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Sommario
23 Novembre 1972 .........................................................................................................................................26
Ora è venuto il momento che voi raccogliate i nostri insegnamenti in una nuova raccolta, la quale
comprenderà gli argomenti: l’Assoluto, l’Eterno Presente, l’individuo, l’individualità, e questo ultimissimo
insegnamento – del quale altri vi diranno più lungamente – l’insegnamento del “divenire nell’essere”. Come
è conciliabile, è comprensibile, può esistere allo stesso modo l’essere ed il divenire. Dali ...................................26
Eccoci qua ancora fra voi e vengo per una missione speciale questa sera: per fare una cosa gradita
ad uno di voi, ed è con tanta gioia che io qua sono per questa missione. È per te, cara figlia Nella. Certo,
per te questa sera, che dai ospitalità a queste riunioni e che con tanta buona volontà ci segui
nell’insegnamento, sei la nostra segretaria. Nephes ..............................................................................................26
Vedete, figli e fratelli, lo spiritismo, come così si dice, le sedute spiritiche – naturalmente quelle di un
certo rilievo, non quelle fatte come si potrebbe fare un gioco da società – possono suddividersi in due
gruppi; ripeto, scartando i giochetti da società. .......................................................................................................27
Le sedute che servono a mostrare la potenza della mente, la sopravvivenza dell’anima se volete, che
poi non sono pienamente giuste nel loro intento, e questo non certamente per colpa degli Spiriti ma per il
fatto che, umanamente, non c’è peggior sordo, come si usa dire, di chi non vuole intendere; e così quelle
che sono obbiettivamente delle prove più convincenti, possono sempre essere interpretate in modo diverso
da chi parte nel suo giudizio da una posizione preconcetta. Ma vi sono poi altre riunioni, altre sedute: le
sedute che servono d’insegnamento.......................................................................................................................27
Certo si è che, invece, un atteggiamento di fronte alle riunioni spiritiche – se così vogliamo chiamarle –
totalmente errato, è quello di tenere fermo l’insegnamento tenendo ferma la cerchia delle creature umane
che assistono. Sarebbe come voler tenere fermo un gruppo di fanciulli ad una classe elementare, sia pure
cambiando i Maestri, ma pretendendo che quell’insegnamento riguardasse quel dato programma. Questo
assolutamente è un modo tutto errato di seguire lo spiritismo................................................................................28
Direte voi: «Che cosa significa questo?». Significa che non dovete incorrere nell’errore di pensare che
già ne sapete abbastanza, che niente altro v’è da sapere e venire qua – o altrove – con l’intendo di
assistere ad uno spettacolo, pensando: «Vediamo che cosa accade in questa riunione», e pensando di
udire sempre le stesse cose....................................................................................................................................28
Ed allora non possiamo che dire, questa sera, “diffidate” dalle comunicazioni che non vi dicono cose
nuove, che ripetono continuamente le stesse cose, come tante altre volte noi vi abbiamo detto. È vero, figli
e fratelli? Ma soprattutto diffidate delle comunicazioni che vi fanno apparire come voi foste al centro del
cielo e della Terra. Come se il cielo si interessasse della vostra vita come di una cosa eccezionale....................29
Voi sapeste – ed anche questo ve lo abbiamo detto tante volte – quanto sarebbe facile illudervi, per
noi. Quanto l’umano è sensibile alla lusinga di uno Spirito! Dire: «Voi siete dei prescelti perché siete qua!
Voi siete qua per qualche disegno divino!». Ma facendo questo noi non saremmo quelli che pensiamo di
essere. E tradiremmo l’intento con il quale seguiamo questi incontri .....................................................................29
Quando cominciamo a capire questo, ecco che in noi sorge un’altra domanda: «Ma se Dio è perfetto,
è immutabile, è quello che “È”; in Lui non vi è un “divenire”, ma è sempre un “essere” e quindi un Eterno
Presente, come può esistere un Cosmo che nasce, ha un suo ciclo di vita e muore? Come può in questa…
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stasi – dico questo per intendersi – stasi assoluta che è l’Eterno Presente, esistere qualcosa che cammina,
che si muove?, che nasce, progredisce e muore? Non è possibile. Perché qualcosa dunque si
muoverebbe, diverrebbe in seno all’Eterno Essere, all’Infinita Esistenza». ........................................................... 30
Queste cose ormai le conoscete. Non serve ascoltarle nuovamente, o da nuove Entità attraverso ad
uno stesso medium, o da nuove Entità attraverso a medium diversi. Dobbiamo andare oltre. Dobbiamo
sfatare, distruggere l’accusa che fanno gli anti-spiritisti, che gli Spiriti dicono sempre le stesse cose.
Kempis ................................................................................................................................................................... 30
Adesso vi prego, dopo di avere svegliato lo strumento, di non uscire dalla stanza subito. Noi vi
abbracciamo tutti, i presenti questa sera e gli assenti. Pace a voi, figli. Dali ......................................................... 30
07 Dicembre 1972 .......................................................................................................................................... 31
Ebbene, in questo vostro tempo durante il quale vi abbiamo parlato, abbiamo cominciato a dirvi, ad
insegnarvi, non solo un aspetto più vero del mondo che vi circonda, ma anche quello che – secondo gli
indiani – si chiama “Darma”, ovverosia le regole di buona condotta. ..................................................................... 31
Ecco, l’insegnamento impartito dalle religioni verte su “il bene operare”. Vi è una fase sottostante a
questa, ed è quella di non tanto “bene operare”, quanto bene seguire le varie norme canoniche di queste
religioni: essere un “buon osservante”, come si usa dire, è vero? Tutto si risolverebbe in questo: seguire
certe cerimonie, dire certe preghiere e pensare a Dio, e tutto finirebbe qui........................................................... 31
Quindi, secondo questo insegnamento più spirituale, sarebbe inutile – direi quasi assurdo – accostarsi
alle cerimonie religiose quando dentro di noi non vi fosse l’amore al prossimo, o quanto meno non fossimo
in pace con noi stessi nei riguardi degli altri. Ebbene, figli cari, questo è un insegnamento molto difficile a
seguirsi e tanto difficile che si è cercato ................................................................................................................. 31
Ma non è ancora, questo, il più alto insegnamento che riguardi il modo di comportarsi – o di “essere”,
più precisamente – degli individui. E quale è? È proprio come ho detto ora: il giusto insegnamento
individuale è quello di “essere”. Perché vedete, o figli nostri, quando un uomo si impone di aiutare i suoi
simili unicamente perché conosce il Comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso” ................................ 32
Ecco, voi direte: «Allora che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo forse dare libero sfogo al nostro
sentimento interiore, al nostro modo di esistere reale, senza preoccuparci di quelle che sono le
conseguenze?». No! Questo non è un modo di “essere” giusto; un modo di manifestare il proprio “essere”
giusto. Noi vi diciamo: comprendete voi stessi, conoscete voi stessi..................................................................... 32
Ma “porre attenzione” a questo “sentire” egoistico, dire cioè: «Io non do questo, perché se donassi lo
farei per guadagnarmi un premio eterno, unicamente per questo». Ma nello stesso tempo essere
consapevoli della propria natura egoistica, della propria mancanza di fede nella divina provvidenza. ................. 32
Conoscere se stessi significa questo: nel momento in cui l’uomo attraverso all’attenzione riesce a
conoscere i propri limiti, egli trascende questi limiti. Attraverso a questo processo di concentrazione, di
spietata e veritiera introspezione, l’uomo può passare da un modo di vivere illusorio quale è il “divenire”, ad
un modo di esistere reale quale è l’“essere”. Dali .................................................................................................. 32
Ecco, in linea generale, esaminando un po’ tutto quello che la religione e la filosofia e in ogni modo il
pensiero dell’uomo può averci offerto dal momento in cui l’uomo ha cominciato a balbettare, secondo le
conoscenze che voi avete – tralasciando cioè quelle civiltà che sono scomparse senza lasciare traccia
della loro cultura – dal momento in cui l’uomo ha cominciato a balbettare con la mente, e fino ad oggi, quali
sono state le configurazioni, o le figurazioni, o i concetti più alti che l’uomo ha avuto di Dio? .............................. 33
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Ecco, noi tralasciamo tutta la parte che riguarda la forma panteistica, è vero? Tutta quella, anche, che
si rivolge alla non esistenza di Dio; tutta la parte che fa nascere l’Universo – come è chiamato – da una
fortuita coincidenza, o da una spinta – che avrebbe la materia – di eternare se stessa, o di creare qualche
cosa che la trascenda, che vada al di là della sua natura.......................................................................................33
Ecco, noi tralasciamo le ipotesi che negano Dio perché questa visione della materia che emana la vita
e poi l’uomo, le razze, così per una spinta interiore e per un caso fortuito, è certamente destinata ad essere
annoverata fra le teorie o le ipotesi poco probabili o del tutto improbabili. .............................................................33
Ecco, quale figura noi possiamo prospettare ad uno scienziato che appaghi in qualche modo la sua
mente, e che sia abbastanza vicina alla Realtà? Possiamo forse noi prospettare la figura che ci viene
dipinta o descritta dalle varie religioni? ...................................................................................................................34
La filosofia Yoga, certi esercizi, certe discipline, possono raramente condurre alla comunione con i più
alti stadi dell’essere umano, con la propria scintilla divina, tanto da avere un “essere spirituale”, uno stadio
di esistenza reale. Cioè, in parole povere, quasi direi un’identificazione con l’Assoluto: ripeto, “raramente”. .......34
Si è tentato – sempre secondo queste scuole filosofiche – di dire che Dio crea il Cosmo emanandolo
da se stesso, per un atto di amore. Ma voi comprendete che – a parte questa cosa strana che Iddio nella
Sua completezza, ad un certo momento per amare abbia bisogno di crearsi un fantoccio – resta sempre il
problema del “divenire” nell’essere .........................................................................................................................35
Ecco dunque allora il termine del problema: tutti gli scienziati ed anche i religiosi, i mistici che sono
riusciti – con la loro mistica, la loro fede e la loro spiritualità – ad avere una comunione, diciamo, con Dio,
pure anche questi che hanno più conosciuto da vicino degli altri Dio, non sanno parlare dell’Essere di Dio,
di che cosa Egli “È”..................................................................................................................................................35
Ebbene, noi in questi ultimi tempi, di questo insegnamento vi abbiamo parlato. Vogliamo che voi
abbiate un’idea di Dio, dell’Assoluto, la più vicina alla Realtà. Quella che meglio di tutte le altre resista alle
obiezioni delle menti scientifiche e logiche che vivono in questo tempo; quella che per la sua giustezza sia
capace di farvi sperimentare la realtà facendovi ritenere la conoscenza di essa sempre. Kempis.......................36
Creature, voi qua con me siete. Tutte vi amo, tutte io vi seguo costantemente. Ecco, io sono con voi e
se la vostra fede che è un richiamo, che è corresponsione al mio amore non vi tradisce, io vi sorreggo, vi
traggo dalle amarezze. Teresa ...............................................................................................................................36
Ecco, però, io molto mi dedicai allo studio della magia spirituale e della magia bianca, e posso dirvi
che una volta che sono trapassato in questo mondo in cui mi trovo, e ho potuto approfondire i miei studi,
ecco che ho visto che la magia è la forza della mente. Tutte le cerimonie, tutti i preparativi, tutte le storie, le
essenze, tutto quello che voi volete, ha unicamente lo scopo di rafforzare la volontà, di stimolare la fede…
Eliphas Levi............................................................................................................................................................36
Ecco, questa sera è terminata la riunione e noi ci vedremo non la prossima volta, ma una volta
successiva perché in questo periodo ci serviremo dello strumento per riordinare la prima parte del
materiale che avete preparato per la raccolta dell’insegnamento. Dali ..................................................................37
Voi forse prendete queste riunioni per il suono delle parole che vengono pronunciate e non potete
capire che cosa sta al di là di questi suoni. Non solo dal punto di vista del significato dell’insegnamento,
bensì anche dal punto di vista delle forze che agiscono in queste comunicazioni. Noi non vogliamo fare di
voi, con queste parole, degli esseri che a tutto credono .........................................................................................38
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Ora voi siete come quell’accorto coltivatore che conserva durante la carestia e la siccità una certa
quantità di messi, senza cibarsene, per poter fare di questa “seme” per i tempi migliori. Voi in questa
posizione siete nel mondo, inconsapevolmente custodite quel “seme” che nei tempi migliori che già si
stanno preannunziando, costituirà la base di un nuovo e più fruttuoso raccolto… Dali ........................................ 38
Se noi pensiamo, ad esempio, ad un fenomeno fisico qualunque studiato dalla vostra scienza, per
esempio un corpo che sia lasciato cadere, che cosa vediamo? Newton scoprì da questa osservazione la
legge della gravità; noi possiamo rivedere questa legge alla luce dell’insegnamento dei fotogrammi. Che
cosa accade? Succede che per il modulo fondamentale del Cosmo..................................................................... 39
La legge vera non è quella che la scienza enuncia, che tutti i corpi che non siano trattenuti da qualche
cosa sono attratti dalla superficie della Terra, cadono, in parole povere. Non è quella la legge vera, ma la
legge vera è quella che io ho chiamato “modulo fondamentale del Cosmo”, per il quale una serie di
fotogrammi in cui all’inizio vi sia un corpo............................................................................................................... 39
Dunque, che cosa significa questo nei riguardi degli apporti? Né più e né meno noi possiamo dire –
come sempre – che certo un oggetto per essere portato in questa stanza, non con mezzi usuali e consueti,
deve essere o smaterializzato l’oggetto o smaterializzare le pareti che costituiscono questa stanza, ed
introdotto in questo ambiente. Ma se noi andiamo ad esaminare questo fenomeno più da vicino,
conoscendo l’insegnamento dei fotogrammi, indubbiamente noi vediamo che all’inizio della
smaterializzazione io percorro una serie di fotogrammi la quale inevitabilmente mi conduce – per il
fenomeno dell’apporto – alla rimaterializzazione dell’oggetto in questo ambiente................................................. 40
Noi vi abbiamo detto che entrambe le serie sono vive, reali e vitali. Per farvi comprendere questo vi
abbiamo anche detto che possono esservi delle vite inferiori, altre creature sia da una parte che dall’altra
delle due serie parallele, delle varianti e della variante, come dir volete; e quindi, in questo senso, tutto è
vivo.......................................................................................................................................................................... 40
Se io avessi avuto la possibilità di venire questa sera o di non venire che cosa significherebbe
questo? Che la variante sarebbe esistita per me, ma non per voi; ed allora, naturalmente, la parte che
costituiva la mia libertà di non venire vive e sarebbe vissuta unicamente per me. ................................................ 40
Ed allora per quelle vite individuali, per quella materia macrocosmica – qui la cosa è leggermente
diversa – diciamo per quelle vite individuali inferiori, non esiste la variante, e la strada seguita e vissuta e
sperimentata sarà unicamente sempre quella. La variante esisterà per l’individuo che ha la libertà di scelta,
se ce l’ha; e quel ramo sarà unicamente vissuto dall’individuo che lo sceglie, se lo sceglierà.............................. 41
La vita invece macrocosmica, della materia, indipendentemente dalle forme che questa materia
costituisce, è la vita della materia allo stato elementare, quindi; e vive tutta sia che questa materia
componga una serie di fotogrammi senza alternativa, senza variante, sia che questa materia costituisca
una serie di fotogrammi costituenti, appunto, l’alternativa o la variante. Kempis.................................................. 41
Voi non state parlando con un trapassato: io sono vivente, incarnato, faccio vita ascetica sull’Himalaya
e ho possibilità di sdoppiarmi. Sdoppiarmi. Sono stato richiamato qui da disincarnati, Entità molto luminose.
Io vivo esclusivamente per Dio. Non che lo abbia raggiunto, ma tutta la mia esistenza è accentrata in
questa profonda fede. ............................................................................................................................................. 41
Ma voi perché non avete lasciato il mondo? Non avete coraggio? O avete dei legami che non vi
permettono di farlo? Io so, per quanto non vi conosca, che voi credete in quello che io credo. Perché non
parlate se siete qui fra gli uomini di queste verità? Temete per voi stessi? Avete paura che gli altri si burlino
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di voi? Che cosa fate? Voi tutto prendete ma niente date per il timore di essere derisi. Ma come? Allora la
vostra fede non è vera! E se non avete fede voi che tante cose vedete, chi deve credere? Entità di un
Guru vivente...........................................................................................................................................................41
Quello che vi è stato detto, figli… mentre tutto quanto viene detto da Entità disincarnate è sotto…
diciamo… – non so come dirvi – la nostra garanzia, quello che è venuto da questo essere incarnato non so
se posso pienamente condividerlo. Dovete essere voi a riflettere. Dali .................................................................42
08 Febbraio 1973............................................................................................................................................44
Al giorno d’oggi chi pensa allo Spirito, alla spiritualità, alla religione, indubbiamente – e questo sia
detto senza offesa per alcuno – indubbiamente è un soggetto che ha qualcosa di non perfettamente
normale, perché si pensa a Dio, alla sopravvivenza, non nel modo giusto, ma solo sperando di essere
aiutati nei nostri problemi.........................................................................................................................................44
Noi invece vi diciamo: «Tutto “È”, figli; entro di voi è una sorgente di forza, di comprensione, di vitalità,
di azione, che voi neppure lontanamente supponete. Cercate di attingere da voi stessi, da questa sorgente
che è in voi per camminare. Non vendetevi ad altri, ultimi fra tutti a coloro che vi promettono una salvezza
nell’aldilà. Voi soli, o meglio ciascuno di voi singolarmente, e solo e da solo può operare la propria
salvezza. Nessuno può farlo per lui». .....................................................................................................................44
Vivete ogni giorno pensando che ogni giorno che trascorre segna, o segni, una tappa per ritrovare in
voi la divinità. Siate certi di questo. Ogni trascorrere di “sentire”, o di tempo astronomico, segna un
abbreviarsi dello spazio che rimane fra voi e la vostra meta. E quando voi siete certi che non vi accostate a
Dio per avere dei benefici, ma unicamente per amore verso di Lui, allora voi avrete la certezza di avere
entro di voi l’esatto concetto della divinità. Dali ......................................................................................................44
La medicina è quella che cura lo Spirito, non solo il corpo. Il vero medico, dunque, è chi sa riparare ai
danni prodotti, nel corpo, dallo Spirito inquieto. Ma i vostri medici, con tanta scienza, oggi poco fanno di
tutto ciò; è già molto se riescono a tappare le falle che uno Spirito inquieto produce nel suo veicolo fisico.
L’uomo non è solo carne, è principalmente Spirito, prima che carne. ....................................................................45
Dicono gli avversari della magia, quelli che l’hanno combattuta ed hanno bruciato tante povere
creature isteriche, che credere nella magia significa dare alle cose materiali morte, potere sugli Spiriti, sulle
cose eterne. È dare potere alla natura sulla divinità – si dice – non ricordandosi che tutto è natura. Anche la
stessa divinità. .........................................................................................................................................................45
Ma della stella a cinque punte forse lo ignorate. La “stella fiammeggiante” che ha potere su ogni
Spirito. Vi è una lunga e meticolosa procedura per colui che vuole realizzare questo pentaclo, questo
talismano così efficace. Egli dovrà scegliere l’ora, il giorno e l’influsso astrologico appropriato; dovrà
fondere i sette metalli e disegnarla in modo perfetto; non solo, ma dovrà tenerla orizzontata nella giusta
maniera poiché altrimenti… Paracelso...................................................................................................................45
La domanda che questa sera vi siete fatti, è una domanda molto interessante che noi ci auguravamo
che voi faceste perché spinge la vostra attenzione ad andare sempre più in là, cercare di afferrare cose
che per loro natura sono definite inafferrabili. Vi siete chiesti come può esistere questo salto di qualità fra
un “sentire” relativo ed un “Sentire Assoluto”. .........................................................................................................46
Non possono esservi dei salti. Voi avete imparato, ormai sapete – perché tante volte lo avete sentito
ripetere – che lo stesso relativo, che una volta eravate abituati a considerare transitorio, che nasceva e
moriva, scompariva per non esistere mai più, in fondo ha una durata illimitata, esiste nel senza tempo. .............47
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Non c’è questo salto; infatti se noi andiamo oltre il “sentire” individuale, troviamo qual è – diciamo – lo
stadio successivo al “sentire” individuale e del quale noi vi abbiamo parlato: il “sentire” della individualità; e
già qua si cambia di natura di “sentire”, perché non è più un “sentire” alla volta, ma è una gamma di
“sentire” percepita tutta contemporaneamente nel senza tempo. Kempis ............................................................ 47
Quando noi ci riuniremo in un ambiente più fisicamente spazioso, come di consueto abbiamo fatto
nello scorso ciclo, voi potrete riservare un posto libero per una di queste creature che gradirà o desidererà
partecipare a queste riunioni. Che non sarà necessariamente sempre la stessa. Dali ......................................... 47
Poiché ovunque è invocato con fede, l’Altissimo splende luce vivificatrice, attendiamo chi vede in noi,
suo prossimo, l’oggetto di una missione che tende a condurci a ritrovare noi stessi. Teresa ............................... 48
08 Marzo 1973 ................................................................................................................................................ 49
Ma quello che è importante e essenziale è tutto il fenomeno nel suo insieme per ciò che può
significare nei vostri riguardi, nel vostro intimo. Avere le idee chiare in un mondo confuso, è avere acqua in
un deserto. Avere la certezza nella negazione è avere un’ancora nella tempesta. Avere chi può consolarci
quando occorre, senza fare di queste parole unico e solo scopo di consolazione, è essere in contatto con
la Realtà. Dali ......................................................................................................................................................... 49
I centri di “sentire” nell’esistente sono due: l’Assoluto, cioè l’Uno, e i microcosmi, cioè i “molti nell’Uno”.
Questa distinzione è illusoria, è una distinzione di comodo, ed è valida nella misura in cui si comprende
ch’essa non esiste. Il “sentire dei molti” sta al “sentire dell’Uno”, come la parte sta all’insieme ............................ 50
Al “sentire” di ciascuna individualità fa capo un individuo; ad ogni individuo fa capo una gamma
vastissima di “sentire”; in altre parole, “sentire” individuali fanno parte dell’individuo, individui fanno parte
della individualità, le individualità hanno la loro radice nell’Assoluto...................................................................... 50
Che cosa significa “atomo di sentire”? Significa “unità elementare” del “sentire” individuale; in altre
parole “reazioni” a stimoli che vengono dall’ambiente in funzione della coscienza raggiunta. Questa
coscienza raggiunta potrebbe più propriamente essere definita “coscienza di base”............................................ 50
Dunque, per spiegarci meglio, se il “Sentire Assoluto” esplodesse – seguitemi bene – in una gamma di
“sentire” individuali, si frazionasse, queste frazioni si aggregherebbero in tante gamme di “sentire”,
organizzate da una semplice ad una più complessa. Questo esempio – badate bene – è valido nella misura
in cui si comprende che ciò non può essere accaduto. .......................................................................................... 51
Quando noi diciamo: l’uomo è un centro di coscienza e di espressione, diciamo una verità; ma questa
verità è tale nella misura in cui non si comprenda che l’individuo è un io che percepisce. Non esiste l’io che
“sente”: esiste il “sentire”… Così come Dio non è “Colui che ama”: è Amore........................................................ 51
Quanto vi abbiamo scandalizzati, e quanto – forse a volte con riluttanza, altre no – ci avete seguito!
Alla fine, quando avrete compreso che tempo e dimensioni sono irreali, che coloro che vi vivono accanto
non sono vostri contemporanei nel “sentire”, che non esiste nessuna successione perché non esiste
nessuna suddivisione ma che tutto È, quando vorrete capire e capirete la natura del “sentire” individuale
sapendo che questo non vi aiuta a comprendere la natura del “Sentire Assoluto”, del tutto diversa, allora
sarete nel vero, perché liberi dall’illusione del “divenire”; comprenderete l’Eterno ed Infinito “Essere”.
Kempis ................................................................................................................................................................... 52
Il mio nome fu Daniel Douglas Home, e fui uno strumento, un medium, e con piacere vengo a
salutarvi. Fui uno dei primi medium dello spiritismo e fui anche a Fiorenza. Sì. A Firenze ebbi una triste
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esperienza, ma era scritta nel mio destino e così non potei evitarla nonostante mi fosse stata
preannunciata. .........................................................................................................................................................52
È, questo strumento, uno dei più completi che esistano e siano esistiti. Gli farete i miei complimenti.
Poi la mia missione era diversa dalla sua, perché io avevo lo scopo di dimostrare la possibilità delle
comunicazioni e dei fenomeni fisici, della levitazione, di tutte quelle cose che vi sono note da vicino, ma
non per l’insegnamento. Daniel Douglas Home ....................................................................................................52
Per porre come appendice al volume che stiamo assieme preparando, vorrei che fossero ricordati quei
fenomeni che più vi hanno colpito; in specie mi rivolgo a coloro che da più tempo ci seguono. Perciò
riunitevi fra voi – in questo mese, in attesa della prossima riunione – e ricordate assieme e buttateli giù.
Dali ..........................................................................................................................................................................53
05 Aprile 1973.................................................................................................................................................54
Cos’è la vita in senso assoluto? Non è quel ciclo che voi siete abituati a considerare: un trascorrere, in
ultima analisi; ma è un “esistere”. Se volete dunque “esistere” nel senso pieno di questa parole, voi dovete
liberare il vostro cuore e la vostra mente. ...............................................................................................................54
Quale differenza c’è in queste due condizioni di esistenza? Non occorre che io vi parli, o cari, della
condizione di esistenza che si può definire di “divenire”, perché voi ben le conoscete. “Divenire” significa,
come prima ho detto, trovare un modo di apparire. ................................................................................................54
Essere” invece significa “esistere” nella maniera più reale, più naturale, quindi, più esatta, più aderente
alla Realtà. Significa far fluire il “sentire” liberamente. Significa superare, in altre parole, la condizione
d’esistenza poggiata sul “divenire”. .........................................................................................................................54
Non abbiate timore… diciamo più esattamente, non dobbiamo aver timore delle nostre miserie, o figli.
Sono insufficienze, sono incompletezze; dobbiamo essere consapevoli di esse, senza timori, senza volerle
nascondere, sfuggire, ma ponendole di fronte ai nostri occhi per cercare di capirne le ragioni che le fanno
sussistere. Dali ........................................................................................................................................................54
Mi chiamai Pietro Raimondi e fui musicista del secolo scorso. Io so che fra voi vi sono dei valenti
musicisti e le mie opere non sono più rappresentate. Vorrei indicarvi un mio inedito: cercatelo all’Archivio
Storico di Napoli, dove io ho esercitato tutta la mia professione, posso dire. Pietro Raimondi ............................55
Scherzi a parte, vedo che siete interessati all’argomento, tanto che qualcuno di voi si è chiesto che
differenza c’era fra l’io e l’individuo. E noi dobbiamo dire che con “individuo” abbiamo inteso più una
rappresentazione strutturale di questo essere, del microcosmo. Mentre con “io” intendiamo più una
rappresentazione – vogliamo dirlo in altri termini – psicologica. .............................................................................55
L’individuo, abbiamo detto, non è un ente percepiente, ma è “sentire”. Non esiste l’individuo che
“sente”, ma esiste il “sentire” individuale. Ecco. Allora, in che misura rimane l’individuo? Rimane come
“sentire” individuale. ................................................................................................................................................56
Noi non intendiamo rinnegare quello che abbiamo detto la volta scorsa, ma dobbiamo tenere presente
che i microcosmi esistono; dunque esiste un essere, non che percepisce, in qualche modo costituito,
costituito di questi “sentire” individuali, ma l’essere-microcosmo esiste. Non esiste più come io, ed è una
differenza profonda se voi pensate che tutta l’esistenza dell’uomo è fondata sull’io e sul non io. Voi dovete
approfondire. ...........................................................................................................................................................56
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Il veicolo che recepisce, che costituisce il “sentire” individuale – abbiamo detto – è la coscienza
individuale, la quale a suo tempo viene abbandonata, trascesa – è vero, figli e fratelli? – per lasciar posto
alla coscienza cosmica e, successivamente, alla Coscienza Assoluta. ................................................................. 56
Se il “sentire” fosse prerogativa del piano akasico, dovrebbe cessare e non esistere laddove non
esiste la materia-Spirito di questo piano; ma dal momento che il “sentire” in forma più complessa – rimane
oltre lo stadio di “sentire” individuale, vuol dire che altri stati di essere-“sentire” esistono al di là di quello
che dicevamo.......................................................................................................................................................... 56
Poco a poco, se avrete il coraggio di seguirci, ci inoltreremo in quei territori. E vedremo cadere tanti
pregiudizi, tanti tabù, tante false interpretazioni, tanti errori creati dal modo di pensare umano. Ma, in pari
tempo, a questi, seguirà una liberazione del nostro essere… Kempis ................................................................. 57
La prossima riunione sarà con il solito intervallo, per poter continuare il lavoro della raccolta degli
scritti. Dali ............................................................................................................................................................... 57
Non ho molta forza. Sono il babbo di Alfredo… Alfredo Bianchini. Porto il mio saluto. Ha molto molto
sofferto in questo periodo. Non faccia mai quello che ha pensato. Digli questo da parte mia. Lo benedico e
sia fiducioso. Grazie! Babbo di Alfredo Bianchini ............................................................................................... 57
03 Maggio 1973, Pasqua a Ceppeto ............................................................................................................ 58
Ebbene, così in questa riunione, più delle altre, vi preghiamo di stare concentrati, proprio perché essa
sia e rimanga un punto nella serie delle nostre riunioni che segna, in qualche modo, una tappa. Dali ................ 58
Centro d’attrazione delle vite macrocosmiche, sono le scintille divine. Allora questo individuo, questa
individualità, questo uomo, questo microcosmo, non esiste per un’illusione di percezione – e quindi
illusione che non avrebbe riscontro in una realtà di struttura – ma esiste come entità reale, come qualcosa
che si può individuare, descrivere; convenzionalmente ......................................................................................... 58
Ora, secondo le ultime verità che voi avete conosciuto, non esiste più un corpo fisico obbiettivo, non
esiste più un corpo astrale come una unità a sé, non esiste più un corpo mentale come qualcosa che si
organizza in ogni incarnazione, ma dall’insieme dei fotogrammi dei relativi piani, ne scaturisce l’idea di
questi tre corpi. ....................................................................................................................................................... 58
Perché quando voi avrete compreso chiaramente qual è la Realtà, allora sarete intimamente convinti
che la vostra liberazione può avvenire in ogni istante, perché il microcosmo, tutti noi, ogni cosa animata e
inanimata, è immersa nella Realtà, è nel reale. L’uomo stesso, anche il selvaggio, è nella Realtà con il suo
essere. .................................................................................................................................................................... 59
Quando l’uomo, attraverso al porre in giusta luce la sua vita e quanto accade intorno a lui, riuscirà, o
riesce, ad essere così forte, non da fuggire le ragioni che possono turbare il suo equilibrio intimo, ma a
stabilire nel suo intimo ordine, equilibrio, pace, quando riesce a questo, il “sentire” di Realtà, reale, fluisce
in lui… Kempis ....................................................................................................................................................... 60
…Prese il pane e lo spezzò; lo diede ai Suoi discepoli e disse: «Prendete, mangiatene tutti». E dopo
la cena prese il calice del vino. Disse: «Bevetene tutti, fate questo in memoria di me. Così questa
Comunione vi unisca nel trionfo del vero, del giusto, dell’amore, dell’esistenza. La Voce .................................... 60
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Ciò che dovrete fare lo capirete. Chi vorrà farlo,
s’intende. Dali ......................................................................................................................................................... 60
Ceppeto, 07 Giugno 1973 ............................................................................................................................. 61
9
Noi vi ripetiamo: esponete i vostri concetti a chi vi ascolta, ma non abbiate il desiderio di imporre le
vostre idee. La verità si fa strada negli uomini non perché è imposta con una sorta di violenza… tacita, ma
pur sempre violenza; si fa strada perché è verità e la verità non può che suscitare, nell’intimo di colui che
l’ascolta – se è maturo – un riscontro di certezza. Quello è ciò che convince e ciò che fa aprire l’individuo
alla verità .................................................................................................................................................................61
Che cosa significa “liberarsi”? Significa far cadere dai propri occhi – dicevamo – dalla propria
percezione, il velo dell’illusione. Significa sottrarsi al gioco dei contrari perché, figli cari, molti hanno parlato
di uno stato di intima tranquillità, di pace, di serenità. Non occorre rifarsi ai Santi, ai mistici .................................62
La liberazione è sempre un fatto del presente perché, ripeto, se voi pensate anche di condurre una
vita retta per giungere a questa liberazione, voi seguite ancora un divenire. Questo lo sapete. E non
seguite altro che il gioco dei contrari; voi fate qualcosa per ottenere qualcosa, voi cercate di divenire diversi
da come siete. .........................................................................................................................................................62
Un’altra cosa sola voglio aggiungere: se voi vi soffermate sul significato di liberazione, come avete
fatto questa sera, ciò significa che non avete compreso molto chiaramente, ancora, il valore di ciò che vi è
stato detto a proposito dell’io. Quanto cambi nella costituzione e nella realtà dell’individuo il fatto che l’io sia
un’errata percezione................................................................................................................................................62
Noi conosciamo le vostre vicissitudini, le difficoltà che incontrate; difficoltà che possono essere
d’ordine materiale contingente nella vita di ogni giorno, ed a volte che nascono da un intimo vostro che è
leggermente stanco, o appassito, o che desidererebbe cambiare, avere una vita più… diversa, in qualche
modo. Ebbene figli, noi vi diciamo: conoscete voi stessi, comprendetevi. Dali ......................................................63
Là, all’uccellatoio, ai miei tempi, c’era un’osteria ove io mi fermava a rifocillarmi quando andava a
Firenze. Una volta ricordo che ero con un tal Giovanni de’ Lamberti e con esso mi fermai a desinare.
Messer Giovanni molto meravigliossi che al termine del pranzo, senza dare alcuna moneta, noi ce ne
andammo. E semplicemente io mi accostai ad una parete e vi feci un segno sopra .............................................63
Mi ricordo che una volta fermommi alquanto imbestialito messer Giovanni di Cosimo de’ Medici, il
quale mi narrò che essendo egli andato in una sua villa a Fiesole con certi amici, Paolo Francesco Martelli
ed altri, ed essendo di venerdì, alla sera invitarono il cuoco a fare per cena una frittata di uova. Pievano
Arlotto Mainardi .....................................................................................................................................................64
Un’altra volta venni da voi. Fui Pietro Raimondi e vengo per ringraziarvi della vostra cortesia. Dite
all’amico musicista che si è interessato alla mia vita, che lo ringrazio e che se egli vorrà fare le mie
musiche, io sarò presente nell’esecuzione, mi farò sentire. Pietro Raimondi .......................................................64
La pace sia con voi, con coloro che vi amano, con coloro che vi odiano. La pace sia con chi soffre, con
chi combatte, con chi uccide, con chi è ucciso. La pace sia con tutti perché nell’intima tranquillità, nella
pace dello Spirito, fiorisce nell’uomo la sua natura superiore. Teresa ...................................................................64
26 Giugno 1973 (Riunione affettiva).............................................................................................................65
Eppure, o cari, niente è incerto; solo che ciascuno di noi, quando è incarnato, è posto di fronte alla
percezione di cose che egli deve vivere intensamente. Se l’uomo conoscesse qual è il suo destino, forse
sorvolerebbe il presente in attesa di quelli che possono essere gli avvenimenti piacevoli, o timoroso di
quelli che possono essere le prove, tralasciando invece la poesia del presente. Dali ...........................................65
Ecco, a questo punto, scocca la vostra responsabilità, che è quella di assimilare ancora meglio questi
insegnamenti, in modo che quando accadrà che creature vi chiedano informazioni, chiarimenti e via
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dicendo, voi possiate essere all’altezza di rispondere: la chiarezza che è in voi trasfonderla negli altri.
Kempis ................................................................................................................................................................... 67
Ripensate a quello che vi abbiamo detto; tenete presente che a volte possiamo essere limitati
nell’esporre le cose, per non ferire la vostra suscettibilità… Dali........................................................................... 67
Ceppeto, 13 Luglio 1973 (Riunione affettiva) ............................................................................................. 68
Ma voi sapete – quante volte ve lo abbiamo detto! – che ciò che voi vedete al di fuori di voi, trae le sue
origini nell’intimo di voi stessi. Questa è una verità incontestabile. L’uomo è sempre tale qualunque sia il
sistema che egli ha ideato: se non esiste una sua rettitudine, una sua volontà di fare il meglio, una sua – mi
sia consentito dirlo – onestà, se non esiste questa, nessun sistema, nessuna filosofia ........................................ 68
In questa certezza voi non dovete essere turbati da ciò che travaglia il mondo, dovete compatire chi è
insensibile, chi è disonesto, chi persegue unicamente il proprio interesse; dovete comprendere che sono
stati d’animo transitori di quelle creature, scorie di quegli esseri che affiorano per poi scomparire. Ma ciò
che è nel più segreto intimo di ogni uomo .............................................................................................................. 69
L’io dunque, non è qualcosa che percepisce, non è una “personalità” che percepisce; ma noi
possiamo dire che i vari “sentire” del microcosmo, dell’individuo, costituiscono, gruppo a gruppo, delle
personalità. Dunque la nostra e la vostra personalità non sarebbero che degli aggruppamenti di “sentire”. ........ 70
In questo modo noi raggiungiamo la convinzione che il massimo “sentire” – massimo inteso come
intensità – è in noi, fa parte del nostro essere. Non una condizione di esistenza di là da venire. Ma è in noi
stessi e può rivelarsi ogni istante, purché lo si voglia, senza attendere il trascorrere dei secoli. Dali ................... 70
Ceppeto, 18 Ottobre 1973 ............................................................................................................................. 71
Ma inutile sarebbe stato il nostro e il vostro lavoro se nessuno, al di fuori di voi, potesse beneficiarne.
Per questo vi diciamo: con la cautela che il buon senso suggerisce, date pure a coloro che voi ritenete
possano comprendere queste verità il lavoro che assieme abbiamo fatto. Datelo pure, o figli, perché come
voi sapete l’evoluzione degli individui ..................................................................................................................... 71
Non occorre tanto parlare, esporsi come usavano fare i missionari, i predicatori, quanto vivere per
queste ed in queste verità, nella convinzione di esse. Dali .................................................................................... 72
06 Dicembre 1973 (A casa della signora Nella Bonora, riunione imprevista)......................................... 73
Lo stesso Cristo – voi lo sapete benissimo – scandalizzò i circoncisi perché era rivolto anche ai
pagani, a tutti gli uomini. A voi oggi pare strana questa cosa, che il figlio di Dio avesse dovuto parlare
solamente a certi uomini appartenenti ad una certa razza, ad una certa religione e non agli altri, ed infatti la
verità è questa. ....................................................................................................................................................... 74
Vedete, quando qualche verità ci resta ostica, non è tanto quella verità che non è compresa, quanto
altre verità che stanno a monte di quella, perché nell’esporre il nostro – chiamiamolo così –
“insegnamento”, noi abbiamo seguito un “iter”, un programma; programma che si è svolto per tanti dei
vostri anni................................................................................................................................................................ 74
E qua addentriamoci in questo strano mondo astrale che fa ritenere vero, reale, ciò che ciascuno
pensa, tanto che, vi abbiamo detto, un’Entità che comunichi dal piano astrale parlerà ai viventi di tutte le
concezioni che essa aveva in vita circa l’oltretomba. Quelle che rappresentavano le sue convinzioni
sull’aldilà, se saranno state “sentite”....................................................................................................................... 74
Voi dite: «Certo che dobbiamo fare in un certo senso un atto di fede perché noi non abbiamo mai
constatato questa caratteristica del piano astrale». Ma del resto posso dirvi che voi fate sempre un atto di
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fede anche quando accettate che esista la città di New York o un altro paese nel quale non siete mai stati e
del quale altri vi hanno parlato. ...............................................................................................................................75
Ora, quale differenza c’è fra il piano fisico ed il piano astrale? Naturalmente parliamo di una cosa un
po’ esemplificata, schematizzata. La differenza è questa sola: che le storie di ciascun individuo che è nel
piano fisico non sono immaginate ma sono pre-costituite; cioè, quelle forme che nel piano astrale nascono
di volta .....................................................................................................................................................................76
Mentre nel piano fisico la differenza è che i fotogrammi si intersecano. Cioè, che vi sono dei
fotogrammi comuni, nel piano fisico, al conferenziere “A” ed alla signora “X”: in questo solo ed unico senso.
La realtà non è diversa. Cioè non esiste – ancora lo ripetiamo una volta – una unicità del Cosmo in qualche
modo oggettiva… Dali .............................................................................................................................................76
20 Dicembre 1973...........................................................................................................................................77
Non volevamo parlare del piano astrale e dire in poche parole tutte le particolarità di questo stato di
esistenza del Cosmo; ma volevamo, lo ripeto ancora, portare un esempio per dimostrarvi come quando si
parli di cose immaginarie resti comprensibile che ciascuno possa seguire, indipendentemente dall’altro, un
suo mondo di fantasia. ............................................................................................................................................77
Ecco, noi vogliamo invece condurvi a vedere la realtà – questa realtà così rappresentata per voi come
una roccaforte – come qualcosa di diverso da quello che fino ad oggi gli uomini hanno supposto. Vogliamo
spingervi a pensare che esista una logica diversa..................................................................................................78
Direte voi: «Che bisogno c’è di questo?». È una necessità che significa “comprensione del Tutto”. Chi
vuol comprendere veramente il Tutto, senza accontentarsi di quello che sa, che vuole veramente scoprire,
essere un vero, scienziato.......................................................................................................................................78
Se è vero, se è possibile che ciò avvenga, cioè che avvenga una comunicazione fra il mondo degli
incarnati ed il mondo dei disincarnati, allora questa comunicazione – per essere all’altezza del miracolo che
rappresenta – deve dare qualcosa al mondo degli uomini: qualcosa di più che gli uomini ....................................78
Noi possiamo fornirvi gli elementi, ma la Realtà può essere solo sperimentata, non può essere
comunicata. Possiamo insegnarvi la strada, una strada che nessun religioso, nessun filosofo, nessun
scienziato può mai insegnarvi, ma la strada deve essere calcata da voi perché – lo ripeto – la Realtà è una
meta che ciascuno da solo, individualmente, raggiunge. Dali ................................................................................79
Ma esiste poi una realtà del piano astrale che è data dalla funzione per la quale il piano astrale esiste.
Voi sapete che vi sono degli abitatori per così dire permanenti che sono gli Spiriti cosiddetti “elementari” i
quali hanno una loro forma propria, una forma che deriva dalla funzione che essi svolgono. ...............................79
E così quando – ve lo dico per esperienza diretta – quando abbiamo lasciato quel momento di
ripensamenti della vita fisica e cominciamo a renderci conto di questo nuovo stato d’essere, poco a poco
non abbiamo più desiderio di perderci nelle fantasie che creano così bene le forme, delle forme così reali
da sembrare vere, ecco, allora cominciamo a vedere gli “aiutatori astrali” .............................................................79
Quindi non è importante l’autenticità di un insegnamento o che io veramente venga a contatto con una
persona, ma importante è ciò che nasce nel nostro intimo: io posso venire a contatto con lo stesso Maestro
Cristo in persona e non capire niente di quello che Egli mi dice, per cui questo contatto reale che ha tutti
gli… – come si dice? – i crismi dell’autenticità non produce in me nulla, mentre quello primo che io credevo
autentico… Alan......................................................................................................................................................80
12
Certamente voi, dopo le lunghe meditazioni che avete fatte, secondo il suggerimento ricevuto, avrete
raggiunta la totale convinzione che voi non siete identificabili con il vostro corpo fisico. Avrete sperimentato
cioè la verità che noi vi abbiamo enunciata con l’esempio dei fotogrammi............................................................ 80
Ma pure, anche senza il corpo fisico, le sensazioni permangono, voi lo sapete bene. Il conferenziere
che si produce in una bella conferenza immaginaria, avrà dentro di sé un senso di soddisfazione, di
contentezza: il suo io sarà appagato. (Risalta fuori questo benedetto io!). Sarà appagato. .................................. 80
Ma l’individuo non è identificabile nelle sensazioni. Quindi per il fatto stesso che voi potete vedere le
sensazioni fame o la sensazione di sete, o l’emozione paura, terrore, voi capite che esse non
rappresentano la realtà del vostro essere: sono accidenti, sono stati d’animo provvisori, ma non sono voi
stessi. Kempis ........................................................................................................................................................ 81
Diciamo una preghiera tutti insieme sommessamente. Ecco, tutti insieme. Michel ...................................... 81
Pensate come sarebbe facile, se fosse unicamente una questione di pensiero, far cessare l’odio
razziale, ad esempio; far crescere i piccoli lontani dalle idee razziste; ed allora forse il razzismo non
esisterebbe più? O piuttosto è qualcosa che è nell’intimo degli uomini e che prende corpo ora come
razzismo, ora come odio indifferenziato per i propri simili? Koot-Hoomi .............................................................. 82
Non basta. Occorre riservare – lo ripeto – una parte della propria esistenza individuale di ogni giorno
per porsi in contatto con la Divinità che è in ciascuno di noi. Dali.......................................................................... 83
10 Gennaio 1974 ............................................................................................................................................ 84
Ma prima di iniziare la nostra consueta conversazione, o figli, vorrei portare il mio saluto particolare a
questa nuova figlia che io già conosco; conosco non già dal mondo nel quale mi trovo, ma conosco da
prima, da un’altra incarnazione. Di questo, figlia, tu non hai ricordo, ma ciò corrisponde ad una realtà. .............. 84
Ebbene, la vita di ognuno di noi, o figli, ha molti di questi passaggi; il temperamento di ciascuno è più
portato ad una di queste vie: alla via mistica, alla via del ragionamento o alla via dell’azione e
dell’esperienza diretta, ma certo è, figli, che ciascuna esistenza non è prettamente indirizzata in un senso........ 85
Così quando si supera qualcosa attraverso al ragionamento, rispetto ad una esperienza diretta, tutti
quei fotogrammi del piano fisico, rimangono – secondo il vostro modo di vedere – inutilizzati. Voi sapete
che non è concepibile un Assoluto che non sia tutto eternamente presente e realizzato...................................... 85
Sì, voi dovete capire, o figli cari, che oltre questo affannoso vivere degli uomini in cerca di non si sa
che cosa, esiste la Realtà vera, quella per la quale voi siete. E questa rappresenta la vera folgorazione che
potete avere, quella che può risparmiarvi tante esperienze dirette. Quella deve essere perseguita con ogni
sforzo. Dali.............................................................................................................................................................. 85
Quando cominciammo a parlarvi della non esistenza dell’io, vedemmo che questo argomento vi
lasciava alquanto sospettosi. Sì, certo, tutti propensi ad ammettere, oralmente, che l’io non esiste, ma
meno propensi a scendere ad una indagine, a capire che cosa succede da questa non esistenza: si vuota il
mondo! .................................................................................................................................................................... 86
E già voi sapete, secondo la verità dei fotogrammi, che il piano mentale dove ha sede il pensiero è un
piano anch’esso di fotogrammi, così come è il piano astrale e il piano fisico. Dunque l’individuo o l’essere,
non è il pensiero ma il “pensatore”. “Cogito ergo sum”, dunque, deve essere ridimensionato. ............................. 86
Ma il “sentire” del quale parliamo ora, quello che sopravvive alla sensazione, al pensiero, è un
“sentire” del tutto diverso: è un “sentire” che fa parte della radice più profonda dell’individuo; è un “sentire”
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che rimane anche nell’alternarsi dei cicli delle vite e delle morti. È un “sentire” che non fa parte della
materia grossolana. .................................................................................................................................................87
Il dire: «Io non sono il mio corpo fisico, il mio corpo astrale, il mio corpo mentale…», ha significato solo
se noi attraverso a questa affermazione giungiamo a capire che io non sono neppure il mio io. Solo ed in
questo senso solo ha significato. ............................................................................................................................87
Il professor de Simone mi prega di domandare a voi se le Entità che partecipano alle sue sedute
hanno qualche legame con voi, data la somiglianza dei concetti espressi… Kempis (Risposta)..........................88
Conoscere se stessi significa conoscere la vera realtà dell’essere nostro. Significa comprendere che
cosa è in noi stessi che proviene dall’ambiente che ci circonda o dai nostri veicoli e che, pur facendo parte
del nostro essere, non rivela la vera natura di esso. Claudio ................................................................................88
Care creature, quanto difficile vi resta – a voi che siete nella vita – seguire le nostre parole! Noi lo
sappiamo. Quante volte vorremmo incoraggiarvi, dirvi: «Non temere, coraggio! Ricorda qual è la realtà che
tu devi scoprire!». Ma voi dovete avere delle esperienze e non sempre ci è dato di farci udire da voi. .................89
Perché noi vi parliamo? Perché Siamo sicuri che voi ci ascoltate sempre di più. Ma non vogliamo fare
di voi dei Santi per forza, no. Vogliamo solo aiutarvi e quando, nonostante i buoni propositi, voi inciampate,
con quanto amore allora vi seguiamo, con quanto amore noi vorremmo che voi ci sentiste più vicini a voi.
Teresa .....................................................................................................................................................................89
24 Gennaio 1974.............................................................................................................................................90
Se osserviamo, o cari, la civiltà occidentale, noi vediamo una caratteristica fondamentale: in tutto il
tempo, in tutta la storia, generalmente, si è pensato unicamente ad osservare il mondo che sta al di fuori
dell’uomo. Ben poca, se non nessuna importanza, è stata data all’intimo dell’uomo.............................................90
Dicevo: naturalmente l’insegnamento del Cristo circa l’intimo dell’uomo non può essere stato – per lo
meno quello exoterico – recepito facilmente: chi ascoltava le Sue parole non poteva comprendere quanta
importanza Egli desse all’intimo dell’uomo e coglieva solo quelli che potevano sembrare aspetti esteriori…
Dali ..........................................................................................................................................................................90
Fui conosciuto con il nome di Raimondo Lullo. Qualcuno di voi, questa sera, mi ha attratto qua e
capisco perché: voi seguite l’occultismo, io pure. Nella vita in cui mi conobbero come Raimondo Lullo
amavo le scienze occulte; fui uno dei pochi fortunati che riuscirono a tramutare il vile metallo in oro.
Raimondo Lullo .....................................................................................................................................................91
In realtà non esiste che l’Assoluto. Ma dire l’Assoluto e dire il Tutto-Uno è la stessa cosa. Quando noi
diciamo: “il Cosmo non esiste oggettivamente quale voi lo percepite”, vogliamo dire che non esiste
secondo una visione che voi avete avuto fino ad ora. La Realtà oggettiva è quella che sta attorno a voi; il
soggettivo nasce nel momento in cui l’uomo osserva questa Realtà. ....................................................................92
Noi attualmente, invece, per poterne trattare così assieme, collettivamente, ci stiamo interessando di
dove può essere collocato questo io e voi avete cominciato a capire che questo io sfugge: dallo schema
che noi vi abbiamo dato del microcosmo, dell’individuo, togli questo, togli l’altro, l’io non si trova. Cercasi io! .....93
Poi, proseguendo nell’esposizione, abbiamo scoperto che non può esservi qualcosa che prima non
era unito e poi si unisce perché se ci fosse questo qualcosa che prima era unito e poi cessa di essere unito
o viceversa, ci sarebbe un prima e un dopo; ed invece non può esservi un prima e un dopo nella
costituzione del Cosmo perché questo Cosmo fa parte dell’Assoluto ....................................................................93
14
Allora, che cosa scorre? Non scorre niente, abbiamo detto, ma è il “sentire” – “sentire” di ciascuno,
tanto per chiamarlo in qualche modo – che vibra e che essendo limitato e chiuso è percepito limitatamente
e in un modo che dà l’idea di qualcosa che scorre, di un tempo che passa, di un prima, di un ora e un dopo
e così via. ................................................................................................................................................................ 93
Così il “sentire” delle collane individuali che corrisponde alla vita del selvaggio si rivelerà, esisterà in
quell’attimo dell’eternità senza tempo per tutti gli individui contemporaneamente, per intendersi. Mi seguite,
figli? Poi sarà il “sentire” più intenso successivo a quella fase di esistenza, dell’esistenza superiore al
selvaggio. ................................................................................................................................................................ 94
Noi abbiamo detto: avviene contemporaneamente per “sentire” identici o analoghi o simili, è vero?
Questo è vero. Però se fosse vera la storia del salto della perla, da una perla di una certa grandezza a una
perla successiva – quella della folgorazione, per intendersi – non sarebbe rilevabile questo salto perché
non c’è durata. Kempis .......................................................................................................................................... 94
Ecco, quell’oggetto non era diretto a te, cara, ma all’altra figlia nuova per la quale un’Entità cara si è
manifestata. L’Entità che ha parlato. Succede che molte volte chi non ha dimestichezza con la
manifestazione, vede il suo pensiero, il suo desiderio e crede di parlare con una persona mentre in effetti
parla con un’altra. Michel ....................................................................................................................................... 95
07 Febbraio 1974 ........................................................................................................................................... 95
Siamo riusciti a farvi ragionare in termini di non tempo, o per lo meno in termini, se ancora di
successione, secondo una logica assai diversa dall’abituale, da quella che viene dallo scorrere del tempo
fisico. Ora, se voi avete la pazienza poco a poco di seguirci ancora, vogliamo continuare questa opera di
rivelazione, di insegnamento, come dir volete. Dali ............................................................................................... 95
Cappa Aldo. Nacqui a Bari il 27 Ottobre 1889. Trapassai in guerra a Blavio (?) il 28 Ottobre 1916.
Appartenevo al 127° Fanteria. Lasciai famiglia. Sono stato attratto qui. Chi pregherà per me? Chi pregherà
per me? Cappa Aldo .............................................................................................................................................. 96
Insegnano i vari sistemi che per ottenere la concentrazione e la visualizzazione – cose essenziali nella
meditazione – si prende in esame un oggetto qualunque e, dopo averlo osservato per un periodo di tempo
sufficiente, si chiudono gli occhi e si cerca di ricordare esattamente tutti i particolari di questo oggetto;
colore, difetti, costituzione esteriore e via e via ...................................................................................................... 96
L’io nasce – dicemmo – dal senso di separatività: io e non io. Ma poiché la separatività, in effetti, non
esiste, anche questo io non può esistere. Se dunque noi togliamo quello strumento essenziale,
importantissimo che è la mente dell’individuo – lo togliamo – cessa l’io. ............................................................... 96
Non solo, ma siete andati al di là di questa visualizzazione; voi sapete che il corpo fisico non esiste
come voi lo percepite, né il vostro né quello di coloro che gli occhi fisici, i sensi del vostro veicolo fisico, vi
fanno percepire. Infatti, con la spiegazione dei fotogrammi, noi abbiamo compreso che il corpo fisico è
raffigurato nei fotogrammi del piano fisico in una infinità si situazioni .................................................................... 96
Allora noi abbiamo come una suddivisione dell’individuo: da una parte i corpi fisico, astrale e mentale;
dall’altra il corpo akasico e gli altri veicoli spirituali, diciamo la Scintilla Divina. Fra queste due parti che
costituiscono l’individuo, e precisamente dalla parte che si affaccia sui fotogrammi del piano mentale, piano
astrale e piano fisico, ecco questa sensibilità......................................................................................................... 97
15
Dunque, allora nell’individuo riconosciamo due tipi di “sentire”: il “sentire” della coscienza ed è un
“sentire” in sé che non ha bisogno di percettori per rivelarsi: è amore, è senso del dovere. Ed è “sentire”
situazioni inerenti alla vita dei piani più densi, che è un “percepire”. ......................................................................97
Il “sentire” più semplice, quindi, non è mai errato; è limitato, e la fase successiva di “sentire” più ampio
comprende quella del più semplice. ........................................................................................................................98
Tutte le collane di “sentire” – abbiamo detto – sono analoghe e contengono, potremmo dire, lo stesso
numero di perle: dal più semplice al più complesso. Questo vuol dire quindi che la via di manifestazione
della coscienza – diciamolo con le vecchie parole – l’evoluzione della coscienza individuale è eguale per
tutti. Non esistono varianti. ......................................................................................................................................98
Ecco l’invito tante volte fatto alla buona volontà, alla comprensione di voi stessi, come oggi meglio lo
comprendiamo, mi auguro. Il “sentire” di coscienza individuale è un “sentire”… è essere consapevoli, in fasi
successive, di questa collana di “sentire” che è in ciascun individuo, uno alla volta. Il “sentire” della
individualità è il “sentire” tutti insieme questi “sentire” individuali… Kempis ..........................................................99
Questo è un piccolo dono per il figlio Riccardo il quale fu in una, anzi, in due incarnazioni fa, un certo
Arconte Tibaut, attorno al 1150. Poi ha avuto un’incarnazione in veste femminile ed ora nuovamente in
veste maschile. È una piccola moneta che noi abbiamo portato a questo figlio che gli servirà da amuleto.
