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Centro Studi Cultura e Società
Premio per la Pace e la Giustizia Sociale
XXVII Edizione
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 2 di 120
VVViiisssiiitttaaattteee iiilll nnnooossstttrrrooo sssiiitttooo http://culturaesocieta.gsvision.it/
Nella sezione Regolamenti possono essere consultati e
scaricati i regolamenti dei premi e delle rassegne.
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Registro degli Editori della Prefettura di Torino - Iscrizione N.1205
del 13/2/91 - Stampato a Torino presso la Tipografia AGAT
I quadri riprodottj in copertina sono di Adolfo Damasio Levi ©
In prima: Arcobalenomaremediterraneo; Incisione lignea su tavola, dipinta con
acrilico, fissata su lastra di plexiglas trattenuta da cornice colorata con tinte
dell‟opera realizzata dall‟autore: cm 80 x 60; 2010 - In quarta: Portogallo;
Incisione disegnata su legno povero poi colorata: cm 72 x 45; 2018
Il logo del Premio per la Pace è un disegno originale realizzato per il Centro Studi
Cultura e Società dal pittore Franco Valsecchi ©
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 3 di 120
SOMMARIO
Pag. 3 Sommario
Pag. 7 Prefazione di Ernesto Vidotto
Pag. 9 Patrocini
Pag. 9 Composizione della Giuria
Pag. 10 Per iscriversi all‟Associazione
SEZIONE A - POESIA ADULTI
Pag. 12 Graduatoria
Pag. 14 Il confino (Davide Rocco COLACRAI)
Pag. 16 Senza di noi (Alessandro CORSI)
Segnalazioni di Merito
Pag. 17 Gli angeli di Utoya (Maurizio BACCONI)
Pag. 18 L'arpa zigana (Biagio BARBERO)
Pag. 19 A Te, Donna (Luca GILIOLI)
Pag. 21 Non mi cercate … (Giuseppe BLANDINO)
Pag. 22 Quel sasso (Maria Francesca GIOVELLI)
Pag. 23 A lu migrante sbarcatu a le marine calabrise (F. LEONE)
Pag. 24 Principessa per una notte (Riccardo Paolo RADICE)
Menzioni della Giuria
Pag. 26 Un grido di pace (Maria ACCORINTI)
Pag. 27 Torna la Pace (Giovanna ANDREANO)
Pag. 28 Ritorno a Timbuctú (Alberto ARECCHI)
Pag. 29 Nero (Miriam BALLERINI)
Pag. 30 Fragili specchi (Angelo BARRECA)
Pag. 32 Cortei d'anime (Natalia BERTAGNA)
Pag. 33 Vittoria (Bruno BIANCO)
Pag. 34 L‟educazione è l‟arma della Pace (A. BRANZANTI)
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 4 di 120
Pag. 35 Pace sulla terra (Tiziana CALAMERA)
Pag. 36 Un sorriso spento per sempre (Sara CAUSHI)
Pag. 38 Auschwitz 27/01/1945 (Ivano CHISTÈ)
Pag. 39 Mio fratello (Antonio CONTOLI)
Pag. 40 Taoception (L‟equilibrio tra i contrasti, nella pace di sé)
(Doriana DE VECCHI)
Pag. 42 Mercanti di dolore (Luciano DELUCCHI)
Pag. 43 Resistere (Elisa FUMAGALLI)
Pag. 45 La fatica più grande degli uomini (Francesca DIMITA)
Pag. 46 Un desiderio (Fanny GHIRELLI)
Pag. 47 Voja de jiustissia e pace (Agnese GIRLANDA)
Pag. 48 Piazza della Loggia (Maddalena LEALI)
Pag. 50 Mettete dei fiori nei vostri cannoni (Daniela LAZZERI)
Pag. 51 Io temo un solo dio (Claudia MAGNASCO)
Pag. 52 Aleppo ora (Giuseppe MARRA)
Pag. 53 Eva tërbola (Luciano MILANESE)
Pag. 55 Almeno lui (Mauro MILANI)
Pag. 56 Ho bisogno di te (Pina MELONI)
Pag. 57 L'amore che cos'è? (Gabriela Silvana MOZZONE)
Pag. 58 Di chi è la mia vita (Daniele MUGNAI)
Pag. 60 La figlia del deserto (Giancarlo NAPOLITANO)
Pag. 61 La porta murata (Antonella PADALINO)
Pag. 62 Al cielo l‟uomo chiede perdono (Anna PARADISO)
Pag. 65 Disinganni (Marco POLLI)
Pag. 67 Verso futili cose (Antonella SANTORO)
Pag. 68 Macaroni pour Marcinelle (Assunta SPEDICATO)
SEZIONE B – NARRATIVA BREVE ADULTI
Pag. 72 Graduatoria
Pag. 73 Il bivio (Gian Antonio BERTALMIA)
Segnalazioni di Merito
Pag. 78 La brigata universitaria (Francesca BRIZZI)
Pag. 85 Da Derna con Wael (Salvatore GRIECO)
Menzioni della Giuria
Pag. 89 Pace e giustizia insieme per sempre (Renata SORBA)
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 5 di 120
SEZIONE POESIA STUDENTI
Pag . 94 Graduatorie
Scuola Primaria
Pag. 95 Con gli occhi dei bambini (Classe I A Primaria Chiovini)
Scuola Media Pag. 97 Vedo la pace (Classe I C Media Pola)
Pag. 100 E cancellavi la pioggia (Classe III E Media Pola)
Pag. 102 Vedi il mare e te ne innamori (Classe I E Media Pola)
Pag. 104 La pace è bella (Classe II B Media Lessona)
Scuola Superiore
Pag. 107 La pace (Classe I B Liceo Alberti)
Pag. 108 Silenzio (Classe II A Liceo Alberti)
Pag. 109 Il suono della guerra (Classe V A Liceo Alberti)
Pag. 111 Albo d‟oro Premio per la Pace
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 6 di 120
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 7 di 120
PREFAZIONE
Il difficile periodo storico che stiamo attraversando, contraddistinto
da forti segnali di disorientamento e caduta di valori, si riflette
anche sul nostro Premio, con una lenta contrazione del numero dei
concorrenti ed un abbassamento della qualità complessiva delle
opere pervenute.
