A P R I L E - M A G G I O 2 0 0 6
CON TE, SIGNORE
z Il Signore ci dia pace z
Bollettino periodico della Fraternità francescana missionaria dei Servi del Van-gelo
Per questo secondo numero apriamo con una sorpresa che gran parte di voi già conosce-rà: “la Fraternità ha cambiato residenza” ovvero c’è stato un trasloco già da tempo desiderato..in una casa
che probabilmente sarà anco-ra temporanea ma che per il momento sembra più confa-cente alle esigenze della fra-ternità. Nel mese di aprile in-sieme a Silvia e don Jean Ma-rie rientrati per trascorrere in-sieme la Pasqua, con l’aiuto di Paolo e Witold, il grande pas-so è stato fatto e la nuova ca-sa inaugurata. Si trova nella stessa zona della campagna assisana delle due precedenti case, quasi di fronte alla sta-tua di Padre Pio, che molti di
v o i r i c o r d e r a n n o . . .
E’ un po’ più piccola per l’ac-coglienza ma più funzionale per gli spostamenti...A tutti un invito a venirci a trovare...! In-tanto ogni fine settimana la Fraternità si arricchisce della presenza di Paola che da tempo ci è vicina e con cui condividiamo il nostro cammi-no. Nel primo numero era sta-to fatto un accenno al “GIOR-NO DELLA FRATERNITA’” (prima domenica del mese) che è stato pensato come giorno in cui le nostre inten-zioni di preghiera si rivolgono particolarmente alle esigenze della Fraternità perchè possa rispondere sempre più alla chiamata del Signore, e per tutti voi, amici, che ne siete spiritualmente parte.
Fraternità francescana
missionaria dei Servi del Vangelo
via S.Vittorino, 14(casella postale 33)
06081 Assisi (Perugia)
Telefono:
3338656641
Posta elettronica:
APPUNTAMENTI MENSILI
Il 10 giugno partecipazione
alla Festa dell’oratorio a
Castel del Piano (PG)
Il 24 giugno probabile par-
tecipazione con le “Senti-
nelle del mattino” a Milano
durante la “notte bianca”
dalle 22 alle 7 presso la Ba-
silica di S. Eustorgio
IL “CANONE” DELLA BIBBIA
Abbiamo pensato di parlare di quello che po-
trebbe sembrare soprattutto un problema “tec-
nico”, la cosiddetta questione del canone (dal
greco Kanôn, norma)della Bibbia che riguarda
la storia della formazione dell’elenco ufficiale e
normativo dei libri sacri perchè la nostra cono-
scenza della Bibbia possa anche riferirsi a
elementi storici che del resto hanno ben distin-
to e qualificato la storia della Chiesa. E’ chiaro
che la Bibbia ci interessa soprattutto come libro
sacro sul quale si fonda, in armonia con il ma-
gistero vivo della Chiesa, la fede dei cristiani.
Altri popoli, altre culture, altre religioni hanno i
loro libri sacri, basta pensare ai Veda per la
tradizione indù, al Tipitaka per i buddhisti, al
Corano per i musulmani. In verità questi ultimi
riconoscono in parte le Scritture degli ebrei e
dei cristiani, ma le ritengono falsificate dai ri-
spettivi possessori, ragione per cui il Corano le
soppianterebbe tutte.
Riguardo agli Ebrei chiaramente della Bibbia
essi riconoscono solo i libri scritti prima di Cri-
sto, quelli che i cristiani chiamano Antico
Testamento.Gli Ebrei classificano tradizional-
mente i libri sacri in tre parti: La Legge
(Tôrah)che comprende i cinque libri del Penta-
teuco; i Profeti(Nebî’îm) ripartiti in anteriori (li-
bri di Giosuè, Giudici, Samuele, Re) e posterio-
ri (Isaia, Geremia, Ezechiele e i dodici profeti
minori), e gli Scritti (Ketûbîm Salmi, Giobbe,
Proverbi, Rut, Cantico dei Cantici, Qohèlet,
Lamentazioni, Ester, Daniele, Esdra e Neemia,
Cronache). Si vede quindi che gli Ebrei non
considerano sacri i libri di Tobia, Giuditta, Sa-
pienza, Siracide, Baruc 1 e 2 Maccabei. Essi
esclusero definitivamente questi libri verso la
fine del I sec. d.C.