Michel......................................................................................................................................................................99
L’esperienza sorge quando sentimento e coscienza si uniscono. Entità Ignota ...........................................100
Voi sapete che non possiamo rifiutare le creature che con tanto amore vengono qua. Basta che non
sia per curiosità pura e semplice, ma per necessità interiore, è vero, figli cari? Basta che ci sia un minimo di
preparazione per seguire. Noi non abbiamo preclusioni per nessuno. Dali ...........................................................100
07 Marzo 1974.................................................................................................................................................101
La società migliore – diciamo noi parafrasando la verità che il Cristo annunciò agli uomini – non è al di
fuori, nei sistemi; ma dentro ciascuno di noi. Se, figli, voi non siete convinti di questo, constaterete
direttamente, e gli eventi ve lo dimostreranno, che tutti gli sforzi volti in sensi diversi a migliorare
esteriormente la società ..........................................................................................................................................101
Voi siete responsabili di ciò che accade nel mondo nella misura in cui nulla fate per migliorare voi
stessi. Non occorre essere dei leader, dei capi, dei trascinatori di folle, dei Santi, dei Maestri, ma bisogna
invece essere degli umili lavoratori di se stessi; delle “unità” di una umanità che lavorano singolarmente…
Dali ..........................................................................................................................................................................102
L’ultima volta abbiamo visto abbastanza dettagliatamente che cosa è che distingue la “percezione” dal
“sentire”. E questa sera vi siete chiesti se nel piano akasico vi possono essere delle forme di percezione
analoghe agli altri piani del Cosmo. ........................................................................................................................102
I Maestri che parlano, che aiutano, sono veri non c’è dubbio. Veri per l’individuo che li ascolta. Se vi
sia un rapporto simultaneo fra Maestro e individuo che ascolta non ha importanza perché questo non ha
rilievo sul piano oggettivo; ciò ha valore unicamente da un canto per l’individuo, dall’altro per il Maestro; ma
due valori distinti e separati .....................................................................................................................................102
Ora, anche quando un Maestro parla ed un individuo ascolta, vi è un percepiente e qualcosa da
percepire: l’individuo percepisce il Maestro. Da questa percezione sorgerà – dicendo tutto ciò in modo
molto esemplificativo – una perla, la perla del “sentire” individuale la quale esiste già da sempre e per
16
sempre nell’individuo, ma vibra, si rivela, esiste in quell’attimo eterno – quella sola volta nell’eternità senza
tempo – quando la percezione dell’individuo lo conduce ad avere un’esperienza................................................. 103
Quando l’uomo non ha lasciato la ruota delle nascite e delle morti, ha queste esperienze di cui prima
vi ho parlato e costituisce – per dirlo alla vecchia maniera – la sua coscienza, il suo corpo akasico. Allorché
trapassa, abbandona il veicolo del piano fisico, dopo una serie di esperienze astrali abbandona il veicolo
astrale e quindi il mentale. ...................................................................................................................................... 103
Che cosa accade quando l’individuo ha lasciato la ruota delle nascite e delle morti? Quando il fluire
del “sentire” individuale avviene senza necessità di percezioni nei piani più densi del Cosmo? Avviene
spontaneamente. Significa vibrare all’unisono di tutte le perle dei “sentire” individuali; significa quindi
raggiungere un “sentire” universale ........................................................................................................................ 103
Le individualità hanno dunque un terminale oltre il Cosmo nella Scintilla Divina. Ma la Scintilla Divina
noi l’abbiamo definita “virtuale frazionamento dell’Assoluto”, perché non è concepibile un reale
frazionamento; e non è altrettanto concepibile che l’insieme delle individualità, queste collane di “sentire”
individuali ................................................................................................................................................................ 104
Io vi auguro che possiate intravedere la luminosità di queste verità perché esse potranno rendervi
tanto forti da sopportare le ingiurie di chi non le comprende; potranno rendervi tanto forti da farvi sorridere
di chi si prende gioco di voi, ma vi renderanno tanto liberi da non conoscere più nessuna limitazione.
Kempis ................................................................................................................................................................... 105
Per la mamma, per la gravidanza della mamma. Quando vi sono questi casi così – nascita e morte –
non c’è neanche un’Entità. Oh, adesso vi faccio una bella lezione! Dovete sapere che quando uno
trapassa, trapassa piano piano, quando si tratta di vecchiaia: piano piano si rispenge. È come se dal
mondo fisico passasse all’astrale piano piano. Quando ha lasciato il corpo fisico, anche nel piano astrale si
rispenge. ................................................................................................................................................................. 106
Ora non sono vicini, ma si incontreranno, si conosceranno e saranno sempre uniti. Non come marito e
moglie, ma come grande amicizia fraterna. Però ancora non sono… L’è come la Nellina simpaticona,
capito? Non sono ancora venuti via dal piano… nostro. Tu li potresti anche, per dire, incontrare, si
potrebbero anche manifestare, perché ancora non sono nati concretamente. Insomma, la volete sapere?
Ci sono di quelli che fino a ventuno anni… non sono completamente nati, ecco! ................................................. 106
Sì, prima di tutto non è vero che non capisci perché tutto quello che viene detto qui, se uno ha la
buona volontà di ascoltare, non va perduto nemmeno un concetto, tutto rimane e tutto viene ritrovato nelle
vite seguenti. Lilli.................................................................................................................................................... 107
Vi è un altro modo di aiutare una creatura sofferente: concentrando la propria attenzione su di una
pianta sana, rigogliosa e legando la vitalità della pianta alla creatura sofferente. Rivolgendo il pensiero,
anche più volte al giorno, alla pianta ed alla creatura. Questa è Magia Bianca, per voi e solo per voi. ................ 107
Gli antichi stregoni legavano al sacrificio di un animale giovane e sano la creatura sofferente e la sua
desiderata guarigione a mezzo del passaggio delle forze sane e giovani dell’animale sacrificato alla
creatura sofferente. Guglielmo Postel .................................................................................................................. 107
Non trascorra giorno senza che, segretamente, voi non abbiate dato un bene a chi vi è vicino.
Nessuna ricchezza che l’uomo ha deve essere tenuta nascosta ed ogni uomo ha in sé qualcosa da dare ai
suoi fratelli. Ogni giorno che trascorre date un seme di bontà a chi vi è vicino...................................................... 107
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Siate creature di pace che diffondono pace attorno a loro stessi. Siate creature che non temono, che
non colgono occasione per male disporre gli altri. Non cercate di apparire più grandi umiliando gli altri,
dicendo male di loro. Ma ogni giorno, ancora io ve lo raccomando, date, spargete, “sentite”… Teresa ...............107
28 Marzo 1974.................................................................................................................................................108
Perché quando poco fa ho detto, o figli, che queste riunioni sono importanti anche per coloro che mai
udranno le nostre parole direttamente, non intendevo riferirmi a coloro che le udranno o le leggeranno
riportate da voi, o da altri, per una sorta di… tradizione che potrà esservi, ma intendevo proprio riferirmi a
questa forma di divulgazione telepatica. .................................................................................................................109
Ecco perché è importante che sia costituito un gruppo. Noi vi abbiamo sempre manifestato la nostra
avversione ad ogni forma di organizzazione per queste cose. E qua, però, dicendo che è necessario che il
gruppo sia costituito, non intendiamo parlare di “organizzato” nel senso umano. Neppure Cristo – con un
paragone indegno – quando parlava ed insegnava ai Suoi Apostoli… Dali ...........................................................109
Talvolta, quando nuovamente la carne ci attira per prenderci nella sua ruota e richiamarci al mondo, la
curiosità t’affanna, curiosità di rivedere ciò che lasciasti. E m’è stato spiegato che questo è il primo atto che
ti richiama. Ecco, io fui richiamato dalla curiosità di vedere se le mie opere del nuovo erano ancora viventi.
Ed una, sconosciuta, ma… mia ne vidi qui in Fiorenza. Michelangelo Merisi (Caravaggio) ...............................110
Un grave pericolo corre l’individuo ed è il pericolo della cristallizzazione del suo pensiero. Quando
l’individuo è riuscito a dare una spiegazione ai vari perché che lo assillano in modo soddisfacente, egli
corre realmente un pericolo perché generalmente si chiude ad un ulteriore comprensione. .................................110
Senza attendere la morte e la rinascita, siate nuovi ogni giorno. Non chiudetevi nella sicurezza di ciò
che avete o che siete riusciti a capire; siate pronti ad abbandonare tutto per comprendere. Questo è
importante. Siate pronti a demolire tutto, a tutto scartare quello che voi sapete, se ciò rappresenta un
ostacolo ad un ulteriore comprensione. Claudio ....................................................................................................110
Questa sera avete parlato più in senso generale che in senso particolare, ad eccezione dei quesiti
circa la evoluzione oltre la ruota delle nascite e delle morti, nel piano akasico. .....................................................111
Pensate a quanto può essere diversa un’esistenza di solo sentimento che fluisce – potremmo dire
goccia a goccia, ma l’immagine sarebbe poco efficace – continuamente. “Sentire” non più attraverso alla
percezione, ma “sentire” per immedesimazione, fusione. Attraverso al riconoscersi in ciò che si “sente”.
Kempis....................................................................................................................................................................111
Ma una cosa dovete tenere presente: che nessuno, in nessun caso, mai può patire ingiustamente un
danno, un male, dalle creature. Quando questo danno e questa sofferenza v’è, è qualcosa che deve
venire, che doveva venire e della quale le creature non sono state che degli strumenti........................................112
Non dipende dai Signori del Karma nel senso che sia imposto, è vero? Ma questo senso di libera
scelta dipende dal fatto che, quando vi sia una certa evoluzione, tale da attribuire una “comprensione”
all’Entità che si deve incarnare, questa idea di avere liberamente scelto deriva dal fatto di avere visto quello
che sarà l’ambiente più confacente. Mi spiego? Esiste una convinzione ed una sicurezza in ciò che è
predisposto per lui tale da dare la sensazione a quell’Entità di avere scelto il meglio ...........................................113
Avete udito quello che ha detto il Fratello Claudio, è vero? Appunto, se questa nuova cosa che tu hai
udita da altre fonti è qualcosa alla quale non credi perché già pensi di avere bene inquadrata la tua
cognizione, allora fai male a non credere. Se invece – dal quadro che ti è stato dato – tu trovi giusto che
così non sia, allora rimani nella tua convinzione… Dali..........................................................................................113
18
18 Aprile 1974 ................................................................................................................................................ 114
Quello che questi incontri rappresentano è scritto da sempre; ciascuno di voi può attingere alla Realtà
unicamente se trasfonde in se stesso le nostre parole. E ciò può avvenire unicamente se esse sono
oggetto di meditazione da parte vostra fatta con il solo intento di comprendere, abbandonando – cioè –
ogni forma di avidità, di egoismo. Dali.................................................................................................................... Errore. Il segnalibro non è definito.
È chiaro quanto l’insegnamento che da tempo avete avuto e che ha per oggetto il vostro intimo, ciò
che si agita e muove in voi stessi, è lo stesso, fondamentalmente, dell’insegnamento che riguarda il mondo
che sta attorno a voi. Perché l’uomo non è che un “piccolo Cosmo” e se non si comprende l’uomo – o
meglio, se l’uomo non comprende se stesso – non potrà mai essere compreso da lui il grande Cosmo.............. 115
Però voi sapete anche che ad un dato punto dell’evoluzione subentrerà, alla percezione di questo
genere dovuta alla sperimentazione del mondo dei fotogrammi, un nuovo tipo di “sentire”; ad un “sentire”
provocato da una percezione, un “sentire” di coscienza che fluisce spontaneamente non più attraverso alla
percezione dei mondi densi. E voi siete curiosi di capire di che tipo sia questo nuovo “sentire” e come
possa avvenire. ....................................................................................................................................................... 116
Quei rari momenti in cui voi potete conoscere il “sentire” di coscienza, sono momenti in cui tutto è
calma in voi, momenti che possono essere seguiti a grandi tempeste interiori; perché come sapete, ad ogni
grande tempesta interiore segue una calma, per reazione; ed in questi momenti di calma può il sentimento
fluire liberamente, può l’individuo “sentire” non più in termini egoistici. ................................................................. 116
Quando si giunge a “sentire” al di fuori della percezione dei fotogrammi, si è raggiunto un nuovo
“essere”, ma per fare questo passo che sta di fronte a voi e che prima o poi farete indiscutibilmente, non
serve violentare voi stessi nel senso di rinnegare quello che attualmente siete. L’uomo è ciò che è –
ricordatelo bene – ed ogni sforzo per cambiare se stessi significa voler portare in un mondo in cui non
esiste più ragione di egoismo, l’egoismo................................................................................................................ 117
Che cosa è il “riposo dell’Ego”, ora, secondo queste nuove conoscenze alle quali siete pervenuti? È
quello stato d’essere dell’individuo il quale – per una ragione contingente dovuta alla sua evoluzione – è
privo della percezione dei fotogrammi in un momento della sua evoluzione in cui nulla può “sentire” che a
lui non provenga da questa percezione.................................................................................................................. 117
Ogni attimo della vostra esistenza interiore ed esteriore deve essere freddamente analizzato. Nessun
moto interiore deve risultarvi sconosciuto. Nessun pensiero, nessuna azione deve essere fatta
istintivamente; ma anche quelle fatte senza prima una riflessione, debbono essere successivamente
oggetto di meditazione. In questa analisi voi non avrete mai la certezza di ciò che vi ha spinto ad agire............. 117
Senza preoccuparvi se in questa analisi voi non riuscite a capire quale sia il vero movente che vi
spinge ad agire o a pensare, ma cercando di essere consapevoli di quello che è in voi perché – lo ripeto –
il pensiero (che siete voi), o il pensatore (che siete voi), può sperimentare il Reale solo se il suo pensiero
trascende se stesso: cioè trascende ogni moto egoistico, l’io, e questo trascendere si realizza ora – o forse
fra mille anni – ma solo e sempre nella costante consapevolezza di voi stessi. Kempis...................................... 118
Creature nostre, ancora una volta io torno fra voi per portarvi la mia pace e il mio respiro. Io vorrei che
voi pregaste com’io, ed a mia volta io torno ad esortarvi alla preghiera. Pregare significa condurre nel
vostro mondo quelle alte energie delle quali voi siete a conoscenza. Teresa ....................................................... 118
Allora, due o tre di voi che non siano parenti dello strumento (perché non si debba pensare a delle
cose accomodate in famiglia) vadano e facciano delle ricerche. Se può servire, sopra al Partito Comunista,
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ci sta una signora con due occhialoni. A quell’epoca non facevano un quadro solo, ma anche due o tre. Di
quelli lì ce ne sono due soli: è un bambino che sbuccia un’arancia o una mela.....................................................118
Senti, ci sono delle comunicazioni, fra animali, che sono dovute a fattori – senti come parlo bene –
dovute a cose fisiche come possono essere… gli ultrasuoni; vuoi se no a puzzi… – no, puzzi non si dice –
cattivi odori; ci possono essere fra gli animali delle comunicazioni così, ma in certi casi sono proprio
come… delle onde cerebrali, come comunicazioni radio........................................................................................119
Vedi, per esempio quando succede qualcosa in un formicaio… allora è l’anima gruppo che comunica,
anche se non c’è una comunicazione fra una formicolina e l’altra; però tutto il formicaio agisce attraverso
all’anima gruppo. .....................................................................................................................................................119
Intuizione vuol dire… ecco: presentire un temporale, allora è dovuta proprio a quelle cose che ti dicevo
prima; la prima forma d’intuizione l’è sempre nelle forme animali. Se invece si intende intuizione come di
una verità, allora solo ad una certa evoluzione. Lilli...............................................................................................119
Vi lascio, o figli, dopo questo incontro, non senza aver salutato tutti voi. Particolarmente questo nuovo
figlio che è qua presente, il figlio Alfredo, al quale dico che il nostro incontro, la nostra unione di questa
sera, non deve mai essere dimenticata da questo figlio: che da parte nostra non sarà mai dimenticata. Dali ......120
09 Maggio 1974 ..............................................................................................................................................120
Per noi, o figli, non vi sono sorprese: coloro che ci odono per la prima volta non ci sono sconosciuti,
non li vediamo qua per la prima volta questa sera, nel senso umano; né coloro che per qualche tempo non
ci hanno udito noi li abbiamo dimenticati, cari: sempre, costantemente seguiamo tutti i nostri figli perché ci
sono stati dati dall’ordine che regna sovrano in ogni dove e perciò noi abbiamo il dovere ....................................120
Sappiamo molto bene tutto ciò perché anche noi lo abbiamo sperimentato; il vostro “sentire” di oggi fa
parte del nostro “sentire” e voi dovete essere certi, quantunque possiate oggi essere diversi l’uno rispetto
all’altro, che ognuno, ogni individuo racchiude nella storia della sua esistenza un’infinità di esperienze e,
pressappoco, ciascuno ha fatto nel mondo le “parti” che vede fare ai suoi simili. ..................................................121
Soffermatevi un attimo a pensare, o cari, che noi stessi siamo stati – o forse saremo, nessuno può
dirlo – nelle condizioni che oggi ci fanno tanta repulsione, nelle loro condizioni. Pensate poi ad una persona
che vi è tanto cara, che vi è tanto simpatica ...........................................................................................................121
Non vi spiegate come, invece, ad ogni passo voi incontriate del dolore, dell’inimicizia, al posto
dell’amore e della gioia. Nonostante le nostre parole, o figli cari, voi vorreste vedere nel mondo trionfare la
giustizia e la felicità. Solo a queste condizioni voi forse riuscireste a pensare a Dio nei termini di amore.............121
Ciò che a voi pare caos, ciò che a voi pare votato alla distruzione, non è che il capitolo dell’attuazione
di un ordine superiore, preciso, che non lascia posto all’ingiustizia, che non lascia sfuggire niente e che
nello stesso tempo vuol dire: raggiungimento della comprensione. Dali ................................................................Errore. Il segnalibro non è definito.
Quando noi abbiamo parlato del Cristo fino dai primi incontri – coloro che da più tempo ci seguono ne
sono consapevoli – dicemmo subito di questa doppia natura e ne fummo portati per spiegare la “nascita
virginea”. Ricordate, figli e fratelli? Quale senso aveva parlare di “nascita virginea”? Ed allora vi dicemmo
che il Cristo non aveva ottenuto la Sua evoluzione come la otteniamo tutti noi – vi ricordate, è vero? – ma
era stato emanato direttamente dal seno del Padre. Da qui, appunto, l’espressione di “nascita virginea” di
Cristo, interpretata, poi, con la verginità di Maria. ...................................................................................................122
Voi siete consapevoli di tutto ciò – la manifestazione della Scintilla Divina dell’uomo Gesù può, in un
certo senso, definirsi emanazione diretta dell’Assoluto. Come se ad un certo punto della vostra esistenza di
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individui potesse manifestarsi nella sua Divinità, completezza, pienezza di evoluzione, la vostra Scintilla
Divina. ..................................................................................................................................................................... 123
Ma – direte voi – come è possibile che l’Assoluto comunichi attraverso a dei corpi, a dei veicoli
umani?». Certo che, per quanto noi possiamo pensare ed immaginare, vi è indubbiamente una limitazione.
Cioè, nella figura del Cristo, cioè di Dio Assoluto che parla attraverso ai veicoli preparati dall’uomo Gesù,
noi non possiamo che vedere un Assoluto ancora, in qualche modo limitato........................................................ 123
L’altro “sentire”, quello del Cristo, di che cosa fa parte? Noi vi abbiamo detto che è “sentito” sempre, fa
parte dell’individualità di quell’Essere che conosciamo come Gesù, come Cristo, come Dio. E come
individualità è “sentito” sempre. .............................................................................................................................. 124
Andiamo a vedere, per comprendere meglio, l’episodio precedente al Cristo: quello di Krishna. Ecco,
anche nel Krishna si è avuto lo stesso procedimento. Quell’uomo, che poi nella vita successiva si chiamò
Gesù, aveva un altro nome in precedenza, e preparava i veicoli per la manifestazione di questa Scintilla
Divina che allora chiamarono Krishna .................................................................................................................... 124
Finalmente siamo arrivati al ritorno del Cristo o del Krishna perché, sì, siamo prossimi ad una nuova
incarnazione del Maestro; da ogni parte questo è stato annunciato ed è “sentito”, direi. Ma questa volta il
ritorno del Maestro avrà una risonanza diversa perché corrisponderà ad un ritorno dall’intimo di ognuno. .......... 124
Ma a questo punto ciascuno di voi deve farsi una domanda e dire: «Ed io che cosa faccio per
preparare il ritorno del Cristo?». Voi siete testimoni di questi colloqui, voi vedete ed udite cose che altre
creature per tutta un’esistenza hanno cercato di raggiungere. Voi che avete fatto quasi una specie di
abitudine all’inconsueto........................................................................................................................................... 125
Pensate: anche questi giovani, studenti, studiosi, giovani in genere che hanno una preparazione, che
hanno con le stesse loro mani visti e toccati dei fenomeni, udito questi insegnamenti, che possono scrivere,
fare degli articoli, lo fanno? Noi siamo sempre stati contrari alle forme di organizzazione e confermiamo
questo. Ma ciascuno, singolarmente, per propria parte, parlando senza citare la fonte, con tutte le cautele
del caso, che non debba mettersi in ridicolo, quante volte potrebbe parlare ad un suo vicino ed aiutarlo e
non lo fa? Kempis .................................................................................................................................................. 125
Noi vorremmo che, mentre facciamo il fenomeno luminoso, l’illuminazione delle mani, voi fotografaste
queste mani in maniera da vedere poi tutti che non c’è nulla sopra. Intendete? Quindi tu, figlio Silvio,
prepara questa macchina… Michel ....................................................................................................................... 125
A questi figli giovani, nuovi, che hanno sentito il desiderio di avvicinarsi a queste cose, noi facciamo un
dono ed è un dono che così può sembrare privo di valore: noi faremo in modo che nella loro vita abbiano
sempre il senso della misura perché, vedete figli, voi non potete comprendere quanto sia importante
conservare, in ogni cosa, il senso della misura: ricordatelo! Dali........................................................................... 126
30 Maggio 1974.............................................................................................................................................. 127
Ma, figli, voi dovete invece essere sicuri che l’uomo non è nato per essere infelice, che molte volte la
sua infelicità sarebbe facilmente superabile quando si tratta di umore. Voi, tutti, avete diritto ad essere
sereni. Sforzatevi di esserlo, pensate che non è un delitto essere sereni; molti pensano che esserlo
rappresenti .............................................................................................................................................................. 128
Le riunioni cosiddette “spiritiche” o hanno lo scopo di svegliare l’attenzione degli uomini, far loro
credere che esiste molto di più di quello che cade sotto i sensi fisici o che appartiene al piano fisico; o
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hanno lo scopo di insegnare. In un primo tempo dello spiritismo si aveva una grande sperimentazione di
fenomeni fisici ..........................................................................................................................................................128
Deve essere qualcosa che va oltre, qualcosa che l’uomo da solo non può scoprire, se non quando è
molto avanti nel sentiero della iniziazione. Per questo noi vi abbiamo portato su quel terreno di cui prima vi
parlavo, che vi ha tolto in certi momenti la serenità. Perché era inutile fare delle riunioni per avere notizie di
parenti… Dali ..........................................................................................................................................................129
Mi chiamai Enrico Mattei. Non vengo per accusare, non ho odio, ma per portare aiuto. Dite… ditelo.
Nella pianura Padana c’è il petrolio; dopo diecimila metri, tanto, tanto! Ditelo, ne sono sicuro! È in grande
profondità, fino oltre le Alpi: è un grande giacimento. In tutta la pianura. È tanto profondo, ma c’è tanto
petrolio, ecco. Enrico Mattei ..................................................................................................................................129
Riguardano la resistenza che l’ipnotizzato acquista a certe malattie, anche infettive. Per esempio, al
soggetto ipnotizzato si dice: «Tu non contrarrai questa malattia». E così è. In Russia sono stati fatti degli
esperimenti – i Russi sono molto avanzati in questo campo – sono stati fatti degli esperimenti proprio in
questo senso ...........................................................................................................................................................130
Vedete voi, il fenomeno delle stigmate, la potenza dell’immedesimazione in Cristo, provoca delle ferite
reali sul corpo fisico di questi mistici. Anche questo deve farvi riflettere e capire quale potenza abbia la
mente sul corpo, è vero? Allora, quando la vostra Guida vi dice di concentrarvi, pensare al vostro corpo in
modo di un’Entità staccata dal vostro essere, voi dovete pensare che questo corpo ha la possibilità di
reagire a tutto. .........................................................................................................................................................130
Tu vedi morire delle piante, degli animali e pensa ad un film che tu vedi adesso e che è vecchio di
tanto e tanto del vostro tempo fa, nel senso di trascorrere di “sentire”. Tu vedi ora quello che loro hanno
provato, e che noi stessi, tutti noi siamo passati dalla vita animale. Abbiamo “sentito” in precedenza..................131
Non crediate che quando siamo dove io sono la verità si abbia in noi spontaneamente. Deve essere
conquistata – un poco più facilmente che sulla Terra – ma nello stesso modo che sulla Terra, per
acquisizione. Non diversamente. Alan....................................................................................................................131
Ecco, quando voi siete pronti, io sono pronto. Come vi abbiamo detto questo serve per dimostrare, per
capire, che niente è sulle mani durante questi fenomeni luminosi. Michel ............................................................132
Questa sera voi vi siete chiesti perché non avete consapevolezza fra “sentire” suscitato dalla disamina
del mondo dei fotogrammi e “sentire” fluito spontaneamente nell’intimo vostro. Debbo dire che, in linea di
massima, tutte le risposte che avete dato sono state giuste, e cioè si potrebbero riassumere in questo
senso: il “sentire” che fluisce spontaneamente è un fatto ancora, possiamo dire, saltuario, raro in voi e
proprio per questo motivo voi non sapete distinguere la differenza........................................................................132
Durante i momenti di tensione scappa fuori la verità dell’individuo. Mi posso spiegare più chiaramente:
se un individuo si dice altruista può predicare l’altruismo, comportarsi come un altruista, ma il momento in
cui in lui vi è una tensione interiore, suscitata da un evento qualsiasi – ad esempio, pericolo di vita – ecco
che scappa fuori la verità di questo individuo..........................................................................................................132
Domanda il figlio F.: «Ha l’evoluzione dell’individuo una fine?». Ed io dico che se l’individuo fosse stato
quello che voi conoscevate fino a sei o a sette anni fa, noi avremmo dovuto rispondere che come è
possibile che qualche cosa che è finito diventi infinito attraverso ad una maturazione?........................................133
È appunto proprio questo, le varie perle del “sentire” che ci spiegano questa possibilità, perché sono
quindi “sentire” sempre più complessi, relativi, ultimo dei quali – ultimo nella teoria, nella successione
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illusoria – ultimo nell’aggregazione, ultimo – mi seguite, figli? – ultimo nell’accostamento è il “Sentire
Assoluto”. Ecco dunque come è possibile. ............................................................................................................. 133
Cerchiamo di abbandonare questo senso dell’io, della conservazione, figli e fratelli. Cercate di avere
questo coraggio. Voi pensate sempre che chi va ad unirsi con Dio siate voi, siete voi, ma non è vero
questo: è Dio e come Dio è tutti. Ed ecco come è possibile che l’evoluzione, in un certo senso, abbia
termine. ................................................................................................................................................................... 133
La volta scorsa abbiamo parlato del Cristo. Ed abbiamo dimenticato di dire qualcosa: di ciò che non è
il Cristo, dell’Anticristo. Pensate: preannunciato dall’Apocalisse, dai profeti di sventure e persino dai giornali
che hanno problemi di tiratura, avanza l’Anticristo! Ma chi sarà questo… questa bestia che osa opporsi al
Cristo “Via, Verità e Vita”? ...................................................................................................................................... 134
Se questa è la verità, una diversa domanda dobbiamo farci: quando finirà il regno dell’Anticristo?
Quando solo la maledizione sarà maledetta, quando saremo liberi dalla schiavitù delle passioni, dagli errori
dell’ignoranza, dalle pene del timore, dalle angosce del desiderio; allora la bestia e il falso profeta saranno
gettati nello “stagno ardente di fuoco e di zolfo”. Quel giorno cesseremo di credere senza conoscere e di
conoscere senza credere. Kempis ........................................................................................................................ 134
Beati voi siete… La Voce ............................................................................................................................... 134
Devo assolvere con molto piacere un piccolo compito. Anna e Loreno, la Guida Fisica l’aveva
materializzata prima ed io l’ho consegnata. Dali .................................................................................................... 135
20 giugno 1974 .............................................................................................................................................. 135
Ma altri – che non siete voi – si sono domandati per molto tempo perché Dio doveva avere creato il
Tutto, qual’era la vera ragione dell’esistenza del Tutto. Così sono sorte varie ipotesi: un atto d’amore,
l’amore che per amare ha bisogno di un oggetto e così via. Fra tutte queste dobbiamo dire in tutta sincerità
che la più onesta era quella che diceva che la nostra mente di umani non può arrivare a comprendere il
perché del Tutto. ..................................................................................................................................................... 136
Poco a poco invece noi abbiamo cercato di farvi capire, e se è vero che abbiamo dovuto certamente
rendere palpabile ciò che non lo è, definire ciò che è indefinibile, è altresì vero che attraverso a queste
distorsioni della Realtà, noi abbiamo la convinzione di avere suscitato nell’intimo vostro l’intuizione del
concetto di Dio, che se anche, ancora, non è il possesso di questo concetto ....................................................... 136
C’è chi sceglie la via dell’azione diretta ed è quella, diciamo, che segue il naturale svolgersi del mondo
sensibile; è quella più dolorosa, anche, se vogliamo. E vi sono altre vie le quali, attraverso a convinzioni
interiori, meditazioni, possono portarvi in modo forse più lieve alla stessa meta................................................... 137
La vita dunque deve essere vissuta, ma deve anche essere meditata; deve essere vissuta nel senso
di azione diretta, di esperienza diretta, ma deve essere vissuta nel senso di “compresa nella sua vera
essenza, nel suo reale significato”. Dali ................................................................................................................. 137
I nostri Maestri, possiamo dire – vero, cari fratelli? – i nostri Maestri sono qua fra noi e attendono ogni
istante che voi vi volgiate a Loro per chiedere una notizia ulteriore, una verità ulteriore a quella che vi
hanno già data. Ma molte volte voi siete timorosi, avete paura di andare avanti; voi non sapete come fare
per abbandonare quello che conoscete già............................................................................................................ 137
Quello che è per voi è per tutta l’umanità, l’umanità che deve acquisire coscienza, mi spiego? Vedete,
adesso a voi parlano di una grande crisi, una grande crisi economica. Certo, la crisi della rinnovazione.
Però questa grande crisi economica in effetti non esiste così gravemente come viene prospettata..................... 138
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Quello che ciascuno di voi singolarmente può fare sarà altri a dirvelo, non sarò io. Ma importante
appunto, come vi ha detto la vostra Guida, è porre attenzione e… - poi cosa accade?… - dopo l’attenzione
subentra la consapevolezza ed infine la comprensione..........................................................................................138
Certo che il “sentire” non può che essere sperimentato, io credo. Come il concetto di Dio – come
diceva la vostra Guida – non può che essere vissuto da chi si immedesima in Dio; ma poi ci si può
avvicinare: anche rendendo più imprecisa la cosa ma ci si può avvicinare: sempre fissando l’attenzione su
quello che è il concetto ............................................................................................................................................139
Cioè, in ultima analisi, il corpo fisico, il corpo astrale, il corpo mentale – cioè il corpo fisico dell’uomo –
tutti i suoi bagagli di desideri, di ricerca di sensazioni, di emozioni, tutto il suo pensare, tutto il suo
speculare e via e via, altro non sono che strumenti per formare la coscienza individuale. Nephes ......................140
Se voi vi concentrate nella Verità ultima che vi abbiamo dato della coscienza individuale, ecco che
vedete poco a poco questo io sfumare. Vi resta più logico che non esista ed in effetti non è che una
rappresentazione della mente. È un frutto di un passaggio nell’evoluzione dell’individuo di un grado
intermedio del “sentire” individuale..........................................................................................................................141
Siamo, in sostanza, un insieme di “sentire” relativi i quali sono, ciascuno, per legge di aggregazione,
susseguenti a gruppi; ma se andiamo a scavare – come voi stessi questa sera avete intravisto – scorgiamo
chiaramente che facciamo parte di un unico corpo. Allora, di fronte a queste verità, è chiaro che certi
insegnamenti ...........................................................................................................................................................141
Quando noi vi diciamo “non dovete desiderare”, intendiamo dire: «Non dovete avere desideri
egoistici…», perché il desiderio è vita, figli e fratelli. Guai a chi non ha nessun desiderio, guai a chi è
abulico. ....................................................................................................................................................................141
Se questa dunque è la società che vi attende, perché non lavorare per realizzarla subito, magari…
con una rivoluzione? Certo che accaparrare e tenere nascosti dei prodotti e far soffrire chi ne ha bisogno, o
avvelenare le genti solo per realizzare facili guadagni............................................................................................142
…se saprai sorridere con chi sorride, piangere con chi soffre, e saprai amare senza essere riamato,
allora, figlio mio, chi potrà contestarti il diritto ad esigere una società migliore? Nessuno, perché tu stesso,
con le tue mani, l’avrai creata! Kempis...................................................................................................................142
Desideravo dirvi che l’altra volta, durante il fenomeno, era in formazione l’apporto che costituì il regalo
per la figlia Anna e il figlio Loreno, quindi speriamo che sia venuto questo oggetto parzialmente, che sia
visibile parzialmente insieme alle mani. Michel ......................................................................................................143
Dio non è più il severo, quasi inaccessibile censore degli uomini, ma è nato fra noi, ne abbiamo udito i
vagiti. È stato un giovane che pensa ed ama, un contestatore, un fuorilegge, un puro che ha scacciato i
mercanti dal Tempio e un casto che ha saputo perdonare l’adultera. Un idealista che è morto per la verità. .......143
Amate, fratelli! Se fosse possibile comprare la capacità di amare, voi potreste dare tutte le vostre
sostanze, ciò che sperate o che siete con il vostro sangue, voi stessi e financo la vostra anima, ma la
capacità di amare l’avreste comprata per nulla. Teresa .........................................................................................143
In quanto al fenomeno, la comunicazione del Caravaggio, voi sapete che questa ha lo scopo di
dimostrare che ci troviamo di fronte ad un fenomeno che se anche non lo si vuol spiegare con la teoria
spiritica – secondo gli accesi positivisti – per lo meno è autentico, vero? Perché il fenomeno in sé non
serve a dimostrare, a chi non crede nella sopravvivenza dell’anima… niente. ......................................................144
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Allora questo serve unicamente per ammonimento a voi: quando vi diciamo qualcosa come in quel
caso lì, attenetevi scrupolosamente alle nostre istruzioni perché c’è sempre una ragione ed è una ragione a
difesa vostra e delle creature; in quel caso, della creatura anziana alla quale avete, in un certo senso, dato
delle ore di paura. Dali............................................................................................................................................ 144
04 Luglio 1974................................................................................................................................................ 145
Voi sapete che tutte le volte che vi riunite nel nostro nome o che parlate di noi, noi siamo presenti.
Alcune volte possiamo farvi percepire la nostra presenza, altre no; ma voi siate certi che sempre siamo lì,
con voi e fra voi. ...................................................................................................................................................... 145
Dovete parlare, dovete discutere l’insegnamento, tutti, indistintamente, senza timore di errare, senza
aver paura nel manifestare ciò che è per voi motivo di dubbio, di incertezza, di confusione, perché
dobbiamo andare sempre avanti: approfondire l’insegnamento............................................................................. 145
Se vi avessimo parlato dei problemi dei quali oggi vi parliamo, degli insegnamenti che oggi conoscete,
tanto tempo fa quando non c’era – per questi – l’interesse che c’è oggi, che cosa avreste compreso?
Niente!..................................................................................................................................................................... 146
Abbiamo ammesso degli osservatori, e continueremo ad ammetterli perché è giusto che sia così, ma
questo unicamente perché le creature abbiano un’idea di quello che è una “riunione”. Dopo di che, se
vogliono continuare a partecipare, debbono interessarsi all’insegnamento perché questo è il vero scopo
della nostra venuta.................................................................................................................................................. 146
Ora, particolarmente, vorrei rivolgermi alla figlia Anna che ha la madre sofferente, è vero, figlia? Ma
come tu hai compreso, il più grande dolore, in questo momento, lo stai avendo tu. Ora, soprattutto,
desidero toglierti ogni dubbio in questo senso: non devi macerarti nell’idea che questa sofferenza, o questo
stato di salute della madre tua, avrebbe potuto essere evitato. Ascolta, figlia: il male era quello che ti fu
detto, era una malattia che oggi non perdona, è vero, figlia? Ma c’era una possibilità: la possibilità di
trasformare questo Karma doloroso in uno diverso, in quello che tu stai vivendo. E fra i due – credi – è
stato possibile farlo, volgerlo in modo più favorevole, perché se tu avessi visto spengere quella creatura
che ti è tanto cara – che oggi ti è madre e che una volta ti fu figlia – se fosse stato vissuto l’altro Karma
l’avresti vista spengersi fra atroci sofferenze; mentre così, la vedi spengere in un lento distacco ed hai la
certezza che ella non soffre! ................................................................................................................................... 146
Dunque la malattia era quella e non lo è più. È una “variante” che puoi vedere, anche purtroppo in un
aspetto tragico, ma che – ricorda – è volta nel modo migliore che era possibile. Dunque abbi la certezza, o
figlia, che per te è attualmente la coppa di assenzio da bere, ma in questo sopportare il dolore pensa che la
figlia Clara non soffre come tu puoi immaginare, o come poteva soffrire diversamente........................................ 146
L’io nasce col nascere della mente; attraverso alle possibilità di procurarsi il cibo – cioè attraverso
all’esercizio che fa un animale per procacciarsi il cibo – mette in moto la materia che costituisce il suo
corpo mentale, la sviluppa e nasce il corpo mentale, nasce la mente di quell’individuo animale. ......................... 149
Quindi il fatto che l’io non esista nella costituzione dell’individuo, non ha nessun riflesso
nell’evoluzione. Direi che questa illusione è uno strumento dell’evoluzione come tutte le altre illusioni................ 149
Ma se voi avete la forza non solo potete farlo, ma dovete farlo; perché è importante che come avete
ricevuto voi diate, figli. Quindi certo che puoi rispondere, figlia, ma devi essere tu a dirlo, devi sapere tu se
hai la forza di metterti in quella situazione. Dopo di che, se tu sai, se giungi a conoscere di avere la forza,
sii certa che non ti abbandoneremo. Dali ............................................................................................................... 150
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26
23 Novembre 1972
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Vi prego di stare ancora qualche momento concentrati.
Eccoci qua riuniti, o figli, nuovamente per iniziare un nuovo ciclo di incontri. Voi siete ormai
abituati a questo genere di fenomeni ed è per voi una consuetudine udire la nostra voce ad intervalli
ricorrenti. E non vi accorgete, o figli cari, di quante cose poco a poco, da voi promosse, sono state
dette. Alcune che vi hanno particolarmente toccato, vi sono rimaste più impresse di altre, e molte altre
invece, non viste in un primo momento, ecco che riascoltate o rilette, colpiscono la vostra attenzione.
Noi abbiamo cercato sempre di seguire – in quello che abbiamo detto – l’intento di dischiudervi alla
comprensione. Di far vivere in voi quelle verità che in modo forse imperfetto cerchiamo di ripetervi.
Ora è venuto il momento che voi raccogliate i nostri insegnamenti in una nuova raccolta, la quale
comprenderà gli argomenti: l’Assoluto, l’Eterno Presente, l’individuo, l’individualità, e questo
ultimissimo insegnamento – del quale altri vi diranno più lungamente – l’insegnamento del “divenire
nell’essere”. Come è conciliabile, è comprensibile, può esistere allo stesso modo l’essere ed il
divenire.
Questo lavoro voi lo farete non certo collettivamente; alcuni di voi, come sempre, che hanno più
possibilità e – perché non dirlo? – più buona volontà, ci raccoglieranno il materiale e noi lo
ordineremo come abbiamo fatto altre volte. È vero?
Per questo lavoro noi potremo adoperare alcune delle vostre riunioni; intendo dire, servirci dello
strumento anziché per comunicare con tutti voi come facciamo questa sera, per correggere, limare le
nostre conversazioni. Ma non temete, le possibilità di parlarci rimarranno. Piuttosto sta a voi fare in
modo che questi incontri siano proficui, che queste conversazioni provochino delle risposte tali che
sempre più l’orizzonte della conoscenza sia allargato.
Non altro aggiungo per il momento. I dettagli vi saranno dati successivamente. Per ora voi
raccogliete il materiale come vi ho detto, ed al momento opportuno diremo noi. Vi lascio
momentaneamente. Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
Cari amici, Nephes vi saluta!
Eccoci qua ancora fra voi e vengo per una missione speciale questa sera: per fare una cosa
gradita ad uno di voi, ed è con tanta gioia che io qua sono per questa missione. È per te, cara figlia
Nella. Certo, per te questa sera che dai ospitalità a queste riunioni e che con tanta buona volontà ci
segui nell’insegnamento; sei la nostra segretaria.
Ecco, dunque, devi sapere che tu – molti anni fa, più di mille anni fa – hai avuto una incarnazione
nella Cina. Ti suona nuovo questo?! Ma tante sono le cose che ciascuno di noi ignora di se stesso
che non potete immaginare. Ebbene, tu allora eri in veste maschile, ma come sai, il sesso fa parte
dell’illusorio gioco di un’esistenza. E ci è stato possibile, per farti una cosa gradita e per nominarti, un
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poco come Ebe, coppiere degli Dei, ritrovare una… – come dire? – un oggetto entro il quale tu ti sei
cibata allora. Fu durante la dinastia di Tang che tu hai vissuto; ed allora ti abbiamo portato questo
piccolo oggetto che, ripeto, è come una coppa e che ha un simbolo però per tutti voi. Potrai farlo
vedere, vedere se vorrai accertarne l’autenticità, ma non toccare da altri se non da te. Adesso tieni le
mani dello strumento e voi state un attimo concentrati.
Lunga pausa, poi il suono di porcellana caduta a terra. Nephes si alza per raccoglierla e porge
alla signora Nella Bonora la piccola coppa.
Ecco. È questo un piccolo simbolo per tutti cari; simbolo di restare tutti uniti in amore fraterno.
Pace a tutti voi.
Nephes
Salve a voi!
Questa prima riunione del ciclo deve servire un po’ a riscaldare l’ambiente, come si usa dire, e
quindi non vogliamo addentrarci immediatamente in certi argomenti che possono in qualche modo
gettarvi subito nel vivo della questione, stancare subito oltre misura le vostre menti. Ed allora, di che
cosa parlare? Parlare forse del fenomeno in se stesso? Penso che potrà tornarvi utile, in qualche
modo.
Vedete, figli e fratelli, lo spiritismo, come così si dice, le sedute spiritiche – naturalmente quelle di
un certo rilievo, non quelle fatte come si potrebbe fare un gioco da società – possono suddividersi in
due gruppi; ripeto, scartando i giochetti da società. Le sedute che servono a mostrare la potenza della
mente, la sopravvivenza dell’anima se volete, che poi non sono pienamente giuste nel loro intento, e
questo non certamente per colpa degli Spiriti ma per il fatto che, umanamente, non c’è peggior sordo,
come si usa dire, di chi non vuole intendere; e così quelle che sono obbiettivamente delle prove più
convincenti, possono sempre essere interpretate in modo diverso da chi parte nel suo giudizio da una
posizione preconcetta. Ma vi sono poi altre riunioni, altre sedute: le sedute che servono
d’insegnamento.
Direte voi: «Qualunque fatto – prima dicevate – dà un’esperienza all’individuo». Certo. Il fatto
stesso di vivere comporta per l’individuo avere una serie di esperienze; cosicché anche le sedute
fatte per convincere sulla sopravvivenza dell’anima, hanno portato tanto fermento mentale, tanti
ragionamenti; si è parlato di tante cose, si è posta l’attenzione a tanti fenomeni che prima sfuggivano,
dei quali non ci si interessava. E quindi, in fondo, anche quello senz’altro è un insegnamento;
arricchisce l’individuo, l’esperienza individuale.
Ma io intendo parlare di un insegnamento “spirituale”. Ebbene, poiché parliamo di insegnamento,
noi dobbiamo allora, possiamo per meglio intendere, servirci dell’esperienza umana che gli uomini
hanno contratta per insegnare ai loro pulcini, ai loro bambini quando li mandano a scuola. Così si è
discusso se era più conveniente tenere un insegnante che prendesse un fanciullo dalla prima
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elementare e lo accompagnasse fino più in là possibile, oppure se conveniva specializzare tanti
insegnanti per ogni singola classe facendo… scorrere i fanciulli da un insegnante all’altro, anno dopo
anno. Questo lo dico incidentalmente; sono discussioni ormai largamente superate. Tanto per dirvi
che anche nel genere delle comunicazioni medianiche appartenenti al secondo gruppo – quelle fatte
per insegnare – potrebbe essere seguito questo sistema. O entrambi questi sistemi: si potrebbe usare
un gruppo di Entità il quale segue un gruppo di creature umane, e poco a poco le porta fin dove è
possibile portarle nel sentiero della comprensione o della conoscenza; fin dove queste creature
seguono chi parla.
Oppure, addirittura, si potrebbe invece fare vari gruppi di entità, attraverso a vari medium, e
passare queste cerchie prima ad un Maestro spirituale, ad un gruppo di Entità, e poi, quando è stato
imparato quello, ad un altro. Così, né più e né meno, come si discuteva di poter fare in sede didattica.
Ma, ripeto, questo è unicamente un esempio ed entrambi i metodi possono essere validi ed
efficaci.
Certo si è che, invece, un atteggiamento di fronte alle riunioni spiritiche – se così vogliamo
chiamarle – totalmente errato, è quello di tenere fermo l’insegnamento tenendo ferma la cerchia delle
creature umane che assistono. Sarebbe come voler tenere fermo un gruppo di fanciulli ad una classe
elementare, sia pure cambiando i Maestri, ma pretendendo che quell’insegnamento riguardasse quel
dato programma. Questo assolutamente è un modo tutto errato di seguire lo spiritismo. Due sono le
scelte da fare: interessarsi di quelle sedute che in qualche modo possono convincere sulla
sopravvivenza dell’anima – o non convincere affatto, questo è un problema secondario – o
interessarsi delle sedute che vogliono dare un insegnamento spirituale. Se ci si interessa delle sedute
che vogliono dare un insegnamento spirituale – questo lo dico per vostra chiarezza di idee – ecco
allora, si deve scegliere il sistema; cioè, si vuole allargare questo insegnamento – in forma certo più
limitata – ad un gran numero di creature che lo richiedano o che in qualche modo ne siano
interessate? Ed allora non si può fare un gruppo fisso, perché ad un certo punto tutto quello che c’è
da sapere, o che si può arrivare a sapere, si viene a sapere, e questo gruppo dovrebbe lasciare il
posto ad un altro. Mi spiego, figli e fratelli? Se invece si vuole andare avanti nella comprensione si
vuole, in altre parole, costituire un gruppo fisso – allora che lo si costituisca e ci si adoperi per meglio
comprendere, con tutta la massima buona volontà possibile!
Direte voi: «Che cosa significa questo?». Significa che non dovete incorrere nell’errore di
pensare che già ne sapete abbastanza, che niente altro v’è da sapere e venire qua – o altrove – con
l’intendo di assistere ad uno spettacolo, pensando: «Vediamo che cosa accade in questa riunione», e
pensando di udire sempre le stesse cose. Perché, ripeto, fra tutti i sistemi e gli intenti con i quali ci si
può accostare allo spiritismo, questo – e solo questo, e veramente questo – è quello errato!
In genere – parlo non tanto di questa cerchia, ma dello spiritismo in generale – che cosa accade
quando una creatura si sente portata a questo genere di fenomeni? Alla parte, intendo,
dell’insegnamento spirituale? Che dopo aver appreso una certa quantità di nozioni, ha fatto l’abitudine
a quel genere di insegnamento e “ama” riunioni nelle quali si abbia da un lato un fenomeno che
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accontenti la sua necessità o il suo “gusto” dell’aldilà, del soprannaturale, e dall’altro non affatichi la
mente nel comprendere altre cose. Ma questo, ripeto, non deve essere per voi!
Noi vi abbiamo presi alcuni all’inizio, altri lungo la strada; altri li abbiamo lasciati e – vedo – forse
anche raccolti nuovamente. Per noi questo, ai fini dell’insegnamento, ha poca importanza. Ed
abbiamo sempre più cercato di spingervi avanti nel sentiero della conoscenza. Non solo, ma – e di
questo ce ne darete atto – abbiamo sempre ridotto ai minimi termini le questioni riguardanti la vostra
persona. Dunque, cose nuove e con una frequenza stabilita dalla possibilità che ciascuno di voi ha di
tenerci dietro. E poco interessamento della vostra vita… - per lo meno apparentemente, s’intende –
vita di ogni giorno. Ed allora non possiamo che dire, questa sera, “diffidate” dalle comunicazioni che
non vi dicono cose nuove, che ripetono continuamente le stesse cose, come tante altre volte noi vi
abbiamo detto. È vero, figli e fratelli? Ma soprattutto diffidate delle comunicazioni che vi fanno
apparire come voi foste al centro del cielo e della Terra. Come se il cielo si interessasse della vostra
vita come di una cosa eccezionale. Di coloro – in altre parole – che vi dicono: «Siete seguiti dall’alto,
moltissimo. Siete qua per qualche missione speciale». Tutti, figli e fratelli, quando siamo incarnati,
siamo per una missione speciale. E la vita di uno spiritista – intendo la vita personale, intima di uno
spiritista – non è più interessante di quella di un ateo, credetelo! Nell’amore assoluto non esistono di
queste preferenze.
Voi sapeste – ed anche questo ve lo abbiamo detto tante volte – quanto sarebbe facile illudervi,
per noi. Quanto l’umano è sensibile alla lusinga di uno Spirito! Dire: «Voi siete dei prescelti perché
siete qua! Voi siete qua per qualche disegno divino!». Ma facendo questo noi non saremmo quelli che
pensiamo di essere. E tradiremmo l’intento con il quale seguiamo questi incontri, quello della verità, e
di portarvi a vivere come uno spiritualista nell’Essere deve vivere. Portarvi a “sentire” come una
umanità di domani “sentirà”. Farvi essere come il superuomo deve essere. Ed allora voi non potete
che seguirci in questo sforzo.
Chi ha pratica con quanto dicono gli avversari della tesi spiritica o dell’ipotesi spiritica di questi
fenomeni, sa che una delle obiezioni più generalizzate è che gli Spiriti non dicono niente di nuovo;
che la visione che essi propongono dell’aldilà è una visione del tutto umana e simile alla vita che si
svolge nel piano fisico. Che in fondo le cose che vengono dette nelle sedute sono sempre le stesse.
Ed in effetti è vero questo, ma è vero non perché le comunicazioni spiritiche sono fasulle, ma perché
lo sono molto spesso – sia detto senza voler offendere nessuno – gli spiritisti, le cerchie che queste
comunicazioni rendono possibili. Certo che la visione che noi diamo dell’aldilà è una visione simile a
quanto si svolge nel piano fisico, certo! Perché se noi parliamo del piano astrale, del piano mentale,
noi parliamo dei piani ove esiste ancora il “divenire”. Non parliamo dell’Essere. Dove esiste ancora
uno scorrere ed è per questo motivo che “scorrere” esiste nel piano fisico, “scorrere” esiste negli altri
piani; vedete dunque che sempre di “divenire” si tratta e non di “Essere”.
Ma quando la nostra attenzione si sposta dal “divenire” per ricercare l’Essere, allora conviene
abbandonare ogni sistema di comprendere in chiave del mondo fisico e del mondo del “divenire”.
Quando noi ci convinciamo che Dio non può che essere Assoluto, che perciò deve contenere in
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Sé tutto quanto è; che deve essere perfetto; che quindi è infinito ed è senza tempo, ed è immutabile;
perché se fosse il contrario di questi attributi, di questi requisiti, egli non sarebbe Dio. Se egli finisse,
sarebbe un “divenire” anch’egli. Se non fosse perfetto ma perfettibile, come e quando questa scala
del “divenire” avrebbe avuto inizio? E se avesse avuto inizio, dovrebbe avere una fine e quindi non
potrebbe essere la “causa delle cause”, la “prima causa”, Iddio-Assoluto. Quando cominciamo a
capire questo, ecco che in noi sorge un’altra domanda: «Ma se Dio è perfetto, è immutabile, è quello
che “È”; in Lui non vi è un “divenire”, ma è sempre un “essere” e quindi un Eterno Presente, come
può esistere un Cosmo che nasce, ha un suo ciclo di vita e muore? Come può in questa… stasi –
dico questo per intendersi – stasi assoluta che è l’Eterno Presente, esistere qualcosa che cammina,
che si muove?, che nasce, progredisce e muore? Non è possibile. Perché qualcosa dunque si
muoverebbe, diverrebbe in seno all’Eterno Essere, all’Infinita Esistenza». Ecco allora che noi, che
prima abbiamo studiato il piano fisico, abbiamo studiato il piano astrale, abbiamo parlato di
evoluzione, di reincarnazione, di cicli di manifestazioni, di Logos, di coscienza e di chi più ne ha più
ne metta, adesso vi diciamo: andiamo oltre. Queste cose ormai le conoscete. Non serve ascoltarle
nuovamente, o da nuove Entità attraverso ad uno stesso medium, o da nuove Entità attraverso a
medium diversi. Dobbiamo andare oltre. Dobbiamo sfatare, distruggere l’accusa che fanno gli anti-
spiritisti, che gli Spiriti dicono sempre le stesse cose. Dobbiamo – voi dovete dire – dare a questi
Spiriti la possibilità di dire cose nuove, del tutto differenti da come il mondo del “divenire” ce le fa
conoscere.
Pace a voi.
Kempis
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Adesso vi prego, dopo di avere svegliato lo strumento, di non uscire dalla stanza subito. Noi vi
abbracciamo tutti, i presenti questa sera e gli assenti. Pace a voi, figli.
Per la Potenza del Padre, dell’Amore del Figlio e della Sapienza dello Spirito Santo.