L‟Antologia, nel presentare le opere premiate della XXVII edizione
del Premio per la Pace aggiunge comunque, come ogni anno, nuove
pagine al diario della nostra storia contemporanea, scritto sull‟onda
delle emozioni. Così come facciamo dal 1983, anno della prima
edizione del Premio, accompagnando lo scorrere della storia di
questi anni, con tutti i principali avvenimenti, raccontati con la
particolare sensibilità della creatività artistica, espressa con la
scrittura.
Tra i temi di questa edizione del Premio, come per quelle
immediatamente precedenti, vi sono, come ovvio, il dramma delle
migrazioni ed il terrorismo.
Sempre presenti ed attuali, inoltre, opere che richiamano pagine
dure della nostra storia recente, come quelle dell‟ultima guerra e
degli eventi che l‟hanno preceduta, senza dimenticare la Grande
Guerra, di cui ricorre il centenario.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 8 di 120
I Valori che sottintendono questo premio, ormai storico, restano
ovviamente attuali, così come il riconoscimento per le opere
premiate è pienamente meritato.
Non possiamo però non rilevare come il lavoro della giuria, nella
valutazione delle opere pervenute sia stato particolarmente difficile.
I criteri di valutazione sono quelli consolidati (disponibili sul sito,
nella sezione Regolamenti, le Linee Guida e Criteri di Valutazione
per i Premi), ma solo poche opere hanno raggiunto la soglia minima,
per le tre tipologie di premi assegnati.
Anche se la giuria non è stata severa nelle sue valutazioni, non in
tutte le sezioni è stato possibile attribuire il primo premio, per il
quale è necessario un punteggio uguale o superiore agli 8/10. Così
per il Secondo e Terzo Premio (punteggio uguale o superiore ai
7,5/10). E‟ stata assegnata la Segnalazione Merito alle poche opere
con punteggio uguale o superiore ai 7/10 (come previsto). Le
Menzioni della Giuria sono state infine assegnate abbassando la
soglia ai 6,5/10 (anziché i 7/10 richiesti).
Un grazie comunque a tutti gli Autori che hanno partecipato e
sincere congratulazioni a quelli premiati. Nonostante le difficoltà
segnalate, grazie al loro impegno questo Premio vive e si rinnova
ogni anno, dando un piccolo, ma significativo contributo, a
mantenere attuali i Valori a cui si ispira.
La speranza è che le prossime edizioni del Premio registrino una
rinnovata qualità delle partecipazioni e che sia sempre meno
necessario scrivere testi ispirati a quella terza guerra mondiale “a
pezzetti”, di cui Papa Francesco è stato la prima autorevole voce a
ravvisarne il pericolo.
Ernesto VIDOTTO
(Coordinatore Centro Studi Cultura e Società)
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 9 di 120
PATROCINI
Tutti i patrocini sono stati concessi a titolo gratuito con utilizzo del
logo. Rappresentano il sostegno morale ed il riconoscimento
istituzionale per i valori espressi dal Premio
Regione Piemonte (Giunta)
Città Metropolitana di Torino
Comune di Torino
Circoscrizione 3 Torino
COMPOSIZIONE DELLA GIURIA
Ernesto VIDOTTO (Segretario)
Alessandro BERTOLINO
Marina GALLIA
Carlo GIOTTO
Pier Carlo MUSSO
Daniela ZINETTI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 10 di 120
Centro Studi Cultura e Società
Per iscriversi all’Associazione
A chi apprezza i programmi culturali che stiamo realizzando,
proponiamo di sostenerci iscrivendosi.
L’iscrizione ha un valore molto più grande dei 10 euro della
quota: è un incoraggiamento per l’Associazione!
L‟iscrizione vale un anno da quando la si versa. Il costo è simbolico
ed ammonta a 10,00 (dieci) euro. L‟iscrizione può essere effettuata
nel corso delle serate e delle premiazioni o con versamento su Conto
Corrente Postale N. 001009353721 intestato al Centro Studi Cultura
e Società o con bonifico (IBAN IT21P0760101000001009353721).
