Download - 112- Public Respiro

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  • sull'onda del respiro

    Sdraiato sul materasso, le ginocchia piegate e i piedi ben saldi intenti a costruire profonde radici. Il diaframma si muove lentamente. Come una sorta di ombrello, si apre, si allarga, scende verso l'addome. Attraverso la porta delle narici aria nuova entra nei miei polmoni; una breve pausa. L'ombrello lentamente si chiude, il diaframma torna verso il torace. I miei polmoni sono vuoti. Aspetto qualche secondo per sentire di nuovo il desiderio di riprendere aria fresca. Il ciclo si ripete. Sono intento a costruire il mio asse portante, la colonna vertebrale, mentre sento il mio sguardo presente, profondo e rilassato sotto le palpebre abbassate e la mia cavit orale aperta, morbida: un canale che capace di prendere; nutrirsi ed eliminare ci che pi non serve. Sento l'energia scorrere attraverso le vertebre. Entra dal naso, passa tra gli emisferi celebrali, il cervelletto e s'incanala nella colonna. La percorre tutta per poi proseguire attraverso le gambe e i piedi, fino a scaricarsi nel materasso, alimentando le radici. Ora decido di dare un ritmo pulsatorio al flusso di energia lungo la colonna; il diaframma si muove per piccoli tratti progressivi. Per tre, cinque, nove tratti successivi il diaframma scende e si allarga sempre di pi, poi una pausa e via di nuovo; il diaframma ritorna, tratto dopo tratto, fino a far svuotare completamente i polmoni L'energia scorre con un onda pulsante. Ogni frazione di movimento diaframmatico genera una goccia, una perla di energia che corre lungo la colonna. Goccia dopo goccia, perla dopo perla, vado a costruire una preziosa collana, robusta e flessibile. Sento la mia schiena rigenerarsi. E' come costruire un nuovo sentiero su una prateria: passo dopo passo, ripercorrendo la stessa via pi volte, la mia impronta si trasforma in un percorso visibile, riconoscibile e praticabile.

    Ho appreso e praticato la respirazione frazionata durante il mio percorso analitico con Francesco Dragotto. Da tempo questa modalit parte dei miei strumenti terapeutici e mi sono sempre chiesto se tutto ci avesse delle ragioni da ricercare nella fisiologia, oppure no. E mi sono messo a cercare. Quello di correlare ci che si ricerca e accade in terapia con le ricerche neuroscientifiche e biofisiche sempre stato tra i miei intendimenti ed una delle finalit dell'Istituto Reich. Gi nei primi anni novanta scrivevo come la respirazione che attiva un flusso di energia lungo la colonna possa essere correlata a quella che l'osteopatia definisce movimento respiratorio primario, ovvero un movimento che si genera grazie al movimento pulsante del IV ventricolo, un altro diaframma, posto all'interno della nostra testa. Il movimento investe le ossa della volta cranica, le ossa della base del cranio e la colonna vertebrale, propagandosi lungo di essa sia attraverso la via