Dali
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07 Dicembre 1972
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dunque cari, noi siamo qua riuniti ancora una volta, e dire “ancora una volta” significa che tante
altre hanno preceduto questa, per tanti dei vostri anni. Ebbene, in questo vostro tempo durante il
quale vi abbiamo parlato, abbiamo cominciato a dirvi, ad insegnarvi, non solo un aspetto più vero del
mondo che vi circonda, ma anche quello che – secondo gli indiani – si chiama “Darma”, ovverosia le
regole di buona condotta. L’insegnamento mistico, potrebbe dire qualcuno. Insomma, a poco a poco,
partendo dal punto in cui – più che la vostra mente – la vostra coscienza, il vostro “sentire” poteva
seguirci, siamo arrivati a parlarvi dei più alti insegnamenti di voi stessi. Dei più alti insegnamenti che
riguardano l’intimo dell’uomo. Duplice aspetto dell’insegnamento: da una parte sul mondo che vi
circonda, dall’altra sull’intimo vostro.
È un po’ di tempo, del vostro, che non parliamo di questo insegnamento dell’intimo vostro, del
“Darma”. Non vi parliamo di questo perché siamo tutti rivolti al mondo che vi circonda, che man mano
si è così ampliato da raggiungere le soglie dell’Assoluto, della Realtà estrema.
Ma poiché accogliamo fra noi delle creature, che attendevamo, e che da non molto del vostro
tempo ci seguono, o che non ci hanno seguito per lo meno dall’inizio, sarà bene ricordare quale è
questo insegnamento che riguarda l’intimo vostro.
Ecco, l’insegnamento impartito dalle religioni verte su “il bene operare”. Vi è una fase sottostante
a questa, ed è quella di non tanto “bene operare”, quanto bene seguire le varie norme canoniche di
queste religioni: essere un “buon osservante”, come si usa dire, è vero? Tutto si risolverebbe in
questo: seguire certe cerimonie, dire certe preghiere e pensare a Dio, e tutto finirebbe qui. Sarebbe
questo abbastanza sufficiente per salvarsi l’anima, per poter godere di una vita, poi, eterna; eterna
nella beatitudine.
Ebbene, figli cari, non c’è certo bisogno di dire che questo è un insegnamento valido e che va
bene per certe creature; ma non per tutte, non è il più alto che vi sia. E invece un insegnamento un
pochino più sottile, che ha un aspetto più reale di questo, o che per lo meno si avvicina un poco di più
alla Realtà, è l’insegnamento che insegna ad amare il prossimo come se stesso, ad aiutarlo.
Quell’insegnamento che dice: «Prima di accostarti all’altare, vai a fare pace con il tuo fratello che hai
chiamato “raca”». Quindi, secondo questo insegnamento più spirituale, sarebbe inutile – direi quasi
assurdo – accostarsi alle cerimonie religiose quando dentro di noi non vi fosse l’amore al prossimo, o
quanto meno non fossimo in pace con noi stessi nei riguardi degli altri. Ebbene, figli cari, questo è un
insegnamento molto difficile a seguirsi e tanto difficile che si è cercato di renderlo più accessibile, di
dire: «Ebbene, se proprio dentro di voi non v’è questo amore così sviscerato per i vostri simili, basta
che voi facciate qualcosa per loro, che cerchiate di aiutarli!». Voi comprendete, ciò è una cosa
meritevole: piuttosto che uccidere i nostri simili, è meglio astenersi dall’ucciderli, pur covando
nell’animo nostro un sentimento di odio. Ma non è ancora, questo, il più alto insegnamento che
riguardi il modo di comportarsi – o di “essere”, più precisamente – degli individui. E quale è? È proprio
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come ho detto ora: il giusto insegnamento individuale è quello di “essere”. Perché vedete, o figli
nostri, quando un uomo si impone di aiutare i suoi simili unicamente perché conosce il
Comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso”, e questo vuol seguire, fa violenza a se stesso,
abbiamo detto. Egli non è in un “essere”, egli è in un “divenire”. E voi sapete – per l’altro
insegnamento che vi abbiamo dato, quello che riguarda il modo di accostarsi all’Assoluto – che
“divenire” è eguale “illusione”; “essere” è eguale a “Realtà”. Allora questo dell’uomo di voler apparire o
comportarsi secondo una regola che gli è stata detta, giusta, è per lui un “divenire”, un’illusione. Non
un “essere”; un “sentire”, cioè, non una Realtà.
Ecco, voi direte: «Allora che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo forse dare libero sfogo al nostro
sentimento interiore, al nostro modo di esistere reale, senza preoccuparci di quelle che sono le
conseguenze?». No! Questo non è un modo di “essere” giusto; un modo di manifestare il proprio
“essere” giusto. Noi vi diciamo: comprendete voi stessi, conoscete voi stessi; vi diciamo: siate
estremamente sinceri con voi, conoscetevi.
Voi – e noi tutti, parlo in generale – non avete la natura di essere degli Apostoli, dei missionari, di
trascurare la vostra Entità “io”, per gli altri. Ma ciò non vuol dire che voi dobbiate vivere in un modo
totalmente egoistico.
V’è una grande verità che conduce al “sentire” e all’“essere”, ed è la verità che fa acquisire la
Realtà attraverso alla mente. Comprendere qualcosa significa “porvi attenzione”, conoscere ed infine
comprendere. Così, porre attenzione al vostro egoismo, porre attenzione ai nostri limiti, agire secondo
quello che la vita di ogni giorno ci spinge ad agire, secondo i nostri limiti, senza fare cose per le quali
non abbiamo le forze, senza illudersi di essere dei missionari in terra di missione, ma conoscendo noi
stessi, i nostri limiti, le nostre forze. Riuscire a dire: «Io non do tutto quello che ho ai miei simili perché
ne soffrirei di questa privazione». Ma “porre attenzione” a questo “sentire” egoistico, dire cioè: «Io non
do questo, perché se donassi lo farei per guadagnarmi un premio eterno, unicamente per questo».
Ma nello stesso tempo essere consapevoli della propria natura egoistica, della propria mancanza di
fede nella divina provvidenza.
Direte: «Sembra poco e comodo». Ed io vi dico, in verità, che basterebbe questo poco per
trasformare entro breve tempo l’umanità tutta per quella legge di… di Dio – possiamo dirlo – secondo
la quale la comprensione giunge dall’attenzione alla consapevolezza; attraverso all’attenzione, alla
consapevolezza. Ecco, di questo insegnamento noi abbiamo detto altre volte: “conoscere se stessi” –
dice il Fratello Claudio – e conoscere se stessi significa questo: nel momento in cui l’uomo attraverso
all’attenzione riesce a conoscere i propri limiti, egli trascende questi limiti. Attraverso a questo
processo di concentrazione, di spietata e veritiera introspezione, l’uomo può passare da un modo di
vivere illusorio quale è il “divenire”, ad un modo di esistere reale quale è l’“essere”.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
Salve a voi.
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Vedete, un problema è tale se si comprende esattamente la portata della sua soluzione. Certo a
chi venisse a darvi la risposta di una domanda che voi non fate, o della quale non sentite la necessità,
voi non potreste formulare un sentito ringraziamento. È un po’ come questa storia del “divenire” e
dell’“essere” nell’Assoluto.
Occorre fare un po’ la descrizione di quello che è l’ambiente nel quale si svolsero i fatti per capire
le ragioni per le quali il delitto è avvenuto. Ecco, in linea generale, esaminando un po’ tutto quello che
la religione e la filosofia e in ogni modo il pensiero dell’uomo può averci offerto dal momento in cui
l’uomo ha cominciato a balbettare, secondo le conoscenze che voi avete – tralasciando cioè quelle
civiltà che sono scomparse senza lasciare traccia della loro cultura – dal momento in cui l’uomo ha
cominciato a balbettare con la mente, e fino ad oggi, quali sono state le configurazioni, o le
figurazioni, o i concetti più alti che l’uomo ha avuto di Dio? Certo questo esame è fatto con l’ascia, si
capisce, ma insomma dobbiamo soffermarci su certi argomenti, anche se sono trattati così, molto
profanamente.
Ecco, noi tralasciamo tutta la parte che riguarda la forma panteistica, è vero? Tutta quella, anche,
che si rivolge alla non esistenza di Dio; tutta la parte che fa nascere l’Universo – come è chiamato –
da una fortuita coincidenza, o da una spinta – che avrebbe la materia – di eternare se stessa, o di
creare qualche cosa che la trascenda, che vada al di là della sua natura. Tante cose sono state
scritte e dette, ma noi dobbiamo guardarle, oggi, con occhi da uomini moderni che vivono
illusoriamente in questa epoca, e che cercano di intendere le varie interpretazioni con la logica che è
propria di questa epoca. Perché è vero che questo vostro tempo è il tempo del positivismo, della
scienza, ma è anche vero che la scienza non è più negatrice ad oltranza della sopravvivenza
dell’anima, o di ciò che non può ancora cadere sotto i suoi strumenti di verifica e di esperienza.
Rimane in un atteggiamento di attesa, è vero? Ed è su un piano tale che considera tanto la probabilità
che esista Dio, quanto la probabilità che non esista sullo stesso livello. Cioè dice: «Siccome io non
posso dimostrare l’esistenza di Dio, io non posso credervi». Ma allo stesso tempo dice: «Siccome
niente può dimostrare che Dio non esiste, altrettanto io non posso dire che non esista». Questo è
l’atteggiamento attuale degli scienziati più avanzati, come si dice. È vero?
Ecco, noi tralasciamo le ipotesi che negano Dio perché questa visione della materia che emana
la vita e poi l’uomo, le razze, così per una spinta interiore e per un caso fortuito, è certamente
destinata ad essere annoverata fra le teorie o le ipotesi poco probabili o del tutto improbabili.
Un’altra volta lo dicemmo: ciò che è frutto del caso non può che essere una cosa – se il caso
esistesse – così instabile, precaria e fortuita, che non potrebbe creare una catena di cause stabili,
ordinate e durature. Potrebbe, sì, apparire qualcosa di vivente, ma questo qualcosa di vivente, la
congerie delle probabilità così fortuite che l’hanno originato, cadrebbe immediatamente per apparire
forse mai più e non per riprodursi secondo un ordine stabilito e così minuzioso, è vero? Allora
qualcosa deve esistere che va oltre quello che noi vediamo, dicono gli scienziati. È forse azzardato
chiamare o parlare di Dio, ma certo che qualche cosa che vada oltre ciò che fisicamente si è abituati
ad indagare ed a sperimentare esiste.
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Ecco, quale figura noi possiamo prospettare ad uno scienziato che appaghi in qualche modo la
sua mente, e che sia abbastanza vicina alla Realtà? Possiamo forse noi prospettare la figura che ci
viene dipinta o descritta dalle varie religioni? Tutte, più o meno, parlano di un Dio antropomorfo. Già
si fece un enorme passo avanti quando dall’Olimpo degli Dei si passò ad un unico Dio. Ma questo Dio
ha tutte le caratteristiche dell’umano è vero? Crea il mondo, in qualche modo si inserisce nelle
vicende umane, è con i vincitori ma resuscita i vinti, e così tutte piccole cose che non possono certo
reggere ad una critica logica ed obbiettiva; che non possono appagare una mente scientifica né, del
resto, una mente razionale.
Allora, quale altro concetto di Dio noi possiamo mostrare a questa mente razionale o scientifica,
a questa mente che obbiettivamente valuti questo concetto e dica: «È probabile che sia così».
Chiediamo ausilio alla filosofia, visto che la religione non può esserci di aiuto. E la filosofia… anche
qua quante cose sono state scritte e dette! Ma forse dando un rapido sguardo alla storia del pensiero
dell’uomo, noi vediamo che quel concetto più completo – e più logico, in un certo senso – che ci
mostra i vari problemi connessi alla figura di Dio, dell’aldilà, della sopravvivenza e via dicendo, noi lo
ritroviamo nel pensiero orientale. Ma – guardate bene – quale pensiero orientale? Strano a dirsi, il
pensiero degli orientali raccolto dalle menti occidentali. E così le varie teosofie, le varie antroposofie;
queste correnti. Le varie filosofie Yoga, queste ci danno una descrizione dell’uomo, dei suoi veicoli
che vanno al di là del fisico, e di tutti questi problemi che obbiettivamente hanno qualcosa di
“fascinoso”, che suscitano qualcosa dentro l’individuo e che possono spiegare vari punti, possono
conciliare tutti questi punti e mostrerebbero una teoria abbastanza valida, una ipotesi abbastanza
soddisfacente di ciò che vogliono dire. Ebbene, se noi esaminiamo quello che queste filosofie dicono
a proposito di Dio – e che è quindi quanto di più valido l’uomo di oggi, e anche di molte migliaia di
anni fa, sia riuscito ad avere circa la figura di Dio – se esaminiamo questi concetti vediamo che per
quanto validi e spinti ed avanzati, come volete dire, hanno dei lati inspiegabili; o per lo meno non
convincenti. Quali sono questi? È facile! Intanto, mentre hanno abbastanza precisamente afferrato
quello che è la vita del Cosmo – che un Cosmo nasce, evolve e muore – non hanno compreso bene
come e in quale misura questo Cosmo nasce, evolve e muore. Poi, se da una parte danno un
concetto di Dio che non è assolutamente un Dio antropomorfo, o simile al concetto di Dio
antropomorfo, però è un Iddio che “diviene”; ed anche ciò che queste filosofie insegnano agli accoliti
loro più avanzati, più avanti nell’insegnamento, è qualcosa che non ha una veste mentale
comprensibile a chi non è giunto a quel punto di sviluppo. Mi spiego?
La filosofia Yoga, certi esercizi, certe discipline, possono raramente condurre alla comunione con
i più alti stadi dell’essere umano, con la propria scintilla divina, tanto da avere un “essere spirituale”,
uno stadio di esistenza reale. Cioè, in parole povere, quasi direi un’identificazione con l’Assoluto:
ripeto, “raramente”. Più raramente di quanto si immagini. Ebbene, però, quando l’individuo fortunato
che ha avuto questa comunione torna nel mondo degli sfortunati, ebbene, non saprà dirvi qual è la
natura dell’Assoluto. Potrà parlarvi della sua comunione interiore che ha avuto, della sua beatitudine,
della beatitudine che ha provato, ma non potrà mai dire – con concetti a voi accessibili – come e
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perché questo è potuto avvenire e quale è la enunciazione più vicina alla Realtà e più, per voi,
comprensibile di Iddio.
Si è tentato – sempre secondo queste scuole filosofiche – di dire che Dio crea il Cosmo
emanandolo da se stesso, per un atto di amore. Ma voi comprendete che – a parte questa cosa
strana che Iddio nella Sua completezza, ad un certo momento per amare abbia bisogno di crearsi un
fantoccio – resta sempre il problema del “divenire” nell’essere; perché se Dio a un certo momento
crea qualche cosa, vuol dire che anche in Dio vi è un trascorrere e questo non può assolutamente
essere. Dio deve essere un “Essere”, non deve essere un “divenire” perché – lo ripeto ancora una
volta nonostante l’abbia detto tante volte – se fosse un “divenire” sarebbe un trascorrere, avrebbe
avuto un inizio e quindi avrebbe una fine, e quindi sarebbe perfettibile, da una fase di minor
perfezione passerebbe ad una fase di maggior perfezione, insomma non sarebbe più qualcosa che
può esistere eternamente ed infinitamente. Ma sarebbe anch’Egli nato da un qualcosa che ben non si
sa – quindi non sarebbe più Dio perché non sarebbe più la prima causa – e volgerebbe a qualcosa
che… anche, sì, perfetto, eccetera. Ma questo “volgere” preluderebbe ad una fine, quindi non
sarebbe Dio. Sarebbe un po’ come la storia della materia che per una spinta misteriosa interna, da
materia si trasforma in uomo, in mente, eccetera.
Ecco dunque allora il termine del problema: tutti gli scienziati ed anche i religiosi, i mistici che
sono riusciti – con la loro mistica, la loro fede e la loro spiritualità – ad avere una comunione, diciamo,
con Dio, pure anche questi che hanno più conosciuto da vicino degli altri Dio, non sanno parlare
dell’Essere di Dio, di che cosa Egli “È” e di come si concilia questo “divenire” che è il Cosmo, con
l’Essere che è Dio. Questo è un problema che è dibattuto da moltissimi e moltissimi anni.
Una volta forse l’uomo era meno sensibile a questo problema perché a tutto ciò che gli dicevano,
specie chi si avventurava per questi sentieri della conoscenza, lui credeva. Ma oggi la vostra civiltà ha
sviluppato in voi il senso della critica, e voi non potete non conoscere una filosofia senza criticarla.
Criticarla in senso costruttivo, intendetemi bene. Ecco dunque perché il nostro insegnamento che ha
parlato – come tante filosofie – del Cosmo, dell’uomo, delle sue regole di buona condotta – come vi
ha detto la vostra Guida ora – della nascita, della vita e della morte di un Cosmo, eccetera, non
poteva, ad un certo momento, non andare al di là, avvicinarsi ancora alla Realtà per comprendere
questo Essere di Dio, per trascendere il mondo del “divenire”.
Ed allora sono scappati fuori questi famigerati “fotogrammi”; fotogrammi che sono una
esplicazione per dimostrare a voi… o meglio, per aiutarvi a trascendere questo modo di pensare che
voi avete acquisito vivendo in questa civiltà, a contatto coi pensatori che fino ad oggi hanno lasciato
qualcosa, per trascendere questo mondo, per capire che cosa sia questo “divenire”, questo
“scorrere”, in effetti. Ed abbiamo scoperto che fino al piano mentale, fino ad un certo livello di questo
Cosmo, il movimento, il tempo, lo spazio è un’illusione. Oltre esiste un altro movimento, quindi un
altro tempo, quindi un altro spazio, ed è il tempo del “mondo degli individui”, lo scorrere del “sentire”
individuale, ma sempre uno scorrere è. Sempre di uno scorrere si tratta.
Oltre al Cosmo, invece, è l’Eterno Presente, è l’Essere.
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Ebbene, noi in questi ultimi tempi, di questo insegnamento vi abbiamo parlato. Vogliamo che voi
abbiate un’idea di Dio, dell’Assoluto, la più vicina alla Realtà. Quella che meglio di tutte le altre resista
alle obiezioni delle menti scientifiche e logiche che vivono in questo tempo; quella che per la sua
giustezza sia capace di farvi sperimentare la realtà facendovi ritenere la conoscenza di essa sempre.
Pace a voi.
Kempis
Creature, voi qua con me siete. Tutte vi amo, tutte io vi seguo costantemente. Ecco, io sono con
voi e se la vostra fede che è un richiamo, che è corresponsione al mio amore non vi tradisce, io vi
sorreggo, vi traggo dalle amarezze. Non temete. Con me voglio portarvi su, ad amare tutto, tutti,
nell’infinito.
Pace.
Teresa
Fui Alphonse Louis Constant, ma meglio conosciuto come Eliphas Levi, e fui occultista. Ancora
una volta io qua sono venuto da voi. Ed è con piacere che io ritorno perché voi siete dei fortunati che
in una sera riescono a vedere tanti di quei fenomeni che io in tutta la mia vita di occultista non sono
riuscito a vedere.
Non fui certo dolce con gli spiritisti, oh no, anzi, tutto l’opposto perché li condannai. In me c’era
una sorta di astio, di rancore perché loro potevano evocare forze che io non riuscivo ad evocare con
tutti i miei studi. Ecco, però, io molto mi dedicai allo studio della magia spirituale e della magia bianca,
e posso dirvi che una volta che sono trapassato in questo mondo in cui mi trovo, e ho potuto
approfondire i miei studi, ecco che ho visto che la magia è la forza della mente. Tutte le cerimonie,
tutti i preparativi, tutte le storie, le essenze, tutto quello che voi volete, ha unicamente lo scopo di
rafforzare la volontà, di stimolare la fede, fare in modo che la fede raggiunga uno stadio di virulenza,
e questa virulenza della fede – strano a dirsi – è raggiunta attraverso alla mente. Davvero! La mente,
seguendo certe cerimonie si convince della validità di queste cerimonie e su questa convinzione, per
fede, si muovono le forze che sono in ogni individuo; si muovono e raggiungono lo scopo desiderato.
Ecco che cosa è la magia: bianca e spirituale se è volta ad ottenere effetti benefici ed altruistici,
nera se volta ad ottenere scopi d’egoismo. Ma guai a chi adopera questa mente per suscitare forze
che portano a vantaggi egoistici!
Voi qua in queste serate costantemente siete… siete in contatto con una catena di forze sottili e
potenti. Guai se uno di voi pensasse di poter stornare questo cerchio di fuoco che aleggia a fine
egoistico. Beato se volesse rubare un po’ di questa forza per indirizzarla con la mente a creature
sofferenti. Egli sarebbe come la donna dal flusso di sangue che quando furtivamente toccò la veste
del Cristo per rubargli un po’ della sua forza… era un atto egoistico ma di grande fede! E la grande
fede cancella anche l’egoismo!
Pensate a chi da tanto cerca una vera fonte di comunicazione, e voi che qua ci ascoltate…
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Lunga pausa.
Ciò che pare stabile e duraturo in breve volgere di tempo cade; e ciò che sembra provvisorio può
durare tanto. Solo l’Anziano degli Anziani, il Grande Architetto è il Signore che tiene le chiavi del
tempo e del duraturo, e del provvisorio!
Pace. Eliphas Levi vi saluta.
Eliphas Levi
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Un caro saluto ed una benedizione a voi, o figli.
Ecco, questa sera è terminata la riunione e noi ci vedremo non la prossima volta, ma una volta
successiva perché in questo periodo ci serviremo dello strumento per riordinare la prima parte del
materiale che avete preparato per la raccolta dell’insegnamento.
Per la parte che riguarda l’insegnamento del “divenire” e dell’“essere”, cioè dei fotogrammi, non
occorre che voi facciate niente. Ci porterete quelle lezioni che avete fatto, noi penseremo a sfrondare
e a scegliere.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Ringraziate l’Altissimo che ci consente queste comunicazioni.
Pace a tutti voi.
Dali
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11 Dicembra 19721
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
…ha un significato per voi, dal momento che noi vi seguiamo costantemente; seguiamo non solo
le vostre azioni, ma i vostri pensieri, i vostri sentimenti, ed ecco che quindi ritrovarsi assieme significa
– per noi – non già vedervi solo ora, ma vedervi riuniti mentre ci invocate. Questo solo, che è poco
rispetto al vostro tempo fisico, che è tanto rispetto al significato della riunione. Noi dobbiamo avere
consapevolezza di quello che stiamo facendo; noi dobbiamo essere coscienti di che cosa questo
rappresenta, di quale ponte meraviglioso noi stiamo gettando, e ringraziare l’Altissimo che ci concede
di poter comunicare in modo così diretto e reale, e puro.
Voi forse prendete queste riunioni per il suono delle parole che vengono pronunciate e non
potete capire che cosa sta al di là di questi suoni. Non solo dal punto di vista del significato
dell’insegnamento, bensì anche dal punto di vista delle forze che agiscono in queste comunicazioni.
Noi non vogliamo fare di voi, con queste parole, degli esseri che a tutto credono, suggestionati e
suggestionabili, no certamente. Ma vogliamo, nei limiti della ragionevolezza e dell’analisi critica,
serena, voi abbiate coscienza di quanto accade in questa comunicazione; comprendere che quello
che voi state vivendo ora, singolarmente, nel vostro tempo umano, rappresenta il futuro “pensare-
sentire” dell’umanità.
Ora voi siete come quell’accorto coltivatore che conserva durante la carestia e la siccità una
certa quantità di messi, senza cibarsene, per poter fare di questa “seme” per i tempi migliori. Voi in
questa posizione siete nel mondo, inconsapevolmente custodite quel “seme” che nei tempi migliori
che già si stanno preannunziando, costituirà la base di un nuovo e più fruttuoso raccolto, che si
estenderà su tutto lo spazio-tempo occupato dalla vostra razza.
Vi lascio momentaneamente.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
Salve a voi.
Vi ho udito questa sera tornare sull’argomento dei fotogrammi con una certa vivacità. Ebbene,
forse la pausa che abbiamo fatto nell’insegnamento vi ha dato motivo e possibilità di riflettere. Noi ci
siamo soffermati ultimamente sul significato di questo insegnamento; abbiamo cercato di farvi
comprendere come l’oggetto delle nostre conversazioni costituisca ed abbia costituito in passato
l’insegnamento più segreto delle scuole esoteriche, quello che veniva comunicato telepaticamente.
Adesso noi pensiamo che sia facile, continuando a vivere e pensare nel mondo come voi siete
obbligati a fare, tornare alla vecchia consuetudine del pensiero, vedere le cose secondo la logica
umana; e certe volte pensare che il mondo dei fotogrammi – il quale, badate bene, sono io il primo a
1 Sull’audiocassetta CF255 questa riunione è riportata con la data dell’11 Gennaio 1973, e così pure
sul ciclostilato della signora Nella Bonora; ma in questo poi, la data è corretta all’11 Dicembre 1972.
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dirlo, è un artificio, è un espediente che noi abbiamo creato, è una nostra figurazione per farvi
comprendere – che questo mondo dei fotogrammi sia una cosa… sì, che esiste, ma che è lontana
dalla Realtà, che la realtà sia una cosa differente, che il mondo dei fotogrammi esista unicamente
nella mente di Dio, o al di fuori del Cosmo.
Con l’esempio che voi avete fatto questa sera della smaterializzazione e materializzazione di un
oggetto, si è potuto vedere alcune posizioni di voi: alcuni pensano – giustamente o a torto, non ha
importanza sul momento – che il mondo dei fotogrammi possa spiegare tutto, umanamente, e che
quindi ciò che fino ad oggi noi abbiamo creduto, abbia un valore relativo che debba essere rivisto alla
luce di questo insegnamento; altri addirittura che il mondo dei fotogrammi sia qualcosa che va al di là
della realtà fisica. Ebbene, entrambi i punti di vista sono giusti e sono errati.
Se noi pensiamo, ad esempio, ad un fenomeno fisico qualunque studiato dalla vostra scienza,
per esempio un corpo che sia lasciato cadere, che cosa vediamo? Newton scoprì da questa
osservazione la legge della gravità; noi possiamo rivedere questa legge alla luce dell’insegnamento
dei fotogrammi. Che cosa accade? Succede che – per il modulo fondamentale del Cosmo – ogni qual
volta un oggetto viene fatto cadere, in certe condizioni, cade. Succede che tutti gli oggetti che in
qualche modo non siano trattenuti, tendono a raggiungere la superficie della Terra. Che cosa vuol
dire questo? Che immancabilmente la serie dei fotogrammi è costituita in questo modo: corpi che non
siano trattenuti sono attratti dalla superficie della Terra. Per cui se io lascio cadere un oggetto,
significa che imbocco una serie di fotogrammi la quale inevitabilmente mi conduce al punto in cui
l’oggetto è rappresentato sulla superficie del terreno come caduto. Questa è la legge di gravità, cioè
gli scienziati esaminando questi fotogrammi che – per il modulo fondamentale del Cosmo sono
costituiti in questo ordine, e sempre e qualunque sia l’oggetto e qualunque sia il punto della Terra in
cui questo fenomeno avviene – ne hanno dedotto che esiste una legge per la quale gli oggetti sono
attratti al centro della Terra. È vero, figli e fratelli? Dunque è vero che esiste una legge che noi
chiamiamo di gravità; che cosa è questa legge? Non è che la errata o ignorante o non conosciuta
interpretazione dell’osservazione di un fenomeno. La legge vera non è quella che la scienza enuncia,
che tutti i corpi che non siano trattenuti da qualche cosa sono attratti dalla superficie della Terra,
cadono, in parole povere. Non è quella la legge vera, ma la legge vera è quella che io ho chiamato
“modulo fondamentale del Cosmo”, per il quale una serie di fotogrammi in cui all’inizio vi sia un corpo
non trattenuto da alcun sostegno, da alcun appiglio, è costituita in modo che, alla fine della serie, il
corpo è rappresentato giacente a terra. Quindi vere rimangono le leggi della scienza, se vere sono
state fino ad oggi; più veri ancora rimangono i fotogrammi i quali ci danno un’idea più vicina alla
Realtà di quanto non siano le enunciazioni scientifiche le quali – ripeto – sono fatte in funzione di
quello che gli uomini vedono. Ma ciò che gli uomini vedono non sono le leggi del Cosmo, ma la
“rappresentazione” di queste leggi.
Dunque, che cosa significa questo nei riguardi degli apporti? Né più e né meno noi possiamo dire
– come sempre – che certo un oggetto per essere portato in questa stanza, non con mezzi usuali e
consueti, deve essere o smaterializzato l’oggetto o smaterializzare le pareti che costituiscono questa
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stanza, ed introdotto in questo ambiente. Ma se noi andiamo ad esaminare questo fenomeno più da
vicino, conoscendo l’insegnamento dei fotogrammi, indubbiamente noi vediamo che all’inizio della
smaterializzazione io percorro una serie di fotogrammi la quale inevitabilmente mi conduce – per il
fenomeno dell’apporto – alla rimaterializzazione dell’oggetto in questo ambiente. E così è di tutte le
cose. Tenete sempre presente che ciò che l’uomo vede e studia scientificamente, anche, di questo
piano fisico, non è la Realtà ma la “rappresentazione” della Realtà, e vista in funzione di un legare
cause ed effetti secondo una logica che non coercitivamente è reale ma che è solo apparente. Molte
volte si legano certi effetti a delle cause non perché veramente vi sia un nesso fra quegli effetti e
quelle cause, ma perché quegli effetti sovente si accompagnano a quelle cause, le quali hanno
invece tutt’altro effetto.
Sono discorsi forse molto… astratti che possono essere seguiti con difficoltà, ma io ho fiducia
che voi poco a poco entriate in questo insegnamento, in questo modo di vedere la Realtà, perché è il
solo possibile che possa farci comprendere la teoria della relatività, dello spazio, del tempo; come
tutto questo che è stato da certe menti intuito sia reale e come possa comprendersi questa teoria
senza avere una mente altamente matematica.
Voi, all’inizio, o meglio, prima che queste riunioni cominciassero, vi faceste una domanda a
proposito delle varianti. Chiedeste, la figlia Tina chiese: «Della parte delle varianti in cui vi sono delle
vite inferiori, che cosa succede quando la variante inevitabilmente si ricongiunge con il ramo
principale? Cioè, se io ho la possibilità di scegliere qualche cosa, la scelgo e percorro un determinato
tracciato, una determinata serie di fotogrammi. Esisterà una serie parallela che rappresenta
l’alternativa della mia scelta». Noi vi abbiamo detto che entrambe le serie sono vive, reali e vitali. Per
farvi comprendere questo vi abbiamo anche detto che possono esservi delle vite inferiori, altre
creature sia da una parte che dall’altra delle due serie parallele, delle varianti e della variante, come
dir volete; e quindi, in questo senso, tutto è vivo. Allora giustamente qualcuno di voi ha chiesto: «Ma
se è vero che io imboccando una serie di fotogrammi che costituisce la mia scelta, poi mi sdoppio nel
“sentire”, in quanto imbocco quella ma l’altra non la percepisco – la variante, ciò che costituisce
l’alternativa alla mia scelta, e quindi io ho un’unitarietà del “sentire”, e poi mi ricongiungo al ramo
principale – se è vero questo per me, che cosa accade invece delle vite che sono rappresentate in
questi due rami? Esiste uno sdoppiamento? Oppure il ciclo di vita di uno di questi rami è tanto breve
che termina allorquando le varianti si ricompongono nella via principale ed unica?». Io vi dico che
queste riflessioni sono giuste; è meglio fare queste riflessioni che non farne affetto, che rinunciarvi,
rifiutare di comprendere. Ma dobbiamo tenere presente in questa obiezione la natura essenziale della
variante che, ripeto, esiste se esiste la libertà dell’individuo. Se io decido di fare qualcosa avendo la
possibilità di scelta, significa che questa libertà esiste per me, ma non per gli altri.
Se io avessi avuto la possibilità di venire questa sera o di non venire che cosa significherebbe
questo? Che la variante sarebbe esistita per me, ma non per voi; ed allora, naturalmente, la parte che
costituiva la mia libertà di non venire vive e sarebbe vissuta unicamente per me.
Vediamo ancora il problema da un altro punto di vista e cioè quello della vita inferiore, o della vita
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macrocosmica se volete: altro campo, altra citazione, altro esempio. Le vite inferiori, come la vita
macrocosmica non sono per niente influenzate o turbate dalle scelte individuali. Perché le scelte
individuali degli uomini avvengono in un tempo del “mondo degli individui” successivo. Questa è una
delle ragioni. Ed allora per quelle vite individuali, per quella materia macrocosmica – qui la cosa è
leggermente diversa – diciamo per quelle vite individuali inferiori, non esiste la variante, e la strada
seguita e vissuta e sperimentata sarà unicamente sempre quella. La variante esisterà per l’individuo
che ha la libertà di scelta, se ce l’ha; e quel ramo sarà unicamente vissuto dall’individuo che lo
sceglie, se lo sceglierà.
La vita invece macrocosmica, della materia, indipendentemente dalle forme che questa materia
costituisce, è la vita della materia allo stato elementare, quindi; e vive tutta sia che questa materia
componga una serie di fotogrammi senza alternativa, senza variante, sia che questa materia
costituisca una serie di fotogrammi costituenti, appunto, l’alternativa o la variante.
Io spero di essere stato sufficientemente chiaro. Comunque potete riflettere e tornare
nuovamente sull’argomento. Se vi interessa.
Pace a voi.
Kempis
Un momento di pazienza… Io non conosco la vostra lingua… Un momento…
Voi non state parlando con un trapassato: io sono vivente, incarnato, faccio vita ascetica
sull’Himalaya e ho possibilità di sdoppiarmi. Sdoppiarmi. Sono stato richiamato qui da disincarnati,
Entità molto luminose. Io vivo esclusivamente per Dio. Non che lo abbia raggiunto, ma tutta la mia
esistenza è accentrata in questa profonda fede.
Io ho fuggito la società perché la società oggi è malata, non segue più le regole della natura.
Vedete le razze come sopravvivono nel tempo, perché sono gli individui più forti che vincono i deboli.
La società oggi non vive secondo questo principio. (La Guida Fisica mi… mi aiuta a parlare qui).
Allora non camminano le istituzioni più forti della società, ma quelle meno forti sono imposte dai
politici, cosicché la società finirà per perire se nell’intimo di ognuno di noi che la componiamo, non
facciamo nascere il retto agire e l’onestà. Le istituzioni meno valide sono imposte con la forza e
questo è come se nelle razze gli individui meno forti per qualche ragione avessero ucciso i forti; le
razze sarebbero decadute. Questa è la ragione per la quale io ho lasciato la società; ma oggi ho
compreso di avere errato perché il posto vero è fra gli uomini, parlare fra gli uomini, dire loro queste
verità. Ma voi perché non avete lasciato il mondo? Non avete coraggio? O avete dei legami che non
vi permettono di farlo? Io so, per quanto non vi conosca, che voi credete in quello che io credo.
Perché non parlate se siete qui fra gli uomini di queste verità? Temete per voi stessi? Avete paura
che gli altri si burlino di voi? Che cosa fate? Voi tutto prendete ma niente date per il timore di essere
derisi. Ma come? Allora la vostra fede non è vera! E se non avete fede voi che tante cose vedete, chi
deve credere? Ma voi siete benpensanti per il quieto vivere; temete di sciupare la vostra tranquillità, la
vostra reputazione e così restate buoni buoni in attesa che vi sia dato, senza nulla dare per paura di
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perdere. Ma avete mai pensato che di questo dovrete rispondere? Le vostre Guide vi lasciano piena
libertà, ma sta a voi rendervi consapevoli di quello che è vostro dovere fare.
Io non so… vuoi dirmi dove voi siete? In quale parte del mondo?
Partecipante – In Italia, a Firenze.
Entità – L’indirizzo, prego.
Partecipante – Roberto Setti, via Doni 35.
Entità – Io non so se riuscirò a pregare qualche mio allievo di mandarvi per posta un mio saluto.
Proverò, tenterò. Riflettete: è un fratello come voi che vi ha parlato.
Entità di un Guru vivente
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Avete niente da dire, figli?
Partecipante – Per quello che ha detto quel nostro fratello vivente, noi fino ad ora abbiamo creduto di
far bene a non parlare molto perché tu sai che molte persone vorrebbero venire, ma come facciamo
noi che abbiamo uno spazio così limitato? E se si parla le creature desiderano anche partecipare…
Dali – Quello che vi è stato detto, figli… mentre tutto quanto viene detto da Entità disincarnate è
sotto… diciamo… – non so come dirvi – la nostra garanzia, quello che è venuto da questo essere
incarnato non so se posso pienamente condividerlo. Dovete essere voi a riflettere.
Partecipante – Poi, perdona Dali, non mi pare che si tratti di parlare di spiritismo, si tratta di agire in
modo da dare la sensazione che esistono delle leggi al di sopra di noi. Ma lo spiritismo non c’entra
affatto!
Dali – Appunto. Comunque di questo potete parlare con comodo fra voi. Io desidero solo dire questo:
comprendo che molte creature vorrebbero venire, sarebbero desiderose di venire, lo so benissimo, e
il problema è questo: se noi dobbiamo andare avanti con l’insegnamento, certo che nuovi elementi in
gran numero possono interrompere l’armonia della Cerchia. È vero, figli cari? Però non è neanche
giusto che nessuno possa essere ammesso. Vuol dire che – come giustamente voi stessi avete detto
– qualcuno di voi che abbia qualche creatura cara che desidera fare assistere a questi incontri,
cederà per una volta o due il suo posto, sempre che naturalmente ciò sia gradito a colei che ci offre
ospitalità, allo strumento e a tutti gli altri. È chiaro questo?
Ma importante è, figli, che voi seguiate l’insegnamento, che meditiate quello che vi viene detto.
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Partecipante – Ti prego, faccio bene o male a parlare a quei gruppetti, alle singole persone che
vengono da me? Naturalmente parlo del primo insegnamento.
Dali – Certo, figlia.
Partecipante – Devo continuare?
Dali – Certamente.
Partecipante – Scusa, questa creatura che ci sta tanto a cuore, puoi dirci se è bene che vada da un
guaritore, e se tu sai che c’è un guaritore in cui si possa avere fiducia?
Dali – Veramente tu sai che noi non ci pronunciamo mai né sugli strumenti né sui guaritori; ma in
questo momento farò un’eccezione e quella che attualmente ha possibilità più genuine, diciamo, e più
sicure è quella figlia a Napoli della quale certamente avrete sentito parlare. Ma se anche non vorrete
ricorrere a questo, ripeto, il nostro aiuto lo avrete egualmente.
Partecipante – Dali…?
Dali – Sì, figlia cara.
Partecipante – Scusa, posso domandarti come sta Ivo?
Dali – Tu stessa lo saprai.
Partecipante – Grazie, Dali.
Dali – Vi benedico e vi abbraccio tutti. Torneremo a risentirci e a parlarci fra quattro settimane, perché
nel frattempo continueremo il lavoro del libro.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Ringraziate l’Altissimo che ci consente di comunicare in modo così diretto e reale e cristallino.
Pace a tutti voi.
Dali
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08 Febbraio 1973
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Parlare di Dio, così come lo concepiscono i mistici, in mezzo a questa società, figli cari, è
certamente una cosa singolare; infatti quale successo può avere chi parla di un argomento che non è
– non dico poco – ma forse per niente inteso nel senso giusto. Sì, certo, lo dicono le statistiche: nel
mondo del progresso della scienza, della matematica, della precisione, tanti sono quelli che pensano
a Dio o all’occulto, ma pensare a Dio nel modo secondo il quale gli uomini lo pensano e pensare a
Dio come noi intendiamo, sono cose profondamente diverse. Al giorno d’oggi chi pensa allo Spirito,
alla spiritualità, alla religione, indubbiamente – e questo sia detto senza offesa per alcuno –
indubbiamente è un soggetto che ha qualcosa di non perfettamente normale, perché si pensa a Dio,
alla sopravvivenza, non nel modo giusto, ma solo sperando di essere aiutati nei nostri problemi.
Questa è la vera intenzione secondo la quale gli uomini, oggi, pensano all’Ente supremo. Ecco, noi
non intendiamo questo concepire l’Ente che tutto permea, tutto sostiene ed evolve. Noi vogliamo fare
di voi dei mistici, dei religiosi, nel senso esatto. Forse seguiamo una strada del tutto diversa da quella
che in genere percorrono gli uomini, coloro che vogliono sostenere e fondare una religione, una
scuola spirituale, i quali a piene mani dispensano il presunto, od un presunto aiuto spirituale che
serve a farvi superare le difficoltà della vita. Questi promettono ai loro adepti ogni sorta di beneficio,
possibilmente nel mondo che segue quello fisico, che segue la morte, perché meno controllabile. Noi
invece vi diciamo: «Tutto “È”, figli; entro di voi è una sorgente di forza, di comprensione, di vitalità, di
azione, che voi neppure lontanamente supponete. Cercate di attingere da voi stessi, da questa
sorgente che è in voi per camminare. Non vendetevi ad altri, ultimi fra tutti a coloro che vi promettono
una salvezza nell’aldilà. Voi soli, o meglio ciascuno di voi singolarmente, e solo e da solo può operare
la propria salvezza. Nessuno può farlo per lui».
Ecco, io ho iniziato questo mio discorso parlandovi di Dio, ed allora se voi pensate a Dio dovete
farlo non perché pensate di avere da una condotta ossequiosa nei Suoi confronti un qualche
beneficio, qualche aiuto nella vita di tutti i giorni, che vivete così a volte faticosamente, ma perché
questo pensiero susciti, dentro di voi, la Sua nascita. Perché Iddio prima di trovarlo sugli altari, figli
cari, è nell’intimo nostro. Vivete ogni giorno pensando che ogni giorno che trascorre segna, o segni,
una tappa per ritrovare in voi la divinità. Siate certi di questo. Ogni trascorrere di “sentire”, o di tempo
astronomico, segna un abbreviarsi dello spazio che rimane fra voi e la vostra meta. E quando voi
siete certi che non vi accostate a Dio per avere dei benefici, ma unicamente per amore verso di Lui,
allora voi avrete la certezza di avere entro di voi l’esatto concetto della divinità.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
La medicina è quella che cura lo Spirito, non solo il corpo. Il vero medico, dunque, è chi sa
riparare ai danni prodotti, nel corpo, dallo Spirito inquieto. Ma i vostri medici, con tanta scienza, oggi
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poco fanno di tutto ciò; è già molto se riescono a tappare le falle che uno Spirito inquieto produce nel
suo veicolo fisico. L’uomo non è solo carne, è principalmente Spirito, prima che carne. E curare la
carne senza toccare lo Spirito è cercare di contenere l’effetto senza rimuovere la causa. Quanto potrà
durare!? Il segreto dell’immortalità è questo: rimuovere la causa, che è nello Spirito,
dell’invecchiamento del corpo. Può sembrare un’utopia, ma non lo è, è una Realtà. Sì, lo ripeto,
l’invecchiamento del corpo ha la sua radice nell’anima dell’uomo.
Anche una religione può essere una medicina; non lo fu forse il cristianesimo? Altro che se lo fu!
Allora esistevano dei reprobi, dei miseri – ed erano i più – gli oppressi, i poveri, i miserabili. Essi si
sentivano abbandonati; le deità che conoscevano erano deità per i ricchi e, in ogni caso, che
esigevano il pagamento di sacrifici costosi finanziariamente. Deità non per i poveri. Ed ecco che il
cristianesimo insegnava di un Dio degli umili, dei reietti, dei dimenticati! Quale maggiore presa per chi
credeva di essere un relitto, quale balsamo per lo Spirito e il corpo. Ed ecco allora i prodigi, i prodigi
materiali operati da un’idea astratta. Potenza e mistero della natura! Tutto è natura.
Dicono gli avversari della magia, quelli che l’hanno combattuta ed hanno bruciato tante povere
creature isteriche, che credere nella magia significa dare alle cose materiali morte, potere sugli Spiriti,
sulle cose eterne. È dare potere alla natura sulla divinità – si dice – non ricordandosi che tutto è
natura. Anche la stessa divinità. O tutto è divino, anche la stessa natura. Vi è un’unica cosa che
presenta molti aspetti, ma che è sempre la stessa, che è sempre eguale alla radice di tutti questi
aspetti, e che può essere chiamata in molti modi ma che è una sola verità.
Fui conosciuto col nome di Paracelso e dedicai la mia vita alla scienza, alla scienza che vuol dire
“conoscenza”. Curai. Ma quando lo feci vi fui quasi costretto ed era per me un dimostrare quello che
sapevo, più che un amare i miei simili. L’amore l’ho capito dopo ed è la più bella di tutte le scienze. La
più bella di tutte le medicine. Chi non l’ha provato non potrà mai sapere che cosa vuol dire “amare”,
realmente, nel giusto.
Un’altra volta io sono venuto da voi lasciandovi, in dono, delle immagini profetiche. Anche questa
volta voglio lasciarvi un dono, qualcosa che un mio seguace, nel 1800 creò. Egli era un amante delle
scienze occulte e ben sapeva la potenza del numero 5, della stella a cinque punte. Lasciai scritto
nelle mie opere che due erano i pentacli fondamentali, quelli più efficaci dai quali tutti gli altri derivano:
il pentagramma, la stella a cinque punte, ed il Sigillo di Salomone. Voi sapete il significato del Sigillo
di Salomone, altri ve ne hanno parlato. Ma della stella a cinque punte forse lo ignorate. La “stella
fiammeggiante” che ha potere su ogni Spirito. Vi è una lunga e meticolosa procedura per colui che
vuole realizzare questo pentaclo, questo talismano così efficace. Egli dovrà scegliere l’ora, il giorno e
l’influsso astrologico appropriato; dovrà fondere i sette metalli e disegnarla in modo perfetto; non solo,
ma dovrà tenerla orizzontata nella giusta maniera poiché altrimenti, se non orizzonterà giustamente le
punte, il simbolo da benefico potrà diventare malefico. La punta in alto, le altre a mo’ di piedistallo. Gli
antichi maghi della Caldea ponevano sulle soglie delle loro abitazioni questo pentaclo, orizzontato
con la punta in fuori, e le due punte della base verso l’abitazione; in questo modo le forze benefiche
erano attratte, le malefiche respinte. Quella che io vi lascerò è una versione che dono a questo
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cerchio, a questo gruppo.
Essa si sta materializzando qui, ora, ed è formata di argento, il metallo lunare; l’influsso della luna
dona la veggenza, la doppia visione. Cinque lune sono contenute in questo pentaclo, quattro
corrispondenti alle quattro fasi della luna, la quinta è la fase occulta, che pochi conoscono. E così, per
la doppia analogia, cinque soli, piccoli soli, piccole sfere, sono contenute in questo centro di forza che
voi vedete essere qui, già quasi completato. Altri segni sui quali non mi dilungo.
Voi porrete questo simbolo sopra un velluto di colore rosso, attorniato da una cornice d’argento,
larga non più di sette millimetri, quadrata, di lato dieci centimetri. Il mettere questo pentaclo nella
cornice dovrà essere fatto nell’ora e nel giorno della luna, e questo quadretto lo terrete presente nelle
vostre riunioni perché vi aiuterà a capire meglio e di più quello che gli alti Maestri cercano di
spiegarvi.
Ora mi raccomando che nel porla nella cornice o nel tenerla comunque visibile nelle riunioni, sia
osservato il senso giusto. Sul retro era fusa una “beth” (ב) ebraica; è rimasto un piccolo segno, come
se si trattasse di un due romano (II), un numero secondo. Quel segno indica la punta che deve stare
in alto. Questo è importante.
Pace. Pace a tutti.
Paracelso
Salve a voi.
La domanda che questa sera vi siete fatti, è una domanda molto interessante che noi ci
auguravamo che voi faceste perché spinge la vostra attenzione ad andare sempre più in là, cercare di
afferrare cose che per loro natura sono definite inafferrabili. Vi siete chiesti come può esistere questo
salto di qualità fra un “sentire” relativo ed un “Sentire Assoluto”.
Cerchiamo di fare un esempio molto pedestre: supponiamo che il numero cento sia l’Assoluto, il
Tutto, è vero? Ebbene, voi vi chiedete: «Questa quantità rappresentata dal numero cento,
dall’Assoluto, che è l’Assoluto, è unica perché il numero novantanove, per quanto sia il numero
immediatamente precedente al centinaio, non è più l’Assoluto». Infatti noi vi abbiamo sempre detto
che di Assoluto ve n’è uno solo. È vero, figli e fratelli? E come Lui non c’è che Lui stesso. Tutto ciò
che non è Assoluto è relativo; tutto ciò, quindi, che non è il numero cento, come anche il novantanove
che è il numero più prossimo, è relativo secondo il nostro esempio. E allora mentre voi dite:
«Possiamo comprendere tutta la teoria e la sequela dei “sentire” individuali, piccoli, sempre più intensi
fino ad arrivare al “sentire” novantanove, non possiamo comprendere questo grande, enorme,
immenso salto di qualità del “sentire” fra il “sentire” novantanove ed il “sentire” cento; in altre parole
fra il “sentire” relativo ed il “Sentire Assoluto”». Certo la questione, posta in questi termini,
sembrerebbe veramente complessa ed incomprensibile, per voi, se non vi avessimo dato altri
elementi, dette altre verità. Non possono esservi dei salti. Voi avete imparato, ormai sapete – perché
tante volte lo avete sentito ripetere – che lo stesso relativo, che una volta eravate abituati a
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considerare transitorio, che nasceva e moriva, scompariva per non esistere mai più, in fondo ha una
durata illimitata, esiste nel senza tempo. Dunque non può esservi questo trapasso di qualità. Vi siete
rifatti alla individualità. Allora tutto è chiaro fino a che si ha l’insieme dei “sentire” individuali, “sentiti”
una sola volta nell’eternità, legati l’uno all’altro secondo una teoria che non segue il tempo
astronomico, ma una gradualità del “sentire” nel senso che va da un “sentire” meno intenso ad un
“sentire” più intenso, più esteso; esiste questa, ma come si passa da questo “sentire” limitato ad un
“Sentire Assoluto”? E quale è, anche senza poterlo sperimentare direttamente, voi capite, è una cosa
totalmente diversa. Non c’è questo salto; infatti se noi andiamo oltre il “sentire” individuale, troviamo
qual è – diciamo – lo stadio successivo al “sentire” individuale e del quale noi vi abbiamo parlato: il
“sentire” della individualità; e già qua si cambia di natura di “sentire”, perché non è più un “sentire” alla
volta, ma è una gamma di “sentire” percepita tutta contemporaneamente nel senza tempo. Dunque,
seconda fase, seconda casualità che ci avvicina alla meta finale, al “sentire” dell’Assoluto. La terza
fase, appunto, è il “Sentire Assoluto”. Ed allora quel novantanove del nostro esempio, non era un
“sentire” individuale, ma era il “sentire” della individualità che è totalmente diverso del “sentire”
dell’individuo; c’è tanta differenza fra il “sentire” dell’individuo ed il “sentire” dell’individualità, quanta
ce n’è fra il “sentire” dell’individualità e il “sentire” dell’Assoluto. Chissà che con questo scalino che noi
abbiamo tolto dalle nebbie del dimenticatoio, che abbiamo riportato in vista, o a vista, il passo possa
essere più agevole per comprendere questa successione di “sentire” che era all’origine della vostra
domanda di questa sera. A voi la risposta.
Pace a voi.
Kempis
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Un saluto ed una benedizione. Prima di lasciarvi desidero dirvi, o figli, due cose. Una è che
torneremo a riunirci fra quattro settimane perché nel frattempo continueremo la correzione dei
manoscritti che costituiranno il libro, è vero, figli?
L’altra cosa che desidero dirvi è questa: taluni di voi sono più a contatto di creature che sono
interessate all’insegnamento ed anche al fenomeno in sé. Quando noi ci riuniremo in un ambiente più
fisicamente spazioso, come di consueto abbiamo fatto nello scorso ciclo, voi potrete riservare un
posto libero per una di queste creature che gradirà o desidererà partecipare a queste riunioni. Che
non sarà necessariamente sempre la stessa. Mi seguite, figli? Ma che potrà essere portata – senza
disturbare trattandosi di una persona sola – senza disturbare gli altri, per mostrare come avviene
questo tipo di fenomeni. Sono stato sufficientemente chiaro, figli? Per una volta sola, mi seguite?
Questo rivolto particolarmente alla figlia Zoe e alla figlia Tina, al figlio Muzio, al figlio Romano, a tutti,
vero?
Partecipante – Cioè, se chiederà di venire qualcuno…
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Dali – Che sia interessato, naturalmente, e preparato; ecco, ci sarà un posto, uno solo alla volta,
riservato per queste persone.
Partecipante – Sempre prima chiedendo a te, però?
Dali – Se voi vedete che la persona è sufficientemente preparata, non occorre. Chiederete a chi vi
ospita e allo strumento. È chiaro? Mentre per far partecipare durevolmente ed in continuazione, vi
preghiamo – come del resto avete fatto – di chiedere la nostra autorizzazione.
Partecipante – Il nipote dell’Amelia che da tanto tempo ci chiede?
Dali – Lo potrete far venire una prima volta in quel posto che abbiamo creato questa sera. Per il resto
deve essere preparato; se qualcuno di voi avrà la buona volontà di farlo, potrà intervenire; altrimenti
allo stato attuale delle sue conoscenze, non ancora.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
Creature che qua vi trovate riunite, perché non ripetete assieme quella preghiera che eravate usi
dire, che le vostre Guide vi avevano insegnato? Era tanto bella! Ripetiamola assieme.2
È in nome della Potenza del Padre,
dell’Amore del Figlio,
della Sapienza dello Spirito Santo, che invochiamo chi come noi è parte di Dio ma,
differentemente da noi, è disposto a ricevere più vivamente la verità.
Poiché ovunque è invocato con fede, l’Altissimo splende luce vivificatrice, attendiamo chi vede in
noi, suo prossimo, l’oggetto di una missione che tende a condurci a ritrovare noi stessi.
Come l’albero si riconosce dal frutto, così la verità da come ci parla al cuore; essa deve aprirci
agli sconfinati orizzonti, ai sublimi movimenti interni, all’interno equilibrio vivificatore.
Poiché questo può darci la comunicazione coi trapassati, concedici, Signore, cotanto bene; e
possa allora tacere in noi ogni insaziabilità poiché tutto muta aspetto alla luce del vero.
Pace! Pace!
Teresa
2 La preghiera è riportata a pagina 6 del volume “Incontri”.
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08 Marzo 1973
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Eccoci qua nuovamente in comunicazione. Noi proseguiamo la nostra opera fra voi, e vogliamo
vedere, o figli, che voi comprendete le nostre parole. Quello che noi vi diciamo è accompagnato da
certi fenomeni; questi fenomeni sono per voi e per altri. Essi rappresentano una specie di garanzia –
non voluta dare, ricordatevi questo, “non voluta dare” – apparentemente per voi. Ma quello che è
importante e essenziale è tutto il fenomeno nel suo insieme per ciò che può significare nei vostri
riguardi, nel vostro intimo. Avere le idee chiare in un mondo confuso, è avere acqua in un deserto.
Avere la certezza nella negazione è avere un’ancora nella tempesta. Avere chi può consolarci
quando occorre, senza fare di queste parole unico e solo scopo di consolazione, è essere in contatto
con la Realtà.
Ma voi state preparando, unitamente a noi, una nuova raccolta di quello che abbiamo detto.
Ebbene, questo lavoro non è ancora completato, ma lo sarà al momento opportuno perché non
esistono sorprese, per noi, né per coloro che in noi credono fermamente. Continuiamo nell’opera, e
ciascuno si faccia dovere, se non ha la forza di dare agli altri, di dare a se stesso, di trovare equilibrio,
chiarezza discernimento, retto agire. Perché questo è quello che ci spinge a venire qui fra voi, o figli.
Niente altro.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Salve a voi.
Si compiono, per voi che siete immersi nel tempo, in questo mese, tre anni da quando abbiamo
“gettato là una verità”, seguendo il nostro sistema, del resto. La verità che vi attende, che è la vostra
prossima meta, la comprensione della Realtà. Chissà se voi avete ricordo di questo!