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 11 di 120
SEZIONE A
POESIA ADULTI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 12 di 120
GRADUATORIA
1) Davide Rocco COLACRAI (TERRANUOVA BRACCIOLINI AR)
Il confino (Isole Tremiti, 1939) 2) Alessandro CORSI (LIVORNO LI) - Senza di noi
SEGNALAZIONI DI MERITO
Maurizio BACCONI (ROMA RM) - Gli angeli di Utoya
Biagio BARBERO (FOSSANO CN) - L'arpa zigana
Giuseppe BLANDINO (ROSOLINI SR) - Non mi cercate …
Luca GILIOLI (MODENA MO) - A Te, Donna
Maria Francesca GIOVELLI (CAORSO PC) - Quel sasso
Francesco LEONE (ROVIGO) - A lu migrante sbarcatu
Riccardo Paolo RADICE (CAMPIONE CO) - Principessa per una notte
MENZIONI DELLA GIURIA
Maria ACCORINTI (NICHELINO TO) - Un grido di pace
Giovanna ANDREANO (TORINO TO) - Torna la Pace
Alberto ARECCHI (PAVIA PV) - Ritorno a Timbuctú
Miriam BALLERINI (APPIANO GENTILE CO) - Nero
Angelo BARRECA (CORCIANO PG) - Fragili specchi
Natalia BERTAGNA (MONCALIERI TO) - Cortei d'anime
Bruno BIANCO (MONTEGROSSO D'ASTI AT) - Vittoria
Alessandra BRANZANTI (RIETI RI) - L’educazione è l’arma della Pace
Tiziana CALAMERA (NICHELINO TO) - Pace sulla terra
Sara CAUSHI (TORINO TO) - Un sorriso spento per sempre
Ivano CHISTÈ (MATTARELLO TN) - Auschwitz 27/01/1945
Antonio CONTOLI (ROMA RM) - Mio fratello
Doriana DE VECCHI (TORINO TO) - Taoception
Luciano DELUCCHI (SESTRI LEVANTE GE) - Mercanti di dolore
Francesca DIMITA (MONCALIERI) - La fatica più grande degli uomini
Elisa FUMAGALLI (LOCATE VARESINO CO) - Resistere
Fanny GHIRELLI (TORINO TO) - Un desiderio
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 13 di 120
Agnese GIRLANDA (VERONA VR) - Voja de jiustissia e pace
Daniela LAZZERI (TORINO TO) - Mettete dei fiori nei vostri cannoni
Maddalena LEALI (GENOVA GE) - piazza della Loggia
Claudia MAGNASCO (SASSARI SS) - Io temo un solo dio
Giuseppe MARRA (ASTI AT) - Aleppo ora
Pina MELONI (NICHELINO TO) - Ho bisogno di te
Luciano MILANESE (POIRINO TO) - Eva tërbola
Mauro MILANI (GENOVA GE) - Almeno lui
Gabriela Silvana MOZZONE (DENICE AL) - L'amore che cos'è?
Daniele MUGNAI (NICHELINO TO) - Di chi è la mia vita
Giancarlo NAPOLITANO (RIVOLI TO) - La figlia del deserto
Antonella PADALINO (ALPIGNANO TO) - La porta murata
Anna PARADISO (SETTIMO TSE TO) - Al cielo l’uomo chiede perdono
Marco POLLI (MILANO MI) - Disinganni
Antonella SANTORO (GENOVA GE) - Verso futili cose
Assunta SPEDICATO (CORATO BA) - Macaroni pour Marcinelle
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 14 di 120
Primo Premio Assoluto
Il confino (Isole Tremiti, 1939) Agosto trascorre lento, solo,
la notte a girare per le campagne e contare i pioppi
sugli argini
e bere.1
Ricordo lo stomaco vuoto com‟erano vuote le onde,
i giorni nella ragnatela dell‟attesa,
il marchio di essere un arruso,
l‟odore di quell‟incubo,
e tutto nell‟atto di fingere una vita diversa, forse migliore.
Zuppa di fagioli e pane,
lo sciabordare liquido dei sogni,
il gioco alla morra,
il desiderio esacerbato della carne, di virgole azzurre nella notte,
un orizzonte senza scorciatoie,
il pensiero fisso all‟isola,
nostra unica donna, madre e matrigna.
Eravamo costretti in baracche, due e di legno,
prigionieri di un reticolato,
pochi metri quadrati per essere uomini,
quattro spiccioli per sopravvivere a noi stessi.
Passavano i giorni,
lenti e lontani, come risucchiati dal Cretaccio, e sospesi,
era un‟isola, la nostra, che non c‟era,
1 Pier Vittorio Tondelli: Altri libertini
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 15 di 120
si faceva sempre più pesante la solitudine,
l‟assenza quasi tangibile dell‟amore,
un‟ora come un anno
a strisciare nei solchi lasciati dalle nostre preghiere, e poi a capo.
C‟era chi raschiava il silenzio,
chi dipanava la matassa di un senso fatto di sole ossa,
qualcuno annusava già la morte.
Non c‟era pietà né perdono.
Addosso, con me, il dolore mai lavato della razza, del nostro essere
tutti cani randagi, senza nomi.
Davide Rocco COLACRAI
MOTIVAZIONE CRITICA – Il confino per i “diversi”, durante il
ventennio nero, non fu che una delle tante pagine buie della Storia e
la poesia, ancora una volta diventa megafono per la voce di tutti gli
oppressi affinché non debbano mai più sentirsi come “cani randagi
senza nome”.Questa gran bella poesia ama, tra le altre cose, la
perla scartata, le anime affrante, la libertà. Con la musicalità di
parole essenziali, toccanti, ardite, essa cesella monili preziosi;
combatte vittoriosa il pregiudizio, abbatte muri, strappa la maschera
dell‟ipocrisia. L‟autore della lirica “Il Confino”, profonda e pregna
di “pietas”, ha donato ad ogni verso la giusta tonalità; ha teso la
mano ai prigionieri dell‟isola: rei del nulla; ha reso immortale e
tremenda la denuncia del loro assurdo e ingiusto isolamento dal
mondo dei moralmente (ma solo in apparenza) probi. (Alessandro
BERTOLINO)
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 16 di 120
Secondo Premio Assoluto
Senza di noi
Ed eccoci qua,
al tramonto del mondo,
a piangere ed urlare
sul tempo perduto
in stupide lotte,
in stupidi sogni.
Tutto muore,
trascinando anche noi
nell‟oblio dei mondi
appena nati:
e tutto l‟universo
continua a girare,
anche senza di noi.
Alessandro CORSI
MOTIVAZIONE CRITICA – Come bene esprime l‟autore/trice
tutto muore e noi pure siamo destinati a lasciare questo mondo.
Sarebbe un peccato se al tramonto della nostra vita ci dovessimo
accorgere di aver sprecato tempo ed energie in lotte stupide e in
effimeri sogni, mentre “ l‟universo continua a girare, anche senza di
noi”. Pochi versi che offrono al lettore una riflessione profonda sulla
caducità della vita, sulla inutilità delle lotte e dei sogni di gloria.
