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112 Sezione 4 Unità 11 Lezione 1 Le attività agricole del pianeta A Le attività agricole producono i generi alimentari necessari per la nostra sopravvivenza e oggi contribuiscono in misura modesta al Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale (5%), anche se occupano ancora la maggioranza della popolazione attiva del pianeta (40% circa). Esistono grandi differenze tra i paesi poco sviluppati, in cui l’agricoltura è spesso praticata con meto- di tradizionali da una moltitudine di contadini poveri, e i paesi industrializzati, dove l’agri- coltura è invece tecnologicamente più avanzata, occupa pochi addetti ed è più redditizia. La distribuzione delle produzioni agricole nel mondo è determinata sia da fattori natu- rali, come il clima, il tipo di terreno, le risorse idriche, sia da fattori umani, come le tecnolo- gie utilizzate, il tipo di proprietà delle terre, i capitali impiegati, i prezzi delle merci ecc. I suoli coltivabili (11% della superficie terrestre) sono distribuiti in modo disomogeneo. Si concentrano infatti nella fascia temperata dell’emisfero boreale, dove si produce la maggior parte degli alimenti necessari a sfamare l’umanità, mentre sono poco estesi nelle aree meno sviluppate del Sud del mondo. Africa e America Latina, tuttavia, dispongono di grandi esten- sioni di terreno coltivabile non ancora utilizzate. Negli ultimi cinquant’anni, con l’aumento della popolazione mondiale, la disponibilità pro capite di terra coltivabile si è dimezzata quasi ovunque, mentre la produzione agricola è più che raddoppiata. La metà del prodotto è costituita dai tre cereali che sono alla base dell’alimentazione di gran parte della popolazio- ne mondiale: mais, frumento, riso. L’incremento della produzione agricola è dovuto all’aumento della resa dei terreni, cioè della produzione per ettaro , che per i cereali è addirittura raddoppiata (da circa 1,5 a 3 ton- nellate). Il miglioramento della resa dei terreni si è verificato più nei paesi sviluppati che in quelli economicamente arretrati; negli USA, per esempio, da un ettaro si ricavano 55 quinta- li di cereali contro i 23 dell’India. Una maggiore produttività è stata possibile grazie alla crescente meccanizzazione del- l’agricoltura (impiego di trattori, mietitrebbiatrici), all’uso di moderne tecniche d’irrigazio- ne e di fertilizzanti e antiparassitari chimici, che però hanno causato anche fenomeni di de- grado e di inquinamento dei suoli e delle acque. Negli ultimi decenni, inoltre, la meccaniz- zazione ha provocato nei paesi industrializzati una forte riduzione degli occupati nel setto- re, passati da circa 117 a 48 milioni. Nei paesi meno sviluppati, invece, dove la modernizza- zione tecnologica è meno diffusa e maggiore è la crescita demografica, il numero di addetti è raddoppiato (da circa 700 milioni a 1,3 miliardi). Lavora con la carta Osserva la carta che rappre- senta i suoli coltivabili nel mondo: in quali zone si trova- no i terreni migliori? Quali so- no invece le aree con le mag- giori estensioni di terre non produttive? Che peso ha il settore agricolo nell’economia mondiale? Come sono distribuite le terre coltivabili? È aumentata la loro disponibilità? Che cos’è la resa dei terreni? Quali fattori hanno permesso il suo miglioramento? 7 Il settore primario Unità 11 Copyright © 2010 Zanichelli editore S.p.A. – Francesco Iarrera, Giorgio Pilotti, Facciamo geografia essenziale, vol. Paesi extraeuropei (per le unità tolte dal volume 3) Glossario • ettaro Area equivalente a 10 000 m 2 , pari a un quadrato con un lato di 100 m. terreni molto produttivi adatti a colture e allevamento altri terreni adatti alle colture terreni adatti allo sfruttamento forestale terreni adatti allo sfruttamento forestale o al pascolo terreni adatti a pascolo o colture povere terreni non produttivi

