Città di Martina Franca Programma Integrato di Rigenerazione Urbana – L.R. 21/2008
Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 1
INDICE
PREMESSA
A. GLI OBIETTIVI DI RIQUALIFICAZIONE URBANA, INCLUSIONE SOCIALE E SOSTENIBILITA’
AMBIENTALE
A.1 Analisi della dimensione demografica del comune e caratteristiche strutturali della
popolazione
A.2 Analisi del degrado fisico, del disagio abitativo e socio‐ economico del comune
A.2.1 Situazione edilizia ed urbanistica
A.2.2 Situazione abitativa e socio‐economica
A.3 Idea‐guida della rigenerazione
A.4 Obiettivi di riqualificazione urbana, inclusione sociale e sostenibilità ambientale
B. GLI AMBITI TERRITORIALI DA SOTTOPORRE A PROGRAMMI INTEGRATI DI
RIGENERAZIONE URBANA
B.1 Individuazione degli ambiti di intervento dei programmi integrati di rigenerazione
urbana
B.1.1 Ambito 1 – Nucleo antico
B.1.2 Ambito 2 – Quartiere di espansione verso Ceglie Messapica
B.1.3 Ambito 3 – Quartiere a nord della linea ferroviaria urbana
B.1.4 Ambito 4 – Quartiere Palombelle e zona urbana di via Guglielmi
B.1.5 Ambito 5 – Area Montetullio‐Giuliani
B.1.6 Ambito 6 – Area del Pergolo
B.1.7 Ambito 7 – Quartiere Paolotti‐S.Michele‐Ospedale
B.2 Gli ambiti individuati a confronto
C. LE POLITICHE PUBBLICHE CHE CONCORRONO AL CONSEGUIMENTO DEGLI OBIETTIVI DEI
PROGRAMMI DI RIGENERAZIONE URBANA
C.1 Politiche urbanistiche ed abitative
C.2 Politiche paesaggistico‐ambientali
C.3 Politiche socio‐assistenziali e sanitarie
C.4 Politiche occupazionali, formative e di sviluppo
D. LE INIZIATIVE PER ASSICURARE LA PARTECIPAZIONE CIVICA ED IL COINVOLGIMENTO DI
ALTRI ENTI E DELLE FORZE SOCIALI, ECONOMICHE E CULTURALI ALLA ELABORAZIONE E
ALL’ATTUAZIONE DEI PROGRAMMI
D.1 I processi di partecipazione attivati e da attivare ed i rapporti tra i risultati del
processo partecipativo e le proposte di intervento
D.2 Il piano per l’informazione e il coinvolgimento dei cittadini
D.3 Il processo partecipativo attivato
D.3.1 Forum cittadini
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D.3.2 Rassegna stampa
D.3.3 Apporti e suggerimenti da soggetti interessati
D.4 Gli esiti della partecipazione in sintesi
E. I CRITERI PER VALUTARE LA FATTIBILITA’ DEI PROGRAMMI
F. I SOGGETTI PUBBLICI CHE SI RITIENE UTILE COINVOLGERE NELLA ELABORAZIONE,
ATTUAZIONE E GESTIONE DEI PROGRAMMI E LE MODALITA’ DI SELEZIONE DEI SOGGETTI
PRIVATI
F.1 Soggetti pubblici
F.2 Soggetti privati
F.3 Attuazione e gestione dei programmi
ALLEGATI
AC.1 – allegato cartografico: analisi dello stato di fatto
AC.2 – allegato cartografico: perimetrazione degli ambiti
AC.3 – allegato cartografico: ambiti di intervento su ortofoto
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PREMESSA
La Regione Puglia, promulgando la legge n. 21 “Norme per la Rigenerazione Urbana” del 29 luglio 2008, ha promosso come affermato all’art. 1 “la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani in coerenza con le strategie comunali e intercomunali finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, abitative, socio‐economiche, ambientali e culturali degli insediamenti umani e mediante strumenti di intervento elaborati con il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati”.
I contesti urbani periferici e marginali interessati da carenza di attrezzature e servizi, degrado degli edifici e degli spazi aperti e processi di esclusione sociale, i contesti urbani storici interessati da degrado del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici e da disagio sociale, i contesti urbani storici interessati da processi di sostituzione sociale e fenomeni di terziarizzazione e le aree dismesse, parzialmente utilizzate e degradate costituiscono i principali ambiti di intervento.
I Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana rappresentano gli strumenti di intervento che, come esplicitato all’art. 2 della legge stessa, sono “volti a promuovere la riqualificazione di parti significative di città e sistemi urbani mediante interventi organici di interesse pubblico”. Essi devono fondarsi “su un’idea‐guida di rigenerazione legata ai caratteri ambientali e storico‐culturali dell’ambito territoriale interessato, alla sua identità e ai bisogni e alle istanze degli abitanti” e comportano “un insieme coordinato di interventi in grado di affrontare in modo integrato problemi di degrado fisico e disagio socio‐economico”.
Tali programmi sono contemplati nel Programma Operativo FESR 2007‐2013, finanziabili con la dotazione dell’asse VII “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”, secondo due linee di intervento: la linea 7.1 “Piani integrati di sviluppo urbano” e la linea 7.2 “Piani integrati di sviluppo territoriale”. Per la linea 7.1 è prevista l’azione 7.1.1 denominata “Piani integrati di sviluppo urbano di città medio/grandi” destinata alle città con popolazione superiore a 20.000 abitanti che abbiano avviato le procedure previste dalla suddetta L.R. 21/2008. Per la linea 7.2 è prevista l’azione 7.2.1 denominata “Piani integrati di sviluppo territoriale” destinata a Comuni o aggregazioni di comuni con popolazione non superiore a 20.000 abitanti, secondo i criteri indicati nel Programma Pluriennale di Attuazione dell’Asse VII.
Nel Programma Pluriennale dell’Asse VII all’azione 7.1.1 si legge:
L’azione sostiene la realizzazione di Piani Integrati di Sviluppo Urbano delle città medio/grandi […].
I Piani, costruiti con la partecipazione degli abitanti, saranno per contenuti e finalità rispondenti alla legge regionale 21/2008, basati su un’idea‐guida di rigenerazione […].
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I Piani dovranno contenere uno studio preliminare dell’intera area di intervento riguardante:
a) La riqualificazione dell’ambiente costruito, attraverso il risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici […];
b) La riorganizzazione dell’assetto urbanistico attraverso il recupero o la realizzazione di urbanizzazioni, spazi verdi e servizi […];
c) Il contrasto all’esclusione sociale degli abitanti attraverso la previsione di una molteplicità di funzioni e tipi di utenti e interventi materiali e immateriali […];
d) Il risanamento dell’ambiente urbano mediante la previsione di infrastrutture ecologiche quali reti verdi e blu […];1
Nella stessa determinazione del dirigente del servizio assetto del territorio n.13 del 15.02.2010 si definiscono:
7.1 Piani integrati di sviluppo urbano – Obiettivo operativo è la rigenerazione urbana attraverso piani integrati di sviluppo urbano fortemente caratterizzati da azioni volte alla sostenibilità ambientale e, in particolare, alla riqualificazione della città esistente e al contenimento dell’espansione urbana, destinati ai sistemi di centri minori o alle aree delle città medio‐grandi dove si concentrano problemi di natura fisica, sociale, economica;
7.2 Piani integrati di sviluppo territoriale – Obiettivo operativo è la rigenerazione territoriale attraverso piani integrati di sviluppo territoriale volti al rafforzamento, riqualificazione, razionalizzazione e, dove necessario, disegno delle reti funzionali e delle trame di relazione che connettono i sistemi di centri urbani minori con particolare riguardo a quelli fortemente connessi (o con elevato potenziale di connessione) dal punto di vista naturalistico e storico‐culturale.
Si specifica che la rigenerazione territoriale è destinata a Comuni o aggregazioni di Comuni con popolazione non superiore a 20.000 abitanti, secondo i criteri indicati nello stesso PPA dell’Asse VII.
Secondo la stessa L.R. 21/2008 tra le azioni che possono essere incluse nei programmi di rigenerazione urbana vi sono:
la riqualificazione dell’ambiente costruito, attraverso il risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici, garantendo la tutela, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio storico‐culturale, paesaggistico, ambientale;
la riorganizzazione dell’assetto urbanistico attraverso il recupero o la realizzazione di urbanizzazioni, spazi verdi e servizi e la previsione delle relative modalità di gestione;
1 Fonte: Delibera di Giunta Regionale n.1445 del 04.08.2009 pubblicata sul BURP n.138 del 03.09.2009
“PO 2007‐2013. Asse VII. Programmi Pluriennali di Asse. Approvazione. Disposizioni organizzative e di gestione.”
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il contrasto dell’esclusione sociale degli abitanti attraverso la previsione di una molteplicità di funzioni e tipi di utenti e interventi materiali e immateriali nel campo abitativo, socio‐sanitario, dell’educazione, della formazione, del lavoro e dello sviluppo;
il risanamento dell’ambiente urbano mediante la previsione di infrastrutture ecologiche quali reti verdi e blu finalizzate all’incremento della biodiversità nell’ambiente urbano, sentieri didattici e museali, percorsi per la mobilità ciclabile e aree pedonali, spazi aperti a elevato grado di permeabilità, l’uso di fonti energetiche rinnovabili e l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale e risparmio energetico nella realizzazione delle opere edilizie.
Tali Programmi sono predisposti dai Comuni o proposti ai Comuni stessi da altri soggetti sia pubblici che privati, assumendo gli effetti di strumenti urbanistici esecutivi. Essi non possono comportare variante agli strumenti urbanistici comunali per trasformare in aree edificabili, aree a destinazione agricola, fatta eccezione per quelle contigue necessarie alla realizzazione di verde e servizi pubblici nella misura massima del 5% della superficie complessiva dell’area di intervento.
La rigenerazione è dunque intesa come intervento integrato, che coinvolge non solo gli aspetti fisici interessati dalle operazioni di riqualificazione, ma anche quelli sociali ed economici del degrado urbano. I Comuni definiscono gli ambiti territoriali che rendono necessari interventi di rigenerazione urbana, predisponendo un Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana, da approvarsi con apposito atto deliberativo del consiglio comunale ed applicando le procedure previste dai commi 1, 2 e 3 dell’art. 11 della L.R. n.20/2001.
Il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana inquadra e indirizza la rigenerazione urbana della città di Martina Franca, ai sensi della Legge regionale della Puglia n.21 del 29.07.2008. Il Documento precede la redazione dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana e si allinea coerentemente agli indirizzi dettati dal DRAG e, nello specifico del Comune di Martina Franca, nelle politiche di gestione del territorio urbano in atto e in divenire; esso segue gli indirizzi di Rigenerazione già contenuti nel Documento Programmatico di Rigenerazione Territoriale che riguarda i Comuni costituenti l’Area Vasta Valle d’Itria, adottato con delibera di Consiglio di Piano Strategico del 16 maggio 2010; è inoltre coerente con gli obiettivi, le strategie, le politiche e gli interventi contenuti nel Piano Strategico di Area Vasta denominato “Valle d’Itria ‐ la Murgia dei Trulli: dal Mare alla Valle d’Itria” e ne costituisce l’approfondimento progettuale in riferimento alla progettazione urbanistica integrata e partecipata.
Infatti, al fine di favorire una maggiore efficacia ed effettività, la pianificazione, la programmazione e la gestione urbanistica devono essere coordinate tra loro ed integrate con l’intera azione dell’Amministrazione Comunale, in particolar modo con la
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programmazione dello sviluppo dell’economia e del territorio. L’esigenza di coordinamento tra le attività di pianificazione, programmazione e gestione urbanistica si pone soprattutto quando nel dominio della gestione rientrano decisioni di rilevanza urbanistica non contemplate nel PRG vigente, quali ad esempio le applicazioni della “programmazione negoziata” come i Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio (PRUSST) ed i Programmi Complessi.
Il documento, basandosi sull’analisi della situazione urbanistica, edilizia, abitativa e socio‐economica della città di Martina Franca, nonché del degrado fisico, abitativo e socio‐economico, individua parti significative del territorio comunale e definisce:
gli obiettivi di riqualificazione urbana, inclusione sociale e sostenibilità ambientale;
gli ambiti territoriali da sottoporre a programmi integrati di rigenerazione urbana;
le politiche pubbliche, in particolare abitative, urbanistiche, paesaggistico‐ambientali, culturali, socio‐sanitarie, occupazionali, formative e di sviluppo;
le iniziative per assicurare la partecipazione civica e il coinvolgimento di altri enti e delle forze sociali, economiche e culturali alla elaborazione e attuazione dei programmi;
i criteri per valutare la fattibilità dei programmi;
i soggetti pubblici che si ritiene utile coinvolgere nell’elaborazione, attuazione e gestione dei programmi e le modalità di selezione dei soggetti privati.
Il presente documento è stato elaborato in seguito alla consultazione con la popolazione, tenuto conto anche delle proposte di intervento avanzate da altri soggetti pubblici e privati, come auspicato nell’art. 3 della L.R. n. 21 del 29.07.2008, e di tutte le strutture intermedie della società civile, esplicita i caratteri salienti del redigendo Programma Integrato di Rigenerazione Urbana, ai fini della condivisione e partecipazione cittadina.
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A. GLI OBIETTIVI DI RIQUALIFICAZIONE URBANA, INCLUSIONE SOCIALE E SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE
A.1 ANALISI DELLA DIMENSIONE DEMOGRAFICA DEL COMUNE E
CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELLA POPOLAZIONE La città di Martina Franca, è situata a 431 m sul livello del mare, a circa 32 km dalla città di Taranto, alla cui provincia appartiene. Ha un territorio comunale di 295 kmq che la rende il trentanovesimo Comune in ordine di estensione in Italia.
Di seguito sono riportati i dati essenziali che permettono di inquadrare la dimensione e le peculiarità demografiche della città con dati attinti dalle fonti ISTAT, in ordine di maggiore aggiornamento possibile: ove non presenti dati al 2012 si è dovuto risalire al 2001, anno del 14° Censimento completo, non essendo ancora pubblicate per intero le risultanze del 15° e ultimo Censimento in ordine di tempo (2011).
Con i suoi 48.984 abitanti (dati ISTAT aggiornati al 1 gennaio 2012), presenta una densità demografica di 166 abitanti per chilometro quadrato. Indice questo inferiore alla media regionale e superiore a quella provinciale.
Densità demografica del Comune di Martina Franca al 2012 raffrontata con i dati provinciali e regionali
Territorio Superficie in Km2 Abitanti Densità
demografica Comune di Martina Franca 295 48.984 166 Provincia di Taranto 5.138 584.229 114 Regione di Puglia 19.365 4.050.072 209 Fonte: ISTAT – 2012
Dalla distribuzione della popolazione residente per sesso si rileva che numericamente risiedono più donne che uomini (il rapporto è 108 donne su 100 uomini).
Numero dei residenti nel Comune di Martina Franca al 2012 Territorio Abitanti
Comune di Martina Franca 48.984 M
23.544
F
25.440 Fonte: ISTAT – 2012
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Fonte: ISTAT – 1 gennaio 2001 e 1 gennaio 2012
Dalla tabella precedente che pone a confronto i dati del Censimento del gennaio 2001 con quelli al gennaio 2012, si può desumere un dato significativo sull’andamento demografico con riferimento alle classi di età: pur a fronte di un saldo demografico lievemente positivo in valore assoluto (+228 abitanti), si registra un invecchiamento della popolazione, dal momento che, nel 2001, i cittadini con più di 64 anni (8.314 unità) erano in numero di poco superiore al numero dei cittadini di età compresa tra 0 e 14 anni (7.474 unità), mentre si registra che nel 2012 tale differenza è aumentata con 9.904 abitanti di età superiore ai 64 anni contro 6.659 di età inferiore ai 14.
Con riferimento ai dati del censimento 2001, dalla suddivisione tra il dato della popolazione di Martina Franca (48.756 unità) per il numero di nuclei familiari (13.543) si evince che in media un nucleo familiare è pari a 3,6 componenti, dato più alto rispetto alla media nazionale dello stesso anno (3,49 unità).
L’indice di dipendenza, che è il rapporto percentuale tra somma della popolazione non attiva (0‐14 anni + 65 anni e oltre) e la popolazione attiva (da 15 a 64 anni), a livello comunale è pari al 47,89%, dato superiore a quello provinciale (46,32%) seppure inferiore a quello regionale (48,36%). Tale dato evidenzia l’aumento della popolazione anziana che negli ultimi anni va di pari passo con il decremento della popolazione appartenente alle fasce più giovani della popolazione.
Popolazione residente per classi d’età – confronto 2001‐2012 Classi di età 2001 % 2012 % 0 ‐ 14 7.474 15,3% 6.659 13,6% 15 ‐ 64 32.968 67,6% 32.421 66,2% 65 e oltre 8.314 17,1% 9.904 20,2% Totale 48.756 100,0% 48.984 100,0%
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La popolazione residente a Martina Franca al 1 gennaio 2012 risultava pari a 48.984 abitanti, quindi risulta invertito il trend di crescita degli anni precedenti (2001‐2011), come risulta dal grafico seguente, in cui la popolazione registra una contrazione di ben 796 unità da 2011 a 2012, il che riporta la dimensione demografica ai livelli del periodo antecedente al 2006.
482004840048600488004900049200494004960049800
2001 2003 2005 2007 2009 2011
Popolazione residente
anno popolazione
2001 48.7562002 48.7592003 48.8272004 48.8632005 49.0952006 49.0232007 49.1332008 49.4302009 49.5252010 49.7562011 49.7802012 48.984
Fonte: ISTAT – http://demo.istat.it
Dall’analisi dei dati (ultimo censimento completo ISTAT 2001) riferiti alle famiglie, emerge che il 22,3% di esse risulta in affitto, mentre il 71,83% risulta possedere un’abitazione in proprietà.
Famiglie in abitazione per titolo di godimento dell’abitazione nel Comune di Martina Franca Proprietà Affitto Altro titolo Totale 13.992 2.671 1.036 17.789 Fonte: ISTAT
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La ripartizione della popolazione al 1 gennaio 2012 tra femmine (25.440) e maschi (23.540) è graficizzata nel seguente grafico.
Fonte: ISTAT – http://demo.istat.it
La popolazione straniera residente a Martina Franca al 1 Gennaio 2011 risulta pari a 1.611 unità, corrispondenti al 3,2% dell’intera popolazione residente. Di questi, 766 sono di sesso maschile e 845 di sesso femminile, distribuiti come evidenziato nel grafico sottostante.
Fonte: ISTAT – http://demo.istat.it A questi dati si aggiunge la distribuzione dell’insediato nel territorio comunale che vede ben il 55,70% del costruito “disperso” nell’agro che per questo viene definito, anche dal nuovo P.P.T.R., “campagna urbanizzata”, il che costituisce peculiarità unica nel panorama regionale e caratterizza la specificità della Valle d’Itria, così come emerge dalle analisi condotte nell’ambito del Piano Strategico di Area Vasta.
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A.2 ANALISI DEL DEGRADO FISICO, DEL DISAGIO ABITATIVO E SOCIO‐ ECONOMICO DEL COMUNE
A.2.1 SITUAZIONE EDILIZIA ED URBANISTICA
Martina Franca è un Comune noto per l’architettura barocco‐rococò e per la programmazione di numerose attività culturali, tra le quali spicca a livello internazionale il Festival della Valle d’Itria. Sorge sulle propaggini meridionali della Murgia, sul confine delle province di Taranto, Brindisi e Bari.
Con il suo centro antico posto sulle colline sud‐orientali della Murgia, in una posizione che offre splendide vedute sulla Valle d’Itria, Martina Franca, risulta essere il Comune non capoluogo più popoloso della Puglia a sud di Bari.
La città trae denominazione dal Casale della Franca Martina, attestato nel 1306 e istituzionalmente riconosciuto con privilegio del 12 agosto 1310, dal principe di Taranto Filippo I d’Angiò (1294‐1331), emesso da Napoli. Il predicato onomastico Franca scompare negli atti ufficiali già nel 1353 ma venne ripreso dopo l’Unità d’Italia per distinguere la Martina in Puglia da un omonimo comune ligure. Con regio decreto del 18 febbraio 1864, infatti, il Comune venne denominato Martina Franca.
Martina Franca possiede uno dei più bei centri storici dell’Italia meridionale. Di chiara matrice tardo barocca, l’urbanistica del centro antico è connotata da una straordinaria diffusione di architetture con fregi e con decorazioni che, accanto ai principali monumenti dell’epoca, fanno dei bianchi vicoli e delle caratteristiche ‘nchiostre vere e proprie galleria d’arte a cielo aperto.
Premessa storica ‐ La fondazione dell’insediamento Allo stato attuale delle ricerche sulle vicende storiche di Martina, anteriori alla metà del Seicento, si conosce davvero molto poco, a causa della pressoché totale dispersione dei documenti d’archivio. Le fonti documentarie sulle vicende comunitarie sono, infatti, limitate alla seconda metà del XVII secolo, essendo andato disperso, quasi completamente, l’antico archivio dell’Università (Comune). La prima fonte storica è, paradossalmente, la Vita di San Martino, poema agiografico in ottava rima stampato a Napoli nel 1602 ma completato il 1° aprile 1596, dell’aromatarius martinese Cito de Citi (attestato dal 1577 al 1596). Fonte principale per gli studiosi è, però, la voluminosa Istoria cronologica della Franca Martina, sette libri in tre tomi di Isidoro Chirulli (1683‐1771), un dottore in utroque iure diventato arciprete della Collegiata (1721‐1767).
Per molti secoli gli studiosi hanno ritenuto che la formazione dell’agglomerato insediativo dell’attuale cittadina risalisse al 927, anno in cui un contingente saraceno, al comando dello slavo Sabir, distrusse Taranto, uccidendo gran parte dei difensori della città e conducendo schiavi in Africa i sopravvissuti, nonché un ingente bottino. Gli scampati all’eccidio e alla cattura, pertanto, avrebbero trovato rifugio nel boscoso e
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inaccessibile entroterra collinare del vasto territorio tarantino. Va, però, precisato che la fatale incursione su Taranto, già assediata, va spostata al 15 agosto 928, come s’è recentemente appurato, interpretando correttamente la data dell’indizione. Gli eventuali profughi tarantini, raggiunte le colline, potrebbero, comunque, ben essersi fusi, incrementandone il numero, con quanti qui vivevano da secoli, praticando la cosiddetta economia dell’incolto in un territorio reso impervio da gravine più o meno profonde, da folti boschi di querce a foglia persistente o caduca, nonché da una lussureggiante macchia mediterranea con piante sempreverdi e prevalentemente cespugliose. Nell’attuale territorio di Martina Franca, infatti, già in età preistorica s’insediarono, più o meno stabilmente, piccole comunità di cacciatori e/o di pastori, che hanno lasciato tracce significative in grotte cultuali e no. La presenza di minuscoli insediamenti sparsi nei boschi e nelle cavità carsiche è documentata, poi, dall’VIII secolo a.C. al X d.C. da frequenti reperti archeologici delle culture messapica, magno‐greca, romana, barbarica e bizantina.
Gli ipotizzati trasmigranti da Taranto e dagli altri luoghi predati dai saraceni fra il IX e il X secolo non scamparono certo in una landa deserta, per quanto selvaggia, perché v’incontrarono sicuramente minuscoli ricoveri temporanei, alcuni embrionali casali, piccole chiese in grotta o costruite, qualche modesto fortilizio d’età bizantina ma, soprattutto, i possenti e lunghissimi paretoni o limitones, strutture confinarie che a quei tempi erano già avvolte nel mistero e sollecitavano suggestioni fantastiche. Ad avvalorare la presenza d’insediamenti stabili concorre l’esistenza di una grotta cultuale, officiata da monaci di rito bizantino, dipendenti dal Monastero di San Nicola di Casole presso Otranto, fondato nel 1099. Da questa grancia, detta di Santa Maria d’Itria, in Età Moderna è derivata la denominazione della Valle d’Itria, ossia dell’ampia e irregolare vallecola carsica, sulla quale s’affacciano gli attuali abitati collinari di Martina Franca, di Cisternino e di Locorotondo. L’esistenza di questa struttura ipogea fa presupporre che i monaci coltivassero terreni o allevassero bestiame in proprio, ovvero che siano stati percettori di decime; in quest’ultimo caso il numero degli agricoltori operanti nell’area di pertinenza monastica sarà stato ragguardevole, almeno tanto da giustificare la presenza in situ di esattori ecclesiastici.
L’attuale territorio comunale di Martina Franca, dopo il Mille, apparteneva in minima parte a Ostuni e la rimanente, pressoché in porzioni uguali, alle città rivierasche di Monopoli e di Taranto, che a presidio dei rispettivi confini possedevano alcune torri, probabilmente erette nel corso della secolare e contrastata dominazione bizantina.
Per ordine del re di Sicilia Manfredi di Svevia (1258‐1266) il notaio monopolitano Angelo de Leone il 15 luglio 1260 redasse l’Instrumentum executionis mandati regi, un rogito in cui figura, tra i toponimi di confine, il Castrum Martinae, verosimilmente un’istallazione militare, forse una torre con fortificazioni essenziali, giacente in territorio di Taranto, città fedele a Manfredi, per murum de partis orientis; il Castrum insisteva su un’altura dominante la Valle d’Itria, che probabilmente corrisponde a
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un’area del centro storico di Martina Franca, nella quale ricadono i rioni Montedoro e Curdunnidde. Quest’atto dimostra che l’insediamento era già esistente prima del privilegio del principe di Taranto del 12 agosto 1310 (erroneamente riconosciuto come atto fondativo della città), che in realtà costituisce il riconoscimento istituzionale del già esistente Casale della Franca Martina, governata da un’Universitas hominum.
Molti autori, poi, attribuiscono a Filippo I d’Angiò la realizzazione di un progetto prestabilito, comprendente nello stesso anno l’escavazione di fossati antimurali e l’erezione di una poderosa cinta muraria, inframmezzata da quattro porte urbane e da un discordante numero di torri di varia forma (a pianta poligonale e cilindrica). Filippo I d’Angiò è un personaggio storico, al quale Martina Franca lega le sue origini, esaltandone la visione, quasi profetica, che ha fatto diventare nel corso dei secoli un minuscolo casale sperduto nei fitti boschi delle Murge sud‐orientali una città industriosa a spiccata vocazione mercantile e culturale.
