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MARTEDÌ 17 FEBBRAIO 2009

DIARIODI REPUBBLICA

za, ha fatto presente che a Singa-pore chi sporca viene frustato. El’altro giorno, infine, per dire ilbene che vuole al nipotino Ales-sandro, gli è parso simpatico evo-care un suo possibile interventolegislativo per fermare la crescitadel bimbo, lasciandolo così:«Amabile e piccolino» ha sog-giunto. Per decreto.

Ecco. Che cosa è accaduto nel-la storia di questo paese perchédagli sfuggenti pallori democri-stiani, dalle rarefatte astrazioni diuna classe dirigente quasi del tut-to disincarnata si arrivasse ai mi-lioni di euro che Berlusconi versaall’istituto di medicina predittivadi don Verzé per far campare lui,e magari chi vuole lui, fino ai 120anni? Che segno reca questo tea-tro dell’immortalità e del poterefaustiano? Possibile e problema-

Ma che gli è preso,e tutto insieme, eall’improvviso?Preghiere, strillie vaniloquio me-diatico-istitu-

zionale attorno al corpo vivo-morto, reale e virtuale di EluanaEnglaro. E adesso, senza nemme-no il tempo per un respiro, eccouna seconda ondata di pensieri,parole, opere e prevedibile ottu-sità normativa attorno ai corpifemminili violati, come in Bosniao ai tempi delle “marocchinate”,da fronteggiare magari a colpi dicastrazione, chi dice chimica echi – vuoi mettere l’effetto deglischizzi di sangue? – chirurgica,addirittura.

Biologia, eutanasia, stupri, lavita nuda, primordiale e dram-matica, ma pure quotidiana e de-bitamente stralunata. L’altrogiorno è venuto fuori che il mini-stro della Difesa La Russa vuol farfare ginnastica obbligatoria aimilitari del ministero: flessioni,corsetta, piegamenti, vedi l’ac-cluso manuale. E dopo le feste diNatale la sottosegretaria Martiniè intervenuta sulle diete, così co-me il ministro Sirchia s’era presoa cuore di favorire normativa-mente le mezze porzioni al risto-rante. A suo tempo, d’altra parte,la Livia Turco creò una task-forcecontro junk-food, fumo, alcool esedentarietà; mentre la Melandrice l’aveva con le taglie 38 e Napo-litano premia la stilista delle ta-glie forti.

Corpi, corpi e ancora corpi dadifendere, disciplinare, sorve-gliare, punire, salvare. Chissà co-sa direbbe Michel Foucault, teo-rico della microfisica del coman-do, che nell’involucro di carne eossa vedeva il “luogo assoluto”della politica. A Varallo Sesia dan-no dei soldi a chi dimagrisce; losceriffo Alemanno vieta il vinodopo una certa ora e la Lega con-tinua a organizzare l’etno-festi-val di Miss Padania, ma con taleseverità da mettere al bando ladanza del ventre.

Un tempo il corpo appartenevaal suo legittimo proprietario. Be-ne, adesso sembra che il potere oi poteri rivendichino di nuovo unqualche interesse al riguardo. Diquesta specialissima cura offreplastica e spudorata testimo-nianza il presidente Berlusconi.Sempre con garbo e simpatia,s’intende, egli abbottona di con-tinuo giacche a diplomatici, an-che davanti al Santo Padre, sug-gerisce interventi estetici ai mini-stri, approva nuove acconciature,depreca la barba di La Russa, con-siglia i pantaloni anziché la gonnaalla Brambilla, si preoccupa per lamagrezza della Carfagna e all’ini-zio della scorsa campagna eletto-rale ha proposto addirittura lamaglia di lana a Veltroni.

Quest’ultimo gli ha risposto:«Me lo diceva pure mia nonna!».Ma del tutto incurante, il Cavalie-re ha semmai alzato il tiro dell’im-maginazione corporale. Così unavolta da don Gelmini, sempre ri-dendo, ha spiegato che non gli di-spiacerebbe se i ministri s’ingi-nocchiassero davanti a lui; e inun’altra occasione, anzi due, masempre al tempo della monnez-

no i servizi fotografici sullo scarsoappeal di Veltroni in spiaggia(«Aiuto, arrivano i tettoni!»), sulleascelle forse depilate di Casini,sul merolone di Fini o sul micro-fallo che tanto ha infastidito ilprofessor Fagioli su Liberazione.

