Carissimo fratello in Cristo dolce Ges. Io Catarina, serva e
schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue
suo; con desiderio di vedervi fondato in vera e santa pazienza;
perch in altro non potremo piacere a Dio, ma perderemo il frutto
delle nostre fatiche.
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E per c' bisogno questa gloriosa virt della pazienza. E se voi
mi diceste, carissimo fratello: Io ho le grandi fatiche, e non mi
sento forte ad avere questa pazienza; e non so in che modo
acquistarla; io vi rispondo che nessuno che voglia seguire la
ragione, che non la possa avere.
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Ma bene vi confesso che noi siamo fragili e deboli per noi
medesimi, secondo la sensualit, e specialmente, quando l'uomo ama
molto s, e le creature e la sostanza temporale sensualmente; onde
amandole tanto d'un amore tenero sensitivo, quando poi le perde, ne
riceve intollerabile pena.
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Ma Dio, ch' nostra fortezza, se noi vorremo con la ragione, con
la forza della volont, e con la mano del libero arbitrio conculcare
la fragilit nostra; Dio non dispreger la forza che faremo a noi
medesimi per non dolerci disordinatamente; perch egli accettatore
dei santi desideri: e ci dar questa dolce e reale virt, e porteremo
ogni fatica con vera e santa pazienza.
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Sicch vedete che ognuno la pu avere, se vorr usare la ragione
che Dio gli ha data, e non seguire solamente la fragilit: perch
sarebbe cosa molto sconvenevole che noi, creature ragionevoli, non
usassimo altra ragione, che gli animali bruti. Per che essi non
possono usare la ragione, perch non l'hanno; ma noi, perch
l'abbiamo, la dobbiamo usare; e non usandola, veniamo in
impazienza, e ci scandalizziamo nelle cose che Dio ha permesse a
noi, e cos l'offendiamo.
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Che modo dunque possiamo tenere ad avere questa pazienza, poich
io la posso e debbo avere, e senz'essa offenderei Iddio? Quattro
cose principali ci conviene avere e considerare. In primo, dico che
ci conviene avere il lume della fede, nel quale lume della fede
santa acquisteremo ogni virt; e senza questo lume andremo in
tenebre, s come il cieco a cui il d gli fatto notte.
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Cos l'anima senza questo lume. Quello che Dio ha fatto per
amore, il quale amore un d lucido sopra ogni luce, ella se lo reca
a notte, cio a notte d'odio, tenendo che per odio Dio gli permetta
le tribolazioni e le fatiche ch'egli ha. Sicch dunque vedete che ci
conviene avere il lume della santissima fede.
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La seconda cosa si quella la quale s'acquista con questo lume,
ci che in verit ci convien credere, e non tanto credere, ma essere
certi ch'egli , e che ogni cosa che ha in s essere, procede da Dio,
eccetto il peccato, che non . La mala volont dell'uomo che commette
il peccato, non fa egli; ma ogni altra cosa: o per fuoco o per
acqua o per altra morte o qualunque altra cosa si sia, ogni cosa
procede da lui.
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E cos disse Cristo nel Vangelo, che non cadeva una foglia
d'albero senza la sua provvidenza: dicendo ancora pi, cio che i
capelli del capo nostro sono tutti numerati; e nessuno ne cadeva
che egli non lo sapesse. Se dunque cos dice delle cose insensibili,
molto maggiormente ha cura di noi, creature ragionevoli; e in ci
che egli ci d e permette; usa la provvidenza sua; e ogni cosa fatta
con mistero e per amore, e non per odio.
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La terza cosa questa: ch'egli ci conviene vedere e conoscere in
verit col lume della fede, che Dio somma eterna Bont, e non pu
volere altro che il nostro bene; perch la volont sua si che noi
siamo santificati in lui; e ci ch'egli ci d e permette, ci d per
questo fine.