  • ossea, sia attraverso il movimento del liquido cefalo rachidiano. Dai miei studi sull'embriologia umana ho potuto correlare l'idea del flusso energetico che scorre lungo la colonna con la genesi del tubo neurale, precursore della colonna vertebrale. Alla fine dalla seconda settimana di gestazione, in una zona circoscritta dellarea cefalica dellendoderma, avviene una modificazione cellulare che porta questa zona ad un lieve ispessimento. Nasce la lamina protocordale o placca precordale, primo accenno di asse longitudinale, attorno al quale andr ad organizzarsi lembrione. Questo asse diviene un organizzatore del movimento bio-energetico; la cellula tender ora ad allungarsi, passando cos dal movimento pulsativo primario ad un movimento vermicolare, peristaltico. La presenza della placca precordale e della linea primitiva conferisce allembrione una prima simmetria bilaterale, stabilendo una linea mediana, precursore di quella che diverr lasse della colonna vertebrale. Lestremit anteriore della linea primitiva si ispessisce e forma il nodo di Hensen, un piccolo cono rovesciato con un cratere al centro, da cui si forma un cordone che si insinua tra ectoderma e endoderma, il processo cordale. Successivamente questo processo si canalizza dando luogo al canale cordale che sfocia nella cavit amniotica. La parte ventrale del canale, fusa con lendoderma, si fessura, mettendo in comunicazione tra loro la cavit amniotica ed il sacco vitellino. Sul finire della terza settimana, la porzione dorsale si ispessisce, dando origine alla placca cordale, mentre il tetto dellendoderma va chiudendosi. Nasce la notocorda o corda dorsale, che rappresenta un induttore morfogenetico primario. Per induttore morfogenetico si intende lo specifico effetto di una struttura su di unaltra nel generare la forma, causato presumibilmente da uno stimolo di natura biochimica. Ai fini della nostra lettura in chiave bio-energetica della morfogenesi, interessante notare i risultati di esperimenti condotti su embrioni animali. Effettuando un trapianto di notocorda in una zona dellembrione differente dalla sede originale, lembrione si riorganizza, formando placca e tubo neurale nella nuova zona dimpianto: la zona a maggiore densit energetica lattrattore e lorganizzatore della morfogenesi. Le somiglianze con le osservazioni reichiane1 sono evidenti, per cui la struttura dellembrione si organizza attorno allasse della notocorda essendo questa a maggiore potenziale energetico, che significa anche con una maggiore capacit vibratoria. Alla fine della terza settimana il mesoderma parassiale si condensa a formare i somiti, importanti formazioni che alla fine dalla primo mese raggiungono il numero di quaranta paia, arriveranno poi al numero di 44, cos suddivisi: 4 occipitali; 8 cervicali; 12 toracici; 5 lombari; 5 sacrali e tra i 5 e i10 coccigei: Il primo paio occipitale e le ultime paia sacrali sono somiti rudimentali. I somiti rappresentano la prima segmentazione metamerica. In embriologia si esprime let dellembrione indicando il numero dei somiti che si sono formati.

    1 W.Reich, Superimposizione cosmica, Ed. SugarCO (Milano) 1988

  • Ma come avviene la metamerizzazione e il successivo ispessimento dei somiti, da cui poi si genereranno le vertebre? Recenti scoperte2 hanno evidenziato come ci avvenga grazie ad unonda biochimica che attraversa il tubo neurale in senso cefalo caudale. Alcuni geni si attivano ritmicamente, grazie ad un orologio biologico e i loro prodotti formano una serie di onde ritmiche che viaggiano lungo il tubo neurale. La formazione dei somiti corrisponde al ventre di tali onde, mentre lo spazio intersomitico corrisponde ai nodi dellonda. Successivamente il processo si solidifica, generando i somiti. Questa condensazione avviene grazie ad unaltra onda. Un altro orologio biologico segna il via per la partenza di un fronte donda biochimico che procede anchesso in senso cefalo caudale. Quando il fronte donda investe il somite in formazione lo solidifica. La frequenza di questi orologi biologici specie-specifico. Questo spiega come mai, pur trattandosi degli stessi geni, un serpente ha circa 300 vertebre e noi 33: la frequenza dellorologio rettiliano notevolmente maggiore di quello umano e genera un numero maggiore di onde di ampiezza pi piccola. La pulsazione genera la forma, come Reich aveva intuito. Praticare la respirazione frazionata migliora la consapevolezza del movimento diaframmatico e la percezione della colonna vertebrale, ma la respirazione frazionata ha la sua ragion dessere anche perch ci rimanda a quei momenti precoci della nostra esistenza in cui eravamo intenti a costruire materialmente il nostro asse, ci rimanda a quei momenti in cui abbiamo inviato delle onde ritmiche che ci hanno attraversato da capo a piedi La colonna vertebrale il nostro asse portante, ma contiene in s anche il senso della nostra verticalit e della nostra direzionalit nella vita: non un caso che siamo abitati a definire una persona con scarsa decisionalit come priva di spina dorsale. Possiamo quindi percepire meglio il nostro asse portante, possiamo percepirne i vuoti e gli intasamenti, possiamo costruire ponti su quei vuoti e far fluire gli intasamenti per poter costruire un nuovo modo di essere eretti, direzionati e con i piedi per terra: un nuovo modo di essere nel mondo.

    Fabio Carbonari

    2 E. Boncinelli, Il numero delle vertebre, Le Scienze Sett.2008, p.24