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Page 1: Dalle Suore Bianche del Lido (a sinistra) e la candela …tata la candela della Gmg in quattro monasteri vene-ziani: dalle Clarisse della Giudecca, dalla Clarisse Cappuccine di Mestre,

GENTE VENETA n. 24, 17 giugno 2016 99

ERACLEA - Riflessione sulla fragilità e su come accoglierla

Il Patriarca al Giubileo del malato:Il tempo della fragilità non è di serie B«Il meglio di ognuno di noi emerge nell’attimo della prova»

Un momento del Giubileo dei malati (foto Ottica Lunardelli di Eraclea)

hiesa di Eraclea gremitaper il “Giubileo del Ma-lato”. Un appuntamen-

to che lo scorso sabato ha vistocentinaia di anziani e ammala-ti, provenienti da tutto il lito-rale veneziano, ritrovarsi nellachiesa giubilare di Santa MariaConcetta per la celebrazioneeucaristica presieduta dal Pa-triarca di Venezia.

Un momento molto forteche ha voluto sottolineare l’at-tenzione verso i più deboli.

«E’ bello vedere così tantepersone riunite qui per questagiornata particolare - ha dettoin apertura della celebrazione,il parroco di Eraclea, don An-gelo Munaretto - e sentire at-traverso la vostra presenza, labellezza di una realtà alla qua-le anche il Papa ci ha invitato apartecipare: vivere le opere diMisericordia riconoscendo ilvolto di Gesù in ogni fratellosegnato dalla sofferenza e daldolore. Viviamo dunque que-sta Eucarestia, sentendoci tuttiparticolarmente amati dal Si-gnore».

Al momento dell’omelia, ilPatriarca Francesco si è poi ri-volto ai fedeli in un accorata ri-flessione sul senso della malat-tia e l’importanza di viverequesto momento con il giusto

C spirito.«E’ un momento molto im-

portante - ha detto infattimons. Moraglia - in cui tutti,non solo i malati e gli anziani,siamo chiamati a riflettere sulsenso di questa giornata. Iltempo della fragilità non deveessere considerato di serie B.Sarebbe sbagliato vivere que-sto momento come un “nontempo”. La fragilità appartie-ne all’uomo e tutti, chi prima echi dopo, saremo visitati daquesto tempo. Il Signore ci par-la, ci lavora e porta la nostra vi-ta a pienezza soprattutto nellestagioni della malattia».

«Fanno paura - ha poi ag-giunto - quegli uomini e quel-le donne che costruiscono tut-to a partire dal valore della pre-stazione. E’ una visione sba-gliata dell’uomo, perché esso èun misto di fragilità e debolez-ze, un susseguirsi di gioventù,maturità, anzianità. L’aspettoche vorrei fosse fatto proprioda tutta la comunità è questo:il tempo della fragilità è il mo-mento in cui comunque siamochiamati a dare il meglio di noistessi. Perché il meglio emergenell’attimo della prova».

Il Patriarca si è quindi sof-fermato sul Sacramento del-l'Unzione che ha chiamato Sa-

cramento della fragilità. Unmomento che secondo il Ve-scovo deve essere riscopertosoprattutto in questo anno giu-bilare. La persona fragile è co-munque un segno di Dio nellavita delle persone, qualcosache arricchisce. Frequentandouna persona provata, si assistead una lezione su chi è l’uomo,si comprende ciò che si diven-terà.

«Vorrei quindi parlare convoi del Sacramento dell’Un-

zione dei Malati - ha ripresomons. Moraglia - Uno dei set-te Sacramenti al quale si deveguardare senza paura, perchéè quello che ci aiuta nel tempodella malattia, della fragilità,della debolezza. Spesso è statovisto come il Sacramento di chista morendo, ed è invece un se-gno che viene dato all’iniziodella fragilità per vivere bene econ forza il momento dellamalattia».

«Un tempo difficile - ha ag-

giunto - in cui la fragilità dell’a-nima, incide su quella del cor-po e viceversa e l’effetto diquesto Sacramento è quello diliberarci completamente dalpeccato. In questo modo ci vie-ne data la possibilità di viverela fragilità come la vivrebbeGesù e di chiedere con forza alui anche la guarigione. Non èun Sacramento che dobbiamotemere, è un Sacramento chedobbiamo chiedere».

«Usiamo questo Giubileo -

ha concluso mons. Moraglia -che si rivolge alle persone ma-late anziane, per stare vicino aimalati e non considerare iltempo della malattia come i-nutile, ma come un’occasioneper crescere di fronte al Signo-re, a me stesso e alla comunità.E che sia l’opportunità per ri-scoprire il Sacramento dell’un-zione dei malati per vivere co-me Gesù e con Gesù, il tempodella fragilità».