All’interno della comunità cristiana, invece, le
incertezze sull’elenco ufficiale dei libri vennero
affrontate e discusse nel corso dei secoli fino a
giungere progressivamente e spontaneamente
ad un consenso l’8 aprile 1546 durante il Con-
cilio di Trento che definì solennemente il cano-
ne con il Decreto sui libri sacri, ratificando, co-
sì, la tradizione della Chiesa. Si deve notare
tuttavia che per i libri dell’Antico Testamento, i
protestanti decisero di seguire il canone degli
ebrei; per questo le edizioni protestanti della
Bibbia non contengono, o mettono a parte, i
libri di Tobia, Giuditta, Sapienza, Siracide, Ba-
ruc, 1 e 2 Maccabei. I protestanti, inoltre, chia-
mano questi libri apocrifi, mentre in ambito cat-
tolico gli studiosi li chiamano solitamente deu-
terocanonici per indicare che vi furono dubbi
sulla loro autenticità, distinguendoli dai proto-
canonici, sui quali non ci fu mai alcun dubbio.
In vari circoli religiosi ebrei prima e cristiani do-
po sorsero poi, negli ultimi secoli a.C e nei pri-
mi d.C. altri libri e anche per essi vi furono di-
scussioni ed incertezze, finche se ne decise
l’esclusione dal canone. Questi libri (come il
Protovangelo di Giacomo, il Vangelo di Tom-
maso ecc.) dai cattolici sono chiamati apocrifi,
cioè di origine occulta; i protestanti li chiamano
pseudoepigrafi, cioè dal titolo falso. Essi sono
interessanti per conoscere le idee religiose de-
gli ambienti in cui sono nati, ma non apparten-
gono alla Bibbia e non possono affiancarsi ad
essa.
Infine, oltre che in libri, la Bibbia appare divisa,
all’interno di ogni singolo libro, in capitoli e ver-
setti. Essi servono per la consultazione e l’indi-
cazione esatta dei passi nelle citazioni; così, se
in essi si trova riferimento a Gn 20, 15 chiun-
que dovrebbe sapere che si tratta del libro del-
la Genesi, capitolo 20, versetto 15. Ma è utile
conoscere che tale numerazione non è primiti-
va e a volte non corrisponde a ciò che sarebbe
richiesto dal senso e dal contenuto del passo.
Fu Stefano Langton, professore all’università di
Parigi e poi cardinale, che verso il 1214 divise
in capitoli la Bibbia latina. Quanto ai versetti la
prima numerazione si ebbe nel 1528 e per il
Nuovo Testamento divenne normativa la divi-
sione fatta nel 1551 dall’editore Robert Estien-
ne.
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! Il sogno di Spoleto!"
In questo numero il nostro
sguardo su S. Francesco vuole focalizzarsi sul
significato di un avvenimento della sua vita a
cui abbiamo già accennato nell’ambito della
biografia del numero scorso: il sogno di Spole-
to.
Il giovane figlio di Bernardone aveva sempre
coltivato l’ideale della cavalleria. Esuberante,
pieno di vita, sognatore e poeta, aveva popolato
i giorni e le notti con l’immagine del prode ca-
valiere, bello e terribile come Tristano o Lancil-
lotto, sempre mosso da nobili intenti. “Questi
frati -disse un giorno- sono i miei cavalieri del-
la tavola rotonda”.