(Marina GALLIA)
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 17 di 120
SEGNALAZIONI DI MERITO
Gli angeli di Utoya
Colti di sorpresa
da un vile demonio
scaraventato su un luogo pacifico,
intrisa di sangue
la loro isola
che fu di sorrisi e di felicità,
voci di terrore e di rabbia
si rincorsero
dalla terra al mare
e volarono via
i loro giovani pensieri
lasciando corpi
dilaniati e martoriati
da una cieca pazzia;
sono gli angeli di Utoya
che pregano per noi
e un giorno di luglio
hanno spiegato
le vele per il cielo…
Maurizio BACCONI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 18 di 120
L'arpa zigana
Eri proprio tu
che suonavi quell‟arpa
le cui note l‟eco effondeva dolcemente
nelle valli tra i monti della Luna
ove tace la parola ed iniziano i silenzi.
Quella melodia malinconica,
struggente come un violino zigano,
mi pareva parlasse di terre lontane,
di boschi ombrosi, di ruscelli croscianti
oltre le cime scoscese,
oltre l‟orizzonte del mare.
Mi pareva parlasse d‟amore
la melodia mesta di quell‟ arpa zigana,
di un amore gentile,
intenso, senza limiti né barriere,
di gesti affettuosi, di cuori pulsanti,
di mani intrecciate, di bocche tremanti.
di carezze sottili, di desideri proibiti.
Mi pareva parlasse del vento,
quell‟arpa zigana,
di un vento schietto, leggero,
che accarezza le maestose cime
della giovinezza perduta,
di strade percorse in solitudine,
di fluide emozioni confuse in un respiro,
dei profumi di colorate illusioni.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 19 di 120
Parlava di attese,
di domande senza risposte,
di scuse ambigue e maliziose,
di favole senza trama né finale
sperdute nello spazio senza tempo
delle stagioni prive di colori
che segnano il ritmo lento della vita.
Biagio BARBERO
A Te, Donna
a Te, Donna,
tenuta in
ginocchio
per secoli.
china a
soddisfare
mariti e
padroni,
china
costretta
a tacere
dolori.
china
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 20 di 120
prosciugata
fin quasi
a quella
ultima
goccia,
che traboccando
scatenò
la prima
parola
di riscatto.
e così
quelle
ginocchia,
che mai
divennero
piedi,
smisero
di toccare
il terreno
Luca GILIOLI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 21 di 120
Non mi cercate …
Non mi cercate tra i VIP,
nella terra vestita di abiti ciechi
e di biglietti intrecciati di filigrana
d‟oro senza filamenti umani
nelle cavità del cuore.
Non mi cercate tra gli autori
che avvelenano la bocca buona
che ingoia, muta, la falsa porzione
sponsorizzata da uomini votati
alla finzione bilaterale.
Non mi cercate a Wall Street,
a Piazza Affari o in un‟altra Stock Exchange
dove si gioca alla finanza e col denaro
per bruciare il valore e la pelle
dell‟ignaro.
Non mi cercate tra i costruttori
di povertà, d‟indigenza e di morte
o tra i bracconieri che squarciano le ali
a chi sogna di volare nello spazio
della libertà.
Non mi cercate in una chiesa
o in una moschea, io sono in ogni angolo
con Dio a parlare di bellezza,
di miseria, guerra e dell‟umana
scelleratezza.
Giuseppe BLANDINO
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 22 di 120
Quel sasso (Sulla cima del monte Valbella, Altopiano di Asiago)
Si è fermato il mio passo nel sole
sull‟alta cima del monte Valbella,
inciso nel sasso c‟era il tuo cuore
nel silenzio dove ora tace la guerra.
Ho cercato un segno del tuo passaggio
nel respiro profondo d‟ombre d‟abeti,
chiaro il vento mi svelava un messaggio
dei tuoi pensieri nel tempo fatti segreti.
Nella trincea ho sentito il tuo pianto
e i tuoi giovani anni farsi energia,
di mille fanti stesi al tuo fianco
resta soltanto la tua compagnia.
E in quel sasso che non pesa tra le dita
ho sentito il dolore dell‟ultima ora,
resta qui, nel senso eterno della vita,
e la tua anima leggera oggi consola.
Maria Francesca GIOVELLI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 23 di 120
A lu migrante sbarcatu a le marine calabrise
Sbarcasti cchinu „e speranza,
sufferenze e patimenti affruntasti,
cuggì, scappa!
S‟i ccà, ma nun‟è cchissu „u postu
allonga „u passu
e vavattinde mò!
Cuggì, scappa!
No ppecchì si clandestinu
e ricercatu da polizia,
cchissu è „u menu pìeju.
Cuggì, scappa!
Si carne „e macellu
e, ssi tti va grassa,
t‟aspetta „na vita grama
„e manovalanza in neru
a quattrhu sordi.
Cuggì, scappa!
Nun c‟è lavoru
nun c‟è decoru
nun‟hai domane
„a „ndrhangheta ti vò!
Cuggì, scappa!
Si cìerchi dignità e libbertà
cca „u „nde trhùevi,
„un trhùevi mancu Ddio!
Cuggì, scappa!
Anzi, aspetta…
ca vìegnu puru io!
