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Page 1: Agnone, ritorno al lager «Qui diventammo zingari» · 2019-07-18 · «Qui diventammo zingari» Una delegazione rom e sinti ripete il percorso compiuto 75 anni fa da centinaia di

AGNONE

rancesco Paolo Tanzj, 67 anni,è un professore in pensione delliceo scientifico Giovanni Pao-

lo I. Nel 1981 da Roma si è trasferitoad Agnone, dove è divenuto un’auto-rità culturale. Alla sua passione per lastoria locale si deve la riscoperta del-l’internamento all’ex convento: «Il ve-lo dell’oblio iniziò a rompersi grazie al-la classe VB dell’anno scolastico 2000-01, quando fummo coinvolti in unaricerca sui cinque campi di concen-tramento installati in Molise (Boiano,Isernia, Vinchiaturo, Casacalenda)».Il professore portò gli alunni a inter-vistare gli anziani del paese e a con-frontarsi con i documenti d’archiviodel Comune: «All’inizio – spiega Tanzj– nessuno ricordava cosa successe aSan Bernardino dal 1940 al 1943, poidalle memorie riemersero le file in-colonnate che scendevano dai vago-ni». Qualche altro agnonese ricordò:«Ho venduto della frutta nei pressi delcampo di concentramento, le donnea volte potevano uscire accompagna-te da un carabiniere». Gli studenti rac-colgono i frutti della ricerca in un li-bro: «Emerge una realtà che ci toccada vicino, che è stata vista, a volte con-divisa, da padri, nonni, bisnonni, e dicui però si sono perse le tracce».Le classi successive continuano le ri-cerche insieme al professore: «Daun’associazione della Capitale ci chie-sero se il nome di Milka Goman fossetra quello degli internati. I ragazzi lo

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trovarono e nel 2015 la donna tornòad Agnone, per la prima volta dopol’internamento. Dopo averla ascolta-ta gli studenti organizzarono una rac-colta fondi per sistemare la roulotte

dove viveva e dentro cui entrava l’ac-qua quando pioveva. Abitava al cam-po di Foro Boario a Roma, che poi fusgomberato».La testimonianza della sopravvissutafu un momento importante: nono-stante la mole di documenti a dispo-sizione, infatti, negli anni la rimozio-ne del Porrajmos è arrivata fino a ne-gare lo spazio di ascolto per i soprav-vissuti. Continua Tanzj: «Con l’Am-ministrazione comunale nel 2013 po-nemmo la targa all’ingresso di SanBernardino».Negli anni, altri discendenti di depor-tati lo chiamano per verificare se ne-gli archivi risulti un parente e il pro-fessore continua a far lavorare gli stu-denti: «L’anno scorso la VA ha intervi-stato alcuni nipoti degli internati ad A-gnone, che ora vivono nel campo sin-ti di Prato, oltre a svolgere un’indagi-ne sulle condizioni attuali dei rom inItalia». Il lavoro ha portato alla pub-blicazione del libro Una storia mai fi-nita. Il Porrajmos dei Rom e Sinti dalcampo di concentramento di San Ber-nardino ai giorni nostri.Grazie all’attività del professore, quel-la molisana è infatti una delle scuoledi diverse regioni coinvolte dal Mini-stero dell’Istruzione e dall’Unar nelprogetto «Insieme. Dal Porrajmos al-la strategia nazionale con Rom e Sin-ti», che ha portato migliaia di studen-ti a conoscere la storia rimossa deicampi di internamento italiani.

Stefano Pasta© RIPRODUZIONE RISERVATA

Con interviste e documentid’archivio gli alunni

del professor Tanzj sonoriusciti a ricostruire

la vicenda dimenticata delcampo di concentramento,pubblicandola in due libri

Agnone, ritorno al lager«Qui diventammo zingari»Una delegazione rom e sinti ripete il percorsocompiuto 75 anni fa da centinaia di internati

Sopra:un momentodel corteo deirom e sinti cheha attraversatoieri le strade diAgnone perricordarel’eccidio nazista.A sinistra:l’ex convento diSan Bernardino,che oggi è unistituto peranziani. Tra il1940 e il 1943fu la prigionedi decinedi deportati

Il testimone. E i liceali riscopronoil «Porrajmos» dei loro nonni

12 Giovedì17 Maggio 2018A T T U A L I T À

Contro la legge

Il piccolo nascerà a giugno e il sindaco

Sala ha già annunciatol’intenzione di procedere

con l’iscrizione

Anche Milano strappa: sarà registrato il figlio di due “mamme”MILANO

nche a Milano, come è già avvenuto in altri Co-muni italiani (Torino, Roma, Crema, Bologna

e Gabicce), sarà registrato all’anagrafe un bambinoche nascerà a giugno e avrà due “mamme”, quellabiologica e la sua compagna. E il provvedimento –che, va ricordato, non è previsto dal nostro ordina-mento – non resterà isolato visto che l’amministra-zione lo adotterà in tutti i casi simili, perpetuandocosì un comportamento contrario alla legge.«Abbiamo deciso che quando ci saranno richieste di

questo tipo, noi ci saremo e tutta la giunta è d’accordo– ha spiegato il sindaco, Giuseppe Sala –. Se sono ca-si in cui la maternità è certa e non ci possono esse-re rischi di tratta di bambini, noi andremo avanti,nei casi che sono dubbi, rifletteremo e abbiamo an-che chiesto al governo di darci chiare indicazioni».Resta il fatto che, in tutti i casi, sarà negato al bam-bino il diritto umano di conoscere il proprio padre. Ma l’amministrazione comunale è intenzionata adandare avanti e parla di «una decisione che prose-gue nel solco del riconoscimento dei diritti, camponel quale Milano è città pioniera. Per tutelare i geni-

tori e i loro bambini». Una presa di posizione chenon è piaciuta al centrodestra. La decisione del Comune, per Silvia Sardone, con-sigliera regionale e comunale di Forza Italia, è sta-ta portata avanti «per soddisfare le richieste di ungruppo potente nella speranza di ottenerne il con-senso». L’amministrazione incassa invece il sup-porto del Movimento 5 Stelle milanese i cui espo-nenti si sono complimentati per la decisione chesegue «la via di recente tracciata dalle ammini-strazioni pentastellate».