In questi sogni era mosso anche da grandi am-
bizioni personali. Apparteneva, infatti, alla clas-
se ascendente dei mercanti e aveva un’inclina-
zione molto forte ad apparire, a distinguersi, ad
elevarsi al di sopra dei compagni, ad essere il
più grande e al centro dell’attenzione, desidera-
va diventare cavaliere per avere accesso alla
classe dei nobili e poter essere effettivamente il
primo della città. La sua aspirazione più alta era
quella di farsi appoggiare la spada sulla spalla e
sentirsi dire “in nome di Dio, di S. Michele e di
S. Giorgio, io ti nomino cavaliere”. Poteva ac-
quistare quel titolo tanto ambito, che gli avreb-
be aperto tutte le porte, solo combattendo con-
cretamente e facendosi onore sul campo di bat-
taglia. L’occasione, in un secolo in cui le guerre
non mancavano mai, si presentò molto presto,
nel 1205, prospettandogli come terreno di com-
battimento la Puglia. Poiché nel Regno di Sici-
lia e Puglia regnava un grave disordine, il papa
Innocenzo III aveva mandato nell’Italia meri-
dionale Gualtiero di Brienne, irrequieto ma va-
loroso capitano che, di vittoria in vittoria, era
diventato subito famoso, suscitando grande en-
tusiasmo tra la popolazione. Gualtiero morì ina-
spettatamente il 14 giugno 1205. Infuriando
questa guerra, Francesco, letto il bando per il
reclutamento di uomini che circolava anche nel-
le terre dell’Umbria, contagiato dall’entusiasmo
generale, coltivando la speranza di trovare for-
tuna e di poter finalmente ottenere l’agognato
titolo di cavaliere, pensò di arruolarsi e di parti-
re per la Puglia, al servizio del Papa e del suc-
cessore di Gualtiero, il conte Gentile, che in-
gaggiava nuove reclute per le sue truppe.
In poche settimane, con sfarzosa prodigalità e
con la compiacenza del padre, preparò il suo
corredo bellico: la corazza, la lancia, l’elmo, la
spada, lo scudo, il cavallo bardato, vesti princi-
pesche, e si scelse uno scudiero che l’avrebbe
seguito in ogni circostanza. Durante i preparati-
vi, una notte ebbe un sogno nel quale vide uno
splendido palazzo, pieno di armi, e una bellis-
sima sposa; una voce gli assicurò che tutto era
suo! Questo sogno, letto secondo criteri mon-
dani, lo confermò nel proposito di partire in
guerra nella certezza che sarebbe divenuto un
gran principe e che avrebbe potuto dare una ri-
sposta definitiva a quella vaga inquietudine o
vuoto interiore che da tempo lo tormentava.
Arrivato il giorno della partenza, Francesco,
rivestito di una nuovissima armatura (la prima
l’aveva generosamente donata ad un cavaliere
decaduto e povero), salutò i suoi, uscì dalla por-
ta orientale di Assisi e con i suoi sogni di gran-
dezza si diresse verso il sud. Giunse al tramonto
del sole nella città di Spoleto e si fermò per la
sosta notturna presso la chiesa di S. Sabino,
santo martire considerato protettore di coloro
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che affrontavano la guerra. Ma intervenne un
fatto nuovo, inatteso, e quella che per France-
sco doveva essere solo la prima tappa di un
cammino verso il trionfo, divenne in realtà la
fine delle sue imprese effimere e l’inizio di una
straordinaria avventura umana e spirituale.
“Messosi dunque in cammino, giunse fino a
Spoleto e qui cominciò a non sentirsi bene. Tut-
tavia, preoccupato del suo viaggio, mentre ri-
posava, nel dormiveglia intese una voce inter-
rogarlo dove fosse diretto. Francesco gli espose
il suo ambizioso progetto. E quello “Chi può
essere più utile: il padrone o il servo?”. Rispo-
se “Il padrone”. Quello riprese “Perché dun-
que abbandoni il padrone per seguire il servo, e
il principe per il suddito?”. Allora Francesco
interrogò: “Signore, che vuoi ch’io faccia”.
Concluse la voce: “ritorna nella tua città e là ti
sarà detto cosa devi fare; poiché la visione che
ti è apparsa (in Assisi) devi interpretarla in tut-
t’altro senso”(dalla Leggenda dei tre compa-
gni).
Fu l’incontro che segnò la sua vita, che lo in-
dusse a guardarsi dentro, ad esplorare se stesso
e ad aprire gli occhi su orizzonti inaspettati. Di
fatto, il mattino seguente Francesco si congedò
dai compagni di spedizione e prese deciso la via
del ritorno a casa. Che cosa avrebbero detto gli
amici, le autorità, la gente? L’avrebbero accolto
con meraviglia, sarcasmo, con l’accusa infa-
mante di diserzione? E cosa avrebbe detto suo
padre? Tutto questo, che ad un animo sensibile
come il suo, prima sarebbe stato impossibile da
affrontare, ora aveva un’importanza relativa.