Pur restando senza spiegazione il motivo per cui l’insediamento venga indicato nei diplomi della Cancelleria angioina del principe di Taranto, a partire dal 1310, come Casale della Franca Martina e, poi, come terra o come castrum, si può ipotizzare che Filippo I d’Angiò abbia voluto perpetuare nel casale in formazione, utpote operis manuum nostrarum dirigentes, la precedente denominazione del Castrum Martinae, documentato nel 1260 come modesta località confinaria nel citato rogito del notaio monopolitano Angelo de Leone. Si può ben credere che si trattasse di un fortilizio vero e proprio e senza abitazioni intorno, eretto dal re Manfredi di Svevia per contrastare le ripetute rivolte fomentate nel Regno meridionale dalla Curia romana dalla fine del 1254 all’inizio del 1257. Le fonti ritengono che Filippo I d’Angiò andrebbe considerato il rifondatore del centro insediativo e ciò potrebbe spiegare l’aggettivo Franca, che nei documenti ufficiali connoterà Martina fino al 1353 per poi scomparire. Si ritiene comunemente, infatti, che tale predicato onomastico attenga alle franchigie concesse dal principe di Taranto a quanti avessero deciso di trasferirsi nel Casale della Franca Martina, cedendo loro in allodio (piena proprietà, non soggetta a decime feudali) suoli edificatori e, poi, terreni da coltivare.
È appurato, quindi, che il 12 agosto 1310 l’insediamento esisteva e aveva già una propria autonomia amministrativa, in quanto gli uomini liberi che lo popolavano disponevano di un organismo rappresentativo, l’Universitas civium; i clerici del Casale de France Martina, inoltre, in quello stesso anno versarono 12 tarì alla Curia pontificia, come decima sui proventi della loro chiesa, anch’essa, evidentemente già ben strutturata.
Esistono, infatti, documenti precedenti al 1310. Per esempio il 10 luglio 1306 il re di Napoli Carlo II d’Angiò (1285‐1309) ordinò esplicitamente al giustiziere della Terra di Bari di proibire al giustiziere e vicario del principe di Taranto, nonché al capitano Guglielmo di Rigolloso loci Casalis Martine, di compiere razzie ai danni del Monastero di Santo Stefano di Monopoli. Questo è il più antico documento in cui s’attesta
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l’esistenza del Casale della Franca Martina, ossia di un insediamento privo di strutture di difesa, costituito da una comunità amministrata da un capitano (governatore, giudice) e da un sindaco.
Appurato ciò, mancherebbe un mandato con il quale Filippo I d’Angiò potrebbe aver solennizzato la fondazione di Martina ma, forse, questo non è mai stato emanato, visto che nei privilegi dei due principi suoi figli e successori si parla genericamente di un centro demico formato manu dicti genitoris nostri o iussu, ordinatione et provisione del padre, né si menziona quando e se tale ordine fu eseguito.
Si ritiene che Filippo I d’Angiò nelle fasi preparatorie di una missione militare nell’Epiro nominò, probabilmente il 1° settembre 1305, come giustiziere e vicario del Principato di Taranto Francesco di Monteleone, che fu in tale circostanza investito del feudo di San Paolo de Polisia (oggi San Paolo di Martina Franca), il quale avrà avuto dal suo signore l’incarico d’avviare il progetto fondativo del Casale della Franca Martina, del quale è definito primus compositor et inceptor. Per tale motivo, il dinamico e spregiudicato Francesco di Monteleone, sostenuto nell’impresa dal capitano Guglielmo di Rigolloso da Polignano, fu, dunque, il fondatore o il rifondatore materiale di Martina.
Premessa storica ‐ Sviluppo della città Va ancora definito come si sia sviluppata urbanisticamente Martina angioina, escludendo a priori l’assurda teoria di quanti sostengono che siano stati unificati quattro casali contermini ma di distinte etnie, insistenti nell’area dell’attuale centro storico, estesa poco più di 15 ettari.
Il primitivo insediamento, di certo, non era racchiuso da una cinta muraria e da torri, come si continua ad affermare, dato che tali strutture difensive furono realizzate a spese dell’Università non prima del 1326 e, comunque, non oltre il 1335, quando Martina è indicata nei documenti ufficiali come terra, ossia un abitato munito di fortificazioni.
Riguardo alla conformazione dei più antichi edifici dell’insediamento, un anonimo cronachista locale della prima metà del Settecento così descrive la Chiesa Madre, dedicata a San Martino, prima che questa venisse abbattuta nel 1747 e ricostruita in stile rococò: Siede questa su d’alto e spazioso atrio a capo della pubblica piazza, ordinata a tre navi, e intrammezzata da doppia fuga di lungo colonnato ... si tiene comunemente, che buona parte di essa chiesa sia stata opera, e lavoro de’ francesi; ed in fatti se ne vede qualch’idea nella bellissima prospettiva, e nella fabbrica della sagra torre di figura pirammidale, che levasi sterminatamente in alto. Allo stato attuale delle ricerche, però, non è dato sapere se la chiesa sia sorta nei primi anni del Trecento, a opera, e lavoro de’ francesi, ovvero se sia stata eretta solo nel XV secolo su un precedente luogo di culto. È certo, comunque, che nel 1348, anno citato in un rogito notarile su pergamena, esisteva già una chiesa dedicata a San Martino sulla pubblica piazza di Martina, ossia laddove s’erge ancora la settecentesca Collegiata ma il
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riferimento cronologico più alto, relativamente a quella preesistente, restituisce la data del 1475.
Si può sintetizzare che nella sua prima fase di sviluppo Martina era il bel paese che il Ringo parte e il Votano cinge, come scriveva nel secondo Ottocento il poeta satirico locale Raffaele Casavola (1794‐1882), testimoniando che la città conservava le dimensioni dell’antica terra, nella quale un costante incremento demografico aveva determinato la saturazione delle aree edificabili disponibili; persistevano, ancora, a ridosso delle mura le medievali aree depresse e spesso acquitrinose, ossia l’Izzo a nord dell’abitato e il Votano a sud, tutt’oggi esistenti.
Premessa storica ‐ Il primo tessuto economico Per incrementare il numero degli abitanti, vincendo i dinieghi all’inurbamento di quanti vedevano nel Casale della Franca Martina un insediamento effimero e non garantito istituzionalmente, Francesco di Monteleone si fece autorevole portavoce presso il principe di Taranto delle reiterate e pressanti richieste dell’Universitas hominum, implorando un patto speciale fra il grande feudatario e i suoi fedeli vassalli.
Filippo l d’Angiò, mirando con sovrana sollecitudine al bene dei sudditi, accolse finalmente tali richieste, emanando da Napoli il più volte richiamato e fondamentale privilegio del 12 agosto 1310, con il quale promise per sé e per i suoi eredi la demanialità perpetua del Casale della Franca Martina. La solennità del mandato fu attestata dal sigillo pendente del principe ma non è chiaro perché o chi tre giorni dopo indusse il dinasta angioino a ratificare quanto espressamente promesso a chi si fosse trasferito nel suo casale.
Il 15 agosto 1310, infatti, Filippo I d’Angiò spedì da Napoli un altro privilegio ai martinesi, assicurando loro che non sarebbero mai stati obbligati a pagare ai baglivi delle terre di Ostuni, di Mottola e di Massafra i diritti della fida per pascolare e per abbeverare il loro bestiame nei territori demaniali di quelle città. Nel giro di pochi anni dalla sua formazione nel Casale della Franca Martina, così, confluirono e s’amalgamarono allevatori di diversa provenienza, attratti dalla gratuità dei pascoli, assicurata dall’ultimo privilegio concesso dal principe.
Le crescenti esigenze della popolazione indussero Filippo I d’Angiò a concedere il 15 gennaio 1317 agli abitanti di Martina un terzo e più importante privilegio, assegnando loro un territorio circolare intorno all’abitato del raggio di due miglia circum circa (Km 3,7) ed esteso 4.278 ettari, detto distretto. In quest’ambito era data facoltà ai martinesi di costruire abitazioni rurali, d’impiantare vigne, di coltivare orti, di scavare cisterne e di tracciare strade confinarie; tali beni sarebbero stati di natura allodiale, quindi non soggetti ad alcuna decima feudale. I martinesi, comunque, travalicarono ben presto gli angusti limiti del distretto, sciamando nei territori contermini, non solo per fruire degli usi civici gravanti sulle terre demaniali.
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A partire dal 1326, come s’è accennato, l’importanza del centro insediativo rese necessarie opportune opere di difesa, da costruire a spese dell’Università e, forse, già completate nel 1335: mura poderose, fossati antemurali, quattro porte turrite d’accesso all’abitato e un numero imprecisabile di torri quadrate e rotonde; di queste ultime ne residua ancora qualcuna, sebbene trasformata o rifatta tra il XV e il XVI secolo.
Premessa storica ‐ Conclusione del periodo angioino Il principe di Taranto Filippo II d’Angiò (1364‐1373), morto senza eredi diretti, aveva chiamato a succedergli nel Principato Giacomo del Balzo, figlio di sua sorella Margherita. La regina di Napoli Giovanna I d’Angiò (1343‐1382), però, avocò alla Corona il vasto feudo dei principi di Taranto, ormai estinti nella discendenza maschile, suscitando un’aspra contesa armata, combattuta dal 1373 al 1374.
Martina fu conquistata fin dai primi scontri e per più di un anno rimase in signoria di Tommaso Sanseverino, al quale, poi, la regina Giovanna I cedette le terre confiscate al del Balzo, imponendogli, però, di liberare la città, che fu restituita in feudo a Pietro di Tocco. A questi, infatti, Martina era stata assegnata in signoria nel 1352 e come contea nel 1364 dal principe di Taranto Roberto d’Angiò (1331‐1364), primogenito di Filippo I, contravvenendo a quanto disposto, a proposito della demanialità perpetua, con privilegio del padre.
Nell’estate del 1374, perciò, l’Università di Martina inviò una delegazione alla regina Giovanna I per protestare contro i numerosi abusi e soprusi perpetrati da Pietro di Tocco; i rappresentanti della città, però, vennero carcerati e al giustiziere di Terra d’Otranto fu ordinato di costringere i martinesi, manu armata, di riconoscere la signoria del feudatario. Pietro di Tocco, malgrado le esplicite opposizioni dei suoi vassalli, il 6 settembre 1376 venne definitivamente reimmesso nel possesso feudale di Martina.
La regina Giovanna I abrogò, infatti, quanto disposto dal principe Filippo II, il quale aveva concesso la città in tenuta, finché l’ex feudatario non avesse recuperato la somma di 300 once d’oro, assegnatagli per gratitudine il 20 marzo 1353 dal principe di Taranto Roberto d’Angiò. Il conte in perpetuo Pietro di Tocco morì fra il 23 maggio 1381 e il 12 agosto 1383 e il feudo di Martina passò a suo figlio Guglielmo, che con alterne vicende lo terrà fino al 1406, invischiato nelle violente crisi dinastiche che segnarono le tormentate vicende del Regno di Napoli nel XV secolo2.
2 Tratto da DOMENICO BLASI – Considerazioni sulle origini della città ‐ Filippo I D'Angiò (1276‐1331) e il
Casale della Franca Martina in Umanesimo della Pietra ‐ Città&Cittadini, Martina Franca, dicembre 2010.
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Premessa storica – Dal ‘400 all’unità d’Italia Il centro insediativo dell’angioino Casale della Franca Martina non era stato più infeudato dal 1463 e, salvo la quinquennale parentesi della signoria di Francesco Coppola (1481‐1486), appartenne al demanio regio fino al 1497.
Tale condizione giuridica, agognata fin dalla rifondazione angioina della città, garantiva al ceto egemone agrario‐professionale l’assoluta disponibilità del vasto territorio comunale, sinallagmaticamente concesso al feudatario Pietro di Tocco e agli abitanti di Martina il 15 aprile 1359 con privilegio del principe di Taranto Roberto d’Angiò.
L’attività amministrativa era regolamentata dall’Universitas Civium, a capo della quale veniva annualmente designato, forse mediante un sistema elettivo assembleare, un sindaco, al quale ab antiquo era riconosciuta la funzione di riscuotere le gabelle dovute al Regio Fisco e/o al feudatario.
Fu solo il 6 luglio 1478 che il re di Napoli Ferdinando l d’Aragona (1458‐1494) concesse un Capitolare, contenente le norme per regolamentare la vita pubblica e civile di Martina, sicché da quell’anno l’Università venne retta da trentasei ordinati citatini, che nominavano il sindaco; dei consiglieri comunali eletti, ventisette appartenevano al ceto maggiore degli agrari e nove a quello minore degli artigiani e dei commercianti, mentre i contadini meno abbienti, i braccianti e i nullatenenti vennero esclusi dalla rappresentatività civile.
Si rafforzò, così, un ristretto gruppo di famiglie, inclini al rischio d’impresa nello sfruttare le enormi risorse dell’aspro territorio comunale, conculcando per secoli i diritti e le aspettative di riscatto socioeconomico della stragrande maggioranza della popolazione. La città, pertanto, viveva nella seconda metà del XV secolo una condizione di rinnovata floridità economica.
Nel giugno del 1529, secondo una coeva ma acritica tradizione popolare, nel Convento degli Osservanti pose il suo quartiere il capitano di ventura Fabrizio Marramaldo, venuto da Monopoli a chiedere diritto di stanza a Martina per i suoi mercenari in una fase di ristagno della guerra franco‐ispanica; i martinesi s’opposero in armi a tale richiesta e l’imminente sacco alla città a opera della soldataglia venne scongiurato dalla miracolosa apparizione sulle mura di san Martino a cavallo e in armatura, seguito da un fraticello scalzo, riconosciuto come sant’Antonio da Padova.
Nel 1531, pertanto, il sindaco, alcuni decurioni dell’Università e numerosi cittadini si recarono nella chiesa degli Osservanti, dove elessero il santo patavino secondo protettore della città, dopo san Martino.
La gestione della vita pubblica martinese da parte del ceto agrario professionale era stata, comunque, radicalmente sconvolta il 3 gennaio 1507, quando la città venne infeudata come ducato a Petracone III Caracciolo, conte di Buccino e primo duca di Martina (1507‐1522); tale titolo sarà trasmesso senza soluzione di continuità di padre
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in figlio per tredici generazioni, ossia fino al 1806, anno in cui venne abolita la feudalità e Placido Caracciolo (1785‐1815) conservò il titolo di duca come semplice predicato nobiliare.
I primi sei duchi della casata feudale, comunque, non soggiornarono a Martina, dove disponevano di una fatiscente residenza, ossia il castello eretto nel 1388.
Fu l’ottavo duca, Petracone V (1655‐1704) a trasferire definitivamente la residenza familiare da Buccino a Martina, dove sull’area del preesistente maniero feudale, completamente abbattuto, fece costruire un imponente palazzo, come si coglie dall’epigrafe incisa sull’architrave del monumentale ingresso: Petraconus V / A fundamentis erexit / Anno D[omi]ni MDCLXVIII.
Questa prestigiosa fabbrica, portata a compimento nel 1776 dal duca Francesco III Caracciolo (1771‐1794), divenne il punto di riferimento d’eccellenza della città, in quanto l’impronta barocca e rococò, tracciata in modo uniforme, determinò l’adesione corale della comunità a un linguaggio architettonico impostosi nel corso di svariati decenni fra Sette e Ottocento e che permase anche dopo la comparsa dei primi echi neoclassici.
I palazzi della borghesia e le case dei ceti a essa subalterni, costruiti a Martina durante tutto il Settecento, rivelano, infatti, una tendenza architettonica aperta a influenze tipiche del capoluogo della Terra d’Otranto e, addirittura, della capitale del Regno, evidentemente indotte dalla casata feudale.
La costante presenza dei feudatari in città, spesso avversati da quegli esponenti del ceto egemone che non traevano benefici dai Caracciolo, fu fondamentale per lo sviluppo economico, sociale e culturale per la Martina dei secoli XVII e XVIII. I Caracciolo, infatti, sprovincializzarono la città, schiudendo nuovi orizzonti culturali, mutuati dalle esperienze napoletane.
Favorirono i giovani martinesi più promettenti nei settori dell’artigianato e delle arti, nelle quali eccelsero: il pittore Leonardo Antonio Olivieri (1689‐1752), ritenuto dalla critica l’ottimo allievo del Solimena; il celeberrimo sopranista Giuseppe Aprile, detto Sciroletto (1736‐1813), compositore e cantante di gran fama, riconosciuto in Italia e in tutta Europa; numerosissimi filosofi e giureconsulti, impostisi in città e nella capitale, in quanto la filosofia morale e la giurisprudenza erano le discipline maggiormente coltivate dai martinesi del Settecento.
Costante fu l’intervento dei Caracciolo, soprattutto quello del nono duca, Francesco II (1704‐1752), a favore dei ceti più deboli: potenziò il Conservatorio di Santa Maria della Misericordia, fondato da sua madre Aurelia Imperiale (1646‐1735), per garantire la vita e l’educazione delle zitelle povere, assicurando loro un onesto mestiere; sostenne decisamente le rivendicazioni dei contadini contro gli agrari, i quali avevano completamente usurpato il vasto territorio comunale di natura demaniale.
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Il progressivo sviluppo sociale, culturale, artistico ed economico dell’intera comunità martinese dal XV secolo fino all’Unità d’Italia fu assicurato non solo dalla grande trasformazione agraria e fondiaria del territorio, messa in atto dalle famiglie del ceto egemone, ma, anche, dalle istituzioni ecclesiastiche secolari e regolari: il Capitolo della Collegiata; i Domenicani; i Francescani Conventuali; i Francescani Osservanti, poi Riformati, i Francescani Cappuccini; i Minimi di San Francesco da Paola; i Carmelitani; le Agostiniane Eremitane.
Tali istituzioni, cui non furono da meno le numerose confraternite locali fondate fin dalla seconda metà del XV secolo, erano solite destinare le somme derivanti da lasciti testamentari e no, investendole in attività creditizie, concedendo prestiti a basso tasso d’interesse, soprattutto ai contadini e agli artigiani che, dal secondo Seicento, trasformarono in vigneti terre a pascolo e/o incolte, mediante il diffuso contratto d’enfiteusi. S’originò, così, un ceto di piccoli proprietari fondiari, che nei primi decenni del XX secolo avevano impiantato circa 10.000 ettari di vigneto, ossia poco più di un terzo dell’intera estensione del territorio comunale. Lo sviluppo economico della città fu, dunque, per secoli assicurato dalle masserie agro‐silvo‐pastorali, soprattutto specializzate nell’allevamento equino, e dai non trascurabili proventi derivanti dalla coltura della vite e, quindi, dalla produzione di vino, venduto fino alla metà del secolo scorso alle grandi industrie del nord per la produzione del vermout.
Un prospero impegno imprenditoriale, prodromo della futura attività manifatturiera martinese, tuttora rilevante, fu il filatoio del Convento dei Francescani Riformati dismesso nel 1770 per disposizione regia per doversi servire di panni dalla Fabbrica di Avellino.
Profonde trasformazioni politico‐economiche, inoltre, caratterizzarono la realtà martinese in seguito all’avvento sul trono di Napoli di Carlo di Borbone (1734‐1759) e, poi, nel decennio francese (1806‐1815), periodi in cui venne messa in crisi l’egemonia sociale ed economica della nobiltà e della Chiesa, rafforzando in provincia, nello specifico a Martina, il potere e l’influenza del locale ceto egemone, che contribuì non poco, d’intesa o meno con i feudatari, a fare del Settecento il secolo d’oro della città.
Il tramonto del XVIII secolo fu nefasto per Martina, che entusiasticamente e con convinzione aderì alla rivoluzionaria esperienza dell’effimera Repubblica Napoletana, perciò subendo il sacco dei legittimisti borbonici il 17 marzo 1799 per essersi i martinesi strenuamente opposti per giorni agli assedianti della città.
Si schiudeva così il secolo lungo dell’Ottocento, durante tutto il quale e sino agli inizi del Novecento Martina visse una progressiva e profonda crisi sociale, economica e culturale.
Una delle cause di questa decadenza fu la legge del 13 febbraio 1807, resa esecutiva dal re di Napoli Gioacchino Murat (1808‐1815), che dispose la soppressione di tutti gli ordini monastici possidenti e l’incameramento statale dei loro beni.
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A farne le spese furono i Domenicani e i Francescani Conventuali: i primi ritornarono nel loro convento cittadino nel 1818 in seguito alla restaurazione borbonica; i frati neri, invece, abbandonarono per sempre la Chiesa e il Convento di San Francesco d’Assisi, il quale venne destinato a ospedale civile, a ricovero di mendicità e a orfanotrofio.
Tutti gli altri ordini regolari rimasti in città vennero definitivamente allontanati da Martina negli anni immediatamente successivi all’unificazione nazionale, ossia quando entrarono in vigore le nuove leggi eversive che soppressero gli ordini religiosi e ne incamerarono i beni.
L’allontanamento dei religiosi costituì la causa principale dell’involuzione culturale ed economica della città, malgrado l’impegno profuso dal Capitolo della Collegiata e dalle numerose confraternite laicali, i quali persero la possibilità di confronto e di stimolo con realtà esogene, il ché consolidò l’enorme potere del ceto egemone, ormai uso alla rendita di posizione soprattutto perché era riuscito a impossessarsi delle cospicue proprietà degli ecclesiastici. Vitale rimase il ceto dei piccoli proprietari, però angustiato dall’inesistenza di strutture creditizie.
Urbanistica Le foto aeree di Martina Franca o le suggestive vedute del centro storico, che si possono cogliere dai campanili delle maggiori chiese barocche, permettono di valutare la complessità dell’insediamento nel suo insieme, ovviamente non visibili a chi percorre la labirintica trama viaria dell’abitato.
Si ha, tuttavia, l’impressione di una città cresciuta su se stessa senza regole, i cui edifici, addossati gli uni agli altri sembrano compenetrarsi.
S’impongono i monumentali complessi architettonici delle chiese, dei conventi, del Palazzo Ducale e delle abitazioni del ceto egemone, che emergono dal bailamme degli elementi dell’edilizia minore; ridotti e affatto inaccessibili sono gli spazi verdi privati, asserviti ad alcuni palazzi signorili, mentre non esiste alcun giardino pubblico intra moenia; le coperture degli edifici sono, pure, varie, individuandosi lastrici, falde a doppio spiovente, estradossi di diversa foggia.
Gli studiosi ritengono che il tessuto edilizio della città medievale fosse caratterizzato dall’iterazione di case monocellulari su un unico piano con copertura a doppia falde, a Locorotondo tuttora detta cummersa ma definita nel 1968 da Cesare Brandi (1906‐1988) a pignon, espressione ancora in uso e ampiamente diffusa, anche dalle guide turistiche.
Tali abitazioni nel corso del tempo sono state sostituite da complessi abitativi più articolati, riconducibili, essenzialmente, alle case palazziate e alle case a corte.
La modularità e l’essenzialità delle case a pignon, tuttavia, non rispondevano ai bisogni insediativi di una comunità in crescita, sicché nel 1495 il luogotenente e zio del re di Napoli, Federico d’Aragona (1496‐1502), concesse ai martinesi di sopraelevare le loro
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abitazioni monovano, collegando i due volumi, anche mediante scale esterne, che si concludevano con piccole logge (gaifi), dette nel dialetto locale chiazzoline.
L’accorpamento di più edifici monocellulari determinò le cosiddette case a corte, che costituirono il modello architettonico più diffuso già nella Martina del Cinquecento e che avrebbe caratterizzato l’urbanistica locale fino all’avvio delle grandi trasformazioni settecentesche, quando questi modelli insediativi vennero radicalmente modificati dai grandi palazzi del ceto egemone; la corte, ossia lo spazio di relazione delle primitive abitazioni fra loro addossate, divenne, così, l’atrio o l’androne di tali fabbriche.
L’analisi dell’edilizia locale permette di comprendere lo sviluppo delle emergenze architettoniche in stretta relazione con la trasformazione sociale della città.
Già nei primi decenni in cui la città venne infeudata ai Caracciolo, la sua struttura risultava particolarmente articolata all’interno del circuito murario, definito alla fine del XIV secolo e rimasto il limite della città fino agli anni Settanta dell’Ottocento, quando si abbatterono le mura, si colmarono i fossati, si costruì una strada extramurale ellissoidale intorno al circuito medievale, si progettarono i grandi borghi extra moenia, dotati di vaste aree pubbliche e verde, detti di Sant’Antonio e del Carmine, concepiti secondo gli schemi propri dell’urbanistica umbertina3.
La pianificazione del territorio urbano Il primo strumento urbanistico di controllo dell’edificazione nel territorio risale al 14/10/1863 quando con un Delibera di Consiglio Comunale si approvava il Regolamento sull’Ornato. Composto da quindici articoli, esso riguardava il “decoro formale” delle nuove costruzioni, regolamentava la materia edilizia in generale e imponeva la presentazione al Comune dei progetti da realizzare.
Successivamente il Consiglio Comunale approvò nel 1889 un Regolamento Edilizio composto da venticinque articoli che adeguava il precedente strumento. Tale regolamento fu poi rimaneggiato nel biennio 1926‐1928 sotto il nome di Nuovo Regolamento Edilizio.
Il quadro della pianificazione urbanistica vigente del Comune è oggi costituito dal Piano Regolatore Generale Comunale (approvato definitivamente, dalla Regione Puglia, il 5 maggio 1984 con Deliberazione n. 1501 e non ancora adeguato alla L.r. 56/1980).
Le previsioni territoriali per destinazioni significative del PRG vigente, sono individuate a norma dell’art. 10 delle relative NTA: - “zona A – di risanamento e restauro conservativo”; - “zona B – di ristrutturazione”; - “zona C – di completamento”;
3 Riferimenti, note ed analisi riportate in coerenza con la ricerca storica condotta dal Gruppo
Umanesimo della Pietra di Martina Franca
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- “zona E1 – espansione edilizia semintensiva”; - “zona E2 – espansione edilizia economica e popolare”; - “zona E3 – espansione edilizia, case isolate”; - “zona E4 – espansione edilizia estensiva”; - “zona F1 – agricola in Valle d’Itria”; - “zona F2 – agricola”; - “zona H1 – verde pubblico”; - “zona H2 – verde privato”; - “zona I – verde sportivo ”; - “zona L – industriale”; - “zona S – servizi pubblici”; - “zona P – per attrezzature sportive” (ndr. da non confondersi con il simbolo in
legenda “℗” che nei grafici indica le aree a parcheggio, non retinate).
Alla pianificazione urbanistica esecutiva si riferiscono, inoltre, con specifico riferimento ai contesti di intervento: ‐ il P.E.E.P. (ormai scaduto); ‐ lo Studio di Fattibilità per la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana
la S.T.U.; ‐ il P.R.U.S.S.T. (Programma di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del
Territorio) per il territorio del sud est barese, Valle d’Itria e Terra delle Gravine; ‐ i diversi Piani di Lottizzazione di iniziativa privata, realizzati nella zona industriale.
Il P.R.G.
Negli anni ‘60 anche la città di Martina Franca venne investita dal boom edilizio che portò ad una rapida edificazione di molte aree poste a ridosso del centro storico.