Francesco LEONE
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 24 di 120
TRADUZIONE DAL DIALETTO CALABRESE DELL‟ISTMO
Al migrante sbarcato sulle coste calabre
Sei sbarcato colmo di speranze, / hai affrontato sofferenze e patimenti, /
cugino2, scappa! / Ora sei qui, ma non è questa la meta / allunga il passo /
e vattene immediatamente! / Cugino scappa! / Non perché sei clandestino /
e ricercato dalla polizia, / questo è il male minore. / Cugino scappa! / Sei
carne da macello / e, se ti va bene, / ti aspetta una vita grama / di
manovalanza in nero / a quattro soldi. / Cugino scappa! / Non c‟è lavoro /
non c‟è decoro / non hai futuro / la „ndrangheta ti vuole arruolare! /
Cugino scappa! / Se cerchi dignità e libertà / qui non ne trovi, / non trovi
neanche Dio! / Cugino scappa! / Anzi, aspetta… / vengo anch‟io!
Principessa per una notte
Camminavo sull‟acqua,
nella notte di Nizza,
mentre l‟orco cattivo
proponeva gelati.
Scivolavo sui sogni,
nella sera d‟estate,
dietro la fragile barriera
confine del mio regno.
2 cugini : così vengono solitamente chiamati i migranti in Calabria
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 25 di 120
La mia bambola è ancora là,
distesa sul selciato:
disperatamente,
chiede di me.
Indecisa tra la terra e il cielo,
ragiono di un futuro che non c‟è.
L‟orco, mio compagno di viaggio,
non ha risposte per questo.
Senza peso, né anima,
anch‟egli indugia accanto a me:
resta, dei gelati che offriva,
una pozzanghera informe.
Vittime dello stesso tempo,
ora costrette allo stesso luogo,
conosciamo il misero nulla
di quell‟unica ragione, la sua.
Mi guarda con troppi occhi
e forse ora vede chi sono:
solo una bambina
che ha perso la sua bambola.
Raccoglietela, è una brava bambola.
Cullatela, tenetela con voi.
La mia bambola ha visto.
La mia bambola sa.
Riccardo Paolo RADICE
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 26 di 120
MENZIONI DELLA GIURIA
Un grido di pace
Spunteranno ancora
i fiori in Siria!
Quando cesseranno
urla strazianti,
chi li raccoglierà
se i bambini
non sono mai cresciuti.
Mani senza appigli,
in cerca di un respiro
tra macerie polverose,
un lampo, gela il pianto delle madri,
una ninna nanna soffocata,
come un delirio,
la pace oscurata dalle crepe
di un odio antico,
quando finirà questo migrare
senza meta, senza patria né nome.
Nelle pupille spente
annega l'alba e la speranza
di un sogno orfano,
la pace e la libertà,
intanto i figli della Siria
muoiono.
Maria ACCORINTI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 27 di 120
Torna la Pace
Torna sempre la Pace
a sorridere alla vita
sebben sconvolta e ferita
dalle intemperie
delle umane miserie!
Ha negli occhi
il bagliore delle fiamme
e lo strazio di figli e mamme!
Nelle orecchie un sordo boato
ed un pianto lugubre e disperato!
Ha in bocca l'amaro sapore
di violenza e di orrore.
Nelle narici l'acre odor di bruciato
d'un piccolo corpo straziato.
Sulla pelle, il delicato candore
è macchiato di odio e livore.
Ma con la forza di chi ha ragione
vinta ogni opposizione,
ha dato voce alla Verità
e grandi ali alla Libertà,
secondo un divino progetto
che la vuole con esse a braccetto.
Giovanna ANDREANO
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 28 di 120
Ritorno a Timbuctú
Terra rossa d‟Africa nel vento,
sopra il mare, le steppe e i deserti.
I bambini delle bande,
armati di mitragliatrici,
prendevano d'assalto le vie della città.
Vento di sabbia rossa come sangue
accecava e soffocava il respiro.
Il cielo della notte senza stelle,
aspro odore regnava nelle case.
- Stanno arrivando! - Un urlo spaventoso.
Uomini feroci
con bandiere nere
venivano a prendere le nostre vite.
Torneremo alla città leggendaria.
Il corso del gran fiume ci guiderà
tra le barche che scivolano lievi.
Il cormorano mostrerà la direzione.
I manghi ci offriranno ristoro.
All'orizzonte il miraggio
delle cupole dorate di Timbuctú.
Ravviveremo le fonti
che elargivano latte e miele
e pianteremo fiori colorati
sulle bianche tombe.
All'orizzonte, il sole d‟un nuovo giorno
squarcia la tenebra che ci circonda.
Alberto ARECCHI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 29 di 120
Nero
Ci domandavamo
noi ingenui,
come fosse accaduto, allora.
Come un popolo fosse scivolato,
andando alla deriva.
Una deriva di odio e di intolleranza.
Come avessero potuto chiudere a chiave,
cuore e cervello,
e credere, bere, a sorsate da villano,
bottiglie di assurdità.
Mai avremmo creduto,
noi ingenui,
che potesse accadere di nuovo.
Che un bel giorno di sole e ozio,
un uomo tornasse a predicare bestemmie;
non di certo da un balcone,
ma facendosi bastare una piazza
e lo schermo piatto della tv.
E la gente, ben vestita, ben curata,
che aveva in volto il sorriso di quelli buoni,
lo seguisse, annullando con un colpo di spugna,
la faccia che si portavano disegnata addosso.
Ci guardiamo attoniti,
noi ingenui,
con ancora quella parte che nega l'evidenza,
perché non può essere, non si può giungere a tanto.
Non ora, non dopo che il passato ha scritto
con pennarello nero, indelebile, la storia.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 30 di 120
Eppure, dobbiamo fare i conti con quel nero
che tanto indelebile non è stato sulle pagine,
eppure è abile nello sporcare i cuori.
Miriam BALLERINI
Fragili specchi
Io,
che sono attore del mio frivolo film muto
mi attardo a contemplare note stonate
lambito da un universo sospeso nel riverbero autunnale.
Volevo solo veder le stelle giocare e io con loro.
Volevo semplicemente sorridermi per le tasche piene
e il futuro profumato.
