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Politica e Economia

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 5 agosto 2013 • N. 32

Daniele Besomi

La metafora delle onde del mare è statausata a volte in modo analogo a quelladelle maree, altre volte come sinonimodi marea, e altre ancora in contrappo-sizione ad essa. Come le maree, le ondeesprimono un’alternanza, e possonopertanto svolgere la medesima funzio-ne espositiva nel rappresentare l’avvi-cendamento di fasi prospere e periodidi depressione. Non a caso, il termine«fluttuazione» deriva dal latino fluctus,onda. Le maree, poi, si spostano «adondate», nel senso che la marea che sa-le o scende è descritta come un’onda dimarea. Le onde, infine, sono per certiaspetti in contrapposizione alle maree.Il movimento delle maree è prevedibi-le, relativamente di lungo termine, condue periodi conosciuti da tempo: unogiornaliero, con due massimi e due mi-nimi legato al movimento rotatoriodella terra, e uno mensile, legato allarotazione della luna attorno alla terra.Le onde si sovrappongono alle maree,e dipendono da una serie di circostan-ze accidentali (venti, correnti, confor-mazione dei fondali, ecc.) che le ren-dono assai meno prevedibili e regolari.

L’uso delle onde come equivalentedelle maree è consolidato in certeespressioni del linguaggio corrente. Ininglese, locuzioni come «onda di pro-sperità» o «onda di depressione» (avolte incorporando qualificativi come«commerciale» o «degli affari») si in-contrano talvolta nel corso dell’Otto-cento, in particolare al termine del se-colo, e nei primi decenni del Novecen-to. Un’implicazione interessante è chele onde di marea rendono meglio dellamarea stessa l’idea di spostamento, epossono così essere impiegate comemetafora della diffusione di un perio-do di prosperità (o di depressione) daun luogo all’altro. Per esempio, un ar-ticolo in «Capital and Labour» del1877 riporta che «il commercio [negliStati Uniti] sta sensibilmente miglio-rando; forse l’onda della ritrovata pro-sperità gradualmente si avvicinerà allenostre coste», e «The Lantern» rilevache «il Paese è stato improvvisamentelanciato da un periodo molto lungo didepressione su un’immensa ondata diprosperità. Non c’era bisogno che diuna mano ferma al timone. La nave sa-rebbe avanzata rapidamente senza al-cuno sforzo dell’equipaggio: bastavache il pilota navigasse in modo sicuro eche l’equipaggio fosse sobrio». Al con-trario, Colbert e Chamberlain nel 1871descrivono come «nel settembre del1857 la bolla è scoppiata. Un’ondata disfiducia ha pulsato attraverso il mare,fino ad allora placido, della fiducia uni-versale», mentre il «Record-Union»del 1895 notava come «una grande on-data di depressione ha rapidamente at-traversato il mondo industriale, com-merciale e finanziario, causando piùdanni in certi luoghi piuttosto che al-tri, ma portando grandi perdite e di-struzione ovunque». Si noti come inquesti esempi l’arrivo tanto della de-pressione quanto della prosperità han-no un’origine esterna, che rimane in-spiegata. Questo uso è dunque compa-tibile principalmente con la prospetti-va «della crisi»

Nella prospettiva delle «crisi ricor-renti», le onde sono usate, in alternati-va alle maree, per indicare una certaregolarità nell’occorrenza. Il parla-mentare del Massacchussets Rantoul,ha affermato che «sconvolgimenti pe-riodici hanno luogo circa ogni tre anni,durante i quali le banche vedono cre-scere e scendere [i loro utili] con lastessa regolarità delle onde dell’ocea-

no, a da cause altrettanto infallibili nelloro operare» (1836).

Le onde hanno la particolarità dipotersi sovrapporre tra loro – come ri-sulterebbe, per esempio, lanciando duesassi in uno stagno. Questa caratteri-stica è sfruttata da Langton nel 1857per sottolineare che esistono contem-poraneamente onde di diverso periodonei dati settimanali pubblicati dallaBanca d’Inghilterra: «un’onda breve esuperficiale», data dalle fluttuazionitrimestrali; un’onda annuale, che di-pende dall’influenza delle stagioni suidati commerciali e produttivi; e «un’al-tra onda, che sembra avere un periododecennale», che Langton spiega a par-tire dal meccanismo del credito chepermette dapprima l’instaurarsi dellaprosperità, poi il degenerare della spe-culazione che porta infine alla crisi.L’analogia marina di Langton è stataripresa da altri autori in forma modifi-cata: in un articolo del «Bankers’ Ma-gazine» del 1885-86 si traduce la flut-tuazione intermedia di Langton come«marea annuale», mentre in preceden-za John Mills (come Langton membrodella società statistica di Manchester)aveva distinto le fluttuazioni più brevida quella più lunga identificate da Lan-gton come «“onde”, in contrapposizio-ne alle correnti o alle maree» (1868). Inmodo più tecnico, la questione è stataripresa qualche anno più tardi dal-l’economista matematico F.Y. Edge-worth (1888). Discutendo come le leg-gi del caso diano luogo a movimentiondulatori (l’approccio delle «fluttua-zioni»), riconosce tuttavia che nel casodei dati bancari, così come di altri set-tori, occorra distinguere tra le mareesottostanti e queste oscillazioni acci-dentali che costituiscono deviazioni

dal movimento principale. A questeultime si applicano le leggi del caso, leprime richiedono una spiegazione spe-cifica (che Edgeworth non fornisce).