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Sezione 4 Unità 11 Lezione 1

Le attività agricole del pianeta

A

� Le attività agricole producono i generi alimentari necessari per la nostra sopravvivenza eoggi contribuiscono in misura modesta al Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale (5%), anchese occupano ancora la maggioranza della popolazione attiva del pianeta (40% circa). Esistonograndi differenze tra i paesi poco sviluppati, in cui l’agricoltura è spesso praticata con meto-di tradizionali da unamoltitudine di contadini poveri, e i paesi industrializzati, dove l’agri-coltura è invece tecnologicamente più avanzata, occupa pochi addetti ed è più redditizia.� La distribuzione delle produzioni agricole nel mondo è determinata sia da fattori natu-rali, come il clima, il tipo di terreno, le risorse idriche, sia da fattori umani, come le tecnolo-gie utilizzate, il tipo di proprietà delle terre, i capitali impiegati, i prezzi delle merci ecc. Isuoli coltivabili (11% della superficie terrestre) sono distribuiti in modo disomogeneo. Siconcentrano infatti nella fascia temperata dell’emisfero boreale, dove si produce la maggiorparte degli alimenti necessari a sfamare l’umanità, mentre sono poco estesi nelle aree menosviluppate del Sud del mondo. Africa e America Latina, tuttavia, dispongono di grandi esten-sioni di terreno coltivabile non ancora utilizzate. Negli ultimi cinquant’anni, con l’aumentodella popolazione mondiale, la disponibilità pro capite di terra coltivabile si è dimezzataquasi ovunque, mentre la produzione agricola è più che raddoppiata. La metà del prodotto ècostituita dai tre cereali che sono alla base dell’alimentazione di gran parte della popolazio-ne mondiale: mais, frumento, riso.� L’incremento della produzione agricola è dovuto all’aumento della resa dei terreni, cioèdella produzione per ettaro, che per i cereali è addirittura raddoppiata (da circa 1,5 a 3 ton-nellate). Il miglioramento della resa dei terreni si è verificato più nei paesi sviluppati che inquelli economicamente arretrati; negli USA, per esempio, da un ettaro si ricavano 55 quinta-li di cereali contro i 23 dell’India.� Una maggiore produttività è stata possibile grazie alla crescente meccanizzazione del-l’agricoltura (impiego di trattori, mietitrebbiatrici), all’uso di moderne tecniche d’irrigazio-ne e di fertilizzanti e antiparassitari chimici, che però hanno causato anche fenomeni di de-grado e di inquinamento dei suoli e delle acque. Negli ultimi decenni, inoltre, la meccaniz-zazione ha provocato nei paesi industrializzati una forte riduzione degli occupati nel setto-re, passati da circa 117 a 48 milioni. Nei paesi meno sviluppati, invece, dove la modernizza-zione tecnologica è meno diffusa e maggiore è la crescita demografica, il numero di addettiè raddoppiato (da circa 700milioni a 1,3 miliardi).

Lavora con la cartaOsserva la carta che rappre-senta i suoli coltivabili nelmondo: in quali zone si trova-no i terreni migliori? Quali so-no invece le aree con le mag-giori estensioni di terre nonproduttive?

� Che peso ha il settoreagricolo nell’economiamondiale?� Come sono distribuite leterre coltivabili? È aumentatala loro disponibilità?� Che cos’è la resa deiterreni?� Quali fattori hannopermesso il suomiglioramento?

