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Yo Akao ARMONIA

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Yo Akao A R M O N I A

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Yo Akao

m o s t r a p e r s o n a l e

A R M O N I A

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“ A R M O N I A ”

La mostra dello scultore Yo Akao, svolta nella bellissima cornice dello storico quartiere di San Lorenzo in Via dei Marsi 18, apre le sue porte al pubblico con un titolo speciale: “Armonia”.Ebbene sì, il concetto d’armonia coniato dalla eminente cultu-ra greca (che tanto si avvicina al significato di “ordine”) è un concetto sviluppatosi nel corso dei secoli nella cultura e sto-ria occidentale, non soltanto nel campo in cui attesta il suo fondamento disciplinare, la musica, in quanto l’armonia è alla base della teoria musicale fin dai primi del settecento, ma anche in altri ambiti disciplinari riveste notevole importanza. Possia-mo senza indugi considerare l’armonia un fattore costitutivo dell’essenza umana, abbracciando tutti campi dello scibile uma-no e presiedendo anche nell’esperienza, nel sentimento estetico e nella conoscenza e considerazione che l’uomo ha del mondo ( inteso quest’ultimo, come insieme di leggi regolate secondo un ordine universale).La linea concettuale attraverso cui lo scultore tende a filtrare il significato delle sue opere non si affida solo al concetto e senso dell’armonia, ma si serve anche di un altro concetto caro alla sua arte: l’essenzialità. Proprio la brillante commistione di questi due caratteri sa ricreare quell’esperienza estetica che si riscon-tra trovandosi innanzi alle sue opere, non già solo per il numero ridotto di opere che si palesano più come installazioni e ancor più esattamente come “installazioni vive”, ma anche nella scelta ricercata dei materiali, utilizzati con una determinata logica e consapevolezza(che tratteremo più avanti).Ciò che colpisce di primo acchito, è proprio l’equilibrio, la sere-nità e la pace che le sue opere infondono richiamando proprio a un senso di armonia interiore e attribuendo così all’arte una valenza ”terapeutica”. In una dimensione cittadina in cui ormai la consuetudine è quella di vivere secondo ritmi frenetici e spa-smodici emerge con evidenza la perdita di quella dimensione più naturale, scandita da ritmi più regolari e consoni alla nostra condizione di benessere naturale.Appena si entra nella sala ci si immerge attraverso la musica che accompagna la mostra, nella dimensione a cui le opere vogliono richiamare: ci si sente sollevati, ricondotti a quel legame ance-strale con la natura. Una sintonia e una simbiosi che rimandano ad uno stato di riflessione autentica, capace di far riacquisire quella serenità interiore, di redimere dall’ansia e frenesia pro-prie della società e del torpore culturale in cui siamo caduti nella vita quotidiana e ordinaria. Avvolti da questo senso di pace ritrovato, si avverte in prima istanza un senso di rilassato con-

