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Se vuoi collaborare, spedisci un tuo pezzo (un articolo, un saggio, una recensione, un racconto, qualche poesia) a [email protected]. Allega due righe su di te, così sappiamo da chi dobbiamo guardarci.Se vuoi essere pubblicato sul pdf, cerca di non superare di troppo la cartella editoriale standard (1800 battute: siamo proprio vecchio stile). Per il web facciamo 8000 circa, e morta lì.Scrivi a [email protected] per qualsiasi informazione.

Il presente opuscolo è diffuso sotto la disciplina de l la l i cenza CREATIVE COMMONS Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia. La licenza integrale è disponibile a questo url:http://tinyurl.com/8g7sw5.

alessandro romeo:editorialeMarina Abramović, la nonna della perfor-mance, non è una che scherza. Nel 1974, a Napoli, annunciò che il suo corpo sa-rebbe rimasto privo di volontà per sei ore e che gli spettatori avrebbero potuto fare di lei quello che volevano utilizzando dei fiammiferi, delle forbici e una pistola carica. Dopo tre ore di timidi tentativi da parte del pubblico, la situazione de-generò: cominciarono a tagliarle i vestiti e a ferirla, finché qualcuno non la invitò ad ammazzarsi. Cosa che poi non avvenne. Pare che per la retrospettiva che le han-no dedicato al Moma di New York, la A-bramović abbia deciso di mangiare l’in-tera produzione cartacea di inutile, di-chiarando: «Gli altri numeri li conosco a memoria. Sto aspettando l’uscita del #32 per leggere i racconti brevi di Mirko Belliscioni e la rubrica di MFF, ascoltare la playlist di Polaroid e l’estasi di Gianluca Merola, godere la poesia di Ter-ry Boligol e ammirare il poster di Sara Pavan. Sarà il mio dessert.»inutile, la rivista che preferisce Marina Abramović quando fotografava le conta-dine balcaniche con le tette al vento.

INUTILE opuscolo letterarioaprile 2010, numero 32supplemento al #1420 di PressItalia.net, registrazione presso il Tribunale di Perugia #33 del 5 maggio 2006.pubblicazione mensile a cura di INUTILE » ASSOCIAZIONE CULTURALE.

la redazioneviviana capurso {ufficio stampa}, arturo fabra, ferdinando guadalupi, marco montanaro {ufficio stampa}, gabriele naia, virginia paparozzi, daniele pirozzi, alessandro romeo {responsabile editoriale}, matteo scandolin {grafica e impaginazione}

hanno collaboratomirko belliscioni, terry boligol, enzo e la fagotta, michele filippo fontefrancesco, gianluca merola, sara pavan

postersara pavan

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inutileOPUSCOL

OLETTERARIO numero

aprile 2010

gianluca merola:madonnaNel sogno sono seduto al primo banco di una chiesa a me familiare, quella in cui mi portava mia madre da bambino. La luce è scarsa e la temperatura fresca. Nel sogno sei la Madonna che schiaccia il serpente, avvolta in un velo azzurro di calce crepata. Mi inginocchio, chiudo gli occhi, giungo le mani come facevo da bambino. Non capisco perché, ma essere qui provoca in me una sensazione di dolore devastante. Sento la fitta che sentivo ogni volta che riflettevo su quanto impura fosse la mia esistenza al tuo cospetto. Tu che hai visto tuo figlio morire, nel sogno compari alle mie spalle. Il velo azzurro è vivo e asseconda impercettibili correnti d’aria che provengono da chissà dove. Il serpente, ora tra le tue mani, è calmo, placato. Sembra esserti complice, addomesticato. È compiaciuto mentre scivola lento dalle tue mani, mentre con un movimento esatto, sfiora la tue veste e sparisce tra le tue gambe. Nel sogno sei alle mie spalle e io sono pietrificato. Le tue mani sono calde e rassicuranti, mi accarezzi il collo senza dire una parola. Alzo lo sguardo verso le volte, il pulviscolo vortica nella poca luce, sento che ti muovi. Nel sogno la tua pelle è di un bianco che non ha nulla di divino. Cammini e le tue caviglie flettono sfidando le leggi della fisica. Le mie ginocchia fanno scricchiolare le assi di legno. Mi fissi, sorridi scrutandomi dall'alto: smetto di avere paura. Nel sogno smetto di avere paura, ma sono angosciato. Sento il sangue pulsare nelle gambe verso l'inguine; scosti i veli a mostrarmi il tuo sesso, le tue mani spingono la mia testa verso di te, dentro di te, spingono con violenza. Nel sogno, con la mia faccia compressa nella tua figa, smetto di vedere e di sentire. Dal mio mento viene giù un rivolo costante di umore. Le tue gambe si stringono sulle mie orecchie, sei così calda che mi brucia la faccia. È in quel momento che la sento. La tua voce.Un sussurro. Un unico impercettibile sussurro. Tu che dici Dio mio. È stato un attimo, dentro di me è scoppiato qualcosa: il cuore, credo. Cado sulla schiena battendo la testa sul banco, sulle stesse assi su cui da bambino mi sedevo per invocare il tuo perdono. Nel sogno sei al tuo posto di sempre, avvolta in un velo azzurro di calce crepata. Sul tuo viso il segno di una lacrima, intorno a me una pozza di sangue e l'odore della mia infanzia.

