Dedicato ad A.
Dall’11 Settembre a Barack ObamaLa Storia co te pora ea ei Fu ei
di Luigi Siviero
© dell’Autore dei tesi© Tespi srl per questa edizione
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Collana: L’arte delle Nuvole, 8
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Luigi Siviero
Dall’11 Settembre
a Barack Obama
La Storia contemporanea nei Fumetti
4
Dall’11 settembre a Barack Obama
PREMESSA
1.1 11 settembre: dove e quando
1.2 Il nesso fra l’11 settembre e la Guerra
al Terrore
1.3 La portata della Guerra al Terrore
1.4 Prima dell’11 settembre
1.5 Problemi di linguaggio
1.6 Editorial cartoon e vignette
L’11 SEttEMbRE
2.1 Storia editoriale dei fumetti dedicati
agli attentati dell’11 settembre 2001
2.2 La reazione immediata degli autori
di fumetti
2.3 I nuovi eroi
2.4 I supereroi in crisi
2.5 11 settembre: una tragedia di tutti?
2.6 La ricostruzione delle Torri Gemelle
PRiMA dELL’11 SEttEMbRE
3.1 Il passato delle Torri Gemelle
3.2 L'Afghanistan prima dell’11 settembre
3.3 L'invasione dell'Afghanistan
in Watchmen
3.4 Il passato dell'Afghanistan in altri fumettidifinzione3.5 L'Iraq prima dell’11 settembre
3.6 La famiglia Bush
3.7 L’11 settembre e la globalizzazione
verticale 3.7.1 Capire Israele in 60 giorni (e anche meno)
3.7.2 Il Cavaliere Oscuro di Frank Miller:
dalla Guerra Fredda all’11 settembre
3.7.3 Il tempo non si ferma per nessuno
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Indice
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3.7.4 La rimozione del Vietnam
3.7.5 La globalizzazione della tortura
3.7.6 Un caso di globalizzazione verticale
verso il futuro della forma-nuvola
PRoPAgAndA E MEnzognA dAL LinguAggio PoLitico AL LinguAggio dEL fuMEtto
4.1 Il linguaggio del governo americano
e dei mass media dopo l’11 settembre
4.2 Stan Lee e la giustizia di frontiera
4.3 Un caso di linguaggio simbolico:
la bandiera degli Stati Uniti
4.4 Manipolazione del linguaggio nell’opera
L’ombra delle torri di Art Spiegelman
4.5 Julian Assange 4.5.1 Il mito della caverna
4.5.2 Collateral Murder
4.5.3 Linguaggio e verità
4.6 La menzogna in politica e nei mass media
4.7 Doonesbury e l’11 settembre comegiustificazione4.8 The Boondocks: la guerra del bene
contro il male 4.8.1 La malvagità dei terroristi
in una striscia di Doonesbury
4.9 69/11: la libertà messa alla prova
4.10 Questa è una guerra di estremi
che si fronteggiano. Ma le storie stanno
nel mezzo
L’11 SEttEMbRE E LA guERRA AL tERRoRE nEi fuMEtti di cRonAcA
5.1 Premessa
5.2 I segreti del Quai d'Orsay di Christophe
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Dall’11 settembre a Barack Obama
Blain e Abel Lanzac 5.2.1 La politica internazionale di inizio
millennio raccontata dall'interno
dei palazzi del potere
5.2.2 La cosa più importante: il linguaggio
5.2.3 Il linguaggio del fumetto
5.2.4 “Tintin” è musica. “Tintin” è una sinfonia
5.2.5 I monologhi del Ministro
5.2.6 Un fumetto sulle miserie umane
5.2.7 De Worms da re a suddito
5.2.8 L'approvazione della risoluzione 1441
5.2.9 Il Nigergate . . jegiustificazionigiuridichedellaguerra in Iraq: il punto di vista del Dipartimento
di Stato degli Stati Uniti
5.2.11 L’improvvisa minaccia di veto della Francia
5.2.12 Un uomo chiuso nella sua torre d'avorio
5.3 Joe Sacco in Iraq
5.4 Altri giornalisti embedded
5.5 Il rapporto illustrato della Commissione
sull’11 settembre
5.6 The Big Lie di Rick Veitch
5.7 L’ombra delle torri di Art Spiegelman
5.8 I miei vicini di Dorchester di Greg Cook
5.9 Ted Rall in Afghanistan
L’11 SEttEMbRE E LA guERRA AL tERRoRE nEi fuMEtti di SuPERERoi
6.1 La militarizzazione dei supereroi
nell’era Bush
6.2 Capitan America di John Ney Rieber