Eppure sanguinavo,
ma non ero caduto dal soffice letto che mi culla ogni dì.
Nella vita ho sempre preso le risposte dal cassetto del destino
senza preoccuparmi delle domande.
Eppure sanguinavo,
ma non era l‟incertezza del domani
quanto l‟incoerenza del presente.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 31 di 120
Un passato acerbo
ha distolto il mio quadro scolorito dalle emozioni
nascondendomi da un mare, non sempre benevole,
tra le piaghe di stagioni rarefatte dalla paura di donare.
Ho sempre visto le onde come binari infiniti di un orizzonte
troppo lontano da accarezzare, onde di un mare che pare più
una distesa di fragili specchi con una sola visuale da coprire.
Anche la mia anima era dispersa in una linea orizzontale
senza alcun rilievo in quello stesso mare sconfinato.
Eppure sanguinavo,
ma non era il mio sangue che gridava libertà indietreggiando
nel buio per non dimenticare i volti abbandonati a malincuore.
Questo mare che ho sempre temuto non è solo custode
dei nostri tramonti dorati ma, da antica memoria, è il ponte
di mille albe in attesa di una nuova ombra per non essere
dimenticate.
Un solo pensiero basta a liberare quegli sguardi incatenati
dalla paura, una risacca di risa e pianto, una fioca luce di
speranza che penetra nei nostri cuori a cercar la fiamma eterna.
Adesso non sanguino più.
Angelo BARRECA
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 32 di 120
Cortei d'anime
Le donne non cantano
una nenia gentile
spenta è la voce, e muta rimane
la notte siriana.
Non appende indaco di stelle, la notte
né voce di lucenti comete...
Sanno l‟inganno del lampo
che muta la sorte, incontra il coraggio
e sfida la morte.
Nell‟arso deserto
cortei d‟anime
sgranano silenziosi rosari
Il pianto e le voci
che la terra non sente.
E la lacrima è perla d‟ambra lucente
che a milioni si lega
e in file disperse
ogni notte in silenzio
c‟è chi piange e chi prega.
Negli occhi hanno stelle ormai spente
le donne siriane
nel grembo né fiori né voci
soltanto le croci che neppure la terra
ormai copre più.
Natalia BERTAGNA
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 33 di 120
Vittoria
Dopo la guerra con altri ritornò lasciò la prigionia, i fucili e le trincee e senza mai fermarsi rivide la sua terra
Dopo la sua terra più volte se ne andò mezzadro a San Martino lasciava la cascina e senza mai fermarsi cambiò continuamente
Dopo i cambiamenti la guerra ritornò fascisti e partigiani giravano lì intorno e lui col mitra in mano viaggiò per le montagne
Dopo le montagne puntò per la città trovò la sicurezza in linea di montaggio e mise nelle tasche stipendi tutti uguali
Dopo gli stipendi pensò alla moglie e ai figli facendosi coraggio cercò il suo mutuo in banca e cemento su mattone fondò la nuova casa
Dopo la sua casa arrivarono anni scuri tornò una nuova guerra di bombe sulle piazze e fratelli e amici suoi seminarono terrore
Dopo quel terrore conobbe la vecchiaia la coperta alle ginocchia e i suoi nipoti accanto e lui col buio intorno per gli occhi senza vista
Dopo la sua vista perse un‟altra guerra un nemico irraggiungibile silente intorno a lui giunse nella notte e con pazienza lo chiamò
“Nonno, andiamo”
E dopo questa guerra il nonno se ne andò
Bruno BIANCO
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 34 di 120
L’educazione è l’arma della Pace
Propongo colori
al profumo d‟autunno
il fresco ravviva
malinconiche attese.
Le voci, le grida
non fanno rumore
sguardi sospesi
si cercano ancora.
Il sole imprudente
diventa padrone
illumina gioie
riscalda parole.
Compagne assennate
di attimi accesi
recanti speranza
in un tiepido autunno.
Anima persa
rinascere può
Voglio ascoltare
sento la Pace!
Alessandra BRANZANTI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 35 di 120
Pace sulla terra E sia pace sulla terra quella terra dagli avi tramandata e dallo scorrere del tempo conservata Essa vive di pace perché quando c‟è la guerra, non è più terra, è un groviglio di sangue e di miseria di lamiere contorte e case senza forma, di fango e legno bruciato dal fuoco insensato
E sia pace sulla terra perché quando c‟è la pace diventa una serra rigogliosa e fiorita, luminosa e colorata, i paesaggi sanno d‟ordine di natura incontaminata e rallegrano lo sguardo all‟orizzonte proteso con le mani strette intorno ai fianchi dei pendii erbosi verdeggianti
E sia pace sulla terra perché la gente si conosca nel profondo nel tempo di uno sguardo oltre il pensiero e l‟idea di un‟abitudine o gesto quotidiano, che tocchi l‟anima e la sorregga nel cammino della vita
E sia pace sulla terra perché la giustizia dell‟uomo e la giustizia divina siano un unico precetto indissolubile ed eterno che governi in armonia e costruisca la storia dell‟uomo nel rispetto dei suoi avi e delle anime future
E sia pace sulla terra perché il bimbo possa farsi uomo scivolando tra i fiumi fino al mare per imparare a nuotare nella vastità dell‟oceano senza paura di affogare
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 36 di 120
E sia pace sulla terra
per conservarla bella
perché altrimenti la storia non sarà più “quella”!
Tiziana CALAMERA
Un sorriso spento per sempre
Un bambino nel mondo
corre invano,
sembra un sogno,
un incubo,
un rumore sordo lontano.
Le grida arrivano alle orecchie,
ma vengono subito represse,
le lacrime dalle sue guance
cadono sulla maglietta sporca,
i suoi occhi vorrebbero non vedere,
ma questa libertà è stata loro tolta.