Penso che quello che noi abbiamo detto non sia stato posto bene in evidenza, dal momento che
non ne avete parlato chiaramente. Certo ripetete delle parole che noi abbiamo dette, chi vi ascolta
può pensare che vi siete impadroniti del concetto, ma se andiamo un poco dentro quelle parole che
voi usate, o ai concetti che voi volete esprimere con queste parole, vediamo che la verità posta in
evidenza, ma in modo leggermente velato, non vi ha colpito.
Ed allora proviamo a ridirlo più chiaramente, tanto più che questo è il momento che essa deve
essere evidenziata.
Quante volte vi abbiamo parlato del “sentire” individuale! Cercando di farvi comprendere come
questo si collochi nella Realtà dell’esistente. Adesso vogliamo approfondire. Naturalmente la nostra
esplicazione sarà tale nella misura in cui voi avrete compreso quello che fino ad ora vi abbiamo detto
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e… quanto di nuovo riuscirete a capire.
I centri di “sentire” nell’esistente sono due: l’Assoluto, cioè l’Uno, e i microcosmi, cioè i “molti
nell’Uno”. Questa distinzione è illusoria, è una distinzione di comodo, ed è valida nella misura in cui si
comprende ch’essa non esiste. Il “sentire dei molti” sta al “sentire dell’Uno”, come la parte sta
all’insieme; anche questa affermazione è valida nella misura in cui si comprende che l’Assoluto è oltre
l’insieme. È importante comprendere la natura del “sentire dei molti”, cioè degli individui, perché, in
questo, è la radice dell’illusione. Non dovete però comprendere questa affermazione come una
condanna, ma come uno stimolo, un impulso a comprendere ciò che ci separa dalla Realtà. Il “sentire
dei molti” è dunque un “sentire” relativo, limitato, circoscritto. Abbiamo detto: è un “sentire” di parte;
proprio per questa sua natura finita dà una percezione che si fonda su “io” e “non io”. Provenire “da” e
tendere “a”. Innumerevoli sono i “sentire” individuali. Pensate! Al “sentire” di ciascuna individualità fa
capo un individuo; ad ogni individuo fa capo una gamma vastissima di “sentire”; in altre parole,
“sentire” individuali fanno parte dell’individuo, individui fanno parte della individualità, le individualità
hanno la loro radice nell’Assoluto. L’insieme dei “sentire” individuali costituisce la personalità
dell’individuo: sono “atomi” di “sentire” uniti fra loro in forza della loro omogeneità: il risultato è la
personalità individuale. Allo stesso modo le varie personalità individuali, o individui, unite fra loro in
forza della loro omogeneità, costituiscono le individualità. Si dice allora che ciascuna personalità –
che in genere s’incentra ognuna su una incarnazione – appartiene ad una individualità.
Che cosa significa “atomo di sentire”? Significa “unità elementare” del “sentire” individuale; in
altre parole “reazioni” a stimoli che vengono dall’ambiente in funzione della coscienza raggiunta.
Questa coscienza raggiunta potrebbe più propriamente essere definita “coscienza di base”. Perché?
Perché è quella coscienza, quel capitale iniziale di partenza che viene aumentato con le sucessive
esperienze, ed attraverso proprio agli stimoli dell’ambiente. Quando l’individuo è legato alle forme di
vita semplici, al di sotto dell’umana, si può definire – abbiamo detto – centro di sensibilità e di
espressione ed il suo “sentire” è assai diverso da quando sarà uomo, e voi sapete che “uomo”
significa centro di coscienza e di espressione. Infatti nelle forme di vita semplici si ha solo una
percezione degli stimoli ambientali, senza nessuna coscienza di sé né dell’ambiente che ci circonda.
Successivamente si comincia a distinguere queste percezioni in piacevoli e non piacevoli;
proseguendo nella graduatoria del “sentire”, ecco che queste percezioni sono desiderate, quando
sono piacevoli, temute quando sono spiacevoli. Si ha qui, a questo punto, una prima larvata
coscienza di sé e dell’ambiente che ci circonda. Questa coscienza affiora un poco più in superficie
nelle forme di vita animali in cui si raggiunge una maggiore autonomia, tanto che con il nuovo
strumento-mezzo che è la mente, ci si può adoperare per raggiungere, per seguire le sensazioni
piacevoli, le percezioni piacevoli o per sfuggire quelle spiacevoli. Ripeto, questo dà una più composta
coscienza di sé e dell’ambiente circostante.
Nella forma umana tutto ciò è perfettamente definito. È nato l’io ed il non io. La meta successiva
è l’allargamento della coscienza individuale fino a superarla, trascenderla.
Tutta questa esposizione è giusta e reale nella misura in cui si riesce a capire senza restare
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ancorati ad un “divenire”. Che cosa significa questo? Significa che tutte le gamme del “sentire”
esistono già o sono sempre esistite. L’atomo del “sentire”, l’unità elementare del “sentire” individuale,
è come l’unità elementare delle materie che compongono i piani di esistenza più densi. I “sentire”
complessi, costituiti da atomi di “sentire”, sono analoghi alle materie composite di questi piani,
costituite appunto da aggregazioni di materie elementari. Dunque, per spiegarci meglio, se il “Sentire
Assoluto” esplodesse – seguitemi bene – in una gamma di “sentire” individuali, si frazionasse, queste
frazioni si aggregherebbero in tante gamme di “sentire”, organizzate da una semplice ad una più
complessa. Questo esempio – badate bene – è valido nella misura in cui si comprende che ciò non
può essere accaduto. Allora ciò che noi percepiamo come “ora” è la realizzazione, nell’eternità, di un
“sentire” individuale. Siccome però “eternità” non significa “tempo infinito” ma “senza tempo”,
quell’“ora” è un’illusione, quell’ora è ciò che circoscrive un “sentire” individuale, lo delimita; “sentire”
individuale che nell’aggregazione generale dei “sentire” sta fra un “sentire” più semplice ed un
“sentire” più complesso. E come “eternità” non significa “tempo infinito”, ma “senza tempo”, così
“infinito” non significa “spazio senza fine”, ma “senza spazio”, assenza di quantità, di dimensione;
allora – con questa precisazione – quale significato ha l’espressione “è sempre esistito”? Ha solo
significato se quel “sempre” non ha senso di durata.
L’uomo – vedete, figli e fratelli – cerca di comprendere il mondo che lo circonda osservando i
fenomeni. Da ciò che egli vede, che gli è quindi in qualche modo palese, cerca di capire ciò che è
segreto, ciò che è nascosto. Dagli effetti indovinare le cause. Da ciò che appare, scoprire ciò che è.
Questo sistema è molto discutibile quando lo si vuole applicare per comprendere la natura dell’intimo
dell’uomo. Infatti la percezione individuale crea delle realtà posticce che non esistono. L’io è
l’esempio più chiaro e più lampante di questo fantasma creato dalla percezione. Noi stessi – per farvi
comprendere certi concetti – abbiamo dato per esistente l’io; ma ciò è un miraggio, l’io non trova
riscontro nella realtà costituzionale dell’individuo.
L’io potrebbe essere ciò che lega tutti i “sentire” dell’individuo, ma abbiamo detto già che questi
sono aggregati in forza della loro omogeneità, quindi l’io non serve.
Quando noi diciamo: l’uomo è un centro di coscienza e di espressione, diciamo una verità; ma
questa verità è tale nella misura in cui non si comprenda che l’individuo è un io che percepisce. Non
esiste l’io che “sente”: esiste il “sentire”. (Lunga pausa di concentrazione). Così come Dio non è
“Colui che ama”: è Amore. (Ancora pausa).
Ancora di fronte ad una realtà sconvolgente vi abbiamo posti. Prima di meditarla, di
comprenderla, ciascuno esegua una introspezione. Cerchi di capire se è tanto forte da abbandonare
l’ultima gruccia, l’ultima illusione: l’io. Perché tutta la vita dell’uomo è fondata sull’io, e non solo
dell’uomo, anche del Santo. Tutto si fa nel presupposto di accrescere se stessi, anche quando –
apparentemente – sembra si voglia annullarsi. L’io permea tutti gli insegnamenti, anche i più validi. Il
“Nirvana” degli orientali è l’io che percepisce la Divinità. Suprema illusione. Dio che parla all’uomo
dell’occidente! Quale pazzia più grande può mietere più vittime?
Voi siete stati abituati a pensare all’io come al sinonimo dell’egoismo; adesso dovete pensare
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all’io come all’unica e la più grande delle illusioni. Tutto quello che si fonda sull’io – religione, scienza,
filosofia – è una mistificazione. L’io – lo ripeto ancora – non esiste. Siate consapevoli di ciò.
Quanto vi abbiamo scandalizzati, e quanto – forse a volte con riluttanza, altre no – ci avete
seguito! Alla fine, quando avrete compreso che tempo e dimensioni sono irreali, che coloro che vi
vivono accanto non sono vostri contemporanei nel “sentire”, che non esiste nessuna successione
perché non esiste nessuna suddivisione ma che tutto È, quando vorrete capire e capirete la natura
del “sentire” individuale sapendo che questo non vi aiuta a comprendere la natura del “Sentire
Assoluto”, del tutto diversa, allora sarete nel vero, perché liberi dall’illusione del “divenire”;
comprenderete l’Eterno ed Infinito “Essere”.
Pace a voi.
Kempis
(La voce di Kempis è dolcissima, nella dizione particolarmente lenta e, forse, commossa).
Buona sera.
Il mio nome fu Daniel Douglas Home, e fui uno strumento, un medium, e con piacere vengo a
salutarvi. Fui uno dei primi medium dello spiritismo e fui anche a Fiorenza. Sì. A Firenze ebbi una
triste esperienza, ma era scritta nel mio destino e così non potei evitarla nonostante mi fosse stata
preannunciata. Oh, fu nel 1855, nel mese di Dicembre. Tornando alla mia abitazione fiorentina – ero
qua ospite – in ora tarda, fui – come si dice? – pugnalato. Sì. Pugnalato tre volte e quello che poteva
essere il colpo fatale – ma noi sappiamo che tutto è scritto, specie il trapasso, è vero? – quello che
poteva essere il colpo fatale fu risparmiato dalla chiave dell’appartamento che io avevo in una tasca
nella parte qui, centrale, nella zona del cuore. Quella chiave mi risparmiò una forte ferita; le altre due
furono molto superficiali.
Ma lasciai Firenze con dispiacere. Era, allora, Firenze una città che dava molto alle anime
sensibili, molto come corresponsione intima. Eppure avevo girato molto il mondo. Poi ancora molto
ero stato in gioventù in America e poi in tutta l’Europa.
Odo questo profumo celestiale e ricordo che anche nelle nostre riunioni a volte si sono avute
manifestazioni di profumo. A Firenze mi ricordo che qui, in questa città, si ebbero delle manifestazioni
di levitazioni luminose. Anche voi avete fenomeni luminosi.
È, questo strumento, uno dei più completi che esistano e siano esistiti. Gli farete i miei
complimenti. Poi la mia missione era diversa dalla sua, perché io avevo lo scopo di dimostrare la
possibilità delle comunicazioni e dei fenomeni fisici, della levitazione, di tutte quelle cose che vi sono
note da vicino, ma non per l’insegnamento. Io però profondamente ero religioso, e avrei molto
apprezzato un insegnamento spirituale.
Ora desidero lasciarvi un regalo: il mio portafortuna. Sì, una chiave che portavo sempre con me e
che è nella mia tomba a Saint-Germain, in Francia.
Daniel Douglas Home
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La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Chiudiamo questa comunicazione salutando questa nuova figlia che già abbiamo avuto
occasione di salutare con un messaggio scritto. Tornerai ancora, figlia. Ti benedico e benedico quella
creatura che ti è madre e ti dico: sii fiduciosa e serena. Non sei sola.
Partecipante – Grazie! Grazie!
Dali – Per porre come appendice al volume che stiamo assieme preparando, vorrei che fossero
ricordati quei fenomeni che più vi hanno colpito; in specie mi rivolgo a coloro che da più tempo ci
seguono. Perciò riunitevi fra voi – in questo mese, in attesa della prossima riunione – e ricordate
assieme e buttateli giù. Possono essere “cronache” da porre in appendice che possono aiutare altre
creature. Vi benedico e vi abbraccio tutti, figli cari. Che la pace…
Partecipante – Vuoi ringraziare per noi quel Maestro dell’Himalaya? Ci ha fatto tanto piacere
ricevere, per iscritto, la sua benedizione.
Dali – Sì. Vedete però, questo è uno di quei fenomeni che secondo i negatori della spiegazione dei
fenomeni spiritici con le Entità, li farebbe contenti perché potrebbe – secondo loro – dimostrare che
queste comunicazioni possono avvenire fra viventi. Cioè, in altre parole, io non sarei che la
manifestazione telepatica di una creatura, chissà dove posta su questo pianeta, ma vivente.
Partecipante – Quindi diverrebbe negativa, in un certo senso.
Dali – Sì. Ma noi non siamo qua per curarci di queste creature.
Partecipante – Possiamo far piacere anche a loro.
Dali – Come volete, come volete. Comunque tenete presente anche questo.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Partecipanti – Grazie! Infinitamente grazie.
Dali
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05 Aprile 1973
Se volete trovare la sorgente del fiume dovete risalire il percorso. Così se volete trovare la
sorgente di noi stessi, dovete liberare la mente e il vostro cuore, figli. In questo modo la vita fluirà in
voi.
Cos’è la vita in senso assoluto? Non è quel ciclo che voi siete abituati a considerare: un
trascorrere, in ultima analisi; ma è un “esistere”. Se volete dunque “esistere” nel senso pieno di
questa parole, voi dovete liberare il vostro cuore e la vostra mente.
Dove e che cosa l’uomo desidera, quello è il suo cuore. Così, umanamente, il cuore dell’uomo è il
suo desiderio; liberare il cuore, o figli, significa liberarsi dal desiderio concepito in funzione dell’io.
Liberare la mente significa liberare l’essere proprio dal “divenire”, dalla volontà di accrescersi, di
apparire ciò che non si è. In altre parole, significa “essere”, non “divenire”.
Quale differenza c’è in queste due condizioni di esistenza? Non occorre che io vi parli, o cari,
della condizione di esistenza che si può definire di “divenire”, perché voi ben le conoscete. “Divenire”
significa, come prima ho detto, trovare un modo di apparire. Credere di essere ciò che non si è,
cercare d’imporsi un modo di agire non “sentito” ma desiderato. In altre parole, vivere in funzione
dell’io.
“Essere” invece significa “esistere” nella maniera più reale, più naturale, quindi, più esatta, più
aderente alla Realtà. Significa far fluire il “sentire” liberamente. Significa superare, in altre parole, la
condizione d’esistenza poggiata sul “divenire”.
In termini pratici, voi vorreste sapere come comportarvi, come agire, per vivere più realmente.
Ebbene, ogni sforzo sarebbe vano, cari, ogni imposizione assurda, perché rappresenterebbe un
ulteriore “divenire”. Ciò che voi potete fare è essere consapevoli dei vostri “sentire”; non mascherarli,
non cercare di occultarli, ma nella più completa sincerità, esaminare dove è il vostro cuore, quali sono
i vostri pensieri, qual è il vostro “sentire”, senza timore, senza paure di condanna. Non esiste la
condanna. È un fantasma creato dalla mente dell’uomo; è un concetto voluto dall’impero dell’io. Tutto
è profondamente naturale. Ormai siete adulti, per comprendere questo. Non abbiate timore… diciamo
più esattamente, non dobbiamo aver timore delle nostre miserie, o figli. Sono insufficienze, sono
incompletezze; dobbiamo essere consapevoli di esse, senza timori, senza volerle nascondere,
sfuggire, ma ponendole di fronte ai nostri occhi per cercare di capirne le ragioni che le fanno
sussistere. Non volendole mascherare in modo che un Ente Supremo non abbia a vederle e per
questo condannarci: ma, anzi, ponendole in evidenza alla nostra attenzione nella piena
consapevolezza. Questo significa “essere” e non “divenire”.
Io vi auguro, o cari, che possiate presto raggiungere questa condizione d’esistenza, la quale
tanto desidero che sia da voi raggiunta. E mi auguro di essermi spiegato in modo chiaro.
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La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Vi prego di stare concentrati.
Michel
Sono iniziate le luci nella sfera del plesso solare del medium, dilatantesi all’intorno del movimento
rapido e continuo di ogni volta. Erano simili a fiammelle di tre o quattro centimetri l’una. Al centro del
fenomeno, in una luce molto viva, si distingueva nettamente la mano sinistra dello strumento che
pareva “plasmare”, “impastare”, sul palmo della destra, la sostanza luminosa più densa ed opaca,
come se volesse realizzare, costruire qualche cosa. Il fenomeno è durato alcuni minuti. Intanto,
tutt’intorno alla poltrona dello strumento, guizzavano fiammelle e continuarono a permanere, meno
numerose, anche durante la comunicazione della Entità manifestatasi in seguito.
Mi chiamai Pietro Raimondi e fui musicista del secolo scorso. Io so che fra voi vi sono dei valenti
musicisti e le mie opere non sono più rappresentate. Vorrei indicarvi un mio inedito: cercatelo
all’Archivio Storico di Napoli, dove io ho esercitato tutta la mia professione, posso dire. Troverete
delle mie musiche ed opere inedite. Non sono molto belle, ma possono interessare i vostri amici
musicisti. Ricordate: Pietro Raimondi, trapassato oltre un secolo fa.
Pace!
Pietro Raimondi
Tutti insieme, concentrazione!
Michel
Si è ripetuta la fioritura delle luci e della luminosità.
Salve a voi!
Se voi siete sopravvissuti a quanto vi ho detto l’ultima volta, le spiegazioni sono due: o non avete
capito, o siete così forti da superare lo choc che indubbiamente una simile comunicazione deve dare.
Scherzi a parte, vedo che siete interessati all’argomento, tanto che qualcuno di voi si è chiesto
che differenza c’era fra l’io e l’individuo. E noi dobbiamo dire che con “individuo” abbiamo inteso più
una rappresentazione strutturale di questo essere, del microcosmo. Mentre con “io” intendiamo più
una rappresentazione – vogliamo dirlo in altri termini – psicologica. È vero, figli e fratelli? Certo che
“io” ed “individuo” sono sinonimi.
Adesso noi sappiamo sicuramente che non esiste l’io, non esiste l’io non solo come moto
dell’intimo dell’individuo, ma l’io non trova riscontro – abbiamo detto – nella realtà strutturale
dell’individuo. Dunque, dicendo che non esiste l’io e dicendo che io ed “individuo” sono la stessa
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cosa, noi ci saremmo espressi male, perché se non esiste l’io, e l’io è lo stesso dell’individuo, non
dovrebbe esistere nemmeno l’individuo, mentre abbiamo detto che l’io non trova riscontro nella realtà
strutturale dell’individuo. Occorre quindi che voi vediate questa rivelazione ancora un poco più
meditatamente, con più riflessione. L’individuo, abbiamo detto, non è un ente percepiente, ma è
“sentire”. Non esiste l’individuo che “sente”, ma esiste il “sentire” individuale. Ecco. Allora, in che
misura rimane l’individuo? Rimane come “sentire” individuale. È chiaro questo? Ma se noi,
indipendentemente da quello che abbiamo detto, osserviamo adesso l’esistente, noi vediamo che
esistono i microcosmi; dunque, non esiste più l’io quale si percepisce come un io percepiente, un quid
che percepisce, che “sente”. Pur tuttavia esiste il “sentire” individuale; esiste – abbiamo detto – il
microcosmo, perché i centri di “sentire” nell’esistente sono: l’Assoluto ed i microcosmi.
Noi non intendiamo rinnegare quello che abbiamo detto la volta scorsa, ma dobbiamo tenere
presente che i microcosmi esistono; dunque esiste un essere, non che percepisce, in qualche modo
costituito, costituito di questi “sentire” individuali, ma l’essere-microcosmo esiste. Non esiste più come
io, ed è una differenza profonda se voi pensate che tutta l’esistenza dell’uomo è fondata sull’io e sul
non io. Voi dovete approfondire.
Il figlio Loreno si chiede che natura ha il “Sentire Assoluto”. Certo, una natura del tutto diversa –
abbiamo detto – dal “sentire” individuale, non c’è dubbio. La natura del “sentire” individuale, fino a
livello di coscienza individuale, è una natura ancora grossolana – se possiamo dire – rispetto ai livelli
di “sentire” più complessi. Infatti il piano nel quale esiste questo “sentire” individuale, è il piano
akasico. Il veicolo che recepisce, che costituisce il “sentire” individuale – abbiamo detto – è la
coscienza individuale, la quale a suo tempo viene abbandonata, trascesa – è vero, figli e fratelli? –
per lasciar posto alla coscienza cosmica e, successivamente, alla Coscienza Assoluta.
Ebbene, dunque il “sentire” non è tutto localizzato nel piano akasico, ma noi vediamo che a vari
livelli di “sentire” corrispondono differenti sottigliezze di materia-Spirito. Tant’è vero che, lasciato il
corpo akasico, trasceso il corpo akasico della coscienza individuale, il “sentire” sopravvive, anzi
ampliato, in un “sentire” definito cosmico, fino a giungere ad un “Sentire Assoluto”.
Se il “sentire” fosse prerogativa del piano akasico, dovrebbe cessare e non esistere laddove non
esiste la materia-Spirito di questo piano; ma dal momento che il “sentire” in forma più complessa –
rimane oltre lo stadio di “sentire” individuale, vuol dire che altri stati di essere-“sentire” esistono al di là
di quello che dicevamo.
Ancora una cosa nuova avete saputo questa sera; altri livelli di “sentire”; che esistono altri
“sentire” oltre lo Spirito-materia del piano akasico.
Noi andiamo dunque approfondendo quella regione del Cosmo che fino ad oggi avevamo
definito: zona dove l’esistenza si chiama in un modo che umanamente, significa poco: “essenza,
beatitudine, esistenza”, dicevamo. Noi andiamo adesso a definire quegli stadi di esistenza così sottili
– che ci sono ancora tanto lontani rispetto alla nostra condizione d’esistere – ma che tuttavia sono
assai importanti.
Poco a poco, se avrete il coraggio di seguirci, ci inoltreremo in quei territori. E vedremo cadere
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tanti pregiudizi, tanti tabù, tante false interpretazioni, tanti errori creati dal modo di pensare umano.
Ma, in pari tempo, a questi, seguirà una liberazione del nostro essere; comprenderemo che l’uomo
quale è oggi, è un essere rudimentale, che cerca di porsi in una posizione di preminenza
nell’Universo, attraverso a quello che scrive, che dice. Ma che in realtà non lo è affatto; è un abitatore
del Cosmo come miriadi di altri. Vedremo che l’uomo, quale è oggi, sia pure in questa civiltà che a voi
pare tanto avanzata anche se solo dal punto di vista tecnico, è un essere che ha appena costituito
certi veicoli i quali gli servono per completare – in una condizione sempre transitoria – il suo essere.
Non è dunque ancora abbastanza sviluppato strutturalmente da poter funzionare come “essere”. Sta
nascendo anche strutturalmente; è come un fanciullo che ancora non è sviluppato, che non può
ancora dare il contributo alla società nella quale vive, perché deve formarsi fisicamente; così è
dell’uomo quale noi lo vediamo. Questo apparirà chiaro ai nostri occhi, e ciò servirà a farci guardare
con più umiltà tutte le altre creature del Cosmo, i nostri simili. Ci insegnerà a liberarci di un errore.
Coraggio dunque, fratelli! Pace a voi!
Kempis
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Vi benedico e saluto con tanto affetto.
La prossima riunione sarà con il solito intervallo, per poter continuare il lavoro della raccolta degli
scritti.
Salutate tutti coloro che qua non sono presenti questa sera; ricordateci a loro.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli.
Dali
Durante la manifestazione di Lilli alcuni partecipanti vengono spruzzati di acqua. Poi ella si
avvicina ad un partecipante dicendogli: «Dammi le mani, dammi le mani!». Dopo una pausa di
concentrazione si sente cadere a terra un oggetto metallico. Si tratta di un pendaglio di forma
rotonda, del diametro di cinque centimetri circa, con scolpita la testa di “Aladino”. Questo lo comunicò
Lilli stessa.
Non ho molta forza. Sono il babbo di Alfredo… Alfredo Bianchini. Porto il mio saluto. Ha molto,
molto sofferto in questo periodo. Non faccia mai quello che ha pensato. Digli questo da parte mia. Lo
benedico e sia fiducioso. Grazie!
Babbo di Alfredo Bianchini
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03 Maggio 1973, Pasqua a Ceppeto
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Vogliamo dare, o figli, a questa riunione un valore particolare. Voi siete giunti nella fase
conclusiva della raccolta delle nostre parole e intendiamo, in qualche modo ringraziarvi per la
collaborazione che avete voluto dare a questa fatica comune.
Ebbene, così in questa riunione, più delle altre, vi preghiamo di stare concentrati, proprio perché
essa sia e rimanga un punto nella serie delle nostre riunioni che segna, in qualche modo, una tappa.
Vi lascio momentaneamente. La pace sia con voi.
Dali
Salve a voi.
Era logico che le nostre parole lasciassero questa incertezza, questo disorientamento; anzi vi
dirò che è poco quello che voi avete accusato dopo quanto, invece, è stato detto. Ma come sempre le
confusioni nascono dal non tener conto, in giusta misura, di quello che sempre abbiamo detto e che,
in fondo, non viene mai ad essere in aperto contrasto con le rivelazioni successive; ma viene
ulteriormente ampliato se mai.
Così quando noi abbiamo parlato di virtuale frazionamento dell’Assoluto, di scintilla divina che sta
alla base, alla radice, al centro di ogni esistenza individuale, non abbiamo raccontato una favola.
Centro d’attrazione delle vite macrocosmiche, sono le scintille divine. Allora questo individuo,
questa individualità, questo uomo, questo microcosmo, non esiste per un’illusione di percezione – e
quindi illusione che non avrebbe riscontro in una realtà di struttura – ma esiste come entità reale,
come qualcosa che si può individuare, descrivere; convenzionalmente, anche, suddividere in parti
costituenti. Al centro del microcosmo, ho detto, alla base, sta la Divinità, ed è il centro di attrazione
della vita microcosmica, dell’uomo, dell’individuo e dell’individualità. Ma fra dire questo e dire che
esiste un microcosmo che percepisce nel senso dell’io, esiste una incolmabile differenza; una
differenza che non può assolutamente essere conciliata in qualche modo. Perché? Perché se noi
osserviamo la struttura del microcosmo – quella che era illustrata a voi prima della rivelazione dei
fotogrammi – e la struttura del microcosmo che ci appare oggi, noi vediamo profonde differenze.
Intanto cominciando dallo stesso corpo fisico: il microcosmo di una volta era questo essere che aveva
un corpo fisico, un corpo astrale e un corpo mentale, una coscienza che via via si costituiva, ed infine
un fulcro, una scintilla divina che teneva insieme il tutto. Ora, secondo le ultime verità che voi avete
conosciuto, non esiste più un corpo fisico obbiettivo, non esiste più un corpo astrale come una unità a
sé, non esiste più un corpo mentale come qualcosa che si organizza in ogni incarnazione, ma
dall’insieme dei fotogrammi dei relativi piani, ne scaturisce l’idea di questi tre corpi. La cosa è diversa.
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Parlando poi della coscienza, noi abbiamo visto che la coscienza non si costituisce più secondo il
concetto che ci eravamo fatti, qualcosa che viene a maturazione, ma la coscienza individuale, in sé, è
già completa ed è costituita di tante perle di “sentire” le quali, per la loro natura chiusa e limitata,
danno una percezione circoscritta che ha questo senso di provenire “da” e di volgere “a”. È vero, figli
e fratelli?
Dunque, a questo punto, che cosa è che tiene insieme quel “quid” che in qualche modo si può
definire microcosmo? È questa vita stessa che poggia sul virtuale frazionamento dell’Assoluto, sulle
scintille divine. Su questo. Cosicché il microcosmo ha a sua disposizione una serie di “sentire”. Serie
di “sentire” che vanno da un “sentire” semplice ad un “sentire” assai complesso, tanto complesso da
chiamarsi “Assoluto”. E voi vi siete chiesti: «Al di là dei confini del Cosmo, esiste ancora il
microcosmo?» Il microcosmo ha il suo vertice al di là dei confini del Cosmo, e questo voi lo capite
perché abbiamo detto che ha quale centro di attrazione la scintilla divina, che è parte stessa della
natura dell’Assoluto. Per cui il microcosmo sopravvive al Cosmo stesso, nella misura in cui l’Assoluto
ne è estraneo, non dipendente. Ma dire se il microcosmo esiste anche al di là dei confini del Cosmo,
è come dire se il fanciullo esiste ancora nell’uomo maturo. Queste serie complete di “sentire” che
sono parti costituenti del microcosmo, vanno, dicevo, da un “sentire” semplice ad un “sentire”
complesso; dunque tutti i “sentire”, uniti fra loro in forza della loro omogeneità, sono a disposizione
dei microcosmi; o se preferite chiamarli con il vecchio nome, degli individui, o – in termini ancora più
semplici – di noi e di voi. Ed a questo punto, anche se la vostra comprensione non è totale, noi
dobbiamo anticipare la conclusione di tutto quello che stiamo dicendo con le nuove verità che voi
sapete. È una conclusione importante che non riguarda la struttura di ciò che “È”, dell’Assoluto: non
riguarda tanto questa struttura, quanto voi stessi. Perché quando voi avrete compreso chiaramente
qual è la Realtà, allora sarete intimamente convinti che la vostra liberazione può avvenire in ogni
istante, perché il microcosmo, tutti noi, ogni cosa animata e inanimata, è immersa nella Realtà, è nel
reale. L’uomo stesso, anche il selvaggio, è nella Realtà con il suo essere. Il suo “sentire” non è un
“sentire” di realtà, ma il suo esistere è nella Realtà. Ed allora, se in noi sono tutti presenti ed esistenti i
“sentire”, compreso il “Sentire Assoluto”, se noi siamo nella Realtà, tutti indistintamente, la nostra
liberazione dall’illusione del “divenire”, è un fatto del presente, che non può essere relegato al futuro.
Sbagliano quelle dottrine che insegnano all’uomo a vivere il presente in funzione del futuro,
dell’avvenire: che insegnano a rinunciare a una sua esistenza nel suo presente, per un bene futuro,
come se la vita umana fosse una questione di investimento di beni. Sbagliano le dottrine, le filosofie,
le religioni che questo dicono e predicano e insegnano, e sbagliano gli uomini che questo
comprendono anche da altre filosofie, insegnamenti e religioni che così predicano. La vostra
liberazione, lo ripeto, è un fatto del presente. Così quando gli insegnamenti annunciano gli ideali
morali agli uomini, vogliono spingerli a considerare giustamente, a ridimensionare la loro esistenza
nel loro mondo. Quando l’uomo, attraverso al porre in giusta luce la sua vita e quanto accade intorno
a lui, riuscirà, o riesce, ad essere così forte, non da fuggire le ragioni che possono turbare il suo
equilibrio intimo, ma a stabilire nel suo intimo ordine, equilibrio, pace, quando riesce a questo, il
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“sentire” di Realtà, reale, fluisce in lui; perché è lì, fa già parte del suo essere, non è un evento futuro
che deve maturare nei secoli di là a venire. Egli può trovare in sé il “sentire” di Realtà.
E con questo augurio vi lascio, invitandovi a riflettere.
Pace a voi.
Kempis
…Prese il pane e lo spezzò; lo diede ai Suoi discepoli e disse: «Prendete, mangiatene tutti». E
dopo la cena prese il calice del vino. Disse: «Bevetene tutti, fate questo in memoria di me. Così
questa Comunione vi unisca nel trionfo del vero, del giusto, dell’amore, dell’esistenza…».
Pace a tutti.
La Voce
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Ciò che dovrete fare lo capirete. Chi vorrà
farlo, s’intende.
Pace a tutti voi.
Dali
Riaccesa una debole luce, davanti alla poltrona occupata dal medium, a terra, distinguemmo a
fatica, non credendo ai nostri occhi, una tovaglietta rettangolare con due degli angoli opposti
rimboccati in sotto così da farla diventare esagonale, forse un simbolo, e posati su di essa un pane di
forma ovoidale ed un calice trasparente che conteneva due dita di vino del colore del porto; vicino al
lembo rimboccato della tovaglietta un tovagliolino triangolare. Tovaglietta, tovagliolino e bicchiere
appartenevano ai padroni di casa, ma il pane e il vino costituivano i più eccezionali apporti che si
potessero immaginare! Un forte profumo orientale si era diffuso nell’ambiente durante la presenza
dell’Entità sconosciuta comunicante (La Voce).3
3 Questo è parte del commento della signora Nella Bonora riportata sull’audiocassetta e, mi
sembra, anche nella descrizione del fenomeno presente sul libro “Oltre l’illusione”.
61
Ceppeto, 07 Giugno 1973
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Vi prego di recitare il “Padre Nostro” a voce sommessa per una maggiore concentrazione.
Voi vivete, o figli, in un’epoca nella quale vi è un’inflazione di parole; così noi non vogliamo
contribuire ad aumentare ancora di più la misura di questi suoni che molte volte non hanno alcun
significato. Molte volte si parla non per comunicare, ma unicamente per non dire niente. Così voi,
vostro malgrado, vi siete abituati a questo gioco di suoni che poco significano. Noi questa sera
vogliamo esortarvi – come il Maestro Cristo fece – ad essere parsimoniosi nell’esprimervi. «Sia il
vostro parlare “sì sì, no no!”». Così noi diciamo a voi. Sia il vostro parlare scheletrico, essenziale.
Molte volte attraverso alla copiosità delle parole, del linguaggio, gli uomini cercano di farsi ragione
anche se hanno torto.
Noi vi ripetiamo: esponete i vostri concetti a chi vi ascolta, ma non abbiate il desiderio di imporre
le vostre idee. La verità si fa strada negli uomini non perché è imposta con una sorta di violenza…
tacita, ma pur sempre violenza; si fa strada perché è verità e la verità non può che suscitare,
nell’intimo di colui che l’ascolta – se è maturo – un riscontro di certezza. Quello è ciò che convince e
ciò che fa aprire l’individuo alla verità; non la forza di persuasione, non il mostrarla con veste
estremamente logica. Allora, quella essenzialità del linguaggio, o figli, esponendo i vostri concetti; chi
vi ascolta – se pronto – comprenderà ciò che voi dite.
Voi questa sera avete udito la conclusione di Kempis alla raccolta che state preparando e siete
rimasti dubbiosi sul significato di “liberazione”, di quella liberazione alla quale egli accenna.
Dobbiamo rifarci ancora all’insegnamento del Fratello Claudio quando vi esortava a conoscere
voi stessi. Voi ricorderete che vi diceva: «Iniziate subito questa opera di unificazione dell’essere
vostro, di conoscenza del vostro intimo, perché se non la inizierete subito, più tardi giungerà la vostra
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liberazione». La liberazione passa coercitivamente da questa opera di introspezione.
Che cosa significa “liberarsi”? Significa far cadere dai propri occhi – dicevamo – dalla propria
percezione, il velo dell’illusione. Significa sottrarsi al gioco dei contrari perché, figli cari, molti hanno
parlato di uno stato di intima tranquillità, di pace, di serenità. Non occorre rifarsi ai Santi, ai mistici;
anche i poeti e gli artisti hanno di questi momenti di equilibrio, di pace interiore. Ma ciò non significa
che questi abbiano raggiunto quella liberazione della quale noi parliamo perché – vedete – molte
volte quella tranquillità, quella pace rammentata dai mistici e dai poeti, è una tranquillità che segue,
come reazione, ad una violenta tempesta interiore. E quella pace interiore non è che il preludio ad un
altro, ancora più violento, intimo travaglio. Questa non è quella pace che dà quella liberazione della
quale noi vi parliamo. Questa è una pace che fa parte del gioco dei contrari, dell’intimo travaglio a cui
succede un’intima tranquillità; è l’intima tranquillità che dà luogo ad una tempesta interiore.
Quella liberazione della quale noi vi parliamo, ripeto, è una liberazione dalla illusione, dal gioco
del divenire, dal gioco degli opposti. Che l’uomo sia soggetto a questo gioco non v’è bisogno che io
ve lo dica; lo stesso ripetersi nei cicli, nella storia, nella cultura, nel pensiero – è vero? – lo dimostra.
Dal misticismo si passa al materialismo; dal materialismo si passa ad una diversa forma di misticismo
– perché sempre misticismo è anche il romanticismo – dal romanticismo si passa al verismo e così
via, tutto un insieme di contrari che si rincorrono.
Raggiungere la liberazione interiore significa comprendere questo gioco che nasce nell’intimo di
ciascuno di noi, e dall’intimo di ognuno di noi, alla società, alla storia, alla cultura, perché la società, la
storia, la cultura, il pensiero, sono formati dall’intimo dell’uomo; non sono nemesi, non sono influenze
che vengono dall’esterno: vengono dall’interno, dall’interno di ciascuno di voi che formate la società,
che costituite l’umanità. E se ciascuno di voi raggiungerà quella liberazione della quale vi parliamo,
che è un fatto del presente – ricordatelo, altrimenti sarebbe un divenire anche essa e non un “essere”
– se ciascuno di voi raggiunge questa libertà, allora si avrà l’umanità libera, la cultura libera, il
pensiero libero. La liberazione è sempre un fatto del presente perché, ripeto, se voi pensate anche di
condurre una vita retta per giungere a questa liberazione, voi seguite ancora un divenire. Questo lo
sapete. E non seguite altro che il gioco dei contrari; voi fate qualcosa per ottenere qualcosa, voi
cercate di divenire diversi da come siete. Mentre la liberazione nel presente è uno “stato d’essere” e
questa è una possibilità che ciascun microcosmo ha, fino dal momento in cui ha consapevolezza di
se stesso. Ricordatelo.
Questa sera il Fratello Kempis non potrà venire fra noi, per questo sono io a dirvi queste cose.
Un’altra cosa sola voglio aggiungere: se voi vi soffermate sul significato di liberazione, come
avete fatto questa sera, ciò significa che non avete compreso molto chiaramente, ancora, il valore di
ciò che vi è stato detto a proposito dell’io. Quanto cambi nella costituzione e nella realtà dell’individuo
il fatto che l’io sia un’errata percezione, il fatto che l’io non trovi riscontro nella realtà individuale.
Questo è molto più importante del significato della liberazione e direi anzi che comprendendo questo,
si comprende in pieno ciò che significa, per noi, liberazione di voi stessi. Con questo invito a
meditare, vi lascio momentaneamente, pregandovi di stare concentrati. La pace sia con voi e con tutti
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gli uomini.
Dali
Manifestazione del Maestro Matteini e dono dell’anello alla sposa nel 25° anno di matrimonio.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Diamo termine a questo incontro, figli. Tante sono le Entità qua presenti che vi salutano per
mezzo mio, vi benedicono e vi invitano a ricordarle come loro ricordano voi.
Tutti voi, figli, siete presenti nel nostro cuore, tutti indistintamente. Tutti, figli.
Partecipante – Io volevo ringraziarti tanto…
Dali – L’Altissimo solo sia ringraziato, figlia. Ma avrai altre occasioni.
La pace sia con voi tutti, o figli, con i vostri cari che vi sono vicini, per i quali siete, in un certo
senso, preoccupati. Noi conosciamo le vostre vicissitudini, le difficoltà che incontrate; difficoltà che
possono essere d’ordine materiale contingente nella vita di ogni giorno, ed a volte che nascono da un
intimo vostro che è leggermente stanco, o appassito, o che desidererebbe cambiare, avere una vita
più… diversa, in qualche modo. Ebbene figli, noi vi diciamo: conoscete voi stessi, comprendetevi.
Sappiate che tutto quanto vi circonda è un’apparenza, un’illusione. Non date troppo valore a questa
illusione, a questo apparire. Date valore all’intimo, al “sentire”. Noi siamo quest’intimo, questo
“sentire”.
Pace a tutti, o figli.
Dali
Io fui Arlotto Mainardi, il pievano di Santo Cresci in Maciuoli. Io per qualche tempo venni in
queste riunioni fra voi, a narrarvi di qualche piacevolezza dei miei tempi, e con piacere questa sera
sono tornato fra voi perché questa località dove voi vi riunite è molto vicina alla Pieve che molti secoli
fa fu mia. Anzi, vorrò pregarvi se assieme andrete in quel posto qua vicino a ricordarmi. Oh, la vita dei
miei tempi era molto diversa dalla vostra attuale. Ma noi vivevamo più intensamente di voi; voi avete
fatto la pelle dura a tutto, coltivate una specie di insensibilità. Di ciò non ve ne accorgete, ma è un
fatto per voi impossibile ad evitarsi.
Là, all’uccellatoio, ai miei tempi, c’era un’osteria ove io mi fermava a rifocillarmi quando andava a
Firenze. Una volta ricordo che ero con un tal Giovanni de’ Lamberti e con esso mi fermai a desinare.
Messer Giovanni molto meravigliossi che al termine del pranzo, senza dare alcuna moneta, noi ce ne
andammo. E semplicemente io mi accostai ad una parete e vi feci un segno sopra: un segno per me
ed uno per lui. Al che messer Giovanni mi interrogò: «Pievano, che segni sono codesti?». «Stanno
per il nostro desinare; uno per voi, messer Giovanni, ed uno per me. Poi alla fine dell’anno, con
codesto oste noi chiudiamo i conti». «Ma come – riprese messer Giovanni – voi vi fidate di questo
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conteggiare? Non potrebbe l’oste aggiungervene la metà?». «Certo – risposi – ma io potrei toglierne i
tre quarti; così il bene e il male sta per il dare e l’avere».
Non vi dirò di andare a pregare il mio Santo Cresci perché la forma della preghiera che io
conosceva ai miei tempi era una semplice superstizione.
Mi ricordo che una volta fermommi, alquanto imbestialito, messer Giovanni di Cosimo de’ Medici,
il quale mi narrò che essendo egli andato in una sua villa a Fiesole con certi amici, Paolo Francesco
Martelli ed altri, ed essendo di venerdì, alla sera invitarono il cuoco a fare per cena una frittata di
uova. Il cuoco aveva portato in tavola una frittata molto, molto sciupata ed allora Giovanni
rimproverollo fortemente. Il cuoco disse: «Che poss’io fare se la padella non rigetta bene?». Rispose
il padrone: «Tu fa un voto a San Cresci, del pievano Arlotto che è qui vicino, che se ti farà ben
risultare la frittata, tu andrai ad accendergli una candela ch’io ti donerò». Ma, mi raccontava messer
Giovanni, che anche la seconda frittata fu alquanto sciupata e perciò di molto se ne doleva con il San
Cresci. Al che risposi: «Ma avete voi preso il mio San Cresci per un Santo da così poco? Un Santo da
frittate? Rompetevi una gamba, una coscia, una spalla e vedrete quello che sarà capace di fare!».
Sono lieto di avervi fatto tornare il sorriso sulle labbra. Che abbiate la possibilità di sorridere
anche delle cose piccole, leggere, sottili, perché da questo si misura la vostra sensibilità.
Vi saluto, cari amici.
Pievano Arlotto Mainardi
Un’altra volta venni da voi. Fui Pietro Raimondi e vengo per ringraziarvi della vostra cortesia. Dite
all’amico musicista che si è interessato alla mia vita, che lo ringrazio e che se egli vorrà fare le mie
musiche, io sarò presente nell’esecuzione, mi farò sentire.
Partecipante – Da lui?
Pietro Raimondi – Da lui e dagli altri, obbiettivamente. Grazie, grazie a voi. Fa piacere tanto, per chi
ha vissuto per un’arte, vedere di essere ancora ricordati. Io non sono staccato dal mondo come voi; io
amo ancora la mia musica e vedere che altri suonano delle cose impossibili è per me una sofferenza.
Che Dio vi rimeriti.
Pietro Raimondi
La pace sia con voi, con coloro che vi amano, con coloro che vi odiano. La pace sia con chi
soffre, con chi combatte, con chi uccide, con chi è ucciso. La pace sia con tutti perché nell’intima
tranquillità, nella pace dello Spirito, fiorisce nell’uomo la sua natura superiore. Dio è in lui, parla e lo
solleva dalle miserie che l’illusoria percezione della Realtà…lo trattengono.
La pace sia con tutti voi e nei vostri cuori e nelle vostre menti… perché da voi si trasfonda nei
vostri cari, nei vostri amici, a tutti coloro che sono a voi vicini.
La pace sia con tutte le creature. Date pace, date pace a tutti. Non temete, l’amore di Dio… è
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infinito.
Pace a voi, pace a tutti! Pace a tutti!
Teresa4
26 Giugno 1973 (Riunione affettiva)
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Un caro saluto ed una benedizione a tutti voi, o figli.
Abbiamo voluto riunirci in questo modo per consentire una conversazione più personale, con voi,
non dimenticando per questo gli alti insegnamenti che costituiscono la ragione per la quale questo
fenomeno accade da tanto del vostro tempo. Ma per avere un colloquio più diretto con voi; darvi la
sensazione viva che noi vi seguiamo continuamente, o cari. Non astrattamente, da lontano, ma come
vostri fratelli nel senso pieno di questa parola, ogni attimo della vostra esistenza. Quanto vi
comprendiamo voi potete supporlo, ma non capirlo appieno. Noi comprendiamo i vostri problemi non
solamente perché li vediamo, ma perché ne abbiamo avuti dei simili ai vostri, vissuti con lo stesso
timore, con la stessa incertezza…
Eppure, o cari, niente è incerto; solo che ciascuno di noi, quando è incarnato, è posto di fronte
alla percezione di cose che egli deve vivere intensamente. Se l’uomo conoscesse qual è il suo
destino, forse sorvolerebbe il presente in attesa di quelli che possono essere gli avvenimenti
piacevoli, o timoroso di quelli che possono essere le prove, tralasciando invece la poesia del
presente. Voi stessi, o cari, ponete attenzione a questo: pensate quanto non cogliete dell’attimo
presente, sempre vivendo in funzione dell’avvenire; oppure nel ricordo del passato.
Ciascuno di noi, invece, deve essere consapevole che l’esistenza è un fatto del presente, e così
deve essere vissuta. Non importa a che cosa siamo chiamati: ciascuno di noi ha il suo compito. Può
fare tante cose, anche se non sono appariscenti, anche se non interessano la collettività nel senso
4 Sul libro “Dai mondi invisibili” è riportato a pagina 90 un brano molto simile a questo. Totalmente
uguale a quello del libro è un brano datato all’11 Giugno 1969 attribuito però ad un’Entità Ignota.
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che non vengono conosciute dagli altri. Importante è che ciò che uno fa, figli, lo faccia con la
completa partecipazione di se stesso. Questo è importante. Ecco perciò perché altrettanto importante
è il presente. Nella ricerca dell’avvenire l’uomo dimentica qual è il suo compito di oggi; così ho unito
questi due concetti perché uniti debbono essere. Vivere nel presente e dare il meglio di se stessi. Il
presente è sempre il migliore periodo della propria esistenza. Ricordatelo.
Io sono qui con voi per rispondere alle vostre domande. Cominceremo dalla sinistra dello
strumento. Se avete qualcosa da chiedere, io sarò ben lieto di rispondervi, ricordandovi che siamo
tutti uniti: “creature unite da quell’amore che Egli vuole unisca ogni creatura”. Così dice la preghiera
della Sorella Teresa.
Partecipante – Quelle ipotesi di interpretazione del vostro insegnamento che io mi sono fatto, si
discostano molto, oppure no? Perché se confrontate con i discorsi che ho sentito l’altra volta, mi pare
si parlasse di linguaggi un po’ diversi.
Dali – Noi non amiamo dire “questo ha ragione e questo ha torto”. Però mi pare di avere detto
chiaramente, la volta scorsa, che bisognava andare oltre… rileggi bene la mia risposta e vedrai che,
in effetti, dicevo che bisognava andare al di là: comprendere bene che significato ha questa non
esistenza dell’io. Allora vedrai che quello che tu hai pensato, non è lontano in realtà.
Certo. Noi tutti abbiamo piacere che voi discutiate tutti assieme in maniera di avere sempre nuovi
orizzonti. Forse non sono stato sufficientemente chiaro, ma nella risposta che io ho avuto modo di
dare alla vostra discussione, c’era proprio l’invito – agli altri a comprendere meglio e a te ad esternare
quello che avevi pensato.
Partecipante – Questo non l’avevo capito!
Dali
Questa riunione aveva uno scopo, un carattere – è stato detto – affettivo-personale e poiché io
so di appartenere alle Entità affettive, perché vedo con quanto affetto voi pensate a me, ho ritenuto di
venire egualmente a salutarvi. Non per parlare di quelle cose così complicate delle quali abitualmente
parliamo, ma per stare con voi, così.
Partecipante – Che profumo meraviglioso!
Kempis – Non ha importanza! Sono cose, fenomeni, che avvengono automaticamente, a volte, e che
io non gradisco. Quello che invece gradisco è il vostro interessamento a questi problemi.
Adesso, fra poco, fra breve del vostro tempo, avrete completata la raccolta di quello che abbiamo
detto; che la vostra Guida, con tanta pazienza e con l’aiuto di alcuni di voi, ha così bene riunito,
raffinato, limato!
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Ecco, a questo punto, scocca la vostra responsabilità, che è quella di assimilare ancora meglio
questi insegnamenti, in modo che quando accadrà che creature vi chiedano informazioni, chiarimenti
e via dicendo, voi possiate essere all’altezza di rispondere: la chiarezza che è in voi trasfonderla negli
altri. È vero, figlio Loreno?
Loreno – È vero!
Kempis – Vedo anche la figlia Anna. Mi fa piacere vederla qui fra voi. Seguirà certamente questo
nuovo capitolo dell’insegnamento. E tutti! I giovani e tutti! Veramente avete fatto uno sforzo da
apprezzarsi per comprendere questa Realtà così insospettata, così diversa da quella che siete
abituati a vivere. Pensate che ci sono degli scienziati che hanno scritto e che cominciano a supporre
che la Realtà sia inafferrabile perché sia totalmente estranea alla logica alla quale noi e voi siamo
abituati. È vero? Quindi anche la scienza si domanda questo.
Partecipante – Si potrebbero mandare dei libri a questi scienziati che si sa si interessano a questi
problemi? Magari anonimamente.
Kempis – Certo. Certo. Del resto, anche se vi esponete in questo momento in cui l’attenzione di tutti
è polarizzata su questi problemi, non ve ne verrà certamente danno. Potete un poco uscire dal vostro
guscio, purché – ripeto – vi sia chiarezza in voi, perché se non v’è chiarezza in voi, al momento poi…
quando si tratterà di esporre, di sostenere gli argomenti… cadrebbe tutto.
Pace a tutti voi.
Kempis
La pace sia con voi e con tutti gli uomini. Vi salutiamo con tanto affetto.
Ripensate a quello che vi abbiamo detto; tenete presente che a volte possiamo essere limitati
nell’esporre le cose, per non ferire la vostra suscettibilità, cosa che non… …Ripeto ancora: siamo
creature unite da quell’affetto ch’Egli vuole unisca ogni creatura.
I vostri cari che questa sera non si sono potuti presentare sono tutti qua presenti e tutti vi
salutano, indistintamente.
Partecipante - …
Certo, tutti presenti. Ed io, per tutti loro, vi benedico.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Questa è l’ultima riunione, per voi.
Partecipante – Per questo ciclo…
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Sì, per questo ciclo, sì. Ve ne sarà un’altra analoga a questa per gli altri che sono rimasti fuori.
Ringraziamo il figlio Roberto, del quale abbiamo abusato in questo ciclo, per tutto il lavoro del
libro.
Pace a tutti.
Dali
Ceppeto, 13 Luglio 1973 (Riunione affettiva)
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Vi prego di stare concentrati e di ammettere le creature che sono uscite.
Ognuno di voi, figli, ha una propria esistenza. Molti di voi hanno la loro famiglia, i loro cari e, se
non hanno persone famigliari vicino, comunque si interessano del loro vivere di ogni giorno. Ecco che
quello che accade nel mondo viene visto come da una finestra, come una cosa che interessa
relativamente, a distanza. Così, molto superficialmente si giudicano gli altri, la società, i governanti, i
nostri simili, perché sempre si attende che l’esempio venga da loro, che il meglio da quelli parta. Ma
voi sapete – quante volte ve lo abbiamo detto! – che ciò che voi vedete al di fuori di voi, trae le sue
origini nell’intimo di voi stessi. Questa è una verità incontestabile. L’uomo è sempre tale qualunque
sia il sistema che egli ha ideato: se non esiste una sua rettitudine, una sua volontà di fare il meglio,
una sua – mi sia consentito dirlo – onestà, se non esiste questa, nessun sistema, nessuna filosofia,
nessuna religione può supplire a ciò. E voi che, sufficientemente distaccati, guardate il mondo che vi
circonda, più degli altri dovete essere consapevoli di questa verità; più degli altri siete chiamati ad
agire rettamente, a rettamente pensare, a fare ordine in voi stessi.
È facile guardare il mondo circostante e scoprirvi cose che non funzionano, scoprire errori,
insensibilità, indifferenza al dolore che in questo stesso mondo esiste; ai problemi che lo travagliano.
Molte volte si constata la disonestà di coloro che sono chiamati a dirigere le società ed allora questo
rappresenta, per chi osserva, una sorta di autorizzazione a fare altrettanto. A credere che quello si
debba fare nascostamente, perché così facendo si agisce da persone furbe. Si crede che perseguire
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unicamente il proprio interesse sia quello che l’uomo deve fare. Ma noi da tanto tempo, figli, vi
parliamo, vi insegniamo qual è il giusto modo di essere nella vita; ma in queste cose voi dovete
credere, non essere turbati dal triste spettacolo dell’ingiustizia, della disonestà, della crudeltà, perché
voi sapete che questi sono tempi in cui tutte le scorie vengono a galla e questi lati peggiori che da
sempre sono nell’umanità, sono evidenziati, sono ostentati senza più alcun ritegno perché sono
venuti meno i freni inibitori.
In questa certezza voi non dovete essere turbati da ciò che travaglia il mondo, dovete compatire
chi è insensibile, chi è disonesto, chi persegue unicamente il proprio interesse; dovete comprendere
che sono stati d’animo transitori di quelle creature, scorie di quegli esseri che affiorano per poi
scomparire. Ma ciò che è nel più segreto intimo di ogni uomo, la sua Natura Divina, brillerà, si
imporrà, diventerà vero essere di ogni creatura, ed attraverso a quella liberazione potrà finalmente
esistere una comunione degli esseri fondata sull’amore, sulla comprensione, sull’altruismo. In questo
dovete credere. Non credere che tutto sia votato alla catastrofe, alla tragedia, all’annullamento. La
catastrofe, la tragedia, l’annullamento non sono che mezzi transitori per distruggere le scorie: dovete
– dicevo prima – compatire chi non agisce rettamente perché quelle sono creature che dovranno
passare attraverso alla catastrofe, alla tragedia, all’annientamento, al calice purificatore del dolore; e
perciò meritano la vostra e la nostra pietà, come noi ben sappiamo per esservi trascorsi. Ma dovete
credere al destino migliore degli uomini, averne la certezza: in questo modo si lavora per tempi
migliori.
Colui che è turbato dal triste spettacolo dell’ingiustizia, quale contributo porta al meglio? Una
rinuncia, un abbandono. Egli crede che tutto finisca per travolgere l’uomo. Colui invece che è sicuro
che la Natura Divina che è in ognuno di noi, e quindi in ogni uomo, trionferà, è un punto fermo in
questo mare di scorie; è un approdo sicuro per le forze che cercano di purificare il “sentire” di ogni
essere.
Anche questa sera noi siamo riuniti qua, prima della chiusura del ciclo consueto annuale delle
riunioni. E similmente a come abbiamo fatto per le altre creature la volta scorsa, risponderemo alle
vostre domande. Chi ha qualcosa da chiedere, cominciando dalla sinistra dello strumento, uno ad
uno, potrà farlo. Noi, nei limiti di quanto ci è consentito, vi risponderemo.
