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Mercoledì 30 giugno 2010

Economia&AmbienteLe discariche chiedono 130 euro a tonnellata

Costa di più smaltire un mattoneche comperarlo nuovo alla fornaceLa raccolta indifferenziata comporta oneri crescenti. Entro il 2012 la quota di rifiutidivisi fra umido, vetro e carta dovrà essere del 65%. Molti Comuni sono già in regola::: ATTILIO BARBERI

Qui la raccolta differenziatanon funzionerà mai. Con questaaffermazione in passato sono stateseppellite le legittime aspirazionidei cittadini e delle amministra-zioni lungimiranti, di vivere in unambiente pulito, riducendo alcontempo i costi della raccolta edel loro smaltimento. A testimo-niare che nella realtà di tutti i gior-ni la sepazione dell’immondiziafunziona eccome ci sono le centi-naia di comuni che l’hanno adot-tata negli ultimi ani, partendo dalivelli infimi. Ma andiamo con or-dine.

Intanto vale la pena di sottoli-neare che la produzione di rifiutiaumenta costantemente. Negli ul-timi trent’anni, è più che raddop-piata: se nel 1980 ognuno di noicontribuiva a produrre 600 gram-mi al giorno di spazzatura, ora negenera poco meno di un chilo emezzo. Il trend dunque è in au-mento. Giusto per dare la dimen-sione del fenomeno, un settenta-cinquenne, nel corso di tutta lasua vita ha prodotto 40 tonnellatedi rifiuti che equivalgono a circa400 metri cubi di immondizia, suf-ficienti per riempire due apparta-menti di media grandezza (75 me-tri quadri ciascuno. Se poi distri-buissimo l’intero quantitativo suun campo da tennis, otterremmouno strato di rifiuti alto più di unmetro e mezzo.

Tutto questo per dire che gliscarti della vita di tutti noi sono as-sai copiosi e di tale entità da ob-bligarci a un approccio rigorosonella delicata fase della raccolta.Quella indifferenziata costa trop-po. Portare una tonnellata di rifiutiin una discarica o in un impiantodi incenerimento costa media-mente 130 euro. Basta un dato pertutti: se per acquistare un mattonenuovo spendo 15 centesimi, persmaltire quello stesso mattone (seper esempio si dovesse rompere)nel cassonetto mi costerebbe al-meno 20 centesimi. E questo valeper qualsiasi scarto non venga se-lezionato e avviato alla discarica inmaniera indifferenziata.

Dunque la spazzatura va sepa-rata per un motivo economico ol-tre che ambientale. In questa dire-zione va il Decreto legislativo n.152 del 2006, altrimenti noto comeCodice dell’ambiente che fissa peril 31 dicembre 2012 il termine en-tro il quale gli enti locali devonodifferenziare il 65% dei rifiuti rac-colti, separandoli fra umidi, sec-chi, vetro, carta e plastica. In que-sto momento, la quota di raccoltadifferenziata raggiunge media-mente il 25%.

A indurre il legislatore a fissareun tetto minimo di raccolta diffe-renziata c’è anche se non soprat-tutto la questione ambientale.Ogni materiale, anche quello ap-parentemente più innocuo, in ta-

lune circostanze e in certe quan-tità, può causare disturbi, soffe-renze e danni ed essere quindiconsiderato pericoloso. Tipico èl’esempio dell’anidride carbonica,sostanza che pur essendo inseritanel ciclo naturale del carbonio,negli enormi quantitativi prodottidalle attività umane costituisce unrifiuto, con potenziali effetti disa-strosi per l'intero ecosistema ter-restre.

Un ulteriore elemento che faconsiderare rifiuti i sottoprodottidelle attività umane è la loro con-centrazione. Per ogni sostanza c'è

una soglia oltre la quale la sua pre-senza nell’ambiente diventa noci-va. Ebbene, per alcune sostanzequesta soglia è molto bassa,nell’ordine dei millesimi o dei mi-lionesimi di grammo. Queste so-stanze, spesso non esistenti in na-tura, provocano effetti gravisull’ambiente e sull'uomo anchein piccole concentrazioni e vengo-no definite “tossiche e nocive”. È ilcaso per esempio di cadmio, mer-curio e piombo.

