Yoga nelle sessioni di acroyoga
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Ruberto Luca Matteo, 500 RTY Tantra Yoga Master
Piazzale Lugano 9 , 20158 Milano Italia
Email: [email protected]
Skype ID: ruberto_luca_matteo
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Associazione Spazio Luce
Pratica dello Yoga in sessioni di
Acroyoga
Correlazione tra la pratica dello Yoga e sessioni di Acroyoga
Proposta di: Luca Matteo Ruberto
Ruberto Luca Matteo, 500 RTY Tantra Yoga Master
Piazzale Lugano 9 , 20158 Milano Italia
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Skype ID: ruberto_luca_matteo
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INDICE
Introduzione - a chi è rivolta l'idea 1
1. Gli otto stadi (Angha) dello Yoga
1.1 Quello che non abiamo mai saputo 6
1.1.1. Il profilo delle creature viventi 6
Onnivori 7
Carnivori 9
Erbivori 14
Vegetariani 18
Crudisti fruttariani
Breathariani
1.1.2. A che serve alimentarsi 6
1.1.3. Tipologie di cibo
1.1.4. Il cibo dei nostri antenati
1.1.5. L'evoluzione sociale
Il nuovo cibo 7
Meglio integrale o raffinato? 9
Meglio celabrativo o Fast Food 14
La crisi economica ci aiuta ad alimentarci male? 18
1.1.6. Da evoluzione sociale ad evoluzione spirituale 18
Ruberto Luca Matteo, 500 RTY Tantra Yoga Master
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1.1.7. Il digiuno consapevole
Cosa sono le tossine?
I pregiudizi della società
L'attaccamento ai valori
I benefici
Chi ne parla sa quello che dice?
Le fasi del digiuno: fisico e spirituale
Il post digiuno
Riferimenti
1.1.8. Il secondo Cervello: l'intestino
2. Yoga: corpo e mente (prima e seconda)
2.1.1. Gli stadi (Anga) più importanti
Yama
Nyama
Asanas
Pranayama
Pratiyahara
2.1.2. Più fisici o più spirituali?
2.1.3. Che Yoga scegliere?
2.1.4. Che vita da Yogi!
2.1.5. Yoga è vita
2.1.6. Dall'involuzione sociale alla reale evoluzione sociale
3. Sequenze quotidiane di Yoga
3.1.1. Pratiche preparatorie
Modalità in base alla necessità
3.1.2. Pratica di Astangha Vinyasa
Ruberto Luca Matteo, 500 RTY Tantra Yoga Master
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15 minuti
30 minuti
45 minuti
1 ora e mezza
3.1.3. Pratica di Tantra Yoga
30 minuti
45 minuti
60 minuti
3.1.4. Modalità post pratica
3.1.5. Diventa il tuo "personal trainer e psicologo"
4. Rigraziamenti
5. Appendice
6. Bibliografia
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Introduzione
Chi sono e perchè sono
Comincio con il darti il benvenuto nel mio “piccolo mondo” generato non a caso ma da esperienze in
questo viaggio chiamato vita. Alla veneranda età di 29 anni non pensavo di ritrovarmi qui nello scrivere
un “trattato” sulle similarità tra la disciplina Yogica e l’alimentazione prevalentemente crudista. Affermo
ciò in quanto se dovessi solo pensare a circa 3 anni fa non avrei nemmeno immaginato di essere così
positivamente coinvolto in questi ambiti così facili da essere criticati all’occhio del “popolo” ma così
affascinanti per me. La mia vita si può definire come un “uragano” di eventi. Molti positivi, molti
interpretabili ed altri non proprio felici. Ma come menzionato prima siamo qui, in questa vita, per
perseguire sotto la guida di un Karma, delle esperienze che costruiranno la nostra “forma mentis”.
E proprio di questo vorrei parlare, ossia di come è possibile oggi con un grado di consapevolezza
maggiore cambiare credenze ed evolversi possibilmente verso una vita o uno stile di vita più
consapevole. Ultimamente sento sempre di più la frase “siamo quello che mangiamo” ed onestamente
mi permetto di dare assolutamente ragione visto che l’ho “provato sulla mia pelle”. Il modo in cui
mangiamo, la quantità che assumiamo, la frequenza con cui ci sforziamo di mangiare contribuisce al
nostro stato di salute generale oltre che al nostro rapporto con gli altri. Nelle mie ricerche non cerco
assolutamente un “elisir di lunga vita”, bensì una vita per vivere in maniera dignitosa questa vita nel
rispetto del nostro “compagno corpo” e verso gli altri.