Perché la storia è spesso oscu-ra, la sociologia politica anche dipiù e di sicuro i media sono im-pazziti. Ma intanto il sindaco diVerona Tosi fa il bagno a Capo-danno. Da Storace a Rosy Bindi èuna gara a chi perde più peso. Ilsottosegretario Bonaiuti pubbli-cizza la sua dieta. Il Cavalierescappa da Messegué. Il padanoGentilini chiede bimbi “razzapiave”. L’intero gruppo parla-mentare dell’Udc, pompetta inbocca, si sottopone al test anti-droga. I giovanotti di Forza Nuo-va spediscono per posta racca-priccianti cuori di maiali e bam-bolotti fatti con le rigaglie di pol-lo. Bossi fa eleggere il suo medico.Il maratoneta Bassolino ha il pre-paratore atletico. Prodi ammetteuna certa somiglianza con JimmyFontana. E la Brambilla accavallae riaccavalla le gambe nei talk-show: «Ah – commenta Berlusco-ni – sapeste quanto suda Bondiogni volta che la vede!».

«Io, senatore Pannolone»: cosìesordisce nell’aula di PalazzoMadama Francesco Cossiga perrispondere provocatoriamente achi solleva la questione anagrafi-ca. Il corpo e i suoi accessori. Lastampella, l’autoreggente, il cili-cio, il massaggio, il lifting, il botu-lino, pure andato a male, il frusti-no, la saga incessante sulla tintu-ra dei capelli, con i loro riflessi ra-mati, ma pure con gli shampinisbagliati... Viene da chiedersi checosa sarebbe oggi, la politica, sen-za questa immensa pressione dicarne; senza questa urgenza ana-tomica che sempre più chiara-mente cerca di travolgere i confi-ni tra sfera pubblica e sfera priva-ta, che s’incrocia con la tiranniadell’intimità, con la deriva esibi-zionistica e guardona dei talk-show; e nel frattempo rimbalzanel linguaggio, ne abbassa le so-glie cognitive, accende il turpilo-quio a colpi di “vecchio”, “panzo-ne”, “nano”, “mettiti la dentiera”.

Chi abbia cominciato a racco-gliere con certosino entusiasmoquanti più possibili sfoghi e ogniragionevole follia del corpo poli-tico della nazione si sorprendeoggi a rileggere tutto questo ma-teriale con fatica e sgomento. Inpoco più di un anno, per varie ra-gioni, ben tre esponenti politici(la Mussolini, il sindaco di Paler-mo Cammarata e Giulianone Fer-rara) hanno sentito il bisogno direndere pubbliche le loro analisidel sangue e delle urine.

Meno idee circolano e piùstrappano attenzione, sputi, ma-lori, sorrisi, gesti, smorfie, lacri-me, desideri. Ogni tanto il ditomedio si leva a condensare l’e-nergia insieme primaria e termi-nale del discorso politico, unicosicuro indizio di valori estetici emorali. Con il povero risultatoche sia pure per frammenti e perabbagli, per simboli misteriosi emateriali organici, acquista unsenso il monito di Nietzsche: «C’èpiù ragione nel tuo corpo che nel-la tua migliore saggezza». E vai asapere per quanto ancora, a chescopo, e a che prezzo.

tica risposta: tramontate le ideo-logie, espulse le culture politichee raschiate via le appartenenze,ormai senza più progetti, interes-si e insediamenti, la politica si ède-politicizzata. O meglio: ridot-ta ai minimi termini della sempli-ficazione, ma al massimo formatdell’evoluzione spettacolare etecnologica, questa benedettapolitica, o post-politica che sia, siè reincarnata.