Geografiadelle culture

7Il settoreprimario

Unità

11

Copyright © 2010 Zanichelli editore S.p.A. – Francesco Iarrera, Giorgio Pilotti, Facciamo geografia essenziale, vol. Paesi extraeuropei (per le unità tolte dal volume 3)

Glossario• ettaroArea equivalente a 10 000m2, pari aun quadrato con un lato di 100m.

terreni molto produttivi adattia colture e allevamento

altri terreni adatti alle colture

terreni adatti allo sfruttamentoforestale

terreni adatti allo sfruttamentoforestale o al pascolo

terreni adatti a pascolo ocolture povere

terreni non produttivi

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B

La carta raffigura le maggiori produzioni agricole mondiali. In quali zone è più diffusa la coltiva-zione del mais? E quella del miglio? Dove sono coltivate le banane? E il caffè? E la patata?

C

Lavora con il graficoOsserva l’areogramma cherappresenta la suddivisionepercentuale di 1,35 miliardidi agricoltori nelle diversearee geografiche e commen-talo, dopo aver riletto la lezio-ne.

Copyright © 2010 Zanichelli editore S.p.A. – Francesco Iarrera, Giorgio Pilotti, Facciamo geografia essenziale, vol. Paesi extraeuropei (per le unità tolte dal volume 3)

1,5%1,9%0,4%

2,3%

U

Nord e Centro AmericaSud AmericaEuropaAfricaAsiaOceania

14,7%

79,2%

D

Lavora con le immaginiI suoli agrari cambiano con il variare dell’ambiente (terreno, cli-ma) e del modo in cui è organizzata l’agricoltura (uso dei mac-chinari, irrigazione). Descrivi i due paesaggi agrari raffiguratinelle foto mettendo in evidenza le differenze. Indica la fascia cli-matica, la presenza di mezzi tradizionali o moderni, la loro resa.

Aratura di un’oasi nei pressi di Tripoli, Libia.Coltivazioni nello stato di Washington, Stati Uniti.

arachidi

banane

cacao

caffè

datteri

patata

soia

zucchero

caucciù

cotone

tabaccomiglio

frumento

mais

riso

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Sezione 4 Unità 11Il settore primario

Lezione 2

L’agricoltura nei paesi meno sviluppati

A

� Nei paesi poveri le attività agricole impiegano la maggior parte della popolazione attiva(l’85% nell’Africa sub-sahariana), che pratica soprattutto un’agricoltura tradizionale di sus-sistenza, destinata cioè a soddisfare il fabbisogno alimentare delle famiglie contadine. Essautilizza tecniche semplici: gli agricoltori praticano la policoltura con l’aiuto di animali da la-voro e di pochemacchine, su terreni che sono di proprietà familiare o comunitaria.� Nella fasce più aride della savana africana un’agricoltura tradizionale a secco (che nonnecessita d’irrigazione) produce principalmente miglio e sorgo, cereali a basso contenutonutritivo, adatti però a questo tipo di ambiente asciutto. Spesso, per predisporre i terreni al-la coltivazione, si usa la tecnica del debbio: s’incendia la vegetazione naturale le cui ceneriassicurano la fertilità del terreno. Nelle zone vicine alle foreste equatoriali africane e suda-mericane l’agricoltura di sussistenza è invece imperniata sulla coltivazione di due tuberi:manioca e igname, da cui si ricava una farina che è alla base della dieta delle popolazioni in-digene. Nelle aree monsoniche del Sud-Est asiatico la coltivazione tradizionale più diffusa èquella del riso, alimento-base di quasi 3 miliardi di asiatici. La risicoltura è basata sul lavoromanuale dell’intera comunità del villaggio e sulla realizzazione (sempre manuale) d’impo-nenti sistemi di canalizzazione delle acque.� Nei paesi del Sud del mondo esiste anche un’agricoltura di mercato, fondata sulla pianta-gione monocolturale, specializzata nella coltivazione di un unico prodotto. Essa fu intro-dotta nel Settecento dai colonizzatori europei in vaste zone tropicali africane, asiatiche esudamericane. Le piantagioni, possedute da pochi proprietari terrieri, impiegavano moltis-simi schiavi o contadinimal pagati e producevano enormi quantità di un unico prodotto, de-stinate a essere rivendute con grande profitto in Europa. L’alto prezzo dei prodotti delle pian-tagioni (caffè, cacao, tabacco, canna da zucchero, banane, tè, olio di cocco, cotone) era giusti-ficato dal fatto che in Europa non potevano essere coltivati e che non rappresentavano benidi prima necessità. Presto i terreni migliori furono occupati dalle piantagioni e all’agricoltu-ra di sussistenza vennero lasciati i suoli più poveri.� Le piantagioni sono tuttora molto diffuse. In genere appartengono a grandi multinazio-nali che, con l’introduzione di moderne tecnologie, hanno aumentato notevolmente la pro-duzione. Spesso, però, lo sfruttamento intensivo del suolo e l’uso eccessivo di prodotti chimi-ci hanno determinato un rapido degrado dei terreni.