Esiste una regola, che citerò successivamente nella trattazione che afferma
V=F-O dove V: Vitalità , F=Forza , O= Ostruzione
Non voglio fare il matematico, ma tengo solo a precisare come questa banale formula da un punto di
vista biologico abbia un fondamento inequivocabile (un pò come la Legge di Ohm per gli ingegneri).
Difatti, senza un corpo perfettamente (parola ideale) pulito o libero da eventuali intossicazioni ed
inquinamenti è difficile che ci sia la giusta connessione con la mente che porta in questo dualismo alla
ricerca della spiritualità e del divino.
La tesi vuole trattare in maniera inscindibile come sia necessario fare attività fisica, ancora meglio
un’attività che stimola in maniera sana tutti gli apparati e sistemi interni (tra i quali quello endocrino) ed
un’alimentazione precisa per l’individuo o quantomeno adatta alla vera natura dell’uomo. Pensate stia
facendo il “venditore” o il “saputello”? Lo pensavo anche io quando, anni or sono, si voleva proporre la
stessa idea nei miei confronti.
Praticare Yoga? Mah, è un pò da femmine. E’ troppo lento. Non sviluppa un bel nulla. E poi io amo
l’azione, agire, stare “sul pezzo”.
Ruberto Luca Matteo, 500 RTY Tantra Yoga Master
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Mangiare vegetariano? Possibile che il solo “verde” può nutrirti? E se diventi come le modelle?
Anoressico? E poi le proteine? Dove sono?
Meditare? No, non ce la faccio. Mi addormento. Sono troppo preso dalle mie “cose”. Poi mi distraggo
facilmente.
Digiunare? No, ma stiamo scherzando? Io che sono nato nel “primo mondo” dovrei essere onorato a
mangiarmi ovunque mi trovo un bel panino con la mortadella o una fettona di panettone. Sono tutti
degli estremisti queste persone!
E’ proprio vero come si può cambiare modo di vedere le cose solo sbagliando!
Da anni ho praticato atletica leggera, arti marziali e poi palestra. Mi è sempre piaciuta l’attività fisica e
forse era anche una via per “sfogare” l’aggressività. Anche la postura (e non ben trascurabili problemi di
salute) demarcano questa cosa. Volevo la prestazione al massimo, ero portato a “gonfiare il muscolo”
per mostrarlo al pubblico e mi allenato intensamente dai 3 ai 5 giorni alla settimana. Ero un cultore delle
diete IPER-proteiche a basso valore di carboidrati, inserendo (vuoi anche per discendenza meridionale)
frutta e verdura (in quantità accettabile).
Ero sempre in viaggio per affari, quindi qualche volta mi capitava di dover mangiare di fretta e per non
perdere Kg di massa muscolare ricorrevo spesso ad integratori commerciali.
L’attività fisica non mi lasciava pace, era oramai un intenso stress; un richiamo quasi all’attenti, a non
mollare ad essere duro. Viaggiavo da New York a Saigon, non escludendo che non era un viaggio di
piacere ma una vera e propria arte di comunicare concetti tecnici a persone di altri paesi in una lingua
franca come l’inglese. Lo stress mi ha portato, alla fine a problemi seri come “prolasso rettale” e
“bruxismo” oltre che un calo estremo di vitalità. Pensavo fosse solo il fuso orario, invece era proprio il
modo in cui vivevo.
E’ divertente come l’uomo moderno si curi a seguito di malattie, andando a sopprimere questo sintomo
importante e non “scovando” la causa di tutto ciò .
