“La debolezza è la mia forza”
L’esperienza pasquale di Paolo
L’apostolo Paolo viene rappresentato nell’atto di salire verso il cielo, trasportato dagli angeli verso la luce splendente del Paradiso. Paolo è ritratto con il corpo abbandonato tra le braccia degli angeli, gli occhi fissi verso la fonte di luce; unico segno della sua volontà attiva è lo stendere le mani verso l’oggetto desiderato.
Il Domenichino rappresenta l’esperienza mistica di Paolo, attenendosi alle indicazione del suo racconto:
«…Verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare» (2Cor 12,1-4).
Dipingendo il corpo di Paolo sorretto e trasportato verso l’alto, l’artista rappresenta la sua disponibilità e docilità, segno della chiara
percezione della propria inadeguatezza e della profonda debolezza della creatura
che è strumento nelle mani di Dio…
«Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12,10).
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