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forto, per lasciare il passo in seconda istanza, ad un momento di riflessione in cui ci si sofferma sulla purezza ed essenzialità della vita. Da questa prospettiva si può comprendere che la ric-chezza risiede nella semplicità e nell’armonia anziché nel lusso e negli eccessi e si matura che tutto ciò che circonda la nostra vita quotidiana è ricolmo, quasi saturo di superfluo. Come citava il lungimirante Oscar Wild “Nella vita moderna il superfluo è tutto” ma solo sul piano pratico, quotidiano, perciò quando si trascende questa dimensione in cui sempre siamo assorti e an-nebbiati, per incedere in quella dimensione più spirituale, allora sentiamo il bisogno di rallentare i nostri ritmi e di adeguarci a quella realtà in cui siamo in contatto con il nostro “io” interiore, liberi da necessità e vizi inutili alla nostra condizione esistenzia-le più autentica. Questo grado di coscienza ci permette di aprire uno specchio su noi stessi, ci consente di rivalutarci nei nostri comportamenti, nel nostro stato d’animo, nei nostri rapporti interpersonali e soprattutto nel nostro rapporto con la natura. Una presa di coscienza che può redimerci da quei bisogni super-flui che d’altro canto nel nostro vivere quotidiano e cittadino risultano innegabili.E’ questa nuova dimensione sociale, fondata sullo sviluppo tec-nologico a modificare la nostra condizione naturale, al punto da mostrare la natura come un’entità indipendente, misteriosa, minacciosa ma soprattutto come un impedimento alla realizza-zione della natura umana in tutte le sue proiezioni volitive, civili e sociali.In realtà la natura è la culla dell’esistenza umana, in cui un mo-saico di forme viventi molto varie e differenti, coesistono e con-vivono in simbiosi ed equilibrio perfetto. Un armonia fatta di opposti, di alti e bassi ma pur sempre coordinati ed equilibrati in un processo che permette alla vita stessa, di conseguire il suo percorso ciclico. L’uomo d’oggi ha inficiato il suo legame con la natura, l’ha privata del suo ruolo spirituale ed ontologico in virtù di un mondo legato al consumismo e agli agi. Distrugge l’ambiente o gli impedisce di mantenere quelle caratteristiche mediante le quali, rigenerare le condizioni di vita indispensabili alle piante, gli animali e anche agli uomini stessi. Nell’arte d’al-tro canto viene proiettato nella natura il senso estetico, come sosteneva il fondatore dell’Estetica Immanuel Kant : ”Vediamo nella natura una finalità come se questa fosse stata creata appo-sta per essere conosciuta dagli uomini”(Critica della facoltà di giudizio), cosicché sono proprio questa meraviglia e fascinazione verso la natura, che ci permettono di determinare il nostro pia-cere estetico e il nostro modo di esperire la realtà.Le opere di Yo sono un esemplare dimostrazione di come possa sussistere una perfetta commistione tra la natura e l’arte, il di-venire naturale e la creazione umana. Una sana coesistenza (tra uomo e natura) che non è andata ancora del tutto persa, e ciò lo

può testimoniare anche un microcosmo, una piccola foresta che pur avendo dimensioni così minime, riesce a rievocare il piacere e la bellezza che la natura sa sfoggiare nel suo intimo.Yo Akao, studioso d’arte presso l’Accademia di belle arti a Roma, veicola attraverso le sue opere “vive”, il suo messaggio di artista contemporaneo, messaggio che si snoda tra quei due filoni culturali, occidentale ed orientale, dai quali trae il suo ba-gaglio artistico e le sue radici biologiche. Yo riesce a coniugare quel profondo rispetto spirituale per la natura, maturato da una cultura cosmopolita, con lo spaesamento della cultura urbana sempre più priva di quel rapporto spirituale con la natura(ormai considerata un mero mezzo di sfruttamento), e apre una pro-spettiva sulla condizione della nostra società del tutto originale. L’incapacità dell’uomo urbano di sapersi ritagliare uno stato di benessere derivato da un equilibrio interiore e in armonia con ciò che lo circonda, è testimoniato dallo spaesamento naturale che lo rende sempre più condizionato dal benessere materiale e vittima della frenesia cittadina.La sorpresa che coglie impreparati in questa mostra è proprio la natura che ci parla attraverso l’opera, opera che viene a con-figurarsi come canale di comunicazione diretto con la coscienza umana. Ci invita a risvegliarci e a redimerci da questo torpore e offuscamento in cui, da molto tempo, siamo assuefatti. Non si ri-vela come una paradigmatica ed estrosa competenza dell’artista, di saper plasmare e adattare materiali alla sua forma concettuale e simbolica. Si configura viceversa come un’unione pacifica e dinamica tra la natura “viva”, rappresentata da elementi naturali come il prato o il muschio della foresta(lasciati liberi di espri-mersi nella loro pura essenza) e i materiali utilizzati dall’uomo, ecocompatibili e capaci di mantenere inalterate le proprietà or-ganiche degli elementi naturali. I materiali inoltre sono innocui alla salute dell’uomo, riciclabili e ecologici, come il marmo ot-tenuto dagli scarti industriali o l’alluminio materiale altamente riutilizzabile. L’uomo può così ricucire quello strappo con la natura e restaurare quella sintonia persa da tempo, in un mondo in cui l’uomo e la natura sono sempre più distanti a causa della repentina evoluzione della civiltà e del progresso economico e tecnologico.Tra le opere quella che riscontra particolare successo è “Il letto di prato”, l’opera che più incisivamente sa risaltare il senso di pace e di quiete che l’uomo può riscoprire nel suo rapporto con la natura. Una natura che ora sa svelarsi innocua, pacifica, silenziosa, in grado di far rilassare e giovare l’animo umano. Una natura che sa esprimersi attraverso il simbolo del letto, da noi ormai considerato un semplice mobilio del nostro arredamento. Yo attraverso la sua chiave di lettura artistica riesce a ripresen-tare il letto, nella sua forma più profonda ed essenziale, come luogo in cui avvengono i momenti più salienti, intensi e tragici