Partecipante – Toccherebbe a me?
Dali – Sì, figlia.
Partecipante – Perdona, potrei fare una domanda che riguarda l’insegnamento, quel dannato io?
Dali – Certo.
Partecipante – Ecco: “io” e “personalità”, dobbiamo intenderli come sinonimi?
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Dali – In un certo senso sì. Ecco, penserei però, che questo argomento, prima di essere così da noi
trattato, dovrebbe essere da voi approfondito, è vero, figlia?
Partecipante – Sì, perdona, ma io volevo soltanto un punto di riferimento per poter meglio riflettere in
questi mesi di silenzio. Mi pare che se scartiamo l’io non abbiamo più il coraggio di conservare
nemmeno la dignità, perché mi pare che anche la dignità possa far parte dell’io, in un certo senso.
Ora chiedevo, perdona, se poteste dirci quali attributi rimangono vivi per il microcosmo, in maniera
che si possa fare uno scarto di tutto quello che dobbiamo buttar via.
Dali – Non si tratta qua – vedi, figlia Nella – di una questione di termini, di sostituire un termine ad un
altro, nessuno voleva dire questo, ma di comprendere esattamente quale è la struttura di questo
microcosmo. Questo è ciò che non avete sufficientemente meditato e compreso.
È stato enunciato che il microcosmo non è un io che “sente”. È vero? Ma è un “essere” che ha
una completa gamma di “sentire” e ciascun “sentire” vibra di per se stesso. Ecco, questo è
importante. L’io dunque, non è qualcosa che percepisce, non è una “personalità” che percepisce; ma
noi possiamo dire che i vari “sentire” del microcosmo, dell’individuo, costituiscono, gruppo a gruppo,
delle personalità. Dunque la nostra e la vostra personalità non sarebbero che degli aggruppamenti di
“sentire”. Non è quindi un io che ha una personalità e che si esprime in quel senso secondo la sua
struttura, ma è un insieme di “sentire” appartenenti al microcosmo che originano illusoriamente
questa personalità. Voi da sempre avete saputo che la personalità era un aspetto illusorio che si ha
nelle incarnazioni. Cosa non definitiva. È vero, figli? Ecco, adesso noi e voi che veniamo – come
origine di “sentire” – dal mondo naturale delle forme di vita naturali – intendo, ad esempio, dagli
animali – e che per giungere ad essere uomini abbiamo dovuto subire un processo di
individualizzazione, cioè creare questo io entro di noi, il quale ci ha dato la cognizione di noi stessi, ha
in un certo senso fatto nascere in noi il pensiero e via dicendo, adesso dobbiamo comprendere che
questo io è un’errata percezione nostra; che non esiste, che non esistiamo in questi termini. Che
esistiamo in termini di un microcosmo – che non può essere disgunto dal macrocosmo – il quale ha
un patrimonio completo di “sentire”. In questo modo noi raggiungiamo la convinzione che il massimo
“sentire” – massimo inteso come intensità – è in noi, fa parte del nostro essere. Non una condizione
di esistenza di là da venire. Ma è in noi stessi e può rivelarsi ogni istante, purché lo si voglia, senza
attendere il trascorrere dei secoli.
Partecipante – Grazie! Grazie!
Dali – Solo l’Altissimo sia ringraziato.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
71
Ceppeto, 18 Ottobre 1973
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Desidero venire in mezzo a voi tutti, o figli, perché ancora una volta ci troviamo riuniti, riuniti per
fare un punto – direi importante – sulla storia del nostro insegnamento.
Abbiamo raccolto, assieme a voi, delle verità che nessuna scuola si iniziazione ha mai così
pubblicamente propagandato, riferito. Queste verità sono quindi portate di fronte a tutti, o figli, e
coloro che le cercano possono, oggi, facilmente trovarle. Questi volumi che assieme a voi abbiamo
dato, in fondo, agli uomini, rappresentano un “corso superiore” di lezioni. Inutile sarebbe darli a chi
non potesse apprezzare ciò che essi contengono. Ma inutile sarebbe stato il nostro e il vostro lavoro
se nessuno, al di fuori di voi, potesse beneficiarne. Per questo vi diciamo: con la cautela che il buon
senso suggerisce, date pure il lavoro che assieme abbiamo fatto a coloro che voi ritenete possano
comprendere queste verità. Datelo pure, o figli, perché come voi sapete l’evoluzione degli individui
avviene secondo un preciso, possiamo dire, “meccanismo”: ciascuno è oggi quello che è in forza
della evoluzione che ha raggiunto. Ciò costituisce la base del suo “essere”; ma se l’uomo non fosse in
mezzo alla vita, all’esperienza diretta – non solo all’esperienza diretta, ma alla conoscenza di certe
verità – non progredirebbe più. Egli pone attenzione a certi insegnamenti – anche se non vi presta
fede – questi entrano nella sua mente: dall’attenzione, poco a poco, egli passa alla consapevolezza di
certe verità, e dalla consapevolezza alla coscienza. Queste verità dunque debbono essere portate
all’attenzione di coloro che in qualche modo possono avere per esse interesse; dalla loro attenzione
passeranno alla loro consapevolezza, dalla loro consapevolezza alla coscienza con lo stesso sistema
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che è seguito, inconsapevolmente, da voi e da tutti.
Ora, ciascuno di voi ha la sua vita di ogni giorno. Voi non siete dei missionari di queste verità: voi
dovete vivere, però, tenendo presente in voi l’insegnamento, fare in modo che la vostra vita sia non
propagandato esempio, ma tacito e pur massimamente esempio eloquente di attuazione delle verità
che conoscete. Tutti, indistintamente, voi che siete qua.
Non occorre tanto parlare, esporsi come usavano fare i missionari, i predicatori, quanto vivere
per queste ed in queste verità, nella convinzione di esse.
Questo è forse il metodo più efficace perché gli uomini possano ritrovare certi valori che
momentaneamente sembrano perduti.
Io vi auguro, o figli, che possiate intendere giustamente queste parole; che quando voi siete nella
vita vostra di ogni giorno sappiate applicarle nella responsabilità che la vostra vita vi chiama ad
assumervi. Sappiate comprendere e nello stesso tempo insegnare agli altri il retto agire, il retto
pensare. L’“essere” e non il “divenire”.
Vi abbraccio tutti indistintamente, o figli.
Nel momento opportuno vi sapremo dire per l’inizio delle nuove riunioni.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Vi prego, riprendete lo strumento.
Dali
Un intenso profumo di violette ha aleggiato nell’ambiente durante tutta l’esposizione di Dali. Al
momento del commiato dei numerosissimi ospiti, un’altra intensa folata di profumo ha benedetto il
luogo ed i partecipanti.
73
06 Dicembre 1973 (A casa della signora Nella Bonora, riunione imprevista)
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Disse il Cristo: «quando alcuni di voi sono riuniti nel mio nome, io sono colà». Così, sempre,
quando vi riunite noi siamo presenti alle vostre discussioni e a volte, come questa sera, possiamo
intervenire, altre volte no. Ma sempre quando le riunioni sono fatte nell’intento di meglio comprendere
l’insegnamento, chiarire quello che vi abbiamo detto, o figli, noi non possiamo fare altro che seguirvi.
Seguirvi senza nessuna recriminazione e così voi, quando parlate, non dovete temere di
offendere nessuno, né del vostro mondo né del nostro. Noi veniamo fra voi per parlare della realtà e
se questo è lo scopo che ci fa comunicare con voi, non possiamo essere che lieti di quelle
conversazioni, di quelle discussioni che voi fate che hanno lo scopo di meglio chiarire le vostre idee,
di rendere più fertile il terreno del vostro intimo in modo che quando cadrà il seme di ciò che noi
diciamo, questo seme sia agevolato nel germogliare. Questo dovete sempre tenerlo presente, o figli
cari, come dovete tenere presente che noi non veniamo per parlare di cose che possono essere
inconsuete, ma che nello stesso tempo non rappresentano una novità – per dirla in linguaggio umano
– mai supposta. Tutti i messaggi, gli insegnamenti che l’umanità ha ricevuto e che hanno fatto
segnare un passo avanti agli uomini, sono stati veramente messaggi di grande innovazione, non
accettati dai contemporanei, dalla maggior parte dei contemporanei che ne sono venuti a
conoscenza. Ma quanto più erano insoliti, tanto più erano fecondi ed innovatori.
Lo stesso Cristo – voi lo sapete benissimo – scandalizzò i circoncisi perché era rivolto anche ai
pagani, a tutti gli uomini. A voi oggi pare strana questa cosa, che il figlio di Dio avesse dovuto parlare
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solamente a certi uomini appartenenti ad una certa razza, ad una certa religione e non agli altri, ed
infatti la verità è questa. Se un messaggio deve essere dato all’umanità, deve essere dato a tutti gli
uomini, è vero? Ma così allora non la pensavano gli ebrei; essi ritenevano che il messaggio che
veniva da Dio, la verità, potesse essere data solo a coloro che in quel Dio credevano e che
osservavano le Sue leggi e i Suoi comandamenti. Così il messaggio del Cristo anche in questo senso
fu grandemente innovatore. Ma se lo esaminiamo nell’epoca in cui fu dato, noi vediamo che fu anche
promotore di grande scandalo fra gli osservanti della legge ebraica. E le nostre parole – non che
possano essere neanche lontanamente accostate a quelle del Maestro Cristo – ma pure hanno lo
stesso scopo: quello di aprire la mente ed il cuore degli uomini, e per questo motivo dobbiamo
suscitare scandalo. Se debbono trarre fuori l’uomo da certe sue cristallizzazioni, da certi suoi modi di
vedere che sono diventati ormai parte della sua carne, debbono scandalizzarlo, debbono scuoterlo;
debbono, in altre parole, rinnovarlo, farlo vibrare, farlo reagire, altrimenti questo intento non può
essere raggiunto.
Vedete, quando qualche verità ci resta ostica, non è tanto quella verità che non è compresa,
quanto altre verità che stanno a monte di quella, perché nell’esporre il nostro – chiamiamolo così –
“insegnamento”, noi abbiamo seguito un “iter”, un programma; programma che si è svolto per tanti dei
vostri anni, voi ben lo sapete, è vero? Ed è stato tutto un passaggio logico, anche se di una logica un
po’ inusitata per voi. Quando si salta, nella comprensione, un punto di passaggio e si giunge a quello
successivo, e non lo si capisce logicamente, non è perché il successivo sia difficile, ma proprio
perché si è saltato, non si è capito uno precedente. Così quando voi non riuscite ad avere ben chiaro
il concetto delle varianti e trovate difficoltà ad accettarlo, vuol dire non che sia oltremodo difficile il
concetto della variante in sé, ma vuol dire, ciò, che qualcosa di cui abbiamo parlato prima non è stato
da voi assimilato, non avete ben compreso questo qualcosa che sta alla base della comprensione
della verità delle varianti. Perché se è vero, o figli cari, che noi vi parliamo adesso di verità che
sono… impensabili, che non cadono sotto la vostra percezione, sotto la vostra attenzione, è anche
vero che parliamo in modo per voi comprensibile; non parliamo per concetti astratti di pura filosofia, è
vero, figli? Parliamo di concetti abbastanza accessibili ed allora se questi concetti non sono compresi
– lo ripeto – vuol dire che qualcosa che sta prima, a monte, non è ancora bene assimilato. Di questo
nessuno può farvene una colpa. Come avete detto giustamente occorre porre attenzione ai problemi,
capirli, ed infine comprenderli, assimilarli… Questa trafila è una trafila obbligata che nessuno di voi –
come di noi a suo tempo e tuttora – possiamo saltare.
Premesso questo, voglio parlarvi del mondo astrale. Già voi sapete qual è la particolarità della
materia del piano astrale: essa si modella e prende forma sotto l’impulso dei pensieri di ciascuno, è
vero, figli? E qua addentriamoci in questo strano mondo astrale che fa ritenere vero, reale, ciò che
ciascuno pensa, tanto che, vi abbiamo detto, un’Entità che comunichi dal piano astrale parlerà ai
viventi di tutte le concezioni che essa aveva in vita circa l’oltretomba. Quelle che rappresentavano le
sue convinzioni sull’aldilà, se saranno state “sentite”, rimarranno dopo il trapasso e costituiranno con
la materia del piano astrale un mondo immaginario, ma così reale per quella creatura da essere
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testimoniato come vero in una comunicazione spiritica. Chi ha temuto l’Inferno, ed ha avuto motivo di
temerlo, potrà raccontare delle pene che esistono nell’Inferno. L’uomo pio, trapassando, trovandosi
nel piano astrale, immaginerà una ricompensa, un “Nirvana”, un “Paradiso” e se lo costruirà e godrà
della beatitudine che egli immaginerà si possa godere in questo Paradiso Celeste. Ecco, detto fra
parentesi, il motivo per cui vi sono a volte, nelle comunicazioni cosiddette spiritiche o medianiche,
delle discordanze: provengono dalle convinzioni personali dei comunicanti.
Voi avete avuto una volta una comunicazione, un conferenziere. Vi portammo, vi facemmo avere
quella comunicazione, per darvi un’idea di quello che accadeva nel piano astrale. Voi udiste un
signore “X” il quale parlava ad un pubblico, prendeva un bicchier d’acqua ad un dato momento,
dell’acqua in un bicchiere e beveva e si compiaceva di questa sua esposizione.
Ecco, ora, su questo filo, noi pensiamo veramente a questo mondo in cui la materia prende forma
a seconda della propria immaginazione: seguiamo questo conferenziere, è vero, figli? Noi vedremo
che si immaginerà una bella sala per conferenze, si immaginerà un bel pubblico numeroso con tante
persone conosciute; vedrà la cara amica signora “X”, il professor “Y”, il dottor “Z” che lo ascoltano
attentamente. Ed egli vivrà la sua immaginazione in modo reale; tanto è vera questa immaginazione
che la materia del piano astrale assume la forma voluta, desiderata, pensata. È vero? Si costruisce
quindi un mondo apparentemente solido, colorato, con profumi, temperature e tutto quello che voi
volete, tale e quale come siete abituati a vederlo nel piano fisico. Così vedrà la signora “X”, come
l’abbiamo chiamata, che andrà a congratularsi alla fine della conferenza per la bella esposizione, avrà
un bello scambio di convenevoli e così sarà la volta del professor “Y” o del dottor “Z”, udrà gli applausi
e veramente vi saranno delle forme di materia astrale che comporranno dei corpi che batteranno le
mani. Ma guarda strano, la signora “X” è anch’essa trapassata e si trova anch’essa nel piano astrale.
Avrà, questa signora, l’immaginazione di un’altra scena: essa era molto amante delle feste da ballo
ed allora immaginerà di essere a casa sua e di fare una bella festa danzante alla quale avrà invitato il
conferenziere, il professor “Y”, il dottor “Z” ed altre persone amiche sue. E questa signora sarà
invitata alle danze e svolgerà la sua bella serata mondana. Adesso voi non avete difficoltà a
comprendere questo, voi sapete qual è la caratteristica del piano astrale.
Voi dite: «Certo che dobbiamo fare in un certo senso un atto di fede perché noi non abbiamo mai
constatato questa caratteristica del piano astrale». Ma del resto posso dirvi che voi fate sempre un
atto di fede anche quando accettate che esista la città di New York o un altro paese nel quale non
siete mai stati e del quale altri vi hanno parlato.
Ecco, allora figli, se non avete difficoltà a capire questo strano mondo astrale nel quale la materia
prende la forma desiderata, vorrei che mi diceste qual è la realtà del piano astrale, quale la sua
unicità materiale, per non dire “fisica”, come voi avete detto.
Partecipante – È una materia indifferenziata.
Dali – Certamente, che prende forma e che compone un mondo particolare per ciascuno di coloro
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che soggiornano in questo piano. Così io, terzo osservatore estraneo che sia tanto sveglio
astralmente da non rimanere a mia volta vittima dell’illusione astrale, vedrò le due realtà: la realtà del
conferenziere e la realtà della signora della società, entrambe, è vero? Perché se io non sarò
svincolato dall’illusione del piano astrale, allora anch’io costruirò la mia realtà e giurerò che quella e
quella sola esiste – è vero, figli? – parlando in una comunicazione medianica. Ciascuno, sia il
conferenziere, che la signora, che il terzo osservatore – non svincolato dall’illusione del piano astrale
– giurerà che la sua, quella che vede, è una unicità della materia del piano astrale, perché quella e
quella sola vede. Ma se il terzo personaggio è svincolato dall’illusione che è inerente alla materia del
piano astrale, vedrà entrambe le altre due realtà e dirà: «Nel piano astrale esistono due realtà: quella
del conferenziere e quella della mondana».
Ora, quale differenza c’è fra il piano fisico ed il piano astrale? Naturalmente parliamo di una cosa
un po’ esemplificata, schematizzata. La differenza è questa sola: che le storie di ciascun individuo
che è nel piano fisico non sono immaginate ma sono pre-costituite; cioè, quelle forme che nel piano
astrale nascono di volta in volta secondo l’immaginazione di coloro che sono nel piano astrale e sotto
quella spinta, sono invece già costruite, già esistenti, mi seguite, figli? Per cui non mutano secondo la
volontà dell’individuo che le vive, ma l’individuo le segue come sono state costruite; e mentre nel
piano astrale i mondi individuali del nostro esempio non hanno nessun punto di contatto fra loro pur
avendo le stesse forme, perché il conferenziere aveva immaginato di avere fra il suo pubblico la
signora “X” e così la signora “X” aveva immaginato di avere fra i suoi ospiti il conferenziere “A”, ma
però, in effetti, mai il “sentire” del conferenziere percepiva il mondo comune alla signora “X”; erano
due storie totalmente diverse. Mentre nel piano fisico la differenza è che i fotogrammi si intersecano.
Cioè, che vi sono dei fotogrammi comuni, nel piano fisico, al conferenziere “A” ed alla signora “X”: in
questo solo ed unico senso. La realtà non è diversa. Cioè non esiste – ancora lo ripetiamo una volta –
una unicità del Cosmo in qualche modo oggettiva, anche con la “o” minuscola, secondo come voi
siete abituati a considerarla con i vostri sensi fisici; ma esistono tante realtà e tanti mondi individuali
quanti sono gli individui. Questi mondi individuali si intersecano e, nei punti di intersecazione, vi sono
gli elementi comuni, quegli elementi comuni che danno l’illusione reale (controsenso, me che rende
bene l’idea), l’illusione reale che esista un mondo fisico con una sua unicità, come voi avete detto,
con una sua concretezza. Concretezza che in realtà – anche realtà con l’erre minuscola – non esiste
per niente.
Adesso noi non vogliamo con queste rivelazioni sconvolgere la vostra mente, la vostra logica, ma
vi parliamo di ciò che è, è vero, figli? E voi, con parsimonia, con il contagocce, dovete poco a poco
accettare, comprendere: accettare sempre dopo averla compresa questa realtà, perché farvela
comprendere è lo scopo che ci spinge a venire fra voi.
Vi benedico. Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Nessuno ha sentito la mia mancanza! Nessuno! Io non vengo più! Spegni il fornello che dà noia.
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Spengi.
Lilli
20 Dicembre 1973
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Voi questa sera avete constatato, o figli, quanto gli esempi possano tradire ciò che vogliamo
significare. Infatti, partendo dall’esempio che vi abbiamo portato del piano astrale per farvi
comprendere qualcosa di più sulle varianti del piano fisico, voi siete andati oltre quella che era la
nostra intenzione, o diletti. E avete pensato – da quella semplice particolarità della materia astrale
della quale ci siamo serviti, ripeto, per illustrare maggiormente la verità delle varianti – voi avete
pensato, partendo da quella, che avessimo in due parole parlato di tutto il piano astrale e dei vari
problemi degli abitanti, dei suoi abitanti, quelli permanenti e quelli transitori. Non è così, è vero, figli?
Ha detto giustamente il figlio Loreno. Non volevamo parlare del piano astrale e dire in poche parole
tutte le particolarità di questo stato di esistenza del Cosmo; ma volevamo, lo ripeto ancora, portare un
esempio per dimostrarvi come quando si parli di cose immaginarie resti comprensibile che ciascuno
possa seguire, indipendentemente dall’altro, un suo mondo di fantasia. Mentre questo non resta più
agevole a comprendersi quando si parla del piano fisico perché voi, ancora, siete attaccati alla
convinzione che questa realtà fisica sia qualcosa di esistente oggettivamente: che oggettivamente
esista il tempo e lo spazio, che ciò che è comune nella osservazione a più persone, per questo fatto,
significhi avere un’oggettività; che la soggettività, nel piano fisico, sia confinata sono in quelle piccole
diversità che possono essere rappresentate dai diversi punti di vista, ma che in sostanza la realtà
fisica sia qualcosa di ben definito, qualcosa di oggettivamente esistente, di totalmente alieno
dall’immaginazione, dalla supposizione, dalla soggettività, in poche parole.
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Ecco, noi vogliamo invece condurvi a vedere la realtà – questa realtà così rappresentata per voi
come una roccaforte – come qualcosa di diverso da quello che fino ad oggi gli uomini hanno
supposto. Vogliamo spingervi a pensare che esista una logica diversa, una verità che gli uomini fino
ad oggi non hanno pensato perché sono rimasti troppo ancorati in certi capisaldi da loro stessi fissati.
Gli uomini scoprivano una legge, o quella che loro credevano una legge, e ne facevano un punto
fisso. Tutto ciò va bene per capire un aspetto della Realtà, ma quando si vuol comprendere la Realtà
nella sua pienezza, nella sua totalità, occorre spostare questi capisaldi, occorre andare oltre; vedere
se – pur rimanendo ancorati ad una logica di ragionamento – ciò che ci appare può avere una radice
differente, un senso nascosto che sfugge alla comune osservazione.
Direte voi: «Che bisogno c’è di questo?». È una necessità che significa “comprensione del Tutto”.
Chi vuol comprendere veramente il Tutto, senza accontentarsi di quello che sa, che vuole veramente
scoprire, essere un vero, scienziato – nel senso più moderno della parola, per voi – deve adoperarsi
per fare nell’intimo suo questo lavoro di ricerca. E noi vi stimoliamo a farlo, o figli cari. Noi vi invitiamo
– poco a poco, lo sapete – a vedere la Realtà da questo differente punto di vista, e vedrete che i
pensieri più arditi degli uomini di scienza e di filosofia sentiranno questa vostra stessa necessità; loro
aiutati solo dal loro intelletto, e voi dalle nostre parole.
Ancora giova ricordare che non avrebbe senso una comunicazione fra noi e voi se l’argomento
dei nostri colloqui fosse unicamente vedere ciò che già sapete, parlare dei problemi di morale, di
etica, di filosofia o di religione che sono noti all’umanità. Scoprire, non so… che cosa degli
insegnamenti di un Maestro, di una Guida Spirituale, dello stesso Cristo, sia giunto fino a voi in veste
vera, aderente alla realtà, e ciò che sia interpolazione. Potrebbe essere questo un lavoro
interessante, ma non tanto interessante da costituire motivo di comunicazione fra il mondo degli
incarnati ed il mondo dei disincarnati. Se è vero, se è possibile che ciò avvenga, cioè che avvenga
una comunicazione fra il mondo degli incarnati ed il mondo dei disincarnati, allora questa
comunicazione – per essere all’altezza del miracolo che rappresenta – deve dare qualcosa al mondo
degli uomini: qualcosa di più che gli uomini, da loro stessi, non riescono ad avere. Deve essere a
questo livello, altrimenti verrebbe ad essere priva di significato, di validità.
Certo vi sono comunicazioni che hanno lo scopo di dimostrare il fenomeno in sé, ma è finito quel
tempo. Che il fenomeno esiste è accertato. La sua spiegazione? Si tratti o non si tratti di Entità a voi
poco importa; non è questo lo scopo delle riunioni, delle comunicazioni. Quando è dimostrato che il
fenomeno esiste in sé, allora non serve più indugiare su chi è a provocare questo fenomeno; allora è
il momento che si aprano le porte della comunicazione e di una comunicazione che superi ogni
insegnamento umano, che vada al di là di ciò che i buoni predicatori delle Chiese possono dire, di ciò
che gli ottimi filosofi del passato o del presente possono enunciare, di ciò che la scienza umana ha
scoperto fin qui. La comunicazione, il dialogo fra noi e voi deve dare di più e deve darlo in modo che
la scoperta siate voi a farla. Non potrebbe essere diversamente. Noi possiamo fornirvi gli elementi,
ma la Realtà può essere solo sperimentata, non può essere comunicata. Possiamo insegnarvi la
strada, una strada che nessun religioso, nessun filosofo, nessuno scienziato può mai insegnarvi, ma
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la strada deve essere calcata da voi perché – lo ripeto – la Realtà è una meta che ciascuno da solo,
individualmente, raggiunge.
Vi lascio momentaneamente.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Cari amici, Alan vi saluta.
È un piacere per me tornare fra voi questa sera. Io sono sempre presente alle vostre
conversazioni, ma la complessità degli argomenti non mi incoraggia a presentarmi; lascio il posto a
coloro che con la loro parola possono spiegarvi cose più elevate di quello che non farei io. Ma questa
sera voi avete parlato del piano astrale ed allora penso che qualche piccola precisazione possa darla
anch’io, sempre nei limiti delle mie possibilità.
Voi avete parlato del piano astrale limitandovi a quello che era stato un esempio della vostra
Guida per farvi capire una verità del piano fisico, è vero? E da questo avete avuto dei dubbi circa la…
il vero aspetto del piano astrale. Vi siete chiesti qual è il vero aspetto del piano astrale e bene ha
detto questo giovane seduto all’orientale qua di fronte allo strumento, quando ha detto che il piano
astrale è l’insieme di tutte queste soggettività. Certamente è così. Ma esiste poi una realtà del piano
astrale che è data dalla funzione per la quale il piano astrale esiste. Voi sapete che vi sono degli
abitatori per così dire permanenti che sono gli Spiriti cosiddetti “elementari” i quali hanno una loro
forma propria, una forma che deriva dalla funzione che essi svolgono. Allora quando un abitatore
“temporaneo”, come l’ha chiamato la vostra Guida, cioè un’Entità che è trapassata, ha lasciato il
corpo fisico e transita dal piano astrale prima di abbandonarlo e giungere al piano mentale, quando
questa Entità si è svincolata dai suoi desideri, dalle sue fantasie, da certe cose inappagate, ecco che
riesce a vedere queste forme degli abitanti permanenti del piano astrale. Ma sono abbastanza chiaro,
amici? E così quando – ve lo dico per esperienza diretta – quando abbiamo lasciato quel momento di
ripensamenti della vita fisica e cominciamo a renderci conto di questo nuovo stato d’essere, poco a
poco non abbiamo più desiderio di perderci nelle fantasie che creano così bene le forme, delle forme
così reali da sembrare vere, ecco, allora cominciamo a vedere gli “aiutatori astrali” che sono Entità
che ci aiutano ad abbandonare il piano astrale; e questi “aiutatori astrali” non sono persone
immaginate, ma sono Entità che hanno quella missione. È chiaro quello che dico? E quindi vedete
che quella “incomunicabilità” che diceva questo figlio Francesco esiste e non esiste. Questo per
onore della verità. Ma giustamente diceva la figlia Franca che in fondo, anche se esistesse la
incomunicabilità più assoluta e più vera, non avrebbe nessuna importanza tutto ciò, perché ciò che è
importante non è che io venga a contatto, veramente, ad esempio, con l’insegnamento di un grande
Maestro, diciamo del Buddha. Io posso conoscere un insegnamento che è stato attribuito al Maestro
Buddha ed avere una grandissima evoluzione interiore, una grandissima corresponsione nel mio
intimo – è chiaro questo? – e poi ad un tratto venire a sapere che quello non era un insegnamento del
Maestro Buddha. Quindi non è importante l’autenticità di un insegnamento o che io veramente venga
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a contatto con una persona, ma importante è ciò che nasce nel nostro intimo: io posso venire a
contatto con lo stesso Maestro Cristo in persona e non capire niente di quello che Egli mi dice, per cui
questo contatto reale che ha tutti gli… – come si dice? – i crismi dell’autenticità non produce in me
nulla, mentre quello primo che io credevo autentico e che si è dimostrato… fasullo, ecco che invece
ha dato più frutti in me di altri. Non so se io sono stato abbastanza chiaro in questo. Quindi non
parlate così del piano astrale che ha un’infinità di aspetti, solo da un esempio che vi è stato dato per
farvi capire un’altra verità, è vero? Dovete parlare di quella verità che non avete ben compreso, per
meglio centrarla. Questo è il mio modesto consiglio.
Vi abbraccio tutti affettuosamente.
Alan
Salve a voi!
Voi certamente avrete impiegato tutto il vostro tempo libero nell’effettuare quella meditazione
della quale vi abbiamo parlato l’ultima volta ed allora io posso proseguire nell’esposizione di ciò che
voglio dire. Certamente voi, dopo le lunghe meditazioni che avete fatte, secondo il suggerimento
ricevuto, avrete raggiunta la totale convinzione che voi non siete identificabili con il vostro corpo fisico.
Avrete sperimentato cioè la verità che noi vi abbiamo enunciata con l’esempio dei fotogrammi. Anche
allora vi dicemmo che il corpo fisico come unità da voi conosciuta, che ha una sua nascita, una sua
crescita ed una sua morte – non esiste. Voi sarete convinti che il vostro corpo fisico è qualcosa che
può perire o essere anche momentaneamente abbandonato, senza per nulla influire sulla vostra
esistenza, sul vostro “io sono”. “Io sono”. Il bello è che per giungere a capire che l’io non esiste, noi
parliamo già dalla volta scorsa dell’io: “io non sono il mio corpo fisico”. Bel sistema di confondere le
idee! Ed allora giacché siete convinti che voi non siete identificabili con il vostro corpo fisico,
proseguiamo, esaminiamo con che cosa possiamo essere identificabili.
Che cosa si agita nell’uomo? Ooh! Come dirlo in poche parole?! Sensazioni, emozioni. «Alcune –
direte voi – provenienti dal corpo fisico. Se allora io taglio il corpo fisico, non ho più certe sensazioni».
È indubbio. Ma quando la vostra Guida vi ha parlato del piano astrale, vi ha detto che certi desideri
rimasti inappagati, possono in questo piano rappresentare una realtà fittizia – ma reale negli effetti –
tanto da riprodurre le sensazioni del piano fisico. Il conferenziere che aveva sete, si crea con
l’immaginazione dell’acqua e la beve. Il problema resta se il bere dell’acqua immaginaria toglie la sete
o se dà quella sensazione di non più avere sete come accade nel piano fisico. Ma pure, anche senza
il corpo fisico, le sensazioni permangono, voi lo sapete bene. Il conferenziere che si produce in una
bella conferenza immaginaria, avrà dentro di sé un senso di soddisfazione, di contentezza: il suo io
sarà appagato. (Risalta fuori questo benedetto io!). Sarà appagato. Allora, dunque, le sensazioni
rimangono perché le sensazioni le emozioni, quali voi le conoscete nelle forme più grossolane, si
rivelano in un veicolo diverso dal piano fisico; dai sensi del piano fisico si rivela qualcosa in un veicolo
più sottile detto “corpo astrale” che è definito “sensazione” od “emozione”. Ma queste sensazioni ed
emozioni sono anch’esse identificabili nell’io? O meglio, l’io è identificabile in queste sensazioni ed
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emozioni? Già sapete la risposta: no! Perché voi potete considerarle queste sensazioni, queste
emozioni; potete dire: «Io ho questo desiderio». A volte nella vita da umani, i desideri sono legati al
corpo fisico. “Io ho fame”, perché il corpo fisico ha fame. Ma il goloso, nel piano astrale, pur non
avendo più il corpo fisico, avrà ancora la sensazione della fame perché nella sua “psiche” accadrà un
processo in questo senso: desiderando di ripetere quelle esperienze piacevoli che a lui venivano
dall’ingerire certi cibi, inconsciamente produrrà nel suo “veicolo delle sensazioni” il desiderio di
magiare; desiderio di mangiare che si concreterà in una consueta sensazione conosciuta come fame
del corpo fisico, pur non avendo più un corpo fisico.
Ma l’individuo non è identificabile nelle sensazioni. Quindi per il fatto stesso che voi potete vedere
la sensazione fame o la sensazione di sete, o l’emozione paura, terrore, voi capite che esse non
rappresentano la realtà del vostro essere: sono accidenti, sono stati d’animo provvisori, ma non sono
voi stessi. Ed allora dovete ancora meditare – come avete fatto dopo il suggerimento della volta
scorsa – ed in una posizione rilassata dire: «Io non sono il mio corpo fisico, tanto che io potrei uscirne
e rimanere sempre io e continuare ad avere una vita autonoma. In questo momento in cui io sto
meditando provo una sensazione di calma, di tranquillità; ma io non sono neppure queste sensazioni.
Queste sensazioni sono avvertite da me perché sono in una situazione contingente in forza delle
quali il veicolo detto “corpo astrale” me le rivela. Ma io potrei esistere anche al di là del mio corpo
astrale». Vedete, è come un tentacolo che piano piano – che sarebbe questo io – che piano piano dal
corpo fisico si ritrae, si ritrae e passa all’astrale. «Io non sono più neppure il mio veicolo astrale», ed
ancora il tentacolo si ritira. Se io non ho più le sensazioni, le emozioni e i desideri, che cosa rimane di
me? Perbacco, la cosa più importante, quella che nobilita l’uomo, che lo rende tale, che lo pone al di
sopra di tutto il resto del creato: il pensiero. Allora dunque, l’individuo è identificabile con il suo
pensiero?
Il seguito alla prossima puntata. Pace a voi!
Kempis
Fenomeno luminoso: luci a grappolo prodotte dalla mano destra dello strumento.
Diciamo una preghiera tutti insieme sommessamente. Ecco, tutti insieme.
Padre Nostro che sei,
sia santificato il Tuo nome,
venga il Tuo Regno,
sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci di giorno in giorno il nostro pane,
rimetti i nostri debiti e fa che noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Non indurci in tentazione,
ma liberaci dal maligno.
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Perciocché Tuo è il Regno, la Giustizia, la Misericordia,
ora e nei cicli generatori,
in sempiterna amen.
Il figlio osservatore venga presso questa luce, prego.
La figlia Enrica si tenga pronta ad accendere la luce, quella bassa, prego.
Sei pronta, figlia Enrica? Accendi pure.
Osserva, niente è sulla mano. Spegnere, prego. Puoi ritirarti.
Michel
…nascono in una società che ha una tradizione, una civiltà o una inciviltà se preferite. Pensate
come sarebbe facile, se fosse unicamente una questione di pensiero, far cessare l’odio razziale, ad
esempio; far crescere i piccoli lontani dalle idee razziste; ed allora forse il razzismo non esisterebbe
più? O piuttosto è qualcosa che è nell’intimo degli uomini e che prende corpo ora come razzismo, ora
come odio indifferenziato per i propri simili, ora in pretesti diversi? Sempre in logiche pretestuose.
Non è sufficiente cambiare il pensiero dell’uomo se non muta il “pensatore”. Non è sufficiente
cambiare sistema perché ciò che non va non è il sistema quanto colui che fa parte del sistema. Ed
allora voi che udite queste Voci, siate nuovi esseri pur nei vecchi sistemi sociali. Siate nuovi voi
stessi, nuovi nell’intimo, non nell’esteriore, perché quella è la novità che vale. Io vi auguro che
possiate comprendere a pieno le mie parole.
Pace.
Koot-Hoomi
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Prima di lasciarvi risponderò alle vostre domande, se ne avete. Brevemente, vi prego.
Partecipante – …
Dali - Tu sai che ti aiutiamo, ogni cosa a suo tempo. Le cose debbono maturare.
Partecipante - …
Dali - Domandalo a te stesso, figlio.
Partecipante - …
Dali – Tienilo com’è, figlio.
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Partecipante - …
Dali – Certo, con i miei saluti.
Partecipante - …
Dali – Conducimi a questa creatura con il pensiero… Mi sembra molto emotiva, ma c’è del vero. Sì,
tu puoi aiutarla. Ti ispirerò.
Partecipante - …
Dali – Tu puoi, come tutti voi potete, o figli, aiutare con il pensiero. Noi stessi l’aiuteremo. Ma la cosa
non è semplice: è una malattia piuttosto grave.
Partecipante - …
Dali – È un momento in cui deve pagare questa sofferenza, quindi le medicine servono a poco, ma
migliorerà. Dopo di che dovrà fare quell’esercizio che vi ha insegnato la Sorella Maddalena, e quello
lo terrà poi in buona salute da quel punto di vista.
Partecipante – …
Dali – L’Altissimo solo sia ringraziato, non noi.
Partecipante - …
Dali – È una forma di preghiera anche quella, figlia. “Sia fatta la tua volontà”. Importante è che
ciascuno di noi riservi una parte della sua esistenza giornaliera a porsi in contatto con la Divinità.
Questa è la preghiera.
Partecipante – Il ringraziamento non basta?
Dali – Non basta. Occorre riservare – lo ripeto – una parte della propria esistenza individuale di ogni
giorno per porsi in contatto con la Divinità che è in ciascuno di noi.
Partecipante - …
Dali – È una cosa lenta, ma guarirà.
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Vi benedico. La pace sia con tutti voi, o figli, e con tutti gli uomini.
Partecipante – La prossima riunione, perdona?
Dali – Fra tre settimane.
Dali
10 Gennaio 1974
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Un caro saluto ed una benedizione a tutti, voi, o figli.
Ma prima di iniziare la nostra consueta conversazione, o figli, vorrei portare il mio saluto
particolare a questa nuova figlia che io già conosco; conosco non già dal mondo nel quale mi trovo,
ma conosco da prima, da un’altra incarnazione. Di questo, figlia, tu non hai ricordo, ma ciò
corrisponde ad una realtà. Abbiamo voluto averti qui fra noi questa sera per poterti dire direttamente
che da molto del vostro tempo ti seguiamo e seguiamo i tuoi cari, coloro che sono vicini alla tua
persona. Pensa a noi e chissà che qualche reminiscenza riaffiori alla tua mente. Ma questo non ha
importanza. Importante è, una volta conosciute queste verità, non dimenticarle, pensare ad esse in
modo che la vita d’ogni giorno possa essere rivista alla luce di ciò che queste verità vogliono
significare.
Vedete, figli, noi vi abbiamo detto che al punto in cui voi siete, al punto della vostra evoluzione,
ebbene, è possibile un grande cambiamento. Bene ha reso l’idea con il suo esempio il figlio
Francesco. Quando noi vi abbiamo parlato – tanto del vostro tempo fa – delle varie vie che ciascuno
di noi può seguire per giungere alla comprensione di una verità, per fare un’esperienza, vi abbiamo
detto che è possibile giungere attraverso al ragionamento o, ad esempio, all’esperienza diretta, è
vero, figli? Che certe cose possono essere superate attraverso ad una meditazione, ad una
riflessione, con il pensiero, oppure anche attraverso all’esperienza diretta. Ebbene, la vita di ognuno
di noi, o figli, ha molti di questi passaggi; il temperamento di ciascuno è più portato ad una di queste
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vie: alla via mistica, alla via del ragionamento o alla via dell’azione e dell’esperienza diretta, ma certo
è, figli, che ciascuna esistenza non è prettamente indirizzata in un senso; anche chi segue la via
mistica può avere delle esperienze dirette, è vero? E viceversa, chi preferisce la via del raziocinio può
benissimo avere dei momenti mistici e così via. Ebbene, tutte le volte che esiste la possibilità di
superare un’esperienza attraverso ad esempio al ragionamento anziché all’esperienza diretta,
superare un qualche cosa, un qualche cosa della nostra vita individuale, raggiungere una
comprensione anziché attraverso all’esperienza diretta attraverso al ragionamento, esiste una
variante, è vero, figli? Queste varianti che di tanto in tanto tornano, hanno un grande peso
nell’esistenza di ciascuno. Così quando si supera qualcosa attraverso al ragionamento, rispetto ad
una esperienza diretta, tutti quei fotogrammi del piano fisico, rimangono – secondo il vostro modo di
vedere – inutilizzati. Voi sapete che non è concepibile un Assoluto che non sia tutto eternamente
presente e realizzato. Nessuna, neppure la minima delle Sue parti può essere di là a venire o
indefinita: tutto è in Lui! Quante volte lo abbiamo ripetuto! Ed allora quando voi avete la possibilità di
scegliere una via anziché l’altra, quella da voi scartata rimane viva e vitale come quella che voi avete
scelta. Quando voi giungete a questa liberazione della quale vi parliamo, o figli, voi avete realizzato
quella che è la vostra prossima tappa, perché al punto in cui siete, o figli cari, che cosa dovete
imparare? Imparare che nel mondo nel quale vivete, vi muovete, tutto ha un’importanza relativa;
dovete trovare la Realtà che sta al di là di questo mondo di apparenze: questa è vostra la prossima
meta più importante, quella ebollizione della quale parlava il figlio Francesco. Allora, se voi attraverso
alla meditazione o a quello che volete, riuscite a raggiungere questa meta, tutta quella parte della
vostra esistenza espressa in fotogrammi che costituiva invece l’alternativa a questa via di
comprensione – che potremmo chiamare alternativa di esperienza diretta – ebbene, esiste come
variante, né più né meno come le altre. Importante è dunque che sappiate, sì, queste modalità,
queste particolarità, perché il quadro che noi vi facciamo della Realtà sia il più chiaro possibile – il
meno nebuloso possibile, è vero, figlio Loreno? – ma è importante che voi comprendiate l’essenza del
concetto: se questo comprendere i particolari vi serve per poter comprendere il concetto
fondamentale, allora ben vengano i particolari. Ma se riuscite a comprendere il concetto sostanziale
senza soffermarvi sui particolari, questi particolari possono essere anche disconosciuti.
Sì, voi dovete capire, o figli cari, che oltre questo affannoso vivere degli uomini in cerca di non si
sa che cosa, esiste la Realtà vera, quella per la quale voi siete. E questa rappresenta la vera
folgorazione che potete avere, quella che può risparmiarvi tante esperienze dirette. Quella deve
essere perseguita con ogni sforzo. Vi lascio momentaneamente.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Salve a voi!
Questa sera sono stato contestato e dunque sono assai contento perché quando una cosa o una
dottrina viene discussa, non v’è dubbio che interessa, e quando interessa non v’è altrettanto dubbio
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che si comincia a capirla. Infatti il primo passo per giungere alla comprensione – voi lo sapete
benissimo, ormai, credo che lo sappiano anche le pareti della stanza – è l’attenzione,
l’interessamento. E proprio questo interessamento noi vogliamo suscitare in voi.
Quando cominciammo a parlarvi della non esistenza dell’io, vedemmo che questo argomento vi
lasciava alquanto sospettosi. Sì, certo, tutti propensi ad ammettere, oralmente, che l’io non esiste, ma
meno propensi a scendere ad una indagine, a capire che cosa succede da questa non esistenza: si
vuota il mondo!
Allora, in fondo, questa non esistenza dell’io non era che l’epilogo dell’insegnamento dei
fotogrammi. Cominciammo a cercare la vostra applicazione intelligente sulla visione della Realtà che
vi circonda, scomposta in questo mondo dei fotogrammi. E come stimolare questa meditazione
intelligente? Cominciando proprio ad esaminare l’essere che noi siamo e che voi siete. Cominciando
a ripetere che il corpo fisico non esiste. Dire: «Io non sono il mio corpo fisico», può voler dire ripetere
una frase vecchia come il cucco, ha detto il figlio Loreno, e non c’è dubbio. Però può voler dire
comprenderla al di fuori, proprio, della suggestione. Comprenderla nella realtà, comprendere una
verità nuova come può esserlo una novità. Comprendere l’essenza di questa affermazione, non
seguire una suggestione. Da ciò di cui voi siete venuti a conoscenza, comprendere perché voi non
siete il vostro corpo fisico. Meditare profondamente tanto da raggiungere questa convinzione non
attraverso all’illusione, attraverso alla suggestione, ma attraverso al ragionamento.
Sì, è vero che anche il ragionamento, ragionare, può voler dire suggestionarsi, ma del resto il
ragionamento o il ragionare è uno strumento che ha a disposizione l’uomo, quest’uomo che voi
sapete che non è neppure il pensiero, perché l’uomo è il “pensatore”, colui che pensa. Non per nulla
quando noi diciamo: «Allora io non sono il mio pensiero…», sappiamo che cosa vuol dire questa
affermazione. Anche qua non si tratta di raggiungere la autoconvinzione attraverso alla ripetizione di
questa frase: «Io non sono il mio pensiero…», ma raggiungere la comprensione di questa
affermazione. Cioè, dire questa frase comprendendo, nell’intimo nostro, la realtà di essa. E già voi
sapete, secondo la verità dei fotogrammi, che il piano mentale dove ha sede il pensiero è un piano
anch’esso di fotogrammi, così come è il piano astrale e il piano fisico. Dunque l’individuo o l’essere,
non è il pensiero ma il “pensatore”. “Cogito ergo sum”, dunque, deve essere ridimensionato.
Ma se noi togliamo il corpo fisico, se togliamo il corpo astrale, se togliamo il corpo mentale, che
cosa rimane di questo individuo? Seguiamo questo ragionamento, seguiamo le parole che noi
diciamo: ancora passi che non esista il corpo fisico, che non faccia parte del vostro “essere”, è vero,
figli e fratelli? Che le sensazioni non siano neppure il mio vero io, ma se noi togliamo i pensieri, che
cosa rimane dell’individuo?
Partecipante – Rimane il “sentire”.
Kempis – Rimane il “sentire” della sua coscienza. Ma questo “sentire” voi dovete ben focalizzarlo in
che cosa consiste. Noi abbiamo parlato di “sentire” in senso lato, generalizzato; abbiamo detto
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comprendendo in questo termine ogni forma di sensibilità, anche; in fondo anche le sensazioni
potevano far parte di un certo “sentire”. Ma il “sentire” del quale parliamo ora, quello che sopravvive
alla sensazione, al pensiero, è un “sentire” del tutto diverso: è un “sentire” che fa parte della radice
più profonda dell’individuo; è un “sentire” che rimane anche nell’alternarsi dei cicli delle vite e delle
morti. È un “sentire” che non fa parte della materia grossolana.
Vedete, voi avete ricordato la filosofia Yoga, i vari sistemi per giungere alla disillusione dal mondo
che circonda l’individuo. Seguitemi, perché voglio che voi comprendiate veramente, non stiate ad
udire le mie parole e basta, meravigliandovi – forse – che in un certo senso – lo ripeto ancora –
ripetessimo quel sistema. Ma badate bene, figli e fratelli, che il sistema dell’Hata-Yoga è un sistema
che sposta la concezione dell’io ad un io superiore. Dice: «Io non sono il mio corpo fisico, io non sono
il mio corpo astrale, io non sono il mio corpo mentale, ma io sono il mio Sé, il mio Spirito». E questo
può essere vero. Può essere vero solo se si riesce a capire che cosa è questo Sé che non è l’io. Se
voi pensate che quello che noi abbiamo detto corrisponda al sistema Yoga, allora non ci avete
seguito perché noi non facciamo questo processo di sublimazione dell’io, ma noi stiamo tentando di
distruggere l’io. Di dimostrarvi come questo io non esista! Non sia che una percezione illusoria.
Partecipante – L’illusorio frazionamento dell’Assoluto…
Kempis – A questo vogliamo pervenire. Ecco che quando voi dite: «Io non sono il mio corpo
fisico…», se voi in questa affermazione non tenete presente perché voi non siete il vostro corpo fisico
– perché il vostro fisico non esiste in realtà, non è che un insieme di fotogrammi del piano fisico – se
voi non tenete presente questo e non dite questo partendo da questa convinzione e da questa
immagine, se voi non fate questo, non fate che spostare l’io a un piano superiore. Altrettanto ciò vale
per il corpo astrale ed altrettanto per il pensiero. Se voi, facendo questa meditazione non tenete
presente la realtà dei fotogrammi, voi non fate che sublimare il vostro io, voi non fate che dire: «Io non
sono la bassezza del mio corpo fisico, né l’infimo grado dei miei desideri, né la povertà dei miei
pensieri; il mio io risiede in piani ben più alti ed è di tutt’altra natura…». Questa è una meditazione
auto-suggestione, che non è la stessa della quale noi vi parliamo.
Le nostre affermazioni – a questo volevamo giungere, figli e fratelli – possono essere le stesse
della filosofia Yoga, sì, se esse non partono da un presupposto, una base di conoscenza della verità
dei fotogrammi; se sono prese come affermazioni in sé, senza comprenderne nei dettagli – questa
volta occorrono – l’intimo significato. Perché che significato ha dire: «L’uomo non è il suo corpo fisico,
il suo corpo astrale e il suo pensiero, ma è unicamente il Sè spirituale…»? Non è vero niente, figli e
fratelli, perché l’individuo quando è incarnato è il suo Sé, la sua Scintilla Divina, la sua collana di
“sentire”, i suoi pensieri, il suo corpo astrale e il suo corpo fisico. È un microcosmo che comprende
tutto questo. Il dire: «Io non sono il mio corpo fisico, il mio corpo astrale, il mio corpo mentale…», ha
significato solo se noi attraverso a questa affermazione giungiamo a capire che io non sono neppure
il mio io. Solo ed in questo senso solo ha significato.
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Pace a voi.
Partecipante – Scusa, il professor de Simone prega di fargli sapere se la prossima riunione potrebbe
essere il 24, per poter intervenire come tanto desidera. E poi mi prega di domandare a voi se le Entità
che partecipano alle sue sedute hanno qualche legame con voi, data la somiglianza dei concetti
espressi. Mi potresti rispondere, ti prego?
Kempis – Per quale motivo io non dovrei rispondere alla figlia Zoe e lasciare alla vostra Guida questa
risposta? Se Ella me lo consente, ben volentieri rispondo, per dire che il fatto che certe comunicazioni
possano avere una somiglianza nei concetti, o un’eguaglianza, o un’identità meglio ancora, significa
che la verità è una. Non ha quindi importanza che le Entità si conoscano o siano in contatto o siano le
stesse. Importante è che siano nella verità, ed attraverso a questa voce concorde forse qualcuno può
trovare la prova di ciò. D’altro canto bisogna anche dire che esiste la cosiddetta “comunione” di coloro
che hanno superato un certo modo di concepire la vita, ed attraverso a questa, quindi, avere non dico
un contatto saltuario, ma “comunione”, come dice la parola stessa e quindi un contatto continuo.
Coloro che hanno raggiunto questa Realtà sono in continuo contatto fra sé.
Partecipante – E, ti prego, per la riunione del 24?
Kempis – Risponderà la Guida.
Pace a voi.
Kempis
Salve a voi. Claudio vi saluta.
Conoscere se stessi significa conoscere la vera realtà dell’essere nostro. Significa comprendere
che cosa è in noi stessi che proviene dall’ambiente che ci circonda o dai nostri veicoli e che, pur
facendo parte del nostro essere, non rivela la vera natura di esso. Conoscere se stessi significa
operare una introspezione accurata, sincera, che metta a nudo quanto si agita in noi senza temere di
apparire peggiori a noi stessi. Conoscere se stessi significa scavare, giungere alla radice del nostro
essere, a “sentire” reale. Significa comprendere se ciò che noi crediamo altruismo, amore, è
veramente tale; significa riuscire a comprendere se quell’affetto che è in noi è dettato dalla nostra
coscienza o se non è che una spinta sessuale sublimata. Questo significa conoscere noi stessi, avere
la chiara visione della nostra natura senza, per ciò, cercare di nasconderla pensando di essere
migliori così; senza perciò cercare di soffocarla credendo di meritarsi, in questo sforzo, il Paradiso.
Conoscete dunque voi stessi!
Pace a voi.
Claudio
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Sono fra voi, creature, con tanto amore, per abbracciarvi.
Sì, amare realmente che cosa vuol dire? Vuol dire rinunciare alla vicinanza della persona cara se
questo può darle… …significa rinuncia, il vero amore. E il vero amore fa parte dell’essere vero,
profondo, reale, quello che dovete scoprire. Amare significa dedizione, senza ottenere riconoscenza.
Se voi siete capaci di donare voi stessi senza che l’oggetto del vostro amore lo sappia, senza
attendere ricompense, allora quello è vero amore. È l’essere vostro che si… …che vi conduce
lontano dall’esperienza diretta.
Care creature, quanto difficile vi resta – a voi che siete nella vita – seguire le nostre parole! Noi lo
sappiamo. Quante volte vorremmo incoraggiarvi, dirvi: «Non temere, coraggio! Ricorda qual è la
realtà che tu devi scoprire!». Ma voi dovete avere delle esperienze e non sempre ci è dato di farci
udire da voi. Eppure, cari, se voi seguiste la minima parte di quello che vi viene detto, quante energie
risparmiate! Quante…
Se voi ricordaste che cosa veramente è importante, quanto più sareste generosi con gli altri,
forse meno suscettibili. Che cosa vi costerebbe dire: «Sì, tu mi hai usato una scorrettezza, ma a me
non costa niente passarvi sopra, capirti. Non rispondere a questo colpo».
Perché noi vi parliamo? Perché siamo sicuri che voi ci ascoltate sempre di più. Ma non vogliamo
fare di voi dei Santi per forza, no. Vogliamo solo aiutarvi e quando, nonostante i buoni propositi, voi
inciampate, con quanto amore allora vi seguiamo, con quanto amore noi vorremmo che voi ci sentiste
più vicini a voi. Non abbiate paura dell’errore! Paura dovete avere quando non riuscite a riconoscere i
vostri errori, quando voi siete sicuri di non aver sbagliato; allora è il momento di avere paura, non
quando voi dite: «Ho errato…».
Quanto vi amo, creature, e tutte con me vorrei portarvi nella verità, nella pace!
Teresa
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Vi benedico e vi saluto, figli, dandovi
appuntamento fra quindici giorni.
Pace a tutti voi.
Dali
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24 Gennaio 1974
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Se osserviamo, o cari, la civiltà occidentale, noi vediamo una caratteristica fondamentale: in tutto
il tempo, in tutta la storia, generalmente, si è pensato unicamente ad osservare il mondo che sta al di
fuori dell’uomo. Ben poca, se non nessuna importanza, è stata data all’intimo dell’uomo. Perfino
quella che doveva essere la fonte per insegnare agli uomini a guardare entro loro stessi – la religione
o l’insieme delle religioni occidentali – hanno sempre ridotto la religiosità a delle pratiche unicamente
esteriori. Il cristianesimo, in fondo, quale voi lo conoscete, non è che un insieme di insegnamenti che
insegnano all’uomo ad atteggiarsi. “Amare i propri simili” significa dare un aiuto esteriore. Mentre, o
cari, così non era l’insegnamento reale del Cristo. E non potrebbe essere stato diversamente; voi
sapete che chi è nella verità e parla agli uomini, non può che parlare loro del loro mondo interiore
perché quello è di primaria importanza per ciascuno. Il mondo che circonda l’uomo è solo in funzione
del mondo che è nel suo intimo.
Dicevo: naturalmente l’insegnamento del Cristo circa l’intimo dell’uomo non può essere stato –
per lo meno quello exoterico – recepito facilmente: chi ascoltava le Sue parole non poteva
comprendere quanta importanza Egli desse all’intimo dell’uomo e coglieva solo quelli che potevano
sembrare aspetti esteriori, e quelli sono stati tramandati. Ma l’insegnamento esoterico fiorisce di
queste raccomandazioni al conoscere se stessi, allo svelare la vera natura di ciascuno: ad essere e
non divenire. Di tanto in tanto nei Vangeli che sono giunti fino a voi, sia quelli detti “canonici” che
quelli “apocrifi”, definiti come tali – ed in buona parte giustamente così definiti – si scopre un accenno
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importantissimo, si può capire quanta importanza Egli desse alla vera natura di ogni uomo. Certo è
vero che questo lo può capire solo chi già è a conoscenza di certe verità; agli altri quelle frasi
suonano come incomprensibili o per lo meno, anche se sono comprese, non lo sono nel loro profondo
significato. Ad esempio, una Sua affermazione interessante e che dimostra quello che io ora ho detto,
fu: «Il Padre viene come un ladro e come vi sorprende così vi giudica». Certo! Perché, vedete, la vera
natura dell’essere nostro appare nel momento in cui siamo rilassati, abbandonati in noi stessi, non
preoccupati di voler apparire diversi da come siamo. Ecco, quello è il momento in cui il Padre – detto
in senso figurato – ci sorprende: quello è il momento della nostra verità.
