sbrinato, la temperatura sia tenuta intorno a 4/5° C e fun-zioni in modo corretto. Gli alimenti è bene siano racchiu-si in contenitori o confezioni sepa-rate. Il frigorifero non deve essere riempito eccessivamente, onde consentire la giusta circolazione dell’aria e del freddo e, per lo stesso motivo, i cibi non vanno appoggia-ti alle pareti. Rispettare la durata di conservazione indicata dal fabbri-cante nel caso delle confezioni in-tegre. Limitare invece a qualche giorno quella dei prodotti sfusi o provenienti da confezioni aperte.È indispensabile osservare una corretta disposizione dei pro-dotti per garantire una corretta conservazione. Così, è opportuno mantenere nell’apposito contenitore in basso (temperatura più alta) frutta e ver-dura, sia per meglio salvaguardare le caratteristiche organolettiche e nutrizionali di questi prodotti, sia perché in genere sono gli alimenti meno puliti fra quelli che vengono riposti in frigo. Subito al di sopra del contenito-re per frutta e verdura c'è la zona del frigorifero con la temperatura più bassa: qui si possono riporre la carne, il pesce e i formaggi, ac-curatamente protetti da involucri o contenitori. Nei ripiani più alti è preferibile conservare prodotti co-me le creme, il latte e la panna. Le uova vanno lasciate nella lo-ro confezione d’acquisto, affinché non entrino in contatto con altri alimenti e si possa sempre leggere la data entro cui è preferibile con-sumarle.

    15coop informasettembre 2015

  • Nel mondo esistono 2 milioni e mezzo di cooperative che hanno 1 miliardo di aderenti. Una realtà straordinaria presente nei cinque continenti, fatta di grandi e piccole imprese, ma che rivendica spazio nell'economia mondiale. Pauline Green, presidente dell'Alleanza internazionale: "Siamo impegnati per chiedere che il nostro ruolo sia riconosciuto dal G20!"

    "WE not ME"Coop, una risposta ai bisogniIn queste pagine vi proponiamo una sintesi di alcune delle riflessioni che sono state al centro di un convegno promosso, all’interno di Expo, da ancc-Coop (in collaborazione con scuola Coop), dal titolo “We not me”, nel tentativo di approfondire, in una dimensione ampia, come sia possibile far crescere una forma di economia partecipata come la cooperazione. aprendo i lavori, il vice presidente di ancc, Massimo bongiovanni, ha sottolineato come “la cooperazione sia una risposta non solo ai bisogni primari, ma anche un modello economico che, da protagonista, può assolvere ad una duplice finalità, sociale e imprenditoriale, incidendo significativamente nei processi economici”. “In Italia, in questi anni – ha proseguito bongiovanni - Coop, grazie al proprio peso, è riuscita a determinare standard di mercato sulla qualità e sulla sostenibilità delle produzioni e dei prodotti, incidendo su intere filiere produttive”. proprio partendo da questi risultati “sarebbe un errore assecondare una visione che assegna alla cooperazione un ruolo marginale o di solo insediamento in settori a bassa intensità di capitale e di innovazione o in ambiti interstiziali dell’economia, come se i grandi giochi debbano essere solo appannaggio di grandi compagnie, pubbliche o private che siano”.

    Su una popolazione mondiale attualmente stimabile in 7 miliardi e 350 milioni di persone, ben 1 miliardo sono cooperatori, cioè più o meno 1 per-sona su sette, sul nostro pianeta è socio di una coo-perativa. In India parliamo di 239 milioni di perso-ne, di 180 milioni in Cina, di 125 negli Stati Uniti. O del Giappone dove la sola Coop di consumatori ha 26 milioni di soci, della Germania che ne ha 20 milioni o dell’Inghilterra che ne ha 13 come l’Italia. Coloro che invece lavorano per una cooperativa sono circa 250 milioni di persone, pari al 9% degli occupati di tutto il globo. Nel mondo ci sono circa 2 milioni e 500 mila imprese cooperative. Cioè 1 ogni 3.000 abitanti, sparse nei 5 continenti, in paesi poveri come in quelli più ricchi, e presenti nei più diversi settori produttivi e dei servizi.

    "Chiediamo più spazio al g20"Di fronte a queste cifre, racconta-te da pauline green, presidente dell’Alleanza internazionale del-le cooperative (www.ica.coop), vale la pena fermarsi un attimo a riflettere e ragionare. Perché se

    dI daRIo gUIdI

    un mondodi cooperazione

    continua a pagina 18 >

    16 coop informa

  • “La cooperazione è empa-tia, è inclusione, è economia basata sulla solidarietà. Per questo oggi il mondo ha bi-sogno di più cooperazione, per trovare risposte alle tre grandi questioni che abbia-mo di fronte e che impongo-no all’umanità di percorrere strade nuove”.