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della nostra esistenza. La mostra sa presentarsi veemente nel-la forza in cui riesce a infondere il suo messaggio al destina-tario, pur riportando sul piano del dibattito, un argomento già molto discusso, il rapporto tra l’uomo e l’ambiente.Il comune denominatore delle sculture di Yo Akao lo ritro-viamo nella sezione aurea. Di fatto ognuna delle sculture ri-presenta una proporzione geometrica scoperta già dai ma-tematici egiziani, e presente fin dall’antichità nella tradizione scientifica e matematica orientale. Un teorema che possiamo osservare anche nei fenomeni naturali, come lo dimostrano le spirali perfette dei gusci delle conchiglie o che ritroviamo nelle proporzioni dell’organismo umano studiate dall’Antro-pometria. Una scoperta sensazionale, che l’uomo ha appreso dalla natura e ha riutilizzato nelle sue costruzioni architet-toniche e nelle sue opere artistiche. Nelle sculture di Yo, la sezione aurea sta a indicare la speciale sintonia tra l’uomo e la natura che in fondo costituiscono due facce della stessa medaglia, e l’ausilio e il beneficio che l’uomo può trarre dallo studio dei fenomeni empirici.In un periodo in cui l’inquinamento e l’indifferenza verso l’ambiente, mostrano l’immagine sempre più critica dell’uomo odierno, forse l’unica forma culturale capace di risvegliare le coscienze umane nei riguardi dell’ambiente può essere solo l’arte. L’artista mediante la sua sensibilità sa cogliere l’essen-zialità delle cose e sa infondere il suo messaggio con quell’en-fasi idonea a sensibilizzare i suoi destinatari. Forse solo l’ar-te, capace di instaurare un dialogo costruttivo tra l’uomo e l’ambiente, può essere all’altezza di riportare la natura a co-stituire il fulcro delle nostre società, e quindi a ripristinare quel contatto autentico con il mondo, come se questo:“fosse stato creato a posta per essere conosciuto e vissuto dagli uomini”. Se l’uomo riuscisse non solo a frenare questo de-grado ambientale, ma a ritornare sui suoi passi, tenendo a mente questo spirito e considerazione verso la natura, forse gli auspici che Yo nel suo piccolo si augura, sarebbero esauditi, e il mondo, e di conseguenza l’uomo, sarebbero salvi da que-sto declino ecologico per ora irreversibile. Se d’altro canto un microcosmo come la “Ultima foresta intatta”, sa rendere consapevole l’uomo dell’importanza della natura, e attraverso le virtù umane e artistiche dello scultore che l’ha realizza-ta, sa amplificarne in esso il sentimento di rispetto nei suoi confronti, saprà il mondo come macrocosmo, trovare quella forma di comunicazione mediante la quale consapevolizzare l’intera umanità, affinché possa proseguire il suo percorso esi-stenziale inalterato?

Adriano Wegner

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“Non ho un giardino come le ville famose, ma io sono contento di convivere con un poco di muschio che ho nel piatto da una diecina d’anni. L´ho chiamato “l’ultima foresta intatta”, una foresta molto timida. Quel letto è tutto il giardino che ho, ma rappresenta il mondo. Il cuscino di marmo è un monte bianco, il prato che ci copre è la foresta. Sul letto nasciamo. Per un pò da appena nati, il letto è stato tutto il mondo a noi noto. Tutto l´universo che oggi cono-sciamo è sempre una nostra percezione del mondo sviluppata dal quel letto. “Il microcosmo è nel macrocosmo, il macrocosmo è nel microcosmo.” Stranamente i momenti più drammatici della vita accadono sempre lì. Nascita, amore, procreazione e morte. Il momento più bello da non dimenticare ed il momento più brutto da non poter scordare… Il tempo che vivremo, per una buona metà lo trascorreremo addormentati sul quel letto. Ora, la natura dell’universo è uno spazio che conosciamo nel sogno o quando siamo svegli?”