Per regolamentare l’ulteriore sviluppo edilizio alla fine degli anni ‘60, in ossequio alle disposizioni della legge “Ponte”, il Comune incaricò l’Arch. Montuori di redigere il Piano Regolatore Generale che nella prima stesura fu adottato con delibera di C.C. n. 208 del 17.08.1974 e delibera n. 255 del 12.11.1974, quest’ultima a parziale modifica della prima e per l’edificazione dell’agro. Con successive delibere di C.C. n. 105 e n.107 del 10.03.1975 furono adottate le varianti al P.R.G. Con D.P.G.R. n. 1559 in data 24.06.1977 il P.R.G. venne approvato dall’organo regionale. Con sentenza del T.A.R. Puglia – sez. di Lecce – n. 340/79, il P.R.G. fu dichiarato illegittimo in alcune sue parti; successivamente fu riadottato con delibera di C.C. n. 302 del 09.12.82, con la eliminazione, dal testo originario, delle parti dichiarate illegittime dal giudice amministrativo.
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Lo strumento urbanistico nella sua definitiva redazione fu approvato dalla Giunta Regionale con delibera n. 1501 del 05.03.84.
Tale strumento, attualmente vigente, oltre a disciplinare l’edificazione dei territori strettamente adiacenti al centro abitato, prevedeva anche l’edificazione di alcune zone esterne come Giuliani, Pergolo, S.Paolo e Chiancaro deputate per lo più ad una edilizia estensiva a basso indice di fabbricabilità fondiaria (0,5mc/mq). Inoltre, era prevista l’individuazione di altre aree nell’agro (borgate) destinate alla residenza come Capitolo, Carpari, Ponticello, Ferrari, Casavola, Presidente, Specchia Tarantina, Orimini e Manampola.
In ogni zona erano previste aree per servizi, verde pubblico e parcheggi pubblici in misura pari a 24 mq/ab (maggiore dei 18 mq/ab previsti per legge).
Il piano regolatore ha disciplinato l’edificazione dell’ampio territorio agricolo, individuando varie zone, alcune delle quali destinate anche alla residenza con un indice molto basso (0,03 mc/mq) e ha individuato alcune aree per l’attività industriale‐artigianale (in località Cicerone a 2 km circa dal centro urbano lungo la strada per Mottola, ed in località Trasconi a 6 km circa lungo la strada per Massafra).
Ai fini della viabilità, prevedeva due tracciati stradali (circonvallazioni) immediatamente esterni all’abitato ed alcuni sovrappassi ferroviari.
Il piano regolatore generale ha individuato le seguenti zone omogenee (la terminologia non risulta uniforme con quanto prescritto dal D.M. 1444/68):
A – Centro Storico; B – Ristrutturazione ; C – Completamento; E – Espansione; L – Industriale; P‐ Attrezzature sportive; S – Servizi; H1 – Verde pubblico; H2 – Verde privato e F – Zone agricole .
Dopo l’approvazione del piano regolatore generale furono approvati i piani particolareggiati di tutte le zone di espansione E1, E2 e E3 (con delibera di C.C. n. 433 del 21.12.84 e con delibera di C.C. n. 435 del 11.1.85) e di alcune zone E4 (Pergolo, Giuliani e Chiancaro). Le zone industriali di Cicerone e di Trasconi non soggette a P.I.P. o P.P. così come le zone E4 extraurbane (tra cui Capitolo, Carpari, Ponticello, Ferrari, Casavola, Presidente, Specchia Tarantina, Orimini, Manampola, ...).
Sempre nel 1984 fu affidato agli ingg. Dal Sasso e Recchia l’incarico per l’adeguamento del PRG alla legge regionale n.56/80 sull’uso del suolo. Dopo aver ricevuto dall’Amministrazione comunale con delibera n. 55/91 nuovi indirizzi progettuali i tecnici nel 1996 consegnarono gli elaborati del nuovo PRG adeguato alla citata L.R.56/80. L’anno successivo, il C.C., preso atto del piano adeguato, affidò agli stessi tecnici la redazione della Variante Generale
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al P.R.G. con alcuni nuovi indirizzi programmatici in aggiunta a quelli indicati nella delibera del 1991. Nell’aprile del 1999 fu consegnata una prima stesura della Variante ma il C.C., con delibera n. 29 del 9.4.2001, decise di fornire ulteriori indirizzi programmatici ai tecnici. In data 02.07.03, i professionisti hanno depositato la variante al piano, nella quale “apparivano non soddisfatte le indicazioni espresse dai vari atti di indirizzo formulati dal C.C.”. Con determina 176/URB del 13/XII/2004, Reg. Gen. 2624/04, il Dirigente del Settore Urbanistica ha affidato, pertanto, all’arch. G. Rizzi e all’avv. F. Flascassovitti, l’incarico di collaborazione professionale per la verifica tecnico‐urbanistica e giuridico‐amministrativa della variante al P.R.G. del Comune di Martina Franca, redatta dagli ingg. Dal Sasso e Recchia.
Con deliberazione n.111 del 20/IV/05 la Giunta Comunale ha preso atto delle relazioni dell’arch. G. Rizzi e dell’avv. F. Flascassovitti, relative alla Variante Generale del P.R.G. del Comune di Martina Franca.
Il lungo iter sopra richiamato, durato oltre vent’anni, in sostanza non ha prodotto alcun atto ufficiale in termini di programmazione urbanistica della città che oggi deve convivere con uno strumento vecchio, concepito oltre 30 anni fa, attuato del tutto nelle sue previsioni relative alle zone residenziali e per giunta non adeguato alla legge urbanistica regionale n. 56/80. Queste circostanze hanno fatto sì che sul PRG vigente intervenissero numerose varianti urbanistiche introdotte, a partire dal 1996, ai sensi della legge regionale n. 34/94 e s.m., della legge regionale n. 03/97 e del D.P.R. n. 447/97, che hanno comportato l’insediamento di alcune attività produttive in zone diverse del territorio.
Per quanto riguarda l’edilizia residenziale, a partire dal 1996 sono stati avviati programmi costruttivi di edilizia convenzionata, localizzati ai sensi dell’art. 51 della legge 865/71 su aree già tipizzate residenziali dal PRG. Alcuni di questi programmi, approvati con delibere di Consiglio Comunale o del Commissario Prefettizio, nei periodi di commissariamento amministrativo, sono divenuti operativi e i relativi interventi sono stati realizzati. Altri, in particolare tutti quelli approvati dal Commissario Straordinario il 14.06.2002, localizzati per la maggior parte nella zona E4 di Montetullio e in piccola parte nella zona E4 del Pergolo, per un totale di oltre 400 alloggi, sono stati successivamente sospesi dall’Amministrazione Comunale con delibera di C.C. n.139 del 16.10.2003, nella quale si dava mandato al Dirigente del Settore Urbanistico di avviare il procedimento di autotutela per l’annullamento delle stesse delibere.
Infine, sono state introdotte varianti urbanistiche per procedure di ritipizzazione di aree originariamente destinate a servizi e sulle quali sono decaduti i vincoli di acquisizione. Le varianti in oggetto sono state adottate a
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seguito di procedure giudiziali avviate nei rispettivi periodi di decadenza dei vincoli.
Si tratta di una serie molto ampia di procedimenti avviati dai privati proprietari delle aree tipizzate a servizi che, nei casi di accertato immobilismo da parte della P.A., hanno ottenuto la ritipizzazione tramite atto di Commissario ad acta previo ricorso al TAR. Sono numerose le istanze ad oggi attive sia in termini di richiesta al Comune, sia per Delibere commissariali di adozione delle singole varianti. Le varianti adottate sono ora al vaglio degli uffici regionali anche in considerazione dei processi legati alla Valutazione Ambientale Strategica.
Questa tendenza è purtroppo da evitare in quanto il Tribunale Amministrativo ha in numerosi casi riconosciuto i diritti dei singoli privati proprietari di aree che, seppur legittimi, vengono in tal senso valorizzati in danno a quelli della collettività, che paga il diritto loro riconosciuto in termini di servizi mancanti per la cittadinanza tutta. È quindi dovere precipuo della Pubblica Amministrazione mettere in essere tutte le procedure che possano, se non contrastare tale tendenza, almeno evitarne gli effetti negativi sul governo del territorio comunale e urbano in termini di ricadute sui servizi alla cittadinanza.
L’Amministrazione con delibera di C.C. n. 29 del 09/04/2001 ha reiterato i vincoli urbanistici, per evitare ulteriori trasformazioni di aree a standard urbanistici in aree residenziali e nel contempo per assicurare il giusto equilibrio e proporzione tra le aree a standard e le previsioni del P.R.G. e dei P.P.
Se ne riporta di seguito un estratto:
“Con deliberazioni C.C. n°51 del 4.4.1995 e n°125 del 29.10.1996, si provvide a reiterare i vincoli urbanistici del P.R.G. e dei P.P. del Comune di Martina Franca, dichiarando le aree interessate di pubblica utilità. (…)
A seguito di impugnativa con sentenza TAR Lecce nn.1543/00, 1544/00, 1546/00, 1547/00, 2318/00, 2319/00 e 2320, le succitate deliberazioni venivano annullate.
Tra le motivazioni dell’annullamento assume specifico risalto il richiamo espresso con sentenza della Corte Costituzionale n°179 del 20.5.1999 che (…) prevede un indennizzo alla sopportabilità del sacrificio da parte del soggetto proprietario del bene che, per giustificare ragioni di interesse pubblico, lo vede ancora urbanisticamente vincolate.
Nelle more dei suddetti provvedimenti, con delibera del C.C. n°76 del 1996 furono adottati i criteri preliminari per la redazione della variante al vigente P.R.G. (…)
Nell’ambito dei diversi criteri determinati il consiglio comunale ebbe a riaffermare la reiterazione dei vincoli urbanistici per tutte le aree a suo tempo individuate (…).
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Nelle more, invero, si registrano reiterati e numerosi tentativi da parte di cittadini proprietari delle aree già destinate a standards nel PRG vigente miranti (…) ad assicurarsi la pronuncia di decadenza degli stessi e, quindi, una diversa e per loro economicamente più utile destinazione delle aree in proprietà.
Contro questi tentativi è opportuno che l’amministrazione Comunale faccia difesa (…).
Diventa perciò doveroso per il Consiglio Comunale evitare ogni tentativo che possa pregiudicare l’iter della pianificazione in corso, espressamente dichiarata già conforme alle volontà programmatiche consiliari. (…)
La stessa Corte Costituzionale con la sentenza richiamata peraltro aggiunge un nuovo significativo capitolo alla ormai trentennale vicenda relativa alla disciplina dei vincoli urbanistici decaduti, specificando che “i poteri di programmazione del territorio devono essere esercitati nonostante la intervenuta scadenza dei vincoli, ferma la necessità di previsione di indennizzo.” (…)
Conseguentemente, per tutto quanto sopra evidenziato, (…)
Il Consiglio Comunale (…)
delibera
1) reiterare per tutto quanto espresso in narrativa, che forma parte integrante e sostanziale del presente dispositivo nonché motivazione dello stesso, tutti i vincoli urbanistici inseriti nel P.R.G. e nei P.P. vigenti del Comune di Martina Franca, ricompresi nelle allegate planimetrie, anch’esse formanti parte integrante e sostanziale del presente provvedimento.
(…).”
La Deliberazione suddetta si sostanziava nell’adozione di una variante normativa che prevedeva l’introduzione dell’art. 26 bis nelle Norme Tecniche di Attuazione del PRG vigente, riguardante essenzialmente la “reiterazione dei vincoli urbanistici nel PRG e nei PP vigenti” e introducente la facoltà dei privati di porre in essere interventi per la realizzazione di iniziative di tipo privatistico o promiscuo pubblico‐privato, riconfermando di fatto i vincoli urbanistici originari del PRG, per tutte le zone a servizi che divengono in tal accezione di natura conformativa e non espropriativa, perciò non soggetti né ad indennizzo, né a decadenza.
A seguito di una sentenza del TAR, la n. 3153/2002, che ne ha cassato una parte (relativamente alla solo parte che dava facoltà del Consiglio Comunale di esprimersi sulla compatibilità delle opere promosse dal privato), si è ri‐adottata la variante in parola con Del. di C.C. n. 109 del 09/12/2004 che ha recepito i contenuti della sentenza, confermando l’essenza della variante sopra enunciata.
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La variante in parola è stata successivamente presa in carico dagli uffici regionali del Servizio Urbanistico e sottoposta alla Giunta Regionale che l’ha approvata con D.G.R. n. 537 del 28/03/2013.
Questo tassello nella storia del governo del territorio è per la Città importante in quanto presupposto essenziale per l’attuazione di qualsiasi intervento di natura pubblica e privata sulle aree a servizi da decenni bloccate da lungaggini amministrative.
Da tutto quanto sopra si possono trarre le seguenti considerazioni:
- le previsioni del P.R.G. vigente relative alle aree destinate alla residenza estensiva ad alto indice nonché alla edilizia residenziale pubblica risultano attuate, per cui le aree edificabili per simili interventi risultano pressoché esaurite;
- l’iter di adozione della Variante Generale al P.R.G non è mai stato ultimato, per cui, oltre alle indicazioni del P.R.G. vigente, approvato nell’84 ed in alcune previsioni ormai esaurito e superato, si ritiene utile ‐ occupandosi della trasformazione e dello sviluppo di alcuni ambiti della città di Martina Franca ‐ confrontarsi anche con le direttive e le indicazioni dei documenti urbanistici più recenti che risultano più aggiornati, anche se i relativi iter approvativi non hanno trovato conclusione (Variante Generale al P.R.G., presentata nel 2003; Relazioni inerenti la Verifica della Variante Generale al P.R.G., presentate nel 2005);
- il P.R.G. vigente, risalente al 1984, non risulta adeguato alle prescrizioni della Legge Regionale n.56/80 per cui è possibile prevedere esclusivamente varianti per la redazione di P.E.E.P. e P.I.P. ai sensi dell’art.55 della stessa norma.
Fonte dei dati: Studio di Fattibilità per la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana
Si riporta di seguito analisi urbanistica del contesto urbano.
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Il centro urbano regolato dal PRG vigente Lo strumento urbanistico vigente regola parte del territorio periurbano di Martina Franca, incentivando allo sviluppo di “quartieri‐satellite”, da un lato, e dall’altro di campagna urbanizzata con scarso controllo.
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Le aree per standard urbanistici Il centro urbano concentra una estensione notevole di standard urbanistici per l’intero territorio comunale, pari a 843.978 mq = 85 ettari circa. In particolare, si evidenziano il sistema del Pergolo e il Parco Ortolini, di importanza territoriale.
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Le aree a standard sono distinte dal Piano come segue. Le zone H1 (verde pubblico) sono destinate a parco pubblico e verde pubblico. Le zone H2 (verde), destinate a parco privato e verde privato. Le zone per attrezzature collettive S (servizi pubblici ed infrastrutture), soggette a vincolo di piano particolareggiato, il quale deve prevedere i servizi generali per la città, con ampi spazi per i parcheggi, piazze, zone pedonali, ed edifici quali scuole, chiese, mercati, edifici per attività culturali. Le aree a parcheggio (da non confondersi con le aree di cui all’art. 23 delle NTA destinate ad attrezzature sportive) sono le aree lasciate libere dalla zonizzazione e non retinate, ma individuate graficamente con il simbolo in legenda “℗”.
Standard urbanistici – Aree libere Tra tutte aree a standard individuate, quelle di seguito indicate in rosso sono quelle libere da edifici, suscettibili di completamento, sulle quali è ancora possibile operare. Esse, che sono aree destinate soprattutto a servizi e verde urbano, rappresentano circa 1/3 dell’intera previsione di aree a standard del P.R.G. vigente. L’estensione di queste aree a standard libere da edifici è nello specifico pari a 386.970 mq (45,85% del totale).
Standard urbanistici – Aree con richieste di ritipizzazione Delle aree a standard ancora libere da edificazione, circa 1/4 è oggi oggetto di ritipizzazione tramite procedimento di istanza‐ricorso al TAR‐Commissario ad acta‐variante. Di seguito sono evidenziate in rosso le aree ove i privati hanno ottenuto ritipizzazione delle aree di loro proprietà tramite Delibera di Commissario ad Acta, e che quindi, se approvate dagli organi di controllo regionale, potranno ottenere diritti edificatori su queste sottraendole alla disponibilità pubblica. In arancio sono evidenziate le aree ove il privato proprietario ha presentato al Comune Istanza di ritipizzazione, ed il processo è fermo a questo step iniziale. L’estensione delle aree oggetto di ritipizzazione è pari a 66.322 mq (23,5% delle aree libere).
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Immagine estratta dall’allegato AC2 – stato dell’arte delle aree a standard
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Si riporta di seguito elenco delle Delibere di ritipizzazioni/riqualificazioni urbanistiche di Commissario ad Acta, ove è descritto lo stato di attuazione al 27 agosto 2012.
− Delibera del Commissario ad Acta, Dott. Ing. Mario SARNO, n. l del 27.03.2012 per la riqualificazione dell’area, di proprietà della sig.ra Aurora Fabrizio SERIO (F° 152, p.lla 538). ‐ Avviso di deposito pubblicato in data 11.06.2012. Richiesta all’Ufficio Protocollo in data 17.08.2012 circa le osservazioni pervenute.
− Delibera del Commissario ad Acta, Dott. Ing. Piergiorgio SOLOMBRINO, n. 1 del 24.04.2012 per la ritipizzazione dell’area, di proprietà della EDILINVEST S.r.l. (F° 133, p.lle 305‐308) ‐ Avviso di deposito pubblicato in data 26.06.2012. Scaduti in data 24.08.2012 i termini per la presentazione delle osservazioni.
− Delibera del Commissario ad Acta, Dott. Arch. Luigi TRAETTA, n. 2 del 2.04.2012 per la riqualificazione dell’area, di proprietà dei sigg. Roberto e Paolo DE VITO (ex sig.ra Maria Grazia IPPOLITO), (F° 130, p.lle 563‐172) ‐ Avviso di deposito pubblicato in data 6.07.2012. Allo stato sono incorso i termini per la presentazione di eventuali osservazioni.
− Delibera del Commissario ad Acta, Dott. Arch. Luigi TRAETTA, n.1 del 2.04.2012 per la riqualificazione dell’area, di proprietà della sig.ra Crescenza DE BERNARDIS (F° 133, p.lle 431‐429) ‐ Avviso di deposito pubblicato in data 6.07.2012. Allo stato sono in corso i termini per la presentazione di eventuali osservazioni.
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− Delibera del Commissario ad Acta, Dott. Arch. Fulgenzio CLAVICA, 3 del 4.11.2012 per la ritipizzazione dell’area, di proprietà della DELTUR S.r.l. (F° 130, p.lle 2476‐2477) ‐ In data 20.08.2012 é stata depositata da parte del Commissario ad Acta la delibera di controdeduzioni alle osservazioni pervenute.
− Delibera del Commissario ad Acta, Dott. Ing. Piergiorgio SOLOMBRINO, n. 2 del 9.05.2012 e successiva n. 3 del 12.06.2012 di rettifica per la ritipizzazione dell’area, di proprietà dei sigg. Luisa SANTORO e Martino Antonio MARTINO (F° 130, p.Ile 723‐724‐727‐728‐2413) ‐ Avviso di deposito pubblicato in data 13.08.2012.
A queste si aggiungono le seguenti istanze di ritipizzazione presentate al Comune di Martina Franca e non ancora evase:
1. Proprietà Scialpi Anna Maria e Petrolpuglia srl: foglio 132, particelle 743, 740, 267, 50, 574 sub 112 (ex 746).
2. Proprietà Raguso Anna ed altri; foglio 130, particelle 147, 544, 545, 546, 547, 145 E.U., 146.
3. Proprietà Margiotta Francesco ed altri; foglio 132, particelle 44, 45, 46, 261, 262.
Riguardo a questi due terreni di cui al numero 2) e al numero 3), il Comune ha previsto la realizzazione di una strada che dovrà congiungere via Taranto con via Madonna Piccola.
4. Proprietà Marturano; foglio 89, particelle 189, 881, 840, 817, 852 e 210.
5. Proprietà Pizzigallo: foglio 130/2, particella 253.
6. Proprietà Fumarola: foglio 110, particelle 152, 645, 646, 387, 274, 367.
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A.2.2 SITUAZIONE ABITATIVA E SOCIO‐ECONOMICA
Per quanto riguarda la situazione abitativa, è da evidenziare il disagio abitativo attestato dall’incrocio dei dati 2001 relativi al “numero dei componenti delle famiglie” (la media corrisponde a 2,73 per famiglia4) con quelli del “numero di stanze delle abitazioni” (ogni abitazione è composta in media da 3,88 stanze) e del “numero di occupanti per stanza in abitazioni occupate da persone residenti” dato che riporta un indice pari a 0,69, migliore di quello minimo accettabile pari a 0,76 (soltanto teorico per l’altissimo numero dei vani a piano terra da considerarsi non idonei per motivi igienici).
Dall’analisi dei dati statistici relativi al 14° Censimento ISTAT, emerge inoltre che il numero totale di abitazioni è pari a 30.254; di queste ne risultano occupate da persone residenti 17.775 ovvero il 58,7%, mentre il numero di stanze per abitazione è pari a 3,83, distribuite secondo la ripartizione riportata nella tabella seguente:
Abitazioni occupate da persone residenti per numero di stanze nel Comune di Martina Franca al 2001 1 2 3 4 5 6 e più Totale 395 1.789 3.975 6.650 3.359 1.607 17.775 Fonte: ISTAT
La superficie media delle abitazioni occupate da persone residenti risulta pari a mq 92,47, valore inferiore al dato provinciale e superiore a quello regionale.
Superficie media delle abitazioni (mq)
Comune di Martina Franca Provincia di Taranto Regione Puglia
92,47 99,51 91,71
Fonte: ISTAT
Il numero di edifici ad uso abitativo risulta pari a 15.566 e di questi 11.219 hanno un solo piano fuori terra, 3.219 hanno due piani fuori terra, 737 ne hanno tre e 391 hanno quattro e più piani fuori terra.
4 Da non confondere con il concetto di nucleo familiare
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0
20
40
60
80
1 Piano 2 Piani 3 Piani 4 Piani
Martina FrancaProvincia di Taranto
Fonte: ISTAT
Dal confronto con i dati provinciali emerge un maggior numero di edifici ad uso abitativo ad un solo piano fuori terra ed un minor numero di quelli a due piani fuori terra. I 15.566 edifici ad uso abitativo sono localizzati solo al 18,61% (2.897) nel centro abitato e la restante parte è costituita da case sparse circa il 77% (12.058) mentre risultano 611 edifici ad uso abitativo in nuclei abitati di dimensione modesta (contrade): tale dato è confrontabile con la dispersione media della Valle d’Itria (55,70%) ed evidenzia come il Comune di Martina assorba in maniera ponderata la maggiore concentrazione di edificato nell’agro. È da rilevare inoltre che Martina franca risulta essere tra i comuni ad alta tensione abitativa inseriti nella delibera CIPE n. 87 del 13 novembre 2003.
Nell’anno 2012, al bando per l’assegnazione di alloggi di E.R.P. indetto dal Comune hanno partecipato 104 famiglie; con Determinazione n. 97 del 5 marzo 2013 del Settore Affari Generali avente ad oggetto “approvazione graduatoria provvisoria per l’assegnazione in locazione semplice di alloggi E.R.P. e di proprietà comunale che si rendessero disponibili nel comune di Martina Franca”, sono risultate accoglibili 96 domande. Tali domande risultano ad oggi inevase per mancanza di alloggi comunali liberi. È in corso la ricognizione degli alloggi già assegnati al fine di rilevare quanti e quali sono ad oggi occupati in modo improprio.
Inoltre, con Determina Dirigenziale n.511 del 25/10/2012 veniva approvato il bando di concorso contenente i requisiti necessari per la richiesta di contributo integrativo al canone di locazione per l’anno 2011. Con Determina nr. 618 del 18/12/2012 del SERVIZIO CASA ‐ Reg. Gen. nr. 2710, avente ad oggetto “Approvazione graduatoria beneficiari ex art. 11 legge 431/98 – Contributo per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione – Anno 2011”, è stato approvato elenco dei soggetti ammissibili a beneficiare del contributo integrativo al canone di locazione del Comune di Martina Franca.
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La graduatoria dei soggetti ammissibili è composta da 207 beneficiari di “fascia A” (rif. DM 07.06.93, art. 1) e 110 beneficiari di “fascia B”. Ne risulta quindi un numero totale di ben 317 famiglie che necessitano di un aiuto economico poiché non riescono da sole a sostenere le spese di affitto dell’abitazione in cui vivono.
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La percentuale delle famiglie che usufruiscono del sussidio all’affitto sul totale delle famiglie è pari al 1,59%.
Percentuale delle famiglie che usufruiscono del sussidio all’affitto sul totale delle famiglie residenti nel Comune di Martina Franca. Data di riferimento: 2011
n. totale famiglie residenti n. famiglie che
usufruiscono del sussidio all’affitto
percentuale
19.919 317 1,59%
Fonte: Comune di Martina Franca
Il percorso di lettura dei bisogni del territorio e della comunità, in un contesto di scarsità di risorse specifiche per condurre ricerche quantitative e qualitative mirate su segmenti della popolazione, ha comportato che il lavoro si fondasse sulle fonti istituzionali, sull’analisi degli archivi dei servizi sociali comunali, nonché dall’analisi effettuata dagli attori sociali presenti ai tavoli di concertazione.
L’economia locale si basa soprattutto su commercio, industria e agricoltura. Dall’analisi dei dati statistici emerge che il 7,18% degli occupati è impiegato in agricoltura, 38,96% in industria ed il 53,86% in altre attività. I dati in termini assoluti sono riportati nella seguente tabella.
Occupati per attività economica nel Comune di Martina Franca
Agricoltura Industria Altre attività Totale
1.042 5.657 7.819 14.518 Fonte: ISTAT‐2001
Il sistema economico di Martina è stato caratterizzato da un elevato potenziale produttivo e da una buona diversificazione delle scelte produttive e di investimento, legate essenzialmente, oltre alle costruzioni, alla produzione agro‐industriale (in particolare dei vini e dei prodotti caseari), alla industria del manifatturiero, in particolare nel settore tessile‐abbigliamento. L’enorme sviluppo del settore tessile‐abbigliamento ha dato vita al proliferarsi di una rete di piccole e medie imprese attive nella produzione di finiture e di prodotti di alcune fasi di lavorazione (assemblaggi, cuciture, taglio, ecc.) in regime di sub‐fornitura.
Bisogna però evidenziare che negli ultimi anni c’è stata una inversione di tendenza nello sviluppo economico della città: la crisi del settore manifatturiero che coinvolge l’intera nazione per non dire l’intera comunità europea, per l’affacciarsi sui mercati internazionali delle produzioni a basso costo provenienti dall’est e dall’Asia, ha assunto particolare rilievo tra le aziende tessili martinesi molte delle quali hanno dovuto ridurre le produzioni drasticamente con una ingente perdita di posti di lavoro.
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Infatti il tasso di occupazione all’anno 2001 risulta del 35,17%, superiore a quello provinciale; il tasso di disoccupazione rapportato alla forza lavoro risulta essere del 16,30%.