Le onde sono stateconsiderate unametafora adatta adescrivere l’alternanzatra periodi di prosperitàe di depressione, a voltein alternativa ad altremetafore marine, a volte in opposizionead esse

John Mills è una figura importante nel-la storia delle teorie dei cicli e delle cri-si. Anche se per certi versi faceva anco-ra capo a certe idee dell’approccio delleteorie delle «crisi ricorrenti», per altri èstato il primo consapevole rappresen-tante della prospettiva «dei cicli» (ve-dasi «Azione» del 29 ottobre 2012 peruna caratterizzazione dei diversi ap-procci). Mentre gli esponenti delle«crisi ricorrenti» davano una spiega-zione delle crisi (solitamente a partiredagli eccessi speculativi della fase pro-spera e ascrivevano la successiva de-pressione, ritenendo che questo è ilprocesso che riporta il sistema econo-mico alla normalità, a partire dallaquale sono date le condizioni per unaripresa senza che questo passaggio, ap-punto in quanto transizione verso lostato normale, abbia bisogno di unaspiegazione specifica, Mills considera

come normale l’intero ciclo («le mareedecennali» di Langton), dà una spiega-zione della ripresa, e dà anche un no-me alla ripresa stessa, cosa che nelloschema esplicativo degli autori delle«crisi ricorrenti» non era ritenuta ne-cessaria. In questa prospettiva, il movi-mento percorreva un numero disparidi fasi, tre o cinque, centrate attornoalla crisi: si spiegava come nasce, comesi sviluppa, lo scoppio, lo svolgimentoe infine la liquidazione. Mills offre in-vece una descrizione in quattro fasi, ene fornisce un diagramma, disegnatocon l’aiuto di Jevons, il più famoso eco-nomista britannico dell’epoca e an-ch’egli membro della società statisticadi Manchester. Questa è a sua voltauna novità: mentre all’epoca i graficirappresentavano serie concrete di datistatistici, Mills ha delineato un movi-mento idealizzato, che descrive il tipodi andamento di una quindicina di va-riabili (monetarie, prezzi, risparmi,povertà, fallimenti ecc.) nel corso delciclo. Non si può mancare di notare laforma ondulatoria della maggior partedelle linee.

Quello di Jevon è un altro nomeimportante in questa storia. La suaspecifica teoria non ha saputo convin-cere i contemporanei, nonostante lasua fama quale economista. Si basavasulla coincidenza (di questo, almeno,Jevons era convinto) tra la frequenzadelle crisi e quella delle macchie solari;Jevons ne concluse che i fenomeni de-vono essere in qualche modo collegati,in particolare tramite i cicli meteorolo-gici che, si credeva al tempo, sono in-fluenzati dall’intensità di quei fenome-ni celesti. Nonostante l’insuccesso teo-rico, però, Jevons ha richiamato l’at-tenzione dei suoi contemporanei sulla

regolarità del ricorrere delle crisi, e hacontribuito non poco al prevalere, po-chi anni dopo, delle teorie dei cicli ri-spetto a quelle delle crisi. La metaforapreferita di Jevons erano le maree. Ci-tando dal Giulio Cesare di Shakespea-re, Jevons spiega la sua ambizione divoler portare le riflessioni sule crisi ci-cliche ad un livello superiore: «uno de-gli scopi delle mie tavole statistiche è dimostrare accuratamente il flusso e re-flusso del commercio e dei prezzi,quella “marea negli affari degli uomi-ni” che così a lungo è stata oggetto divaghi commenti» (1863).

Negli anni successivi, le metaforemarine sono state usate ancora per de-scrivere i cicli. Le maree erano favoriteda Bagehot che si chiedeva «perché cidevono essere grandi maree nell’indu-stria, con ampi e generalizzati profitticome flusso, e altrettanto larghe per-dite come deflusso?». Le onde sonostate usate ad esempio dalla rivista«Capital and Labour» per sostenere,consolatoriamente, che dopo una de-pressione segue comunque una pro-sperità (1881): «Ci sono sempre stateonde e cicli di successi e di fallimenti,tanto nell’agricoltura come nel com-mercio. Nonostante la prolungata sta-gione di depressione e fallimenti attra-verso i quali è passato il Paese, possia-mo prevedere un rapido migliora-mento». Giffen sosteneva che i prezzidei titoli in borsa «tenderanno a muo-versi in grandi onde: nell’insieme ten-deranno a crescere costantemente perun lungo periodo, poi per un altrolungo periodo cadranno quasi costan-temente» (1877).

Le preferenze degli economisti,però, si sono presto orientate verso al-tre metafore.

Il ciclo commerciale come movimento ondulatorioMetafore della crisi Una serie di articoli dedicati ai termini impiegati per descrivere le crisi economiche e le loro conseguenze – Undicesima parte

Caratteregenerale delciclo del credito,tratto da unarticolo di JohnMills del 1868.Distinguequattro fasi delciclo:eccitazione,collasso,depressione eattività, erappresenta indiagrammiidealizzatil’andamento didiverse variabilinel corso delciclo, dallaquantità di orodepositato nellebanche al tassodi sconto, daiprezzi airisparmi deilavoratori. Si notila formaondulatoria digran parte dellecurve.

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