Lavora con le immaginiOsserva le foto e indica a quale tipologia di agricoltura apparten-gono le colture raffigurate.

� Che tipo di agricolturaprevale nei paesi poveri?� Quali sono le principalicolture tradizionali?� Che cos’è una piantagione?Quando fu introdotta?� Che caratteristiche ha oggi?

Copyright © 2010 Zanichelli editore S.p.A. – Francesco Iarrera, Giorgio Pilotti, Facciamo geografia essenziale, vol. Paesi extraeuropei (per le unità tolte dal volume 3)

Risicoltura nella Cina meridionale.

La raccolta del caffè sulle colline intorno al lago Atitlanin Guatemala.

Glossario• policolturaAgricoltura basata sulla coltiva-zione di più prodotti; è l’oppostodella monocoltura, che si fondasulla coltivazione di un solo pro-dotto.• agricoltura di mercatoAgricoltura la cui produzione èdestinata alla vendita e non alconsumo della famiglia contadina.

A monocoltura tradizionale

C piantagione di prodotti per esportazione

B agricoltura a secco

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Sezione 4 Unità 11Il settore primario

Lezione 3

L’agricoltura nei paesi industrializzati

A

Lavora con le immaginiCollega le immagini, che raffigurano due diversi tipi di agricol-tura, alla definizione corrispondente.

Copyright © 2010 Zanichelli editore S.p.A. – Francesco Iarrera, Giorgio Pilotti, Facciamo geografia essenziale, vol. Paesi extraeuropei (per le unità tolte dal volume 3)

� Nei paesi più sviluppati l’agricoltura occupa una piccola percentuale di popolazione atti-va (dall’1 al 5%) e non costituisce la principale fonte di reddito. L’agricoltura di sussistenza èscomparsa ed esiste solo un’agricoltura di mercato, in cui le coltivazioni sono realizzate daaziende agricole che vendono i propri prodotti sui mercati nazionali e mondiali. Le colturesono organizzate in base amodelli industriali: le aziende producono grandi quantità di unao di poche piante agricole utilizzandomolti macchinari, prodotti chimici, sofisticati sistemidi irrigazione. Le rese dei terreni, inoltre, sono molto più elevate di quelle delle coltivazionitradizionali, anche se lo sfruttamento eccessivo del suolo e l’immissione di sostanze inqui-nanti provoca danni agli ambienti naturali.� Dove gli spazi sono vasti e la densità della popolazione è bassa (USA, Russia, Argentina,Australia, Canada) prevale l’agricoltura estensiva. Essa consiste nella realizzazione di gran-di quantità di prodotto su vaste aree a monocoltura (cereali, tabacco, cotone, soia), spessoOGM (> il caso a pag. 116), lavorate da pochissimi addetti. In questi casi la resa per ettaro nonè elevatissima, mentre è molto alta la produzione ottenuta da ogni singolo lavoratore. NegliUSA, grazie all’intensameccanizzazione, un solo agricoltore può coltivare 100 ettari a cerea-li. Al contrario, dove non esistono ampie distese pianeggianti e il territorio è densamente abi-tato (Europa) prevale l’agricoltura intensiva. In questo caso, data la scarsità del suolo dispo-nibile, le aziende mirano a ottenere elevate rese per ettaro mediante l’uso di tecniche assaiavanzate e costose. Tipica delle zone ad agricoltura intensiva è la produzione di varietà pre-giate di ortaggi e frutta (pomodori, viti, agrumi), che richiedono particolari condizioni am-bientali e una cura costante da parte degli agricoltori.� Nei paesi più sviluppati l’agricoltura è ormai strettamente integrata con i settori dell’in-dustria e del terziario. Molte industrie, infatti, fornisconomacchinari, attrezzi, fertilizzantie antiparassitari agli agricoltori; a loro volta le aziende agricole producono materie primedestinate a essere lavorate dall’industria alimentare (cereali, latte, verdura, frutta, carne) oin altri settori, come quello cartario o chimico (il biodiesel è ottenuto da semi di piante oleo-se). In alcuni casi, inoltre, grandi imprese multinazionali controllano l’intero ciclo produtti-vo legato all’agricoltura: possiedono infatti aziende agrarie, industrie per la lavorazione deiprodotti agricoli, fabbriche di macchinari e di fertilizzanti, nonché catene di supermercatiin cui vengono venduti i prodotti alimentari.