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E se noi di questo dubitassimo ch'egli volesse altro che il
nostro bene; dico che noi non ne possiamo dubitare, se noi
guardiamo il sangue dell'umile e immacolato Agnello, perch Cristo,
aperto, appenato e afflitto di sete in Croce, ci mostra che il
sommo ed eterno Padre ci ama inestimabilmente;
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perch, per l'amore ch'egli ebbe a noi, essendo noi fatti nemici
per il peccato commesso, ci don il Verbo dell'unigenito suo
Figliuolo; e il Figliuolo ci diede la vita, correndo come
innamorato all'obbrobriosa morte della Croce. Chi ne fu cagione?
L'amore ch'egli ebbe alla salute nostra. Sicch dunque vedete che il
sangue ci toglie ogni dubitazione che noi avessimo, che Dio volesse
altro che il nostro bene.
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E come pu la somma Bont fare altro che bene? Non pu. E la somma
eterna Provvidenza come user altro che provvidenza? Colui che ci ha
amati prima che noi fossimo, e per amore ci cre alla immagine e
similitudine sua, non pu fare ch'egli non ci ami, e che non ci
provveda in ogni nostro bisogno nell'anima e nel corpo.
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Sempre Dio ama, in quanto Creatore, le creature sue; ma solo il
peccato quello ch'egli odia in noi; e per egli ci permette molte
fatiche in questa vita sopra i corpi nostri, o nella sostanza
corporale, in diversi modi, secondo ch'egli vede che noi abbiamo
bisogno; e siccome vero medico, d la medicina che bisogna alla
nostra infermit.
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E questo fa o per punire i nostri difetti in questo tempo
finito, acciocch meno pene proviamo nell'altra vita, o egli lo fa
per provare in noi la virt della pazienza. Siccome fece a Giobbe,
che per provare la pazienza sua gli tolse i figliuoli e tutta la
sostanza temporale ch'egli aveva, e nel corpo suo diede un'infermit
che continuamente menava vermi.
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La moglie gli riserb per sua Croce e stimolo; per che sempre
tribolava Giobbe con molta villania e rimprovero. E poich Dio ebbe
provata la pazienza sua, gli restitu a doppio ogni cosa. Giobbe mai
in queste cose non si lagn: anco diceva: Dio me le diede, e Dio me
l'ha tolte; sia sempre benedetto il nome suo.
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Alcuna volta Dio ce le permette acciocch noi conosciamo noi
medesimi, e la poca fermezza e stabilit del mondo; e perch tutte le
cose che noi possediamo, e la vita e la sanit, moglie e figliuoli,
ricchezze e stati del mondo e delizie del mondo, tutte le
possediamo come cose prestate a noi per uso da Dio, e non come cose
nostre: e cos le dobbiamo usare.
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Questo ci a noi manifesto ch'egli cos, perch nessuna cosa
possiamo tenere che nostra sia, che non ci possa esser tolta, se
non sola la Grazia di Dio. Questa Grazia n dimoni n creatura n per
alcuna tribolazione ci pu esser tolta, se noi non vogliamo.
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Quando l'uomo conosce questo, cio la perfezione della Grazia, e
l'imperfezione del mondo e della vita nostra corporale; gli viene
in odio il mondo con tutte le sue delizie, e la propria fragilit
sua, che cagione spesse volte (quando ama sensitivamente) di
toglierci la Grazia: e ama le virt che sono strumento a conservarci
nella Grazia.
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Sicch vedete dunque che Dio per amore ce le permette, acci che
con cuore virile ci stacchiamo dal mondo con santa sollecitudine, e
col cuore e coll'affetto, e cerchiamo un poco i beni immortali, e
abbandoniamo la terra con tutte le puzze sue, e cerchiamo il
cielo.