    Parola di Juliet Schor, sociologa ed economista, docente del Boston College, che nel suo racconto parte da un paradosso. “Se in una sala fossero concentrate le 80 persone più ricche al mondo, in quella sala sarebbe concentrata metà dell’in-tera ricchezza del pianeta. Oggi il problema del-la diseguaglianza e della concentrazione della ricchezza è come non mai drammatico, perché è stato accentuato dalla crisi economica, una crisi che concentra sempre più la ricchezza e aumenta la distanza tra fasce sociali. Negli Usa, di tutta la crescita di questi ultimi anni, ha beneficiato solo l’1% più ricco della popolazione. Se dopo la secon-da guerra mondiale abbiamo vissuto una fase che ha fatto nascere un’ampia classe media di decine di milioni di persone, oggi non è più così. La classe media si è impoverita e la ricchezza si concentra sempre più in ristrette élite”.Se il primo fattore è la diseguaglianza, il secondo tema che Juliet Schor pone è quello “dei cambia-menti climatici e del surriscaldamento globale che

    rischia di rendere invivibili, nei prossimi decenni, enormi aree del pianeta in molte delle quali vive già una popolazione molto povera. Dunque l’im-pegno a non superare i 2 gradi di aumento della temperatura globale deve partire immediata-mente. E dobbiamo tenerne conto nel definire le scelte che facciamo per il nostro futuro”.L’ultimo tassello è legato alle innovazioni tec-nologiche e alla rivoluzione digitale. Un pro-cesso che, se certo offre indubitabili opportuni-tà per migliorare la qualità della vita di tutti, renderà però sempre meno necessario il lavoro umano, perché saranno le macchine e i com-puter a lavorare al posto dell’uomo. Un trend inevitabile per la Schor e di cui ogni giorno ab-biamo conferme. “La combinazione di queste tre fattori, dise-guaglianze, meno lavoro disponibile e cambia-mento climatico – prosegue Schor – produce un problema enorme per l’umanità. E impone di puntare su principi di solidarietà per costruire una prospettiva futura sostenibile. Il modello attuale è sbagliato, non risolve questi nodi. Se si punta solo sulla competizione ciò porterà al fallimento”.Dunque, la cooperazione, come modello di rela-zione economica, non è idealmente o astratta-mente migliore, “lo è nel concreto, per le rispo-ste che può dare ai problemi che abbiamo, per-ché crea lavoro e redistribuisce più equamente il reddito”.

    JULIEtSChoRsociologa del Boston College

    “Solidarietà contro le diseguaglianze”JULIET SCHoR: "SERVE UnA PRoSPETTIVA nUoVA PER IL FUTURo"

    2 milioni e mezzo di cooperative nel mondo

    1 miliardoi soci delle cooperative cioè 1 persona su 7

    250 milioniI lavoratori di queste cooperative

    17coop informasettembre 2015

  • Dal Perù all'Indiae New YorkSi potrebbe parlare di una cooperazione dai mille volti. E anche al convegno milanese la cooperazione ha mostrato alcuni di questi suoi mille volti. Come la cooperativa norandino che in perù unisce oltre 7.500 piccoli produttori di caffè, cacao e zucchero che operano sulle terre una volta destinate alla coltivazione della coca. grazie al fair trade, il commercio Equo e solidale e alla decisiva partnership con Coop, i contadini della norandino, sono riusciti a consolidare la loro esperienza e a sfuggire alla dittatura di chi specula sul prezzo di questi prodotti. Una speculazione che finisce con lo scaricarsi sui produttori che sono l’ultimo anello della catena. Una storia di emancipazione e riscatto è anche quella di Sewa federation che, in India, rappresenta 106 cooperative che danno lavoro a oltre 100mila donne, offrendo aiuto e competenze per ottenere piccoli capitali per avviare attività, attrezzature e strumenti tecnologici, ma anche servizi. Insomma l’obiettivo è renderle autosufficienti in una realtà dove le donne sono spesso emarginate. Ma cooperazione è anche la park Slope di new York. Qui nel quartiere di brooklyn, dal 1973, è attivo un punto di vendita cooperativo in cui possono comprare solo volontari che nel contempo prestano anche ore di lavoro gratuito per far funzionare il negozio. Così, nello stesso luogo, a volte si va a fare la spesa, a volte si va a fare i cassieri e a volte a esporre la merce sugli scaffali. dunque, quella dei 16 mila membri, è un’autogestione accompagnata da un intenso lavoro di incontri aperti a tutti i soci per affrontare e coordinare le attività.

    tutti i giorni (e più che mai in questi lunghi anni di crisi economica mondiale) siamo martellati dal solo linguaggio delle società per azioni, delle im-prese di capitali, delle quotazioni in Borsa, è del tutto evidente che si rischia di dimenticare che c’è, già oggi, un enorme pezzo di economia che, den-tro al mercato globale, si muove provando a segui-re altre logiche. “Pur nella pluralità di forme ed espressioni che la cooperazione ha oggi – spiega Pauline Green – è evidente che siamo un mondo che mette al centro della propria attività le perso-ne, con i loro bisogni e da lì parte per costruire ri-sposte. E lo fa in piccole comunità locali, ma an-che su scala molto più ampia, attraverso aziende di grandi dimensioni. Per questo l’obiettivo poli-tico che come Ica ci siamo dati è di promuovere un’attività e una mobilitazione che porti il G20, cioè il gruppo dei paesi economicamente più im-portanti, a riconoscere questa presenza, a valoriz-zarla e aiutarla”. Partendo anche dal riconoscere

    come, durante questa lunga e difficile crisi, la co-operazione sia stata un elemento di tenuta, che ha consentito di difendere il lavoro e il reddito delle famiglie.