Ora noi, dopo aver parlato per tanto tempo e di tante cose, vedete che – a cicli – torniamo a
stimolarvi a meditare su voi stessi; per diverse vie vogliamo spingervi a guardare nell’intimo vostro. È
importante non l’atteggiamento, ma il “sentire” e voi non dovete mascherare questo “sentire” in voi
stessi. L’atteggiamento può essere utile nei riguardi degli altri quando il nostro “sentire” potrebbe
portarci a commettere azioni dannose nei confronti dei nostri simili; allora è bene che l’uomo sia
abituato all’autocontrollo. Ma quando è faccia a faccia con se stesso, non serve credere, illudersi o
suggestionarsi di essere migliori di come in effetti, in realtà, si è.
Vi lascio momentaneamente. Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Fui conosciuto con il nome di Raimondo Lullo. Qualcuno di voi, questa sera, mi ha attratto qua e
capisco perché: voi seguite l’occultismo, io pure. Nella vita in cui mi conobbero come Raimondo Lullo
amavo le scienze occulte; fui uno dei pochi fortunati che riuscirono a tramutare il vile metallo in oro.
Sì, fui anche un alchimista, ma ebbi la fortuna di conoscere la verità, perché l’alchimia è una scienza
profonda e vera. Essa va considerata nel suo duplice aspetto: l’aspetto filosofico e di conoscenza
della verità ultima, e l’aspetto materiale. Non per niente essa è chiamata la scienza della “duplice
Opera”, è la scienza simbolica per eccellenza perché essa si esprime in simboli. È simbolica la parte
che riguarda la “Grande Opera”, quella che trasforma l’uomo vile e meschino in Iniziato, in Maestro;
ed è simbolica l’altra via, la “piccola via”, quella che trasforma i metalli in oro. Il linguaggio è lo stesso,
il significato diverso. Trasformare il vile metallo in oro significa trasformare l’uomo meschino in
Iniziato, oltre che trasformare fisicamente un metallo in un altro.
L’alchimia fu conosciuta come la “scienza della chimera” perché se l’uomo non compie su se
stesso la “Grande Opera” non sarà mai capace di compiere la “piccola opera”. Occorre trasformare se
stessi, il proprio intimo da vile metallo in oro, per poter trasformare i veri metalli in quello nobile. La
“pietra filosofale” può essere realizzata solo se l’uomo realizza prima in se stesso la realtà del suo
essere. Io scrissi questo e riuscii ad operare il grande miracolo. Grazie di avermi ricordato. Io
ricorderò voi.
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Raimondo Lullo5
Manifestazione di Ennio Checcacci.
Salve a voi!
Cominciate a rendervi consapevoli di quello che vogliamo intendere, non c’è dubbio. Intanto
avete cominciato a chiedervi se lo Spirito esista oggettivamente. Poi, che cosa significhi esistere
oggettivamente. È giusta l’osservazione che per noi “oggettivo” e “reale” significa la stessa cosa.
Insomma, si sta percorrendo un campo che forse sarebbe più facile definire una palude di sabbie
mobili. Non c’è dubbio nemmeno ora.
In realtà non esiste che l’Assoluto. Ma dire l’Assoluto e dire il Tutto-Uno è la stessa cosa. Quando
noi diciamo: “il Cosmo non esiste oggettivamente quale voi lo percepite”, vogliamo dire che non esiste
secondo una visione che voi avete avuto fino ad ora. La Realtà oggettiva è quella che sta attorno a
voi; il soggettivo nasce nel momento in cui l’uomo osserva questa Realtà. No, neppure quella realtà
che sta di fronte a voi è oggettiva. Però con questo non vogliamo dire che non esiste, che esiste il
nulla, badate bene! Il Cosmo, non come lo percepite voi, esiste da sempre e per sempre perché è
nell’Assoluto e tutto ciò che è nell’Assoluto non può esistere e sparire. Mi seguite, figli e fratelli?
Lo Spirito, che permea il Cosmo ma che è anche al di fuori di esso – tanto che noi abbiamo detto
“compone la notte di Brahama, il non manifestato” – è un qualcosa che esiste… potremmo dire
concretamente, oggettivamente, realmente? Che cosa è l’Assoluto? Rispondete voi: «È il Tutto». Ma
che cosa è questo Tutto? Non ha certo una concretezza materiale. Ma perché l’Assoluto non sia il
nulla, l’Assoluto – ragionamento lapalissiano – deve essere qualcosa. Ebbene, questo “qualcosa” che
è esistenza, noi l’abbiamo chiamata “Spirito”; è la sua Prima Manifestazione in quanto non è
l’Assoluto nella Sua completezza. Per questo noi così l’abbiamo definito, ma non neppure qualcosa
che non esiste. È molto difficile, lo dico subito, parlare di questi concetti allo stadio attuale delle vostre
conoscenze.
Ed allora scendiamo un poco più vicino alle nostre possibilità di esprimerci e parliamo degli altri
argomenti che voi avete toccati: ancora sull’io. Il problema dell’io, come avete detto, è duplice. Da una
parte noi abbiamo una ricerca, secondo quello che conosciamo, di dove poter collocare l’io che anima
tutta la nostra vita e tutto il mondo che ci circonda dei nostri simili. Dunque si tratta semplicemente di
vedere nello schema che abbiamo fatto delle parti che costituiscono l’uomo, dove sta questo io o che
cosa sia; l’altra invece è un problema importantissimo: la conoscenza di se stessi. Cioè giungere a
capire fino a che punto questa illusione che è l’io, è padrone di noi stessi. E quello è uno studio che
ciascuno di voi singolarmente deve fare; noi possiamo accennarvi, farvi degli esempi, insegnarvi il
5 Lullo Raimondo (Ramón Lull, 1233 circa - 1315): filosofo e mistico spagnolo, una delle figure più
rappresentative del misticismo medievale. A trent’anni, quando aveva già moglie e figli, illuminato dalle
meditazioni sulla passione di Cristo, entrò nel terzo ordine francescano.
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principio, ma il lavoro vero e proprio della conoscenza di se stessi non può che essere fatto
individualmente. Questo è quello che diceva giustamente il figlio Corrado. È l’insegnamento
fondamentale del Fratello Claudio che deve essere costantemente seguito.
Noi attualmente, invece, per poterne trattare così assieme, collettivamente, ci stiamo
interessando di dove può essere collocato questo io e voi avete cominciato a capire che questo io
sfugge: dallo schema che noi vi abbiamo dato del microcosmo, dell’individuo, togli questo, togli l’altro,
l’io non si trova. Cercasi io! Fino a che punto – vi siete chiesti – esiste l’io? Se voi aveste detto: “fino a
quando esiste l’io”, la risposta sarebbe stata facile: «Fino a quando esiste l’illusione, perché l’io non
c’è!”. Eppure è tanto presente da costituire l’anima fondamentale di tante esistenze. Ma fino a che
punto? Adesso siamo arrivati al piano akasico e lo cerchiamo lì. Ma neppure lì possiamo dire di
trovarlo. Nel piano akasico – o nel corpo akasico, se preferite – non troviamo l’io, qualcosa che
percepisce dei “sentire”, ma troviamo unicamente dei “sentire”.
All’inizio, quando noi parlavamo del mondo dei fotogrammi, vi dicevamo che il corpo akasico si
unisce ai fotogrammi del piano mentale, del piano astrale e del piano fisico, e l’individuo – attraverso
a questa unione – ha certe esperienze: ha sensazioni, pensa, costruisce tutto il suo mondo di
illusione e “sente”. È vero? Poi, proseguendo nell’esposizione, abbiamo scoperto che non può esservi
qualcosa che prima non era unito e poi si unisce perché se ci fosse questo qualcosa che prima era
unito e poi cessa di essere unito o viceversa, ci sarebbe un prima e un dopo; ed invece non può
esservi un prima e un dopo nella costituzione del Cosmo perché questo Cosmo fa parte dell’Assoluto
anche se non nella dimensione, nello spazio, nel tempo, nel colore, nel sapore, tutto quello che voi
volete, quello che voi conoscete. Ma dicevamo che sempre il corpo akasico è unito ai fotogrammi.
Fino a quando è unito ai fotogrammi – ad esempio – del piano fisico? Fino a che – vedendolo dalla
parte vostra – l’individuo è incarnato in una esistenza, è vero, figli? Ed andando avanti ancora, fino a
che questo individuo non lascia la ruota delle nascite e delle morti. Noi, per spiegarci, vedete che
ancora… cadiamo fino a che parliamo sempre di una successione. D’altra parte non abbiamo altro
sistema per farci intendere.
Allora, che cosa scorre? Non scorre niente, abbiamo detto, ma è il “sentire” – “sentire” di
ciascuno, tanto per chiamarlo in qualche modo – che vibra e che essendo limitato e chiuso è
percepito limitatamente e in un modo che dà l’idea di qualcosa che scorre, di un tempo che passa, di
un prima, di un ora e un dopo e così via. Noi vi parlavamo anche di una successione del “sentire”:
dicevamo che questo percepire, questo “sentire” che si rivela, che a un certo punto è, che viene colto
una sola volta nella eternità senza tempo e che dura quindi un solo attimo, una sola unità di
percezione e che dura nello stesso tempo nell’eternità, vibra analogamente con i simili suoi: tanti
sono i “sentire” individuali, tanti. Ognuno di noi ha la sua collana di “sentire” individuali, collana che
fuoriesce da una sola incarnazione, che dura tutta l’esistenza di individualità, è vero, figli e fratelli?
Per poi trasformarsi in “Sentire Assoluto”, e dico poco! Ebbene, se tutte queste collane noi, così, per
una raffigurazione mentale, le mettiamo assieme, vediamo che sono analoghe, molto analoghe e se
un’unità di scorrere c’è – illusoria, data dalla natura stessa dei “sentire” individuali – questa illusione si
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svolge contemporaneamente fra i vari “sentire”. Così il “sentire” delle collane individuali che
corrisponde alla vita del selvaggio si rivelerà, esisterà in quell’attimo dell’eternità senza tempo per tutti
gli individui contemporaneamente, per intendersi. Mi seguite, figli? Poi sarà il “sentire” più intenso
successivo a quella fase di esistenza, dell’esistenza superiore al selvaggio. Tutto questo è detto in
modo molto schematico perché voi sapete che la vita di un selvaggio non può comprendere un solo
“sentire”, è vero? Ecco, orbene, io ho detto che tutte queste collane di perle sono analoghe fra loro,
molto simili.
Ma supponiamo per un attimo che per uno o più individui, ad un “sentire” di un certo livello,
succeda un “sentire” di livello leggermente superiore rispetto alla normalità. Mi seguite? Guardate che
tutto questo non è vero, però voglio giungere a qualche cosa con questa favoletta. Ecco: voi l’altra
volta, parlavate della folgorazione, di quel salto… È vero, figli e fratelli? Ecco, supponiamo che ad un
certo momento un gruppo di individui abbia una folgorazione, capisca una certa realtà e quindi,
rispetto ai suoi simili questo “sentire” raggiunto è più avanti, più avanzato di quello di coloro che
questa folgorazione non hanno avuto. E allora se tutti i “sentire” vibrano contemporaneamente, si
rivelano, esistono, sono percepiti – trovano il termine che più vi piace e che più comprendete –
contemporaneamente, che cosa accadrà quando dovrà vibrare quel “sentire” che in certi individui
manca? Si è arrivati ad un certo punto che vibrano tutti i “sentire” di una certa intensità, che
corrispondono all’uomo di media evoluzione, e poi vi è il “sentire” successivo. Allora che cosa
succede?
Tutta questa lunga esposizione per farvi riflettere che se è vero quello che abbiamo detto della
contemporaneità del “sentire”, tuttavia non può esistere una durata come voi la intendete
comunemente. Questo caso assurdo che noi vi abbiamo prospettato, vi diciamo, non può esistere!
Direte voi: «Allora perché ce lo avete prospettato?”. Perché vogliamo farvi capire bene come è questo
“sentire” individuale, intanto dicendovi che cosa non è, e non è una successione che in qualche modo
duri un tempo. Noi abbiamo detto: avviene contemporaneamente per “sentire” identici o analoghi o
simili, è vero? Questo è vero. Però se fosse vera la storia del salto della perla, da una perla di una
certa grandezza a una perla successiva – quella della folgorazione, per intendersi – non sarebbe
rilevabile questo salto perché non c’è durata. Mi seguite? Ed allora non sarebbe paragonabile lo
scorrere di un “sentire”, che comprende varie fasi intermedie, con lo scorrere di un “sentire” che
comprende solo la fase successiva, perché non esiste scorrere di “sentire” nel senso che voi potete
avere capito. Esiste un “sentire” individuale che vibra, si rivela, è percepito – non esiste un termine…
aderente a quello che voglio significare – che esiste una volta sola nell’eternità ed è un attimo senza
tempo di una eternità senza tempo. Riflettete.
Pace a voi.
Kempis
Sono la Guida Fisica di Roberto.
Vi devo porgere delle scuse, cari, perché un’Entità che si è manifestata poco fa, che ha portato
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un oggetto, si è diretta alla figlia Giuliana. Così è il suo nome?
Partecipante – Sì.
Michel – Ecco, quell’oggetto non era diretto a te, cara, ma all’altra figlia nuova per la quale un’Entità
cara si è manifestata. L’Entità che ha parlato. Succede che molte volte chi non ha dimestichezza con
la manifestazione, vede il suo pensiero, il suo desiderio e crede di parlare con una persona mentre in
effetti parla con un’altra.
Partecipante – Voleva indirizzarsi ad Anna Maria Benetti?
Michel – Sì! Vi benedico.
Michel
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Chiudiamo questo incontro, cari. A fra quindici giorni.
Pace a tutti voi.
Dali
07 Febbraio 1974
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Se voi, figli, rileggete ciò che vi abbiamo detto in tempi trascorsi, alla luce di ciò che oggi avete
compreso, voi vi accorgete, cari, quante siano le cose che erano accennate e che di volta in volta
sono state approfondite. Ormai il nostro sistema di insegnamento voi lo conoscete: siamo poco a
poco riusciti a portarvi ad intravedere una Realtà del tutto diversa da quella che comunemente
conoscete. Siamo riusciti a farvi ragionare in termini di non tempo, o per lo meno in termini, se ancora
di successione, secondo una logica assai diversa dall’abituale, da quella che viene dallo scorrere del
tempo fisico. Ora, se voi avete la pazienza poco a poco di seguirci ancora, vogliamo continuare
questa opera di rivelazione, di insegnamento, come dir volete. Ma le difficoltà – voi stessi ve ne
accorgete – si fanno maggiori e noi siamo costretti ad andare ancora con più cautela perché sarebbe
assurdo parlare, approfondire certe verità se queste ancora non sono da voi comprese nei
presupposti, nelle basi essenziali.
Io vi lascio momentaneamente, con la preghiera di stare molto concentrati.
Dali
Cappa Aldo. Nacqui a Bari il 27 Ottobre 1889. Trapassai in guerra a Blavio (?) il 28 Ottobre 1916.
Appartenevo al 127° Fanteria. Lasciai famiglia. Sono stato attratto qui. Chi pregherà per me? Chi
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pregherà per me?
Cappa Aldo
Salve a voi!
Certo che se voi foste dei lavoratori ed io il datore di lavoro, penso che nemmeno il nuovo Statuto
dei lavoratori vi salverebbe dal licenziamento!
Voi potreste rispondere, molto spiritosamente del resto, a questa obiezione, dicendo che forse gli
istruttori non sono sufficientemente chiari. Non avreste tutti i torti. Ma con gli elementi che noi, di volta
in volta, vi diamo, voi dovreste meditare un po’ di più, nel senso di non cercare di cogliere solo il
significato – e già sarebbe molto – ma tenendo in mente quello che di volta in volta vi spingiamo a
dire, a fare, a meditare, scavare la costituzione dell’individuo, visualizzarla.
La figlia Zoe ha ricordato una pratica della meditazione ed è la “visualizzazione”. Insegnano i vari
sistemi che per ottenere la concentrazione e la visualizzazione – cose essenziali nella meditazione –
si prende in esame un oggetto qualunque e, dopo averlo osservato per un periodo di tempo
sufficiente, si chiudono gli occhi e si cerca di ricordare esattamente tutti i particolari di questo oggetto;
colore, difetti, costituzione esteriore e via e via, è vero? Vi sono altri sistemi, ad esempio prendere
delle palline colorate, gettarle su un piano e ricordarsi poi esattamente la disposizione. Sono
insomma esercizi di visualizzazione, di concentrazione, che favoriscono certe discipline interiori.
Ecco, noi vogliamo ricordarvi che non sarebbe male, appunto, visualizzare mentalmente l’individuo
secondo la costituzione che noi vi abbiamo… dipinta.
L’io. Noi abbiamo parlato dell’io. Ne abbiamo parlato anche in tempi trascorsi. Dicemmo che l’io
nasce dal senso di separatività; che l’io è un prodotto dell’intelletto, della mente; man mano che la
mente si sviluppa, anche l’io si sviluppa. Nell’animale, quando ancora l’intelletto non è sviluppato
come nell’uomo, non troviamo l’io, è vero? Mentre lo troviamo ben definito nell’uomo che ha
sviluppato il suo intelletto. L’io nasce – dicemmo – dal senso di separatività: io e non io. Ma poiché la
separatività, in effetti, non esiste, anche questo io non può esistere. Se dunque noi togliamo quello
strumento essenziale, importantissimo che è la mente dell’individuo – lo togliamo – cessa l’io.
Noi vi abbiamo fatto fare all’inizio di questo ciclo delle meditazioni; ricordate quando dicevamo:
«Io non sono questo, io non sono quello…»? Se continuiamo ancora seguendo questo sistema, noi
vediamo che il fantasma dell’io ha sede unicamente nel corpo mentale dell’individuo, e lì e solo lì è, si
riassume tutta la falsa percezione di questo io. Faccio un esempio. Il corpo fisico… voi siete abituati a
pensare al corpo fisico, voglio sperare che ormai più nessuno identifichi se stesso nel corpo fisico, è
vero? Non solo, ma siete andati al di là di questa visualizzazione; voi sapete che il corpo fisico non
esiste come voi lo percepite, né il vostro né quello di coloro che gli occhi fisici, i sensi del vostro
veicolo fisico, vi fanno percepire. Infatti, con la spiegazione dei fotogrammi, noi abbiamo compreso
che il corpo fisico è raffigurato nei fotogrammi del piano fisico in una infinità si situazioni, di mutazioni,
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di rappresentazioni. È vero, figli e fratelli? Questo insieme di fotogrammi inerenti al vostro corpo fisico,
che quindi è tutto… distribuito, questo insieme diventa “uno” per virtù del corpo mentale dell’individuo,
il quale, a sua volta, però, non è un’unità ma in modo analogo al corpo fisico è un insieme di
fotogrammi. Il corpo mentale è ciò che crea l’illusione dell’io. Però – dico – tutto questo insieme di
fotogrammi fisici, astrali e mentali, come potrebbero dare sia pure un’illusione di unità, se non vi fosse
qualcosa, un centro di sensibilità? Un centro di “sentire”? Mi spiego? Ed infatti questo centro di
“sentire”, che voi sapete è l’individuo nel suo insieme… allora diciamo: questo “centro di sensibilità”,
da che cosa nasce? Nasce dai veicoli superiori dell’individuo: dal corpo akasico, la coscienza
individuale, la Scintilla Divina, eccetera, eccetera. Allora noi abbiamo come una suddivisione
dell’individuo: da una parte i corpi fisico, astrale e mentale; dall’altra il corpo akasico e gli altri veicoli
spirituali, diciamo la Scintilla Divina. Fra queste due parti che costituiscono l’individuo, e precisamente
dalla parte che si affaccia sui fotogrammi del piano mentale, piano astrale e piano fisico, ecco questa
sensibilità, questo “centro di sensibilità”, il quale, percependo situazioni dipinte nei fotogrammi fisici,
astrali e mentali, dà una forma di “sentire” all’individuo.
Ho detto ed ho parlato dunque di “percepire”. Che allora, forse, mi contraddico con le ultime
rivelazioni, quando sostenevo che l’io non esiste, che il “sentire” non è un percepire, ma è un “sentire”
come perla di “sentire”, dissi? No! La parte grossolana – fotogrammi del piano fisico, del piano astrale
e del piano mentale – fotogrammi che costituiscono i vostri corpi e i mondi nei quali questi corpi
vivono e percepiscono, in questa parte esiste un percepire, esiste un ente percepiente che è questo
“centro di sensibilità”, e una situazione o più situazioni da percepire. Ma se andiamo al di là di questo
“bottoncino” che si chiama “centro di sensibilità”, troviamo il veicolo akasico e non troviamo più,
dunque, un ente percepiente, ma troviamo il “sentire”, “sentire” in sé, che partecipa della natura del
“sentire” dell’Assoluto perché è “sentire” al di fuori dell’ente percepiente: è un “sentire”, “sentire” in sé,
che non ha bisogno di una situazione da percepire per rivelarsi. Ecco dunque un aspetto, il più ancora
umanizzato, il più grossolano se vogliamo, dell’Assoluto, di Dio, nell’uomo. Al di sopra, sempre più
aspetti raffinati e più aderenti alla reale natura dell’Assoluto: la Scintilla Divina.
Dunque, allora nell’individuo riconosciamo due tipi di “sentire”: il “sentire” della coscienza ed è un
“sentire” in sé che non ha bisogno di percettori per rivelarsi: è amore, è senso del dovere. Ed è
“sentire” situazioni inerenti alla vita dei piani più densi, che è un “percepire”. Se noi diciamo: «Io
provo, percepisco una situazione, una sensazione sgradevole», a quale tipo di “sentire” appartiene
questo? Al “sentire” di percezione. Infatti è il “centro di sensibilità” che percepisce fotogrammi del
piano astrale. Se io dico: «Penso…», anche questo è un “sentire” che appartiene al “centro di
sensibilità individuale” il quale percepisce certi fotogrammi del piano mentale, del corpo mentale
dell’individuo al quale appartengono… evidentemente al piano mentale. Ma se io dico “senso del
dovere” o “altruismo” io non dico più percezione di fotogrammi dei piani più grossolani, ma dico:
“sentire” di coscienza. Questo “sentire”, voi sapete, comprende tutta una gamma, da un “sentire” più
semplice ad un “sentire” più complesso – quello di coscienza parlo – ed ogni fase non è mai…
superata, questo “sentire” non è mai errato. Può essere più semplice, dal più semplice al più
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complesso, e dico così tanto per definirlo, perché non avrebbe senso dire: dal più basso al più alto,
dal meno spirituale al più spirituale; sarebbero tutte definizione errate. Si può solo dire: dal più
semplice al più complesso. Ma la fase successiva più complessa, comprende in sé la fase più
semplice. Non la supera mai come qualità. Vediamo di spiegarci. Abbiamo detto prima “senso del
dovere”, vero? È una forma di “sentire” di coscienza che fa parte di quella collana che si trova nel
piano akasico. Ebbene, la fase successiva, poniamo sia l’amore al prossimo, comprende il “senso del
dovere”. Dunque è un “sentire” più complesso che per questo comprende in sé il più semplice. Il
“sentire” più semplice, quindi, non è mai errato; è limitato, e la fase successiva di “sentire” più ampio
comprende quella del più semplice.
Quando e come, e che collegamento c’è fra questo “sentire” che fa parte della natura del “Sentire
dell’Assoluto” – perché è un “sentire” in sé che si rivela… come posso dire? Esiste, è, senza bisogno
che qualcuno lo percepisca – come è legato questo “sentire” all’altro, quello della percezione? Ogni
percezione è legata in modo che conduce alla… consapevolezza, all’esistenza, alla manifestazione –
sono tutti termini imprecisi – di un dato “sentire” di coscienza, ed ogni percezione successiva (un
insieme di percezioni, naturalmente), nei piani fisico, astrale e mentale (in parole povere le
esperienze per voi e per gli uomini di vita vissuta con sensazioni, pensieri), queste esperienze
preludono alla manifestazione di un “sentire” di coscienza più complesso di quello che attualmente è
manifestato in voi.
Tutte le collane di “sentire” – abbiamo detto – sono analoghe e contengono, potremmo dire, lo
stesso numero di perle: dal più semplice al più complesso. Questo vuol dire quindi che la via di
manifestazione della coscienza – diciamolo con le vecchie parole – l’evoluzione della coscienza
individuale è eguale per tutti. Non esistono varianti. Ma se noi scendiamo alla percezione dei
fotogrammi dei piani più densi delle vostre vite di uomini, vediamo invece che le varianti esistono e
come! E che l’evoluzione dell’uomo non può essere eguale, anzi, non è eguale per tutti. Allora qua voi
avete già capito che entra in gioco la “percezione”. Così voi state vivendo certe esperienze che
debbono condurvi alla manifestazione, in voi stessi, di un “sentire” di coscienza più complesso di
quello che attualmente è manifestato in voi; non c’è dubbio, così è per tutti gli individui che esistono.
Ma questa meta può essere raggiunta o seguendo la via naturale, il ritmo naturale delle diverse e
molteplici esperienze dirette, o seguendo altre vie – a questa “varianti” – le quali vedono l’individuo
tutto impegnato con tutti i suoi veicoli inferiori – fisico, astrale, mentale – a raggiungere la
consapevolezza di se stesso. E questa è una variante, e questa può portare a quella folgorazione che
è diventata tanto di moda in questi ultimi tempi. Quella. Lo svolgimento della collana, del “sentire” di
coscienza è eguale per tutti gli individui; non ha tempo di durata, non è paragonabile con l’illusione
del tempo, questo già lo avevamo detto; segue una cadenza dal più semplice al più complesso, tutti i
“sentire” analoghi vibrano, esistono, si manifestano simultaneamente – non potrebbe essere
diversamente – di tutti gli individui e per tutti gli individui.
Ma ciò che invece cambia molto e che costituisce variante, è l’esperienza nei piani più densi del
Cosmo: la vita quindi dell’uomo. Ecco l’invito tante volte fatto alla buona volontà, alla comprensione di
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voi stessi, come oggi meglio lo comprendiamo, mi auguro. Il “sentire” di coscienza individuale è un
“sentire”… è essere consapevoli, in fasi successive, di questa collana di “sentire” che è in ciascun
individuo, uno alla volta. Il “sentire” della individualità è il “sentire” tutti insieme questi “sentire”
individuali (che nel piano akasico sono percepiti uno alla volta, figlio Francesco). Nel piano akasico
queste collane, queste perle di “sentire” si manifestano una alla volta successivamente perché esiste
ancora una successione. Se andiamo a vedere questi “sentire” manifestati tutti assieme, noi
osserviamo la vita dell’individualità, il “sentire” dell’individualità, l’esistere dell’individualità. Al di là è il
“sentire” dell’Assoluto che contiene in Sé tutt’insieme, tutti i “sentire” che sono nell’Assoluto. E qua la
nostra mente vacilla.
Pace a voi.
Kempis
Sono la Guida Fisica di Roberto.
Vi prego di fare molta attenzione. Dunque, fate tutti la catena come siete, ognuno deve avere le
mani occupate. Il figlio Francesco no. Tu hai dietro le tue spalle un interruttore della luce, è vero? Al
mio segno tu l’accenderai e lo spegnerai quando io lo dirò. Voi starete in silenzio assoluto, niente
colpi di tosse e ognuno deve essere in grado di dire che né lui né il suo vicino si è mosso. È chiaro?
Sei pronto, figlio Francesco?
Francesco – Sì.
Michel – State molto concentrati. Vedremo se riusciremo. Accendi!
Viene acceso il lampadario centrale a luce molto forte. Il volto di Roberto è stato coperto –
evidentemente dalla Guida Fisica – con un foulard che una partecipante teneva sulle ginocchia. Dopo
alcuni secondi di silenzio e di attesa è stato visto un piccolo oggetto apparire nell’aria e si è poi sentito
un rumore tintinnante di metallo che cade a terra e rimbalza.
Michel – Spengi! Un apporto a luce accesa! Questo è un piccolo dono per il figlio Riccardo il quale fu
in una, anzi, in due incarnazioni fa, un certo Arconte Tibaut, attorno al 1150. Poi ha avuto
un’incarnazione in veste femminile ed ora nuovamente in veste maschile. È una piccola moneta che
noi abbiamo portato a questo figlio che gli servirà da amuleto.
Riccardo – Grazie!
Michel – L’Altissimo solo sia ringraziato. Vi benedico tutti!
Michel
100
Lilli mi prende la testa fra le mani e mi bacia la fronte. «Sta tranquilla, l’è vecchia eh però!».6
L’esperienza sorge quando sentimento e coscienza si uniscono.
Pace.
Entità Ignota
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Partecipante – Scusa Dali, posso farti una domanda?
Dali – Sì, figlio.
Partecipante – Quella creatura che tu sai mi ha chiesto se può far venire quel suo amico come
osservatore. Dice che è molto preparato. Che cosa debbo rispondergli?
Dali – La prossima volta, sì. Sarà fra un mese.
Partecipante – Grazie.
Partecipante – E per la Benetti come ci dobbiamo comportare?
Dali – Voi sapete che non possiamo rifiutare le creature che con tanto amore vengono qua. Basta
che non sia per curiosità pura e semplice, ma per necessità interiore, è vero, figli cari? Basta che ci
sia un minimo di preparazione per seguire. Noi non abbiamo preclusioni per nessuno.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
Dali, alla fine, mi stringe la mano destra forte forte e intendo: «Coraggio!».7
6 Nota della signora Nella Bonora.
7 Nota della signora Nella Bonora.
101
07 Marzo 1974
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
“Il Regno di Dio è dentro di voi”, così riferisce le parole del Cristo l’Evangelista Giovanni. Sì, è
una citazione esatta. Realmente il Cristo disse a chi gli rivolse questa domanda: “il Regno di Dio è
dentro di voi”. E voi sapete quante verità sono racchiuse in questa affermazione: Dio che è nell’uomo.
Ma in questo momento vogliamo, figli cari, guardare un altro significato, ed è questo: la Realtà è
nell’intimo di ciascun individuo e questa verità è tale anche per quello che può accadere nella vita
degli uomini. È inutile, o cari, che gli statisti, i teorici, pensino a nuove forme di società; è inutile
ricercare una società migliore al di fuori dell’individuo. La società migliore – diciamo noi parafrasando
la verità che il Cristo annunciò agli uomini – non è al di fuori, nei sistemi; ma dentro ciascuno di noi.
Se, figli, voi non siete convinti di questo, constaterete direttamente, e gli eventi ve lo dimostreranno,
che tutti gli sforzi volti in sensi diversi a migliorare esteriormente la società, i rapporti fra gli uomini, fra
i popoli, saranno sforzi vani e ricondurranno allo stesso punto di partenza. E allora non potrete che
convincervi della verità di quanto, da tempo, vi andiamo dicendo di questa verità. E se siete convinti
di essa, o figli, che cosa aspettate a trarla in pratica? A dare ad essa attuazione? In che modo? V’è
un solo modo, figli, ed è quello di cominciare da voi stessi, dal vostro intimo: portare ordine, equilibrio,
rettitudine dentro di voi. Portare pace attorno a voi. Questo è il solo modo che può cambiare il mondo.
102
Non occorrono degli studiosi, dei teorici che pensino a come dar maggior libertà all’uomo e al
tempo stesso a controllare l’uomo, ma occorre che ciascuno di noi, ciascun uomo, si faccia studioso
di se stesso, si faccia fautore di una nuova società cominciando dalla sua esistenza di ogni giorno. E
non è che con questo noi vi chiediamo delle azioni eroiche nel senso di appariscenti, ma vi chiediamo
l’umile azione di ogni giorno racchiusa nella segretezza di voi stessi. Portare ordine e pace in voi ed
attorno a voi, con coloro che vi sono vicini; quelli rappresentano il vostro mondo, la vostra società e
quella è la società che dovete migliorare, quella per la quale siete chiamati responsabili.
Chi conosce tutto ciò e racchiude queste verità, le relega come enunciazioni che suonano bene
ad ascoltarsi ma che non hanno riscontro nella pratica, sarà certo chiamato responsabile anche di
questo, anche e soprattutto di questo. Voi siete responsabili di ciò che accade nel mondo nella misura
in cui nulla fate per migliorare voi stessi. Non occorre essere dei leader, dei capi, dei trascinatori di
folle, dei Santi, dei Maestri, ma bisogna invece essere degli umili lavoratori di se stessi; delle “unità” di
una umanità che lavorano singolarmente cominciando dalla parte più feribile, più attaccabile – da se
stessi – per un mondo nuovo e migliore. Migliore non nel senso che comunemente oggi si dà a
questa parola, migliore non per più comodo o più agiato, ma per più funzionale ai fini del
raggiungimento dello scopo per il quale ogni essere esiste. Che la pace sia con voi e con tutti gli
uomini, figli cari.
Dali
Salve a voi!
Man mano che noi proseguiamo nella nostra esposizione, notiamo il vostro interessamento che si
sposta a quei piani dei quali conoscevate qualche definizione, per cercare di capire meglio quale tipo
di esistenza colà vi sia. Parlando del piano akasico voi siete tutti convinti che vi sia un’enorme
differenza di esistere rispetto ai piani più densi del Cosmo.
L’ultima volta abbiamo visto abbastanza dettagliatamente che cosa è che distingue la
“percezione” dal “sentire”. E questa sera vi siete chiesti se nel piano akasico vi possono essere delle
forme di percezione analoghe agli altri piani del Cosmo. Voi sapete che nel piano fisico, nel piano
astrale e nel piano mentale – i piani più densi – la percezione avviene attraverso ad un ente
percepiente – che è l’individuo – e qualcosa che deve essere percepito, ed è il mondo circostante
dell’individuo. Voi sapete che anche questo mondo circostante non è affatto oggettivo nel senso che
fino ad oggi – o fino a ieri – avete creduto, ma il mondo quale l’individuo lo percepisce, esiste in quel
modo solo per lui. Individuo-ente percepiente: qualcosa che sta attorno all’individuo, che a lui fa
cornice; da questo connubio ne salta fuori la percezione individuale.
I Maestri che parlano, che aiutano, sono veri non c’è dubbio. Veri per l’individuo che li ascolta. Se
vi sia un rapporto simultaneo fra Maestro e individuo che ascolta non ha importanza perché questo
non ha rilievo sul piano oggettivo; ciò ha valore unicamente da un canto per l’individuo, dall’altro per il
Maestro; ma due valori distinti e separati che hanno in comune unicamente un’immagine virtuale, un
nesso illusorio, qualcosa di contingente. Ciascuno, tanto il Maestro quanto l’individuo che ascolta, ha
103
la sua esistenza; e quella sola, per entrambi, ha valore. Ora, anche quando un Maestro parla ed un
individuo ascolta, vi è un percepiente e qualcosa da percepire: l’individuo percepisce il Maestro. Da
questa percezione sorgerà – dicendo tutto ciò in modo molto esemplificativo – una perla, la perla del
“sentire” individuale la quale esiste già da sempre e per sempre nell’individuo, ma vibra, si rivela,
esiste in quell’attimo eterno – quella sola volta nell’eternità senza tempo – quando la percezione
dell’individuo lo conduce ad avere un’esperienza. E l’esperienza ha luogo quando la percezione
individuale nel mondo dei fotogrammi si ripercuote tanto profondamente e sentitamente da
raggiungere la coscienza dell’individuo. Allora quel granello di “sentire” individuale si rivela; allora
l’individuo ha la constatazione diretta che in lui esisteva quel “sentire”. Se noi, però, tagliamo la parte
grossolana, il percepire attraverso ad un essere posti di fronte ad un oggetto, per percepire troviamo
la parte dell’individuo che qualcuno molto facilmente potrebbe definire più reale: troviamo il “sentire”
individuale, il quale “sentire” individuale è cosa tutt’affatto diversa – e lo sapete dalle ultime
conversazioni – del percepire. Il “sentire” si rivela, esiste, al di fuori di un ente percepiente e di un
qualcosa da percepire; è un “sentire”… - come possiamo definirlo? – totalmente differente, è un
giungere a “sentire” totalmente differente da quello che voi potete oggi concepire. È un fluire
spontaneo, oltre un certo limite.
Quando l’uomo non ha lasciato la ruota delle nascite e delle morti, ha queste esperienze di cui
prima vi ho parlato e costituisce – per dirlo alla vecchia maniera – la sua coscienza, il suo corpo
akasico. Allorché trapassa, abbandona il veicolo del piano fisico, dopo una serie di esperienze astrali
abbandona il veicolo astrale e quindi il mentale. Se egli è un uomo di una evoluzione relativa, la sua
coscienza non sarà sufficientemente costituita – vi ricordate queste parole, figli? – ed allora non potrà
vivere consapevolmente nel piano akascio; per lui sarà, allora, il riposo dell’Ego fino ad una nuova
incarnazione, al momento in cui si ammanterà di materia mentale e quindi astrale e quindi fisica –
dicemmo, è vero, figli e fratelli? E tornerà a vivere come uomo. Ora, che cosa significa “vivere
consapevolmente” nel piano akasico? Significa avere, palpitante, esistente, un grado di “sentire” di
coscienza piuttosto complesso, intenso. Se noi saltiamo a piè pari tutto il periodo in cui l’individuo si
incarna e arriviamo, nell’osservazione, al punto in cui si è costituita la coscienza individuale – cioè
l’individuo ha abbandonato la ruota delle nascite e delle morti, ci è forse più chiaro che cosa significa
“vivere coscientemente nel piano akasico”. A quel punto, abbiamo detto, l’individuo ha costituito la
sua coscienza individuale; quindi l’amore al prossimo sarà una meta raggiunta, un “sentire”
individuale che in quel momento si realizza nell’eternità. È quello il momento in cui il “sentire” è creato
da Dio. Questa espressione è un capolavoro di… errore e non potrebbe essere diversamente perché
si parla di “creazione”, si parla di “momento”. Ma come dire diversamente?
Che cosa accade quando l’individuo ha lasciato la ruota delle nascite e delle morti? Quando il
fluire del “sentire” individuale avviene senza necessità di percezioni nei piani più densi del Cosmo?
Avviene spontaneamente. Significa vibrare all’unisono di tutte le perle dei “sentire” individuali;
significa quindi raggiungere un “sentire” universale e quindi cosmico; significa ritrovare in questa
Comunione di “sentire” individuali tutte, non solo, tutte le percezioni degli individui ai quali siamo uniti,
104
cioè tutti gli individui esistenti nel Cosmo. Significa fondersi, a quel grado di “sentire”, con tutti i
“sentire” analoghi. Per darvi un’idea: se fosse l’amore al prossimo quel grado di “sentire”, significa
raggiungere l’amore al prossimo totale, in ogni sua forma, in ogni sua variante, in ogni suo aspetto.
Se fosse la visione di un’arancia su un tavolo, significherebbe raggiungere la visione dell’arancia da
tutti i punti di vista degli osservatori che sono attorno a quel tavolo. Questo significa cioè vivere la
totalità delle esperienze individuali ad un dato livello di “sentire” e poi a quello successivo e a quello
successivo ancora, non più attraverso alla percezione individuale, ma attraverso alla percezione di
tutti gli individui; o meglio, siccome di percezione più non si può parlare, attraverso al “sentire” totale
degli individui.
Ma nel piano akasico voi avete rammentato tutti i “sentire” individuali, poi avete anche
rammentato l’individualità e avete detto – ricordando le nostre parole – che la massima espressione
dell’individualità è la Scintilla Divina. L’altra volta parlammo della visualizzazione dell’individuo,
adesso cerchiamo di visualizzare gli esseri, anche se queste espressioni che udrete saranno
altrettanti capolavori di errori. Le individualità hanno dunque un terminale oltre il Cosmo nella Scintilla
Divina. Ma la Scintilla Divina noi l’abbiamo definita “virtuale frazionamento dell’Assoluto”, perché non
è concepibile un reale frazionamento; e non è altrettanto concepibile che l’insieme delle individualità,
queste collane di “sentire” individuali, percepite tutte simultaneamente, abbiano ciascuna un
frammento di divinità. Dunque questo punto terminale è un punto che non esiste realmente, è un
punto virtuale. È un frazionamento che non può non essere illusorio dell’Assoluto. Allora, dunque,
potremmo dire, visualizzando l’insieme delle individualità, che la Scintilla Divina è un sole i di cui raggi
sono appunto le individualità. Allora noi troviamo un punto di confluenza di tutti gli esseri esistenti in
un Cosmo; un punto di esistenza che è un virtuale frazionamento dell’Assoluto, che quindi – in altre
parole – è l’Assoluto. Questa immagine ci ricorda l’immagine delle anime gruppo, tanti corpi che
fanno capo ad un individuo: così tante collane di “sentire” che si imperniano tutte su di un punto
unico: il virtuale frazionamento dell’Assoluto. Allora incomincia a delinearsi un’immagine più chiara
dalla quale vediamo che in fondo, forse, siamo tutti un unico corpo, un unico “essere” – potremmo
dire – che esiste una differenza fra me e te come può esistere una differenza fra un filo d’erba ed un
altro filo d’erba di un prato; entrambi fanno capo alla stessa individualità e noi tutti abbiamo le nostre
fondamenta, le nostre radici, in un punto comune. Non solo, ma senza arrivare tanto lontano, senza
giungere a quel punto comune, prima di allora, le mie esperienze, in ultima analisi, saranno le vostre
e le vostre sono le mie. Con quale coraggio possiamo allora guardarci senza comprensione l’un
l’altro? Con quale coraggio possiamo sentirci estranei l’uno all’altro, figli e fratelli, quando ciascuno di
noi non fa che rappresentare un’esperienza, una variante di quella infinita Esistenza che si chiama
Assoluto? Nessuno che abbia veramente compreso queste misere parole – può guardare con
distacco, compassione, commiserazione un suo fratello. Nessuno che comprenda in pieno queste
parole, può sentire estraneo a se stesso un qualunque altro essere esistente.
Io vi auguro che possiate intravedere la luminosità di queste verità perché esse potranno rendervi
tanto forti da sopportare le ingiurie di chi non le comprende; potranno rendervi tanto forti da farvi
105
sorridere di chi si prende gioco di voi, ma vi renderanno tanto liberi da non conoscere più nessuna
limitazione.
Pace a tutti voi!
Kempis
8…Partecipante – Se noi individualmente dobbiamo cercare di indirizzare il nostro aiuto, le nostre
intenzioni verso un miglioramento, non deve essere però quello che impedisce all’individuo di
manifestarsi: mai reprimere in nessuna direzione. Sbaglio?
Lilli – No! Conoscevo un certo Claudio che diceva la stessa cosa.
(All’osservatore): Tieni. Non lo far vedere a nessuno, solo fra sette giorni. Christian, quando uno
deve pagare una cosa, purtroppo bisogna che beva fino in fondo. Però tu sei ora su una buona
strada, ma non ti credere che la seccatura sia finita; però dopo ti passerà e tu avrai pagato questo
debito. Poi ti dico che anche Anna ha cercato di aiutarti, ma non c’era nulla da fare perché con le
preghiere… non c’è sistema. Che hai capito?
Partecipante – Scusa Lilli, circa una persona che non sta bene, c’è nulla da fare?
Lilli – Io ho visto una signora bionda. È quella?
Partecipante – Sì.
Lilli – Allora le mando Maddalena. Quando si manda Maddalena è segno buono. Se no avrei detto:
mando il beccamorto.
Partecipante – Lilli, il signore venuto da Catania vorrebbe chiederti una cosa. Può?
Lilli – Sì sì.
Partecipante – Io intanto debbo ringraziare perché sono contentissimo. Io considero le persone che
sono qua, fortunate fino all’inverosimile, perché a Catania si parla tanto di queste cose, ma non c’è
nessun mezzo per poter avere simili… manifestazioni. Ci sono i libri che sta dando il Maestro M. che
stanno rivoluzionando un po’ tutto: ci sono parecchie persone buone che vorrebbero iniziare piano
piano queste cose. Mi hanno detto: «Chiedi a Lilli se possiamo organizzarci piano piano a fare
qualcosa di questo genere».
8 La parte iniziale della comunicazione di Lilli risulta, secondo la signora Nella Bonora, cancellata;
sull’audiocassetta CF260 risulta totalmente assente.
106
Lilli – Tu hai parlato così bene che sembreresti pagato dallo strumento per fargli pubblicità!!! Devo
dire, prima di tutto, che di tutti quelli che sono venuti come osservatori, sei stato il più carino, più
educato e più gentile.
Non forzate! Non forzate! Se qualcosa deve esserci, ci sarà. Il più importante è l’insegnamento,
non il fenomeno delle sedute, è vero? Del resto non è escluso che lo strumento non possa venire a
Catania per una riunione.
Zoe – Volevo domandare: quando un bambino, abbandonato dai genitori, muore dopo pochi giorni di
vita, perché è nato?
Lilli – Per la mamma, per la gravidanza della mamma. Quando vi sono questi casi così – nascita e
morte – non c’è neanche un’Entità. Oh, adesso vi faccio una bella lezione! Dovete sapere che quando
uno trapassa, trapassa piano piano, quando si tratta di vecchiaia: piano piano si rispenge. È come se
dal mondo fisico passasse all’astrale piano piano. Quando ha lasciato il corpo fisico, anche nel piano
astrale si rispenge. Quando nasce è lo stesso. Voi vedete un bambino che nasce e dite: «Uh, l’è
nato!». Ma non è mica vero, nasce piano piano. Ad esempio, la simpaticona, ora potrebbe anche
manifestarsi ancora. Capito? Non è ancora legata al corpo fisico: al corpo fisico si legano piano piano,
via via che passa il tempo, quando il bambino cresce e allora… Sono stata abbastanza chiara per le
vostre menti piccine?
Zoe – Scusa, i miei genitori che mi avete detto, si sono reincarnati, vorrei tanto sapere in che parte
del mondo e se sono vicini l’uno all’altro.
Lilli – Ora non sono vicini, ma si incontreranno, si conosceranno e saranno sempre uniti. Non come
marito e moglie, ma come grande amicizia fraterna. Però ancora non sono… L’è come la Nellina
simpaticona, capito? Non sono ancora venuti via dal piano… nostro. Tu li potresti anche, per dire,
incontrare, si potrebbero anche manifestare, perché ancora non sono nati concretamente. Insomma,
la volete sapere? Ci sono di quelli che fino a ventuno anni… non sono completamente nati, ecco!
Gilberto – Scusa, quel mio amico?…
Lilli – Ha fatto delle belle esperienze, anche di reminiscenza! Sì sì! Quando tu gli scrivi, gli dici: «Ha
detto così la Lilli che ti sei reso conto che queste cose sono vere». Tu gli dici che ha avuto queste
reminiscenze, questi ricordi di altre vite. Dell’incontro che ha avuto.
Zoe – Scusa, Lilli, dimmi se è giusta la mia idea: le cose che per me sono troppo difficili e che non
capisco, in un’altra incarnazione potrò ritrovarle? Potranno aiutarmi sì o no?
107
Lilli – Sì, prima di tutto non è vero che non capisci perché tutto quello che viene detto qui, se uno ha
la buona volontà di ascoltare, non va perduto nemmeno un concetto, tutto rimane e tutto viene
ritrovato nelle vite seguenti.
Ora… tanti bacioni a tutti!
Lilli
9La preghiera è concentrazione. Chi prega intensamente raggiunge l’unione con il centro ideale
del Cosmo, il Logos, l’espressione più alta del Cosmo.
Vi è un altro modo di aiutare una creatura sofferente: concentrando la propria attenzione su di
una pianta sana, rigogliosa e legando la vitalità della pianta alla creatura sofferente. Rivolgendo il
pensiero, anche più volte al giorno, alla pianta ed alla creatura. Questa è Magia Bianca, per voi e solo
per voi.
Gli antichi stregoni legavano al sacrificio di un animale giovane e sano la creatura sofferente e la
sua desiderata guarigione a mezzo del passaggio delle forze sane e giovani dell’animale sacrificato
alla creatura sofferente.
Ma questa è Magia Nera.
Guglielmo Postel10
…alla stagione giusta essa vi permette di raccogliere copiosi frutti, così voi ogni giorno spargete
un seme di bene fra gli uomini. Non trascorra giorno senza che, segretamente, voi non abbiate dato
un bene a chi vi è vicino. Nessuna ricchezza che l’uomo ha deve essere tenuta nascosta ed ogni
uomo ha in sé qualcosa da dare ai suoi fratelli. Ogni giorno che trascorre date un seme di bontà a chi
vi è vicino… …è come un prezioso tesoro che frutterà, che si moltiplicherà.
Siate creature di pace che diffondono pace attorno a loro stessi. Siate creature che non temono,
che non colgono occasione per male disporre gli altri. Non cercate di apparire più grandi umiliando gli
altri, dicendo male di loro. Ma ogni giorno, ancora io ve lo raccomando, date, spargete, “sentite”, voi
che udite queste sublimi parole, voi che tanta… …avete, giungendo alla realtà.
Teresa
Si sono avuti fenomeni luminosi particolarmente interessanti.
9 La comunicazione di Guglielmo Postel è ricostruita a memoria, salvo… errori ed omissioni.
10 Postel Guglielmo (Postel Guillaume, 1510-1581): matematico e orientalista francese, fra gli
uomini più dotti del suo tempo. Fu imprigionato dal Santo Uffizio ma potè fuggire in occasione di una
rivolta avvenuta a Roma. Tornato a Parigi ottenne la carica di professore di lingue orientali divenendo
popolarissimo. Infine si ritirò nel convento di Saint Martin des Champs dove morì.
108
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Partecipante – A quando la prossima riunione?
Dali – Fra tre settimane, figli. Vi abbraccio tutti.
Dali
28 Marzo 1974
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Quando, o figli, pensiamo al valore di un insegnamento, in specie quando questo avviene, come
nel vostro caso, così in gruppo, noi siamo consapevoli di che cosa significa realmente ciò. Ma voi
pensate che parlando di certe verità questo abbia valore, unicamente, per la parte che di esse
ciascuno di voi riesce a tradurre nell’intimo suo. Ciò è esatto, nessuno vuol dire il contrario; ai fini
vostri, di voi stessi, di chi ascolta, le cose stanno in questi termini. La verità è vera per la parte che
ciascuno riesce a comprendere. Ma il valore dell’insegnamento, dell’insegnare, di portare altri e nuovi
concetti, non sta solo in ciò; l’insegnamento ha un suo valore – o figli cari – anche per altri che qua
non ci ascoltano e forse che mai udranno direttamente le nostre parole.
Quando voi udite ciò che noi vi diciamo, voi riflettete, pensate a questi concetti e fate tutto un
lavoro mentale. Ecco, è importantissimo questo lavoro di comprensione che voi fate, di analisi, di
raffronto; è importante per voi stessi, e per i concetti che contribuite a divulgare in modo… –
possiamo dirlo – telepatico! Perché quando poco fa ho detto, o figli, che queste riunioni sono
importanti anche per coloro che mai udranno le nostre parole direttamente, non intendevo riferirmi a
109
coloro che le udranno o le leggeranno riportate da voi, o da altri, per una sorta di… tradizione che
potrà esservi, ma intendevo proprio riferirmi a questa forma di divulgazione telepatica. I tempi – è
stato detto – si sentono prima di tutto nell’aria, così i concetti, le verità. Quando l’uomo è pronto ad
una determinata scoperta, anche se questa non è l’ultima scoperta – e qual è l’ultima scoperta? –
quando è pronto a ciò, quando l’ambiente è maturo, queste verità che stanno per essere scoperte,
sono nell’atmosfera e basta un nulla perché gli uomini attraverso al loro veicolo mentale, possano
captarle. Riusciranno a “sentirle” in loro stessi senza forse dare una veste, una forma letterale, o
qualunque, o di pensiero; ma quello che è più importante lo capteranno entro loro stessi e basterà un
nulla per farla rivelare alla loro consapevolezza. Così voi, quando meditate su quello che noi vi
diciamo, fate un’opera che è doppiamente utile; un’opera che ha la sua utilità per voi stessi ed
un’altra, ancora più vasta, per gli altri vostri simili che forse in quel momento sono in tutt’altre cose
occupati, che non pensano a cose di livello sottile, ma che ricevono attorno alla loro aura, questi
principi, queste verità.
Ecco perché è importante che sia costituito un gruppo. Noi vi abbiamo sempre manifestato la
nostra avversione ad ogni forma di organizzazione per queste cose. E qua, però, dicendo che è
necessario che il gruppo sia costituito, non intendiamo parlare di “organizzato” nel senso umano.
Neppure Cristo – con un paragone indegno – quando parlava ed insegnava ai Suoi Apostoli aveva
“organizzato” nel senso umano un gruppo, eppure un gruppo c’era. Così quando siamo riuniti in nome
della verità ed a questa siamo volti veramente con sincera intenzione, la verità non può che essere
captata. Sarà captata attraverso ad un processo lento, di difficile assimilazione, ma sarà certamente
afferrata; e quando è afferrata da un insieme di creature, è afferrata non solo per quelle creature che
si sono riunite in nome di essa, ma anche per altre che al momento ne sono completamente ignare e
lontane.
Vi lascio momentaneamente.
Dali
È la prima volta che io mi manifesto a voi. Il mio dire non ha certo grande importanza. E quasi…
ho poco, sì, da dire che dimentico sono della vostra lingua. Aiuta me, in ciò, una Guida e a quella va
la mia riconoscenza.
Guardo ora la Terra che mi ricettò e che tanto amai e tanto fui ragione di pianto. Quanto e quanto
mutata essa è! Ecco ch’io fui crudele ed una vita tolsi, ma ciò con grave espiazione soffrii!
Allora difficile assai era cangiare il mondo, la famiglia, il modo di vivere di ciascheduno e tanti e
tanti lustri solean passar pria che qualcosa mutata fosse. Io amavo il “nuovo” ed a mio rischio
l’abbracciai; il dono che Iddio fatto m’avea mi fu di gran sostegno che’ il mio “nuovo” abbracciato fu da
altri; fui un “innovatore”, direste ora, ma quante delle cose ch’io avrei voluto cangiare sono oggi
cenere e le mie stesse, che credeva eterne, più nulla sono.
Talvolta, quando nuovamente la carne ci attira per prenderci nella sua ruota e richiamarci al
mondo, la curiosità t’affanna, curiosità di rivedere ciò che lasciasti. E m’è stato spiegato che questo è
110
il primo atto che ti richiama. Ecco, io fui richiamato dalla curiosità di vedere se le mie opere del nuovo
erano ancora viventi. Ed una, sconosciuta, ma… mia ne vidi qui in Fiorenza. Essa è in una stanza di
una dimora sotto ad un tetto di una casa piena di mobili e masserizie. Una vecchia signora abita colà.
Leggo… un nome: Piazza dei Ciompi. Pittore fui e il mio nome – se ancora qualcosa a voi dice –
Michelangelo Merisi.
Michelangelo Merisi (Caravaggio)11
Claudio vi saluta.
Un grave pericolo corre l’individuo ed è il pericolo della cristallizzazione del suo pensiero.