Tutto ciò per dire che la raccoltadifferenziata non è un’opzione mal’obiettivo verso il quale dobbiamo

indirizzarci. Per sfatare il mito dacui siamo partiti (“Qui non funzio-nerà mai”) bastano e avanzano gliesempi che abbiano raccolto edelencato nella tabella pubblicataqui sopra. Si tratta di comuni spar-si in tutta Italia, in Liguria, Pie-monte, Lombardia, Lazio e Sicilia.In taluni casi la percentuale dipartenza della raccolta era trascu-rabile, come nell’Ambito territo-riale Terra dei Fenici, in provinciadi Trapani. Ebbene, in questo casoil salto è stato impressionante: dal5 al 50 per cento. Con punte del60.

UNA RICERCA SU BASTIA, SPOLETO E TERNI

Gli umbri preferiscono il servizio “porta a porta”«C'è una diffusa sensibilità rispetto alle questioni am-bientali, con particolare riferimento al tema dei rifiuti esi rileva una concreta disponibilità da parte dei cittadini aoccuparsi del bene comune»: così il professor Tullio Sep-pilli, ha presentato i risultati di una ricerca condotta inUmbria dalla Fondazione Angelo Celli in collaborazionecon l’Arpa (Agenzia di protezione ambientale) dell'Um-bria e le tre aziende di servizi che si occupano di smalti-mento dei rifiuti: Gesenu, Asm e Vus. Lo studio ha riguar-dato tre comuni: Bastia Umbra, Spoleto e Terni. In ognu-no dei tre contesti sono state fatte, fra il 2008 e il 2009, 53interviste a cittadini, 10 ad amministratori e dirigenti e 9a operatori delle aziende, per un totale di 72 interviste.La maggior parte degli intervistati ha dichiarato di fare la

raccolta differenziata. Inoltre, i cittadini individuano - silegge nella pubblicazione - «chiare responsabilità istitu-zionali e aziendali nella mancata fornitura di servizi ade-guati agli obiettivi richiesti. Mancano le informazioniadeguate per una corretta differenziazione, vi è una in-sufficiente copertura dei cassonetti per la differenziata e iservizi disponibili nelle aree del proprio domicilio nonsono all’altezza delle aspettative delle popolazioni inte-ressate».La raccolta differenziata «porta a porta» viene indicatada quasi tutti gli intervistati come la «migliore soluzioneper risolvere i problemi». Infine, gli intervistati rivendi-cano l'introduzione di incentivi che sappiano «premiarei virtuosi».

La Sicilia pensa di smaltirei rifiuti fuori dall’isola

Smaltire i rifiuti siciliani fuori dall’Isola. È unadelle strade che sta esaminando il governo del-la Regione per affrontare l’emergenza rifiuti,soprattutto a Palermo. L’ha annunciato ieril’assessore regionale ai Servizi di pubblica uti-lità Pier Carmelo Russo. Sempre ieri il prefettoha autorizzato il sindaco Diego Cammarata autilizzare la quinta vasca della discarica di Bel-lolampo L’alternativa è quella di organizzare losmaltimento dei rifiuti fuori dalla Sicilia.

Avellino, torna in funzionel’impianto di Pianodardine

La società Irpiniambiente ha annunciato cheda oggi torna in funzione l’impianto di Pia-nodardine, in provincia di Avellino. Lo sta-bilimento è stato interessato nelle ultime set-timane da lavori di ripristino ed aggiornamen-to delle attrezzature. Una manutenzionestraordinaria che non veniva effettuata da al-cuni anni. L’intervento è stato completato inanticipo rispetto ai tempi previsti. In questoperiodo, nonostante lo stop all’attività dell’im -pianto, il ciclo integrato dei rifiuti non ha re-gistrato interruzioni o difficoltà.

Pronto a partire con 200 milioniil Mediterranean carbon fund

Entro sei mesi il neonato Mediterranean car-bon fund, destinato a finanziare progetti a bas-sa emissione di anidride carbonica nei Paesipoveri del Mediterraneo, sarà operativo. Il fon-do ha già raccolto 200 milioni di euro, e forniràconsulenza e finanziamento a progetti da rea-lizzare nelle zone meridionali e orientali delMediterraneo per lo sviluppo di infrastruttureenergetiche necessarie a ridurre i frequentiblack out e a rispondere alla crescente do-manda interna di energia elettrica di famiglie eimprese di questi Paesi.