    "Cosa facciamo in Italia"“Quando parliamo di noi anche in Italia – spiega il presidente nazionale di Legacoop, Mauro Lusetti – siamo troppo spesso abituati a farlo attraverso i nu-meri, dicendo che la cooperazio-ne rappresenta l’8% del Pil, che abbiamo 12 milioni di soci. Quasi fosse una prova muscolare. Abbiamo invece bisogno di dire, mol-to di più, come usiamo la nostra forza, come inci-diamo sulla vita delle persone. Il primo aspetto è la creazione di lavoro, di occupazione. Una crescita che per noi è continuata anche dopo l’arrivo della crisi. Nel 2006, ultimo anno prima dell’esplosione

    18 coop informa

  • aNChE SREbRENICa RIPaRTE Da uNa COOPa vent’anni dalla strage di Srebrenica (del luglio 1995), nella quale 8.000 musulmani vennero massacrati dalle milizie serbo-bosniache, c’è una bella storia di cooperazione che indica anche la strada per ricostruire una pacifica convivenza tra etnie diverse anche là dove si sono vissute tragedie immani. parliamo, come ha raccontato Marco angelillo sul mensile Vita (www.vita.it), di quanto avviene alla cooperativa Insieme, nata nel 2003 con l’aiuto italiano, e passata da 10 a 500 soci. Lo stabilimento di trasformazione dà lavoro a 28 persone, vedove e reduci del genocidio. produce lamponi, more e ribes: 130mila vasetti di confetture, 180mila bottiglie di succhi di frutta e 350 tonnellate di prodotto congelato l’anno. La cooperativa ha realizzato un vivaio e possiede alcuni frutteti sperimentali con una capacità annuale di 150mila piante. donne ortodosse e musulmane, fra bratunac e Srebrenica, hanno deciso di coltivare, insieme, la terra e il futuro nella valle della drina. I frutti congelati vengono esportati in molti paesi europei, le marmellate e i succhi solo in Italia. tra chili distribuisce in Italia ci sono Coop Lombardia, Coop Consumatori nordest e Coop adriatica.

    della crisi, i dipendenti di cooperative aderenti a Legacoop erano 429 mila, nel 2013 il numero di lavoratori era salito a 497 mila unità. In più in Ita-lia, ogni anno nascono circa 7.000 nuove coope-rative, alcune delle quali sono imprese fallite che rinascono grazie al fatto che gli operai decidono di rilevarle costituendo una cooperativa. Ma co-operazione in Italia significa anche tutte quelle re-altà che cercano di costruire buona economia dai beni sequestrati e confiscati alla mafia. Sono coo-perative di giovani, sempre più numerose. Infine, cooperazione significa anche Coop e Conad che rappresentano il 30% della distribuzione italiana, e che si stanno impegnando sul tema delle libera-lizzazioni, dai farmaci alla benzina, garantendo be-nefici e risparmi a milioni di famiglie. Sono solo al-cuni spunti ma credo aiutino a capire, in termini qualitativi, cosa siamo”.Il punto, non solo guardando all’Italia ma in una dimensione mondiale, è se, dopo quanto si è visto

    in questi lunghi anni di crisi, non ci sia bisogno di usare paradigmi diversi rispetto a quello imperan-te del liberismo, della speculazione finanziaria, di un mercato tutto imperniato sul profitto. Come se, quando la parentesi della crisi sarà chiusa, tutto sa-rà destinato a ripartire esattamente come prima.

    Una economia pluralistaNo, non è così, non sarà così. C’è bisogno di plu-ralismo nei modelli d’impresa, ma soprattutto c’è bisogno di più solidarietà e di forme di re-lazione che partano dalle persone. “L’idea che molti continuano a sostenere, e cioè che facendo

    continua a pagina 20 >

    19coop informasettembre 2015

  • 20 coop informa

    PaPa fRaNCESCO

    "Cooperative motoreche aiuta i deboli"anche papa francesco, incontrando i vertici di Confcooperative ha dedicato parole importanti al tema della cooperazione e al suo ruolo sociale: "Le cooperative – ha detto – devono continuare ad essere il motore che solleva e sviluppa la parte più debole delle nostre comunità locali e della società civile". E ancora: "occorre mettere al primo posto la fondazione di nuove imprese cooperative, insieme allo sviluppo ulteriore di quelle esistenti, in modo da creare soprattutto nuove possibilità di lavoro che oggi non ci sono”.

    diventare i ric-chi più ricchi, c o m u n q u e qualcosa goc-ciolerà sotto e dunque qual-che beneficio

    ci sarà, è sbagliata e non reg-ge – spiega Leonardo bec-chetti, docente di economia politica all’Università di Tor Vergata – L’idea di un homo oeconomicus che è felice solo se guadagna di più non spiega la realtà, non spiega, ad esempio, la grande realtà di chi fa volonta-riato. Per questo serve una forte bio-diversità nell’organizzazione dell’economia, devono crescere le imprese che non massimiz-zano i profitti. Io da sempre so-stengo che i cittadini votano col loro portafoglio, nel senso che facendo la spesa possono inci-dere e premiare chi si compor-ta in modo diverso. Una recente indagine Nielsen, dice una cosa

    molto significativa e che cioè più del 40% dei cittadini al mondo è disposta a pagare di più per ave-re beni e prodotti sostenibili ed eticamente responsabili. Questa può essere una leva di cambia-mento molto importante, capace di incidere su intere filiere”.