“Per chi non ha una casa, tutto il cielo è il suo soffitto.Chi non conquista il mondo con le armi o non acquista con i denari un territorio è comunque equipaggio dell’Astronave Terra.Per chi è innamorato, odio e amore sono uguali. Se si tradiscono, si odieranno quanto hanno amato, se non si interessano non si odieranno nemmeno.Chi mischia tutto il colore del pigmento avrà nero, chi mischia tutto il colore della luce avrà bianco. Bianco e nero sono uguali.Per chi non ha l´amore anche il cuscino del Re sarebbe scomo-dissimo per chi ha l´amore anche sdraiarsi sul prato del parco è come dormire su una nuvola. Quando sono felice il mio letto è rilassante, quando sono triste il mio letto è duro e freddissimo. Pur sempre lo stesso letto…L’artista visto dal pubblico è come uno che dorme sul prato in piena libertà e privo di problemi. La mente dell’artista è piena di pensieri pesanti ed è dura come il marmo.”

Yo Akao

M i o l e t t o

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C h e c o s ’ è i l n o s t ro g i a r d i n o . . . ?

Mio giardino, solo 30cm quadrati di superficie di terra con solo un fiore in vaso messo sul terrazzo... il mio caro amato giardino.Mio giardino, mio accuratissimo orgoglioso prato, tappeto di vivace ver-de che ogni mattina produce migliaia di goccioline di cristallo.Mio giardino, è nel profondo bosco ove nessuno abbia mai messo il pie-de prima d´ora, con la luce che trabocca tra le foglie e animato respiro di vita.Mio giardino, con la spiaggia di sabbia bianca come indefinibile quantità di gio-ielli stesi nell acqua limpida sotto la palma.Mio giardino, un giardino dácqua color cobalto trasparente che si estende infinitamente all orizzonte nascondendo alcune barriere coralline.Mio giardino, il giardino che accoglie la proiezione muta chiamata Aurora sul candido campo bianco di neve e le roccie di ghiaccio.Mio giardino, si trasforma magicamente qualsiasi orma in eterna duna di deser-to, proprio come il tempo consumato nella sabbia della clessidra non lasciando niente altro che lóasi nel miraggio.Mio giardino. Cerchiamo, dunque, di concepire il nostro giardino dal punto di vista un po’ più in su, in planimetria dal mondo celeste, dalla luna, dall universo.Nostro giardino, per condividere sudore di competizione vitale, che goccia al collo, con le meravigliose creature giganti della natura.Nostro giardino, che offre il luogo in cui si fa discussione calorosa su studi, ricerche e sperimentazione, e corteggiamento e infiorimento d´amore nel campus universitario.Nostro giardino, che risana, un momento tranquillo di lettura e di passeg-giata di domenica, nel caos e i tempi contati a secondi nelle megalopoli, è il nostro giardino della città.Nostro giardino, limitato e distanziato dalla guerra e da recinzioni nate dalla divergenza idee e dall´interesse privato e collettivo.Nostro giardino, che nasconde il pericolo d´annientamento, armi di distru-zione e fame.Nostro giardino, nella nostra astronave Terra, grazie alla quale sopravvi-viamo, la cui superficie totale è 70% oceano e 30% terra, ¼ di questa è deserto in espansione: la vivibilità dello spazio che resta è limitata dall´ambiente climatico, l´altitudine e le risorse. Un pezzettino di giardino vivibile color verde che sporge tra le onde.Nostro giardino, che assume infinito mutamento climatico, relativo all´ecosistema complesso, che respira sorprendentemente tramite la tet-tonica delle placche, che esprime il suo sentimento nel gigantesco ciclo dell´acqua nell´atmosfera, come se fosse il suo urlo, lampi e tuoni del tifone e tornado, come se fosse la sua agitazione, onda violenta dello tsunami, come se fosse il suo tacere, invisibile movimento di ghiacci.Questo è il nostro giardino portato sulla spalla di una pianeta, come un organo che nasce e splende e scompare.