Tasso di disoccupazione
Comune di Martina Franca Provincia di Taranto Regione Puglia
16,30 20,42 20,06 Fonte: ISTAT‐2001
Tale dato evidenziava una situazione ancora positiva per quanto riguarda la occupazione sul territorio, soprattutto dovuta alla presenza di importanti aziende attive in loco nell’ambito tessile. Ma i dati rilevati non evidenziano la crisi che ha investito il settore negli ultimi anni.
Con la chiusura o il ridimensionamento di aziende manifatturiere e tessili nel territorio, più alto è il tasso di disoccupazione riferito a soggetti di età superiore ai 40/45 anni, con scarse possibilità di un loro rientro nel mondo del lavoro. Tale situazione economica incide notevolmente sul “benessere” della famiglia, e sui bisogni dalla stessa espressi (occupazione, casa, compiti di cura, ecc.).
Tasso di disoccupazione per sesso nel Comune di Martina Franca
Maschi Femmine Totale
14,13 19,79 16,30 Fonte: ISTAT‐2001
È bene evidenziare che il tasso di disoccupazione a livello provinciale, che risultava nel 2001 pari al 20,42%, al 2012 è aumentato al 26,69% (fonte dati ISTAT). Ciò è indicativo dell’andamento di tutto il contesto, compreso il Comune di Martina Franca.
Nel Piano sociale di zona 2010‐2012 si evidenzia, in particolare per quanto riguarda la situazione di Martina Franca, centrale all’interno del distretto tessile in termini di insediamento industriale, numero di addetti e fatturato, che negli ultimi anni la realtà produttiva si è molto modificata tanto da registrare ora un numero elevato di lavoratori che hanno perso l’occupazione o che sono in cassa integrazione straordinaria.
Al 31 dicembre 2009 i disoccupati iscritti ai Centri per l’Impiego del territorio dell’Ambito Sociale di Zona Martina Franca‐Crispiano sono 12.159. Ai 9.436 registrati a Martina Franca, si aggiungono circa tremila cittadini con attività lavorativa/formativa in corso senza contratto. Colpisce altresì il dato relativo alle cessazioni dei rapporti di lavoro registrate in questo Comune nel corso del 2009, rilevandosi 58 licenziamenti per cessazioni di attività, 862 dimissioni, 74 cessazioni per licenziamento collettivo, oltre a 862 cessazioni per dimissioni non specificate.
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Per quanto attiene allo stato dei lavoratori iscritti ai C.P.I., i disoccupati rappresentano il 53,52% mentre gli occupati si assestano il 46,48% di essi. Le donne disoccupate sono però il 59,80% degli iscritti e quelle occupate solo il 40,20%5.
Se si esaminano i dati relativi al tasso di disoccupazione giovanile la situazione risulta maggiormente preoccupante, così come evidenziato nella seguente tabella, pur risultando inferiore rispetto a quello provinciale e regionale.
Tasso di disoccupazione giovanile
Comune di Martina Franca Provincia di Taranto Regione Puglia
35,07 47,91 47,88 Fonte: ISTAT‐2001
Le ricerche condotte sul territorio, inoltre, confermano come i modi di costruire e di vivere la famiglia siano profondamente mutati. Ne deriva, quindi, un notevole cambiamento per quanto attiene le modalità di costruzione e di composizione delle famiglie (famiglie allargate, monoparentali con la presenza in diversi casi, della sola madre, spesso sprovvista di adeguati mezzi di sostentamento).
Al censimento 2001, risultava che su un totale di 17.802 famiglie, 4.078 erano composte da una sola persona, 4.528 da due, 3.504 da tre, 3.988 da quattro, 1.395 da cinque e 309 da sei o più persone.
Fonte: ISTAT
5 Dati desunti dal Piano Sociale di Zona 2010‐2012 – Ambito territoriale n.5 Martina Franca‐Crispiano
1,73
7,84
22,40
19,68
25,43
22,91
0
500
1.000
1.500
2.000
2.500
3.000
3.500
4.000
4.500
1 2 3 4 5 persone 6 o piùpersone
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Sempre rispetto alla composizione delle famiglie, indagini anagrafiche realizzate sul territorio di Martina Franca nel 2009 evidenziano, nel confronto con il 2003, un aumento dei nuclei monopersonali e di quelli composti da due e da tre persone che, rispettivamente registrano, rispetto al 2007, un incremento del 16%, del 19% e del 7%, a fronte di una diminuzione – seppure non altrettanto significativa – di quelli composti da quattro persone.
La modificazione, infatti, dei modelli di riferimento educativi, sia quantitativi (minore numero di componenti del nucleo, impegno dei genitori nel lavoro, ecc.) che qualitativi (cambiamento dei valori di riferimento) potrebbe in ultima analisi creare uno stato di disorientamento, all’interno del quale diventerebbe difficile creare un progetto di vita o aderire ad un processo di crescita ed integrazione sociale, per il quale le strutture extrafamiliari, come la scuola e le altre agenzie educative, riuscirebbero ad integrare sul piano educativo il ruolo oggi cardine della famiglia.
In altri casi di studio si verifica che da questo trend derivino segnali di malessere che poi sfociano in veri e propri comportamenti devianti. Un ulteriore aspetto del disagio familiare, inoltre, si caratterizza nel fenomeno della dipendenza nelle sue varie forme, che costituisce un rischio limite da evitare con opportune cautele.
Nel caso in esame, il settore dell’edilizia, malgrado l’apprezzabile richiesta di alloggi, sta attraversando una fase di recessione dovuta non solo alla crisi del settore, ma soprattutto alla mancanza di aree edificabili: le previsioni del PRG (risalente al 1984) relative all’edilizia residenziale del centro urbano sono state già da parecchi anni attuate del tutto per cui oggi manca la possibilità materiale di avviare un rilancio dell’edilizia e di soddisfare la richiesta della popolazione.
La bassa offerta di alloggi nonché la favorevole condizione economica del recente passato della città hanno fatto sì che i prezzi degli immobili salissero vertiginosamente con costi a mq da città capoluogo.
Si riportano alle pagine seguenti i dati dall’Agenzia del territorio riguardanti i prezzi di compravendita e locazione del secondo semestre 2012.
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Oggi tuttavia le mutate condizioni economiche, che fanno registrare una notevole perdita di posti di lavoro nel settore tessile‐manufatturiero, unitamente al persistente incremento dei prezzi di acquisto e/o locazione delle abitazioni, hanno comportato un considerevole disagio sociale delle fasce di popolazione a reddito medio‐basso. Il contesto socio economico risulta quindi caratterizzato da:
− bassa offerta di alloggi in vendita o in locazione; − aumento dei prezzi di acquisizione e/o locazione; − peggioramento delle condizioni economiche della popolazione.
Si rileva la necessità di reperire aree utili per la realizzazione di edilizia convenzionata.
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A.3 IDEA GUIDA DELLA RIGENERAZIONE Il centro urbano della Città è connotato da due principali criticità, la cui soluzione riveste ormai carattere di urgenza, considerato che le stesse permangono da lunga data.
Si tratta in primo luogo di un aspetto che investe sia l’ambito urbanistico, sia quello sociale, che quello economico: nonostante la costante richiesta di alloggi, il settore dell’edilizia non riesce a dare offerta adeguata alle necessità di mercato che oggi più che negli scorsi anni chiede alloggi a costi contenuti, atteso che lo strumento urbanistico vigente del 1984 ha esaurito le sue previsioni edificatorie in materia di edilizia residenziale pubblica.
In secondo luogo l’edificato esistente soffre della carenza di aree a servizio della residenza, soprattutto di verde attrezzato e parcheggi pubblici, negli ambiti edificati di recente. Questa mancanza è connessa anche all’indisponibilità di aree destinate a servizi in capo alla P.A. che di recente, con la decadenza dei vincoli preordinati all’esproprio, subisce l’azione dei privati proprietari delle aree per ottenere la ritipizzazione delle stesse ovvero rinnovare i vincoli con conseguente costo di indennizzo per la collettività. Si tratta di aree previste dal P.R.G. ma rimaste incolte, destinate a standard urbanistici, ma di fatto abbandonate e costituenti causa di degrado e indicatore di disservizio.
Idea guida della rigenerazione urbana sarà quella di acquisire, nei modi più opportuni, aree a destinazione pubblica e realizzare servizi per la collettività
La necessità di dare risposta amministrativa alle sopracitate circostanze riveste ormai carattere di urgenza e lo scopo di tale attività dovrà permettere da un lato la realizzazione di servizi per la collettività e dall’altro la creazione di condizioni favorevoli alla costruzione e vendita di alloggi a costi contenuti.
La soluzione congiunta a tali problematiche, ossia reperire aree a servizi e offrire alloggi di ERP, è possibile attraverso la definizione di un processo compensativo che offra diritti volumetrici ai proprietari delle aree standard quale indennizzo alla cessione volontaria delle stesse. In tali termini i diritti volumetrici acquisiti, costituirebbero ristoro per la reiterazione dei vincoli e di fatto, essi potrebbero essere coinvolti nella realizzazione di alloggi in regime convenzionato, in aree o immobili a definirsi, che sarebbero immessi sul mercato a prezzi calmierati.
Tale risposta dovrà essere, oltre che aderente alle possibilità normative attuali, di rapida attuabilità, per incidere in maniera significativa sulle condizioni degli standard
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cristallizzate da decenni e anzi in via di peggioramento a causa di diverse sentenze in danno alla Pubblica Amministrazione.
Anche per tali ragioni la Regione Puglia dal 29 luglio 2008 ha messo a disposizione degli Enti Locali la Legge Regionale n. 21 denominata “Norme per la rigenerazione urbana”, finalizzata a promuovere strumenti ordinari per la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani in coerenza con le strategie comunali.
Nella sostanza, la norma permette al Comune Martina Franca di individuare uno o più ambiti da sottoporre a Programma Integrati che hanno valore di Piani Urbanistici Esecutivi, anche in variante allo Strumento Urbanistico Generale. In quanto piani complessi, essi possono fungere da strumento di governo sia tecnico che finanziario contemplando quindi una risposta che possa coniugare le due suddette esigenze primarie della città di Martina Franca.
L’elaborazione di uno o più Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana (P.I.R.U.) permetterebbe dunque di:
• acquisire al patrimonio comunale le numerose aree a standard inutilizzate e oggetto di contenziosi tesi alla loro ritipizzazione;
• offrire alla collettività alloggi a prezzi contenuti;
• reperire plusvalenze per la realizzazione di servizi;
• creare nuovi spazi pubblici, eliminando fonti di degrado e migliorando la qualità urbana nel suo complesso;
• recuperare il patrimonio dismesso nel centro urbano.
L’inclusione degli interventi pubblici in P.I.R.U., d’altra parte, rappresenta un criterio di valutazione assunto dalla Regione nell’erogazione di finanziamenti destinati alla riqualificazione urbana nell’ambito del P.O. FESR 2007‐2013 secondo i criteri e le modalità specificate negli appositi avvisi mirati e informerà anche la prossima futura programmazione di fondi europei fino al 2020: la qual cosa, di concerto con l’opportunità di acquisire aree destinate a servizi pubblici, costituirebbe ulteriore importante opportunità di recuperare risorse finanziarie per realizzare le opere in esse previste.
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L’idea guida del Programma di rigenerazione Urbana della città di Martina Franca si dovrà perciò articolare nei seguenti punti:
Eliminazione delle situazioni di degrado urbano, ambientale e sociale diffusi in alcuni ambiti della città, attraverso la realizzazione di opere di urbanizzazione mancanti, previa acquisizione delle aree a standard;
Perseguimento di interventi di ristrutturazione urbanistica e sostituzione edilizia finalizzati alla creazione di spazi urbani aggregativi e socializzanti in grado di creare identità, anche per mezzo del recupero di aree dismesse o da rifunzionalizzare;
Perseguimento di strategie di intervento finalizzate ad affrontare il problema legato al disagio abitativo, con l’identificazione di aree e/o immobili dismessi dove localizzare edilizia residenziale pubblica e/o servizi alla residenza.
Nella tabella che segue sono sintetizzate problematiche, risorse e possibili soluzioni da adottare all’interno dei programmi di intervento.
Peculiarità del contesto
Programmi di rigenerazione
urbana Problematiche Risorse Soluzioni da adottare
AMBI
ENTA
LI
Scarsa qualità degli spazi urbani
Organizzazione di un sistema di interventi, fisico-funzionali e percettivi in grado di implementare la qualità degli spazi urbani
Presenza di “vuoti” urbani degradati e degradanti
Disponibilità di suoli liberi da edificazione e ad alta trasformabilità
Attrezzamento delle aree, in particolare per verde pubblico e parcheggi, attraverso soluzioni progettuali sostenibili e in relazione col contesto
Presenza di reti infrastrutturali degradanti (cavi elettrici aerei, sistemi di illuminazione obsoleti e fonti di inquinamento luminoso)
Sostituzione degli elementi obsoleti ed inquinanti, interramento dei cavi aerei nei tratti più degradati, rifacimento dei manti stradali, inserimento di elementi di arredo urbano con preferenza delle componenti verdi
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Peculiarità del contesto
Programmi di rigenerazione
urbana Problematiche Risorse Soluzioni da adottare
Elevati livelli di inquinamento acustico ed atmosferico
Adozione di soluzioni di mitigazione dell’inquinamento acustico (quali barriere verdi fono-assorbenti, arretramento rispetto ai tracciati stradali a traffico sostenuto delle nuove cortine edilizie) ed atmosferico (inserimento di barriere di verde, programmazione di controlli periodici di misurazione)
Scarsa permeabilità dei suoli e problemi di allagamento
Ripristino della permeabilità dei suoli attraverso l’attrezzamento di aree a verde, la realizzazione di pavimentazioni permeabili nelle aree scoperte e l’implementazione del sistema di fogna bianca
Assenza di adeguati spazi per una circolazione sostenibile e insicurezza delle reti esistenti per la mobilità delle categorie deboli
Realizzazione di una rete di piste ciclo-pedonali che colleghi gli ambiti di intervento e favorisca il collegamento anche con le rimanenti parti della città
STO
RICH
E
Difficile fruibilità dei beni presenti, per le condizioni di degrado generale del contesto
Presenza di importanti testimonianze storico-artistico-architettoniche per l’intera cittadinanza
Realizzazione/potenziamen-to di un sistema di percorsi che rendano agevole l’accessibilità ai beni presenti, nonché programmazione di eventi e manifestazioni che favoriscano il riavvicinamento della cittadinanza a tali presenze
Scarsa attenzione alle testimonianze storiche a rete presenti
Valorizzazione dei tracciati presenti con, ad esempio, la realizzazione di una pista ciclabile che ne riprenda il percorso, l’inserimento di elementi di arredo urbano lungo i tracciati, apposita cartellonistica.
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Peculiarità del contesto
Programmi di rigenerazione
urbana Problematiche Risorse Soluzioni da adottare
INSE
DIA
TIVE
Attuale realizzazione delle sole componenti edilizie residenziali, a scapito della fornitura di servizi e standard di quartiere e conseguente insufficiente dotazione di standard o non attrezzamento di quelle esistenti
Realizzazione delle componenti urbanizzative dei contesti, con particolare riferimento al verde attrezzato, ai parcheggi ed ai luoghi pubblici di socializzazione ed ai servizi
Disomogeneità e netta cesura tra gli ambiti individuati ed il contesto urbano adiacente
Scelta di soluzioni progettuali conformi alla normativa vigente e il collegamento con le tipologie edilizie presenti nei contesti adiacenti
Non-idoneità della rete viaria con le funzioni insediate e conseguenti problemi di circolazione
Attrezzamento delle reti viarie a prevalente destinazione residenziale, con sistemi di mitigazione della velocità (dossi, dissuasori del traffico, …), realizzazione di un percorso ciclo-pedonale in sede riservata
Prevalente carattere monofunzionale del contesto
Realizzazione di strutture apposite per le attività commerciali, destinazione dei piani terra di alcuni edifici a servizi alla residenza
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Peculiarità del contesto
Programmi di rigenerazione
urbana Problematiche Risorse Soluzioni da adottare
SOCI
O-E
CON
OM
ICH
E
Monofunzionalità del contesto, con modesta presenza di attività economiche
Localizzazione favorevole dei contesti, a ridosso di assi principali di penetrazione della città
Predisposizione di accordi con il privato per incentivare la dislocazione di attività economiche nei contesti individuati, accompagnate da servizi di formazione professionale legate alle tradizioni artigianali locali
Scarso senso di coesione sociale e dipendenza “passiva” dalle aree centrali della città
Presenza di testiomonianze storico-artistiche da valorizzare
Incentivazione di un rapporto di scambio bi-univoco con le rimanenti parti di città, sia sotto l’aspetto economico (dislocazione di servizi e nuove attività economiche), che culturale (valorizzazione dei beni presenti), che sociale (fornitura ed attrezzamento di standard e attrezzature collettive)
Scarsa attenzione alle esigenze delle categorie deboli, quali bambini, anziani e diversamente abili, sia nei confronti della rete viaria che delle attrezzature collettive presenti
Attrezzamento delle aree pubbliche con soluzioni progettuali attente ai problemi di deambulazione, di sicurezza, di intrattenimento e sosta per le categorie deboli
Consistente richiesta di abitazioni a prezzi calmierati a livello locale ed urbano
Realizzazione di edilizia residenziale sociale, nel rispetto della strumentazione urbanistica vigente
Presenza di degrado sociale: fenomeni di micro-criminalità, elevati tassi di disoccupazione
Previsione di servizi ed attrezzature tese a migliorare la formazione professionale e il supporto alle aziende
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A.4 OBIETTIVI DI RIQUALIFICAZIONE URBANA, INCLUSIONE SOCIALE E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
A norma dell’art. 4 della L.R. 21/2008, comma1, i Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana riguarderanno prioritariamente nello specifico:
- Recupero, ristrutturazione edilizia ed urbanistica di immobili da destinare alla residenza con particolare riguardo all’edilizia residenziale sociale;
- Realizzazione o adeguamento delle urbanizzazioni primarie e secondarie;
- Eliminazione delle barriere architettoniche e altri interventi atti a garantire la fruibilità di edifici e spazi pubblici;
- Miglioramento della dotazione, accessibilità e funzionalità dei servizi socio‐assistenziali;
- Adozione di misure per contrastare l’esclusione sociale e per rispondere ai bisogni dei soggetti svantaggiati;
- Sostegno all’istruzione, alla formazione professionale e all’occupazione;
- Rigenerazione ecologica degli insediamenti (risparmio delle risorse, riduzione dello spreco di suolo, ecc.);
- Conservazione, restauro, recupero e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici per migliorare la qualità insediativa e la fruibilità degli spazi pubblici;
- Recupero e riuso del patrimonio edilizio esistente per favorire l’insediamento di attività culturali, commerciali e artigianali nei contesti caratterizzati da degrado edilizio e disagio sociale.
L’idea guida, esplicitata precedentemente, rappresenterà il legame di tutti gli interventi che saranno previsti all’interno dei programmi integrati e che possono essere ricondotti ad una serie di obiettivi generali di seguito elencati.
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Obiettivi generali dell’idea‐guida per la rigenerazione urbana:
1. Acquisire aree destinate alla pubblica utilità;
2. Attrezzare le aree destinate a standard urbanistici attualmente in stato di abbandono, mediante opere di urbanizzazione necessarie a garantire standard di vivibilità adeguati ai residenti (parcheggi, verde attrezzato, ecc);
3. Accrescere la disponibilità di alloggi di Edilizia Residenziale Sociale sia
sovvenzionata, che convenzionata ed agevolata, favorendo la realizzazione di alloggi da destinare ad anziani, giovani coppie e diversamente abili e la disponibilità di alloggi da offrire in locazione;
4. Favorire un processo di valorizzazione delle aree periferiche residenziali
attraverso incentivazioni al recupero e opere di miglioramento delle reti tecnologiche, la realizzazione di infrastrutture di servizio e di opere di arredo urbano delle piazze e degli spazi aperti;
5. Eliminare il degrado urbano, edilizio e sociale presente all’interno di alcuni
ambiti urbani periferici, per creare nuovi insediamenti fortemente unitari ed incentrati attorno a spazi pubblici significativi caratterizzati da una elevata qualità architettonica ed ambientale, in cui i quartieri possano identificarsi;
6. Attivare procedure di partenariato pubblico‐privato per la realizzazione e
gestione di attrezzature pubbliche o di uso pubblico (riconversione funzionale di immobili, ecc);
7. Favorire i miglioramenti sociali, economici ed occupazionali dei quartieri e
migliorare la qualità dell’abitare attraverso il perseguimento di più elevati standard anche di tipo ambientale (riduzione della percezione di insicurezza da parte dei residenti e degli operatori economici, ecc);
8. Favorire il processo di riconnessione urbana interna ai quartieri della città e
di collegamento con il resto (riorganizzazione e potenziamento del sistema dei parcheggi, miglioramento della viabilità interna ed esterna);
9. Assicurare il risparmio nell’uso delle risorse naturali sia per gli interventi
residenziali che per gli altri interventi e ridurre lo spreco di territorio attraverso un pieno riuso degli spazi già urbanizzati.
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B. GLI AMBITI TERRITORIALI DA SOTTOPORRE A PROGRAMMI INTEGRATI RIGENERAZIONE URBANA
B.1 INDIVIDUAZIONE DEGLI AMBITI DI INTERVENTO DEI PROGRAMMI
INTEGRATI DI RIGENERAZIONE URBANA
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B.1.1 AMBITO 1 – NUCLEO ANTICO
L’ambito, così come perimetrato, comprende il nucleo storico inteso come zona A da PRG e gli isolati di zona B di immediato affaccio sull’extramurale o gli spazi pubblici adiacenti. Sono quindi in esso comprese anche le aree immediatamente circostanti il nucleo storico destinate a servizi pubblici. Ha estensione complessiva di circa 36 ha. È il brano di tessuto urbano centrale che concentra le maggiori funzioni pubbliche e le più attrattive centralità turistiche, come il Palazzo Ducale (sede degli uffici amministrativi comunali), la principale piazza cittadina con il teatro Verdi e lo storico arco di accesso al nucleo medievale, la Basilica Collegiata di San Martino, la villa Comunale intitolata a Garibaldi e quella adiacente l’imponente chiesa del Carmine (da cui prende il nome) lungo l’extramurale nord‐ovest, il convento degli Agostiniani e la Chiesa di San Domenico con l’adiacente chiostro. L’ambito è mediamente connotato da un’alta densità edificatoria con un sistema povero di spazi aperti, con viabilità storiche dall’andamento sinuoso e dalle sezioni ristrette, incompatibili con il traffico veicolare e con la sosta di autovetture. I nucleo storico martinese risale al XIV sec, con lo sviluppo progressivo del tessuto residenziale prima e della sua cinta muraria poi. Alla metà del ‘600 risale il Palazzo Ducale, uno dei tanti gioielli di architettura barocca della città. Il massimo sviluppo del nucleo storico si ebbe nel ‘700, e fino agli ultimi decenni dell’800 lo sviluppo urbanistico di Martina si concentrò nelle sue mura, arrivando ad un livello di sovrappopolamento inconsueto. Si passò infatti dai novemila abitanti nel 1750 a
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diciannovemila nel 1850, un aumento dovuto soprattutto alle grandi opportunità lavorative offerte dal settore agricolo e dall’allevamento. A seguito dell’abbattimento delle mura, che furono trasformate in strade extramurali, la città cominciò ad espandersi fuori di esse, ma nonostante ciò, il nucleo storico continuò ad avere un ruolo centrale nello sviluppo della città, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale. Nel tempo, e soprattutto negli ultimi decenni, il rapporto del centro storico con il resto della città è molto cambiato. Si registrano infatti al suo interno alcuni caratteri della marginalità urbana, non sussistendo interscambio funzionale e relazionale con le aree centrali limitrofe. Ciò sostanzialmente avviene per il diffuso degrado presente di tipo fisico, strutturale, ambientale, sociale ed economico, incompatibile con un’area urbana ricca di contenuti storici ed emergenze architettoniche tanto significative. Le moderne esigenze dell’abitare dal un lato, e la mancanza di urbanizzazioni e servizi dall’altro, hanno infatti portato ad un progressivo abbandono del tessuto residenziale ivi presente, con conseguente perdita di identità dei luoghi caratteristici dell’ambito, alcuni di notevole pregio poiché espressione del barocco locale. A questi si aggiunge lo storico edificio, che in passato ospitava la casa di riposo in Piazza Mario Pagano, destinato oggi ad uffici sociali del Comune e dell’Ambito di Zona e anche a centro servizi cittadini nell’ambito sociale in seguito alla recente decisione di assise consiliare (cfr. D.C.C. 56/2013). La presenza, inoltre, di barriere architettoniche ed ambientali limitano la possibilità di spostamento dei soggetti con difficoltà motorie. A tali condizioni abitative si sono adattate nel tempo le fasce più deboli della popolazione, quali anziani ed extracomunitari. Ad oggi il centro storico ha perso la sua centralità sia funzionale che residenziale e la sua fruizione si riduce alla passeggiata turistica o domenicale ed estiva lungo via Vittorio Emanuele, che collega il Palazzo Ducale con la Basilica di San Martino. Una delle principali problematiche del nucleo antico, causa dell’abbandono da parte dei residenti, come spesso accade, è la congestione da traffico veicolare, sia a causa del passaggio intenso e continuo dei veicoli che a causa della carenza di aree di sosta per i residenti e visitatori. Di contro però, l’ambito presenta aree libere a standard per lo più in stato di abbandono per una superficie complessiva di 1,5 ettari che, posti a servizio dei cittadini residenti e dei numerosi turisti del centro storico, potrebbero contribuire a limitare tale disagio; fra queste le principali sono le aree a parcheggio già previste nel PRG di viale Europa, via Bellini e Piazza Pagano. È da rilevare, inoltre, che seppur siano numerosi i brani del tessuto storico che sono ad oggi abbandonati o comunque sottoutilizzati, si rileva nell’ultimo periodo un’attenzione particolare al patrimonio storico, soprattutto da parte dei ceti più abbienti e dei giovani professionisti che mostrano rinnovata sensibilità verso il
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recupero degli immobili qui presenti e li preferiscono rispetto a quelli delle periferie per insediarvi nuove attività professionali o residenze gentilizie, in linea con la tendenza che è possibile riscontrare in diversi centri storici pugliesi. Stanti le predette tendenze, il processo di rigenerazione urbana dovrà avere come obiettivo primario quello di assecondare e anzi trainare questi trend, rendendo nuovamente attrattivo tale ambito, fornendo ai residenti condizioni abitative consone agli standard odierni, e a possibili investitori le migliori condizioni (reti pubbliche adeguate, pavimentazioni decorose...) in maniera da attivare un processo teso a ripopolare il centro antico, grazie alle potenzialità abitative del suo patrimonio edilizio. Per la sua concentrazione e centralità, questo ambito è da considerarsi il motore trainante della città, dal punto di vista funzionale, dell’attrattività turistica e per l’accentramento degli spazi pubblici. Sintomatico è, rispetto all’estensione del nucleo urbano, che unico ritrovo per quasi 50.000 abitanti sia il sistema piazza XX Settembre e via Vittorio Emanuele. Tale centralità si estende oltre il centro con le propaggini a specifica vocazione commerciale di corso Messapia, viale della Libertà e via Taranto, costantemente intasate dal traffico. A fronte delle criticità evidenziate, nello specifico gli obiettivi della rigenerazione urbana per
l’ambito 1 saranno perseguiti attraverso:
- la realizzazione nuovi parcheggi pubblici, in particolare a servizio dei residenti e fruitori
del centro storico;
- la creazione di nuovi spazi di socializzazione ed aggregazione ed organizzazione di eventi
culturali, e la creazione di una rete di servizi commerciali e turistici;
- l’adeguamento ed il potenziamento delle infrastrutture a rete presenti;
- il potenziamento del sistema di pubblica illuminazione per l’innalzamento del livello di
sicurezza;
- il miglioramento delle condizioni di legalità e sicurezza a favore dei cittadini e delle
imprese (intensificazione dei controlli, videosorveglianza, ecc.);
- l’ampliamento delle aree pedonali e l’eliminazione delle barriere architettoniche ed
ambientali;
- la riconversione di immobili pubblici sottoutilizzati o abbandonati per l’insediamento di
servizi pubblici coerenti con il contesto o per la realizzazione di alloggi per utenze deboli;
- il miglioramento della funzionalità e fruibilità del sistema di trasporto pubblico (minibus
elettrici ed altri interventi per la mobilità sostenibile).