    Coop di grandi dimensioniPur riconoscendo alla coopera-zione un punto di partenza posi-tivo, cioè l’attenzione alle perso-ne e ai loro bisogni, molti spesso, anche in Italia, esprimono per-plessità quando la cooperazio-ne diventa impresa di grandi dimensioni. Questo è compati-bile con i valori e la distintività originaria? Qui può essere uti-le allargare lo sguardo e vede-re come tra le prime 30 gran-di cooperative al mondo non ce ne sia neppure una italiana. In testa troviamo tre colossi del mondo assicurativo giappone-se (Zenkyoren con un fatturato

    da 77 miliardi di dollari, Nippon Life con 66 miliardi, e Meiji Ya-suda Group con 62 miliardi), poi la statunitense State Farm Group (52 miliardi sempre in campo assicurativo), poi c’è la francese Leclerc nel campo del-la distribuzione (57 miliardi). E scorrendo la classifica spun-tano imprese della Germania, della Sud Corea, degli Usa, del-la Svizzera, dell’Inghilterra, del-la Nuova Zelanda, dell’Olanda, del Canada. E si scopre come si-gle, magari note, sono coopera-tive, pensiamo a banche come la francese Credite Agricole o l’o-landese Rabobank. “Dunque la situazione italiana – spiega ancora il presidente di Legacoop, Lusetti – va inqua-drata in questo contesto. C’è nel mondo una cooperazione che è cresciuta e che è stata capace di vincere le proprie sfide. In più, sul tema dimensioni, voglio an-che ricordare che per far nascere

  • 21coop informasettembre 2015

    nuova cooperazione servono risorse che possono venire so-lo se si hanno le spalle robuste. E dunque le grandi cooperati-ve sono fondamentali per so-stenere l’intero sistema e aiuta-re i piccoli a nascere e crescere. Sul piano dei valori, dell’etica e del rispetto dei principi, il tema dimensioni non credo incida. La dimensione aziendale po-ne questi temi in termini diver-si, ma siamo pieni di esempi di buone pratiche in grandi coope-rative e ad esempi meno brillan-ti in piccole realtà”.

    nuova cooperazioneUn ragionamento che condivi-de in pieno anche un economi-sta come Leonardo Becchetti: “Io sono stato contrario alla ri-forma, recentemente varata del governo, sulle Banche popolari italiane che ha imposto, a quel-le superiori agli 8 miliardi di rac-colta, di abolire il voto capitario e diventare di fatto delle normali società per azioni. Non c’era al-cun motivo o evidenza che im-ponesse di fare ciò. Un colosso come la canadese banque du Jardin, parliamo di una realtà cooperativa da 220 miliardi di fatturato, ha dimostrato di ave-re le migliori pratiche in assolu-to di tutela del risparmio e come standard etici. Dunque? In più la grande cooperazione serve a far crescere nuova cooperazio-ne. In questo mercato più si cre-sce e più si possono fare le co-se che vorremmo”. Per questo serve più cooperazione, dove la cooperazione è un arcipelago di forme e dimensioni diverse, che deve restare in costante dialogo con i soci, con le persone, con i territori, che deve aggiorna-re costantemente la sua gover-nance, essere trasparente, ma che è fondamentale per ave-re un mercato economico più equilibrato e solidale. ●

    Come molti ho apprezzato l'enciclica di papa Francesco dedi-cata all'ambiente. Però inizierei un commento da quello che manca, e cioè una critica alla crescita demografica incontrollata dei sapiens. Molti studiosi ritengono che sette miliardi e passa di umani non possono in alcun modo essere sostenuti senza scompensi da un pianeta che Dio ha smesso di creare da un bel pezzo. Ci si illude ancora che ogni uomo potrà, prima o poi, arrivare al livello di consumi e benessere degli occidentali. Se ciò non è ancora avvenuto, non è perché sia mancato il tempo (che ce ne è stato pure fin troppo), ma perché questa è un'impossibilità fisica, e sareb-be importante che anche la chiesa se ne rendesse conto, favorendo politi-che di controllo delle nascite nei paesi più poveri del mondo. Il mondo forse non è mai stato così moderno, ma certamente non è mai stato così disegua-le, perché il benessere della minoranza lo pagano sempre le mag-gioranze sofferenti e l'ambiente naturale sfruttato oltre ogni regola natura-le. Ed è sempre più vero che maggior ricchezza alla parte ricca del mondo non porta e non porterà mai benessere ai più poveri, per la semplice ragio-ne che quella ricchezza può crescere solo sulla povertà degli altri. E che non può essere altrimenti che così. Ma questo nell'enciclica papale è ben compreso.Le attività produttive dell'umanità inibiscono in maniera permanente il diritto delle generazioni future di abitare un pianeta in salute che dispensi risorse e felicità per tutti. Questo il significato pregnante dell'enciclica di Francesco. In pratica il papa ci ricorda che la vita è la base dell'economia e non viceversa. Esattamente quanto sostengono gli scien-ziati: l'economia è un sottosistema della biosfera e non viceversa, come molti economisti e politici sostengono, se non a parole, nei fatti. Ma il papa è in realtà molto più duro e giustamente invoca un cambiamento di sistema produttivo senza più alcun ritardo: parole che nessun uomo politico di statura mondiale ha mai avuto il coraggio di pronunciare.L'ambiente deve essere considerato un insieme unitario con l'uomo, come il feto con la madre, non un qualcosa di separato. Chissà perché molti sono pronti a comportarsi come il papa dice quando parla di morale privata ma poi si tirano indietro quando parla di ambiente o di economia. Si segue la Chiesa sul divorzio breve, ma non quando sugge-risce i comportamenti necessari per non restituire un pianeta distrutto alle future generazioni che ce lo hanno solo prestato. La critica è anche per la tecnologia, che non riserva felicità e vero progresso, ma solo profitti per i soliti noti, illudendo che possedere il nuovissimo modello di smartphone corrisponda a un mondo migliore. Non c'è da meravigliarsi se quest'enciclica non sia piaciuta ai potenti del mondo.●

