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Quello che fu lo spaccio aziendale della BPD, quello che oggi i colleferrini conoscono come Museo Mar-coniano o Museo Civico delle Telecomunicazioni rischia di essere demolito per far posto ad altre palazzine.La Colleferro Infrastrutture e Sviluppo S.p.a, società di proprietà del comune di Colleferro (che gli ha con-ferito l’immobile) ha dichiarato, nel suo nuovo piano industriale, di voler “valorizzare” l’attuale manufatto demolendolo e ricostruendone uno residenziale con premio di cubatura del 30% (Piano Polverini) e locali commerciali al piano terra ed interrato.Perché, viene da chiedersi, decidere di abbattere un edificio pubblico per fare altre case, quando il nostro comune paga quasi 22mila euro al mese solo di affitto per mantenere servizi come la Biblioteca Comunale e il Museo Archeologico in uno stabile pri-vato.Inoltre il Museo delle Telecomunicazioni si chiama così proprio perché ospita la “Collezione Cremona”, probabilmente una collezione rara se non unica di migliaia di pezzi, appartenenti al mondo delle co-municazioni di tutti i tempi, che forse sarebbe stato opportuno pubblicizzare meglio visto anche il colle-gamento ideale alla realtà industriale di Colleferro.Un collegamento insito nel luogo stesso, un pezzo della vecchia città, lo spaccio aziendale dove gli operai si recavano tutti i giorni, un pezzo di storia pubblica, un pezzo di “centro storico”, una parte del patrimonio pubblico dei colleferrini che non può essere demolito, distrutto, cancellato per saziare un

un fame di cemento senza freni.E’ giusto che i colleferini vengano messi al corrente dell’ennesimo scempio, dell’ennesima beffa che l’amministrazione sta rifilando alla città ed al suo pat-rimonio pubblico.Cos’altro dovranno fare questi signori? Vendersi il Comune o fare un grattacielo dentro al Cimitero?Concittadini, il silenzio di troppi di noi fa si che tutto questo avvenga.

Bastimento