Nostro giardino, che ogni giorno continua e ripete regolarmente la fortu-na e la sfortuna, la nascità e la morte. Proprio come quel cerchio d´orbità segnato dal pianeta. Dalla luce all´ombra, dall´ombra alla luce. Come gli elettroni intorno all´atomo che segnano il tempo del nostro orologio al polso.Nostro giardino, in cui tanti di noi ricordano di essere stati, con la felicità e l´amore nel cuore, senza alcun disagio, prima di toccare il proibito... Quel giardino in cui non potremo più tornare...Nostro giardino, che ha l´arcobaleno come indicazione della pace, e la luce del sole come sorgente della forza vitale.Nostro giardino, in cui svolazzano le colombe per annunciare il messag-gio di pace.Nostro giardino! Nostro giardino, nel giorno in cui tutte le persone del mondo hanno un sorriso sulla bocca, per condividere l´unione della pace, l´un l´altro, scambiando l´incoraggiamento!

O p e r e & M o s t r e

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YO AKAOB i o g r a f i a d e l l ’ a r t i s t a

Yo Akao è nato nel 1974 in Giappone ma si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma. Èstato collaboratore di numerosi artisti contemporanei come Bruno Liberatore, Alfio Cavallari, Maurizio Mochetti e Pietro Fortuna. Ha preso parte a simposi di scultura, a molte esposizioni collettive in Italia ed all’estero, ed ha ottenuto vari premi e riconoscimenti. Le sue opere sono presenti in varie collezioni pubbliche in Italia e in Danimarca.

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Yo Akao ringrazia:

Adriano Wegner e la sua famiglia, Alberto Durante, Alessio Manfredi, Arch. Alfio Cavallari, Andrea Stelmach, Anita Fuscello e la sua famiglia, Arianna Angnelli e la sua Famiglia, Prof.ssa Anna Milia, Antonio Angeli e la sua famiglia, Bart Indeherberge e la sua famiglia, Beatrice Scaccia, Prof. Beppe Sebaste, Prof. Bruno Liberatore, Bruno Zorzal, Castrese Cacciapuoti, Dott. Cristina Tumiati, Sig.ra Dagmar, Daniele Barbera e la sua Famiglia, Diego Cucinelli e la sua famiglia, Emanulele, Prof. Enzo Orti, Elena Rondini e la sua famglia, Fabiana Bosi e la sua famiglia, Fabiana Glazer, Fabio Gaspari, Fabrizio Sorrentino e la sua Famiglia, Prof.ssa Francesca Falcone, Francesca Angelis, Franco Dimajo e la sua famglia, Gennaro Galdiero e la sua famiglia, Gianna, Giuliana Magiotti, Prof.ssa Giuliana Paolucci, Itaru Mishuku, Izabella, Izumi, Jacobo Mandich, Kuetani Kazuto, Leo Bellieni, Lorenzo Bruschini, Luca Ragazzo, Maddalena Rinaldi, Marco Milia, Dott.ssa Maria Concetta Segneri, Maurizio D’alessandro, Giammarco Lauri, Prof.ssa Giovanna Dalla Chiesa, Jacobo Mandich, Kazuto Kuetani, Laura Stola e la sua famglia, Luigi Ieluzzo, Luiggia Razzini, Dott.ssa Marta Palla e la sua famiglia, Prof. Masamichi Yamamoto, Matteo Landi, Maurizio Mochetti, Mirko Bonatesta e la sua famiglia, Natalia schembri e la sua famiglia, Natalie Russo, Nobuhiro Ikeda e la sua famiglia, Novella Scapucci, Paolo Aita, Paolo Delmoro, Paolo Orlandi, Pierluigi Di Silvestro e la sua famiglia, Pietro Fortuna, Ra Kajol, Ruben Della Rocca, Sabrina Saulino, Sabrina Stricchila, Silvia Martinelli, Simona, Sveva Manfredi, Famiglia Tesciuba e menbri di Daruma, Federica Torrice, Prof.ssa Tiziana Musi, Takayuki Ota e la sua famiglia, Viviana Russo, Valeria Bar, e alla mia famiglia.

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