Didattica della Shoah
Istituto Comprensivo “R. Capriglione” Liceo Scientifico
Santa Croce di Magliano27 gennaio 2014
1.1 Una premessa: come e perché ricordare?
• «È fondato il rischio di diventare professionisti della memoria» Anna Foa
• «C’è […] bisogno di storia […] È c’è bisogno di storie: ricostruire le vite cancellate» Anna Foa
• Razzismi e genocidi del Novecento• Tra eccezionalità e banalizzazione
1.2 Perché la crudeltà?
• 42.500 tra ghetti e lager • Dai 15 ai 20 milioni di persone • Dai 7 agli 8 milioni di morti• «esperimenti di immersione in acqua fredda»,
esperimenti chirurgici…• ma anche forme di crudeltà gratuite… (Baron-
Cohen 2012)
2.1 Un approccio didattico tra discipline e ordini diversi
“essere riusciti a ricostruire il fenomeno storico dell’Olocausto non significa
necessariamente averne compreso le dimensioni morali; esse possono essere
colte in modo altrettanto efficace mediante l’esame di opere d’arte, di monumenti e di memorie personali”
(Gardner 2000, p. 192)
2.2 Ordini ed ambiti: la scuola elementare
Lia Levi e Emanuela Orciari,La portinaia Apollonia, Orecchio Acerbo, Roma 2005
2.3 Ordini ed ambiti: la scuola elementare
Ruth Vander Zee e Roberto Innocenti, La storia di Erika, La Margherita, Trezzano sul naviglio 2003
2.4 Ordini ed ambiti: la scuola elementare
• Per un elenco aggiornato e commentato di albi illustrati sul tema della Shoah: http://principieprincipi.blogspot.it/2013/01/libri-per-la-memoria.html
• I disegni di Helga Weiss (Il diario di Helga. La testimonianza di una ragazza nei campi di Terezìn e Auschwitz, Einaudi 2014), http://www.iccalcinate.it/shoah.php?oper=helga&n=1
2.5 Ordini ed ambiti: la scuola superiore
Percorsi letterari• Prosa: Primo Levi, Elie Wiesel, Anna Frank…. • Poesia: Paul Celan• Graphic novel: Art Spiegelman Percorsi filosofici• Jonas• Percorsi musicali: Francesco Guccini http://
www.youtube.com/watch?v=2HItzNcSJCU
2.6 Celan
Nero latte dell’alba lo beviamo la seraLo beviamo a mezzogiorno e al mattino lo
beviamo la notteBeviamo e beviamoScaviamo una tomba nell’aria là non si giace
stretti
2.7 Jonas
Hans Jonas, Il concetto di Dio dopo Auschwitz, Una voce ebraica, Il Melangolo, Genova 1990
• Bontà assoluta, potenza assoluta, comprensibilità
• “Dio taque. Ed ora aggiungo: non intervenne, non perché non volle, ma perché non fu in condizione di farlo” (p. 35)
2.5 Ordini ed ambiti: la scuola superiore
• Percorsi cinematografici: Centro di documentazione ebraica contemporanea http://www.cdec.it/home2_2.asp?idtesto=1165&idtesto1=1165#joffo)• Voci della Shoahhttp://www.shoah.acs.beniculturali.it/index.php?page=Home&lang=it)
2.6 Auschwitz non è un museoWorld Center for Holocaust Research in Israele
http://www.yadvashem.org/, http://www.yadvashem.org/yv/en/education/languages/italian/
2.7 Auschwitz non è un museoHolocaust Memorial Museum negli Usa
http://www.ushmm.org/it
2.8 Auschwitz non è un museoMuseo ebraico di Berlino
http://www.jmberlin.de/main/Kurzinfo/italiano.php
2.9 Auschwitz non è un museoIl campo di Mauthausen
http://www.mauthausen-memorial.at/int/it/
2.10 Auschwitz non è un museoIl campo di Auschwitz
http://en.auschwitz.org/m/
2.11 Auschwitz non è un museoMuseo della risiera di San Sabba
http://www.turismofvg.it/Musei/Museo-Civico-della-risiera-di-San-Sabba
2.11 Auschwitz non è un museo
«i luoghi hanno una loro forza sconvolgente perché evocano ciò che è accaduto. Se
ascoltare questa storia non ti cambia niente dento, allora è inutile ascoltare»
Anna Foa «Qui bisogna capire che si cammina sul più
grande cimitero del mondo» Geoges Didi- Hberman
3.1 Ancora un approccio didattico
• 20 gennaio 1942 conferenza del Wannsee• “otto delle quattordici personalità principali
presenti avevano conseguito la laurea in importanti università dell’europa centrale” (Gardner 2000, p. 192)
• “Ciascuno di noi avrebbe potuto essere vittima o carnefice” (Gardner 2000, p. 193)
3.2 Empatiaazione con cui diventiamo consapevoli di altre persone e della loro vita interiore
1. L’empatia è differente dalla simpatia e dalla compassione
2. L’empatia non è il mistero della comunicazione tra due anime
3. L’empatia non è una intuizione 4. L’empatia ha come esito finale una riflessione
sull’identità personale 5. L’empatia può essere appresa6. L’empatia ha dei limiti
3.3 Perché insegnare l’empatia?
«Le nazioni sono sempre più attratte dall’idea del profitto; esse e i loro sistemi scolastici stanno
accantonando, in maniera del tutto scriteriata, quei saperi che sono indispensabili a mantenere viva la
democrazia. Se questa tendenza si protrarrà, i paesi di tutto il mondo ben presto produrranno generazioni di
docili macchine anziché cittadini a pieno titolo, in grado di pensare da sé, criticare la tradizione e comprendere il
significato delle sofferenze e delle esigenze delle altre persone»
(Martha Nussbaum, Non per profitto , Il Mulino, Bologna 2011, pp. 21-22)
3.4 Un impegno personale
«Gandhi […] comprese perfettamente che la lotta politica per la libertà e l’uguaglianza deve essere anzitutto una lotta in seno a ciadcuna
persona, dove compassione e rispetto si misurano contro paura, avidità e aggressione
narcisitica» (Martha Nussbaum, Non per profitto , Il Mulino, Bologna 2011, p. 47)
3.5 Una breve lista • «Sviluppare la capacità degli studenti di vedere il mondo
dal punto di vista di altre persone»• «Insegnare a confrontarsi con le inadeguatezze e le
fragilità umane»• «Sviluppare la capacità di un’autentica sensibilità verso
gli altri, vicini e lontani»• «Incoraggiare la responsabilit໕ «Promuovere con vigore il pensiero critico, la capacità e il
coraggio richiesti per far sentire una voce dissenziente» (Martha Nussbaum, Non per profitto , Il Mulino, Bologna 2011, p. 61)
3.6 Come insegnare l’empatia?
• Gioco • Lettura • Narrazione di storie • Arte
«the operative requirement to enhance student learning is for
teacher to see the learning through the eyes of the
students»(Hattie 2012, p. 103)
3.6 Empatia e professionalità docente
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