Messa così, l’ipotesi può suo-nare ermetica, per non dire in-comprensibile. Così come appa-re morboso, stucchevole e irrile-vante lo scatenarsi dei media sulcapoccione di Prodi, l’ombelicodella Santanché, le tette dellaCarfagna chiamata a risponderedella loro integrità («Tutta robamia») alle Invasioni barbariche. Ecerto lasciano il tempo che trova-

FRANCESCO

GALOFARO

EluanaEnglaro. Lacontesa sullafine della vitaMeltemi 2009

FRANCESCO

MIGLIORINO

Il corpo cometesto. Storiedel dirittoBollatiBoringhieri,2008

ROBERTO

ESPOSITO

Termini dellapolitica.Comunità,immunitàbiopoliticaMimesis 2008

DAVID LE

BRETON

Antropologiadel corpo emodernitàGiuffrè 2007

PAOLO

SORCINELLI

Avventuredel corpoBrunoMondadori2006

MICHEL

FOUCAULT

Nascita dellabiopoliticaFeltrinelli2005

JACQUES LE

GOFF

Il corpo nelMedioevoLaterza 2005

PAOLA

BORGNA

Sociologia delcorpoLaterza 2005

JEAN-LUC

NANCY

CorpusCronopio2004

UMBERTO

GALIMBERTI

Il corpoFeltrinelli 2002

LIBRI

L’oggetto del desideriodel potere politico

CORPO

Entriamo nella camera di rianimazione in cuigiace il corpo di Karen Quinlan o quello del-l’oltrecomatoso o del neomort in attesa di

prelievo degli organi. La vita biologica, che le mac-chine mantengono in funzione ventilando i pol-moni, pompando il sangue nelle arterie e regolan-do la temperatura del corpo, è stata qui integral-mente separata dalla forma di vita che aveva nomeKaren Quinlan: essa è (o, almeno, così sembra es-sere) pura zoé (...). Il corpo di Karen Quinlan è vera-mente soltanto una anatomia in movimento, un in-sieme di funzioni il cui scopo non è più la vita di unorganismo (...). Il corpo di Karen Quinlan, che flut-tua tra la vita e la morte secondo il progresso dellamedicina e il variare delle decisioni giuridiche, è unessere di diritto non meno che un essere biologico.Un diritto che pretende di decidere sulla vita, pren-de corpo in una vita che coincide con la morte.

SILLABARIO

CORPO

GIORGIO AGAMBEN

Chi ha il potere di decidere su questioni estremecome l’inizio

o la fine della vita? L’ondata di violenza sulle donne è un altro

aspetto della volontà di dominio sulle esistenze fisiche

La ginnastica del ministro

La Russa, le mezze porzioni

di Sirchia, il junk-food

della Turco, le taglie 38

della Melandri: va in

scena la post-politica

Un nuovo format

La storia sembra spesso

oscurata, e i media sono

sicuramente impazziti,

con la deriva esibizionistica

che impazza in tutti

i talk-show televisivi

Storia oscurata

IMMORTALITÀLa cartadei Tarocchiche raffigurala morte

Gli autori

IL CASO Quinlan di cui parla nel Sillaba-rio Giorgio Agamben, tratto da “Homosacer. Il potere sovrano e la nuda vita” (Ei-naudi), è un famoso episodio che divise gliUsa nel 1976: una sentenza autorizzò la fi-ne della respirazione artificiale alla ragaz-za in coma da anni, che però sopravvissecon l’alimentazione artificiale fino al 1985

I Diari online

TUTTI i numeri del “Diario” di Repub-blica, comprensivi delle fotografie edei testi completi, sono consultabilisu Internet in formato Pdf all’indirizzoweb www.repubblica.it. I lettori po-tranno accedervi direttamente dallahome page del sito, cliccando al me-nu “Supplementi”.

FILIPPO CECCARELLI

Repubblica Nazionale

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AMEDEO

SANTOSUOSSO

Corpo elibertàRaffaelloCortina2001

NOEL

BERNARD

Estratti delcorpoMondadori2001

MARISA

FORCINA

Soggette.Corpo,politica,filosofia:percorsi nelladifferenzaFranco Angeli2000

ADRIANA

CAVARERO

Corpo infigure.Filosofia epolitica dellacorporeitàFeltrinelli2000

CLAUDIA

PANCINO

(a cura di)Corpi. Storia,metafore,rappresentazioni tra Medioevoed etàcontemporaneaMarsilio2000

HANS JONAS

Tecnicamedicina edetica. Prassidel principioresponsabilitàEinaudi 1999

ZIGMUNT

BAUMAN

La societàdell’incertezzaIl Mulino1999

GIORGIO

AGAMBEN

Homo Sacer.Il poteresovrano e lanuda vitaEinaudi 2005

LIBRI

TONY BLAND

Gran Bretagna: un giovanesupporter del Liverpool èin stato vegetativo dopoessere stato schiacciatodalla folla allo stadio. Nel1993 una sentenzaconsente di interromperel’alimentazione.