� Come sono organizzate lecoltivazioni nell’agricoltura dimercato?� Che cos’è l’agricolturaestensiva? E quella intensiva?� Che rapporti ci sono tra isettori primario, secondario eterziario?

Glossario• OGMOrganismo geneticamente modifi-cato. Specie vegetale creata o mo-dificata artificialmente dall’uomo.• biodieselCombustibile biologico costituitoda una miscela formata per il 90%da olio di semi (in genere colza) eper il 10% da alcol.

1. agricoltura estensiva 2. agricoltura intensiva

Silos per la raccolta dei cereali nei vasticampi del Montana, Stati Uniti.

Paesaggio alsaziano con netta divisione dei campi attornoal centro abitato di Rhuden.

a b

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Negli ultimi dieci anni sono stati utilizzatinel settore primario i cosiddetti OGM,

organismi geneticamentemodificati. Si trat-ta di specie create artificialmente dall’uomotramite lamanipolazione genetica di organi-smi vegetali o animali già esistenti, al fine diottenere delle varietà più resistenti ai paras-siti e a condizioni climatiche avverse, oppuredotate di dimensioni più grandi. Ne sonoesempi i pomodori capaci di resistere a lun-go senza marcire sui banchi di vendita o i«supersalmoni» chegiànel primoannodi vi-ta raggiungono un peso 5 volte superiore alnormale. Le società che creano e brevettanogli OGM sono per lo più impresemultinazio-nalidel settore agrochimico.

Nel settore agricolo la superficie coltiva-ta a OGM è passata da 1 milione di ettari del1996 a circa 59 milioni nel 2002. I maggioriproduttori di piante OGM sono gli USA, l’Ar-gentina e il Canada. Le coltivazioni OGM piùdiffuse sono quelle di mais, soia, cotone,colza. Nell’Unione Europea i prodotti OGMpossono, però, essere commerciati solo sesono dichiarati tali sulle etichette e incon-trano l’ostilità delle maggiori associazionidegli agricoltori e dei consumatori.

Infatti esistono molti dubbi circa gli effet-ti degli OGM sull’ambiente e sulla saluteumana. Secondo alcune istituzioni scientifi-che e associazioni ambientaliste potrebberoverificarsi casi di «inquinamento genetico»:per esempio, si teme che i geni capaci direndere le piante agricole resistenti agli er-bicidi possano trasmettersi anche a pianteinfestanti, le quali potrebbero diffondersirapidamente e contaminare interi ecosiste-mi; oppure è possibile che semi di pianteOGM si diffondano in campi in cui si pratical’agricoltura biologica. Molti studiosi, inol-tre, temono che gli OGM possano causaredanni alla salute umana perché contengonosostanze che non hanno mai fatto parte del-la nostra alimentazione. Si è scoperto, adesempio, che molte persone sono allergi-che a una varietà di soia geneticamente

IL CASO

Gli OGM: una questionecontroversa

116

modificata, ritirata per questo dal commer-cio. Esiste poi il pericolo che i geni di alcunepiante resistenti agli antibiotici si trasmet-tano con l’alimentazione all’organismoumano, riducendo così l’efficacia di moltifarmaci antibiotici.