e John Cassaday 6.2.1 La rappresentazione degli attentati
dell’11 settembre
6.2.2 La vendetta
6.2.3 La teoria del contraccolpo
6.2.4 L'inconsapevolezza delle colpe dell'impero
6.2.5 Perché Capitan America svela al mondo
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la sua identità segreta
6.2.6 Un nuovo linguaggio a stelle e strisce
6.3 Ultimates di Mark Millar e Bryan Hitch
6.4 Civil War
6.5 L’Iniziativa
6.6 Garth Ennis 6.6.1 The Pro e The Boys
6.6.2 Punisher MAX
6.7 Ex Machina di Brian K. Vaughan
e Tony Harris
6.8 New X-Men di Grant Morrison
6.9 Warren Ellis 6.9.1 Iron Man: Extremis
6.9.2 Black Summer
6.10 Iron Man di Daniel e Charles Knauf
6.11 Capitan America di Ed Brubaker
6.12 Sacro terrore di Frank Miller. j invasionediqtatifittizi6.14 Militarizzazione dei supereroi
nell’era Bush
6.15 Altri fumetti di supereroi dell’era Bush
6.16 La Guerra al Terrore nei fumetti
di supereroi dopo l'elezione
di Barack Obama
6.17 I militari diventano supereroi
6.18 Supereroi musulmani dopo
l’11 settembre
6.19 I supercriminali diventano
superterroristi
6.20 Figli di Watchmenofigli dell’11 settembre?
6.21 Dalla crisi morale dei supereroi sboccia
All Star Superman
LA guERRA AL tERRoRE nEgLi ALtRi fuMEtti di finzionE
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Indice
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Dall’11 settembre a Barack Obama
7.1 Doonesbury di Garry B. Trudeau
7.1.1 Alcuni fumetti satirici. )militarineifumettidifinzione 7.2.1 Il giudizio morale sui soldati in Iraq
7.3 DMZ
7.4 Settantadue vergini
7.5 L’esecuzione di ostaggi
7.6 Le mine antiuomo in Afghanistan
7.7 Lo zoo di Baghdad
7.8 Julia
7.9 Non per la gloria
gLi StAti cAnAgLiA
8.1 L’Asse del Male
8.2 L’Iran
8.3 La Corea del Nord
8.4 War Heroes di Mark Millar e Tony Harris
)l confl)tto arabo-)srael)ano
9.1 La nascita di Israele e il passato delconflittoarabo-israeliano nei fumetti di cronaca
9.2 Israele negli anni Zero
9.3 Punti di contatto fra 11 settembre,
Guerra al Terrore econflittoarabo-israeliano 9.3.1 George W. Bush romperà il culo ai palestinesi
9.3.2 Israele, America e Gran Bretagna:
i tre pilastri del male . . jaeuerraalrerroreeifinanziamenti di Saddam Hussein ai Palestinesi
9.4 La guerra in Cecenia
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iL Mondo dEi fuMEtti incontRA LA REALtà
10.1 Premessa
10.2 Enzo G. Baldoni
10.3 Il caso delle vignette danesi
su Maometto . . )ldivietodiraffiguraregliesseriviventi nella religione islamica
10.4 Un fumetto dello United Nations
Population Fund ( )
10.5 I fumetti della Marvel per l'esercito
americano
10.6 Fumetti di propaganda
10.7 Arteterapia a fumetti 10.7.1 Un caso di disturbo post-traumatico
da stress in Doonesbury
10.8 Problemi di censura
bARAck obAMA
11.1 Capitan Obama I 11.1.1 Da Capitan Obama a Superman Obama
11.1.2 Barack Obama e Spider-Man
11.1.3 L’Obamania nei fumetti
11.1.4 Hope
11.1.5 Obama in Doonesbury
11.1.6 L’uccisione di Osama Bin Laden
11.2 Capitan Obama II
11.3 12 settembre
concLuSioni
intERViStA A MAttEo cASALi
bibLiogRAfiA
RingRAziAMEnti
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Capitolo 1
Premessa
1.1 11 settembre: dove e quandoÈ impossibiledelimitaregeograficamentee temporalmentegli attentatidell’11 settembre 2001. C’è una data, l’11 settembre, ci sono degli orari pre-
cisi (ore 8:46:30: il volo 11 della American Airlines si schianta nella Torre
Nord del World Trade Center; ore 9:03:02: il volo 175 della United Airlines
colpisce la Torre Sud), ci sono tre luoghi (Manhattan, il Pentagono, la campa-
gna alla periferia di Stonycreek Township in Pennsylvania), eppure si tratta
di dati fuorvianti perché rappresentano solo una porzione di quell’evento.