VINCENT HUMBERT

Francia: un ragazzo di 21anni, tetraplegico, cieco emuto dopo un incidentestradale, chiede a suamadre di aiutarlo amorire. Nel 2003 MarieHumbert gli inietta deibarbiturici e viene assolta.

TERRI SCHIAVO

Nel marzo 2005 il maritodella donna in coma dal1990 viene autorizzato arimuovere il tubodell’alimentazioneartificiale. La famiglia diTerri si era opposta allasentenza.

PIERGIORGIO WELBY

Malato terminale didistrofia muscolare,attaccato da nove anni aun respiratore artificiale, hacombattuto per lunghi anniper il diritto all’eutanasia. Èmorto nel 2006, aiutato daun anestesista.

ELUANA ENGLARO

In stato vegetativo da 17anni dopo un incidentestradale. Il padre ottieneche la corte d’Appello diMilano lo autorizza ainterromperel’alimentazione forzata. Èmorta il 9 febbraio.

Èdifficile sfuggire alla sensazione di un nesso oscuro travicende, pure così diverse, come quella che si è consu-mata intorno al corpo morente di Eluana Englaro e laviolenza inflitta quotidianamente al corpo di giovani

donne stuprate. Oggi è fin troppo ovvio catalogare il primo ca-so sotto la rubrica di biopolitica. Ma in tal modo non si è ancoraarrivati al fondo di evento troppo inquietante per non sollecita-re una riflessione più profonda, che in qualche modo tocca an-che la questione delle violenze carnali.

In realtà, l’oggetto della contesa politica e giuridica relativaad Eluana non è stata una forma di vita, nel senso pieno che giài Greci conferivano all’espressione “bios”, ma quella vita senzaforma e qualità che essi chiamavano piuttosto “zoé”. Agli inizidell’Ottocento il grande fisiologo francese Xavier Bichat ripro-pose a suo modo questa differenza capitale, distinguendo unavita di relazione destinata alle prestazioni superiori ed una vitapuramente vegetativa, ridotta alla circolazione del sangue e al-le funzioni respiratoria e digestiva, del tutto irriflessa ed auto-matica. Una “vita di dentro”, egli aggiungeva riferendosi a que-st’ultima, capace di durare più a lungo di quella “di fuori”, co-me dimostra il fatto che per qualche tempo le unghie e i capellicontinuano a crescere impercettibilmente anche dopo la mor-te.

A questa vita residua, non più propriamente tale, perché si-tuata dopo, o prima, della vita di relazione, Walter Benjamindette il nome di “nuda vita”, cogliendo in essa il luogo estremosu cui, come nel caso mitico di Niobe, può scaricarsi la violenza

degli dei. Ma, evidentemente, non solo di essi. Perché il dato piùimpressionante di quanto è appena successo è che proprio suquesta “nuda vita”, entrata in una zona di indistinzione con lamorte, si sono scontrati i rappresentanti dello Stato, della Chie-sa e della magistratura con una violenza senza precedenti. Adessere disputata non è stata, come si dice, la vita, ma un corpoinanimato – ridotto allo stato ultimo di semplice materia viven-te. Su di esso i pubblici poteri hanno reclamato la decisione ul-tima, cogliendo tutta la rilevanza di questa prerogativa. Il pre-supposto di tale scontro istituzionale era che, non potendo piùappartenere a se stesso perché privo di capacità soggettiva, ilpossesso di quel corpo dovesse essere trasferito in altre mani,come avviene per tutte le cose che perdono il proprietario na-turale. E ciò, paradossalmente, nel momento stesso in cui si di-chiarava l’assoluta l’indisponibilità, e perfino la sacralità, dellavita che continuava a palpitare dentro di esso.