Di Yoga non se ne parlava. Si, avevo avuto un approccio interessante con la filosofia Buddhista e con il
Tai Chi, ma mai di Yoga. Tutto successe nel Marzo del 2008, quando mi trovai nel Karnataka (regione a
Sud dell’India con capitale Bangalore). Incontrai per lavoro una persona a cui oggi devo tutto a quella
“spintarella di consapevolezza” che mi ha permesso d’immergermi nell’”acqua della vita”. Si chiamava
Arjun ed era un uomo sui 35 anni il quale non era laureato ma si trovava nel mondo delle
telecomunicazioni quasi per caso. Viveva lontano dalla famiglia (che si trovava a Calcutta) e viveva in una
camera da 25mq (non sto scherzando) con un altro ragazzo, Saurabh. Viveva di Chapati, Daal sia a
colazione, pranzo e cena. Qualche volta riusciva anche a trovare una sigaretta da fumare.
Insomma, potrebbe essere come i nostri amati parenti del dopoguerra. Ma è diverso. Lui aveva quello
che noi non riusciamo a volte a tirare fuori: la coscienza di percepire la vita.
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Dopotutto che cos’è la vita? Mah. E allora se la tua risposta è “mah”, vivila giocosamente senza porti
troppi limiti o, ancora peggio, troppo attaccamento! Non pensare a domani, non “rimuginare” il passato
ma come disse Arjun “now is forever”.
Così insieme, nel fine settimana, mi portò a Mysore dove conobbi “Art of Living” e la disciplina Yoga.
Rimasi esterrefatto al punto di quasi non credere a tutto quello che mi dicevano. Sembravano troppo
astratte le loro parole. Ma alla fine pensai: perchè devo sempre giudicare come fa la massa? Perchè non
lasciare che il mio spirito possa svegliarsi ed entrare in contatto con questa energia collettiva?
Così decisi di fermarmi 2 settimane e di approfondire la pratica Yoga composta principalmente da Otto
Stadi (o Anga). Dato che in pochi giorni ero “ferrato” nelle Asanas principali, mi fu detto di concentrarmi
sul controllo del respiro e concentrazione perchè non lo ero affatto. Io? Dopo anni d’insegnamento nelle
telecomunicazioni mi viene detto che ho questi difetti? Eh sì avevano ragione. Pian piano acquisii piccoli
frammenti di conoscenza dello Yoga e di ritorno verso Bangalore per Milano, l’addio con Arjun fu
contornato da qualche lacrimuccia. Ma ancora il viaggio era lungo.
Cominciai a leggere di Van Lysebeth e di Baba Ramdev e quindi scoprii meglio la pratica delle Asanas e
del Pranayama. Pensavo di sapere tutto ed invece era solo la base che mi potrebbe portare al traguardo
della coscienza cosmica e della consapevolezza.
Così decisi, dopo pratiche individuali, di approcciarmi allo Yoga in maniera “prepotente”. Avevo delle
risorse finanziarie così decisi di partecipare ad un corso “Insegnanti Yoga Intensivo di I livello” presso
“Associazione Samadhi” a Firenze, gestita da Jacopo Ceccarelli.
E da qui è solo storia. Mi si è aperto un mondo relativo alle Asanas, alle pratiche di Respirazione ma non
ultimo di Meditazione. Questo è faticoso, ma lo sto portando avanti ancora oggi con entusiasmo e devo
ammettere con qualche rinuncia.
Ma il tutto è stato ben “farcito” con un grado di consapevolezza maggiore sull’alimentazione,
approfondendo gli studi con Marco Martorana (il quale ha anche seguito un corso intensivo insegnanti
Yoga con me) e i libri di Arnold Ehret e di Fruttalia. Seguendo i loro consigli e praticando in maniera
costante ma evitando di sforzare la mia mente (ossia di non usare la parola DEVO, bensì voglio perchè
posso), ho cominciato prima a praticare l’Asthanga Vinyasa Yoga (importante evidenziare il fatto che sia
un Vinyasa, ossia una successione di movimenti che creano energia, perchè per Asthanga Yoga s’intende
il più antico insegnamento basato su ben otto stadi, ossia su Angha, che vanno al di fuori di una singola
pratica Asana mista a Pranayama. Utile per un approccio più fisico allo Yoga, ma impossibile a mio
parere da mantenere come unica via per raggiungere un certo grado di consapevolezza mentale.