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Perch noi non fummo fatti per nutrirci di terra; ma perch noi
siamo in questa vita come pellegrini che sempre corriamo al termine
nostro di vita eterna, con vere e reali virt: e non ci dobbiamo
restare fra via per alcuna prosperit o diletto che il mondo ci
volesse dare, n per avversit; ma correre virilmente, e non volgersi
a loro n con disordinata allegrezza n con impazienza, ma con
pazienza e santo timore di Dio tutte trapassare.
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Di grande necessit v'era questa tribolazione; perch Dio vi dava
il desiderio di sciogliervi dei molti legami, e sviluppare la
coscienza vostra; onde dall'uno lato vi tirava il mondo, dall'altro
Dio. Ora Dio, per grande amore che egli ha alla salute vostra, vi
ha sciolto, e datavi la via, se voi la sapete pigliare.
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A loro ha dato vita eterna; e voi chiama col tesoro della
tribolazione, perch voi non n siate privato, ma perch in questo
punto del tempo che v' rimasto conosciate la bont sua e i difetti
vostri.
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La quarta cosa che ci conviene avere per poter venire a vera
pazienza, questa: che noi consideriamo i peccati e difetti nostri,
e quanto abbiamo offeso Dio, il quale Bene infinito; per la qual
cosa seguirebbe (non tanto che delle grandi colpe, ma d'una
piccola) pena infinita; e degni siamo di mille inferni,
considerando che siamo noi miserabili che abbiamo offeso il nostro
Creatore.
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E chi il dolce Creatore nostro che offeso da noi? Vediamo
ch'egli colui che Bene infinito; e noi siamo coloro che non siamo
per noi medesimi: per che l'esser nostro, e ogni grazia che sopra
l'essere, abbiamo da lui; per che noi per noi siamo miseri
miserabili. E nondimeno che noi meritiamo pena infinita, egli con
misericordia ci punisce in questo tempo finito; nel qual tempo
portando le fatiche con pazienza si sconta e si merita.
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Che non avviene cos delle pene che sostiene l'anima nell'altra
vita. Perch se ella alle pene del purgatorio, s sconta, e non
merita. Bene dobbiamo dunque portare questa piccola fatica
volontariamente. Piccola si pu dire questa e ogni altra per la
brevit del tempo; perch tanto grande la fatica, quanto grande il
tempo in questa vita.
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Quanto il tempo nostro? quanto una punta d'ago. Adunque bene
vero ch'ella piccola; perch la fatica ch' passata, io non l'ho,
perch passato il tempo; quella che avvenire, anco non l'ho, perch
non son sicura di avere il tempo, con ci sia cosa che io debba
morire, e non so quando. Solo dunque questo punto del presente c',
e non pi.
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Adunque bene dobbiamo portare con grande allegrezza; per che
ogni bene remunerato, e ogni colpa punita. E Paolo dice: Non sono
condegne le passioni di questa vita a quella futura gloria che
riceve l'anima che porta con buona pazienza. Or a questo modo
potrete portare, e acquistare la virt della vera pazienza; la quale
pazienza, acquistata per amore col lume della santissima fede, vi
render il frutto d'ogni fatica.
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In altro modo perdereste il bene della terra e il bene del
cielo. Per che altro modo non c'. E per vi dissi che desideravo di
vedervi fondato in vera e santa pazienza; e cos vi prego che
facciate. Abbiate memoria del Sangue di Cristo crocifisso; e ogni
amaritudine vi torner in dolcezza, e ogni gran peso vi torner
leggero.
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E non vogliate eleggere n tempo, n luogo a vostro modo; ma
siate contento nel modo che Dio ve le ha date. Vi ho avuta
compassione del fatto che vi avvenuto. Secondo l'aspetto pare molto
forte, e nondimeno egli fatto con gran provvidenza, e per vostra
salute. Vi prego che vi confortiate, e che non veniate meno sotto
questa dolce disciplina di Dio.
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Altro non vi dico, se non che sappiate conoscere il tempo
mentre voi l'avete. Permanete nella santa e dolce dilezione di
Dio.