Secondo altre istituzioni scientifiche, in-vece, i cibi geneticamente modificati noncomportano alcun rischio per la salute. Ilprocedimento che dà origine a un cibo OGM,a loro parere, è lo stesso utilizzato dagliagricoltori fin dal passato, da quando cioè siincrociavano le piante per migliorarle.

Molte associazioni di agricoltori si op-pongono alla diffusione degli OGM perché lirenderebbe economicamente dipendentidalle multinazionali agrochimiche che nedetengono i brevetti. Un miliardo e mezzo dicoltivatori, infatti, oggi utilizza le sementiprovenienti dal proprio raccolto e accanto-nate a questo scopo. Quelle dei prodottiOGM, invece, vanno acquistate per contrat-to ogni anno dalle multinazionali produttricie richiedono l’uso di fertilizzanti ed erbicidichimici, prodotti e venduti dalle stesse so-cietà. Per molti contadini dei paesi più po-veri ciò significherebbe la rovina economica.

In alternativa all’agricoltura degli OGMnegli ultimi decenni si è diffusa (specie inItalia) l’agricoltura biologica, che producealimenti senza far uso di sostanze chimichee utilizza solo concimi organici o minerali esistemi di lotta biologica contro gli insetti ei parassiti delle piante.

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Semi di caffè geneticamentemodificati in una serra.

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Sezione 4 Unità 11Il settore primario

Lezione 4

L’allevamento

A

Lavora con le immaginiOsserva attentamente le foto: quali sono i due diversi tipi diallevamento raffigurati?

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� Fin dai tempi più remoti l’allevamento del bestiame ha affiancato l’agricoltura. In alcunesocietà tradizionali pastori e agricoltori hanno combattuto conflitti secolari per l’uso esclu-sivo dei terreni. In altre, invece, le due attività sono da sempre complementari: l’agricolturaproduce il foraggio per gli animali che a loro volta forniscono forza muscolare e concime(escrementi) per le coltivazioni. Oggi nei paesi industrializzati allevamento e agricoltura so-no sempre più integrati tra loro, tanto che i 3/4 delle produzionimondiali di cereali e di soiasono destinati all’alimentazione animale.� La produzione mondiale di bestiame è in fase di costante crescita. Le principali specie al-levate (per numero di unità) sono: volatili (pollame), bovini, ovini, suini e caprini. Nettamen-te inferiori sono le produzioni di equini e camelidi. La Cina è complessivamente il principa-le produttore mondiale di bestiame seguita da Brasile, USA e India.� Nei paesi più poveri delmondo è tuttoramolto diffuso un allevamento tradizionale, simileall’agricoltura di sussistenza per arretratezza tecnologica e scarsità del reddito prodotto. So-prattutto nelle zone aride dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia centrale prevale l’allevamentoallo stato brado di ovini e caprini, e in misura minore di bovini. Tuttavia, per la carenza di ac-qua e di pascoli, l’allevamento ha spesso carattere itinerante e costringe i pastori e le loro fami-glie a una vita nomade o seminomade. In tutti i villaggi rurali, inoltre, si pratica un allevamen-to sedentario di sussistenza: il bestiame è allevato in piccoli gruppi dalle famiglie contadine ei prodotti ricavati sono destinati al loro sostentamento o scambiati con prodotti agricoli.� Nei paesi più avanzati, specie dove non esistono grandi spazi disponibili (Europa e costaorientale degli USA), ha avuto un notevole sviluppo l’allevamento intensivo (37% della produ-zionemondiale di carne). Esso è praticato con criteri industriali all’interno di grandi stalle do-tate di moderni sistemi meccanici per l’alimentazione e la mungitura del bestiame. Questeaziende zootecniche attuano la selezione genetica degli animali e spesso dispongono di im-pianti per la lavorazione delle carni o del latte. L’allevamento intensivo provoca tuttavia seridanni ambientali a causa degli scarichi degli escrementi degli animali, le cui grandi quantitàsono concentrate in spazi ristretti. Molto comuni sono anche i sistemimisti di allevamento, incui gli animali sono allevati sia in stalla sia all’aperto, nei pascoli. Nelle regioni dove sono di-sponibili vaste distese di pascoli (Grandi Pianure degli USA, Brasile, Argentina), invece, è anco-ra diffuso l’allevamento estensivo allo stato brado (solo il 10 % della produzione mondiale),praticato in enormi proprietà terriere controllate damultinazionali o latifondisti locali.