Pierpaolo Biral

GIOVANI - Verso la Giornata mondiale della Gioventù in Polonia: nel sito della Pastorale giovanile tutte le informazioni e le modalità per le iscrizioni last minute

Sono 415 (in crescita) i giovani veneziani alla GmgIscritti in aumento rispetto all’ultima edizione europea, a Madrid nel 2011. E ci sono ancora alcuni giorni, fino al 25 giugno, per le ultime iscrizioni

Don Pierpaolo Dal Corso: «La Gmg non è una cosa da vedere: in tivù è meglio. E’ da vivere, per capire, dal clima che si respira, che è un incontro con Cristo»

Per 135 giovani veneziani il viaggio è più lungo: prima c’è il gemellaggio con la diocesi di Bielsko-Zywiec

Altamura, Bari, Brindisi, Chioggia, Conversano,Molfetta, Padova, Trani. E poi Venezia. Sonoqueste le diocesi italiane che hanno stretto ge-mellaggio con la diocesi polacca di Bielsko-Zywiec. E questo gemellaggio con la Chiesa po-lacca situata al confine con la Slovacchia e la Re-pubblica ceca sarà la prima tappa di 135 giova-ni veneziani, insieme ai loro accompagnatori.E' circa un terzo, infatti, dei partecipanti vene-ziani alla Gmg ad aver scelto la proposta di viag-gio lungo. Questo prenderà il via il 19 luglio, sei

giorni prima rispetto alla proposta di viaggiocorto, e impegnerà i primi giorni proprio nel-l'incontro con le persone e i luoghi della Chiesadi Bielsko-Zywiec.«E' la diocesi nel cui territorio c'è Auschwitz –sottolinea don Pierpaolo Dal Corso – ma è anchequella delle vacanze sulle montagne polacchedi Giovanni Paolo II. Perciò ci aspettiamo cheda quei giorni esce una maggiore conoscenza euna riflessione sia sulla tragedia dei lager chesulla grande figura del Papa e santo polacco».

Venezia: nei numeri dei partecipanti l’importanza di dar forza alle collaborazioni pastorali

Un bel gruppetto dal Lido, una quindicina daiFrari, qualcuno da San Cassiano: sono i numeridegli iscritti alla Gmg provenienti da Venezia edalle isole. Poi pochi altri, da altre comunità. Nu-meri che fanno riflettere, perché dicono che lepartecipazioni si hanno dove ci sono comunitàdi una certa dimensione, strutturate e affiatate.

E' la riprova, probabilmente, di quanto utili po-tranno essere le collaborazioni pastorali, specieladdove le comunità sono più piccole o fram-mentate. In alcuni ambiti pastorali e per alcunidestinatari – i giovani ne sono prova certa – l'u-nione fa davvero la forza. E la collaborazione neè lo strumento.

Nei monasteriUna candelaper la GmgIn questi giorni è stata por-tata la candela della Gmgin quattro monasteri vene-ziani: dalle Clarisse dellaGiudecca, dalla ClarisseCappuccine di Mestre, dal-le Carmelitane di Veneziae dalle Suore Bianche delLido (foto sopra il titolo).Un modo, questo, per met-tere in rete spirituale e dipreghiera realtà solo appa-rentemente distanti dellanostra Chiesa.

ono 415, per ora, i giova-ni della nostra diocesi cheprenderanno parte, a fine

luglio, alla Gmg 2016. Per ora,si diceva, perché ci sono anco-ra una decina di giorni per chivoglia cogliere – quasi comefosse un last minute (info:www.patriarcatovenezia.it/pastorale-giovanile/) – l'oppor-tunità di vivere la Giornatamondiale della Gioventù inPolonia.

I 415 iscritti sono il segno delcoinvolgimento dei giovani ve-neziani: lo attesta il confrontocon la partecipazione alla pas-sata Gmg europea, quella diMadrid nel 2011: allora i vene-ziani furono 400, appena unpo' meno di oggi.

E il buon lavoro fatto nel Pa-triarcato è sottolineato anchedal fatto che, mentre a livellonazionale c'è una lieve flessio-ne di partecipanti, nella nostradiocesi c'è un certo progresso.

Ma i numeri raccontano solouna parte della questione. Cer-to, c'è il grande carisma di pa-pa Francesco, alla sua primaGmg in Europa, ad attrarre igiovani; ma ad appassionarec'è dell'altro. Lo spiega, raccon-

S tando la propria esperienza,don Pierpaolo Dal Corso, re-sponsabile della Pastorale gio-vanile diocesana: «Io ho parte-cipato a tre Gmg, prima di di-ventare sacerdote. Ricordo so-prattutto quella di Roma, nel2000: è stata una grande, po-tente esperienza di Chiesa. LaGmg non è una cosa da vede-re, perché dalla tivù la vedimolto meglio. Ma se sei là, seiimmerso in uno clima che nonè solo di entusiasmo: è la situa-zione evangelica del “quandodue o tre sono riuniti nel mionome, io sarò in mezzo a loro.E tu questa cosa la respiri».

Non solo: partecipare di per-sona significa anche smontareun pregiudizio: quella che laGiornata della Gioventù sia so-lo un grande raduno: «Ti rendiconto che tu sei là perché quel-lo è un incontro con Cristo. E setu incontri Cristo, puoi farequello che Dio vuole. Perciònella Gmg c'è anche una va-lenza vocazionale, per cui di-venta più facile scoprire la pro-pria vocazione, che sia quellaalla vita matrimoniale o allaconsacrazione al Signore».

Giorgio Malavasi

Dalle Suore Bianche del Lido (a sinistra) edalle Clarisse della Giudecca a consegnare

la candela della Gmg