I parcheggi pubblici in fase di realizzazione e di previsione per il nucleo storico sono individuati planimentricamente nella tavola AC2 con simbolo “P”. Analisi del sistema insediativo
Il rapporto tra pieni e vuoti:
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Di seguito un diagramma a torta sintetizza il rapporto tra la quantità di suolo edificata e quella non costruita (di proprietà sia pubblica che privata), da cui si deduce la densità edilizia dell’ambito:
L’analisi del rapporto tra pieni e vuoti evidenza una predominanza dei primi, che si sostanzia in oltre il 52% dell’estensione dell’ambito occupata da edifici, pari a ben 188.395 mq di suolo costruito. La restante porzione, ovvero il 48% pari a circa 170.000 mq, corrisponde ai “vuoti” ossia al sistema di spazi aperti che contiene le viabilità, le piazze, i parcheggi scoperti, il verde e gli spazi incolti.
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Veduta aerea centro storico
Via Bellini
Piazza Mauro Pagano
Viale Europa
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B.1.2 AMBITO 2 – QUARTIERE DI ESPANSIONE VERSO CEGLIE MESSAPICA
L’ambito comprende l’espansione recente della città compresa via Taranto e Corso Messapia, e si estende per circa 59 ha dall’area del centro servizi‐campo sportivo verso l’esterno della città. Il tessuto urbano si compone di edifici a blocco realizzati a partire dagli anni ‘70 del ‘900, frequentemente con il piano terra destinato ad attività commerciali, che si dispongono con un impianto non lineare che determina spazi pubblici di risulta rispetto alle sagome edificate, piuttosto che disegnarne lo sviluppo. Tra gli edifici e la viabilità vi sono aree più o meno ampie abbandonate con sola vegetazione infestante, che dequalificano l’ambito, sprovvisto di un sistema continuo e funzionale di spazi aperti attrezzati. Gli strumenti di governo del territorio, il PRG prima e i Piani Particolareggiati dopo, con interventi puntuali di sostituzione edilizia, non hanno saputo indirizzare con ordine l’espansione urbana in questo brano di tessuto, che risulta perciò del tutto smagliato rispetto a quello ottocentesco cui si innesta nella parte nord, verso il centro.
La parte più settentrionale, quella che si affaccia su via del Tocco e Corso Messapia (via Ceglie) è quella di più recente edificazione, risale agli anni ‘80‐’90 e si identifica con i toponimi, ex Foro Boario, Stadio e Sanità.
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Altri caratteri distintivi dell’area sono ad oggi la difficoltà di accessibilità sia da est (via Ceglie) che da sud (via Taranto‐comprensorio C5), e la presenza di nodi viari caotici (Sanità). Tale criticità è puntualmente accentuata in occasione del mercato settimanale che si svolge in Piazza D’Angiò e nelle strade che convergono verso via Sant’Eligio. Allo stesso tempo, l’area è caratterizzata da luoghi di forte potenzialità: le numerose aree dequalificanti di cui sopra infatti sono aree standard non attuati, per una superficie di circa 8 ha, fra cui quella posta su via Taranto, prospiciente l’ex hotel dell’Erba, ad oggi solo in parte interessata da lavori pubblici per la captazione delle acque meteoriche. Inoltre sono ivi presenti lo snodo di Piazza D’Angiò, suscettibile di divenire una vera e propria polarità urbana, ed il Centro Servizi, la cui rifunzionalizzazione (in corso) appare quanto mai necessaria e doterà la città di un nuovo contenitore in grado di fornire servizi di vario tipo alla cittadinanza. Fra le attrezzature e servizi esistenti, fatta eccezione per quelli già citati, vi sono quelli relativi all’amministrazione e agli ambulatori del distretto socio‐sanitario ASL TA‐5, collocato in via delle Scienze (traversa di via Taranto), mentre sul versante opposto di via del Tocco vi sono gli uffici del Commissariato di Polizia, quelli della Guardia di Finanza e dell’INPS che determinano un intasamento del traffico anche in ragione degli scarsi spazi a parcheggio. Non sono presenti nell’ambito servizi né attrezzature per l’istruzione di alcun grado. Un’altra importante opportunità per la rigenerazione dell’ambito è data dalla possibilità di dare nuova funzionalità all’area del Campo Sportivo “Tursi”, delocalizzando le strutture sportive nell’area del Pergolo (già predisposta con spazi adeguati) e realizzando in loco servizi ed attrezzature pubbliche che qui troverebbero naturale collocazione, preferibilmente con destinazione commerciale legata al mercato settimanale. Sono inoltre ivi presenti immobili ex produttivi ormai in disuso da riconvertire; ci si riferisce in particolare alla industria vinicola Miali, all’Italvetro, allo stabilimento di confezioni Uric che si trovano nelle immediate vicinanze dello Stadio. Vi sono poi, su via Ceglie nelle immediate vicinanze del cimitero, alcuni edifici commerciali‐artigianali dismessi. Questi luoghi che ad oggi sono elementi di degrado urbano, possano divenire contenitori di servizi e funzioni a servizio dei cittadini, anche in virtù della loro posizione strategica.
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A fronte delle criticità evidenziate, nello specifico gli obiettivi della rigenerazione urbana per
l’ambito 2 saranno perseguiti attraverso:
- l’acquisizione ed attrezzamento delle aree destinate a standard urbanistici per dotare
tale ambito dei servizi pubblici (verde attrezzato, parcheggi, ecc.) e delle attrezzature
necessarie ai residenti, anche applicando il dettato dell’art. 2 comma 3 della L.R. 21/08
che consente di variare la destinazione urbanistica di aree agricole in servizi (qualora
contigue all’ambito e nella misura massima del 5% in estensione);
- la delocalizzazione delle strutture sportive nell’area del Pergolo in favore di nuove
attrezzature pubbliche, anche a servizio del mercato settimanale;
- riorganizzazione e razionalizzazione del mercato settimanale per una migliore fruizione
degli spazi pubblici e per una riduzione dell’inquinamento acustico, atmosferico e
veicolare;
- la riorganizzazione e sistemazione della viabilità carrabile e della mobilità pedonale
interna all’ambito e di quella collegamento con il resto della città, ed in particolare:
- la risoluzione del nodo viario tra via del Tocco e via de Gasperi;
- la risoluzione del collegamento viario tra via del Tocco e via Guicciardini;
- la risoluzione del collegamento viario tra via Taranto e via Madonna Piccola;
- la riqualificazione degli spazi pubblici urbani e la creazione di nuove centralità urbane per
il Quartiere Sanità;
- la riconversione dei fabbricati industriali in contrasto con il contesto, per allocarvi
attrezzature, E.R.P. e servizi per la residenza e per i cittadini;
- l’ampliamento delle aree pedonali e l’eliminazione delle barriere architettoniche ed
ambientali.
Gli interventi prioritari di tale ambito sono individuati planimetricamente nella tavola allegato AC2 con le denominazioni P1, P2, P3, P4 e P5.
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 63
Analisi del sistema insediativo Il rapporto tra pieni e vuoti:
Di seguito un diagramma a torta sintetizza il rapporto tra la quantità di suolo edificata e quella non costruita (di proprietà sia pubblica che privata), da cui si deduce la densità edilizia dell’ambito:
L’analisi del rapporto tra pieni e vuoti evidenza una predominanza dei secondi, poiché la porzione edificata si sostanzia in poco più del 20% dell’estensione dell’ambito occupata da edifici, pari a 119.160 mq di suolo costruito. La restante porzione, ovvero l’80% pari a circa 471.000 mq, corrisponde ai “vuoti” ossia al sistema di spazi aperti che contiene sia le viabilità, le piazze, i parcheggi scoperti, il verde, ma soprattutto gli spazi incolti o indefiniti e privi di funzionalità.
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64 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
Piazza D’Angiò
Viale Alcide De Gasperi/Corso Messapia
Via della Sanità
Via Taranto
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 65
B.1.3 AMBITO 3 – QUARTIERE A NORD DELLA LINEA FERROVIARIA
URBANA
L’ambito comprende la zona a ridosso del fascio ferroviario, il quartiere Carmine e San Francesco, l’area Votano, la zona stazione, estendendosi circa 62 ha da via Alberobello (nord) fino a via Taranto (sud). L’ambito si suddivide in due porzioni, solo geograficamente individuabili: quella a nord del complesso di San Francesco e quella a sud di questo.
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66 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
Il tessuto residenziale ivi presente, più recente nei quartieri periferici, è costituito per lo più da edifici condominiali, frequentemente con il piano terra destinato ad attività commerciali. Tra questi, aree più o meno ampie abbandonate ed ulteriormente rovinate da vegetazione infestante, dequalificano l’ambito, già sprovvisto di un sistema continuo e funzionale degli spazi aperti. L’ambito è caratterizzato dalla forte cesura del fascio FSE ad ovest, che ha condizionato lo sviluppo dell’edificato e che in particolare separa la parte più antica ed ottocentesca della città dalla edificazione dall’espansione urbana più recente nel secondo novecento. Esso è anche la con‐causa di ostacoli che impediscono un corretto scorrimento del traffico e creano nodi viari caotici spesso oggetti di ingorghi. Tale situazione crea una cesura non solo fisica, ma anche funzionale e percettiva tra il tessuto urbano ad est della ferrovia e quello ad ovest, impedendo a quest’ultimo di divenire parte integrante della città. A ciò si aggiunge la pressoché totale mancanza di spazi collettivi accentranti a servizio della collettività, e la presenza di strutture prive di una funzione e dequalificanti per l’intero ambito, quali il capannone di viale della Stazione, già struttura commerciale. Tra le strutture pubbliche esistenti, si annoverano la stazione ferroviaria FSE, la scuola media statale G. Grassi e la chiesa della Santa Famiglia (nella zona a sud di San Francesco) che si colloca nella parte terminale dell’asse commerciale di viale della Libertà (diramazione importante di via Taranto). La porzione a nord di San Francesco è contraddistinta da edificazione prettamente residenziale legata a passati programmi di edilizia residenziale pubblica a basso costo degli anni ‘60 e ‘70 nella porzione di territorio urbano compresa tra le propaggini nord del centro storico e il limite della ferrovia, nella diramazione verso Ceglie Messapica. Il tessuto in questa porzione è distinguibile in due aree per livello di densità: quella più prossima al complesso del Chiesa Carmine‐Villa Carmine‐Extramurale, più denso e compatto con isolati edificati nella loro interezza e quello verso nord, oltre via Don Minzoni, più rado e disarticolato realizzato negli anni ottanta e novanta. Il complesso del Carmine corrisponde ad una polarità urbana e soprattutto di quartiere, in quanto concentra strutture religiose, per lo svago (villa del Carmine e auditorium “Valerio Cappelli”) e per l’istruzione (scuole di tutti i livelli), che però non corrisponde ad adeguate opere infrastrutturali per la mobilità e la sosta.
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 67
Dal punto di vista ambientale, l’ambito include aree individuate a rischio idrogeologico dal Piano Stralcio per L’Assetto Idrogeologico (PAI), e quindi a rischio allagamenti. A fronte di tutte le criticità fin qui individuate, si rileva la presenza di diverse aree a standard di PRG, in parte non attuate (nello specifico, 8 ha di aree libere per servizi) attraverso le quali si potrà rigenerare l’ambito. La rigenerazione urbanistica, infatti, passa qui attraverso la risoluzione dei collegamenti con la parte edificata sul lato opposto del fascio ferroviario, poiché i soli due punti di attraversamento ad oggi utilizzati non appaiono sufficienti a garantire una agevole percorribilità da un versante verso l’altro, e vi sono punti di attraversamento ancora possibili in quanto si trovano in corrispondenza di aree previste a standard ma che rimangono ancora nella disponibilità del privato e non del pubblico.
A fronte delle criticità evidenziate, nello specifico gli obiettivi della rigenerazione urbana per
l’ambito 3 saranno perseguiti attraverso:
- l’acquisizione ed attrezzamento delle aree destinate a standard urbanistici per dotare
tale ambito dei servizi pubblici (verde attrezzato, parcheggi, ecc.) e delle attrezzature
necessarie ai residenti, anche applicando il dettato dell’art. 2 comma 3 della L.R. 21/08
che consente di variare la destinazione urbanistica di aree agricole in servizi (qualora
contigue all’ambito e nella misura massima del 5% in estensione), ed in particolare la
riqualificazione dell’area Votano;
- la realizzazione di collegamenti ciclo‐pedonali e prioritariamente carrabili in
superamento della cesura esistente con il fascio ferroviario, ed anche attraverso il collegamento viario tra via Gramsci e via Vanvitelli‐Mottola;
- la riqualificazione degli spazi pubblici urbani e la creazione di nuove centralità urbane per
il Quartiere Carmine;
- la riconversione dei fabbricati industriali in contrasto con il contesto, per allocarvi
attrezzature, E.R.P. e servizi per la residenza e per i cittadini;
- l’ampliamento delle aree pedonali e l’eliminazione delle barriere architettoniche ed
ambientali.
Gli interventi prioritari di tale ambito sono individuati planimetricamente nella tavola allegato AC2 con le denominazioni P8, P13 e P17.
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68 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
Analisi del sistema insediativo Il rapporto tra pieni e vuoti:
L’analisi del rapporto tra pieni e vuoti evidenza una predominanza dei secondi, poiché la porzione edificata si sostanzia nel 21% dell’estensione dell’ambito occupata da edifici, pari a 132.921 mq di suolo costruito. La restante porzione, ovvero il 79% pari a circa 486.000 mq, corrisponde ai “vuoti” ossia al sistema di spazi aperti che contiene le viabilità, le piazze, i parcheggi scoperti, il verde e gli spazi incolti. Di seguito un diagramma a torta sintetizza il rapporto tra la quantità di suolo edificata e quella non costruita (di proprietà sia pubblica che privata), da cui si deduce la densità edilizia dell’ambito:
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 69
Via Fratelli Griffi
Via Alberobello
Via A. Gramsci
Area del Votano
Via Mottola/Alberobello
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70 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
B.1.4 AMBITO 4 – QUARTIERE PALOMBELLE E ZONA URBANA DI VIA
GUGLIELMI
L’ambito comprende la zona a ridosso del fascio ferroviario, in particolare il versante occidentale verso l’esterno della città che quindi è il margine costruito verso la campagna, ma anche il quartiere Palombelle e la zona urbana di via Guglielmi. Ha una estensione di circa 53 ettari e come il precedente è caratterizzato da un lato dalla forte cesura del fascio FSE ad est, e dall’altro da nodi viari caotici che impediscono un corretto scorrimento del traffico in ingresso ed in uscita dalla città, specie in direzione della zona industriale “Cicerone” o per convergenza degli assi territoriali da Massafra e Alberobello. Il tessuto residenziale ivi presente è costituito per lo più da edifici a blocco, lungo le vie principali con il piano terra raramente destinato ad attività commerciali. Sono inoltre presenti due istituti scolastici religiosi, l’Istituto d’Istruzione Superiore Tecnico Geometri (via Guglielmi) e la recente Parrocchia del Divino Amore al centro del quartiere Palombelle. È connotato dall’edilizia residenziale convenzionata (Quartiere Palombelle ed immobili ex Italsider) e dall’ERP di via Massafra.
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 71
Inframmezzate all’edificato, aree più o meno ampie abbandonate ed ulteriormente rovinate da vegetazione infestante, dequalificano l’ambito, già sprovvisto di un sistema continuo e funzionale degli spazi aperti, cui si aggiunge la mancanza di spazi collettivi accentranti a servizio della collettività. Dal punto di vista ambientale, l’ambito include aree individuate a rischio idrogeologico dal Piano Stralcio per L’Assetto Idrogeologico (PAI), e quindi a rischio allagamenti. Di contro però, la presenza delle aree a standard di PRG, in parte non attuate (nello specifico, 6,4 ha di aree libere per servizi) e ad oggi dequalificanti costituiscono una grande opportunità: con la loro riqualificazione sarà possibile avviare un concreto processo di rigenerazione dell’ambito. Sono inoltre ivi presenti immobili ex produttivi ormai in disuso da riconvertire; ci si riferisce in particolare allo stabilimento Russano, allo stabilimento vinicolo e alle confezioni ICman situate nei pressi di via Massafra, ma anche, a cavallo della ferrovia lungo via Massafra e Corso dei Mille, all’azienda vinicola Colucci, la distilleria e confezioni Gimar e la Distilleria Galluccio più a nord. Questi luoghi che ad oggi sono elementi di degrado urbano possano divenire contenitori di servizi e funzioni a servizio dei cittadini, anche in virtù della loro posizione strategica. A fronte delle criticità evidenziate, nello specifico gli obiettivi della rigenerazione urbana per
l’ambito 4 saranno perseguiti attraverso:
- l’acquisizione ed attrezzamento delle aree destinate a standard urbanistici per dotare
tale ambito dei servizi pubblici (verde attrezzato, parcheggi, ecc.) e delle attrezzature
necessarie ai residenti, anche applicando il dettato dell’art. 2 comma 3 della L.R. 21/08
che consente di variare la destinazione urbanistica di aree agricole in servizi (qualora
contigue all’ambito e nella misura massima del 5% in estensione);
- la realizzazione di collegamenti ciclo‐pedonali e prioritariamente carrabili in
superamento della cesura esistente con il fascio ferroviario, in particolare attraverso la realizzazione di un sovrappasso ferroviario oppure la realizzazione del collegamento
viario verso via Guglielmi;
- la riqualificazione degli spazi pubblici urbani e la creazione di nuove centralità urbane, in
particolare su via Guglielmi e nel quartiere Palombelle;
- il miglioramento del nodo viario tra via Alberobello e via Mottola;
- la riconversione dei fabbricati industriali in contrasto con il contesto, per allocarvi
attrezzature, E.R.P. e servizi per la residenza e per i cittadini;
- l’ampliamento delle aree pedonali e l’eliminazione delle barriere architettoniche ed
ambientali.
Gli interventi prioritari di tale ambito sono individuati planimetricamente nella tavola allegato AC2 con le denominazioni P6, P7, P9 e P10.
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72 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
Analisi del sistema insediativo Il rapporto tra pieni e vuoti:
L’analisi del rapporto tra pieni e vuoti evidenza una predominanza dei secondi, poiché la porzione edificata si sostanzia nel 17% dell’estensione dell’ambito occupata da edifici, pari a 92.954 mq di suolo costruito. La restante porzione, ovvero il 83% pari a circa 438.000 mq, corrisponde ai “vuoti” ossia al sistema di spazi aperti che contiene le viabilità, le piazze, i parcheggi scoperti, il verde e gli spazi incolti. Di seguito un diagramma a torta sintetizza il rapporto tra la quantità di suolo edificata e quella non costruita (di proprietà sia pubblica che privata), da cui si deduce la densità edilizia dell’ambito:
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 73
Via Guglielmi
Ex Distilleria in via Massafra ‐ sovrappasso ferroviario
Ex azienda vitivinicola “Colucci”
Quartiere Palombelle
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74 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
B.1.5 AMBITO 5 – AREA MONTETULLIO‐GIULIANI
L’ambito, che si sviluppa tra via Massafra e la SP60, racchiude tutte le aree tipizzate dal PRG (residenziali e servizi) compresi i recenti quartieri residenziali di edilizia convenzionata anche ex art. 51 della L. 865/71 (realizzati negli ultimi lustri). La parte più occidentale dell’area presenta alcuni edifici realizzati dallo IACP, che seppur relativamente recenti per epoca di costruzione (anni ‘70‐’80) appaiono in cattivo stato di manutenzione oltre che di scarsa qualità edilizia.
Ha estensione di circa 43 ha, di cui almeno 6 ha per servizi, in buona parte non realizzati, e che quindi costituiscono la più importante opportunità per la riqualificazione del quartiere. Il cuore geografico dell’ambito è, anche per estensione un’ampia area interessata da vegetazione spontanea, per lo più di macchia mediterranea, in cui sono in corso ulteriori interventi edificatori, in prossimità degli edifici IACP.
L’area appare ad oggi caratterizzata in particolare da assenza di servizi di vicinato, di centri di aggregazione, di spazi attrezzati, e dalla incompletezza delle urbanizzazioni primarie (in particolare la viabilità) e secondaria, fatta eccezione per una scuola materna di recente realizzazione.
Tale situazione rischia di rendere tale zona residenziale un quartiere‐dormitorio, isolato dal resto della città dal punto di vista non solo fisico, ma anche funzionale e soprattutto sociale.
Obiettivo della rigenerazione urbana è perciò quello di far sì che il quartiere divenga una risorsa per la città, poiché è un quartiere di recente sviluppo, con abitanti di giovane età e con un tessuto sociale perciò ancora in formazione.
La rigenerazione urbana può agire in tale ambito che si presta in particolar modo per la presenza di ampie aree verdi alberate da valorizzare, e seppur oggetto di finanziamenti
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 75
regionali per il completamento delle urbanizzazioni, esso risulta ancora bisognoso di interventi di ampio respiro.
A fronte delle criticità evidenziate, nello specifico gli obiettivi della rigenerazione urbana per
l’ambito 5 saranno perseguiti attraverso:
- l’acquisizione ed attrezzamento delle aree destinate a standard urbanistici per dotare
tale ambito dei servizi pubblici (verde attrezzato, parcheggi, ecc.) e delle attrezzature
necessarie ai residenti, anche applicando il dettato dell’art. 2 comma 3 della L.R. 21/08
che consente di variare la destinazione urbanistica di aree agricole in servizi (qualora
contigue all’ambito e nella misura massima del 5% in estensione);
- il completamento della viabilità nel quartiere Montetullio;
- la riqualificazione degli spazi pubblici urbani e la creazione di nuove centralità urbane
(anche a carattere commerciale o sportivo);
- l’ampliamento delle aree pedonali e l’eliminazione delle barriere architettoniche ed
ambientali.
Gli interventi prioritari di tale ambito sono individuati planimetricamente nella tavola allegato AC2 con le denominazioni P11 e P12.
Analisi del sistema insediativo Il rapporto tra pieni e vuoti:
L’analisi del rapporto tra pieni e vuoti evidenza una predominanza dei secondi, poiché la porzione edificata si sostanzia nel 6% dell’estensione dell’ambito occupata da edifici, pari ad appena 25.875 mq di suolo costruito. La restante porzione, ovvero il 94% pari a circa 405.000 mq, corrisponde ai “vuoti” ossia al sistema di spazi aperti che contiene le viabilità, le piazze, i parcheggi scoperti, il verde e gli spazi incolti. Trattandosi di un ambito periferico di recentissima formazione, nel sistema dei vuoti è riconoscibile la quantità di spazi inurbanizzati, ossia aree che hanno perso l’utilizzo agricolo ma che non essendo edificabili rimangono nello stato di abbandono.
Di seguito un diagramma a torta sintetizza il rapporto tra la quantità di suolo edificata e quella non costruita (di proprietà sia pubblica che privata), da cui si deduce la densità edilizia dell’ambito:
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76 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
viabilità interna incompleta
viabilità di accesso incompleta
area a parcheggio non regolamentata e sovradimensionata
aree sterrate
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 77
B.1.6 AMBITO 6 – AREA DEL PERGOLO
L’ambito racchiude le aree tipizzate dal PRG (residenziali e servizi) che gravitano attorno alle attrezzature di importanza sovralocale servite da via Guglielmi. Ha un’estensione complessiva di 25,5 ha, di cui 5,5 ha di aree ancora libere per servizi. Al contrario di altri ambiti cittadini, per quanto riguarda l’aspetto edificatorio, l’area del Pergolo presenta l’anomala carenza di tessuto residenziale (commisurato ai servizi ivi presenti) in ragione del basso indice edificatorio ivi previsto dal PRG che ha scoraggiato interventi da parte dei privati per l’alto peso economico delle opere di urbanizzazione, necessarie a raggiungere gli interventi edilizi (case isolate, monofamiliari). Si è sviluppata a partire dagli anni ‘70, dapprima con destinazione turistico‐sportiva e solo in seguito come polo scolastico di livello superiore. Punti di forza dell’ambito sono infatti la concentrazione di attrezzature collettive in stato di funzionamento (scuole superiori di ITIS e IPSIA, Caserma dei Vigili del Fuoco, Palazzetto dello Sport, campo sportivo, piscina comunale) che rendono il quartiere vissuto dai cittadini nelle ore diurne e deserto in quelle serali. Tra le funzioni dismesse è presente anche quella di proprietà demaniale dell’ex tirassegno (limitrofa al perimetro dell’ambito), e alcuni campi da tennis di proprietà comunale, abbandonati e incomplete.