I dirottatori si imbarcarono dall’aereoporto di Boston (altro luogo, altra
ora); George W. Bush fu avvertito dell’attacco mentre si trovava in una scuo-
la elementare di Sarasota County in Florida (altro luogo); i terroristi presero
lezioni di volo nei mesi precedenti (altra data); i soccorritori scavarono per
settimane fra le macerie delle Torri Gemelle (altra data).
Fra le 8:46:30 e le 10:28:22, dal primo schianto di un aereo contro una
delle Torri del World Trade Center al crollo della Torre Nord, si racchiude il
cuore degli avvenimenti dell’11 settembre 2001. L’aereo che si dirige verso larorrequd,lasecondaesplosione,lerorriinfiamme,icrollielanuvoladipolvere che avvolse New York diventarono l’11 settembre per antonomasia findalgiornodegliattentati,quandoleretitelevisivetrasmiseroleimmagi-ni salienti per centinaia di volte.oueicentodueminuti incuisiverificaronoglischianti, leesplosioni,gliincendi e i crolli a New York sono un fotogramma estrapolato da una se-
quenza più ampia. Ciascuno di essi – il primo schianto, il secondo schianto, il
Dall’11 settembre a Barack Obama
12
primo crollo e così via – potrebbero essere analizzati singolarmente oppure
potrebbero essere collocati in un quadro più ampio.
Una volta deciso di non limitarsi all’esame di un singolo atomo ma di dare all settembreunosguardod insieme,qualilimitigeograficietemporalisidovrebbero adottare?
1.2 il nesso fra l’11 settembre e la guerra al terrore
Ne L’ombra delle torri1 di Art Spiegelman si può notare la continuità fra gli
attentati dell’11 settembre e la politica estera dell’amministrazione Bush. latacomeun fumettoautobiograficosugliattentatiallerorrieemelle, laserie dell’autore statunitense diventò da subito un atto di denuncia contro
il governo degli Stati Uniti, che il 7 ottobre 2001, ventisei giorni dopo gli
attentati, aveva dichiarato guerra all’Afghanistan.
Quello che accadde la mattina dell’11 settembre non si risolse in poche ore
ma diede forza all’ala neoconservatrice del governo statunitense. Solo un
anno prima, nel settembre del 2000, i neoconservatori avevano teorizzato la
necessità di un evento shockante che spingesse la popolazione ad accettare
una politica estera fondata sull’aumento di risorse destinate all’esercito e
sul dispiegamento duraturo di forze militari in Medio Oriente, nel Sudest
asiatico e nell’Europa del Sud. Nel Project for a New Century si legge:
Anche se destinato a sfociare in un cambiamento rivoluzionario, il proces-
so di trasformazione rischia di essere lungo, senza un avvenimento cata-strofico,catalizzatore–comeunanuovanearl(arbor.Gli attentati dell’11 settembre possono dunque essere collocati all’interno
di una concatenazione di eventi storici. Ci sarebbero state le guerre in Afgha-
nistan e in Iraq, e più in generale la Guerra al Terrore, se prima non ci fosse
stato l’11 settembre? Naturalmente è impossibile rispondere, tuttavia si può
affermare che ci furono le guerre in Afghanistan e in Iraq perché prima ci fu
l’11 settembre. In particolare è molto forte il nesso di causa ed effetto che
1 Art Spiegelman, L’ombra delle Torri, trad. it. Cristina Previtali, Giulio Einaudi Editore,
Torino, 2004 [2001-2003].
premessa
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lega l’11 settembre e la guerra in Afghanistan, voluta dall’amministrazione
Bush per portare Osama Bin Laden davanti alla giustizia2.
L’11 settembre potrebbe essere il punto di partenza di un particolare seg-
mento storico che iniziò con gli attentati sul suolo americano e si concluse
con il ritiro delle truppe americane dall’Iraq e con l’uccisione di Osama Bin
Laden3. Il legame fra l’11 settembre e le due guerre volute da George W. Bush
è così forte che ho deciso di considerare come una sorta di unità il periodo
di tempo che va dall’11 settembre 2001 allo scadere del primo mandato di
Barack Obama, durante il quale i soldati americani lasciarono l’Iraq e Osama
Bin Laden fu ammazzato.