È a questo tragico grumo di antinomie che conviene misu-rarsi se si vuole penetrare davvero dentro la scatola nera di ciòche da qualche tempo, forse troppo facilmente, abbiamo ini-ziato a indicare con il termine “biopolitica”. D’altra parte che,contrariamente a quanto pure afferma il diritto, il corpo umanopossa essere ridotto al rango della cosa è l’esito inevitabile del-lo stesso linguaggio giuridico di origine romana, delle sue an-cora operanti procedure di selezione e di esclusione. Conoscia-mo tutti il rilievo, e anche l’enfasi, con cui da molte parti si di-chiara il valore assoluto dell’idea di persona – intesa come la ga-ranzia contro qualsiasi attentato alla dignità dell’essere umano.

Eppure basta poco ad accorgersi che, nella storia antica e inquella recente, questi due termini – persona ed essere umano –non siano mai stati considerati pienamente coincidenti. È sem-pre esistito un resto della vita trattenuto fuori dal recinto, con-cettuale e simbolico, della persona. Una volta identificata que-st’ultima con la parte razionale e volontaria dell’essere vivente,tutto ciò che rimane, vale a dire il suo stesso corpo, non può chescivolare nel regime della cosa. A riprova di ciò, anche nel lin-guaggio comune si afferma normalmente di “avere”, piuttostoche di “essere”, un corpo.

Ma se, nella fase terminale della vita, il corpo è assimilabile auna cosa, esso dovrà avere, come tutte le cose, un proprietario.Chi deve essere considerato tale quando si spegne il soggettoche lo abita? Dio, lo Stato, chi lo ha generato, chi lo ha in custo-dia? È sulla risposta a questa domanda che teologia, politica ediritto sono entrati in una collisione inevitabile a partire dal mo-mento in cui la vita umana è diventata non solo il luogo di ognidecisione pubblicamente significativa, ma la fonte di legittima-zione di ogni tipo di potere. Ad essere in gioco è la separazione,sempre rinnovata, tra forma di vita e nuda vita, tra persona e cor-po. È intorno a tale limite oscillante che ruota vertiginosamen-te l’attuale regime biopolitico. Finché non modificheremo ra-dicalmente il nostro linguaggio, i termini e i concetti che anco-ra adoperiamo, resteremo immobili davanti a questa soglia –senza sapere andare avanti, senza potere tornare indietro.

Come possiamo parlare del corpo?

E innanzitutto, bisogna parlare di

un corpo o di molteplici corpi?

“Scritti”, 1993

Roland Barthes

Il corpo è il primo e più naturale

strumento dell’uomo. Il primo e più

naturale oggetto tecnico dell’uomo

“Teoria generale della magia”, 1965

Marcel Mauss

Il corpo dell’uomo è sacro

e il corpo della donna è sacro

non importa cosa sia, è sacro

“Foglie d’erba” 1855

Walt Withman

Sopra “Il corpo e l’anima” di William Blakeinciso da Luigi Schiavonetti (1808);sotto, il “Cristo morto” di Andrea Mantegnaconservato all’Accademia di Brera

Le tappe

Così la società crea il modello ideale

DA MADRE NATURAA MADRE CULTURA

IL CONFLITTOE LA NUDA VITA

MARINO NIOLA

Può una persona “appartenere” a un altro?

ROBERTO ESPOSITO

Che cos’è il corpo? Quel che ci dà madre natu-ra o quel che ne fa madre cultura? Quello chetutti gli uomini hanno quando vengono almondo è solo un minimo comune denomi-

natore biologico, una cera bianca sulla quale ogni cul-tura disegna il suo modello ideale di corpo. Dando co-sì il proprio imprinting a una sorta di semilavorato an-cora da finire. E che ciascuna società rifinisce e defini-sce a suo modo.

Non basta nascere, dunque, per avere un corpo. È neces-sario costruirlo, specializzarlo, conformandolo a quell’ideadi corpo che ogni collettività fabbrica e impone ai suoimembri, cucendogliela letteralmente sulla pelle come unabito, sin dai primi istanti di vita. I modi di muoversi, dimangiare, di fare l’amore, perfino quelli di respirare, di cor-rere, di dormire sono le parole di una lingua materna che osi apprende dalla nascita o la si parlerà sempre con accentostraniero. Ne sanno qualcosa quelli che negli anni Settantaandavano a Bali per strappare ai danzatori il segreto di queimovimenti da marionette divine che mandarono in estasiAntonin Artaud. Tutto vano. Il loro hardware somatico eraincompatibile con quello dei nativi.