Quindi a seguito di una pratica costante ed abbastanza duratura (un anno e mezzo) decisi di seguire
profondamente gli insegnamenti del Tantra Yoga Ananda Marga proposti dal “mio maestro” Jacopo
Ceccarelli di cui non posso che rispettare il suo modo di aver approfondito pratiche così delicate,
rimanendo anche per un periodo sull’Himalaya diventando monaco Yoga Tantra.
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Ogni volta che praticavo gli “stadi più bassi” (Yama, Niyama) diventavo sempre più lucido e consapevole.
Quando praticavo gli “stadi intermedi” (Asanas e Pranayama) il mio fisico diventava sempre più flessibile
e “caldo”, pronto per le intense giornate lavorative ed extra. Quando “ho cominciato a praticare stadi
più elevati, di livello mentale (per ora Pratiyahara)” il mio stato di coscienza è stato risvegliato ed ho
incominciato a vedere cose che prima non riuscivo a percepire. Tutto questo doveva essere seguito da
una disciplina alimentare che prima non notavo, ma che ora immagino sia del tutto fondamentale.
Il mio scopo sara quindi molto chiaro. Proporvi una visione semplice e meditativa sul nostro
“carburante” più importante, ossia l’alimentazione. Questo con l’intento di sfatare certi miti e
distogliere la mente (e quindi non il fisico) dall’attaccamento verso il cibo vivendo l’approccio con
quest’ultimo il più naturale e semplice possibile.
Una volta acquisiti i concetti più importanti sull’alimentazione, guidarvi alla pratica di diverse ma
principali tipologie di Yoga che serviranno a far crescere sia il corpo che la coscienza.
Concludo lasciandovi con una frase: mens sana in corpore sano.
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1. L'alimentazione
Passiamo ora al dettaglio del mio trattato. Cosa serve l’alimento e perchè lo assumiamo. Indubbio che
tutta la nostra esistenza nella società moderna sia incentrato a fare enormi sacrifici, porsi alla volontà di
un superiore, lavorare per “la pagnotta” ossia per cibarsi.
Ma oggi una domanda mi sorge spontanea. Quanto è davvero utile svolgere tutto questo, sacrificarsi,
perdere salute, rinunciare agli affetti, perdere il sonno per un elemento che naturalmente in natura si
troverebbe senza alcun problema? Si potrebbe dire che l’uomo è stato cacciatore inizialmente e non
preda. Questo lo giustificano i reperti archeologici ritrovati in tutto il mondo, dall’Africa all’Europa.
Quindi si è cibato di altri esseri ed il suo stato era sicuramente aggressivo in un corpo coperto da folto
pelo e denti aguzzi. Internamente il suo intestino ed il suo stomaco presentavano rispettivamente una
lunghezza minore ed un PH tendente all’acido. Tuttavia quello che vedo in natura è un essere vivente,
l’Orango Tango (o Gorilla) che ha un indubbio fisico prestante, una forza notevole (per arrampicarsi sugli
alberi o spontandosi da uno all’altro) ma un intestino più lungo e dei molari presenti e più sviluppati
rispetto ai canini di un leone oppure di un nostro antenato “Australopiteco”. E proprio pensando al
leone possiamo affermare: qual’è il suo stile di vita? Per la maggior parte del tempo dormire. Proprio
così: il suo intestino è corto ed uno stomaco ben preparato per digerire cibo animale crudo. Ma la sua
vitalità?
V=F-O dove O=ostruzione
Lo avevamo accennato nell’introduzione. Eventuali blocchi degli organi interni possono ridurre il grado
di Vitalità e quindi la Forza (visto che c’è una diretta proporzione). Quindi? La durata di vita media è di
20 anni circa.
Quindi cosa possiamo affermare? Sicuramente non siamo dei leoni. Siamo dei mammiferi ma non
discendenti dei felini. Anzi, guarda a caso, siamo invece (sembrerebbe) diretti discendenti delle scimmie
(ed indirettamente del gorilla). Quindi? Siamo consapevoli che più o meno abbiamo (o potremmo) avere
la stessa struttura, le stesse abitudini e gli stessi stili di vita. Sfido oggi, con la vita sedentaria che
svogliamo, essere in grado di arrampicarci sugli alberi o stile Tarzan prendere una liana e spostarci da un
posto all’altro (salvando la nostra fidanzata?). Perchè allora svolgiamo questo stile di vita (del tutto
giudicabile)? Che cosa principalmente sbagliamo. Secondo il mio parere una cosa: impariamo e
prendiamo dagli altri a vivere. Ma su un piano più logico (tralascio ora lo spirituale) vivere deve essere
una forma assolutamente naturale! Nessuno si dovrebbe permette d’imporre i loro stili di vita e
costringerci ad andare contro la nostra natura (che per carità, può essere individuale). Questo significa
dover modificare o creare un sistema pensiero che ad esempio non è il nostro: nascono pregiudizi,
invidie, gelosie ed attaccamenti.