Francesco ormai si sentiva un uomo diverso, un
uomo libero da se stesso, dai suoi orgogliosi
progetti, dagli idoli del potere e della gloria e
soprattutto dal giudizio degli altri. Era un uomo
intento a cogliere meglio la volontà di Dio e a
percorrere un itinerario radicalmente nuovo,
nella Verità.
Spoleto come Damasco, quindi? E Francesco in
qualche modo come Paolo? Anche Francesco si
sentì invaso dalla presenza improvvisa e vivis-
sima di Dio, rimase muto, annientato, estasiato,
e si sentì pieno di luce, sicurezza, pace, gioia e
libertà...la notte e il sogno di Spoleto furono per
Francesco la notte ed il sogno che cambiarono
il corso della sua vita, la notte e il sogno della
libertà e della conversione.
Dopo l’esperienza di Spoleto, seguirono vari
episodi che confermarono, scandirono e com-
pletarono il processo di liberazione e conver-
sione di Francesco...ma tutto inizio quella notte
calda d’estate 1205, quando davanti al ventitre-
enne Francesco si pose il problema dell’alterna-
tiva esistenziale, dell’opzione fondamentale da
compiere: il “Padrone” o il servo, Dio o il “se-
colo”, proseguire verso la fama e la grandezza
terrene, o ritornare in Assisi per mettersi al ser-
vizio del Signore. Fu una scelta drammatica
perché, come emergerà lungo l’arco della sua
vita, la personalità di Francesco escludeva i
compromessi o le mezze misure e quindi l’al-
ternativa Dio-mondo si poneva in termini di
assoluta chiarezza e radicale coerenza. In quella
notte Francesco mandò in frantumi il suo sogno
terreno e scelse il Signore per sempre, dando
avvio a quel cammino di trasformazione inte-
riore che lo porterà ad identificarsi totalmente
con Cristo, persino nel corpo, con le stigmate, a
La Verna.
In quella notte nacque un uomo nuovo
Francesco comprese che, a voler essere per for-
za qualcuno, rischiava il suo essere uomo, ri-
schiava di diventare solo l’uomo di qualcuno,
mentre, decidendo di seguire il Signore e di la-
sciarsi plasmare da Lui, poteva dare piena con-
sistenza umana alla sua vita...e prese una deci-
sione che da vanitoso “eroe” dei giovani di una
piccola e insignificante città, lo trasformò in
cittadino del mondo e fratello universale.
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Condividiamo l’amicizia
Da Assisi
“IO SONO CON TE”
Questa frase di Gesù ha accompagnato i giorni
della missione a Castel del Piano, frazione di
Perugia, a cui anche noi abbiamo partecipato. Il
Signore, infatti, ci ha chiamato a collaborare
con don Francesco Buono in questa missione di
evangelizzazione della sua parrocchia, che con-
ta circa ottomila abitanti. L’occasione è stata
data dalla tradizionale visita alle famiglie per la
benedizione pasquale. Insieme con nove fratelli
e sorelle della Comunità delle Beatitudini di
Roccantica (Roma), due sacerdoti asiatici e due
africani provenienti da Roma, dal 13 al 25 mar-
zo abbiamo incontrato nelle case la gente della
parrocchia. Il Signore Gesù ha veramente gui-
dato i nostri passi e preparato l’incontro con
ciascuno. E’ stata un’esperienza forte della pre-
senza dello Spirito Santo in mezzo a noi, sia nei
colloqui con le persone, che nella preghiera li-
turgica e comunitaria, che nelle relazioni ami-
chevoli e fraterne tra noi missionari e con don
Francesco. La parola del Vangelo ha accompa-
gnato e dato luce ad ogni incontro, e spesso ha
commosso o sconvolto proprio perché è risuo-
nata in un brano adatto a situazioni personali e
familiari a volte neppure manifestati o voluta-
mente tenuti nascosti! La gente ci ha accolti
con gioia e disponibilità. I rifiuti sono stati mol-
to rari. Anche e soprattutto con le famiglie che
ci hanno ospitati è nata una bella amicizia che
prosegue tuttora. In questi giorni di grazia an-
che noi siamo state confermate nel nostro esse-
re “serve del Vangelo”. Don Francesco ha chie-
sto con insistenza una continuità di collabora-
zione per l’evangelizzazione. Vorrebbe addirit-
tutra che ci trasferissimo nella sua parrocchia.