    Un Papa "verde"I tanti pregi di un'enciclica

    di Mario Tozziprimo ricercatore Cnr - igage conduttore televisivo

    un pianeta da difendere

  • lievito o glutine, è una realtà che non riguarda solo chi è affetto da uno specifico problema (come può essere per i celiaci), ma che coinvolge tante persone che vogliono solo migliorare il proprio benessere e pongono grande attenzione alla propria salute. Per questo, partendo da due linee di prodotti a mar-chio Coop, particolarmente vicine a questi aspetti (bene.sì e il Club 4-10 rivolto ai bambini) vi pro-poniamo alcuni suggerimenti che, partendo dalla

    colazione del mattino, per arrivare ad alcune me-rendine, tengono in-sieme queste esigenze di salubrità, semplicità e “velocità”.Per la colazione (ma non solo per quella), la linea Benesì propone,

    come alternative al latte (e quindi al lattosio), bevande a base di riso o di soia (anche in versioni arricchite di calcio e vi-tamine B2, B12 e D) che stanno

    riscuotendo grande successo. Ci

    Coop, con le linee Bene.sì e Club 4-10, propone soluzioni per chi, a scuola o in ufficio, vuole farsi uno snack senza rinunciare a prodotti che mettono al primo posto il benessere e la salute: dalle bevande e gli yogurt a base di soia ai crackers e ai frollini senza lievito. Per finire con un nuovo trancino al cioccolato

    Spuntinidi qualità

    Con l’apertura delle scuole e il ritorno al la-voro anche degli ultimi vacanzieri, settembre è il me-se che segna la ripresa dei “normali” ritmi di vita fa-migliare, parliamo di orari, di tempi e di spostamenti. Ed è ormai noto che, per molti, questi tempi incido-no anche sulla qualità dell’alimentazione. Spesso c’è poco tempo, si va di fretta. Così in casa non si dedi-ca l’attenzione che meriterebbe alla colazione (ba-se fondamentale di una corretta alimentazione per tutto il resto della giornata), oppure quando si esce, si trova solo lo spazio per uno snack veloce, per non parlare della merenda da fare a scuola.Ebbene, per ognuna di queste situazioni, è un erro-re non dedicare la dovuta considerazione (e se serve anche un po’ di tempo in più) a quel che si mangia. Sempre più spesso, anche in prodotti apparente-mente semplici e veloci, si possono trovare qualità e caratteristiche nutrizionali cui un al-to numero di consumatori pone, giustamente, sempre maggiore at-tenzione. Il boom dei prodotti, sia funzionali, cioè particolarmente ric-chi di alcune sostanze (come le fibre), o dei cosiddetti free from, cioè privi di lattosio,

    22 coop informa

  • sono gli yogurt, a base di soia 100% italiana No Ogm (indicati per chi è intollerante al lattosio ma an-che per i vegetariani) nei nuovi gusti ciliegia, albicoc-ca, che si aggiungono alle varianti frutta e cereali, frut-ti di bosco e naturale. E per i più golosi, sempre senza latte, la linea Bene.sì Coop propone i dessert a ba-se di crema di soia, disponibili nei gusti vaniglia o cioccolato.Da sgranocchiare, magari mentre si sta in ufficio o a

    scuola, vi proponiamo in-vece due soluzioni. La soluzione sala-ta sono i crackers senza lievito e particolarmente ric-chi di fibre perché

    realizzati con farina di mais e d’orzo. L’alternativa dolce sono i biscotti frollini, anche questi sen-za lievito e (come i crackers) proposti in porzioni di facile uso, anche mentre si è in giro.Pensati per i bambini, invece, i prodotti della li-nea Club 4-10 privi di grassi tropicali (come l’olio di palma), sono privi di grassi idrogena-ti, con un ridotto contenuto di grassi o zuccheri

    il salE iodato “protEtto” fa bENE aLLa SaLuTESempre a proposito di benessere e salute vale la pena ricordare che il sale iodato "protetto" bene.sì Coop è ottenuto con una tecnologia innovativa che consente allo iodio, notoriamente volatile e poco resistente al calore, di fissarsi negli alimenti. In questo modo lo iodio si mantiene costante nel tempo anche dopo la cottura dei cibi, garantendone l'assimilazione. è importante sapere che l'assunzione di iodio apporta diversi benefici per tutti, contribuendo al buon funzionamento della tiroide e al normale metabolismo energetico. Lo iodio contenuto naturalmente negli

    alimenti non è però sufficiente a soddisfare il nostro fabbisogno giornaliero. Ecco perché, allo scopo di aumentarne l'assunzione, è bene utilizzare sale iodato "protetto". è consigliato l'impiego del prodotto per integrare regimi alimentari carenti di iodio in sostituzione del comune sale alimentare e comunque è fondamentale seguire una dieta varia ed equilibrata e uno stile di vita sano.Il sale iodato protetto bene.sì Coop è sale marino 100% italiano, disponibile in formato da 500g fino o grosso e in formato da 220g fino con spargitore. Il prodotto è dotato di logo ministeriale in conformità alla legge 55/2005

    per la tutela della salute.