Un anziano cammina piano col cuore in gola,
è un uomo vissuto,
un uomo che ha combattuto,
ma i suoi occhi lucidi sono oramai stanchi,
fissano il cielo rannuvolarsi chiedendo indarno
pietà,
anche al suo cuore viene negata l‟ultima fetta
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 37 di 120
di libertà.
Pure la luce scappa,
sembra aver timore,
ci sono le nubi grigiastre
a nascondere il bel Sole.
Uomini armati,
fucili e bambini
dipingono l‟istantanea
di una società di burattini,
ma la storia qui non ha morale,
lascia solo dolore e impotenza,
nel cuore di chi non si dà una risposta.
E nelle grida generali,
un neonato sorride abbandonato,
il piccolo non se ne rende conto,
ma adesso ha davanti un soldato armato.
Ed egli con tanta viltà,
compie il gesto più ignobile di tutta l‟umanità,
spegne per sempre il tenero sorriso
all‟anima più buona e innocente,
che colpe non aveva,
tranne quella di essere lì presente.
Ed ecco, che in quella società,
manca il valore fondamentale della libertà,
essere liberi di sorridere, correre e lavorare,
resta un‟utopia,
eppure basterebbe poco a realizzare la magia
Sara CAUSHI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 38 di 120
Auschwitz 27/01/1945
La melodia trista
che compagnava en ziél
le ultime anime disperade,
l‟èra scrita malamént
sul fil spinà smarognà
„ntant che l‟armata rossa,
la pestolava pianpianèl
la néf „engiazzada
enmaciada de sangue
del sgrèben maledét.
L‟è stà spressolér
l‟ànzol dela mòrt,
ma la giustizia se „l sà,
no l‟è de sta tèra
e forsi …
gnanca divina.
Ivano CHISTÈ
TRADUZIONE ITALIANA - Auschwitz 27/01/1945
La melodia triste \ che accompagnava in cielo \ le ultime anime disperate, \
era scritta in malo modo \ sul filo spinato malandato \ intanto che l‟armata
rossa, \ calpestava lentamente \ la neve ghiacciata \ dell‟arido campo
maledetto. \\ È stato frettoloso \ l‟angelo della morte, \ ma la giustizia si sa,
\ non è di questa terra \ e forse … \ nemmeno divina. \\
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 39 di 120
Mio fratello
Mio fratello consuma la giornata
sulle panchine di Piazza Vittorio,
con la valigia accanto, inzaccherata,
che puzza peggio di un orinatorio.
Il giorno dalla notte non distingue,
usa la strada come dormitorio.
Mio fratello ti parla in cento lingue,
a metà strada tra realtà e finzione;
lo sguardo fisso lo contraddistingue,
quando entra nei bar della Stazione.
Ha gli occhi di un bambino e il cuore puro;
naufraga in mezzo a un mare di persone.
Ho una sorella che lavora duro
in un Centro Massaggi Thailandese;
non si tira mai indietro, ti assicuro,
a chi le dà la mancia ed è cortese.
Brucia con l'oppio tutti i suoi dolori,
tirando avanti, mese dopo mese.
Ho due fratelli che erano i migliori
tra i musicisti della mia città...
Adesso fanno a turno dentro e fuori
tra la galera e la comunità.
Per acquistare polvere di stelle
hanno impegnato anche la dignità.
Ho perso il conto delle mie sorelle
che han visto spegnersi nel mare il frutto
del proprio grembo; sulla loro pelle
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 40 di 120
per sempre ne conserveranno il lutto.
Sul comodino gocciola la cera,
davanti ai figli che ha inghiottito il flutto.
I miei fratelli quando si fa sera,
insieme a tutti gli altri poveretti,
che sia d'inverno, estate o primavera,
fanno la spesa... dentro ai cassonetti.
C‟è chi ne vuole far tabula rasa,
li schiaccerebbe come degli insetti.
Sono vent'anni che ho lasciato casa,
che vado in giro e che conosco gente;
con la coscienza sempre più persuasa
che il pregiudizio uccide lentamente.
E sto cercando ancora gli ingredienti
per riconoscere un fratello mio
non dai vestiti, né dai lineamenti,
né da chi prega quando prega Dio...
Antonio CONTOLI
Taoception (L’equilibrio tra i contrasti, nella pace di sé)
Io sono terra e cielo.
Ho radici affondate tra le nuvole
e fronde che si ergono dal fango.
Sono (im)mobile
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 41 di 120
e non mi ar(resto).
Non so stare ferma,
non so essere forma
e ci metto la firma.
Dal buio delle mie pupille
strizzo una luce di diamante.
Muto tra bilico ed equilibrio
come un‟acrobata sul filo del tempo.
Ho angoli che mi accerchiano.
Tra tutti i miei contrasti
io scelgo il mio equilibrio instabile
(re)agisco tra i “lascia che sia”
e gli amen della domenica.
A(spiro)
il tutto e il niente
e gli regalo una forma.
Cammino tra i play ed i rewind
ricalcando i miei passi su nuove strade
ripercorrendo vie con altre vite
io sono un errore del sistema
che non va in crash.
Lasciati incontrare nel mio contrario
e non saremo capovolti.
Impreco sulla precarietà
ma per carità
lasciami in bilico
perché è dal mio precipizio
che scorgo l‟immensità.