Moda, maquillage, diete, body building, piedi fasciati,orecchi e nasi forati, colli allungati, decorazioni cutanee,mortificazioni ascetiche e modificazioni estetiche. Sono al-trettanti esempi di quella autentica body art sociale dallaquale nasce quella sorta di scultura vivente che chiamiamo

persona. Un termine che non a caso in latino significa an-che maschera. Il nostro sembiante – letteralmente quel chevogliamo e dobbiamo sembrare – non è altro che la messain scena della cultura che si mostra in noi e attraverso di noi,indossando i nostri corpi proprio come si indossa una ma-schera. Nessuno, insomma, è solo nel proprio corpo. Il no-stro essere somatico è sempre caratterizzato da una dop-piezza che è soggettiva e oggettiva insieme. Il corpo è il nu-cleo centrale del mio mondo, ma anche un oggetto nel mon-do degli altri. In altri termini, noi siamo il nostro corpo e altempo stesso abbiamo il nostro corpo. Anche se ne avver-tiamo la presenza soprattutto quando si trasforma, si alte-ra, ci diventa estraneo e indecifrabile. Quando la malattia loriduce a un’officina surriscaldata che invia segnali d’allar-me. Proprio quando siamo malati, ci rendiamo conto chenon viviamo soli, ma incatenati al nostro corpo: un essere diun regno diverso, sconosciuto, abissalmente lontano e dalquale è impossibile farsi comprendere.

Lo diceva Marcel Proust rivelando l’alterità costitutiva delnostro corpo, la sua trasparente opacità nella quale si so-vrappongono e si confondono i codici della natura e quellidella cultura.

In realtà nella nostra come in altre civiltà il corpo non èmai una sostanza oggettiva, non è mera fisiologia ma è, perdirla con Michel Foucault, la posta di una battaglia biopoli-tica, un campo di forze dove si incontrano e si scontrano in-dividuo e società, materiale e spirituale, religione e deside-rio, saperi e volontà, etiche e libertà. Nella foresta amazzo-nica come nell’Occidente tecnologico l’idea sociale di cor-po precede e plasma gli individui in carne ed ossa. E la per-sona è in ogni caso il frutto di una normalizzazione che pas-sa attraverso forme di controllo sui corpi. Dal diktat dellabellezza alla riproduzione, dal vigore al pudore, dalla salu-te al look. Si tratta in ogni caso di modificazioni dell’essere,di leggi sociali che hanno la loro superficie d’iscrizione nelcorpo.

E se in passato l’uomo, fatto di un corpo mortale e di un’a-nima immortale, appariva lo specchio di un modello tra-scendente, a immagine e somiglianza di Dio – in questo sen-so il mistero dell’incarnazione di Cristo è la grande matricesomatica dell’Occidente cristiano – la modernità ha segna-to il trionfo dell’immanenza, la morte di dio e quella dell’a-nima insieme. Il mistero del corpo contemporaneo è di-ventato il codice genetico. Mentre medici e scienziati sonodiventati i nuovi sacerdoti che divinano la verità dell’esse-re, ne interpretano gli arcani codificati nel Dna. La sacralitànormalizzatrice che fu dell’anima si secolarizza e tuttavianon svanisce, semplicemente cambia luogo e si trasferiscenella dietetica, nell’estetica, nella tecnologia. Continuiamoin fondo a inseguire un modello di perfettibilità che in prin-cipio fu divino e che ora è semplicemente biologico, unavolta sopra di noi adesso dentro di noi.

Posta in gioco

L’idea sociale di corpo precede e plasma gli individui

in carne e ossa. La persona è in ogni caso il frutto di una

normalizzazione che passa attraverso forme di controllo,

dal diktat della bellezza alla riproduzione, dalla salute al look

Una cosa senza proprietario

Il presupposto dello scontro istituzionale sul caso Englaro

era che, non potendo più essere proprio, il possesso di quel

corpo dovesse essere trasferito in altre mani come avviene

per tutte le cose che perdono il proprietario naturale

Repubblica Nazionale