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STEFANO PASTAAGNONE (ISERNIA)

ggi l’ex convento di San Bernar-dino è un istituto per anziani al-le porte di Agnone, la città della

provincia d’Isernia nota per la produzio-ne di campane. Dal 1940 al 1943 qui era-no imprigionati rom, sinti, ebrei e citta-dini di nazioni in guerra con l’Italia. L’exconvento, che la diocesi usava per la vil-leggiatura del vescovo di Trivento, di-venne luogo di internamento il 14 luglio1940 e un anno dopo "campo di con-centramento per zingari" (questa la dici-tura del Ministero dell’Interno) con unacapienza di 150 detenuti. Romolo Ferrara di Agnone, 96 anni, ri-corda quei giorni in cui anche il regimeitaliano contribuì alla persecuzione dirom e sinti: «Ero nei pressi dei binariquando vidi arrivare un vagone carico dipersone che furono fatte scendere, inco-lonnate e guidate fino alla detenzione».Ieri una delegazione di 60 rom e sinti hapercorso lo stesso tragitto, dalla stazioneall’ex convento, intonando l’inno DjelemDjelem. L’iniziativa – la prima di tale rile-vanza in Italia – è merito dell’Ufficio Na-zionale Antidiscriminazioni Razziali (U-nar) della Presidenza del Consiglio.Spiega il direttore Luigi Manconi: «Avercancellato questo sterminio nazifascistaha consentito a tanti di disprezzare e di-scriminare nei decenni successivi. Dob-

Obiamo invece approfondire le responsa-bilità italiane, le sofferenze e la dignitàdelle vittime». In Europa si pensa che imorti delle nazioni gitane siano statimezzo milione, e probabilmente è unasottostima perché risulta impossibileconteggiare individui non segnalati all’a-nagrafe e spesso uccisi per strada o nel-

le esecuzioni sommarie nei Paesi dell’E-st. Senza contare disinteresse e oblio: su-bito dopo la guerra, infatti, su questo ge-nocidio (che le vittime definiscono Por-rajmos, «grande divoramento», o Samu-daripen, «tutti morti») calò il silenzio.All’ingresso dell’ex convento, ai piedi del-la targa posta solo nel 2013 e davanti aglistudenti della città, si sono alternati i rap-presentanti rom e sinti giunti da tutt’Ita-lia. Fiorello Miguel Lebbiati rammenta ilmotivo per cui la commemorazione si è

svolta proprio il 16 maggio: «È la data incui, nel 1944, ci fu il più importante ten-tativo di resistenza in un lager, la rivoltadello Zigeunerlager». Era la sezione di Au-schwitz per famiglie zingare, dove fu de-portata anche la zia di Giorgio Bezzec-chi. Lui, commosso, la ricorda: «Fu in-ternata a Tossicia, un altro dei campi di-menticati, e poi deportata a Birkenau;subì gli esperimenti che il dottor Menge-le effettuava sui bambini».Dijana Pavlovic sottolinea «l’importanzadi trasmettere il filo della memoria ai piùgiovani»; Santino Spinelli legge una poe-sia che ha composto e che è incisa a Ber-lino sul monumento che ricorda il Por-rajmos. E ancora parlano Ernesto Gran-dini, Toni Deragna e Concetta Sarachel-la: cognomi italiani, come circa la metàdei rom e sinti che vivono in Italia.Dopo la guerra San Bernardino fu adibi-to a convitto per studenti e, dal 1970, a ca-sa di riposo. Lo svelamento della memo-ria rimossa si deve al liceo della città e al-lo storico Luca Bravi. Grazie a loro nel2005 tornò ad Agnone Milka Emilia Go-man, che in quel luogo aveva subìto l’in-ternamento: solo lei poteva riprendereun racconto che per la comunità localesi era chiuso nel 1943, quando il Sud fuliberato dalla dittatura fascista. E infattiriconobbe le stanze, le finestre sbarrate eriaffiorarono i ricordi del marito e deicompagni di prigionia. «Milka è mortal’anno scorso a 96 anni, anche per que-

sto da Firenze sono venuta fino a qui»,ha spiegato la figlia Milena, che insiemead altri parenti fa parte della delegazio-ne invitata dall’Unar.«Nonostante la tragicità del ricordo – con-clude il direttore Manconi – oggi è una

bella giornata perché vuole promuoverela rielaborazione culturale che è manca-ta attorno a questa pagina di storia ita-liana. Quanto è successo ad Agnone è ilsintomo più evidente di una condizioneduratura: coloro che individuiamo come

"gli zingari" non sono percepiti comeparte di una storia comune, tanto menose quella parte di storia di cui sono pro-tagonisti li mette non dalla parte dei col-pevoli, ma dalla quella delle vittime».

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Oggi l’ex convento di SanBernardino è una casa

di riposo, solo nel 2013è stata apposta una targa

che ricorda il passato.Una memoria risvegliata

da pochi storici locali

Il prof Francesco Paolo Tanzj

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