1.3 La portata della guerra al terrore
Il 20 settembre 2001, dinnanzi a una sessione congiunta del Congresso,
George W. Bush affermò:janostraeuerraalrerrore inizia conAloaedamanon finisce là.lonfiniràfinoaquandoognigruppoterroristicodiportataglobalesaràtro-vato,fermatoesconfitto.La Guerra al Terrore non comprese solo le guerre combattute dagli Stati
Uniti in Afghanistan e Iraq. Il fronte fu molto più ampio e si estese a tutti i
continenti.
2 Ammesso che fosse questo il vero scopo della guerra. In che modo George W. Bush voles-
se fare giustizia sarà un argomento che affronterò nel paragrafo 4.2.3 La Guerra in Afghanistan è ancora in corso e in Siria si sta combattendo una guerra civilechepotrebbeesserevistacomeuntentativodibassoprofilodirovesciareunaltrogoverno ostile alla politica estera americana dopo quelli di Iraq e Afghanistan. L’unica
differenza fra la guerra civile in Siria e le guerre in Afghanistan e Iraq potrebbe essere che
nelle ultime due gli Stati Uniti intervennero direttamente, mentre nella prima forniscono
solo un appoggio indiretto. Nonostante la guerra in Afghanistan non si sia ancora conclusa
e la guerra civile in Siria sia scoppiata nel 2011, si può affermare che la Guerra al Terrore
appartiene al passato perché il terrorismo non è più avvertito dalla popolazione (oppure
– non c’è differenza – imposto alla popolazione da politici e mass media) come una minac-
cia di primo piano, e la guerra in Afghanistan coinvolge un numero esiguo di militari che
non sono impegnati in operazioni belliche particolarmente logoranti.
Dall’11 settembre a Barack Obama
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Con il nome in codice Operazione Enduring Freedom ( ) gli Stati Uniti
non designarono solo la guerra in Afghanistan ma anche le campagne mi-
litari – dilippine appoggio alle truppe filippine per combattere AbuSayyaf, Jemaah Islamiyah e altri gruppi), – Trans Sahara (addestramen-toditruppelocalieconcessionedifinanziamentiadiecinaesifracuiAlge-
ria, Senegal, Nigeria e Marocco per combattere il terrorismo), – Pankisi
Gorge (addestramento di truppe locali nella valle del Pankisi in Georgia),
– Caraibi e America Centrale e – Corno d’Africa (operazioni contro
la pirateria e il terrorismo in Kenya, Somalia, Etiopia, Sudan, Eritrea, Gibuti
e Seychelles).
La portata della Guerra al Terrore va estesa anche a Iran e Corea del Nord
perché nel gennaio 2002 Bush disse che Iran, Iraq e Corea del Nord formava-
no un Asse del Male. Mi occuperò dell’Asse del Male nel capitolo 8.
Furono coinvolti nella Guerra al Terrore anche Pakistan e India, sia per-
ché i due Stati furono teatro di attentati terroristici, sia per la loro vicinanza
all’Afghanistan, che li rese parte di un discorso geopolitico sovranazionale.
In altre occasioni fu Al Qaeda a coinvolgere degli Stati nella guerra al ter-
rorismo. Fra gli attentati messi a segno dall’organizzazione terroristica di
Osama Bin Laden dopo l’11 settembre si possono ricordare quelli a Bali (12
ottobre 2002), Casablanca (16 maggio 2003), Istanbul (15 e 20 novembre
2003), Madrid (11 marzo 2004), Londra (7 luglio 2005) e Algeri (11 aprile
2007).