� Che rapporti ci sono traagricoltura e allevamento?� Quali sono le principaliproduzioni e i maggiori paesiproduttori?� Che caratteristiche hal’allevamento tradizionale?� Che cos’è l’allevamentointensivo? E quello estensivo?

Glossario• camelideTipo di mammifero ruminante co-me il cammello, il dromedario, illama, l’alpaca.

Allevamento di boviniad Al Ebel, Ciad.

Allevamento di boviniin Gran Bretagna.

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Sezione 4 Unità 11Il settore primario

Lezione 5

La pesca

A

� Per molte popolazioni, soprattutto asiatiche, il pesce è la principale fonte di proteine. Lezone marittime più pescose si trovano dove la temperatura delle acque è piuttosto fredda egarantisce la presenza di notevoli quantità di ossigeno; oppure nei punti dove correnti fred-de e calde s’incontrano e c’è abbondanza di plancton. Queste aree sono concentrate nelle fa-sce ad alta latitudine in cui il clima è freddo: nell’Atlantico settentrionale, tra il Canada e laNorvegia; nel Pacifico settentrionale, tra il Giappone e l’Alaska; nell’Atlantico meridionale,presso le isole Falkland; nel Pacifico meridionale, lungo le coste peruviane e cilene.� Negli ultimi decenni si è verificato un costante aumento della quantità mondiale del pe-scato: dai 90 milioni di tonnellate del 1987 si è passati agli attuali 130. Il maggiore produt-tore mondiale di pesce è la Cina, che consuma al suo interno tutto il pescato, seguita da Pe-rù, India e Giappone.� Il rapido incremento della produzione ittica è legato in gran parte allo sviluppo della pe-sca industriale, praticata dalle potenti flotte di paesi come Giappone, Norvegia, USA e Rus-sia. Esse sono formate da grandi imbarcazioni provviste d’impianti di lavorazione e surgela-zione del pesce, in grado di affrontare lunghi periodi di trasferta in mari anche molto lonta-ni. Solo una parte del pescato è venduta in patria, il resto è commerciato sui mercati interna-zionali. Secondo la FAO (> lezione 7 unità 9) l’eccessivo sfruttamento dei mari dovuto alla pe-sca industriale ha impoverito molto la faunamarina. Il rischio di estinzione di alcune speciecome la balena, l’aringa, la sardina africana, il tonno ha spinto molti scienziati a parlare dicrisi degli oceani. Inoltre, la pesca industriale operata da flotte internazionali ha ridotto lafauna ittica deimari appartenenti a paesi poveri del Sud delmondo: qui la pesca èmolto dif-fusa e praticata con metodi tradizionali in un’area costiera assai limitata da numerosissimipescatori, che vendono il pescato nei mercati locali.� In forte crescita, infine, è l’acquacoltura, l’allevamento del pesce in vasche o bacini siad’acqua dolce sia d’acqua salata. Questa attività, particolarmente sviluppata in Cina e Giap-pone, consente di produrre a basso costo grandi quantità di specie pregiate. Tuttavia, per evi-tare epidemie emorie di pesci, viene fatto uso abbondante di antibiotici e sostanze chimichepoco compatibili con la salute dell’uomo, oltre al fatto che per allestire gli impianti a voltevengono danneggiati gli ambienti costieri.