    (mediamente il 30% rispetto alla media di ana-loghi prodotti sul mercato), hanno un apporto calorico ridotto, utilizzano solo aromi naturali e integrano nutrienti come le fibre. Insomma una linea pensata per prevenire e combattere il pro-blema dell’obesità e del sovrappeso, che è sempre più presente anche nel nostro paese.Ebbene proprio il Club 4-10 propone una novità appena arrivata sugli scaffali, con un trancino al cioccolato (venduto in confezioni da 10 pezzi) che ha il 40% dei grassi in meno ri-spetto alle meren-dine più vendute. Si tratta di soffice pan di spagna con pezzi di cioccolato fondente e crema al cioccolato. E per chiudere, comodissimi da consumare anche a scuola e sul lavoro, ci sono i succhi di frutta della linea Club 4-10 Coop in brick da 200 ml. Questi succhi hanno tutti un’altissima percentua-le di frutta (dal 95 al 97%) e i gusti più apprezzati sono quelli alla pera e alla pesca (con frutta tutta italiana), e fragola e banana. E allora un buon rientro a tutti!!!

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  • di Giuseppe Ortolano

    La celebrazione dei 150 anni della sua strada più importante è l'occasione per partire alla scoperta di una città straordinariamente ricca di storia e cultura

    Vienna, una capitalepiena d'arte e musei

    24 coop informa

    storia ebraica del viale. Al Wien Museum si illustra la progettazione della Ringstrasse, mentre il Belvedere dedica una rassegna ai carismatici pittori della Ringstrasse che hanno lasciato un'impronta indelebile sulla loro epoca: da Hans Makart a Gustav Klimt. L’Architekturzentrum Wien dedica una mostra a Max Fabiani, autore dell’Urania ed alcuni centri culturali come il Kunsthistorisches Museum, il Museo di Storia naturale, il MuseumsQuartier ed il Museo di Sigmund Freud propongono visite guidate dedicate al tema. Ma Vienna non si esaurisce con l'imponenza degli edifici posti lungo la Ringstrasse. Assolutamente da non perdere la Kunstkammer, la Camera dell’Arte e delle Curiosità del

    Inizio di autunno a Vienna per non perdersi le celebrazioni dei 150 anni della Ringstrasse, il maggior progetto urbanistico mai realizzato nel corso della storia della città. Lungo i 5,3 km di questa strada sorsero tra il 1860 e il 1890 quegli edifici (dall'Opera di Stato all'attuale Museo di Belle Arti, dal Municipio alla Borsa) che segnarono il passaggio da feudale città di residenza della monarchia austroungarica a metropoli europea. Tante le mostre aperte per l'occasione. Il palazzo della Secessione, una delle opere più significative dello stile liberty viennese, propone fino all’11 ottobre, “Troppo moderno per la prima fila”, esposizione che racconta la sua edificazione. Il Museo ebraico di Vienna si concentra, fino al 4 ottobre, sulla

    Kunsthistorisches Museum che raccoglie 2200 oggetti eccezionali, rari, bizzarri e straordinari, spesso commissionati o acquistati da membri della casata imperiale o dall’imperatore in persona. Nelle altre sale del Kunsthistorisches Museum si ammirano, invece, capolavori di Dürer, Rembrandt, Bellini, Giorgione, Tiziano, Raffaello, Caravaggio e la maggiore collezione al mondo di pittura fiamminga. L’Albertina propone una delle più importanti collezioni grafiche al mondo e, dal 25 settembre, espone 120 tra le più significative opere di Edvard Munch, tra cui anche “L’urlo”. Nelle sale del Leopold Museum si ammirano la più estesa collezione di opere di Egon Schiele e centinaia di capolavori

  • Info utili

    Scoprite che questa è anche una città del buon vino

    Prima di partire per Vienna vale la pena consultare il sito dell'Ente per il Turismo (www.vienna.info) ricco di notizie e informazioni utili anche per trovare un albergo, un ristorante dove mangiare o un locale alla moda. La vita del turista è resa ancora più facile dalla Vienna Card (www.wienkarte.at) che, per 18,90 euro a persona, offre l'uso gratuito di metropolitana, autobus e tram per 48 ore, oltre a sconti in 210 tra musei, teatri, sale concerti, ristoranti, caffè e negozi. Dal 25 settembre al 4 ottobre la capitale austriaca ospita la Vienna Design Week con centinaia di iniziative per vivere design e moda in un’ottica nuova. Le agenzie Robintur (www.robintur.it) organizzano, nei mesi di settembre e ottobre, tour in bus a Vienna e Monaco al costo di 590 euro a persona, con trattamento di mezza pensione in albergo 4 stelle.

    Vienna è anche una delle metropoli più verdi al mondo. Con più del 50% della superficie cittadina occupata da parchi, giardini, campi coltivati, prati, boschi e addirittura un parco nazionale, la capitale austriaca ha un'anima green capace di incantare i visitatori. Tra i luoghi più interessanti i giardini della Reggia di Schönbrunn, dichiarati Patrimonio dell’Umanità UNESCO; il parco barocco in stile francese al cui interno si trova il più antico giardino alpino europeo, ed i giardini del Burggarten, dove si ammirano una visitatissima statua di Mozart e una grande serra delle palme, che ospita la Casa delle Farfalle. Nella zona occidentale della città si incontra il Bosco Viennese, un insolito parco della biosfera urbano che rappresenta il polmone verde della città. Ad est si trova, infine, parte del Parco nazionale Donau-Auen, dove vivono oltre 800 specie vegetali, tra cui rare varietà di orchidee, 100 di uccelli nidificanti, nonché 30 diversi tipi di pesci.