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michele filippo fontefrancesco:treni e aeroportiTutti sanno che ogni stazione può esser classificata tra due estremi: le immense stazioni, come Centrale a Milano o Termini a Roma, in cui le famiglie oggi vanno a fare shopping o a pranzare durante la settimana, e i caselli di campagna dove fermano solo quei vecchi e lenti lumaconi le cui fermate sono annunciate in negativo: “il treno non ferma a Casal Garofoli e Giubbiate” e per il resto armatevi di sana pazienza e tanti giornali. Tra questi estremi uno può pensare qualsiasi altra stazione: quella dai mille binari collocata nel nulla della pianura padana; quella della grande città, ma con appena quattro binari e due piazzole; quella con il casellante simpatico e baffuto... Un po’ meno risaputo è che gli aereoporti non son poi così tanto diversi dalle stazioni ferroviarie. Dopo i primi due voli, infatti, ci si accorge che anche per gli aereoporti esistono due estremi di paragone: da una parte i piccoli aereoporti periferici, di poche piste e che quando hanno un duty free questo sembra lo striminzito commestibili di qualche sperduto borgo di montagna; dall’altra gli enormi aereoporti da cento terminal e mille boutique iper-griffate. All’interno di questi estremi si possono immaginare tutti gli altri aereoporti che uno può visitare: l’ex campo di aviazione dell’aereoclub provinciale oggi diventato “enorme” grazie alle lowcost; gli aereoporti un po’ bomboniere, con poche voli ma con tanti servizi; gli aereoporti che avrebbero dovuto decollare, ma non l’han mai fatto; quelli un tempo grandi e oggi decaduti...Il sole era tramontato dietro al Monviso da una mezzoretta ed il volo arrivò a Malpensa in anticipo di una manciata di minuti. Un quarto d’ora e avevo la mia valigia in mano. Uscii dalla sala bagagli. Un gruppuscolo di persone attendeva gli arrivati nell’enorme androne. Venti o trenta individui le cui stature erano fatte piccine dalle proporzioni dell’immensa struttura fatta per contenere mille e mille persone. I l vociare r imbombava nel si lenzio dell’ingresso. Il mio volo era arrivato e in tabellone non c’era nessun altro arrivo per ancora un’oretta e qualcosa in più. I cinquanta e rotti passeggeri del mio volo, i loro familiari ed amici lasciarono la sala deserta e con loro uscì anch’io dal terminal: davanti a me parcheggi mezzi vuoti; dietro di me la facciata tutta vetri e finestre per lo più buia. Dove un tempo c’erano gli uffici d’Alitalia c’era un vuoto che vorrebbe esser colmato: verrà Lufthansa? Forse Ryanair? Mi era sembrato d’esser l’ultimo a lasciare quell’enorme palazzo così silenzioso. Pertanto mi girai a controllare: nell’androne illuminato non c’era nessuno, solo le luci accese nel corridoio. Chissà dove era l’interruttore.

re:playlist/a cura di Enzo e la FagottaPOTETE ASCOLTARE LE VOCI IN DIRETTA DI ENZO E LA FAGOTTA SU Polaroid - un blog alla radio: IL MERCOLEDÌ SERA, DALLE 21 ALLE 22.30, SU CITTÀ DEL CAPO RADIO METROPOLITANA (WWW.RCDC.IT).SCARICATE E ASCOLTATE QUESTA PLAYLIST DA POLAROID.BLOGSPOT.COM.