Lavora con le immaginiDescrivi le due diverse modalità di pesca ritratte nelle foto.

� Dove si trovano le zone piùpescose del pianeta?� Quali sono i maggiori paesiproduttori?� Che cos’è la pescaindustriale? E quellatradizionale?� Che cos’è l’acquacoltura?

Copyright © 2010 Zanichelli editore S.p.A. – Francesco Iarrera, Giorgio Pilotti, Facciamo geografia essenziale, vol. Paesi extraeuropei (per le unità tolte dal volume 3)

Pescherecci ormeggiati nella banchinadel porto di Valdez, in Alaska.

Il ritorno dei pescatori dopo unagiornata di lavoro in Senegal.

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119

Verifiche

Sezione 4 Unità 11Il settore primario

Indica se queste frasi sono vere o false

1. Oggi l’agricoltura occupa 1,3 miliardi dipersone nei paesi meno sviluppati.

2. Il settore agricolo produce il 40% delPIL mondiale.

3. L’agricoltura di sussistenza è molto dif-fusa nei paesi avanzati.

4. I mari più pescosi sono localizzati nellefasce climatiche più calde, a bassa lati-tudine.

5. La maggior parte dei cibi necessari al-l’alimentazione umana proviene dallefasce climatiche temperate dell’emisfe-ro boreale.

6. L’allevamento intensivo è praticato al-l’interno di moderne stalle dotate d’im-pianti per l’alimentazione e la mungitu-ra del bestiame.

7. Gli USA sono i maggiori produttori mon-diali di bestiame.

8. L’uso intensivo di prodotti chimici ha de-terminato spesso il degrado dei suoli edelle acque.

4

Indica l’affermazione correttaI suoli agricoli coltivabili in natura si trovano in:

la regioni tropicalilb regioni equatorialilc regioni temperateld regioni a clima artico

Indica l’affermazione errataLe zone adatte all’allevamento estensivo

si trovano soprattutto in:la Europa occidentalelb Grandi Pianure nordamericanelc Argentinald Brasile

Indica l’affermazione errataLe piantagioni sono diffuse in:

la Africa occidentalelb Asia sudorientalelc America centraleld America settentrionale

3

2

1

V F

V F

V F

V F

V F

V F

V F

V F

Scrivi accanto a ogni termine o espressione la letteracorrispondente alla sua definizione

5

a. agricoltura basata sullacoltivazione di più prodotti

b. agricoltura che si fondasulla coltivazione di un soloprodotto

c. agricoltura i cui prodottisono venduti a livello na-zionale e mondiale

d. agricoltura la cui produzio-ne è destinata al consumodella famiglia contadina

Lavora con l’immagineOsserva bene l’immagine e, sulla base di quanto hai letto finqui, descrivi il tipo di agricoltura raffigurato, elencando gli ele-menti che motivano la tua risposta.

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1. agricoltura di mercato

2. agricolturadi sussistenza

3.monocoltura

4. policoltura

Ripassa i concettiPuoi ripassare i concetti principali dell’unità rispondendoalle domande in azzurro che trovi all’inizio di ogni lezione.

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Copyright © 2010 Zanichelli editore S.p.A. – Francesco Iarrera, Giorgio Pilotti, Facciamo geografia essenziale, vol. Paesi extraeuropei (per le unità tolte dal volume 3)

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Paesaggio agricolo nei pressi di Larissia, sull’isola di Creta (Grecia).