Ma questo significa anche sviluppare un modo di alimentarsi differente dalla natura: mangiare ciò che
non è del tutto naturale ma “in” oppure “falsamente necessario”. Curare una malattia con delle
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sostanze industriali dettate da lobbies farmaceutiche senza neppure andare o a prevenire o a scovare
molto più semplicemente la causa.
Conseguenza? Insoddisfazione, malattie, stati cronici di stanchezza, invecchiamento precoce e morte.
Questo principalmente a livello fisico. Ma livello mentale? Perdita di coscienza, del qui ed ora, dei veri
valori, attaccamenti a cose superficiali o a cose che muteranno naturalmente ed inevitabilmente ma
soprattutto il secondo elemento fondamentale, dopo il cibo, a livello spirituale: l’amore per se stessi e
per gli altri.
Sconcertante? Drammatico? No, è così. Mi capita spesso di andare in aereo o in treno per lavoro ed
incontro (grazie al cielo) persone di tutti i tipi. Chiedete ad un “colletto bianco”, oltre a lavorare 12 ore in
maniera incessante cosa riesce a raccogliere da questo persistente modo di vivere? Soldi? D’accordo,
con i tempi che corrono è importante. Ma questa importanza può definirsi tale? Voglio dire: lui
mangerebbe il giusto per sopravvivere o eccede con cibo spazzatura o rinucia totalmente a questo “rito”
in quanto assorto al servizio che deve svolgere per parte della comunità (forse nemmeno troppo utile)?
Com’è il suo stato fisico? Stanco? Costipato? Ed il suo stato mentale? Insoddisfatto, amareggiato?
Perdita del sorriso? Ed il suo stato verso gli altri? Presuntuoso? Antipatico? Perennemente single?
Ora immaginiamo di atterrare con l’aereo in un villaggio indigeno. Pensate di trovare qualcuno vestito
con giacca e cravatta? In fondo perchè la cravatta? Pensate di trovare il senso di vergogna alla cosa più
naturale, ossia la nudità ed il sesso? Pensate soprattutto che troverete un agente immobiliare o
finanziario intento a vendervi una capanna ed un conto corrente con gli interessi netti alti sulle “bacche
o ramoscelli” depositati da lui?
Quindi da questi due esempio cosa traete? Una cosa, la chiave di tutto: la perdita della naturalità, del
bisogno naturale di vivere.
Abbiamo perso anche la cosa più semplice: esporsi ai raggi solari o proteggendoci con creme solari,
abbiamo perso la capacità a muoverci, prediligendo l’auto. Abbiamo perso il contatto con gli altri,
affidandoci a disperate chat per incontri amorosi e socialnetwork. Ma soprattutto, abbiamo perso la
capacità di alimentarci. L’alimento, come dice la parola stessa, non è altro che un mezzo per restare in
vita come lo sono la luce solare ed il sonno.
Tutto perchè? Per la fretta di dover fare, per non pensare, per poter raggiungere una soglia di
aspettativa che il marketing ci ha esposto. Per far felice chi? Noi? O gli altri?
Ci hanno imposto di vivere così, continuiamo a farlo e troviamo un modo per compensare le nostre
insoddisfazioni facendo uso di droghe, alcool e distrazioni di tutti i generi.
Ricordiamoci che però tutto è uno. Non esiste nel mondo il singolo individuo ma esiste l’individuo che
contribuisce a ritornare all’uno, alla comunità o all’universo.
E se non cominciamo oggi a cambiare, questo fenomeno del ritorno all’uno ed all’amore universale non
si manifesterà e di generazione in generazione (forse) non cavalcheremo l’onda del risveglio.
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Cosa possiamo fare allora?