Stars, FixedCuore, amore e Cure. Il nuovo singolo degli Stars di Amy Millan va a colpo sicuro.

Blac Tambourine, Throw Aggi Off The BridgeL'indiepop rumoroso e a bassa fedeltà non è nato con i Pains Of Being Pure At Heart, e la recente ristampa antologica dei Black Tambourine curata da Slumberland mostra quanto il loro formidabile sound sia ancora attuale.

Happy Birthday, 2 ShyUn po' come passare tutta la sera a parlare della relazione tra bubblegum pop e glam rock con una ragazza troppo giovane per aver conosciuto i Teenage Funclub e non provare nemmeno a baciarla.

Aloe Blacc, I Need A DollarSogno una primavera pas-sata ad ascoltare esclusivamente dischi della Stones Throw Records, ma non vorrei risvegliarmi in estate convinta di essere negli anni '70.

Harlem, Friendly GhostVieni giù nel mio garage: ti voglio mostrare il fantasma che ci abita. Non fare caso a questi miei amici che stanno suonando. Sì, sembrano sbronzi e sono coperti di polvere, ma ti assicuro che sono simpaticissimi.

Matt Pond PA, Brooklyn FawnL'indie rock che non esiste più.

mirko belliscioni:tre racconti brevi

GLI ANNI

Si incontrarono 6 e 12 e non si dissero altro che di giuochi.Si incontrarono 18 e 24 e non parlarono altro che di motori e donne.Si incontrarono 30 e 36 e le donne erano l’argomento più dei motori.Si incontrarono 42 e 48 e discorsero di donne, motori, giochi, politica e altro.Si incontrarono 54 e 60 e si ricordarono di essersi visti 6 anni prima.Si incontrarono 66 e 72 e la morte era al centro dei loro ragionamenti.Non si incontrarono 80 e 86.

PENSARE

Su per una strada di campagna, a un chilometro dal paese più vicino, c’era una piccola casa a due piani, nella quale viveva una giovane fanciulla.Qualche volta un contadino passava di lì per andare nei campi, e vedeva la ragazza seduta sotto il portico a fare niente.Passarono alcuni giorni e iniziarono a conversare: del tempo, del raccolto, del villaggio.Un giorno il contadino, poco prima di congedarsi dalla giovane, chiese: «Perché ti incontro, anzi, ti trovo sempre qui seduta a far nulla?»Lei rispose:«Quando tu passi è quasi sempre la stessa ora del giorno, l’ora in cui io penso.»«Pensi a cosa?»«A tutto, a niente.»«E perché?"«Perché pensare mi aiuta a vivere.»«Non ci avevo mai pensato.»«Vino?»«Sì, un tantino.»

FUOCO ACCESO

Si incontrarono in un piccolo paese.Lui camminava e lei era in un bar a comprare del vino.Quando Eri uscì dal locale, vide il giovane seduto al tavolo vicino all’ingresso.Gli chiese se gradiva un bicchiere, e Krimo accettò volentieri.Scolarono la bottiglia in meno di mezz’ora.Poco dopo l’ultimo goccio si alzarono insieme e si avviarono verso la macchina di lui, parlavano di cosa non si sa ancora.Giunti al parcheggio scoprirono che non c’era più la macchina, al suo posto un fuoco acceso.

terry boligol:scorandomiCuli in ariaIl petto di pollo,lo squaquerone,nell’ossocollotrovo ragione.

Bollo l’acqua,Franco è alla porta:“Franco, bollo!”,

dico; e sforno la torta.

Torta di risocon cubi di pancetta,e il mio sorrisodi te fa incetta.

Puzza di piedi.Bruciore di stomaco.Magnesia.

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