Più controversa è invece l’estensione del concetto di Guerra al Terrore ai conflittiinnalestina,aeceniaejibano.In senso lato tutte queste guerre potrebbero essere ricondotte a una ge-
nerica guerra al Terrore per più di un motivo. In primo luogo il ricorso ai
kamikaze nella seconda Intifada e in Cecenia potrebbe accomunare questi conflittialleguerrecombattutedagliqtatisniti.Anchelafedereligiosadeicombattenti fucomune inmolteguerre:nonche iconflitti in )raq,Afgha-
nistan, Palestina, Libano e Cecenia avessero motivazioni prevalentemente
religiose4, tuttavia è un fatto che l’elemento religioso emerse in maniera an-
che decisa. In terzo luogo, a livello propagandistico, si tentò di trovare un filorossofraivariconflittisiadapartedeinaesifilostatunitensiointeres-sati ad avallare l’impostazione data alla Guerra al Terrore dagli Stati Uniti,
4 In tutti i casi i musulmani combatterono per difendere un territorio (Iraq e Afghanistan),
riconquistare un territorio (Israele) o diventare autonomi in un territorio sul quale risie-
devano ma che era controllato da uno Stato (Kashmir e Filippine).
premessa
15
sia da parte di Al Qaeda (che tentò di legittimare la propria condotta anche
sottolineando le vessazioni subite dai Palestinesi5 a Gaza e in Cisgiordania). )nfineunaltroelementocomunepotrebbeesserelarelazionefraqtatisnitie Israele, così forte negli anni dell’amministrazione Bush da assomigliare a
un fronte comune fra i due Stati.Amiopareretuttiiconflittipresiinconsiderazioneebberounaopi‘ca-
ratteristiche in comune con le guerre in Iraq e Afghanistan, tuttavia ciascu-
no di essi ebbe anche delle peculiarità che lo differenziarono dagli altri e lo
resero unico. Si potrebbe scegliere di prendere in considerazione le caratte-ristichecomuni,edampliarel argomentodellibroaconflitticomequelliinIsraele, Libano e Cecenia, oppure dare più peso alle peculiarità dei singoli conflitti,segnalandolaloroesistenzaeiloropossibilipuntidicontattocongli attentati dell’11 settembre e la Guerra al Terrore, ma non trasformandoli
in un tema rilevante del libro. Nessuna delle due opzioni sarebbe scorretta.kioccuperòdel conflittoarabo-israelianoedellaguerra inaecenianelcapitolo 9.
1.4 Prima dell’11 settembre)lfattodiaveretrovatonell arcoditemposopradescrittoun unitàsignifi-cativa pregnante che adotterò come ossatura del libro non implica che l’11
settembre e la Guerra al Terrore debbano necessariamente essere incanalati entroquesticonfini.La portata temporale dell’11 settembre va valutata anche a ritroso perché ciòcheaccaddeprimadegliattentatipuòavereavutoinfluenzasugliatten-
tati stessi o più in generale può essere un’utile chiave di lettura di quei fatti.
Il capitolo 3 sarà dedicato agli avvenimenti che precedettero l’11 settem-bre.)noltrenelcapitolo ilconflittoarabo-israelianosaràesaminatodaunaprospettiva storica.
5msamaBinjadenusòlacausapalestinesepergiustificarelajihad:«lélAmericanéisuoicittadinipotrannosentirsisicurifinchénoinonlosaremoinnalestina».baqidhacobsoneErnie Colón, 9/11: il dopo. La Guerra al Terrore, trad. it. Fabrizio Grillenzoni, Alet Edizioni,
Padova, 2008, pag. 19.
Dall’11 settembre a Barack Obama
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1.5 Problemi di linguaggio
Per colpa dei miei limiti linguistici nel libro non prenderò in considerazio-
ne i fumetti scritti in lingue come l’arabo, il giapponese e l’indiano.
Nonostante in Italia e in Occidente vengano pubblicati moltissimi fumetti
giapponesi, ho preferito escludere dal mio campo di osservazione anche le operediquest areageografica.rramiteleedizionitradottepotreiconoscerele opere pubblicate in Occidente, ma non quelle che non vengono tradotte.
Senza la possibilità di ricostruire un quadro generale dei manga dedicati
all’11 settembre e alla Guerra al Terrore, rischierei di dare troppa importan-
za a opere marginali e di escludere fumetti importanti.
1.6 Editorial cartoon e vignette
Negli Stati Uniti il genere degli editorial cartoon racchiude il commento
dei fatti di cronaca e la satira politica realizzati per mezzo del disegno. Com-
prende sia opere formate da una vignetta singola, che corrispondono alle vi-
gnette satiriche pubblicate dai quotidiani italiani, sia opere che si articolano
in una sequenza di più vignette.
A causa della quantità impressionante di editorial cartoons e vignette sa-
tiriche, ho deciso di non occuparmene in questo libro, salvo casi particolari.
Per capire autori e tendenze, e organizzare il materiale con metodo e razio-
nalità, ci sarebbe bisogno di un libro apposito.
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