    Pochi lo sanno ma Vienna vanta 700 ettari di terreni coltivati a vite – per il 10% bio – all'interno del territorio urbano, caratteristica assolutamente fuori dal comune per una metropoli europea. Il weekend del 26 e 27 settembre si celebra la Giornata viennese della passeggiata enologica con escursioni tra i vigneti e soste nelle osterie e nelle cantine. Anche in altri periodi dell'anno si possono degustare i vini viennesi nei

    tradizionali “Heurige”, osterie – spesso con giardino – riconoscibili dalla scritta “Ausg’steckt” e dalla frasca di pino appesa all’entrata che indica che il locale è aperto. I due simboli garantiscono la vendita di vini di produzione esclusivamente propria, prodotti con le uve viennesi. La fondazione Slow Food per la biodiversità ha inserito il vino Gemischter Satz nell’elenco dei Presidi dell'Arca del Gusto.

    Scoperte nel verde

    25coop informasettembre 2015

    d’arte moderna austriaca. Sono più di cento i musei viennesi che è possibile visitare, in molti dei quali è anche piacevole mangiare, sia a pranzo che all'ora di cena. E il 3 ottobre, in occasione della Lunga Notte dei Musei, sarà possibile visitarli tutti utilizzando un solo biglietto, valido dalle 18 all’una di notte, che comprende anche l’utilizzo gratuito dei bus navetta e dei mezzi di trasporto pubblico. Vienna è famosa anche per i dolci da

    assaggiare negli oltre 150 caffè tradizionali della città. Tra i più interessanti del centro storico il leggendario Caffè Central, la Pasticceria di corte regia-imperiale Demel, il Cafè Imperial e il Café Museum, che fu frequentato da clienti come Gustav Klimt, Egon Schiele, Oskar Kokoschka ed Elias Canetti. Prima di lasciare la capitale austriaca, specie se si viaggia con bambini o ragazzi, vale la pena raggiungere il Prater con le sue

    250 attrazioni, dalla ruota panoramica alle giostre per i più piccoli, dalle montagne russe ai simulatori di volo. Nel recente museo delle cere Madame Tussauds, nella piazza della ruota panoramica, si ammirano 71 statue di cera. Tra queste l'imperatore Francesco Giuseppe e la sua Sissi, Wolfgang Amadeus Mozart, Gustav Klimt, Albert Einstein, Johnny Depp, Nicole Kidman, Angelina Jolie, Michael Jackson, Mahatma Gandhi e Nelson Mandela.

  • Sapori di mare tra cozze e baccalà

    Tocca a Gregorio Grippo, chef dell'Osteria del Gran Fritto di Cesenatico che propone un menu a base di cozze gratinate, risotto alla "moda di una volta" e crocchette di patate e baccalà

    di Helmut Failoniun menu contro la crisi

    frutta e verduraSettembreLA STAGIONE DI..Il calendario ci avverte che l’estate sta volgendo al termine, ma ciò nonostante i prodotti della bella stagione si trovano ancora tutti: barbabietole, bietole, carote, cavoli, lattughe, melanzane, piselli e i porri. Per quanto riguarda la frutta segnaliamo naturalmente ancora le albicocche e le pesche. tra pochissimo arriva la stagione migliore dell’uva.

    Questo mese ci spostiamo a Cesenatico, sulla riviera romagnola per proporvi il menu della crisi che ha ideato Gregorio Grippo, chef di uno dei luoghi simbolo della ristorazione romagnola tout court, l’Osteria del Gran Fritto.

    l'antipastoCozze gratinateIngredienti per 4 persone:1,5 kg di cozze di Cesenatico, 40 gr di pane grattugiato fine (possibilmente fatto con lievito madre), 1/2 bicchiere di olio evo, 30 gr di prezzemolo tritato, sale marino integrale, pepe macinato al momentoProcedimentoPulire le cozze staccando con un gesto deciso, nel senso delle valve, lo stoppino di filamenti che è collegato con il mollusco interno (il bisso). Poi, raschiare per bene le conchiglie con un coltello. Posizionarle in un tegame sufficientemente capiente, con un po’ di acqua (1 dito sul fondo), su una fiamma vivace coprendo con un coperchio. Lasciare rosolare per pochi minuti, ritirandole non appena sono

    tutte aperte. A questo punto scolare le cozze con un colapasta e staccare i molluschi dalla conchiglia, metterli in una ciotola e condire con pane grattugiato (poco: serve a legare il condimento senza “coprire” la cozza!), olio, sale, pepe. Conservare le valve più belle e capienti. Infine ricomporre i molluschi nelle conchiglie (uno per valva se sono grandi, altrimenti, anche due o tre), facendo attenzione che portino con sé un po’ della leggera panatura. Per la cottura, disporre ogni pezzo su una griglia, a calore vivace, per 6/7 minuti. Altrimenti, se si preferisce cuocere le cozze in forno, allinearle ordinatamente su una placca a 200 gradi per 4/5 minuti (il forno asciuga di più). Saranno pronte quando l’olio sfrigola. Le cozze gratinate devono essere mangiate ben calde.