Quando l’individuo è riuscito a dare una spiegazione ai vari perché che lo assillano in modo
soddisfacente, egli corre realmente un pericolo perché generalmente si chiude ad un ulteriore
comprensione. Egli forma una gabbia attorno al suo intimo, una gabbia che lo chiude a tutto quanto
ancora v’è da conoscere e del quale ancora non si domanda il perché. Ma se il chiedersi spiegazione
costituisce per l’individuo un incentivo alla sua comprensione, anche quando non si hanno pressanti
domande, l’individuo deve restare aperto al comprendere. Per restare aperti e facilitati nella
comprensione occorre nascere di nuovo ogni giorno. Guardate la natura, imparate. Perché l’uomo
abbandona i suoi veicoli e nasce nuovamente? Perché in questa opera di rinnovazione egli ha
facilitata la ulteriore comprensione, perché inizia nuovamente, quasi da tabula rasa, a ricostruire
l’edificio del suo comprendere. Senza attendere la morte e la rinascita, siate nuovi ogni giorno. Non
chiudetevi nella sicurezza di ciò che avete o che siete riusciti a capire; siate pronti ad abbandonare
tutto per comprendere. Questo è importante. Siate pronti a demolire tutto, a tutto scartare quello che
voi sapete, se ciò rappresenta un ostacolo ad un ulteriore comprensione. Siate lontani da ogni
cristallizzazione, non crediate che voi siate i depositari della verità; nascete ogni giorno, ogni giorno
tutto dimenticando quello che siete riusciti a capire, se ciò vi fa meglio intendere l’ulteriore tappa del
comprendere.
Pace a voi.
Claudio
Prego Christian di avvicinarsi.
La tua mano: no, la mano destra. Ecco.
Puoi ritirarti. Faremo il possibile perché anche voi possiate toccare direttamente questi fenomeni.
Attento. Piccole scintille.
Michel
11 Michelangelo Merisi (1573-1610): detto il Caravaggio dal paese natale. La vita del Caravaggio è
un peregrinare da un luogo all’altro: da Genova, costretto a fuggire perché colpevole di omicidio in
seguito ad una rissa, si reca a Napoli, a Malta ed in Sicilia. Ritornato a Napoli viene ferito anch’egli in
una rissa e s’imbarca su una nave diretta a Roma, ma muore a Porto Ercole il 17 Luglio 1610.
111
La Guida ha tenuto fortemente la mano destra del dottore e la luce sembrava mettere in rilievo lo
scheletro della mano quale radiografia. Poi la Guida ha posto una luce sul palmo della mano del
dottore dicendogli: «Cerca di mantenerla il più possibile».
Il dottore, tornando al suo posto, mostrò la luce che permaneva sulla sua mano alla moglie Anna
e la luce si divise in tre scintille che si trasferirono sulla mano della moglie, pur permanendo per un
certo tempo, in un’unica luce, anche sulla mano del marito.
Salve a voi.
Questa sera avete parlato più in senso generale che in senso particolare, ad eccezione dei
quesiti circa la evoluzione oltre la ruota delle nascite e delle morti, nel piano akasico.
Certo quando si parla di “sentire” resta difficile, alquanto difficile, far capire attraverso alle parole
che cosa sia un “sentire”. Questo voi lo intendete. Non possiamo che dire “senso del dovere”, “amore
al prossimo” e tutto ciò significare ben poco. “Tolleranza”, “gentilezza d’animo”. Tutte semplici
definizioni. Quindi intendere che cosa si provi nel piano del “sentire” per eccellenza è cosa assai
ardua.
Quando diciamo: “sentire” non più attraverso ad una percezione, che cosa vogliamo significare?
Vogliamo significare un “fluire” del sentimento in modo libero, come ora solo raramente riuscite a
provare.
Pensate a quanto può essere diversa un’esistenza di solo sentimento che fluisce – potremmo
dire goccia a goccia, ma l’immagine sarebbe poco efficace – continuamente. “Sentire” non più
attraverso alla percezione, ma “sentire” per immedesimazione, fusione. Attraverso al riconoscersi in
ciò che si “sente”. Come vedete, per quanti sforzi noi facciamo, non possiamo che dire e ripetere
delle parole le quali sono insufficienti quando si tratta di capire che cosa sia il “sentire”.
Vorrei che voi faceste una piccola ricerca – non di un quadro di autore dimenticato fra cose
vecchie – ma una ricerca di quel concetto di cui noi vi abbiamo parlato a volte che si sintetizza in
poche parole: il riposo dell’Ego. È sempre un argomento che riguarda il piano akasico e che quindi
può, in un certo senso, aiutarci ad andare avanti. D’accordo?
Pace a voi.
Kempis
Creature nostre, cercate di placare i vostri risentimenti. Noi vi insegniamo a non giudicare, a
tollerare. Noi vi insegniamo – se questo è possibile – a comprendere chi è diverso da voi. Non dite
mai, o cari, “io non farei questa o quella cosa” che un vostro fratello ha fatto. Mai lo dovete dire
perché se voi foste in quelle circostanze forse altrettanto facilmente potreste errare. Ed allora dite,
come meravigliosamente vi ha insegnato il nostro Maestro Cristo: «Non indurci in tentazione, ma
liberaci dal Maligno, ma liberaci dall’errore…». Questo è l’atteggiamento giusto che voi dovete avere,
non pensieri di risentimento, non sentimenti di irritazione né contro… …né contro chi erra. Non dire
112
“io non farei mai questo o quello”, dando così con questo giudizio l’impressione a voi stessi e agli altri
di essere migliori di chi erra, ma dicendo: “Padre Nostro, non ci indurre in tentazione…”.
Pace. Pace. Pace a tutti voi.
Teresa
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Saluto caramente questo figlio che per la prima volta si è presentato alle nostre riunioni e gli do il
nostro benvenuto. Tutte le volte che vorrà potrà tornare qui con voi; sempre, s’intende, se voi e chi ci
ospita lo vorrete accogliere. Per questa sera vi lasciamo. Vi porto i saluti della piccola Lilli la quale ha
fatto un piccolo dono al figlio nuovo arrivato; pur non presentandosi direttamente ha fatto questo
piccolo dono.
Partecipante - …abbiamo avuto la sensazione che l’ambiente sia stato profanato da quello che è
successo. Ma ora la vostra presenza… ci dà un senso di pace…
Dali – Certo non è mai stato allontanato alcunché da questo ambiente, da queste mura. È la vostra
sensazione. Ma è altresì vero che chi è irritato e porta odio verso una società, un sistema… chi
possiamo dire, un essere che ha l’animo agitato, introdotto in ambiente dove esiste un certo tipo di
vibrazione, ha un risentimento ancora maggiore; ha una sorta di reazione. Ma una cosa dovete tenere
presente: che nessuno, in nessun caso, mai può patire ingiustamente un danno, un male, dalle
creature. Quando questo danno e questa sofferenza v’è, è qualcosa che deve venire, che doveva
venire e della quale le creature non sono state che degli strumenti. Sono effetti di cause mosse, ormai
lo sapete bene. Vi benedico.
C’è qualcun altro che ha delle domande?
Partecipante - …
Dali – Vedrò di fare… ciò che è possibile.
Partecipante - …
Dali – Ti dirò che noi non possiamo mai dare dei giudizi, figlia cara, chiaramente rispondere su quello
che voi dovete fare. Posso solo dirti che cercherò di aiutarti per quanto mi è possibile. Per quanto
concerne poi l’osservatore, non resta che aspettare il turno e senz’altro potrà essere ammesso.
Partecipante - …
Dali – No, non è una coincidenza. È un avvertimento che sta a lui sapere di più e dare attuazione a
113
questa cosa che può cogliere.
Partecipante - …
Dali – Vi sono momenti di stasi, è vero figlio? Dei momenti… come accade in tutte le cose. Ma credo
che vada.
Partecipante - …
Dali – È giusta la tua osservazione, figlia Zoe. Non dipende dai Signori del Karma nel senso che sia
imposto, è vero? Ma questo senso di libera scelta dipende dal fatto che, quando vi sia una certa
evoluzione, tale da attribuire una “comprensione” all’Entità che si deve incarnare, questa idea di avere
liberamente scelto deriva dal fatto di avere visto quello che sarà l’ambiente più confacente. Mi
spiego? Esiste una convinzione ed una sicurezza in ciò che è predisposto per lui tale da dare la
sensazione a quell’Entità di avere scelto il meglio che può avere, ecco. Da ciò ne deriva la falsa
interpretazione, cognizione, che qualcuno possa scegliere dove e come e quando reincarnarsi. Tutto
fa parte di un piano esattamente determinato. Ed è talmente bene determinato che taluno può avere
la sensazione di incarnarsi in un dato posto, in una data famiglia, presso un certo popolo, per sua
spontanea volontà, mentre invece così doveva essere. Non so se sono riuscito a spiegarmi.
Partecipante - …
Dali – Stai tranquilla. Questo è importante.
Partecipante – …
Dali – A chi può interessare, vero? Come desiderate.
Partecipante - …
Dali – Bisogna seguire… Avete udito quello che ha detto il Fratello Claudio, è vero? Appunto, se
questa nuova cosa che tu hai udita da altre fonti è qualcosa alla quale non credi perché già pensi di
avere bene inquadrata la tua cognizione, allora fai male a non credere. Se invece – dal quadro che ti
è stato dato – tu trovi giusto che così non sia, allora rimani nella tua convinzione. Dipende
dall’intenzione secondo la quale si crede o non si crede.
Partecipante - …
114
Dali – Puoi continuare, figlia Zoe.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
18 Aprile 1974
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Sempre ringraziamo, o cari, l’Altissimo che ci concede queste comunicazioni. Ogni volta il
miracolo si rinnova, ogni volta possiamo porci in contatto in modo percettibile a voi. Quello che questi
incontri rappresentano è scritto da sempre; ciascuno di voi può attingere alla Realtà unicamente se
trasfonde in se stesso le nostre parole. E ciò può avvenire unicamente se esse sono oggetto di
meditazione da parte vostra fatta con il solo intento di comprendere, abbandonando – cioè – ogni
forma di avidità, di egoismo. Questa meditazione rappresenta – e deve rappresentare per tutti voi –
un fatto nuovo nella vostra esistenza, un’attività che fuoriesca da tutte quelle che siete abituati ad
esperire, e cioè un’attività per quanto più vi è possibile aliena dall’egoismo. Così meditare per
comprendere e comprendere non per “divenire”, comprendere per “essere”. Comprendere non per
diventare grandi spiritualmente, ma perché l’uomo è nato per questo, solo ed unicamente per questo
e di fronte a ciò che v’è da comprendere – tanto che il semplice che l’umanamente grande – sono
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sulla stessa linea.
Vi lascio momentaneamente. Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini
Dali
Pace a voi!
Dove si vede che l’insegnamento costituisce un tutto organico, ancorché sia presentato da diversi
punti di vista, abbia per oggetto l’intimo dell’individuo o il quadro generale entro il quale siamo posti;
sia portato da una voce che si definisce “Claudio” o da un’altra che suole chiamarsi “Kempis”, perché
a questo punto – più di sempre – è chiaro quanto l’insegnamento che da tempo avete avuto e che ha
per oggetto il vostro intimo, ciò che si agita e muove in voi stessi, è lo stesso, fondamentalmente,
dell’insegnamento che riguarda il mondo che sta attorno a voi. Perché l’uomo non è che un “piccolo
Cosmo” e se non si comprende l’uomo – o meglio, se l’uomo non comprende se stesso – non potrà
mai essere compreso da lui il grande Cosmo.
Queste parole possono suonare delle semplici affermazioni, possono sembrare delle
definizioni… proporzionistiche, possono sembrare vuote di significato, ma se noi andiamo a
scevrarne l’intimo senso, vediamo che dipingono vari passaggi logici.
Voi sapete dalle nostre precedenti conversazioni che l’individuo è costituito secondo certi schemi.
Ebbene, voi sapete che ciò che si agita in lui muta man mano che si osserva questo individuo nei vari
punti di evoluzione. Se noi prendiamo un uomo medio – di media evoluzione, intendiamo dire – noi vi
ritroviamo sensazioni emozioni pensieri; vi ritroviamo attività mentali istintive che sono quelle che
governano la sua vita vegetativa dei vari veicoli, non solo del veicolo fisico; vi ritroviamo delle facoltà
intellettive, che sono appunto le possibilità di capire le idee e di porle in relazione fra loro; vi ritroviamo
infine quella che noi abbiamo definita la coscienza. E che – vi abbiamo detto – non appartiene al
corpo mentale, alle facoltà mentali dell’individuo, né istintive, né intellettive.
Questa sera è stata rammentata più volte l’intuizione; generalmente con intuizione si intende tutto
ciò che l’individuo conosce non attraverso a quelle che sono le normali fonti di percezione. Ed allora
con intuizione si può intendere quella notizia che viene inconsapevolmente attraverso alla facoltà
istintiva, e quella invece che può veramente venire attraverso ad una regione superiore dell’intelletto,
a quella, appunto, della “intuizione” vera e propria. Ma non ci interessiamo di questo argomento
questa sera.
Questa sera noi vogliamo ancora una volta esaminare l’individuo nelle sue strutture, nella sua
costituzione. Ebbene, noi vediamo che le sensazioni o le emozioni, o i pensieri, sono percepiti
dall’individuo attraverso alla sua sperimentazione del mondo dei fotogrammi, siano essi dei
fotogrammi del piano fisico che del piano astrale, che del piano mentale. Però voi sapete anche che
ad un dato punto dell’evoluzione subentrerà, alla percezione di questo genere dovuta alla
sperimentazione del mondo dei fotogrammi, un nuovo tipo di “sentire”; ad un “sentire” provocato da
una percezione, un “sentire” di coscienza che fluisce spontaneamente non più attraverso alla
percezione dei mondi densi. E voi siete curiosi di capire di che tipo sia questo nuovo “sentire” e come
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possa avvenire. Dire di che tipo sia questo “sentire” noi possiamo e lo abbiamo fatto, ma come – un
“sentire” diverso da quello che normalmente voi conoscete – dire come questo possa essere, resta
molto difficile. Il “sentire”, quello del quale vi sto parlando, non può che essere provato, non può
essere descritto. Infatti voi, che riassumete nel vostro veicolo mentale tutta la vostra vita di
percezione, provenga essa dal piano fisico attraverso al corpo fisico, o dal piano astrale attraverso al
piano astrale, o da un semplice ragionare, ebbene, voi siete abituati a pensare in termini egoistici.
Vediamo: il pensiero – non parlo del pensiero in astratto – ma il pensiero dell’uomo è un pensiero che
è frutto del tempo. Come può ciò che è frutto del tempo, sperimentare ciò che è senza tempo? Il
pensiero dunque è il frutto dell’io, ma con l’io noi intendiamo l’avidità, l’egoismo nelle sue diverse
forme. Infatti, come nasce la facoltà di pensare nell’individuo? Noi abbiamo visto molte volte
l’individuo, quando attraversa i regni inferiori, che non ha una facoltà di pensare come l’avete voi, è
vero, figli e fratelli? E questa facoltà, attraverso al passaggio nei regni naturali, fino alle prime
incarnazioni da uomo, si sviluppa in che modo? Solo ed unicamente attraverso all’egoismo. L’io
nasce proprio dal “sentirsi” circoscritti da tutto quanto è attorno a ciascuno di noi. Questa maniera di
pensare nasce e si sviluppa unicamente in funzione di questo egoismo. Ora – lo ripeto – come può un
pensiero egoistico sperimentare ciò che non è egoistico? Come può ciò che è frutto del tempo
sperimentare ciò che è senza tempo? Il pensiero può trascendere se stesso solo abbandonando
questo modo di esistere. Ovvero, è possibile sperimentare la Realtà, al di fuori del soggettivismo,
unicamente trascendendo il proprio pensiero egoistico. Quei rari momenti in cui voi potete conoscere
il “sentire” di coscienza, sono momenti in cui tutto è calma in voi, momenti che possono essere seguiti
a grandi tempeste interiori; perché come sapete, ad ogni grande tempesta interiore segue una calma,
per reazione; ed in questi momenti di calma può il sentimento fluire liberamente, può l’individuo
“sentire” non più in termini egoistici.
Questo che io sto dicendo è, né più e né meno, che l’insegnamento del Fratello Claudio
parafrasato. E che cosa c’entra Kempis, in questo? Quando dico “sperimentare il ‘sentire’ che è al di
fuori del pensare egoisticamente, del percepire egoisticamente”, io parlo di quel “sentire” che noi
abbiamo collocato nel piano akasico, che noi abbiamo collocato nella coscienza individuale, che non
fa più parte del mondo dei fotogrammi e per vivere il quale non è più necessaria una percezione di
fotogrammi, ma che fluisce liberamente una volta che l’individuo ha scoperto il mondo dell’altruismo.
Ma in questo punto, ancora una volta, c’è d’ausilio il Fratello Claudio, perché voi immediatamente
pensate, secondo la consuetudine, in termini egoistici, e poiché vi figurate che questo “sentire”
akasico sia una cosa sublime e meravigliosa, ecco che volete pervenire a questo “sentire” attraverso
ad un modo, pensate che se riuscite a realizzare in voi stessi questo “sentire”, voi siete al di sopra
della media evoluzione, voi siete divenuti – è proprio il caso di dirlo – degli individui evoluti. Ed ancora
una volta noi dobbiamo ricorrere ad una sottile analisi, vedere chiaramente che tutte le volte che noi
cerchiamo di essere diversi da quello che siamo, non facciamo che porre in atto un “divenire”, non
facciamo che comportarci nello stesso modo egoistico che fino a qui ci ha condotto dalla nostra
origine; modo egoistico che è stato utile, che ha avuto la sua utilità fino a questo punto, ma che da
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questo punto deve essere trasceso.
Ed ecco, torna con una cadenza ossessiva la domanda: «Come fare? Indicateci un sistema».
Qualunque sistema è buono per “divenire”, nessun sistema esiste per “essere”, e voi dovete “essere”.
Quando si giunge a “sentire” al di fuori della percezione dei fotogrammi, si è raggiunto un nuovo
“essere”, ma per fare questo passo che sta di fronte a voi e che prima o poi farete indiscutibilmente,
non serve violentare voi stessi nel senso di rinnegare quello che attualmente siete. L’uomo è ciò che
è – ricordatelo bene – ed ogni sforzo per cambiare se stessi significa voler portare in un mondo in cui
non esiste più ragione di egoismo, l’egoismo; significa voler sperimentare un mondo senza tempo con
i sistemi che voi, fino qui, avete adoperato per sperimentare il mondo del tempo.
Vedete, senza l’esempio dei fotogrammi, voi non avreste mai avuto un’idea di che cosa può
essere il fluire del “sentire” individuale akasico, perché non avreste inteso la differenza che esiste fra i
vari tipi di “sentire” che possono essere raggruppati nelle due maniere che prima vi ho detto: “sentire”
attraverso la percezione dei fotogrammi e “sentire” di coscienza.
Che cosa è il “riposo dell’Ego”, ora, secondo queste nuove conoscenze alle quali siete pervenuti?
È quello stato d’essere dell’individuo il quale – per una ragione contingente dovuta alla sua
evoluzione – è privo della percezione dei fotogrammi in un momento della sua evoluzione in cui nulla
può “sentire” che a lui non provenga da questa percezione. Quello è detto “riposo dell’Ego”, il quale
non significa “morte” – come giustamente ha detto il figlio L. – ma significa impossibilità di “sentire” di
coscienza e poiché, in quel momento particolare della singola evoluzione individuale, non v’è altra
possibilità di “sentire” – altra possibilità che è costituita dalla percezione del mondo dei fotogrammi –
è giocoforza che in quel momento particolare vi sia uno stato d’essere di inconsapevolezza.
Ma torniamo al nostro argomento che in fondo è la domanda del figlio Loreno. Come giungere a
questo stato di “sentire” in cui il “sentire” di coscienza fluisce liberamente? Ancora lo ripeto: voi che in
questo momento della vostra evoluzione trovate nel vostro veicolo mentale la consapevolezza di
esistere, cioè nel pensiero – cioè: “penso quindi esisto” – ebbene, dovete usare questa
consapevolezza su voi stessi per rendervi consapevoli di quanto in voi si agita, si muove, esiste,
vibra. Conoscere voi stessi. Ogni attimo della vostra esistenza interiore ed esteriore deve essere
freddamente analizzato. Nessun moto interiore deve risultarvi sconosciuto. Nessun pensiero,
nessuna azione deve essere fatta istintivamente; ma anche quelle fatte senza prima una riflessione,
debbono essere successivamente oggetto di meditazione. In questa analisi voi non avrete mai la
certezza di ciò che vi ha spinto ad agire, non saprete mai se anche quella che può rappresentare
un’azione mossa dalla coscienza e quindi da quel “sentire” di ordine diverso – per non dire superiore
– che appartiene al corpo akasico, è dettata dall’altruismo oppure non è che un moto egoistico
mascherato. Non saprete mai se quel sentimento di benessere, di pienezza che in rari momenti è in
voi, costituisce un fluire spontaneo di “sentire” di coscienza, oppure non è che un momento in cui l’io
gode della sua espansione. Ciò non ha alcuna importanza perché voi non dovete mai poter dire: «Io
sono sicuro di aver raggiunto questo…», e ciò costituirebbe un “divenire”; ma unicamente e
semplicemente una costante, vigile consapevolezza di se stessi, un costante vigile esame del proprio
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pensiero, del proprio ragionamento, cercando – per quanto è possibile e nella massima sincerità di se
stessi – di comprendere i motivi per i quali questo pensiero sussiste, senza preoccuparsi se questi
possono apparirvi egoistici, perché l’egoismo – ancora lo ripeto – fino a questo punto della vostra
evoluzione è stato la spinta che vi ha fatto progredire, che ha sviluppano i vostri veicoli, le vostre
facoltà, la vostra vita interiore possiamo dire. È da ora in poi, quando nell’individuo comincia a
rivelarsi la possibilità di un “sentire” che fluisca liberamente, che l’egoismo non ha più ragione di
esistere. Senza preoccuparvi se in questa analisi voi non riuscite a capire quale sia il vero movente
che vi spinge ad agire o a pensare, ma cercando di essere consapevoli di quello che è in voi perché –
lo ripeto – il pensiero (che siete voi), o il pensatore (che siete voi), può sperimentare il Reale solo se il
suo pensiero trascende se stesso: cioè trascende ogni moto egoistico, l’io, e questo trascendere si
realizza ora – o forse fra mille anni – ma solo e sempre nella costante consapevolezza di voi stessi.
Pace a voi.
Kempis
Creature nostre, ancora una volta io torno fra voi per portarvi la mia pace e il mio respiro. Io
vorrei che voi pregaste com’io, ed a mia volta io torno ad esortarvi alla preghiera. Pregare significa
condurre nel vostro mondo quelle alte energie delle quali voi siete a conoscenza. Significa far
partecipi i vostri fratelli di quello che qui ricevete, perché inconsapevolmente voi ricevete celesti
energie; abbandonate il vostro pensiero ad esse, fate in modo che il diretto contatto sia sempre fra voi
e il mondo che di queste energie è formato. Fate che da voi queste forze siano trasfuse agli esseri
che vi sono vicini, fate che questi esseri, come voi, possano beneficiarne.
Pregate, pregate creature, pregate con noi sempre nella certezza che ogni preghiera è fede e
non può rimanere muta, inascoltata. Nella certezza che la preghiera di fede non può essere priva di
efficacia. Nella certezza che ogni preghiera di fede è da Dio voluta.
Teresa
Partecipante – Lilli, volevo chiederti un consiglio circa la ricerca del quadro.
Lilli – Aspetta, vado a domandare... Mi fate fare sempre le cose di servizio, a me!… Sono andata.
Dunque, la cosa sta così: non si può… non si può… – voglio parlare bene perché voglio fare bella
figura, eh! – avere… ingerenze nella cosa. Allora, due o tre di voi che non siano parenti dello
strumento (perché non si debba pensare a delle cose accomodate in famiglia) vadano e facciano
delle ricerche. Se può servire, sopra al Partito Comunista, ci sta una signora con due occhialoni. A
quell’epoca non facevano un quadro solo, ma anche due o tre. Di quelli lì ce ne sono due soli: è un
bambino che sbuccia un’arancia o una mela, non ho visto bene. E lui ne fece tre: due sono stati
ritrovati e quello l’è il terzo. Voi limitatevi a vedere: sapete di chi l’è. Però le cose non devono essere
smosse dal binario nel quale stanno, capito? Quella signora fra poco la verrà da noi, allora tutte
queste cose son vendute e fra una decina d’anni il quadro viene fuori.
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Zoe – Lilli, puoi rispondere alle domande che ho fatto prima?
Lilli – Senti, ci sono delle comunicazioni, fra animali, che sono dovute a fattori – senti come parlo
bene – dovute a cose fisiche come possono essere… gli ultrasuoni; vuoi se no a puzzi… – no, puzzi
non si dice – cattivi odori; ci possono essere fra gli animali delle comunicazioni così, ma in certi casi
sono proprio come… delle onde cerebrali, come comunicazioni radio, a volte. Ma però per queste
devono avere un cervello un po’ grosso quando sono di origine del cervello, perché se no una cosa
tanto piccola non avrebbe la potenza di arrivare tanto lontano. Altre volte invece ci sono come
telepatie dovute alle forme più basse dello psichismo.
Zoe – Allora non si tratta di istinto?
Lilli – È l’istinto che muove queste varie possibilità a seconda che razza sono. Allora l’istinto, quando
viene per esempio il periodo dell’accoppiamento, allora mette in moto la possibilità che ha l’animale.
Per esempio: quella ha l’odore, allora attraverso all’odore trova la strada giusta. Quell’altra invece ha
gli ultrasuoni, l’altra ha la fonte telepatica.
Zoe – E allora non c’entra l’anima gruppo?
Lilli – La comunicazione con l’anima gruppo si vede quando… ci sono tutte quelle forme organizzate.
Vedi, per esempio quando succede qualcosa in un formicaio… allora è l’anima gruppo che comunica,
anche se non c’è una comunicazione fra una formicolina e l’altra; però tutto il formicaio agisce
attraverso all’anima gruppo.
Zoe – E quell’altra domanda che ho fatto: dove comincia l’intuizione nei quattro regni? Presentire un
terremoto, ad esempio?
Lilli – Hai sentito come ha detto Kempis? Intuizione vuol dire… ecco: presentire un temporale, allora
è dovuta proprio a quelle cose che ti dicevo prima; la prima forma d’intuizione l’è sempre nelle forme
animali. Se invece si intende intuizione come di una verità, allora solo ad una certa evoluzione.
Zoe – Ma i cani che sentono…
Lilli – Ma quella si chiama intuizione, ma è un’intuizione dell’istinto. Mette in moto… quelle cose che
t’ho detto prima.
Lilli
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La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Vi lascio, o figli, dopo questo incontro, non senza aver salutato tutti voi. Particolarmente questo
nuovo figlio che è qua presente, il figlio Alfredo, al quale dico che il nostro incontro, la nostra unione di
questa sera, non deve mai essere dimenticata da questo figlio: che da parte nostra non sarà mai
dimenticata. Lo seguiremo perché rappresenterà per lui un nuovo periodo della sua vita. Anche a lui
dico: quando ne sentirà il bisogno potrà venire a salutarci. Noi saremo lieti di rivolgergli la parola.
Abbraccio con tanto amore, o figli, tutti voi.
Partecipante – A quando la prossima riunione?
Dali – Fra tre settimane. La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
09 Maggio 1974
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Un saluto ed una benedizione a voi, o figli. In particolare a coloro che per la prima volta odono la
nostra voce ed a coloro che, da qualche tempo non la udivano più. Per noi, o figli, non vi sono
sorprese: coloro che ci odono per la prima volta non ci sono sconosciuti, non li vediamo qua per la
prima volta questa sera, nel senso umano; né coloro che per qualche tempo non ci hanno udito noi li
abbiamo dimenticati, cari: sempre, costantemente seguiamo tutti i nostri figli perché ci sono stati dati
dall’ordine che regna sovrano in ogni dove e perciò noi abbiamo il dovere di seguirli attimo per attimo.
Conosciamo i vostri pensieri, o cari, conosciamo i vostri dubbi, le vostre incertezze, il vostro tornare ai
consueti modi di pensare, di ragionare, di intendere il mondo che cade sotto i vostri occhi. Sappiamo
molto bene tutto ciò perché anche noi lo abbiamo sperimentato; il vostro “sentire” di oggi fa parte del
nostro “sentire” e voi dovete essere certi, quantunque possiate oggi essere diversi l’uno rispetto
all’altro, che ognuno, ogni individuo racchiude nella storia della sua esistenza un’infinità di esperienze
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e, pressappoco, ciascuno ha fatto nel mondo le “parti” che vede fare ai suoi simili. Ho detto
“pressappoco”, figli, perché naturalmente la evoluzione non è identica per ogni individuo, ma ciascuno
di noi ha nella sua storia di individuo analoghe esperienze. Questo deve insegnarci a comprendere
maggiormente i nostri simili. Anche coloro che oggi ci sono più invisi, anche coloro che non godono le
nostre simpatie, che ci sembrano tanto diversi da noi.
Soffermatevi un attimo a pensare, o cari, che noi stessi siamo stati – o forse saremo, nessuno
può dirlo – nelle condizioni che oggi ci fanno tanta repulsione, nelle loro condizioni. Pensate poi ad
una persona che vi è tanto cara, che vi è tanto simpatica, per la quale avete tanta affinità e subito
dopo pensate che quella persona può essere, od essere stata, come l’altra che invece non rientra
nelle vostre simpatie. Pensate che in quell’aspetto che tanto condannate, in quel modo di agire, di
parlare, di comportarsi che tanto vi dà noia, può nascondersi una persona che vi è stata
massimamente cara, che avete amato con tutto voi stessi e che solo per l’illusorio gioco della vita
oggi è in queste vesti, in questo corpo tanto diverso.
Se voi vi soffermate su questi pensieri che sono pensieri di verità, o figli, perché sono cose che
accadono continuamente, esistono in continuazione, se voi vi soffermate in queste riflessioni, vedrete
che le antipatie provate per i vostri simili più facilmente saranno superate. Vedrete che il risentimento
che taluno può ispirarvi con il suo modo di comportarsi o di parlare, o di pensare, con le sue
imprevedibili uscite, può scolorirsi, può annientarsi, può farsi meno pressante ed è questo che noi e
voi dovete imparare. Perché sempre, e molto facilmente, ricadete nel presupposto che la vita che voi
vivete, il mondo nel quale siete, debba essere bello, perfetto, pieno di bontà. Non vi spiegate come,
invece, ad ogni passo voi incontriate del dolore, dell’inimicizia, al posto dell’amore e della gioia.
Nonostante le nostre parole, o figli cari, voi vorreste vedere nel mondo trionfare la giustizia e la
felicità. Solo a queste condizioni voi forse riuscireste a pensare a Dio nei termini di amore, di amicizia.
Altrimenti, quando osservate uno spettacolo triste, voi avete un senso di ribellione nei confronti
dell’Ente Supremo. Ma ricordate, cari – e dovrebbe essere ormai a voi chiaro – che quel mondo nel
quale siete non è altro che una palestra fatta perché l’uomo evolva, e l’evoluzione passa dal dolore,
dal fango nasce il loto, il fiore. Da ciò che è frutto e conseguenza della umana incomprensione, nasce
il fiore della comprensione. Dunque non meravigliatevi degli spettacoli di ingiustizia che
continuamente cadono sotto i vostri occhi, dell’affronto che deve subire il buono, il paziente, il
virtuoso; dallo spettacolo di trionfo del prepotente e del disonesto. Tutto ciò fa parte di un preciso
disegno, figli. Fa parte di un ordine minuzioso, invalicabile, che non vi appare ma che è. Fa parte di
una predisposizione esatta, precisa, fatta per il trionfo della vera giustizia, fatta per un’attuazione del
vero ordine. Ciò che a voi pare caos, ciò che a voi pare votato alla distruzione, non è che il capitolo
dell’attuazione di un ordine superiore, preciso, che non lascia posto all’ingiustizia, che non lascia
sfuggire niente e che nello stesso tempo vuol dire: raggiungimento della comprensione.
Vi lascio momentaneamente, o cari.
Dali
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Salve a voi!
Io sono qua questa sera per farvi un grande rimprovero, figli e fratelli, veramente sentito. Spero
che voi vi sarete resi conto che ascoltate le nostre parole, i nostri insegnamenti, in modo fanatico: voi
non li discutete affatto! Voi vi limitate a ripetere quello che noi diciamo senza mettere in dubbio le
nostre affermazioni. Ora questo, di fronte a delle nuove creature, dei figli che da poco ci seguono, non
suona bene, è vero, figli e fratelli? Non avete discusso per niente questa sera. Vi siete limitati a
leggere quello che abbiamo detto ultimamente senza fare nessuna obiezione. Avete capito benissimo
quello che dicemmo del Cristo, a tutti torna, è vero? E quindi da ciò il mio rimprovero che,
naturalmente, ha un senso ironico!
Vedete, figli e fratelli, molte volte ciò che noi diciamo – parlando ora seriamente – viene da voi
poco meditato. Quando, per esempio, voi avete parlato della preghiera. Ma quante volte abbiamo
parlato della preghiera! È vero? Si tratta di approfondire ciò che abbiamo detto altre volte, oppure
semplicemente di ripetere? Se si tratta di approfondire io sono d’accordo con voi, benissimo,
approfondiamo tutto! Il nostro insegnamento si è svolto in questo modo: dare una verità, ritornare
sopra per approfondirla. Ma se si tratta di ripetere unicamente, allora no, non sono più d’accordo.
Quando noi abbiamo parlato del Cristo fino dai primi incontri – coloro che da più tempo ci
seguono ne sono consapevoli – dicemmo subito di questa doppia natura e ne fummo portati per
spiegare la “nascita virginea”. Ricordate, figli e fratelli? Quale senso aveva parlare di “nascita
virginea”? Ed allora vi dicemmo che il Cristo non aveva ottenuto la Sua evoluzione come la otteniamo
tutti noi – vi ricordate, è vero? – ma era stato emanato direttamente dal seno del Padre. Da qui,
appunto, l’espressione di “nascita virginea” di Cristo, interpretata, poi, con la verginità di Maria.
Naturalmente questa era una verità punto di passaggio, perché voi sapete che la verità
ultimamente detta è andata oltre queste semplici affermazioni. Vi dicemmo che alla personalità Gesù
subentrava la Divinità. Perché questo? Perché Gesù era colui che preparò il corpo, i veicoli, per la
manifestazione della Divinità Cristo. È vero? E fin qua tutti ci avete seguito, avete compreso questa
affermazione. Infatti se voi pensate alla preparazione del corpo fisico – ad esempio – del corpo
astrale, del corpo mentale, era perfettamente inutile e d’altra parte impossibile che uno Spirito – tanto
per chiamarlo così – massimamente evoluto come il Cristo, preparasse questi veicoli. Ed allora c’era
– dicemmo a quell’epoca – una specie di discepolo che preparava i veicoli fino a quando non furono
pronti ad accogliere il vero Cristo, cioè la Divinità. È vero, figli e fratelli? Questa Divinità che non
avrebbe ottenuto la evoluzione nel modo che la otteniamo tutti noi, ma che sarebbe stata emanata
direttamente dal Padre. Questo discorso di dire che non aveva ottenuto la evoluzione come la
ottengono tutti gli individui, ma che era emanato direttamente dal Padre, stava proprio a spiegare il
senso della frase “emanato dal Padre”. Allora non potevamo dirvi che la manifestazione del Cristo
altro non era che la manifestazione della Scintilla Divina dell’uomo Gesù, perché avremmo creato
molta più confusione di quella che non si è prodotta, lo stesso, dopo.
Quindi, per incamminarvi in un certo senso alla spiegazione ancora più avanzata, più aderente
alla Realtà della manifestazione della Scintilla Divina, dicemmo che era emanata direttamente dal
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Padre. Ma se noi andiamo ad osservare bene questa espressione vediamo che, in fondo, non è poi
tanto lontana dalla Realtà, perché la manifestazione della Scintilla Divina – usiamo dei termini sempre
molto impropri, è vero,figli e fratelli? Voi siete consapevoli di tutto ciò – la manifestazione della
Scintilla Divina dell’uomo Gesù può, in un certo senso, definirsi emanazione diretta dell’Assoluto.
Come se ad un certo punto della vostra esistenza di individui potesse manifestarsi nella sua Divinità,
completezza, pienezza di evoluzione, la vostra Scintilla Divina. Voi non potete pensare che la
Scintilla, quel frammento di Divinità che ciascun individuo ha dentro di sé, sia un frammento di una
Divinità non Divina; che sia una sorta di Divinità che deve perfezionarsi, è vero? Ciascun individuo ha
un frammento di Divinità in sé e questa… “Divinità” è l’Assoluto, è Colui che “È”, non è soggetto ad
evoluzione. Dunque se questo frammento di Divinità che è in ciascuno di voi, ad un dato momento
riuscisse – per parlare in linguaggio figurato – a perforare tutti gli involucri dai quali è circoscritto per
giungere alla vostra consapevolezza, ecco che sarebbe una diretta emanazione del Padre. Cioè, non
sarebbe l’individuo che sale alla Divinità, ma la Divinità che scende all’individuo. Nella figura del
Cristo è avvenuto questo. L’uomo Gesù ad un certo punto della sua esistenza – in più punti
saltuariamente e poi per un periodo più lungo – ha comunicato con la sua Scintilla Divina, con quel
frammento di Divinità che era in Lui come è in tutti gli uomini. E quindi ha parlato Dio, non era più
Gesù, era il Cristo, così si è chiamato.
Ma noi vogliamo andare ancora oltre queste semplici affermazioni che non presentano, credo, di
fronte alla comprensione, nessuna difficoltà. Se voi credete che in ciascuno di noi ci sia un frammento
di Divinità – che poi è questa un’immagine, perché la Divinità è unica e indivisibile – ma che ciascuno
di noi, diciamo più precisamente, faccia capo nell’intimo suo a Dio, non possiamo pensare – se
credete questo – che questo Dio con il quale nel più profondo del nostro essere troviamo
testimonianza, sia un Dio diverso dall’Assoluto: è l’Assoluto e se deve e può comunicare, comunica
l’Assoluto.
«Ma – direte voi – come è possibile che l’Assoluto comunichi attraverso a dei corpi, a dei veicoli
umani?». Certo che, per quanto noi possiamo pensare ed immaginare, vi è indubbiamente una
limitazione. Cioè, nella figura del Cristo, cioè di Dio Assoluto che parla attraverso ai veicoli preparati
dall’uomo Gesù, noi non possiamo che vedere un Assoluto ancora, in qualche modo limitato. Limitato
non fosse altro dalla necessità di farsi intendere da degli uomini. È vero, figli e fratelli?
Allora, se noi parliamo di “assoluto limitato”, voi dovete immediatamente collegare questa cosa
alla progressione del “sentire”, perché solo l’Assoluto nella Sua vera Natura non soggiace a illusorio
trascorrere. Ma quando noi parliamo di “limitazioni”, ecco che allora ci distogliamo da questo principio,
da questa verità del non tempo non spazio non successione, per cui potremmo dire che la
manifestazione Divina di Cristo potrebbe avere un suo tempo. Ma dove? Nell’Assoluto no,
nell’Assoluto non può esistere tempo; ma in una zona del manifestato, in una zona dell’Essere, di
quell’Essere del quale conosciamo vari punti: punto che si chiama Gesù, punto che si chiama Cristo,
punto che si chiama Dio-Assoluto. Quando dunque, se noi andiamo ad osservare la progressione del
“sentire”, è “sentito” questo Essere nei suoi punti? Ecco l’Essere Gesù secondo la progressione del
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“sentire” dell’individuo, come il vostro, né più e né meno; da un “sentire” più semplice si passa ad un
“sentire” un poco più complesso e via via, attraverso – è vero, figlia N. che sei giunta – prima alla
sequenza dei fotogrammi; poi non v’è più bisogno dei fotogrammi, ma il “sentire” fluisce
spontaneamente. E questo è tutto chiaro: il “sentire” dell’uomo Gesù è analogo al “sentire” di tutti gli
individui.
L’altro “sentire”, quello del Cristo, di che cosa fa parte? Noi vi abbiamo detto che è “sentito”
sempre, fa parte dell’individualità di quell’Essere che conosciamo come Gesù, come Cristo, come
Dio. E come individualità è “sentito” sempre. È vero? In un attimo eterno il “sentire” della individualità
di ciascuno di noi percepisce i vari “sentire” successivi del singolo individuo. Così il “sentire” della
individualità Cristo, in un solo attimo eterno, percepisce tutti i “sentire” dell’uomo Gesù; non solo, ma
percepisce un “sentire” singolare che le altre individualità non hanno ed è quel “sentire” di ritorno fra
gli uomini, nel mondo umano, per missione, limitato dalla carne, da tutto quello che volete, per aiutare
gli uomini. Dunque, vedete questa singolarità di questa individualità che possiamo chiamare Cristo,
che ha un “sentire” quasi assoluto – definizione terribile – che fa sì che contenga questa esistenza dei
ritorni fra gli uomini. Perché dico “dei ritorni”? Perché questo fatto, episodio che voi conoscete
dell’esistenza di questo Essere col nome di Gesù Cristo, non è né il primo né l’ultimo. Questo Essere,
che alcuni chiamano “Signore del mondo” e con altri nomi, periodicamente ritorna. Chi ritorna?
Ritorna Scintilla Divina in una forma limitata, non di Assoluto nel suo fulgore, abbiamo visto, vero?
Questo “sentire” che possiamo dire di individualità – io spero di essermi spiegato sufficientemente –
ritorna, e ritorna sempre nella stessa forma.
Andiamo a vedere, per comprendere meglio, l’episodio precedente al Cristo: quello di Krishna.
Ecco, anche nel Krishna si è avuto lo stesso procedimento. Quell’uomo, che poi nella vita successiva
si chiamò Gesù, aveva un altro nome in precedenza, e preparava i veicoli per la manifestazione di
questa Scintilla Divina che allora chiamarono Krishna; cioè, che allora dette origine ad un Essere
vivente, ad una personalità, ad un uomo vivente che allora fu chiamato Krishna. E Krishna stesso lo
dice parlando al Suo discepolo: «Ogni qual volta la legge vien meno e la licenza prende il
sopravvento, io ritorno. Ritorno per proteggere i deboli, i derelitti, i perseguitati». Ed ogni volta, infatti,
è questa manifestazione. La manifestazione successiva – ho detto – fu quella di Gesù, lineetta,
Cristo. Quel Gesù era lo stesso individuo che aveva preparato i veicoli al Krishna e che naturalmente
nella vita successiva noi ritroviamo ad un grado di “sentire” più complesso perché segue l’evoluzione
di tutti, è vero? Come noi, naturalmente, ad una vita successiva, abbiamo un grado di “sentire”
superiore.
Finalmente siamo arrivati al ritorno del Cristo o del Krishna perché, sì, siamo prossimi ad una
nuova incarnazione del Maestro; da ogni parte questo è stato annunciato ed è “sentito”, direi. Ma
questa volta il ritorno del Maestro avrà una risonanza diversa perché corrisponderà ad un ritorno
dall’intimo di ognuno. Vedete, si parla di fine del mondo, i profeti di sventura sono moltissimi. Il mondo
dovrebbe finire: mille e non più di mille. Ma, più che fine del mondo, si tratterà di fine di un mondo,
perché veramente sarà una trasformazione indescrivibile e il ritorno del Cristo, dall’intimo di ognuno,
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farà parte di questo… capovolgimento, di questa meravigliosa distruzione del mondo dell’egoismo,
dell’incomprensione, dell’ingiustizia. Forse a voi che in questo momento vivete fra tante belle
comodità che vi ha dato il progresso, ed agi, anche delle impressioni di disordine, di crudeltà e via
dicendo, di disinteresse, di egoismo, farà piacere sapere che queste situazioni sono situazioni
estremamente transitorie; che ciò che rende l’uomo diverso, in un certo senso, da altre forme di vita o
– se vogliamo dirlo più chiaramente – più evoluto di altre forme di vita, si farà strada nell’uomo e sarà
questo che salverà il mondo, veramente, dalla fine nel senso catastrofico che i profeti di sventura
danno. Il mondo non finirà in quel senso lì, ma più che in quel senso finirà perché si trasformerà,
perché corrisponderà ad un modo di vivere più immediato, più semplice, senza ipocrisie, più pieno di
comprensione reciproca. Ed io vi auguro – a voi che certe volte siete come confusi e smarriti – di
poterlo vedere presto, di poter vedere presto i segni di questa trasformazione.
Ma a questo punto ciascuno di voi deve farsi una domanda e dire: «Ed io che cosa faccio per
preparare il ritorno del Cristo?». Voi siete testimoni di questi colloqui, voi vedete ed udite cose che
altre creature per tutta un’esistenza hanno cercato di raggiungere. Voi che avete fatto quasi una
specie di abitudine all’inconsueto, al fenomeno, al fatto straordinario, al di fuori dei fenomeni che
generalmente si osservano, delle leggi consuete della natura, dovete chiedervi, a questo momento:
«Che cosa faccio?». Veramente il timore di parlare di spiritismo e di essere per ciò posti in berlina in
un certo senso, è la ragione vera che vi fa essere cauti e prudenti nei riguardi dei vostri simili? O non
è piuttosto una forma di… pigrizia, di non volersi impegnare, di non volersi adoperare?
Poiché si è parlato del Cristo, questa sera, viene alla mente una parabola, la parabola dei talenti,
che forse bene si adatterebbe a taluno di voi. Pensate: anche questi giovani, studenti, studiosi,
giovani in genere che hanno una preparazione, che hanno con le stesse loro mani visti e toccati dei
fenomeni, udito questi insegnamenti, che possono scrivere, fare degli articoli, lo fanno? Noi siamo
sempre stati contrari alle forme di organizzazione e confermiamo questo. Ma ciascuno,
singolarmente, per propria parte, parlando senza citare la fonte, con tutte le cautele del caso, che non
debba mettersi in ridicolo, quante volte potrebbe parlare ad un suo vicino ed aiutarlo e non lo fa? Ma
perché non lo fa? Qualunque sia la ragione per la quale non lo fa, è una ragione errata, credetelo
fratelli.
Pace a voi.
Kempis
Io sono la Guida Fisica di Roberto.
Vedete, cari, quando noi facemmo vedere ad un osservatore le mani dello strumento – vi
ricordate? – accendemmo la luce. Noi vorremmo che, mentre facciamo il fenomeno luminoso,
l’illuminazione delle mani, voi fotografaste queste mani in maniera da vedere poi tutti che non c’è
nulla sopra. Intendete? Quindi tu, figlio Silvio, prepara questa macchina… Adesso punta l’obbiettivo
dove vedete la luce, vedi?
126
Partecipante – Non so che cosa…
Michel – Io sono pronto…
Scatta il flash, il respiro dello strumento si fa più profondo e un poco affaticato.
Michel – Ecco. Adesso state concentrati. Ritorna un’Entità.
Michel
Si manifesta, per la seconda volta dal suo trapasso, il dottor D. L. e porta un dono alla moglie F.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Vengo, figli, a chiudere questo incontro e a salutarvi nuovamente tutti con tanto amore.
A questi figli giovani, nuovi, che hanno sentito il desiderio di avvicinarsi a queste cose, noi
facciamo un dono ed è un dono che così può sembrare privo di valore: noi faremo in modo che nella
loro vita abbiano sempre il senso della misura perché, vedete figli, voi non potete comprendere
quanto sia importante conservare, in ogni cosa, il senso della misura: ricordatelo! Nella gioia, in ogni
manifestazione. Tutto è lecito, in un certo senso, all’uomo purché sia fatto con misura. Ed io vi
seguirò, figli, perché questo senso della misura non venga mai meno in voi.
Che la pace sia con tutti gli uomini.
Tra tre settimane.
Dali
Comincia per “N”. Sta qui vicino ed è persona insospettata. Ce l’hai un flash? Vai a prenderlo.
Ecco, va di là e preparala.
Partecipante - …
Lilli - …Uno non deve dire: «Io fo lo spiritismo e dicono così…»…
Partecipante - …
Lilli - …Qualcuno fra voi si salva dal rimprovero di Kempis… Christian, per esempio.
Partecipante - …
Lilli - …Oh, tu… tu sei la segretaria! Ma non si fanno preferenze!
127
Partecipante - …
Lilli – C’è tempo, il tempo noi non si conta. Si dicono le cose anche dieci anni prima, vero N.? Tu lo
sai.
Tanti bacioni a tutti.
Lilli
30 Maggio 1974
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dov’è il figlio Neri? Neri dov’è? Perché non l’avete fatto rimanere, figli? Non ha importanza, sarà
per un’altra volta. Questo lo dico per non dare la sensazione a nessuno di non essere gradito, è vero,
figli? L’Altissimo solo sia ringraziato.
Ed a proposito di ringraziamenti, siamo noi che ringraziamo il figlio Alfredo e dico solo una cosa:
colui che canta prega due volte. Questo vale anche per la figlia Giuliana; quando nel canto si mette
tutto se stesso, quando non si fa per ambizione, per guadagno.
Siamo nuovamente assieme, o figli cari, e voi sapete con quanta gioia comunichiamo con voi.
Quante cose avremmo da dirvi personalmente, perché vi seguiamo nella vostra vita di ogni giorno e
vediamo le vostre incertezze, i timori, le frustrazioni, le delusioni. Ma, figli, voi dovete invece essere
sicuri che l’uomo non è nato per essere infelice, che molte volte la sua infelicità sarebbe facilmente
superabile quando si tratta di umore. Voi, tutti, avete diritto ad essere sereni. Sforzatevi di esserlo,
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pensate che non è un delitto essere sereni; molti pensano che esserlo rappresenti un non partecipare
ai dolori dei propri simili, ma non è così, figli. Francesco ve lo ha insegnato da tanto del vostro tempo:
essere lieti! Ed è di grande aiuto per tutti, anche per coloro che soffrono, avere vicino dei fratelli che
sono lieti, che non infondono ancor più tristezza. Essere lieti anche quando gli affanni ci opprimono,
anche quando vediamo sfuggire una felicità che abbiamo sempre sperata, anche quando siamo
delusi, perché in quella letizia è racchiusa una gran forza. A che cosa serve essere prostrati? A
niente, né a voi né agli altri. A che cosa serve essere tristi? Credete forse che questa specie di
martirio interiore che molti si praticano possa darvi qualche merito? No certamente. Perfino la
tristezza che segue la constatazione di avere errato può essere un errore quando suona come
orgoglio ferito, quando significa amor proprio offeso, quando è abbandono interiore di chi, in cuor suo,
credeva di essere infallibile. Così, o figli. Noi vi invitiamo ad essere sereni per voi e per coloro che vi
sono vicini. Vi incitiamo a non perdere mai la serenità, a cercare di trasfonderla a coloro che vi sono
accanto perché essa significa: fonte di grande aiuto, di grande forza per affrontare le esperienze che
la vita vi riserva…
Partecipante - … (A titolo informativo per i nuovi che non lo sanno, non si interrompono mai i Maestri
durante la loro esposizione, particolarmente per domande “personali”).
Dali – Noi non rispondiamo mai a questo genere di domande se non invitando alla prudenza.
Continuare per vedere. L’albero buono dà il frutto buono, ma prima di essere sicuri che il frutto sia
buono occorre averlo assaggiato, occorre avere sperimentato sempre con prudenza e attenzione.
Questa è la mia risposta. Non posso dire altro.
Sono da pochi giorni trascorsi ventotto dei vostri anni, o figli, da che abbiamo iniziato queste
comunicazioni e vorrei ringraziarvi tutti, principalmente il figlio Roberto, per averci seguito.
Molte volte, vostro malgrado, vi abbiamo portato su terreni che hanno in un certo senso minato la
vostra serenità, che vi hanno stimolato a riflettere, che hanno costituito dei piccoli traumi, è vero, figli?
Ma questo – voi lo sapete – aveva l’unico scopo di aiutarvi. Aiutarvi non umanamente, ma nel vero
senso della parola: spiritualmente. Voi ci avete seguito, e noi ve ne siamo grati.
Le riunioni cosiddette “spiritiche” o hanno lo scopo di svegliare l’attenzione degli uomini, far loro
credere che esiste molto di più di quello che cade sotto i sensi fisici o che appartiene al piano fisico; o
hanno lo scopo di insegnare. In un primo tempo dello spiritismo si aveva una grande sperimentazione
di fenomeni fisici, altrimenti, se fosse stato appunto diverso, oggi lo spiritismo non esisterebbe più. Se
non vi fossero stati dei fenomeni che per loro stessi costituivano delle prove di intervento di qualcosa
di sconosciuto, lo spiritismo sarebbe morto. Se fino dall’inizio solo si fosse parlato di “insegnamento”,
lo spiritismo molto probabilmente non sarebbe riuscito a fare più scalpore di quanto lo faccia una
setta religiosa. Invece l’attenzione degli uomini fu colta in quel modo che voi tutti sapete. Poi vi è un
altro tipo di ragione che determina l’esistenza delle sedute medianiche ed è l’insegnamento. Quando
si è potuto accertare che il fenomeno esiste, anche se non si vuole spiegare nella maniera più
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semplice e più naturale – che credo voi condividete – quando si è accertato questo, allora è il
momento di insegnare. Ecco. Ma l’insegnamento non deve essere una semplice enunciazione di
principi morali che più o meno le religioni, le filosofie conoscono e insegnano. Deve essere qualcosa
che va oltre, qualcosa che l’uomo da solo non può scoprire, se non quando è molto avanti nel
sentiero della iniziazione. Per questo noi vi abbiamo portato su quel terreno di cui prima vi parlavo,
che vi ha tolto in certi momenti la serenità. Perché era inutile fare delle riunioni per avere notizie di
parenti che sono trapassati o per andare a caccia di fenomeni eccezionali. Avete avuto anche quelli, li
avrete, ma in soprappiù. Essi non costituiscono l’oggetto delle nostre riunioni, la vera ragione per la
quale noi veniamo fra voi. Ma l’insegnamento deve andare oltre quello che comunemente si può
sapere. Noi crediamo, ora che le nostre riunioni cominciano ad avere una loro compiutezza, di essere
riusciti nell’intento e se siamo riusciti in gran parte lo dobbiamo a voi che ci avete… seguiti, che siete
stati termine di paragone di questo insegnamento. Noi, attraverso alle vostre reazioni, abbiamo potuto
vedere che cosa dire, quando dirlo e come dirlo. Perciò questa sera desidero ringraziarvi.
Vi lascio momentaneamente.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Non posso parlare…
L’Entità manifestatasi respira a fatica, con affanno. Dopo una pausa, con voce sicura…
Mi chiamai Enrico Mattei. Non vengo per accusare, non ho odio, ma per portare aiuto. Dite…
ditelo. Nella pianura Padana c’è il petrolio; dopo diecimila metri, tanto, tanto! Ditelo, ne sono sicuro! È
in grande profondità, fino oltre le Alpi: è un grande giacimento. In tutta la pianura. È tanto profondo,
ma c’è tanto petrolio, ecco.
Partecipante – Dove converrebbe tentare?
Enrico Mattei – A Cortemaggiore, anche. Ho assolto il mio compito. Grazie.
Enrico Mattei12
12 Il 17 Ottobre 1962 moriva in circostanze tragiche Enrico Mattei. Ufficialmente si trattò di una
disgrazia ma l’ipotesi del delitto non è mai stata accantonata. Personalità politica ed economica di
livello internazionale, volle inserirsi nella lotta per la conquista dei mercati petroliferi creandosi
innumerevoli nemici. Inoltre, la successiva scomparsa di Mauro de Mauro (vedi riunione del 13 Febbraio
1975 in cui si manifesta l’Entità), che stava ricostruendo le sue ultime ore di vita, ha aggiunto mistero a
mistero.
130
Cari amici, Alan vi saluta.