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78 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
La presenza di aree libere a standard suscettibili di trasformazione nel processo di rigenerazione completa la trasformabilità di ampie zone ancora edificabili. Ma di contro l’ambito presenta una viabilità caotica che necessita di essere riorganizzata, insieme all’opportunità di incentivare qui lo sviluppo di nuovo tessuto residenziale in un disegno urbano organico. L’area è inoltre dominata dall’incompiuto ex Grand Hotel Castello, attualmente in stato di abbandono, che costituisce da solo la maggiore opera definibile “eco‐mostro” della cittadina, sia per la visibilità del suo enorme volume fuori terra, sia per il peso economico e politico che un intervento su di esso implica, sia che si tratti di recupero, sia che si tratti di abbattimento. La risoluzione della controversia legale che da decenni tiene sospesa la sorte dell’immobile costituisce di per se obiettivo di rigenerazione per l’intero ambito e per tutto l’invaso territoriale da cui l’immobile è visibile. Altro motivo di sotto‐utilizzazione è la condizione di perifericità e la carenza di collegamenti con il nucleo urbano, in modo particolare per quanto attiene alla mobilità sostenibile: mezzi pubblici insufficienti e costosi per l’A.C. e inesistenza di infrastrutture per la mobilità ciclo‐pedonale. A fronte delle criticità evidenziate, nello specifico gli obiettivi della rigenerazione urbana per
l’ambito 6 saranno perseguiti attraverso:
- una soluzione finanziaria e urbanistica per attuare l’esito della controversia riguardante
l’ex Grand Hotel Castello;
- la delocalizzazione dello Stadio comunale “G. D. Tursi” da via della Sanità in questo
ambito ed il potenziamento delle attrezzature sportive ivi presenti con annessi
parcheggi;
- definire procedure urbanistiche e insediative al fine di dotare l’ambito del tessuto
residenziale ad oggi mancante;
- l’ampliamento delle aree pedonali e l’eliminazione delle barriere architettoniche ed
ambientali.
Gli interventi prioritari di tale ambito sono individuati planimetricamente nella tavola allegato AC2 con le denominazioni P14, P15 e P16.
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 79
Analisi del sistema insediativo Il rapporto tra pieni e vuoti:
Di seguito un diagramma a torta sintetizza il rapporto tra la quantità di suolo edificata e quella non costruita (di proprietà sia pubblica che privata), da cui si deduce la densità edilizia dell’ambito:
L’analisi del rapporto tra pieni e vuoti evidenza una predominanza dei secondi, poiché la porzione edificata si sostanzia in circa il 15% dell’estensione dell’ambito occupata da edifici, pari ad appena 37.400 mq di suolo costruito. La restante porzione, ovvero il 85% pari a circa 218.000 mq, corrisponde ai “vuoti” ossia al sistema di spazi aperti che contiene le viabilità, le piazze, i parcheggi scoperti, il verde, gli spazi incolti e quello ancora ad uso agricolo.
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80 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
Stadio comunale
Piscina comunale e ex Hotel Castello
Palazzetto dello Sport
Caserma dei VV.F.
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 81
B.1.7 AMBITO 7 – QUARTIERE PAOLOTTI‐S.MICHELE‐OSPEDALE
Corrisponde alla porzione di tessuto urbano con affaccio diretto sul ciglio di scarpata naturale verso la Valle d’Itria, nella parte che separa il centro di Martina Franca dal paese di Locorotondo.
L’ambito è confinante con quello del nucleo antico ad ovest e con quello del quartiere Sanità verso est, si estende per circa 31 ettari e corrisponde al tessuto urbano, per la maggior parte residenziale, compreso tra Corso Messapia (limite sud), viale De Gasperi (limite nord), l’area cimiteriale (limite est), e le vie Paolotti ed Europa (limite ovest).
La maggiore centralità dell’ambito è il complesso ospedaliero “Valle d’Itria” adiacente al cosiddetto convento dei paolotti della chiesa S. Francesco da Paola, oltre questa, vi sono la scuola Giovanni XXIII, la tenenza e Stazione dei Carabinieri e strutture per le telecomunicazioni (con annessa antenna di telefonia mobile).
L’edificato nella parte più esterna dell’ambito è stato edificato nel trentennio tra gli anni ‘60 e ‘80 del XX secolo con alte densità insediative, anche per sfruttare la vista panoramica sulla campagna circostante, disseminata allora di soli trulli.
Sono numerosi anche gli edifici residenziali realizzati nell’ambito di programmi di edilizia sovvenzionata degli anni ‘60, e quindi dalle caratteristiche abbastanza scadenti, soprattutto dal punto di vista prestazionale e della vetustà complessiva.
L’ambito è poi caratterizzato da pericolosità di tipo geomorfologica così come individuato dall’Autorità di Bacino con la recente cartografica inserita nel P.A.I., che
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82 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
cristallizza la pericolosità legata a movimenti franosi del piano della circonvallazione De Gasperi verso la valle.
L’area presenta alcune zone tipizzate a servizi e verde pubblico che potrebbero essere acquisite ed attrezzate nella quantità di circa un ettaro di estensione.
A fronte delle criticità evidenziate, nello specifico gli obiettivi della rigenerazione urbana per
l’ambito 7 saranno perseguiti attraverso:
- l’acquisizione ed attrezzamento delle aree destinate a standard urbanistici per dotare
tale ambito dei servizi pubblici (verde attrezzato, parcheggi, ecc.) e delle attrezzature
necessarie ai residenti, anche applicando il dettato dell’art. 2 comma 3 della L.R. 21/08
che consente di variare la destinazione urbanistica di aree agricole in servizi (qualora
contigue all’ambito e nella misura massima del 5% in estensione);
- la risoluzione delle cause di instabilità geomorfologica con messa in sicurezza dell’area;
- l’intervento istituzionale per la risoluzione di fenomeni di degrado legato ad immobili di
soggetti privati (cantieri abbandonati e ruderi).
Gli interventi prioritari di tale ambito sono individuati planimetricamente nella tavola allegato AC2 con le denominazioni P18, P19 e P20.
Analisi del sistema insediativo
Il rapporto tra pieni e vuoti:
L’analisi del rapporto tra pieni e vuoti evidenza una predominanza dei secondi, poiché la porzione edificata si sostanzia in circa il 30% dell’estensione dell’ambito occupata da edifici, pari a 92.205 mq di suolo costruito. La restante porzione, ovvero il 70% pari a circa 220.000 mq, corrisponde ai “vuoti” ossia al sistema di spazi aperti che contiene le viabilità, le piazze, i parcheggi scoperti, il verde e gli spazi incolti.
Il diagramma a torta sintetizza il rapporto tra la quantità di suolo edificata e quella non costruita (di proprietà sia pubblica che privata), da cui si deduce la densità edilizia dell’ambito.
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 83
zona a pericolosità geomorfologica
area a standard e impianti telefonici
area a standard su via De Gasperi
area a standard retrostante S. Francesco da Paola
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84 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
B.2 GLI AMBITI INDIVIDUATI A CONFRONTO
Da dati ISTAT desunti dal database del 14° censimento dell’anno 2001, (ultimo censimento ufficiale completo) con interpolazione dei dati dall’ultimo censimento ufficioso è possibile dedurre alcuni dati essenziali che possono meglio descrivere la situazione socio‐abitativa di ciascuno degli ambiti individuati, in particolar modo se tali dati sono raffrontati tra ambito e ambito. Superfici edificate e non edificate:
superficie ambito(mq)
superficie edificata
(mq)
superficie non edificata
(mq)
% superficie edificata
% superficie non edificata
1 Ambito 1 - Nucleo antico 358.690,00 188.395,00 170.295,00 52,5% 47,5%2 Ambito 2 - Quartiere di espansione verso Ceglie Messapica 590.193,00 119.160,00 471.033,00 20,2% 79,8%3 Ambito 3 - Quartiere a nord della linea ferroviaria urbana 618.972,00 132.921,00 486.051,00 21,5% 78,5%4 Ambito 4 - Quartiere Palombelle e zona urbana di via Guglielmi 531.499,00 92.954,00 438.545,00 17,5% 82,5%5 Ambito 5 - Area Montetullio-Giuliani 431.191,00 25.875,00 405.316,00 6,0% 94,0%6 Ambito 6 - Area del Pergolo 255.398,00 37.400,00 217.998,00 14,6% 85,4%7 Ambito 7 - Quartiere Paolotti-S Michele-Ospedale 312.363,00 92.205,00 220.158,00 29,5% 70,5%
Dal raffronto dei vari ambiti tra loro si evidenzia come la percentuale di superficie edificata è molto alta nell’ambito 1 (Nucleo antico), superando quella dei vuoti urbani; ciò è principalmente dovuto alla tipica conformazione del tessuto più antico. Per quanto riguarda gli altri ambiti, la superficie edificata si attesta tra il 15% ed il 30 %, ad eccezione dell’area Montetullio‐Giuliani, che è un ambito periferico ove l’edificato è più rado sia perché di edificazione più recente sia perché si sviluppa maggiormente in altezza. Indice di utilizzo degli immobili abitativi:
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L’analisi ben evidenzia il grado di sottoutilizzo del centro storico di Martina Franca in termini di residenza stabile, in quanto dall’analisi degli abitanti distinti per sezioni censuarie emerge che ben il 36% delle abitazioni esistenti non è abitato, a fronte di una percentuale media dei restanti ambiti che si aggira attorno al 10%. Discorso differente vale per l’ambito 6 caratterizzato da un particolare tessuto in cui prevalgono le ville sub‐urbane e le seconde case.
abitazioni (n. abitazioni)
n. abitazioni vuote
% immobili vuoti
1 Ambito 1 - Nucleo antico 4.547 1.642 36,12%2 Ambito 2 - Quartiere di espansione verso Ceglie Messapica 2.327 263 11,30%3 Ambito 3 - Quartiere a nord della linea ferroviaria urbana 2.730 327 11,97%4 Ambito 4 - Quartiere Palombelle e zona urbana di via Guglielmi 1.314 108 8,24%5 Ambito 5 - Area Montetullio-Giuliani 466 50 10,70%6 Ambito 6 - Area del Pergolo 91 41 45,47%7 Ambito 7 - Quartiere Paolotti-S Michele-Ospedale 2.057 191 9,30%
Superficie di abitazione per ciascun abitante:
L’istogramma precedente evidenza che gli abitanti degli ambiti individuati hanno a disposizione, in termini puramente quantitativi e non qualitativi, una superficie abitativa media pro‐capite superiore ai minimi di legge (intesi come 45 mq ogni 2 persone, individuata dalla banda di colore verde). È colorata in gradazione di arancio fino al rosso, la parte di grafico che riporta una superficie per abitante, inferiore ai minimi di legge (parte in basso), oppure eccessivamente alta (parte in alto). L’intersezione tra queste ultime bande orizzontali evidenzia che esiste un surplus evidente di superficie abitabile per abitante censito nell’ambito n.6 del Pergolo (per le ragioni sopra esposte), mentre appare sopra la media l’ambito del centro storico, in cui incidono le abitazioni vuote sulle totali abitabili.
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popolazione (n. abitanti)
superficie abitazioni
(mq)mq/ab
1 Ambito 1 - Nucleo antico 6.421 269.843 42,032 Ambito 2 - Quartiere di espansione verso Ceglie Messapica 6.189 233.317 37,703 Ambito 3 - Quartiere a nord della linea ferroviaria urbana 6.970 248.466 35,654 Ambito 4 - Quartiere Pa lombelle e zona urbana di via Guglielmi 3.961 136.763 34,535 Ambito 5 - Area Montetullio-Giuliani 1.086 27.469 25,296 Ambito 6 - Area de l Pergolo 134 9.639 71,697 Ambito 7 - Quartiere Paolotti-S Michele-Ospedale 5.066 187.719 37,06
Analisi della densità abitativa territoriale:
Dal rapporto tra numero di abitanti insediata (dati ISTAT) e superficie territoriale dell’ambito si ottiene il grafico in alto che evidenzia l’alta densità abitativa degli ambiti più centrali (nucleo storico e quartiere Paolotti‐S.Michele‐Ospedale) con quasi 180 abitanti per ettaro, in raffronto a quelli semi‐periferici (Sanità, S. Francesco, Palombelle, Stazione...) che hanno una densità media di circa 100 abitanti per ettaro, e quelli nettamente periferici, Montetullio e Pergolo, con rispettivamente 25 e 5 abitanti per ettaro.
popolazione (n. abitanti)
superficie ambito(mq)
ab/ha
1 Ambito 1 - Nucleo antico 6.421 358.690,00 179,012 Ambito 2 - Quartiere di espansione verso Ceglie Messapica 6.189 590.193,00 104,863 Ambito 3 - Quartiere a nord della linea ferroviaria urbana 6.970 618.972,00 112,604 Ambito 4 - Quartiere Palombelle e zona urbana di via Guglielmi 3.961 531.499,00 74,535 Ambito 5 - Area Montetullio-Giuliani 1.086 431.191,00 25,196 Ambito 6 - Area del Pergolo 134 255.398,00 5,267 Ambito 7 - Quartiere Paolotti-S Michele-Ospedale 5.066 312.363,00 162,17
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 87
Sovrapposizione degli ambiti di rigenerazione alle sezioni censuarie ISTAT.
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88 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
C. LE POLITICHE PUBBLICHE CHE CONCORRONO AL CONSEGUIMENTO DEGLI OBIETTIVI DEI PROGRAMMI DI RIGENERAZIONE URBANA Il Comune di Martina Franca ha già avviato politiche pubbliche urbanistiche, abitative, sociali e culturali, per giungere al conseguimento degli obiettivi indicati in precedenza, e coerentemente con le stesse già in atto, intende proseguire su tale strada per l’elaborazione dei programmi integrati.
C.1 POLITICHE URBANISTICHE ED ABITATIVE
Le politiche attivate del recente passato sono fondamentalmente riconducibili ai Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio (P.R.U.S.S.T.) per il territorio del sud est barese, Valle d’Itria e Terra delle Gravine a partire dal 1999; del Progetto Integrato Territoriale n. 5 Valle D’Itria (P.I.T.) a partire dal 2000; al Progetto Integrato Settoriale (P.I.S.) itinerario turistico culturale ‐ barocco pugliese “la sapienza della pietra: i trulli e il barocco”, a partire dal 2001; allo Studio di Fattibilità per la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana (S.T.U.) del 2007; il Piano Strategico di Area Vasta “Valle D’Itria – la Murgia dei Trulli” del 2008; che riguardano tutti l’ambito territoriale sovra comunale a meno della STU che ha respiro prettamente urbano.
Il PRUSST prevedeva la realizzazione, l’adeguamento e il completamento di attrezzature, sia a rete che puntuali, di livello territoriale e urbano in grado di promuovere e di orientare occasioni di sviluppo sostenibile sotto il profilo economico, ambientale e sociale, avuto riguardo ai valori di tutela ambientale, alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico, architettonico, e garantendo l’aumento del benessere della collettività e alla realizzazione di un sistema integrato di attività finalizzate all’ampliamento e alla realizzazione di insediamenti industriali, commerciali e artigianali, alla promozione turistico‐ricettiva e alla riqualificazione di zone urbane centrali e periferiche interessate da fenomeni di degrado.
Il PIT n.5 è un programma integrato territoriale dei Comuni che costituiscono il distretto industriale dei trulli. Nel contesto delle procedure di concertazione previste dal CdP del POR Puglia le amministrazioni comunali hanno delineato delle strategie comuni per il raggiungimento degli obiettivi di crescita economica e sociale del territorio, anche attraverso la valorizzazione delle esperienze partnerariali.
La definizione del PIS n.11 dei Comuni di Alberobello, Castellana Grotte, Cisternino, Fasano, Locorotondo, Martina Franca, Monopoli, Noci, Ostuni, Polignano, Putignano, Turi comprende un complesso di azioni intersettoriali strettamente coerenti e collegate fra loro che convergono verso un comune obiettivo di sviluppo economico dell’ambito.
Lo Studio di Fattibilità per la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 89
(STU) è stato redatto nel 2006 in applicazione della convenzione del 19/04/2004 tra il Comune di Martina Franca ed il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Se ne riporta di seguito una descrizione sintetica. Il Comune di Martina Franca, ha inteso costituire una STU valutando il deficit pregresso, all’interno di gran parte del centro abitato, di attrezzature di interesse collettivo o d’uso pubblico (indispensabili per creare gli standard qualitativi necessari alla comunità) e di edilizia residenziale a costi convenzionati; l’amministrazione ha inteso infatti usufruire di uno strumento che il legislatore ha posto a disposizione degli enti locali per intervenire in ambiti particolarmente degradati del contesto urbano e che necessitano di interventi “complessi” di ricucitura e riqualificazione. Lo Studio di Fattibilità per la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana (STU), seppur trasmesso al Ministero nel 2007, non ha poi portato al concretizzarsi della strategia urbanistica e perciò non ha avuto attuazione ad oggi alcuna delle previsioni prospettate, rimangono perciò irrisolte tutte le questioni e le problematiche di 6‐7 anni fa, che anzi si sono aggravate così come esposto nei precedenti capitoli.
Il Piano Strategico di Area Vasta riguarda invece lo sviluppo sostenibile del territorio interessante i Comuni di Alberobello, Castellana Grotte, Cisternino, Locorotondo, Martina Franca, Monopoli, Noci e Putignano. Si tratta di un complesso di assi, linee e azioni che inquadrano interventi puntuali e a rete in una vision complessiva e organica finalizzata ad orientare l’impiego di risorse pubbliche di origine Comunitaria. Ha avuto attuazione per la parte riguardante un primo stralcio di interventi, tra quelli definiti prioritari nel cosiddetto Metaplan della Teca delle Progettualità.
Tra il 1999 è il 2011 oltre alle citate occasioni di sviluppo del territorio intercomunale, il Governo Centrale per mezzo dei Ministeri e la Regione Puglia hanno emanato diversi provvedimenti mirati a distribuire risorse pubbliche di competenza regionale, statale e comunitaria, legate all’attuazione di politiche di sviluppo e riqualificazione urbana e di incentivo alla risoluzione di criticità abitative: del 1999 sono i Programma di Recupero Urbano (P.R.U.); del 2000 e 2004 i Contratti di Quartiere (CdQ I e CdQ II); del 2007 i Programmi Integrati di Riqualificazione delle Periferie (P.I.R.P.); del 2009 i Programmi di Recupero Urbano per Alloggi a Canone Sostenibile (P.R.U.acs); del 2010 e 2011 due avvisi pubblici regionali per il finanziamento di progetti di Rigenerazione Urbana finanziati con l’Asse VII del PO‐FESR 2007‐2013 legati a politiche di riqualificazione urbanistica complessive.
Salvo l’eccezione della primo avviso di Rigenerazione Urbana del 2010, grazie al quale il Comune di Martina Franca ha ottenuto il finanziamento del parcheggio in Viale Europa (attualmente in fase realizzativa), le altre rimangono ad oggi solo occasioni mancate di sviluppo e riqualificazione urbana. Per tali ragioni il presente documento si inquadra in una rinnovata politica decisa ad affrontare le criticità urbanistiche di cui ai precedenti capitoli e a trovare le opportune soluzioni tecniche e finanziarie, per recuperare le opportunità mancate nel passato.
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C.2 POLITICHE PAESAGGISTICO‐AMBIENTALI
Il PUTT/P della Regione Puglia, in merito agli ambiti territoriali estesi, attribuisce al territorio comunale valore rilevante (ATE “B”), con due aree principali di valore distinguibile (ATE “C”) in corrispondenza della parte occidentale del centro abitato ed a sud est rispetto ad esso.
La nuova programmazione urbanistica sarà adeguata al PUTT/P, in maniera tale da individuare e regolamentare gli interventi che prevedono modificazioni sia del sistema dell’assetto geologico, geomorfologico ed idrologico, sia del sistema della copertura botanico‐vegetazionale, colturale e della potenzialità faunistica, che del sistema della stratificazione storica e dell’organizzazione insediativa. La parte settentrionale del territorio comunale è Zona Decreto Galasso.
Il territorio a ridosso del centro urbano è riconosciuto da diversi istituzioni di vincolo come contesto di alto valore paesaggistico: lo sviluppo urbano futuro dovrà tenerne conto.
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 91
La zona a sud del nucleo abitato è zona SIC e una fascia che dal nucleo abitato scende lungo via Taranto è Zona soggetta a vincolo paesaggistico istituita con DM 14.04.67. Il territorio comunale è interessato da ambiti urbani soggetti dal Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico a rischio e pericolosità idraulica; non vi sono aree soggette a pericolosità geomorfologica.
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Pericolosità geomorfologica
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Pericolosità idraulica (inondazione)
Aree a rischio Fonte: http://www.adb.puglia.it
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C.3 POLITICHE SOCIO‐ASSISTENZIALI E SANITARIE
Il Comune di Martina Franca da molti anni lavora per la definizione e l’articolazione di un quadro di politiche socio‐assistenziali coerente, organico, ed effettivamente in grado di dare risposte concrete a fasce di disagio sociale sempre più ampie riscontrabile negli interventi attivati e nei risultati ottenuti.
Coerentemente con quanto già previsto nel Piano di Zona, saranno previsti interventi di miglioramento e potenziamento dei servizi erogati che andranno ad integrarsi agli altri interventi materiali che saranno previsti nei programmi integrati.
Con riferimento alla situazione socio‐economica di cui si è esposto in precedenza, i percorsi intrapresi dall’Amministrazione sono stati volti a potenziare e porre in rete il sistema dei servizi.
In tal senso il Comune di Martina Franca ‐ unitamente al comune di Crispiano con cui costituisce l’Ambito Territoriale Sociale n. 5 dei Piani Sociali di Zona della Provincia di Taranto ‐ ha realizzato diverse azioni per l’implementazione di un sistema integrato di servizi. Particolare attenzione è stata posta alle problematiche minorili, della famiglia, del disagio sociale e della povertà, della disabilità, delle devianze e della violenza, dei giovani e adolescenti.
Sono state realizzate esperienze di programmazione partecipata con soggetti del Terzo Settore con l’obiettivo primario di dare risposte concrete a fasce di disagio sociale sempre più ampie.
Al fine di dare un quadro completo dei Servizi esistenti sul territorio di Ambito, sia pubblici che privati, di seguito si riportano gli interventi attivati nell’Ambito secondo le previsioni del Piano Sociale di Zona relativo agli anni 2010‐2012.
1. Welfare d’accesso
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Sportello per l’integrazione socio‐sanitaria‐culturale immigrati
Potenziamento servizio sociale professionale X Potenziamento del segretariato sociale X Sportello sociale Porta unica di accesso X Consolidamento unità di valutazione multidimensionale
X
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 95
2. Servizi domiciliari
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Assistenza educativa domiciliare Servizio di assistenza domiciliare X X Assistenza domiciliare integrata X X
3. Servizi comunitari a ciclo diurno
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Prevenzione in ambito scolastico X Centro aperto polivalente per minori ovvero attività educative e ricreative
X X
Potenziamento centri sociali polivalenti anziani X X Centro diurno socio‐educativo e riabilitativo Attività informazione – sensibilizzazione – prevenzione abuso/maltrattamento minori e donne
X
Equipe integrata multidisciplinare abuso ‐ violenza X Centro sociale polivalente disabili ovvero attività di integrazione inclusione sociale disabili
X X
4. Servizi per la prima infanzia
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Sostegno economico domanda di servizi prima infanzia
Centro socio educativo diurno
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96 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
5. Servizi e strutture residenziali
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Casa per la vita X Comunità socio‐riabilitativa “Dopo di noi”
6. Misure a sostegno delle responsabilità familiari
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Centro di ascolto per le famiglie e servizi di sostegno alla genitorialità
X X
Sostegno madri nubili con figli minori X Contributi a sostegno della natalità X Ufficio affidi e adozioni X Attivazione ufficio spazi e tempi/Banca del tempo X
7. Anziani
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Progetto Alzheimer Emergenza “Help anziani” Contributo per acquisto climatizzatori X
8. Contrasto povertà
Le politiche di inclusione sociale rappresentano un nodo cruciale per tutte le amministrazioni locali, che tendono in genere a gestire le emergenze e a trovare risoluzioni temporanee e non definitive. L’Amministrazione sino ad oggi ha assicurato interventi assistenziali ed economici tesi a ridurre il divario sociale e le situazioni di svantaggio per quella fascia di popolazione da sempre all’attenzione del Servizio Sociale comunale. Il crescente impoverimento delle famiglie è visibile e prodotto da un insieme di fattori che interagiscono fra loro: il difficile mercato degli affitti, la precarietà nel lavoro e l’aumento significativo dei prezzi. Tale progressivo
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 97
impoverimento della popolazione ha determinato l’incremento della domanda con il conseguente aumento della presa in carico delle situazioni di povertà.
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Integrazione rette per ricoveri in strutture residenziali socio‐assistenziali e sociosanitarie assistenziali
X
Contributo sociale ad integrazione del reddito X Pronta accoglienza
9. Disabili
Per molto tempo l’impostazione delle politiche in favore delle persone disabili è stata fortemente influenzata da quello che è possibile definire come approccio medico alla disabilità, che considera la persona disabile essenzialmente come persona malata ed, in quanto tale, bisognosa prevalentemente di cure mediche. L’emanazione della legge 104/92 ha dato inizio alla modifica dell’approccio culturale alla disabilità che vedeva i disabili come un “peso” insostenibile per la società, piuttosto che una risorsa.
Le politiche in favore dell’handicap, quindi, sono finalizzate a combattere l’esclusione sociale e a garantire pari opportunità, non discriminazione, e qualità della vita. Ciò significa che non è possibile pensare ad interventi settoriali, dal momento che il processo di inclusione sociale riguarda tutti gli aspetti della vita delle persone con disabilità (scuola, lavoro, mobilità, accessibilità).
Ogni intervento educativo e socio‐sanitario deve avere come destinatario privilegiato la famiglia del disabile e non il singolo, considerato al di fuori del proprio nucleo familiare.
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Servizio di trasporto per utenti disabili a fini socio‐riabilitativi
Abbattimento barriere architettoniche X
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98 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
10. Misure a sostegno delle dipendenze patologiche
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Attività di informazione e sensibilizzazione – prevenzione dipendenze patologiche
11. Area dipendenza
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Sostegno inserimento sociale e lavorativo di contrasto dipendenza
12. Misure di inclusione socio‐lavorativa
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Orientamento/inserimento lavorativo: borse lavoro X X
13. Azioni di sistema
SERVIZI SOCIO SANITARI Comune ASL
Privato/
Privato sociale
Piano di comunicazione X Funzionamento ufficio di piano X
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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 99
C.4 POLITICHE OCCUPAZIONALI, FORMATIVE E DI SVILUPPO Fra le politiche di promozione dello sviluppo economico degli ultimi lustri è possibile annoverare il PIT, il GAL, l’attività di promozione culturale legata al Festival della Valle d’Itria e a quelle di promozione della produzione agro‐alimentare e manifatturiera della città.
Martina Franca insieme ai comuni di Alberobello, Castellana Grotte, Locorotondo, Monopoli, Noci, Putignano fa parte del PIT 5 Valle d’Itria. Con il PIT si è puntato a valorizzare i risultati della progettazione integrata già avviata sul territorio ed i cui risultati sono già significativamente rilevabili rispetto agli obiettivi che si poneva, ed in particolare promuovere:
- il miglioramento della dotazione di infrastrutture e di servizi per lo sviluppo; - il miglioramento della cultura imprenditoriale e la qualificazione degli occupati; - la qualificazione delle attività produttive esistenti e lo sviluppo di nuovi bacini
di occupazione in nuovi campi per diversificare e irrobustire la struttura economica locale.