    Il primoRisotto alla "Moda di una Volta" Ingredienti per 4 persone:1 kg di di paganella, 1 kg di spada, 60 gr di cipolle (bianche o dorate), 40 gr di concentrato di pomodoro, 300 gr

    26 coop informa

  • tra i monti erei e la valle del Dittaino, in pro-vincia di enna, le primavere sono molto piovose e le estati umide. La ricca vegetazione (sulla, veccia, ro-smarino e finocchio selvatico oltre a numerose altre piante della macchia mediterranea), che cresce tra i 400 e gli 800 metri sul livello del mare, ne fa una delle province siciliane con il maggior numero di al-levamenti ovini. Comisana, pinzirita, valle del belice sono solo alcune delle razze autoctone siciliane alle-vate tra queste colline. e, sin dai tempi antichi, dal loro latte unito allo zaf-ferano coltivato nell’area, si ottiene il piacentinu, pecorino, che piace, in dialetto locale. Diversi sono gli aneddoti legati alla sua produzione. La leggenda vuole che ruggero I, conte di Altavilla, già nell’XI se-colo curò la depressione della moglie Adelasia invi-tando i casari del luogo ad aggiungere un pizzico di zafferano alla preparazione del pecorino. Prodotto in nove comuni della provincia di enna, è a pasta compatta e unico nel suo genere: è infatti aro-matizzato con zafferano – che conferisce alla pasta il caratterisco colore giallo – e pepe nero in grani – posto in ammollo in acqua calda la sera precedente la produzione. La tecnica di lavorazione, che prevede l’aggiunta di acqua calda alla cagliata, e l’uso atten-to del sale ne fanno uno dei formaggi meno aggres-sivi della Sicilia, il “più europeo”.Dopo una maturazione di circa 60 giorni, ha odore delicato e sapore aromatico e dolciastro dovuto alla presenza dello zafferano. Al momento solo tre produttori producono Piacen-tinu ennese, utilizzando latte crudo, caglio naturale e zafferano prodotto nei 9 comuni dell’area. Le pro-duzioni attuali non riescono a soddisfare il mercato in quanto la richiesta è maggiore la produzione. Con il Presidio Slow Food si vuole rivalutare questo for-maggio storico della provincia ennese e coinvolgere altri casari dell’area di produzione per aumentare le quantità prodotte e farlo conoscere al di fuori della provincia.I responsabili del Presidio sono Gaetano Nicolettitel. 0935 667255, [email protected] e Stefania mancini Alaimo, tel. 333 9218021, [email protected].

    Piacentinuformaggio dai monti erei

    di passata di pomodoro, 100 gr di olio extravergine di oliva, 5 decilitri di acqua, 320 gr di riso carnaroli, sale marino integrale, peperoncino (a seconda dei gusti). ProcedimentoLavare e pulire il pesce. Poi, in una pentola alta, fare rosolare la cipolla. Quando sarà translucida aggiungere la conserva, la passata e l’acqua (circa 60/70 millilitri). Far bollire per circa 15 minuti. Poi aggiungere il pesce, il sale, il peperoncino e far bollire per almeno 2 ore. Ora filtrare il liquido e schiacciare per bene tutto ciò che resta di solido: il consiglio è di mettere tutto in un canovaccio e di stringere fino a che non esce l'ultima goccia di succo. Infine, in una padella, tostare il riso con un filo di olio e aggiungere il brodo di pesce, poco alla volta, fino a cottura ultimata.

    Il secondoCrocchette di Patate e Baccalà Ingredienti per 4 persone:200 gr di baccalà ben dissalato, 80 gr di patate, 30 gr di burro, 20 gr di cipolla, 300 gr di latte, 100 gr di panna, 3 uova (2 di queste serviranno per la panatura), 1 spicchio d’aglio, 1 filetto d’acciuga sotto sale, sale, farina e pangrattato.ProcedimentoFare rosolare in olio e burro la cipolla con l’aglio e l’acciuga. Aggiungere quindi il baccalà (che sia ben spinato) e le patate tagliate sottili, continuando a rosolare. Unire poi il latte e procedere con la cottura per circa un’ora o fino a che il composto non risulta ben asciutto dai liquidi. Aggiungere la panna con l’uovo e frullare. Servendosi di 2 cucchiai, comporre delle quenelle della misura di piccole uova, passarle prima nella farina, poi nell’uovo e infine nel pan grattato, per ottenere una panatura compatta. Friggere infine in olio bollente a 175 gradi finché la superficie non si sarà dorata. Scolare le crocchette e servirle subito con un gustoso ketchup artigianale o una crema di grani di senape.

    Osteria del Gran Fritto Cesenatico, Corso Garibaldi, 41 tel. 0547/82474Chef: Gregorio Grippo

    l'antipastoCozze di Cesenatico Gratinate (costo materie prime: 2,8 euro)

    Il primoRisotto alla "Moda di una Volta" (costo: 3 euro a persona)

    Il secondoCrocchette di Patate e Baccalà (costo: 4 euro a persona)N. B. I prezzi sono riferiti al costo della materia prima acquistata non al prezzo del piatto nei ristoranti di cui parliamo

    Un menu contro la crisi

    27coop informasettembre 2015

  • mostre e libriSguardi d'europa su Pompei

    Non c’è solo la Pompei che cade a pezzi o quella annegata nei rifiuti, di cui ci parlano spesso le cronache. C’è invece anche un impegno serio di rilanciare il sito

    campano. Il Museo archeologico nazionale di Napoli e l’Anfiteatro degli scavi ospitano una straordinaria mostra che ci parla di come l’Europa ha guardato alla scoperta della città sepolta e di come tanti artisti diversi si sono ispirati per le loro opere a Pompei. Si possono così ammirare i lavori di Picasso e di Normand, di De Chirico e di Le Corbusier, di Canova, di Piranesi e di tanti altri che nel corso di due secoli, dalla scoperta del 1748 ai bombardamenti aerei del 194