Ogni tanto io vengo fra voi. Dunque, cari, questa sera noi parleremo di un argomento molto
semplice perché la mia presenza stessa vi può far capire questo. Penso però che possa esservi utile
purché abbiate la costanza di applicarvi. Voi avete sentito parlare di certi esperimenti che si fanno in
ipnosi? Riguardano la resistenza che l’ipnotizzato acquista a certe malattie, anche infettive. Per
esempio, al soggetto ipnotizzato si dice: «Tu non contrarrai questa malattia». E così è. In Russia sono
stati fatti degli esperimenti – i Russi sono molto avanzati in questo campo – sono stati fatti degli
esperimenti proprio in questo senso, addirittura iniettando dei germi ed anche dei virus al soggetto
ipnotizzato al quale si è dato il comando di non ammalarsi di quella determinata malattia. E si è avuto
un successo io direi – che ho potuto controllare personalmente di qua, dal mio punto di vista – del
cento per cento. In realtà gli studiosi non hanno avuto questo risultato, ma nei casi negativi non vi era
un’ipnosi profonda: ecco la ragione per la quale la malattia ha preso corpo, ecco. Direte voi: «Che
cosa c’entra questo?» C’entra per far capire che nell’organismo di ciascuno di voi, nel corpo fisico di
ognuno di voi, c’è la possibilità sopita di reagire a tutte le malattie; e non solo le malattie infettive, ma
di ogni genere: disfunzioni dovute ad organi che non funzionano più armonicamente e così via.
Vedete voi, il fenomeno delle stigmate, la potenza dell’immedesimazione in Cristo, provoca delle
ferite reali sul corpo fisico di questi mistici. Anche questo deve farvi riflettere e capire quale potenza
abbia la mente sul corpo, è vero? Allora, quando la vostra Guida vi dice di concentrarvi, pensare al
vostro corpo in modo di un’Entità staccata dal vostro essere, voi dovete pensare che questo corpo ha
la possibilità di reagire a tutto. Non esiste malattia che non possa essere vinta in questo modo. O
meglio, ne esiste una sola! Sapete qual è? La malattia del Karma, perché quando una creatura deve
avere una malattia per Karma, allora non c’è barba di rimedio. Ma siccome voi non sapete qual è il
Karma che voi dovete subire in fatto di salute, voi esercitatevi.
Direte: «Ma noi forse facciamo della magia nera in questo modo?». No, no cari fratelli, perché
ognuno di noi ha a sua disposizione tanti mezzi, tutti i mezzi che la natura gli ha dato. Quando voi
procacciate del cibo, non fate della magia nera. E così quando voi fate questo esercizio che deve
essere costante, ricordatelo, premesso. Come un’intima convinzione che dovete trovare in voi.
Un’intima convinzione. E non dovete avere dubbi. Io vi ho portato questi esempi, ma tante sono le
malattie… – come si chiamano?… – psicosomatiche, forse… quante sono! Ma non solo quelle
possono essere guarite – forse quelle, anzi, sono le più difficili – ma tutte, anche quelle infettive.
Riflettete. Vi sarà molto utile.
Partecipante – Perdona, una precisazione: dovremmo in un certo senso, ipnotizzare noi stessi con
questa convinzione?
Alan – Non importa arrivare all’ipnosi profonda, no. Io ho portato come esempio per dimostrare che in
tutti esiste questa possibilità che si desta attraverso al raggiungimento di un’intima convinzione,
perché l’ipnotizzato raggiunge per suggestione altrui questa intima convinzione, ed ecco che si
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immunizza, ecco.
Partecipante – Perdona, potrei farti una domanda?
Alan – Certo, certo.
Partecipante – Nel ’63 Dali “buttò là” – come loro dicono – una frase, disse: «Il giorno in cui
cessassero di essere emanate delle individualità, non vorrà dire che spariscono le forme di vita più
semplici». Solo nel ’69 abbiamo saputo degli animali rappresentati.
Alan – Certo, è vero?
Partecipante – Desideravo sapere, se è possibile, se nell’epoca dei fotogrammi che noi viviamo sono
cessate completamente le emanazioni di individualità.
Alan – Non sono mai cominciate e quindi sono cessate in questo senso. Perché non esiste il tempo
in Dio, per quanto io ho potuto capire: quella era una verità punto di passaggio per arrivare a farvi
capire quello che oggi avete capito. Una cosa da conoscere più profondamente, come la conoscete.
Partecipante – E qual è il destino degli animali che muoiono?
Alan – Tu assisti a una retrospettiva, cara sorella, è vero? Tu vedi morire delle piante, degli animali e
pensa ad un film che tu vedi adesso e che è vecchio di tanto e tanto del vostro tempo fa, nel senso di
trascorrere di “sentire”. Tu vedi ora quello che loro hanno provato; e che noi stessi, tutti noi siamo
passati dalla vita animale. Abbiamo “sentito” in precedenza. Forse io non so spiegare.
Partecipante – È l’argomento che non è affatto facile.
Alan – Credo. Anch’io ho imparato qua con voi. Non crediate che quando siamo dove io sono la
verità si abbia in noi spontaneamente. Deve essere conquistata – un poco più facilmente che sulla
Terra – ma nello stesso modo che sulla Terra, per acquisizione. Non diversamente.
Partecipante – Grazie.
Alan – Vi saluto cari.
Alan
Sono la Guida Fisica di Roberto.
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Ecco, quando voi siete pronti, io sono pronto. Come vi abbiamo detto questo serve per
dimostrare, per capire, che niente è sulle mani durante questi fenomeni luminosi.
Adesso state concentrati.
Pace a voi.
Michel
Pace a voi.
Questa sera voi vi siete chiesti perché non avete consapevolezza fra “sentire” suscitato dalla
disamina del mondo dei fotogrammi e “sentire” fluito spontaneamente nell’intimo vostro. Debbo dire
che, in linea di massima, tutte le risposte che avete dato sono state giuste, e cioè si potrebbero
riassumere in questo senso: il “sentire” che fluisce spontaneamente è un fatto ancora, possiamo dire,
saltuario, raro in voi e proprio per questo motivo voi non sapete distinguere la differenza. D’altra parte
vedete, figli e fratelli, che non possono esservi nell’intimo dell’individuo dei salti del tipo che potrebbe
in qualche modo denunciare, dimostrare quello che ha originato la vostra domanda. Cioè, se vi fosse
nell’intimo dell’individuo un salto di qualità nel “sentire”, ecco che evidentemente sarebbe più
percettibile la differenza. Ma poiché tutto avviene per sfumature, ecco che evidentemente nel periodo
di passaggio fra – diciamo – un “sentire” prettamente suscitato dalla teoria dei fotogrammi, dal mondo
o dai mondi dei fotogrammi, a quel “sentire” totale fluito spontaneamente nell’intimo vostro, ecco che
esiste una grande quantità di sfumature. Quale è questo “sentire” che fluisce spontaneamente?
Quando, ad esempio, c’è qualche ragione di tensione, molte volte – se l’individuo è maturo – questo
“sentire” si libera. Durante i momenti di tensione scappa fuori la verità dell’individuo. Mi posso
spiegare più chiaramente: se un individuo si dice altruista, può predicare l’altruismo, comportarsi
come un altruista, ma il momento in cui in lui vi è una tensione interiore, suscitata da un evento
qualsiasi – ad esempio, pericolo di vita – ecco che scappa fuori la verità di questo individuo; se
altruista non è, dimentica tutti i bei propositi, tutte le belle rappresentazioni che faceva dinnanzi agli
occhi degli altri e si comporta da perfetto egoista. L’opposto: chi ha sempre creduto di essere egoista,
in un momento di tensione, può donare tutto se stesso, la propria vita per gli altri; ed ecco un “sentire”
di coscienza che scappa fuori, quello relativo all’altruismo. Ma quando invece il “sentire” che fluisce
spontaneamente è totale, allora non vi è possibilità di errore perché allora riempie tutto l’individuo e
non è suscitato da alcunché. Non importa che l’individuo sia in un luogo dedicato al culto mistico, o
che osservi un bello spettacolo offerto dalla natura, o che stia ad ascoltare un conferenziere od un
predicatore per avere un riscontro interiore; quel “sentire” di cui vi parlavo sgorga nell’intimo suo con
tanta pienezza da traboccare; così spunta dal niente, suscitato da niente e se lo non si prova non si
può certamente descriverlo.
Debbo poi ringraziare il figlio F. che, con la sua domanda, mi permette di fare un piccolo
passettino avanti nelle nostre conversazioni. Domanda il figlio F.: «Ha l’evoluzione dell’individuo una
fine?». Ed io dico che se l’individuo fosse stato quello che voi conoscevate fino a sei o a sette anni fa,
noi avremmo dovuto rispondere che come è possibile che qualche cosa che è finito diventi infinito
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attraverso ad una maturazione? Se fosse totalmente vero quello che insegnano – come punto di
passaggio, s’intende – certe filosofie, cominciando dalle orientali, che l’uomo è qualcosa che è povero
in sé, misero, finito, il quale attraverso alla evoluzione progredisce, progredisce, progredisce fino ad
identificarsi in Dio, certamente la domanda sarebbe più che legittima. E noi dovremmo dire che
l’evoluzione non ha fine, perché ciò che è finito non potrà mai attraverso ad un accrescimento
diventare infinito. Ed ecco perché allora noi siamo andati avanti con la spiegazione ed abbiamo
parlato di che cosa sia ciò che è nell’intimo dell’individuo, che cosa sia questa coscienza che una
volta dicevamo “si costituisce”, che è un’espressione che è ancora valida, ma che deve essere
approfondita, della quale noi conosciamo il senso più profondo. La coscienza, il corpo akasico non è
che un insieme di perle di “sentire”, dalla più semplice alla più complessa: questo è l’individuo.
Queste perle sono “sentite” l’una dopo l’altra e voi la sperimentate bene questa verità. Se noi
andiamo oltre nell’osservazione dell’individuo troviamo l’individualità e troviamo che tutte queste perle
che l’individuo “sente” una dopo l’altra, preda dell’illusione, sono “sentite” tutte contemporaneamente,
simultaneamente, forse è più preciso.
Ma che cosa è allora, come può spiegarsi che l’evoluzione ha termine? Ha termine proprio nel
senso spicciolo, non nel senso del non tempo, perché nel non tempo voi sapete che mai è iniziata e
mai quindi può avere termine. Non si può parlare di termine di ciò che non è cominciato. È appunto
proprio questo, le varie perle del “sentire” che ci spiegano questa possibilità, perché sono quindi
“sentire” sempre più complessi, relativi, ultimo dei quali – ultimo nella teoria, nella successione
illusoria – ultimo nell’aggregazione, ultimo – mi seguite, figli? – ultimo nell’accostamento è il “Sentire
Assoluto”. Ecco dunque come è possibile. Ed allora, però, è legittimo dire che chi si identifica con
l’Assoluto non siamo più né io e né voi, come noi non siamo più quelli che eravamo ieri. Oggi noi
siamo un “sentire” che è susseguente al “sentire” che ci precede, ma che non è lo stesso; quindi
andando avanti di successione in successione di “sentire” sempre più complessi fino a che sarà
sperimentato – se volete ancora, per non darvi troppo una doccia fredda – quando sperimenteremo il
“Sentire Assoluto”, non saremo più quello che siamo adesso, in tutti i sensi, è vero? Cerchiamo di
abbandonare questo senso dell’io, della conservazione, figli e fratelli. Cercate di avere questo
coraggio. Voi pensate sempre che chi va ad unirsi con Dio siate voi, siete voi, ma non è vero questo:
è Dio e come Dio è tutti. Ed ecco come è possibile che l’evoluzione, in un certo senso, abbia termine.
C’è dunque – è vero figlio F. – un grandissimo salto di qualità, altroché, perché dall’Assoluto
passiamo al relativo e questo salto è incolmabile. Non c’è un Assoluto che è un po’ meno assoluto ma
che non è relativo. Non può esistere. Ecco perché.
Partecipante – Scusa, posso aggiungere qualcosa?
Kempis – Prima riflettete su questo.
La volta scorsa abbiamo parlato del Cristo. Ed abbiamo dimenticato di dire qualcosa: di ciò che
non è il Cristo, dell’Anticristo. Pensate: preannunciato dall’Apocalisse, dai profeti di sventure e persino
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dai giornali che hanno problemi di tiratura, avanza l’Anticristo! Ma chi sarà questo… questa bestia che
osa opporsi al Cristo “Via, Verità e Vita”? Come potremo noi riconoscerlo per non essere sorpresi dal
suo sopragiungere? Come distinguerlo, con le sue insidie, i suoi inganni? Noi dobbiamo guardarlo in
faccia questo tracotante Principe delle Tenebre. L’Anticristo direi che insidioso si nasconde nella
tacita acquiescenza della tirannia dell’errore e dell’ingiustizia. Regna quando, alla chiarezza delle
azioni, si sostituisce la congerie delle parole, dei compromessi volti a nascondere l’incapacità. Impera
quando la libertà è usata a fini egoistici e quindi diventa liceità, quando si smarrisce il senso della
misura e l’intemperanza acceca gli uomini. Quando la carità diventa una vuota formalità fatta per
accrescersi, per meritarsi il cielo e non per amore al prossimo; quando si abbandonano gli ideali
morali non per migliorarli, ma per dare libero sfogo alla propria cupidigia. La religione che si serve
degli insegnamenti dei Maestri per maledire, per condannare i suoi nemici, è religione dell’Anticristo.
Come potrebbe chiamarsi diversamente una religione che è ridotta ad un giogo imposto dal timore di
una eterna perdizione, ridotta ad una scienza dell’assurdo o della follia? E come chiamare se non
“razza di vipere” chi ha ridotto la parola d’amore abolitrice di ogni sacrificio di sangue a motivo di
divisione, di odio, di rancore? O chi ha fatto di Colui che predicava il perdono il nuovo motivo di
vendetta, di guerra, di massacro? O chi ha fatto di Chi nulla possedeva, nemmeno una pietra dove
posare il capo, ragione di estorte ricchezze? Ma chi siete voi che vi ritirate dal mondo e avete la
pretesa di insegnare al mondo, se non ciechi che guidano altri ciechi? E chi è il vostro Dio che misura
la sua onnipotenza con la debolezza dell’uomo, se non l’Anticristo?
Allora, se tutto questo è l’Anticristo, questo apocalittico nemico dell’uomo, non è tanto lontano da
noi, non è di là a venire, ma è in noi, figli e fratelli, si aggira in noi e fra noi da almeno tremila anni. Oh
beata innocenza dello sprovveduto che getta uno sguardo al di là del velo del tempo e confonde il
futuro con il tragico presente! Se questa è la verità, una diversa domanda dobbiamo farci: quando
finirà il regno dell’Anticristo? Quando solo la maledizione sarà maledetta, quando saremo liberi dalla
schiavitù delle passioni, dagli errori dell’ignoranza, dalle pene del timore, dalle angosce del desiderio;
allora la bestia e il falso profeta saranno gettati nello “stagno ardente di fuoco e di zolfo”. Quel giorno
cesseremo di credere senza conoscere e di conoscere senza credere. Ma nella nostra debolezza, in
attesa di questo giorno, come andare avanti? Come comprendere qual è la via più breve? Ascoltiamo
con reverenza Chi può indicarcelo…
Kempis
Beati voi siete che potete affinarvi nell’istruzione, ma guai a chi non è convinto di nulla sapere,
perché dell’umile è il Regno dei Cieli.
Beati voi siete che non conoscete l’obbligo di partecipare nolenti ai riti religiosi, ma guai a chi non
trova tempo di dire una preghiera, perché di chi ama Dio è il Regno dei Cieli.
Beati voi siete che potete nutrirvi senza preoccupazione, ma guai a chi non dona il superfluo,
perché di chi nulla possiede è il Regno dei Cieli.
Beati voi siete che non conoscete il giogo del lavoro ergastolo, ma guai a chi non è produttivo,
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perché di chi mette a frutto la sua esistenza è il Regno dei Cieli.
Beati voi siete che potete muovervi in una maggiore libertà sociale, ma guai a chi è schiavo di se
stesso, perché dell’uomo libero è il Regno dei Cieli.
Beati voi siete che sul sangue dei vostri predecessori potete sognare e sperare in un mondo
migliore, ma guai a chi sciupa l’occasione, perché dei puri è il Regno dei Cieli.
Voi avete udito che vi fu detto:
beati gli affamati e gli assetati di Giustizia, ma io vi dico: più beato ancora chi nulla desidera,
nemmeno la Giustizia, perché di chi è morto a se stesso e fa la Volontà del Padre è il Regno dei Cieli.
Il Regno dei Cieli riposa nella quiete interiore.
Pace a voi.
La Voce
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Devo assolvere con molto piacere un piccolo compito. Anna e Loreno, la Guida Fisica l’aveva
materializzata prima ed io l’ho consegnata.
Vi lasciamo, figli, momentaneamente, sperando che il vostro pensiero non si distacchi da questa
serata. Non ho altro da aggiungere.
Fra tre settimane.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
20 giugno 1974
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Vorrei, o figli cari, questi due nuovi osservatori in prima fila, così il padre Evo cederà il posto al
figlio, e il figlio Fiorenzo, per cortesia, lo cederà al figlio Sandro.
Voi, o figli, poco a poco andate familiarizzandovi con il concetto dell’Assoluto. È una lenta
assimilazione e, per voi particolarmente, è stata più lenta, in quanto prima di arrivare a comprendere
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la spiegazione, voi dovevate porre la domanda. Intendo dire che molte volte ciascuno di voi,
interrogando se stesso a proposito dell’idea della Divinità, non pensava al concetto dell’Assoluto, ma
cercava di trovare in se stesso la risposta alla domanda: «Esiste Dio?». Ed allora può aver passato in
rassegna le varie figurazioni dell’Ente Supremo che possono illustrare certe filosofie e certe religioni,
e può essere arrivato alla conclusione che un Dio così fatto non può esistere. Noi abbiamo dovuto far
sorgere in voi la domanda: «Quale Dio esiste?», prima di darvi la risposta, prima di cercare di
illustrare il concetto dell’Assoluto. Voi non eravate particolarmente interessati a scoprire quale
concezione di Dio poteva sopravvivere alle varie disamine della ragione, ai vari attacchi della logica.
Così, ripeto, prima di dare la risposta, abbiamo dovuto farvi “sentire” la necessità della domanda.
Ma altri – che non siete voi – si sono domandati per molto tempo perché Dio doveva avere creato
il Tutto, qual’era la vera ragione dell’esistenza del Tutto. Così sono sorte varie ipotesi: un atto
d’amore, l’amore che per amare ha bisogno di un oggetto e così via. Fra tutte queste dobbiamo dire
in tutta sincerità che la più onesta era quella che diceva che la nostra mente di umani non può
arrivare a comprendere il perché del Tutto. Perché in effetti non occorre prendere in esame le varie
spiegazioni, non solo date dalle filosofie o religioni occidentali, ma anche orientali, per scoprirne i
punti deboli e le illogicità; ma di fronte a queste descrizioni così incomplete e inesatte, appunto, il dire
che la nostra mente non poteva arrivare a comprendere, era forse l’atto più onesto che si potesse
fare nella ricerca di Dio.
Poco a poco invece noi abbiamo cercato di farvi capire, e se è vero che abbiamo dovuto
certamente rendere palpabile ciò che non lo è, definire ciò che è indefinibile, è altresì vero che
attraverso a queste distorsioni della Realtà, noi abbiamo la convinzione di avere suscitato nell’intimo
vostro l’intuizione del concetto di Dio, che se anche, ancora, non è il possesso di questo concetto – e
non potrà esserlo che fra del vostro tempo – è tuttavia qualcosa che si avvicina più di ogni altro alla
Realtà. È qualcosa che resiste agli attacchi della ragione e della logica. È qualcosa che tutte le volte
che voi cercate di comunicarlo agli altri diventa un tantino meno preciso, ma che quando voi lo
osservate nell’intimo vostro, nella vostra meditazione interiore, si avvicina invece un gradino di più
alla Realtà ultima. Noi vi abbiamo instradato a questa conquista dopo avervi spiegato tante cose del
mondo che vi circonda e voi non dovete soffermarvi ancora a guardare con occhi umani la vita che è
attorno a voi; voi dovete vivere, questo è quello che intendiamo, ma conservando nell’intimo vostro
ciò che vi abbiamo detto, cercando di ritrovare nella vita di ogni giorno quelle verità che vi abbiamo
spiegato.
«È difficile – voi direte – specialmente dopo le ultime rivelazioni!». Ma pure così deve essere
fatto, perché tante volte vi abbiamo ripetuto che l’acquisizione di un concetto, l’assimilazione di una
verità, non può che passare attraverso a quelle fasi: attenzione, consapevolezza, coscienza. Se voi
non ponete attenzione ad un problema – come non ponevate attenzione al concetto di Dio perché
non avevate in proposito domande da farvi – non arriverete mai ad essere consapevoli di quel
problema ed una volta che ne sarete consapevoli, avrete mosso il primo passo per averlo assimilato,
fatto vostro, scoperto, rivelato nelle sue più nascoste pieghe.
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Vivere, per voi che sapete che tutto esiste già da sempre e per sempre, e che solo una vostra
illusoria percezione scandisce in un susseguirsi di tempo e in uno spostarsi di spazio inesistenti, può
significare soggiacere ad una sorta di fatalismo; ma non è così, figli nostri, poiché voi sapete che ad
una meta da raggiungere si può sempre pervenire attraverso a più vie. C’è chi sceglie la via
dell’azione diretta ed è quella, diciamo, che segue il naturale svolgersi del mondo sensibile; è quella
più dolorosa, anche, se vogliamo. E vi sono altre vie le quali, attraverso a convinzioni interiori,
meditazioni, possono portarvi in modo forse più lieve alla stessa meta. Ecco dunque che la vostra
scelta deve aprirsi di fronte a queste possibilità: scegliere la via che più si confà alla vostra natura, ma
può essere anche utile scegliere una via che forse vi è meno congeniale, ma che può egualmente
portarvi alla meta. Se voi guardate il dolore del mondo non potete che volgervi verso questo dolore e
porgere direttamente la mano a chi soffre. È bello, è meraviglioso tutto ciò, o figli. È una cosa che non
può essere definita; ma se voi andate oltre questo dolore del mondo nel senso reale, per cercare di
trovare il vero significato di ciò che vi colpisce, che colpisce la vostra umanità, la vostra carità, il
vostro altruismo, o figli, voi vedrete che è tanto bello aiutare chi soffre, ma scoprirete anche che è
ancora più bello dare a ciascuna creatura l’aiuto del quale veramente ha bisogno e che molte volte
non è quello che appare.
La vita dunque deve essere vissuta, ma deve anche essere meditata; deve essere vissuta nel
senso di azione diretta, di esperienza diretta, ma deve essere vissuta nel senso di “compresa nella
sua vera essenza, nel suo reale significato”.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
Si manifesta la signora Bianca, da poco trapassata.
Cari amici, Nephes vi saluta.
Da tanto tempo non venivo fra voi, ma con tanta gioia ritorno e vi saluto con tutto il mio cuore!
Ecco, io non ho niente di particolare da dirvi, ma vorrei che se voi avete delle domande da fare io
sarò ben lieta di rispondervi perché non so se, poi, potranno essere fatte delle domande.
Ecco, voi avete capito che la vostra attuale fase di evoluzione comprende di acquisire coscienza,
acquisire coscienza di tutto; così voi dovete meditare su tutto quello che vi accade, su tutta la vostra
esistenza. Meditare non solo sui fatti di ogni giorno che vi accadono, ma soprattutto su quello che vi
viene detto. I nostri Maestri, possiamo dire – vero, cari fratelli? – i nostri Maestri sono qua fra noi e
attendono ogni istante che voi vi volgiate a Loro per chiedere una notizia ulteriore, una verità ulteriore
a quella che vi hanno già data. Ma molte volte voi siete timorosi, avete paura di andare avanti; voi non
sapete come fare per abbandonare quello che conoscete già, il vostro patrimonio, quello che cade
sotto i vostri sensi, l’immagine della Realtà che vi siete fatti. Abbandonare quelle cose costituisce per
voi un grande timore e così siete impediti a chiedere ulteriori notizie. Ma non dimenticate che lo scopo
di queste riunioni è quello proprio di meglio conoscere, è quello di invogliarvi a chiedere sempre di più
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perché ci sono tante… non tante cose da sapere, ma tanti “sentire” da sperimentare. Non avete
nessuna domanda?
Partecipante – Volevo chiedere: le nostre Guide che vengono ad istruirci, si ricollegano ancora ai
fotogrammi del piano mentale per comunicare con noi?
Nephes – Sì, certo. La comunicazione di questi alti Maestri è cosa molto complessa che io non saprei
spiegarvi, sorella. Sono addolorata ma è una cosa molto complessa.
Partecipante – Posso chiedere se questo momento storico… – se quel pensiero che avevo fatto –
cioè che rappresenta il momento di acquisizione di autocoscienza e libertà, è giusto?
Nephes – Sì, sì; infatti è proprio così. Quello che è per voi è per tutta l’umanità, l’umanità che deve
acquisire coscienza, mi spiego? Vedete, adesso a voi parlano di una grande crisi, una grande crisi
economica. Certo che la crisi ci sia non importa che siano i giornali a darne notizia: è la crisi della
rinnovazione. Però questa grande crisi economica in effetti non esiste così gravemente come viene
prospettata, ecco. Ora dice: «Cosa c’entra questo con l’acquistare coscienza?». No, ciascuno di voi,
come esponente di una società, deve arrivare ad avere una coscienza dei problemi della società nella
quale vive e riuscire – si capisce, con un certo margine di tolleranza – a capire quando le cose sono
vere e quando invece sono montate per altri fini. Non so se sono stata chiara.
Partecipante – Noi cosa possiamo fare?
Nephes – Quello che ciascuno di voi singolarmente può fare sarà altri a dirvelo, non sarò io. Ma
importante appunto, come vi ha detto la vostra Guida, è porre attenzione e… – poi cosa accade?… –
dopo l’attenzione subentra la consapevolezza ed infine la comprensione. La coscienza, come io ho
udito dire pochi momenti fa dalla vostra Guida.
Partecipante – Posso fare a te una domanda che volevo fare a Lilli?
Nephes – Se io sono in grado di rispondere, ben volentieri!
Partecipante – Circa quanto ci è stato detto da Mattei, come possiamo riuscire a trasformarlo in
qualcosa di utile? C’è una possibilità o è soltanto un’altra prova?
Nephes – Io credo che le prove sono date principalmente per voi. Comunque può darsi che questa
cosa abbia un seguito.
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Partecipante – Possiamo fare qualcosa noi?
Nephes – Non credo. La cosa può darsi che maturi da sé.
Partecipante – Si creano delle forze pensiero?
Nephes – Vedrete, vedrete. Non vorrei svelare il vostro futuro. Vedrete!
Partecipante – Ma circa le domande che potremmo fare, come si fa a fare domande su cose che ci
sono completamente sconosciute? Noi cerchiamo di capire quali sono i “sentire” più alti del nostro,
quelli dell’akasico…
Nephes – Certo che il “sentire” non può che essere sperimentato, io credo. Come il concetto di Dio –
come diceva la vostra Guida – non può che essere vissuto da chi si immedesima in Dio; ma poi ci si
può avvicinare: anche rendendo più imprecisa la cosa ma ci si può avvicinare: sempre fissando
l’attenzione su quello che è il concetto, il problema. Io vi voglio dare un esempio: vi è stato detto che
l’io non esiste, ecco, vi siete fermati! Durante questo ciclo di riunioni – se mi consentite di dare un
giudizio – le comunicazioni sono venute perché i vostri Maestri sono Loro che hanno trovato gli
argomenti, che hanno voluto parlarvi; ma se fosse per voi che cosa sarebbe successo? Niente! Poco,
vero?
Partecipante – Su questo “io” abbiamo meditato…
Nephes – Voi credete di avere meditato abbastanza, ma io credo che anche l’ultima volta scorsa è
bastata la domanda di un figlio che io non avevo mai visto qua presente, ecco che subito la risposta vi
è stata data, subito! Comunque certo che se il problema non lo ponete, non lo centrate o non vi
interessa, è anche vero che… E allora se vi interessa… siete un po’ – scusate cari – un po’ abituati
ad avere la pappa scodellata senza fare alcuna fatica. Se non avete altre domande…
Partecipante – Posso pregarti, se è possibile, di aiutare quella creatura, Palmerini, che ha chiesto
fosse suonato, al suo trapasso, l’“Inno alla gioia”?
Nephes – Certo che sarà stato aiutato, certamente.
Partecipante – Per la questione dei quadri, potete dirci qualcosa?
Nephes – Io penso che dovrebbe essere la Guida.
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Partecipante – Scusa, la funzione dell’arte è una funzione che arriva solo a livello del mentale?
Nephes – Vedi, innanzi tutto c’è da dire questo: che se noi diciamo per esempio: ciò che noi
desideriamo arriva solo a livello dell’astrale, oppure arriva anche a livello del mentale? È indubbio che
il desiderio che appartiene al corpo astrale, il mondo delle sensazioni, delle emozioni e via dicendo,
arriva indubbiamente al corpo mentale. Allo stesso modo tutto quello che può appartenere al
pensiero, arriva indubbiamente anche al corpo akasico. Cioè, in ultima analisi, il corpo fisico, il corpo
astrale, il corpo mentale – cioè il corpo fisico dell’uomo – tutti i suoi bagagli di desideri, di ricerca di
sensazioni, di emozioni, tutto il suo pensare, tutto il suo speculare e via e via, altro non sono che
strumenti per formare la coscienza individuale. Quindi tutto quello che capita nel mondo individuale,
non c’è dubbio alcuno che è tale perché la coscienza dell’uomo si costituisca. Ancora più chiaro
questo è per tutte quelle attività dell’individuo che si avvicinano di più alla sua coscienza, come attività
che possono in qualche modo interessare la bellezza, l’armonia, il misticismo e via e via dicendo. Non
so se sono stata sufficientemente… chiara.
Partecipante – Posso fare una domanda?
Nephes – Ma certo.
Partecipante – Questo oggetto, che ora ho in mano, che è stato regalato da quel ragazzo che è stato
nel Tibet e che dovrebbe avere un significato simbolico, religioso, potresti dirci che cosa
rappresenta?, che cosa vuol dire?
Nephes – Non conosco. Dovrei fare una ricerca.
Partecipante – Scusa, per quell’amico che desiderava assistere e voleva fare una domanda per lui
molto importante, puoi dire qualcosa?
Nephes – No. Dovrei andare a vedere questa creatura, ma non è nostra abitudine. Quando sarà
presente…
Partecipante – Un’altra cosa: la mamma soffre molto, potreste aiutarla?
Nephes – Questo lo farò ben volentieri.
Vi saluto, cari, con tanto affetto.
Partecipanti – Grazie!
Nephes
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Pace a voi!
Vedete come poco a poco, figli e fratelli, voi andate a familiarizzarvi con i concetti nuovi, con la
spersonalizzazione dell’individuo, come vi rendete conto che questo io non esiste. Se voi vi
concentrate nella Verità ultima che vi abbiamo dato della coscienza individuale, ecco che vedete poco
a poco questo io sfumare. Vi resta più logico che non esista ed in effetti non è che una
rappresentazione della mente. È un frutto di un passaggio nell’evoluzione dell’individuo di un grado
intermedio del “sentire” individuale. Certo che è chiaro che quando la mente viene abbandonata
veramente come un veicolo che più non serve, è chiaro che l’io non esiste più perché è un fantasma
creato dalla mente. Sempre di più, sempre di più, vi rendete conto che tutti gli individui hanno una
base comune, che tutti sono veramente fratelli; tanto “fratelli”, addirittura, che è quasi un assurdo
parlare di “tutti”, di molteplicità; si tratta senza dubbio di un corpo unitario. Siamo, in sostanza, un
insieme di “sentire” relativi i quali sono, ciascuno, per legge di aggregazione, susseguenti a gruppi;
ma se andiamo a scavare – come voi stessi questa sera avete intravisto – scorgiamo chiaramente
che facciamo parte di un unico corpo. Allora, di fronte a queste verità, è chiaro che certi insegnamenti
che tornano ai nostri orecchi hanno un fondamento in una verità molto importante: gli insegnamenti
dei Maestri, i Comandamenti, il Darma, insomma quelle che oggi noi possiamo definire regole di
buona condotta, hanno invece un fondamento, traggono origine dalla conoscenza di una Realtà ed
hanno quindi un fine che va oltre quello immediato della buona relazione fra gli uomini. Quando si
dice “non uccidere” o “ama il prossimo tuo come te stesso”, si dà una regola di buona condotta; però
se noi andiamo non alla lettera di questo insegnamento ma allo spirito, vediamo che questa regola di
buona condotta poggia su una verità, su una profonda conoscenza della Realtà. Allora questi
insegnamenti avrebbero quindi una lettera ed uno spirito. E restare toppo attaccati alla lettera non è
che fonte di incomprensione. Voi siete qua per comprendere lo spirito.
Lo stesso Cristo – voi lo sapete e lo dico per il nostro Catechista – secondo un episodio riportato
dai Vangeli Apocrifi, vedendo un uomo che lavorava di sabato disse: «Tu sei beato se hai compreso
la legge, ma sei un reprobo se non l’hai compresa. Se tu hai compreso lo spirito della norma allora tu
sei beato e puoi anche andare contro la lettera che fa un divieto; ma se tu non hai compreso questo
spirito e sei convinto di violare la lettera, allora tu sei un reprobo».
Quando noi vi diciamo “non dovete desiderare”, intendiamo dire: «Non dovete avere desideri
egoistici…», perché il desiderio è vita, figli e fratelli. Guai a chi non ha nessun desiderio, guai a chi è
abulico. Il desiderio è un incentivo all’azione; occorre estirpare l’io e continuare a desiderare, allora, in
senso altruistico. Quando vi diciamo “non giudicate” diciamo: «Non innalzate il vostro io abbassando
quello degli altri…». Dunque, queste che sembrerebbero – anche queste – regole di buona condotta
nascono dalla constatazione che l’io non esiste. Tutto quello che si fonda sull’io è fondato
sull’illusione. Pensate quale catastrofe sta per abbattersi su questa società fondata sull’io! Basterà un
soffio e l’enorme castello di carte cadrà. Ma il soffio capace di ciò è il soffio dello Spirito e spira dove e
quando vuole; donde viene e dove va nessuno lo sa. Sciocchi se pensate di poter conservare il vostro
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patrimonio e i vostri privilegi! Lo sfruttamento di molti che ha creato la fortuna di pochi non appartiene
al futuro dell’uomo! La constatazione che l’io non esiste porterà quell’eguaglianza che oggi
utopisticamente si vuole imporre dall’esterno, ma che si realizzerà grazie a una conquista interiore del
singolo. Pensate che meraviglia! Nella società futura si incoraggeranno i giovani, si aiuteranno i
vecchi, gli uomini collaboreranno ma soprattutto i massimi saranno tali per servire i minimi.
Se questa dunque è la società che vi attende, perché non lavorare per realizzarla subito,
magari… con una rivoluzione? Certo che accaparrare e tenere nascosti dei prodotti e far soffrire chi
ne ha bisogno, o avvelenare le genti solo per realizzare facili guadagni, o andare al potere per meglio
amministrare i propri interessi, o far finta di credere che l’esercitarsi all’assassinio possa costituire un
semplice hobby come collezionare francobolli, o lamentarsi del proprio lavoro perché – ripeto
testualmente – “l’ambiente climatizzato per dare più agio a chi lavora potrebbe anche portare un
raffreddore”, o perché “lavorando ci si può spezzare le unghie”, sono delitti che chiedono vendetta al
cospetto di Dio e meritano una rivoluzione. E allora chi può contestarvi il diritto di esigere una società
migliore?
Se l’opinione del gregge comune non sarà tua regola di condotta,
se sarai tollerante con gli altri quanto lo sei con te stesso,
se saprai comandare più a te stesso che agli altri,
se sarai giusto più che buono, indulgente e comprensivo specie con i deboli,
se lavorerai pazientemente,
se mai risponderai con un rifiuto ad una richiesta o ad un’offerta,
se potrai avere ricchezze e onori ma non esserne schiavo,
se potrai godere della solitudine, ma non avrai paura della compagnia degli uomini e
viceversa,
se saprai essere povero e parsimonioso,
se potrai sopportare di buon grado l’oblio e l’ingratitudine degli uomini,
se saprai camminare da solo senza grucce, eccitanti ed illusioni,
se saprai essere infantile con i fanciulli, gioioso con i giovani, posato con gli anziani, paziente
con i pazzi, felice con i saggi,
se saprai sorridere con chi sorride, piangere con chi soffre, e saprai amare senza essere
riamato,
allora, figlio mio, chi potrà contestarti il diritto ad esigere una società migliore?
Nessuno, perché tu stesso, con le tue mani, l’avrai creata!
Pace a voi!
Kempis
Partecipante – Posso scattare? (Effetti luminosi).
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Michel – Ormai siamo al termine. Desideravo dirvi che l’altra volta, durante il fenomeno, era in
formazione l’apporto che costituì il regalo per la figlia Anna e il figlio Loreno, quindi speriamo che sia
venuto questo oggetto parzialmente, che sia visibile parzialmente insieme alle mani. Avete
compreso? Lo speriamo.
Partecipante – Volevamo tanto ringraziarvi, è stata un’emozione indimenticabile! Grazie!
Michel – L’Altissimo solo sia ringraziato. Ora dovreste recitare una preghiera per riportare un poco di
forza. Sì, il Padre Nostro.
Michel
Creature… testimoni dell’amore… Amore… L’amore è Dio! Dio non è più il severo, quasi
inaccessibile censore degli uomini, ma è nato fra noi, ne abbiamo udito i vagiti. È stato un giovane
che pensa ed ama, un contestatore, un fuorilegge, un puro che ha scacciato i mercanti dal Tempio e
un casto che ha saputo perdonare l’adultera. Un idealista che è morto per la verità. Per amore, Dio
non è più l’Assoluto impenetrabile nelle profondità dello Spirito, ma attraverso a tante voci è giunto
fino a voi e non se ne duole se ogni tentativo di comprenderlo suona, in definitiva, come una
bestemmia. Chi ama ha nell’amore stesso la sua ricompensa. Amare è vivere e conoscere è pregare
e essere l’uomo-Dio.
Amate, fratelli! Se fosse possibile comprare la capacità di amare, voi potreste dare tutte le vostre
sostanze, ciò che sperate o che siete con il vostro sangue, voi stessi e financo la vostra anima, ma la
capacità di amare l’avreste comprata per nulla.
Amate, l’amore è amore. L’amore è Dio! È Dio!
Pace, pace a tutti.
Teresa
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Chiudiamo questo incontro ed è anche l’ultimo della serie di questo periodo.
Come al solito faremo la pausa estiva per darvi modo di riflettere su quello che è stato detto in
questo periodo.
Prima di lasciarvi, se avete delle domande da rivolgermi, sarò ben lieto di rispondervi.
Partecipante – Quella fotografia posso anche mandarla?
Dali – Sì, certo. Certo. Comunque, vedete figli, noi vi avevamo detto una cosa, e cioè di non far
intendere a quella creatura… è vero? Tutto questo per non impaurirla, perché naturalmente ha avuto
dei pensieri come: «Mi potrebbero addormentare e portarsi via certi valori…», e via dicendo. Quindi
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non sarà bene insistere in queste visite per questo motivo. Noi non possiamo assecondare il suo
desiderio, possiamo solo dire certamente che sono quadri di autori notevoli, ma più di così no.
In quanto al fenomeno, la comunicazione del Caravaggio, voi sapete che questa ha lo scopo di
dimostrare che ci troviamo di fronte ad un fenomeno che se anche non lo si vuol spiegare con la
teoria spiritica – secondo gli accesi positivisti – per lo meno è autentico, vero? Perché il fenomeno in
sé non serve a dimostrare, a chi non crede nella sopravvivenza dell’anima… niente. Perché chi a
priori nega ogni intervento di Entità in queste riunioni, spiegherà questo fenomeno con la lettura del
pensiero o con la chiaroveggenza o in qualunque altro modo la cosa. Cioè, questo Ente che parla,
che dovrebbe essere secondo loro tanto bravo da essere il risultato dei vari psichismi presenti e da
essere tanto capace da arrivare in un determinato posto, di conoscere un quadro di autore, od un
pensiero supposto di un quadro d’autore, leggere l’indirizzo dove si trova, la descrizione della persona
che ne è proprietaria, poi tornare qua fra voi – ingannando se stesso e voi – per mascherarsi da
Entità. In ogni modo loro pensano così e così rimane la loro convinzione. Ma anche chi pensa così,
dovrà tuttavia ammettere che non siamo qua di fronte a quegli isterici vaniloqui privi di ogni controllo
che molto sovente si chiamano sedute spiritiche o medianiche. Allora questo serve unicamente per
ammonimento a voi: quando vi diciamo qualcosa come in quel caso lì, attenetevi scrupolosamente
alle nostre istruzioni perché c’è sempre una ragione ed è una ragione a difesa vostra e delle creature;
in quel caso, della creatura anziana alla quale avete, in un certo senso, dato delle ore di paura. Sono
stato chiaro, figli?
Vi benedico e abbraccio tutti caramente.
Prima di lasciarvi desidero dire qualcosa a questi nuovi osservatori, questi figli che ultimamente
sono venuti qua: il figlio Sandro e il figlio Marcello. Al figlio Marcello dirò che pensi a noi come del
resto ha pensato anche per il passato: che noi avremo altre occasioni di sentirci. Al figlio Sandro dico
questo: che ripensi, anche lui, a quello che ho detto. Tu hai scelto la via dell’esperienza diretta e hai
fatto bene perché hai seguito un tuo impulso. Ma ricordati che molte volte – e forse proprio qui dove
sembra vi siano tante fonti di aiuto – può esservi bisogno di un altro genere di aiuto che attualmente
forse non sei ancora in grado di dare, ma che potresti essere in grado di dare in futuro. Allora, quando
sarai pronto, chissà che tu non scopra più vicino queste creature bisognose di quell’aiuto che tu
saprai dare.
La pace sia con questi figli e con tutti voi, cari.
Dali
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04 Luglio 1974
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Queste sono quattro chiacchiere in famiglia, o figli, che non rientrano nel ciclo delle nostre
riunioni. Poiché siete riuniti così bene in armonia noi non possiamo non salutarvi. Voi sapete che tutte
le volte che vi riunite nel nostro nome o che parlate di noi, noi siamo presenti. Alcune volte possiamo
farvi percepire la nostra presenza, altre no; ma voi siate certi che sempre siamo lì, con voi e fra voi.
Questa sera eccoci qua, ci facciamo sentire. Per dire che cosa, figli? Per parlare in generale di
voi, di quello che dovete fare. Dovete parlare, dovete discutere l’insegnamento, tutti, indistintamente,
senza timore di errare, senza aver paura nel manifestare ciò che è per voi motivo di dubbio, di
incertezza, di confusione, perché dobbiamo andare sempre avanti: approfondire l’insegnamento.
Ve lo abbiamo detto altre volte: non veniamo per fare dei fenomeni, per dare delle dimostrazioni
delle sedute medianiche: veniamo per portarvi queste verità. Per parlarvi di cose delle quali –
possiamo ben dirlo – nessuno ha mai parlato, così, da uomo a uomo. E quindi vogliamo che ciascuno
di voi, figli, partecipi all’insegnamento, comprenda pienamente quello che vogliamo dire. Noi posiamo
proseguire nelle spiegazioni solo se vediamo il vostro interessamento, solo se vediamo che voi ci
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seguite, comprendete, vi ponete altri interrogativi; altrimenti non possiamo andare avanti.
Se vi avessimo parlato dei problemi dei quali oggi vi parliamo, degli insegnamenti che oggi
conoscete, tanto tempo fa quando non c’era – per questi – l’interesse che c’è oggi, che cosa avreste
compreso? Niente! Per portarvi su un nuovo terreno dell’insegnamento abbiamo dovuto, molte volte,
tirarvi per i capelli, ripetere, indicarvi che volevamo dirvi qualcosa di nuovo – pensate! – per farci
seguire. Se non ci seguite, o figli, se non partecipate alla discussione, all’insegnamento, alla
comprensione, non possiamo andare avanti. E il nostro scopo non è quello – lo ripeto ancora – di
mostrare la realtà delle riunioni medianiche.
Abbiamo ammesso degli osservatori, e continueremo ad ammetterli perché è giusto che sia così,
ma questo unicamente perché le creature abbiano un’idea di quello che è una “riunione”. Dopo di
che, se vogliono continuare a partecipare, debbono interessarsi all’insegnamento perché questo è il
vero scopo della nostra venuta. Voi lo sapete bene, è vero, figli cari? Quindi in questo senso lavorate.
Voi dovete essere in grado di rispondere agli osservatori che vengono, qual’ora a loro interessi
l’insegnamento, di dare le prime nozioni, i primi fondamenti fino ad arrivare all’insegnamento ultimo.
Allora potranno essere ammessi con regolarità senza che perciò sia intralciato l’insegnamento che
stiamo dando a voi. Mi sono spiegato, figli? In questo modo dovete agire. Queste sono le quattro
chiacchiere in famiglia che avevo desiderio di fare con voi.
Ora, particolarmente, vorrei rivolgermi alla figlia Anna che ha la madre sofferente, è vero, figlia?
Ma come tu hai compreso, il più grande dolore, in questo momento, lo stai avendo tu. Ora,
soprattutto, desidero toglierti ogni dubbio in questo senso: non devi macerarti nell’idea che questa
sofferenza, o questo stato di salute della madre tua, avrebbe potuto essere evitato. Ascolta, figlia: il
male era quello che ti fu detto, era una malattia che oggi non perdona, è vero, figlia? Ma c’era una
possibilità: la possibilità di trasformare questo Karma doloroso in uno diverso, in quello che tu stai
vivendo. E fra i due – credi – è stato possibile farlo, volgerlo in modo più favorevole, perché se tu
avessi visto spengere quella creatura che ti è tanto cara – che oggi ti è madre e che una volta ti fu
figlia – se fosse stato vissuto l’altro Karma l’avresti vista spengersi fra atroci sofferenze; mentre così,
la vedi spengere in un lento distacco ed hai la certezza che ella non soffre!
Partecipante – Scusa, chi ha potuto scegliere questo Karma?
Dali – Penso che se ripensi alle parole che ti dicemmo, puoi avere la risposta. Dunque la malattia era
quella e non lo è più. È una “variante” che puoi vedere, anche purtroppo in un aspetto tragico, ma che
– ricorda – è volta nel modo migliore che era possibile. Dunque abbi la certezza, o figlia, che per te è
attualmente la coppa di assenzio da bere, ma in questo sopportare il dolore pensa che la figlia Clara
non soffre come tu puoi immaginare, o come poteva soffrire diversamente. Non so se più chiaro di
così posso essere.
Partecipante – Sì, grazie. Scusa, è l’effetto di una causa?
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Dali – Sì, sempre. Ma l’aver conosciuto e creduto a queste verità, figlia, ha reso possibile, per te,
questo cambiamento in un calice meno amaro.
Partecipante – Grazie!
Dali – Non c’è niente da ringraziare. Voi sapete: l’esperienza diretta ha sempre, come alternativa, la
“comprensione” e sta nella vostra buona volontà sostituire all’esperienza diretta la comprensione.
Dunque, se qualcosa e qualcuno c’è da ringraziare, c’è da ringraziare l’Altissimo e poi te stessa. Non
altri.
Noi vedremo ancora di fare ciò che ci è possibile perché questa figlia ti dia meno
preoccupazione. La pace sia con te, figlia!
Partecipante – Grazie!
Dali – Desideravo anche incoraggiare tutti voi. Non so se riuscirò a ricordarvi tutti uno per uno… non
ricordarvi nel mio cuore, ma come tempo vostro.
Il figlio Christian, la figlia Anna: il figlio Christian deve continuare, come fa, la sua azione di
propaganda di queste verità, è vero? Va bene e seguici come noi ti seguiamo. Tutti, o figli.
La figlia Maria alla quale – se mi consenti farlo fra tutti gli altri tuoi fratelli – dovrei rivolgere un
piccolo rimprovero perché, figlia, tu avevi la possibilità diciamo di… istruire, di educare delle giovani
creature che ti erano molto affezionate. Dovevi continuare ancora un poco. Accetti questo piccolo
rimprovero?
Partecipante - …
Dali – Allora, allora, se ancora si ripresenterà l’occasione, stringi i denti perché il seme di bene che si
può seminare non ha prezzo; può costare una enorme fatica, ma non costerà mai niente in confronto
a quello che reca. È vero, figlia? È di tutti voi che siete ancora ottenebrati dalla materia. Non è un tuo
difetto.
E tutti gli altri figli… Il figlio Riccardo pensate che potrà forse curare il corpo ed anche lo Spirito
dei suoi pazienti. Quale fortuna! Quindi continua così. Tutti! Che dire degli altri che conosciamo già da
tempo? Ho detto: “non so se potrò nominarvi tutti”. Ma ad ognuno di voi avrei qualcosa di particolare
da dire. Durante questo ciclo non è stato possibile fare un colloquio o due colloqui a solo con ognuno
di voi. Chissà che non lo si possa fare prima di cominciare il nuovo ciclo, è vero? Se ciò sarà possibile
lo faremo con tanta gioia, figli.
Qualcuno di voi ha delle domande?
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Partecipante – Perdona, posso osare una domanda?
Dali – Certo.
Partecipante – Non è possibile – certamente è un torto – che uno non osi chiedere di andare avanti
nei vostri insegnamenti perché egli li senta troppo superiori alla propria mente, e si senta già talmente
appagato, arricchito da quello che ha potuto capire…
Dali – Certo, figlia, certo. L’abbiamo sempre detto, è vero? Queste cose ulteriori delle quali vi
parliamo sono per chi sente la necessità di avere un quadro completo di tutto, è vero, figlia?
Partecipante – Ma forse è anche una vigliaccheria pensare così, no?
Dali – No, no certamente. Certamente no. Noi andiamo avanti perché vediamo che qualcuno di voi,
molti, hanno interesse a sapere di più; altrimenti – ancora lo ripeto – poiché il nostro compito non è
quello di dimostrare ad un gran numero di persone come avviene una riunione, altrimenti, se non ci
fosse da andare avanti, vi avremmo già lasciati.
Partecipante – Oh Dio, no!!!
Dali – Ciò non toglie che, per qualcuno, quello che abbiamo detto sia già più che sufficiente. Ed è
bene che sia così. Non c’è niente da rimproverare, anzi.
Partecipante – Grazie!
Dali – L’Altissimo solo sia ringraziato.
Partecipante – Scusa, altre volte quando si chiudeva il ciclo, Kempis ci lasciava con un compito,
l’esortazione a meditare su una particolare cosa. Puoi farlo tu?
Dali – Vedo che avete delle domande: meditate su quelle. Certo che avete in un certo senso – mi
riferisco particolarmente all’ultima domanda – avete visto giusto. Perché se dal Tutto si vuole
osservare – detto con termini umani – una parte, quella parte sola esiste. La parte del Tutto sarebbe
un Cosmo – perché in quella sola ci si immedesima. Se voi avete davanti a voi una stanza e volete
osservare i particolari di questa stanza, il resto non esiste, voi non lo vedete, vedete solo quel
particolare. In questo senso vanno intese quelle parole che avete lette. Quindi un Cosmo solo alla
volta può esistere. M’intendete, figli? Un solo “sentire” alla volta può essere percepito.
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Partecipante – L’esempio era proprio questo, no?
Dali – Certo. Anche il “sentire” della individualità – “sentire” simultaneamente tutti i “sentire” individuali
– diventa un “sentire” unico rispetto a tutti i “sentire”delle altre individualità. Meditate su questo. Come
vedete andiamo sempre più verso l’Unità del Tutto. Vi abbraccio tutti.
Partecipante – Posso fare una domanda?
Dali – Certo, certo.
Partecipante – Io non so come mettere insieme la non esistenza dell’io con l’evoluzione. Io non
capisco.
Dali – Vedi, quando noi prendiamo in esame gli animali, ad esempio, negli animali – non dico i più
evoluti, che in essi già si hanno i primi accenni di individualizzazione, ma i meno evoluti – negli
animali non vedi l’io, è vero figlia? Perché l’animale, come sapete, non dice mai «Io ho fame…», «Io
ho freddo…», ma in base ad una sua sensazione, rivela fame, sete, freddo, e si comporta di
conseguenza. È dunque un mondo che non conosce l’io. L’io nasce col nascere della mente;
attraverso alle possibilità di procurarsi il cibo – cioè attraverso all’esercizio che fa un animale per
procacciarsi il cibo – mette in moto la materia che costituisce il suo corpo mentale, la sviluppa e
nasce il corpo mentale, nasce la mente di quell’individuo animale. A questo punto si passa
nell’incarnazione umana, ma nascendo la mente – essendo sviluppata la mente, l’intelletto – nasce
l’io. È una logica conseguenza perché di fronte ad una possibilità forte di ragionare – forte rispetto
all’animale, intendo – il sentirsi distinti da quanto ci circonda crea questo spettro dell’io. Dunque l’io
esiste in quanto è una falsa percezione; allora non ha influenza sull’evoluzione il fatto che l’io
realmente non si trovi come parte costituente dell’individuo. Tu vedi che l’animale non ha l’io eppure
evolve, nel suo modo, cioè costituisce i suoi veicoli che lo faranno essere uomo. L’uomo evolve
proprio attraverso all’io, ma quando è tanto evoluto l’io sparisce; l’uomo comprende che l’io è
un’illusione come un’illusione ottica: è un’illusione della sua mente. Quindi il fatto che l’io non esista
nella costituzione dell’individuo, non ha nessun riflesso nell’evoluzione. Direi che questa illusione è
uno strumento dell’evoluzione come tutte le altre illusioni. Sono stato sufficientemente chiaro?
Partecipante – Vorrei sapere se posso rispondere alle domande che mi vengono fatte nel mio
ambiente circa le verità di cui voi ci parlate. Se ne sono in grado.
Dali – Devi “sentirti” soprattutto in grado. Comunque io do sempre un avvertimento di prudenza:
valuta se questo non può comportarti un danno in qualche modo, prima di esporti molto. Questo lo
dico indipendentemente dal fatto in sé, come avvertimento generale, perché non vogliamo che voi
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siate sottoposti a delle delusioni. Voi parlavate prima del Cristo. Ecco, noi dobbiamo dire che il Cristo
fu un imprudente perché, certamente, sfidò i pregiudizi del suo tempo con i Suoi sermoni. Ma Lui lo
poteva fare perché aveva la forza di farlo. Ora voi, se lo fate, dovete farlo perché trovate la forza di
farlo, non perché ve lo diciamo noi. È vero? Questo è importante.
Partecipante – Se noi abbiamo la forza?
Dali – Ma se voi avete la forza non solo potete farlo, ma dovete farlo; perché è importante che come
avete ricevuto voi diate, figli. Quindi certo che puoi rispondere, figlia, ma devi essere tu a dirlo, devi
sapere tu se hai la forza di metterti in quella situazione. Dopo di che, se tu sai, se giungi a conoscere
di avere la forza, sii certa che non ti abbandoneremo.
Partecipante – Grazie.
Partecipante – Dali, hai niente da dire alla mamma dello strumento?
Dali – Oh certo, certo! Dirle che sia serena sotto tutti i punti di vista: che sia sempre con la mente
tranquilla, che noi la seguiamo sempre – come tutti voi – e che sempre ci è stata e sempre ci sarà
cara nello stesso modo.
Partecipante – E il babbo?
Dali – Sta bene, sta bene. Riposa ancora.
Partecipante – E il mio babbo?
Dali – Oh, è già un pezzo avanti! Vi benedico tutti.
Partecipante – Dali, perdona, quel nostro collega che è molto grave, a Mantova, possiamo tentare di
portargli aiuto con queste cose, o no?
Dali – Portami a questa creatura, figlia… (pausa)... No, non è il momento.
Che la pace sia con tutti voi…
Partecipante – Scusa, per quella ragazza, Marianna…
Dali – Non posso rispondere a questa domanda… così. Vedrò di suggerirti.
Pace a tutti voi, figli cari.
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Dali
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