Valutando insieme questa richiesta nella pre-
ghiera, ci sembra di poter assicurare per ora la
nostra presenza a Castel del Piano per circa 4
giorni ogni mese. Inizieremo la terza settimana
di maggio, mettendo tutto nelle mani di Maria,
Stella dell’evangelizzazione. Poi, per il futuro,
si vedrà dove il Signore ci vorrà condurre!
Intanto...tutti coinvolti nella preghiera!
... e da altrove
Abbiamo ricevuto da Susanna, una ragazza
tedesca che conosciamo da qualche anno e che
durante il mese di aprile ha trascorso con noi un
paio di settimane una e mail che pensiamo sia
bello condividere....
“.Ho conosciuto suor Gemma, suor Maria e Silvia casualmente nel 2001, mentre passavo una settimana religiosa insie-me ad un gruppo di giovani tedeschi ad Assisi. Oggi non credo più che sia stato un caso. Secondo me era un cenno (o segno?) di Dio. Sono rimasta affa-scinata dalla vita semplice piena di gioia francescana e fiducia in Dio. Negli anni passati sono sempre tornata
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con il gruppo per passare Pasqua ad Assisi. E ogni anno ci siamo incontra-ti con le suore. Facevo l'interprete e così le ho conosciute meglio. Que-st’anno il mio sogno si è avverato. Ho passato dieci giorni a casa loro ed è stata un'esperienza molto bella. Sono scappata dalla vita di tutti i giorni e nell'ambiente francescano e nel si-lenzio ho ritrovato pace e tranquilli-tà. I giorni iniziavano con la pre-ghiera delle lodi nella cappellina bellissima. Poi ho aiutato a fare i rosari - un lavoro che in quel periodo mi apriva a riflessioni sulla mia vita e sull'importanza della fede. E poi mi piaceva meditare suonando il violino all'aperto in quel posto vicino a San Francesco. In quei giorni ho conosciu-to tanti amici della fraternità. C'era anche don Jean Marie che ha celebrato la messa di Pasqua per noi prima di partire in Francia insieme a Silvia. Sono veramente grata per quel periodo che mi ha aiutato per il mio cammino cristiano. Tornata in Germania ho ri-cominciato a leggere il vangelo del giorno. È un modo bellissimo per sen-tirsi uniti alla fraternità per la pa-rola di Dio”.Susanna, studentessa tedesca, 25 anni
Preghiamo con la
fraternit
!
! Preghiamo con la Fraternità
“Spirito Santo
! donaci la gioia di capire !
! che tu non parli solo dai microfoni delle
! nostre chiese.
! Che nessuno può menar vanto di
! possederti. !
! E che, se i semi del Verbo sono diffusi in
! tutte le aiuole,
! è anche vero che i tuoi !gemiti si
! esprimono nelle lacrime dei musulmani
! e nelle verità dei buddisti, !
! negli amori degli indù
! e nel sorriso degli idolatri, ! !
! nelle parole buone dei pagani e !
! nella rettitudine degli atei”.
" " " (don Tonino Bello)
In questo periodo desideriamo affidare
particolarmente al Signore la famiglia di
Gabriella ed Uros per la salute di Uros e per
quella del papà di Gabriella, sottoposto ad una
delicata operazione.
Preghiamo con la
“Chi segue il cammino della verità
non inciampa
Chi non conosce se stesso è perduto
Non cercare a tutti i costi di conoscere l’opinione
degli altri, né su di essa fonda la tua
Pensare con la propria testa, senza lasciarsi
condizionare, è indice di coraggio
La propensione dell’uomo a ingannare se stesso è
immensamente superiore alla sua capacità di
ingannare il prossimo
La violenza è l’arma più debole; la non violenza,
quella forte
Chi non lavora eppure mangia è un ladro
Un tale commette un furto, un altro lo copre, un
terzo accarezza l’idea. Tutti e tre sono ladri
L’uomo vive dove abita la sua anima, non dove si
trova il suo corpo”
" " MAHATMA GANDHI
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