Il perseguimento degli obiettivi generali individuati è avvenuto mediante azioni di contesto, finalizzate a dotare il territorio di infrastrutture materiali ed immateriali, innovare il mercato del lavoro, innovare i servizi pubblici locali, in grado di creare un contesto territoriale più competitivo, anche al fine di favorire appropriate azioni di attrazione di investimenti esterni e di sostegno ai processi di innovazione e diversificazione produttiva. Tali azioni hanno perseguito obiettivi di contesto quali:
- rafforzamento delle condizioni di legalità e sicurezza: - sostegno alle politiche attive per il lavoro; - diffusione di servizi alle imprese; - crescita degli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico; - definizione di azioni coordinate per la realizzazione di infrastrutture per lo
sviluppo e l’internazionalizzazione del territorio;
Le politiche attive per il lavoro del PIT sono state sviluppate in stretta sinergia con gli altri interventi già in atto sul territorio, legati all’attuazione del POR ed alla riforma in atto sul tema, in attuazione della Strategia Europea per l’Occupazione e della Agenda Sociale Europea. Gli interventi PIT sono stati inoltre legati alle previsioni della legge di riforma della formazione (Agenzia Provinciale per l’Orientamento e la Formazione Professionale), ai progetti già finanziati ed in corso di attuazione sul territorio, in particolare al progetto sul sistema informativo del lavoro della Provincia di Taranto, al Programma Aggiuntivo del Patto territoriale per l’Occupazione comprendente i comuni di Martina Franca, Castellaneta, Crispiano e Ginosa, che ha previsto specifici interventi di politiche attive per il lavoro ed inclusione sociale. Esse hanno puntato a promuovere l’imprenditorialità e l’autoimpiego anche in nuovi settori di sviluppo del territorio, a favorire l’allargamento della base occupazionale, a migliorare la qualità dei posti di lavoro, a promuovere l’inclusione sociale delle categorie svantaggiate. Inoltre,
Città di Martina Franca Programma Integrato di Rigenerazione Urbana – L.R. 21/2008
100 Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU)
l’insieme del territorio del PIT era già interessato da significativi processi di sviluppo integrato, finalizzati ad incrementare l’imprenditorialità e il tasso di occupazione, attuati mediante programmi come il PRUSST per il territorio del sud est barese, Valle d’Itria e Terra delle Gravine, ed altri programmi minori.
Obiettivi simili sono rilevabili nell’ambito di azione del GAL Valle d’Itria, che accomuna le amministrazioni comunali di Cisternino, Locorotondo e Martina Franca, con l’intento di gestire le risorse messe a disposizione dal Piano di sviluppo Locale (PSL). Destinato ad operatori del mondo rurale che intendono incrementare il proprio potenziale di sviluppo, il GAL permette di mettere in atto azioni volte ad aiutare ed incrementare l’occupazione legata alle attività dell’agro, quali:
− la diversificazione delle attività agricole in chiave turistica e/o sociale (masserie didattiche);
− la produzione e commercializzazione di prodotti artigianali in ambito aziendale; − la produzione e vendita di energia elettrica da fonti rinnovabili; − l’apertura di attività economiche legate al recupero di vecchi mestieri del
mondo rurale; − la creazione di nuove microimprese atte alla erogazione di servizi alla
popolazione rurale; − la creazione di itinerari (naturalistici, enogastronomici del turismo equestre,
cicloturismo, delle contrade) e di centri di informazione, accoglienza turistica e promozione dei prodotti locali atti a creare nuovi posti di lavoro legati al turismo gastronomico e naturalistico;
− la creazione di strutture di piccola ricettività non classificate come strutture alberghiere;
− il recupero di elementi architettonici tipici del paesaggio agrario della Valle d’Itria la cui gestione può di sicuro funzionare da volano per l’intera economia del territorio.
Altre opportunità di occupazione sono legate ad attività di allevamento quali quella autoctona dell’asino di Martina, ma anche a prodotti tipici locali quali il capocollo, specialità norcina insignita del presidio Slow Food.
Tuttavia, nell’ultimo secolo, l’economia della cittadina è stata principalmente legata all’industria
delle confezioni.
Essa è da intendersi come la trasformazione in impresa della tradizionale produzione tessile a
carattere familiare delle donne martinesi. In principio, la confezione era fatta a mano in piccoli
laboratori domiciliari, e venduta in mercati e alle fiere locali dei comuni viciniori. I tradizionali
"capani" e "cappe" del primo ventennio del secolo XX vengono trasformati in cappotti intorno agli
anni trenta. Inizia così l’era delle confezioni.
Ciascun confezionista si conquistò un proprio mercato, e negli anni immediatamente precedenti la
seconda guerra mondiale, alcuni confezionisti locali arrivarono ad esportare nelle Marche il proprio
prodotto.
Città di Martina Franca Programma Integrato di Rigenerazione Urbana – L.R. 21/2008
Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) 101
La fine della grande guerra provocò sconvolgimenti anche nel settore delle confezioni, a causa
dell’aumento dei prezzi e del razionamento delle stoffe. Le imprese non avevano una struttura
economicamente solida, ed alcuni confezionisti uscirono dal mercato definitivamente e
rovinosamente.
Ma il settore complessivamente sopravvive, anzi si sviluppa, per l’iniziativa dei tanti dipendenti delle
imprese in crisi e dei lavoratori in proprio a domicilio. Lo sviluppo del nuovo corso delle confezioni è
agevolato dalla collaborazione commerciale con gli industriali della stoffa della città di Prato, i quali
concedono credito e merce a costo più ridotto rispetto a quello del prodotto nostrano. L’inizio della
nuova era felice delle confezioni è da collocarsi negli anni Cinquanta e Sessanta; inizia poi un declino,
lento ma progressivo, del settore6.
Ha assunto invece sempre maggiore rilievo, negli ultimi decenni, il turismo culturale, non tanto legato all’architettura barocca della città quanto agli spettacoli e alle manifestazioni canore, ed in particolare operistiche, del Festival della Valle d’Itria. Per l’alto livello nella qualità della rappresentazione la manifestazione ha acquisiti una popolarità notevole e, per le opportunità di impiego che offre nell’ambito della cultura e dello spettacolo, costituisce ad oggi un unicum a livello regionale e sovraregionale.
Il Festival, giunto alla sua 39° edizione, ha visto crescere nel corso degli anni il numero di spettacoli e di spettatori, e con essi il florido contorno di professionisti ed artisti, quali musicisti, attori, cantanti e ballerini che ogni anno lavorano per la buona riuscita della manifestazione. A ciò si aggiunge la costante attività di ricerca e formazione professionale di nuovi talenti dell’Accademia Paolo Grassi, che da un lato crea nuove opportunità di lavoro per giovani meritevoli e dall’altro mette in campo la professionalità di esperti nel settore musicale creando un indotto di positivo riscontro che travalica i confini regionali.
Un milieu di tale importanza ed originalità necessita ad oggi di una adeguata valorizzazione, al fine di non perdere un patrimonio di manodopera, tradizioni e competenze, in una parola di professionalità, che adeguatamente messi a sistema ed oggetto di indovinate operazioni di marketing possono costituire una importante opportunità di sviluppo, soprattutto a beneficio delle nuove generazioni, per la città di Martina Franca.
La potenzialità del tessuto imprenditoriale martinese risiede nella capacità di adeguarsi al cambiamento rinnovandosi: dall’agro‐pastorale, alla produzione delle lana, al manifatturiero, all’edilizia, allo sviluppo turistico.
Le future politiche occupazionali dovranno sfruttare questa potenzialità e puntare alla valorizzazione del patrimonio storico‐culturale per uscire dallo stallo produttivo dei settori industriali.
6 Tratto da MARTINO MARANGI – Oltre l’immaginario... Statistica descrittiva di alcuni aspetti della vita
sociale martinese, Schena Editore, 2008
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D. LE INIZIATIVE PER ASSICURARE LA PARTECIPAZIONE CIVICA ED IL COINVOLGIMENTO DI ALTRI ENTI E DELLE FORZE SOCIALI, ECONOMICHE E CULTURALI ALLA ELABORAZIONE E ALL’ATTUAZIONE DEI PROGRAMMI
La formulazione dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana costituisce un laboratorio di sperimentazione per il recupero urbano non solo da un punto di vista dei contenuti degli interventi previsti e della loro reciproca integrazione, ma anche dal punto di vista dell’architettura del processo decisionale per la realizzazione di un documento programmatico condiviso e per la formulazione della proposta.
Infatti, la modalità “concorsuale” di accesso ai finanziamenti dei precedenti programmi di riqualificazione urbana promossi a livello ministeriale e regionale (P.R.U., Contratti di Quartiere, P.I.R.P., ecc.), mediante la presentazione del “Programma” da parte degli enti interessati (e per loro tramite anche i soggetti privati), ha promosso una notevole spinta a maturare comportamenti amministrativi e capacità tecnico‐professionali innovativi, che possano rispondere, anche in prospettiva, alle esigenze della pubblica amministrazione, assecondando ed eventualmente “governando” tendenze e domande sociali emergenti.
Tra questi “comportamenti amministrativi” si sottolinea la ricerca di cooperazione presso altri enti, territoriali e non, e l’opportunità/necessità di coinvolgere finanziatori e operatori privati, che comporta necessariamente una decisiva crescita delle capacità di comunicazione dell’ente locale che intenda promuovere politiche e iniziative di sviluppo.
Schematizzando in maniera certamente generale, tali capacità devono essere finalizzate:
- a far conoscere e comprendere gli obiettivi assunti, la “filosofia” e le motivazioni che li sottendono, nonché ad accreditare relativamente ad essi lo stesso ente promotore;
- a consultare, raccogliendo adesioni e consensi intorno agli obiettivi stessi e agli interventi che li concretizzano;
- a trasformare adesioni e consensi, manifestati da enti e operatori che è necessario e opportuno coinvolgere, in precisi impegni di collaborazione e di iniziativa;
- a generalizzare il più possibile il consenso sociale, anche perché gli interventi non siano in vario modo ostacolati, e perché il consenso possa sostenere almeno in parte la trasformazione di bisogni e desideri in domanda di mercato (quest’ultima è trasversale rispetto ai precedenti).
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In tale processo, carattere fondamentale riveste quindi la comunicazione che può essere perseguita con svariate modalità, più o meno formalizzate ed istituzionalizzate: dalle assemblee popolari alla presenza sui mass media, alla consultazione di rappresentanze delle categorie presumibilmente interessate, alla promozione di conferenze stampa, convegni, seminari, pubblicazioni, all’istituzione di forum e sportelli informativi permanenti, al consiglio comunale aperto, etc..
È evidente comunque che le diverse fasi/modalità sopra enunciate non possono essere distinte tra loro in modo troppo netto e sequenziale, così come è evidente che ciascuna di esse implica un corrispettivo di "ascolto" degli interlocutori a cui è diretta la comunicazione stessa, ovvero una forma di comunicazione interattiva. Questa assumerà “stili” e strumenti diversi, a seconda dell’ampiezza della platea, degli specifici contenuti della comunicazione (se si tratta di obiettivi, progetti, etc.) e del ritorno atteso: ad esempio se solo in termini di consenso generico, ovvero di assunzione di specifici impegni.
Inoltre, l’attivazione di forme di comunicazione di questo tipo implica in ogni caso la disponibilità del “comunicatore” (ad esempio l’amministrazione comunale) a cambiare opinione, ed anche a modificare le proprie proposte e, almeno parzialmente, anche gli obiettivi; in sostanza a rimettere eventualmente in gioco anche le decisioni già assunte ed il proprio stesso ruolo.
Il processo partecipativo deve accompagnare, piuttosto che seguire le decisioni.
Tuttavia la partecipazione non è solo una modalità di acquisizione del consenso, ma anche e soprattutto una forma di legittimazione delle scelte di interesse pubblico. Il progressivo sgretolarsi delle gerarchie e del principio di autorità porterà certamente a dover sviluppare tecniche e specifiche competenze in questo campo, presso gli enti locali e il settore pubblico in genere.
Un ulteriore fattore che caratterizza questi programmi è il partenariato pubblico/privato. La cooperazione tra operatori pubblici e privati ruota su una questione centrale: la qualità urbana è intesa, in prima istanza, come dotazione “appropriata” di attrezzature e infrastrutture adeguate alla domanda effettiva, qualitativa e quantitativa della popolazione che risiede e vive nei territori. Di qui ha preso il via la sperimentazione sui cosiddetti “standard aggiuntivi” o qualitativi.
Il privato che aderisce ad un programma infatti si impegna, oltre alla corresponsione degli oneri dovuti per legge, ad incrementare la dotazione di servizi in modi diversi attraverso contributi monetari, cessione di aree, realizzazione di infrastrutture e gestione di servizi.
Il ruolo del soggetto pubblico diviene pertanto più quello di “promotore” e di “coordinatore” di un insieme di azioni che vanno governate e integrate. Assume parimenti importanza la capacità dell’ente promotore di comunicare gli esiti dei
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programmi, non solo in quanto supporto all’attuazione, ma anche dal punto di vista della trasparenza verso gli attori, i cittadini e le loro associazioni.
Seguendo tale logica l’elaborazione del Programma Integrato di Rigenerazione Urbana in tutte le sue componenti, sarà oggetto di un continuo approfondito dibattito, animato dall’Amministrazione Comunale, con l’ausilio di esperti di sviluppo urbano e territoriale.
La metodologia già in essere e da seguire nel futuro è quella della “ricerca–azione”, che prevede il coinvolgimento operativo, potenzialmente dell’intera popolazione, fin dalla fase di analisi del contesto.
Il processo di collaborazione o coinvolgimento attivo sarà organizzato secondo un Action Planning. Questo piano prevede una serie di fasi consistenti in:
- l’introduzione e la conoscenza dei partecipanti;
- la definizione dei problemi e delle tematiche;
- lo sviluppo di soluzioni alternative;
- l’analisi e la sintesi delle soluzioni alternative;
- la promulgazione dei risultati.
Il piano di comunicazione pubblica che sarà utilizzato per la progettazione partecipata si porrà come obiettivi principali:
- il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei cittadini e del territorio sulle tematiche del programma;
- l’informazione sulle attività e sulle metodologie utilizzate nella predisposizione del programma;
- il raggiungimento di un’ampia visibilità data al programma in sé ed alle attività ad esso relative;
- un’ampia visibilità data agli organismi e istituzioni (Comune, Associazioni, Enti, etc) che collaboreranno alla realizzazione del programma.
Il piano si propone di garantire un dosaggio equilibrato al flusso di messaggi, di raggiungere il target desiderato e di utilizzare un linguaggio chiaro in modo da suscitare interesse nei destinatari.
Destinatari delle attività da effettuare saranno:
Residenti Rappresentanti della Pubblica Amministrazione
Circoli Didattici
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Parrocchie ed associazioni Comitati degli inquilini e dei cittadini
Cooperative Sociali Centri di Formazione Professionale
Associazioni sportive Associazioni culturali Cooperative di servizi e gestione ambientale
Associazioni di volontariato e promozione sociale
Organizzazioni sindacali Associazioni esercenti commerciali e delle attività della ricettività turistica
Imprenditori promotori o potenziali promotori di project financing
I criteri di massima che caratterizzano e caratterizzeranno il complesso di iniziative di comunicazione per diffondere il programma, sono i seguenti:
Visibilità: per favorire più ampie possibilità di coinvolgimento da parte dei cittadini;
Credibilità: affinché la comunicazione riceva la fiducia del target cui è diretta, cioè la fonte dell’informazione deve dare la massima garanzia di serietà e correttezza ed evitare di suscitare dubbi e perplessità;
Chiarezza: linguaggio semplice ed accessibile, soprattutto rapportato al pubblico cui è destinato; il messaggio deve avere la sua forza nella chiarezza e nella precisione per non far perdere interesse e validità all’informazione;
Interesse: il pubblico segue ed accetta esclusivamente quei messaggi che rappresentano e comportano un tornaconto (interesse), che sia ben preciso e sviluppi utilità;
Rispondenza all’immagine che il pubblico si è fatto della fonte stessa: ci deve essere rispondenza assoluta tra il ruolo della fonte e il destinatario.
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D.1 I PROCESSI DI PARTECIPAZIONE ATTIVATI E DA ATTIVARE ED I RAPPORTI TRA I RISULTATI DEL PROCESSO PARTECIPATIVO E LE PROPOSTE DI
INTERVENTO Le attività di comunicazione e partecipazione, in parte già attivate, hanno compreso e comprenderanno eventi di seguito esposti rivolti all’intera città ed ai quartieri direttamente interessati dai Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana.
Manifesti e pubblicazioni
Anche la realizzazione del manifesto deve rispondere ai seguenti criteri per un prodotto:
- agile
- di facile lettura
- aderente alle disposizioni del programma. Per quelli già realizzati e per quelli da realizzarsi saranno mantenuti lo stesso colore e lo stesso logo scelti dal piano di comunicazione e saranno fornite tutte le informazioni principali per descrivere il programma previsto per la realizzazione degli eventi di diffusione del progetto, punto fondamentale del piano di comunicazione.
Nella locandina sono da evidenziarsi:
- data e luogo di realizzazione dell’evento;
- il logo dell’Amministrazione comunale. L’impostazione del manifesto deve puntare sulla forza dello slogan e dell’immagine visiva, rispettandone le informazioni essenzialmente istituzionali.
Invito e manifesto degli incontri tenutisi a marzo 2013
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Realizzazione di un opuscolo
La realizzazione dell’opuscolo dovrà rispondere ai seguenti criteri per un prodotto di facile lettura e contenente le caratteristiche, gli obiettivi e le finalità del programma oltre alla descrizione dell’ambito oggetto dell’intervento, delle sue criticità ed alle azioni intraprese dell’Amministrazione nella fase progettuale.
L’opuscolo avrà una tiratura di alcune centinaia di copie. Scopo ultimo sarà quello di raccogliere intorno al programma il maggior numero di cittadini e operatori economici cui il progetto si rivolgerà, di operatori dell’informazione e di soggetti istituzionali.
L’attività sarà finalizzata al massimo coinvolgimento degli attori del territorio, ed avrà avvio con l’organizzazione di una specifica assemblea pubblica per la presentazione delle linee programmatiche del Programma e per proseguire con la partecipazione.
I suddetti eventi costituiranno una prima fase della durata di una settimana il cui obiettivo è la presa di coscienza del programma e favorire l’attenzione e l’interesse non solo dei soggetti immediatamente coinvolti.
Seguirà una seconda fase in cui l’Amministrazione comunica i contenuti del programma avviando un percorso di confronto con Istituzioni, Enti, Stakeholders pubblici e privati e la cittadinanza attiva.
Riunioni e forum
Sono in parte già state avviati e saranno organizzati eventi per riunioni, forum di discussione con attori del processo, settoriali ed intersettoriali, sia a tema aperto che a tema specifico.
Segue alla fase di “Start”, una fase del “Decidi insieme” più sperimentale di confronto di punti di vista eterogenei riuniti in “Laboratori” che vede impegnati soggetti già auto‐selezionati nelle precedenti iniziative e che condurrà alla costruzione della proposta. Partendo da questo lavoro, si auspica la formazione di un primo gruppo di soggetti fortemente interessati a collaborare al Programma.
Infine, è prevista un’ultima fase “Condividi e implementa” in cui saranno individuate le modalità di comunicazione pubblica e campagna di informazione e sarà favorito l’incontro di saperi esperti e diffusi al fine di individuare indicatori relativi alle persone e agli effetti sulla qualità della vita, con particolare riguardo agli ambiti potenziali di intervento e ai soggetti limitrofi e/o interessati a vario titolo.
Attraverso un’efficace ed estesa opera di animazione su tutto l’ambito, saranno contattati numerosi attori e soggetti rappresentativi delle realtà sociali, economiche, istituzionali e culturali dell’area di intervento. In particolare saranno consultati e coinvolti enti no profit, associazioni culturali, parrocchie, gruppi di volontariato, organizzazioni sindacali e di categoria, rappresentanti di PMI locali, responsabili di
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centri sociali, esperti delle problematiche economiche e sociali locali (assistenti sociali, ricercatori, ecc.).
In particolare, la partecipazione dei numerosi soggetti si rivelerà fondamentale non solo per pervenire ad un’efficace analisi, ma anche per quanto attiene la conseguente definizione di:
- obiettivi e priorità;
- strategie e tipo di azioni che saranno realizzate;
- risorse che ogni partner metterà a disposizione;
- metodologia, tecniche e strumenti di coordinamento fra i diversi partner.
La formulazione del programma integrato si articolerà in due sedi progettuali. La prima sede definita “Tavolo sociale” che vedrà la partecipazione dei residenti degli ambiti territoriali individuati da sottoporre a programmi integrati, operatori economici, e rappresentanti di associazioni e cooperative sociali a vario titolo impegnate nel quartiere, delle associazioni di volontariato, delle organizzazioni sindacali.
Il ruolo dell’Amministrazione Comunale sarà limitato a quello di regia del tavolo. Il lavoro sarà scandito da un calendario molto serrato di riunioni che si estenderà a tutto il periodo di formazione del programma integrato. Nelle riunioni, attraverso la compilazione di schede, saranno rilevate le azioni previste dai partecipanti. Le proposte saranno quindi discusse e valutate collettivamente.
L’altra sede progettuale sarà quella del “Tavolo tecnico‐politico di coordinamento”. Vi parteciperanno l’Assessorato all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici, l’assistenza tecnica incaricata dell’elaborazione del Programma, i funzionari dell’Amministrazione comunale da loro designati in base alle competenze richieste: tecnici ed operatori dei servizi socio assistenziali del Comune. Le riunioni serviranno a delineare un indirizzo generale della progettazione ed alla risoluzione di problemi tecnici ed amministrativi.
Questionari: “Il quartiere visto dagli abitanti” Sarà elaborato un questionario, che sarà distribuito e poi raccolto presso le sedi individuate, i condomini, le associazioni e gli Uffici Comunali, allo scopo di raccogliere informazioni e pareri sugli aspetti legati alla vivibilità attuale degli ambiti di intervento (dagli spazi aperti al verde pubblico, dai servizi socio‐sanitari, a quelli culturali ed educativi, alla sicurezza, ecc.).
L’analisi dei risultati emersi dai questionari restituiti compilati, permetterà di raccogliere una serie di dati, informazioni e conoscenze per elaborare un programma di interventi che sia calibrato sulle effettive necessità ed esigenze della comunità degli ambiti individuati.
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Saranno raccolte alcune indicazioni relative al degrado architettonico, ambientale ed urbano della città.
Comunicati stampa e articoli informativi
Si è provveduto e si provvederà a presentare i programmi integrati ai media tramite articoli e comunicati veicolati attraverso il sito internet del Comune di Martina Franca, nelle redazioni giornalistiche, radiofoniche e televisive.
Per ovviare al pericolo d’inefficacia del messaggio deve puntare su un comunicato mirato, non eccessivamente tecnico, con un linguaggio adeguato. Compito del comunicato è quello di rendere pubblico l’impegno dell’Amministrazione nella riqualificazione degli ambiti individuati e la volontà di attuare una strategia partecipata di sviluppo.
I diversi comunicati stampa saranno inviati alle redazioni per comunicare le fasi di preparazione dei programmi e le modalità per contribuire alla redazione degli stessi.
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Comunicato stampa ‐ marzo 2013
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Bandi e avvisi di gara
Con l’obiettivo di stimolare e conseguentemente consentire la partecipazione diretta di privati ai programmi integrati, l’Amministrazione pubblicherà degli Avvisi Pubblici per la ricerca di “manifestazioni di interesse” alla realizzazione di interventi di iniziativa privata e pubblica per l’inserimento nei programmi.
Tali avvisi pubblici punteranno alla raccolta di diverse tipologie di manifestazione di interesse. In particolare:
Manifestazioni di interesse per interventi relativi ad opere e progetti infrastrutturali, strutture per servizi, interventi residenziali e non residenziali, servizi a favore della collettività e di enti pubblici, attività volte alla riqualificazione edilizia e/o urbanistica, del tessuto socio‐culturale ed economico ed all’incentivazione della occupazione ad opera di soggetti pubblici e privati;
Avviso pubblico concorrenziale per l’individuazione dei soggetti interessati alla realizzazione di edilizia residenziale sociale e servizi annessi ed al cofinanziamento delle opere di urbanizzazione, delle espropriazioni ed opere pubbliche previste nei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana.
La pubblicizzazione di tali strumenti avverrà, oltre che attraverso i tradizionali mezzi, peraltro imposti dalla normativa, anche mettendo a disposizione Bando, Disciplinari e Fac‐Simili della documentazione sui canali del Comune.
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D.2 IL PIANO PER L’INFORMAZIONE E IL COINVOLGIMENTO DEI CITTADINI Il processo partecipato contribuirà alla sperimentazione delle tematiche affrontate sostanzialmente su due versanti:
in generale, rispetto alla qualità condivisa del processo edilizio, intesa come insieme di attività, affrontate con la partecipazione dell’utenza finale degli interventi e con i portatori d’interesse della comunità locale, che vanno dall’identificazione delle esigenze da soddisfare alla verifica del loro soddisfacimento;
in particolare, relativamente all’analisi dei fabbisogni (costruzione dell’identità locale, modelli di fruizione degli spazi abitativi, qualità relazionale degli spazi pubblici, etc.) e alla verifica del soddisfacimento dei fabbisogni (costruzione di indicatori per monitorare la rispondenza del progetto ai bisogni espressi, simulazioni a beneficio dell’utenza finale a scala ridotta con diverse metodiche, etc.)
Per la costruzione dei Programmi integrati, al fine di assicurare anche in fase di realizzazione l’integrazione della strategia della partecipazione e le ricadute progettuali, si provvederà in prima battuta a rilevare l’analisi dei fabbisogni dell’utenza finale, informare/formare la comunità locale ed a monitorare costantemente i programmi.
Di seguito si riporta la matrice esemplificativa di un processo esemplificativo tipo.
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Tabella 1 . COSTRUZIONE PARTECIPATA DEL PROGRAMMA INTEGRATI DI RIGENERAZIONE URBANA
Fasi del processo
Tavolo tecnico‐politico di
coordinamento del
programma
Gruppo di supporto tecnico
Tavolo sociale
(Stakeholders e Forum locale)
tempi
START
Costituzione e convocazione del tavolo di
coordinamento del Programma
FASE DI COSTRUZIONE
DEL PROGRAMMA INTEGRATO
Attività di supporto
Individuazione degli stakeholders e costituzione del
forum locale
DECIDI INSIEME
Laboratorio del PROGRAMMA
(sede e attivazione)
Attività di reporting
Laboratorio del PROGRAMMA
(approfondimenti
di progetto)
Convocazione del Tavolo di Coordinamento del progetto
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Laboratorio del PROGRAMMA
(soluzione progettuale definitiva)
Attività di reporting
CONDIVIDI E IMPLEMENTA
Individuazione delle modalità di comunicazione pubblica e campagna
d’informazione
FASE DI REALIZZAZIONE
DEL PROGRAMMA INTEGRATO
Laboratorio del PROGRAMMA
(presentazione ed approvazione del progetto)
CONSEGNA
Convocazione del tavolo di coordinamento del progetto
Stipula delle convenzioni tra Comune e partner pubblici e privati
Tabella 2. COSTRUZIONE PARTECIPATA DEI PROGRAMMI INTEGRATO DI RIGENERAZIONE URBANA
Il tavolo di coordinamento del progetto
Il tavolo interistituzionale sarà costituito da referenti dell’Amministrazione dei vari settori attivati sul progetto (urbanistica, lavori pubblici, servizi sociali, educazione, cultura e sport, servizi demografici) supportati dagli stakeholders pubblici, referenti di Enti/Istituzioni le cui competenze riguardano i campi di applicazione del Programma (IACP, ASL, Centri Provinciali del Lavoro, Camere di Commercio e Artigianato, Centri per la Formazione Professionale, Ente gestore per l’edilizia economica e popolare, ecc.).
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Ruolo: svolge funzioni di coordinamento, organizzazione, segreteria e valutazione del Programma; è il punto di riferimento nell’ente per la costruzione del Progetto; con adeguato trasferimento di know how ne può assumere la gestione successiva del processo.
Compiti: per ogni tappa del processo attiva un’azione specifica e ne comunica i risultati alla Giunta Comunale o alla Direzione Generale. In particolare collabora con il gruppo di supporto tecnico nella redazione del Programma.
Gruppo di supporto tecnico
Il gruppo ha al suo interno sia competenze sociologiche, architettonico‐urbanistiche ed economico‐finanziarie.
Ruolo: progetta, attraverso il percorso partecipato, il programma integrato nelle sue componenti urbanistico‐edilizie e socio‐economiche estrapolando dall’analisi dei fabbisogni della comunità locale le tematiche che meglio si prestano a essere oggetto di sperimentazione.
Compiti: strutturazione dei collegamenti a processi e programmi già avviati PRUSST; raccolta di idee, selezione e definizione iniziale di temi e ambiti di progetto; informazione e formazione sugli eventuali temi della sperimentazione connessi al Programma e rispetto ad altri aspetti tecnici della progettazione.
Il Tavolo sociale (Forum locale)
Gli stakeholders privati (realtà produttive, scuole, parrocchie, associazioni locali, artigiani, commercianti, volontariato, ecc) saranno riconosciuti non solo come portatori di esigenze, ma anche di interessi e risorse umane strumentali ed economiche; ogni processo partecipato si fonderà sull’individuazione e la successiva attivazione di un forum locale, che adeguatamente supportato, sarà in grado di alimentare tutte le fasi di progettazione finalizzata in questo caso alla costruzione del Programma.
Ruolo: sarà costituito dai portatori d’interesse e dai rappresentanti eletti dagli abitanti, sarà il depositario del “sapere locale” e parteciperà al processo di costruzione del Programma;
Compiti: esprimerà le esigenze del territorio e verificherà le proposte elaborate dal tavolo di coordinamento del progetto.
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D.3 IL PROCESSO PARTECIPATIVO ATTIVATO D.3.1 FORUM CITTADINI Sono già stati svolti due forum che hanno coinvolto la cittadinanza (il 6 marzo 2013) ed i tecnici, ordini professionali e associazioni di categoria (l’11 marzo 2013).
I forum sono stati programmati per essere occasione di incontro più ampi possibile.
Si inseriscono tra le pregresse conferenze stampa e i seguenti incontri in tavoli tematico‐politici, presieduti da Sindaco e Assessore all’Urbanistica.
I rapporti stenografici completi relativi ai due incontri svoltisi sono pubblicati sul sito istituzionale del Comune di Martina Franca, al link http://www.comunemartinafranca.gov.it/index.php?option=com_content&view=category&id=156&Itemid=293&skin=white&size=80&lang=it. Questi riportano la presentazione e le considerazioni del Sindaco, l’esplicitazione tecnica dei contenuti ed il dibattito che ne segue tra gli intervenuti.
D.3.2 RASSEGNA STAMPA Oltre a manifesti pubblicati su canali internet, affissi lungo le strade cittadine e inviti consegnati ai più importanti stakeholders, che costituiscono i documenti di promozione delle iniziative di partecipazione già attivate, è ampia la rassegna stampa avente ad oggetto la rigenerazione urbana a Martina Franca.
Questo è indice della risonanza ottenuta con gli eventi di partecipazione.
Per la rassegna stampa completa si rimanda a quanto pubblicato sul sito istituzionale del Comune, al link di cui sopra.
D.3.3 APPORTI E SUGGERIMENTI DA SOGGETTI INTERESSATI Per formalizzare gli interventi che hanno avuto luogo in sede di forum cittadini, diverse associazioni sociali, politiche e culturali, oltre che di categoria, hanno presentato ufficiali apporti documentali. I contenuti degli stessi sono stati fatti propri dal presente documento ed hanno implementato il quadro conoscitivo, gli obiettivi e le strategie. Per la raccolta completa dei documenti si rimanda a quanto pubblicato sul sito istituzionale del Comune, al link di cui sopra.
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D.4 GLI ESITI DELLA PARTECIPAZIONE IN SINTESI Poiché gli apporti scritti, orali e grafici prodotti dal processo partecipativo fino a questo momento sono molto ampi, si riportano di seguito i punti salienti degli atti ricevuti dalla cittadinanza e dai soggetti interessati:
- rigenerazione significa non espandersi, ma riqualificazione di quello che c’è;
- bisogna limitare il consumo di suolo;
- bisogna dare priorità alla rigenerazione del centro storico;
- nella zona di ingresso in Martina Franca da Locorotondo, vi è un ambito ove si può prevedere la rigenerazione di quelle parti del territorio comunale realizzate negli anni 50 e successivi, prevedendo anche interventi di sostituzione edilizia, per migliorare il rapporto tra la città e la Valle d’Itria lungo viale De Gasperi;
- nell’ambito Montetullio‐Giuliani l’area da riqualificare prioritariamente è la zona 167 con interventi di ristrutturazione edilizia, e anche sostituzione edilizia per gli edifici più degradati; il vero problema qui è che non ci sono quasi per nulla urbanizzazioni, mancano i servizi, è praticamente un quartiere dormitorio; è un’area lontana e isolata dalla città;
- è necessità riconosciuta dotare di un PUG la città di Martina Franca, parallelamente a processi più snelli, fra cui la rigenerazione;
- il centro storico ha bisogno di infrastrutture; ci sono interi isolati abbandonati;
- è necessaria la rifunzionalizzazione della casa di riposo;
- si propone perequazione urbanistica su edifici pubblici energivori e non a norma; oppure demolire edifici pubblici fatiscenti e perequarne il volume su altre aree a servizi;
- efficientare edifici pubblici per recuperare negli anni somme da investire in altro;
- problema di nodi viari che limitano l’accessibilità del quartiere del Carmine;
- ex Grand Hotel Castello del Pergolo: risolvere il problema di questo ecomostro o riconvertire le sue volumetrie;
- il centro città è paralizzato in occasione del mercato settimanale, come anche per l’installazione di giostre o più saltuariamente per altre ricorrenze;
- stadio incompiuto da 30 anni; per far giocare la squadra in centro città al momento è sottratta alla città un’area strategica che può essere destinata a mercato o altri eventi che possono avere funzione centrale; e si può realizzare al quartiere del Pergolo uno stadio di nuova generazione;
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- Montetullio zona don Bosco è un quartiere dormitorio;
- bisogna tener conto della situazione vincolistica che caratterizza buona parte del territorio comunale;
- bisogna tener conto dei caratteri identitari, ambientali, e storico culturali e dei bisogni e delle istanze degli abitanti; sopperire ad esigenze di carattere urbanistico ed abitativo ma in relazione ad azioni coordinate di riqualificazione dell’ambiente costruito, risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici, tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio storico, culturale, paesaggistico ed ambientale; con una esaustiva analisi di contesto;
- risolvere i problemi di viabilità (la SS172 Taranto‐Bari che entra in città, la circonvallazione nella zona Mottola‐Massafra, l’intorno del centro storico, corso Messapia nei pressi del cimitero);
- la città è caratterizzata da molteplici esempi di archeologia industriale dismessa, di stabilimenti ed edifici commerciali ed artigianali inutilizzati o incongrui sui quali bisognerebbe intervenire;
- sarebbe preferibile agire nei medesimi ambiti di rigenerazione individuati evitando la delocalizzazione dei diritti volumetrici per eventuali compensazioni urbanistiche in altre aree periferiche;
- si può puntare ad un indirizzo di tipo turistico creando itinerari turistici;
- bisogna cercare di risolvere il problema delle case vuote, specie nel nucleo antico.
Si evince perciò una sostanziale conferma di quanto preliminarmente sottoposto alla cittadinanza attiva, con elementi di approfondimento che sono stati implementati e resi parte integrante del presente documento. Infatti, a seguito degli apporti pervenuti nel processo partecipativo attivato, sono state recepite le informazioni ricevute e le volontà manifestate dai soggetti interessati, modificando gli ambiti e gli interventi prioritari di riqualificazione individuati per ognuno di essi rispetto a quanto presentato nel processo partecipativo, in ordine ad ottenere un documento quanto più possibile condiviso e completo.
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E. I CRITERI PER VALUTARE LA FATTIBILITA’ DEI PROGRAMMI L’esigenza di intervenire sul territorio urbanizzato attraverso modalità operative in grado di portare avanti obiettivi di recupero di aree urbane, caratterizzate da degrado fisico e sociale, ha determinato una significativa vitalità a livello nazionale e regionale in termini di produzione di strumenti per favorire gli interventi di trasformazione urbana.
L’individuazione di criteri da utilizzare per la valutazione della fattibilità dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana risulta fondamentale per valutare l’attuazione del programma in tempi certi e rapidi.
In questa fase sono stati individuati i seguenti quattro criteri generali di valutazione:
1. il criterio giuridico, che mira a verificare la fattibilità giuridica dell’intervento rispetto alla legislazione vigente (le norme di piano, la legislazione regionale, nazionale, europea, ecc.);
2. il criterio tecnico, che verifica la fattibilità tecnica dell’intervento (la realizzabilità), in riferimento alle sue caratteristiche ed alla sua costruzione;
3. il criterio finanziario, che verifica la fattibilità economico‐finanziaria (la sostenibilità) dell’intervento;
4. il criterio etico, che valuta la fattibilità e desiderabilità sociale (la legittimità) dell’intervento, e che comporta l’espressione di un giudizio di merito sul progetto, sui costi e benefici sociali e sulla loro distribuzione.
Il criterio giuridico potrà essere utilizzato per valutare la conformità e/o la coerenza del programma a norme e/o a criteri. Utilizzare il criterio giuridico significa verificare la complessità e la convergenza dell’offerta legislativa in continua evoluzione che definisce lo spazio dell’azione pubblica. I progetti e le politiche pubbliche devono uniformarsi ad una griglia di regole disegnata da diversi livelli di governo.
La definizione e la richiesta di conformità, di coerenza a norme e criteri (più o meno flessibili) costituiscono un carattere rilevante delle decisioni legislative che precisano strumenti e procedure d’intervento. La soddisfazione di norme e criteri è un significativo banco di prova nella costruzione delle politiche e progetti per l’accesso ai benefici ed incentivi disposti con modalità concorrenziali e per verificare l’adeguatezza dell’azione pubblica.
Da un punto di vista legale, sarà necessario definire le procedure urbanistiche e regolamentari sui differenti ambiti, coinvolgendo i proprietari e gli aventi diritto. Ogni fondo pubblico sarà stanziato attraverso gare secondo il principio di concorrenzialità e trasparenza.
Il criterio di fattibilità tecnica considera e verifica l’effettiva realizzabilità del programma. La valutazione della fattibilità dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana è valutata in funzione dei macro‐obiettivi di riqualificazione urbana, inclusione
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sociale e sostenibilità ambientale ai sensi della L.R. n.21 del 29.07.2008 e di quelli di pianificazione strategica del territorio e rigenerazione urbana.
Gli interventi saranno analizzati attraverso valutazioni:
- economiche relative ai costi/benefici dell’intervento, sia diretti che indiretti;
- sociali, che devono rientrare in tutto il processo di progettazione;
- sulla qualità urbanistica e architettonica;
- sulla sostenibilità ambientale e il contenimento energetico.
Un ulteriore parametro di valutazione riguarda l’aspetto delle ricadute di interesse pubblico e collettivo che ogni trasformazione produce.
In tal senso, poiché l’interesse generale non può essere stabilito in base a criteri univoci e misurabili, è necessario individuare il giusto equilibrio tra l’interesse degli operatori privati e quello pubblico, e a tale scopo è necessario che l’interesse generale sia affidato alle specifiche capacità contrattuali dei soggetti, pubblici e privati, in campo.
In linea generale la fattibilità di un programma integrato di rigenerazione urbana sarà affidata dunque a specifici elementi contrattuali tra la parte pubblica e la parte privata che troveranno la loro attuazione in appositi protocolli di intesa e convenzioni atti a garantire:
- l’esatta individuazione dei soggetti coinvolti nell’attuazione del programma, le relative competenze, la quantificazione e la natura delle risorse finanziarie;
- le idonee garanzie finanziarie degli operatori pubblici e privati coinvolti nell’attuazione dei programmi che costituiranno ulteriori elementi di valutazione;
- la coerenza e l’integrazione tra gli interventi previsti in relazione alla natura del Programma ed alle caratteristiche ambientali, paesaggistiche, storiche, urbanistiche e socio economiche;
- l’accuratezza dello studio di relazioni tra l’ambito di intervento ed il sistema urbano complessivo;
- le sinergie con programmi sociali e l’attivazione di servizi a favore di soggetti deboli quali anziani, bambini, diversamente abili, ecc..;
- l’incremento di servizi di quartiere e di spazi di aggregazione in relazione ai bisogni specifici della popolazione residente;
- l’incremento della dotazione di alloggi di housing sociale al fine di ridurre il disagio abitativo rispondendo ai bisogni di categorie disagiate quali anziani, giovani coppie, diversamente abili, famiglie monoparentali con minori a carico, ecc..;
- la realizzazione di interventi e l’adozione di tecniche costruttive atte a perseguire gli obiettivi di sostenibilità ambientale e tutela delle risorse naturali in relazione alle specifiche caratteristiche dell’area di intervento.
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La fattibilità tecnica si produce all’interno dello spazio definito da norme e procedure e razionalità tecnica. Le maggiori e necessarie responsabilità nella valutazione della fattibilità tecnica degli interventi implicano la capacità di interpretazione della discrezionalità delle norme e delle procedure.
Considerare la fattibilità tecnica del progetto comporta la responsabilità di raggiungere gli obiettivi prefissati e di risolvere i problemi con competenza, riducendo i rischi delle previsioni.
Il criterio finanziario, ovvero la sostenibilità degli interventi, è uno strumento fondamentale per l’attuazione del programma. Il criterio di sostenibilità finanziaria verifica la fattibilità economica degli interventi previsti, accertando l’esistenza e la provenienza delle risorse finanziarie necessarie.
Il successo della politica locale dipende in modo significativo dai meccanismi di finanziamento, dalla possibilità e dalla capacità di sostanziare le politiche con risorse finanziarie autonome ed adeguate provenienti dal settore pubblico (da trasferimenti da livelli di governo diversi, dalla politica di bilancio e della fiscalità locale) o della sostenibilità economica allargata ovvero dalla mobilitazione del capitale privato.
La riduzione dei trasferimenti e la scarsa manovrabilità dei bilanci hanno determinato azioni innovative di finanziamento delle politiche locali verso tre direzioni:
- una maggiore attenzione al cofinanziamento pubblico e pubblico‐privato;
- la ricerca di forme alternative di finanziamento;
- una migliore selezione degli investimenti.
Il criterio etico: la legittimità degli interventi. La scelta di un intervento, di un provvedimento pubblico che attraverso politiche determina e alloca la distribuzione di vantaggi e svantaggi, può essere giustificata, accettata o respinta, non solo in quanto massimizzazione delle preferenze e degli interessi in gioco, ma in termini etici sulla base di principi di equità. La legittimità sociale evidenzia se un progetto non è desiderabile in quanto difficilmente accettabile in relazione ai costi ed ai benefici sociali che assegna.
I meccanismi decisionali e di costruzione/approvazione e deliberazione degli interventi di riqualificazione hanno visto il diffondersi di nuove procedure amministrative e di pianificazione. Si tratta di procedure che mirano alla certezza dei tempi e dei risultati, da un lato, alla flessibilità e alla possibilità di adattamento alle norme, dall’altro.
La progressiva estensione dei protocolli d’intesa e degli accordi di programma tra soggetti pubblici, nonché il sempre più insistente coinvolgimento dei soggetti privati nei meccanismi giuridici e decisionali, ha portato significativi cambiamenti.
Gli elementi contrattuali tra la parte pubblica e privata troveranno attuazione attraverso i protocolli di intesa e le convenzioni garantendo:
- l’individuazione dei soggetti coinvolti per attuare il programma, la quantificazione e la natura delle risorse finanziarie e le relative competenze;
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- le garanzie finanziarie sia degli operatori pubblici che di quelli privati.
Dal punto di vista formale, quelli che inizialmente sono stati introdotti come strumenti “speciali” o complessi di programmazione da parte della legislazione nazionale e regionale, sono diventati ormai a tutti gli effetti di natura ordinaria, tanto da assumere gli effetti di strumenti urbanistici esecutivi.
Dal punto di vista sostanziale, è indubbio che il piano della trasformazione dell’esistente, piuttosto che dell’espansione, abbia contenuti se non nuovi, perlomeno da affrontare da punti di vista e in modi differenti rispetto al passato.
In relazione alla valutazione della realizzabilità tecnica degli interventi, va sottolineata una questione principale, strettamente legata ai temi e agli strumenti che hanno caratterizzato l’evoluzione della legislazione urbanistica in materia di riqualificazione urbana.
Tale questione riguarda la complessità di una valutazione in relazione alla sempre maggiore complessità dei progetti e dei temi messi in gioco (gli interventi sono caratterizzati dall’introduzione di mix funzionali e di interventi di diversa natura, che vanno dalle opere di urbanizzazione alle grandi trasformazioni, da interventi su contesti già urbanizzati spesso in condizioni ambientali critiche, ad interventi su aree sensibili, ecc.).
La realizzabilità degli interventi investe temi legati ai caratteri delle volumetrie insediate, delle densità, delle funzioni, dei pesi insediativi, ecc., al sistema ambientale e della mobilità.
In presenza di risorse limitate rispetto alla rilevante dimensione quantitativa del fabbisogno finanziario, il sostegno finanziario dei privati risulta fondamentale.
La valutazione della legittimità etica considera se le decisioni legate agli interventi di riqualificazione urbana migliorano la distribuzione dei vantaggi e degli svantaggi verso l’equità distributiva e la desiderabilità sociale.
Gli strumenti complessi di intervento distribuiscono vantaggi in termini di dotazione e prestazioni di servizi pubblici ad aree e ad alcune categorie sociali.
La giustificazione delle politiche, la costruzione del consenso e l’individuazione dei costi e dei benefici sociali della riqualificazione urbana avvengono tuttavia attraverso l’individuazione di aree urbane in condizioni di degrado fisico e sociale e non di individui.
Valutare la fattibilità giuridica, tecnica e la sostenibilità finanziaria dei progetti significa considerare ciò che si può fare, mentre valutarne la legittimità significa verificare se le soluzioni proposte corrispondono ai bisogni sociali dei cittadini interessati in qualità di destinatari dell’intervento pubblico.
Sinteticamente la fattibilità del programma potrà essere valutata secondo i seguenti indicatori:
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- Maggiori garanzie riguardo all’effettiva partecipazione degli enti pubblici e dei soggetti privati coinvolti nell’elaborazione del programma;
- Effettiva disponibilità delle risorse finanziarie già disponibili da parte degli enti pubblici e dei soggetti privati coinvolti;
- Piena disponibilità di aree ed edifici oggetto di intervento, da parte degli operatori pubblici e privati in modo da ridurre i tempi di realizzazione degli interventi previsti;
- Minore complessità degli adempimenti urbanistici da porre in essere (conformità/variante allo strumento urbanistico generale, conformità/variante allo strumento urbanistico attuativo);
- Minore complessità degli adempimenti amministrativi; - Puntuale definizione del cronogramma di attuazione di tutte le fasi del processo
realizzativo; - Disponibilità di livelli di progettazione degli interventi più avanzati; - Avanzamento delle procedure autorizzative (pareri, autorizzazioni e nulla‐osta,
gare d’appalto ecc.); - Maggiore coerenza tra programma e peculiarità ambientali, storiche ed insediative
dell’ambito di intervento; - Maggiore coerenza ed integrazione tra gli interventi previsti; - Maggiore sinergia con altri programmi sociali in atto; - Maggiore coerenza tra processo partecipativo ed interventi previsti.
Per quanto attiene agli enti pubblici coinvolti nell’attuazione del programma, le garanzie riguardo alla loro effettiva partecipazione, saranno assicurate mediante appositi protocolli d’intesa che definiranno le relative competenze, la quantificazione e la natura delle risorse finanziarie a disposizione, ed il programma dei tempi di attuazione.
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F. I SOGGETTI PUBBLICI CHE SI RITIENE UTILE COINVOLGERE NELLA ELABORAZIONE, ATTUAZIONE E GESTIONE DEI PROGRAMMI E LE MODALITA’ DI SELEZIONE DEI SOGGETTI PRIVATI
F.1 SOGGETTI PUBBLICI Per quanto attiene agli enti pubblici che parteciperanno ai programmi, essi saranno coinvolti sin dalla fase iniziale di predisposizione, in modo da concordare e verificare direttamente con loro le scelte da fare e le soluzioni da adottare per rendere più snelle le procedure attuative dei programmi stessi e per garantire la più ampia condivisione.
Nell’elaborazione, attuazione e gestione dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana che saranno promossi dall’Amministrazione comunale di Martina Franca si ritiene utile coinvolgere da subito, direttamente ed indirettamente a vario titolo, i seguenti enti pubblici, cui potranno aggiungersene altri nel corso dell’elaborazione ed ogni altro soggetto pubblico portatore di interessi legittimi:
- Regione Puglia - Provincia di Taranto - Comune di Martina Franca
- Assessorato regionale Assetto del Territorio (Settore Urbanistica; Settore Assetto del Territorio; Settore Edilizia Residenziale Pubblica)
- Assessorato regionale Ecologia (Settore Ecologia; Settore Rifiuti; Settore Attività Estrattive)
- Assessorato regionale Opere Pubbliche (Settore Risorse Naturali; Settore Tutela delle Acque)
- Assessorato regionale Politiche della Salute (Settore Assistenza Territoriale e prevenzione)
- Ministeri competenti
- Agenzia del Demanio dello Stato
- Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia di Taranto
- Acquedotto Pugliese - ANCI Puglia - Autorità di Bacino della Regione Puglia - Protezione civile - Soprintendenza ai beni Archeologici della Puglia - Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio
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- Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed antropologico
- AATO Puglia - ARPA Puglia e Taranto - Camera di Commercio
- ANAS - Enti e concessionari delle reti urbane - Ferrovie del Sud Est
F.2 SOGGETTI PRIVATI
I soggetti privati da coinvolgere, direttamente ed indirettamente a vario titolo, anche durante le riunioni, gli incontri partecipativi, nell’attuazione dei programmi integrati saranno i seguenti:
- Residenti degli ambiti individuati e cittadini tutti
- Parrocchie ed associazioni - Comitati degli inquilini e dei cittadini
- Cooperative sociali - Centri di formazione professionale
- Associazioni sportive - Associazioni culturali - Cooperative di servizi e gestione ambientale
- Associazioni di volontariato, promozione sociale e della cooperazione
- Organizzazioni sindacali - Associazioni esercenti commerciali e delle attività della ricettività turistica
- Organizzazioni imprenditoriali nel campo dell’edilizia, servizi, commercio, etc.
- Imprenditori promotori o potenziali promotori di project financing
- Associazioni Ambientaliste
- ONG - Enti di Ricerca e Formazione
- Associazioni di categoria - Ordini professionali
Nello specifico, sono già parte attiva del processo partecipativo i seguenti soggetti:
- Associazione “La città possibile”
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Laboratorio culturale che ha come scopo la costruzione realistica e concreta di un percorso culturale finalizzato a sensibilizzare e coinvolgere persone per una città migliore possibile.
- IdeaLista
Movimento politico locale.
- Comitato Centro storico
Comitato formato da residenti e esercenti operanti nel Centro Storico, con lo scopo di contribuire a tutelare,riqualificare e rivitalizzare il Centro Storico di Martina Franca, attraverso l’elaborazione di analisi, proposte e iniziative.
- Partito Democratico – circolo di Martina Franca
- unità di Martina Franca del meetup Beppe Grillo Movimento Cinque Stelle
- ANCE Taranto
Associazione Nazionale Costruttori Edili della provincia di Taranto.
- Sindacato CGIL
- Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Taranto
- Ordine degli Ingegneri della provincia di Taranto
- Tecnici per il Centro Storico
Libera associazione di professionisti e imprese.
- altri soggetti privati di cui agli atti della partecipazione
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F.3 ATTUAZIONE E GESTIONE DEI PROGRAMMI Dal momento dell’approvazione del presente documento in Consiglio Comunale, seguiranno una serie di azioni che, a titolo esemplificativo, possono essere così riassunte:
1. Avvio dei processi di informazione/comunicazione, consultazione e collaborazione attiva dei soggetti interessati all’elaborazione e attuazione dei programmi integrati di rigenerazione urbana attraverso:
- presentazione del documento agli Enti Pubblici ed ai Soggetti Pubblici interessati;
- presentazione del documento alla Città e agli investitori interni ed esterni potenzialmente interessati ai programmi di rigenerazione urbana in un quadro di azioni sinergiche con l’Amministrazione;
- discussione nei quartieri di Martina Franca con la candidatura di uno o più di essi alle diverse iniziative strategiche di rigenerazione urbana;
2. Redazione dei programmi di rigenerazione urbana sulla base delle linee guida delineate dal presente Documento e di eventuali idee‐guida alternative e messa a punto nei documenti di dettaglio per le iniziative strategiche;
3. Definizione delle procedure di gara per l’espletamento delle successive fasi di progettazione e per la realizzazione degli interventi previsti;
4. Eventuale reperimento dei fondi pubblici necessari per la realizzazione dei programmi in gran parte a valere sui fondi regionali in essere o relativi la nuova programmazione nazionale e comunitaria;
5. Predisposizione e pubblicazione dei bandi di gara improntati su criteri di trasparenza e competitività per la realizzazione degli interventi previsti;
6. Realizzazione degli interventi e servizi previsti nei programmi;
7. Gestione dei servizi eventualmente realizzati;
8. Monitoraggio dell’attuazione.
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