Doriana DE VECCHI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 42 di 120
Mercanti di dolore I mercanti di dolore nascondono le sacche negli angoli bui e sotto le panche di stamberghe e studi televisivi, sorridono, sistemando gli occhiali dalle ricche montature, mostrando sorrisi luccicanti, hanno voci suadenti, dolci come lo sciroppo d‟acero, lungo le strade, spargono il sale nero della morte, vendendo ogni giorno cineree infelicità, infilano lunghe dita fuligginose dentro cuori e menti, ne gioiscono come fosse sempre la prima volta, stringono bene ciò che sanno poi lo coprono, con stracci coperti di grasso prontamente estratti dalle luride bisacce, hanno menti squamose nascoste dietro visi smaliziati, li vediamo e sentiamo tutti i giorni ben vestiti e in doppio petto con le scarpe sempre lucide, tengono fissi gli occhi sulle menti se necessario battono il ferro su una vecchia latta, è il loro richiamo, fatto di parole, roboanti e ben posate, ma la somma di quelle sillabe è silenzio, misurano il mondo a modo loro, con metri elastici prontamente estratti dalle tasche finemente orlate assieme a serpenti, pidocchi e povertà,
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 43 di 120
anche quando il silenzio si fa più lungo e largo, e la luna porta la fragranza della primavera si dissetano di lacrime, finché rimane l‟ultimo fiato, sono sempre in viaggio non sprecano mai un giorno, con la ragione tessuta di pazzia dipingono il mondo a loro piacimento, riempiendo bisacce e tasche d‟oro, nell‟eterno monologo di dolore e morte cancellando ogni trasparenza tutte le cose che toccano le trasformano in cenere.
Luciano DELUCCHI
Resistere Resistere quando nel vociare che arranca fra deboli verità e imposture il silenzio piange la parola in pezzi
Resistere perché non è inutile sollevare gli occhi sanati dallo sguardo sempre in cerca dell‟altro oltre il limite dell‟altrove
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 44 di 120
Resistere anche se pare sia troppo tardi per gustare il sapore di quei frutti fecondi scordati a marcire sul ramo
Resistere quando le onde del mare odorano di morte volti e nomi inabissati fra caparbie barche e assenze menzognere
Resistere quando anche il mare stanco di dondolare corpi spenti e culle vuote nella liquida oscurità migra su creste ululanti
Resistere adesso senza sfilarci da noi stessi come acerbo seme dal baccello e restare vivi
Resistere al pensiero arreso alla misera forma del vivere senza forma. Resistere per esistere per restare umani
Elisa FUMAGALLI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 45 di 120
La fatica più grande degli uomini
Il dio in cui credi
La lingua che parli
Il cognome che porti
I tuoi tratti somatici
La persona che ami
Le idee che hai
Il mondo che conosci
Il mondo che impari
È un bell‟elenco, vero?
E invece
in un passato
o in un luogo
poco lontano
l‟hanno usato per decidere
chi uccidere.
Vivere insieme è la fatica più grande degli uomini.
Chi lo sa continua a stancarsi,
gli altri
tra urla
e divisioni
giocano a fare i padroni.
Francesca DIMITA
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 46 di 120
Un desiderio
Rumori di bombardamenti,
crepitii di armi,
urli, grida, disperazione,
moltitudini in fuga,
volti scavati,
occhi terrorizzati vagano senza meta.
Corpi straziati,
bambini dilaniati
coperti di polvere,
stesi fra macerie.
Vestigia di glorioso passato
ridotti a cumuli indistinti.
Ipocrisia imperante,
falso sgomento,
la testa gira a opposta parte.
A tal carneficina
genere umano perde,
s'appressa l'apocalisse.
S'alzi un urlo
che speranza porti pace,
rifuggire egoismi,
incontrar il prossimo,
scambiar amore,
o l'oblio calerà
sull'umana storia.
Fanny GHIRELLI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 47 di 120
Voja de jiustissia e pace
… Pararéa che sto vivar
el someia a'n borissól che se lassa bistratàr
da on par de bó todeschi,
strapegando oltarèce che sìga roersando
gramegne e busie...
Zà, no se pol frajar le fregole de pan
restè in fondo al calto del bonsenso;
le pol giutar fioi e neodi: Tarabusi
che pocia le sate drento on biso diman.
No, vorea che, come ‟na olta,
ghe tochesse nar a binar su barùsole de foje
par i leti de le stale, sibèn le someja
a poesie colorè dal penèl de l‟autuno!
-L‟è on pecà che dopo tanto studiar
tuti no i g‟abia bù
la fortuna de gustar el fruto!-
Noantri veciotti, par fortuna,
g'avemo la Fede e la certessa de rinàssar
premiè da on coro de Angeli,
dedrio a sèse de stéle argentè e denansi
a on cabarè de justissia e pace...
insucarà de Eternità.
Agnese GIRLANDA
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 48 di 120
TRADUZIONE ITALIANA DAL DIALETTO VERONERE
Voglia di giustizia e pace
… Sembrerebbe che questo vivere, / assomigli a quell'attrezzo che si lascia
bistrattare / da un paio di buoi tedeschi, / trascinando un aratro che grida
rovesciando / gramigna e bugie... // Già, non si possono gettare le briciole
di pane / rimaste in fondo al cassetto della saggezza, / possono aiutare figli
e nipoti: Tarabusi / che intingono le zampe dentro un bigio domani.// Non
vorrei che, come una volta, /dovessero andare a raccogliere gabbie di
foglie per i letti delle stalle,/ sebbene assomigliano / a poesie colorate dal
pennello dell‟autunno! // -È un peccato che / dopo tanto studiare, / tutti non
abbiano avuto / la fortuna di gustarne il frutto! // Noi vecchiotti, per
fortuna, /abbiamo la Fede e la certezza di rinascere / premiati da un coro
di Angeli, / dietro siepi di stelle argentate e di fronte / ad un vassoio di
giustizia e pace... / inzuccherata di Eternità.
Piazza della Loggia a mio figlio
Siamo corsi là, siamo corsi tutti.
Ora che, serena, potrei raccontare qualche attimo
potrei dirvi della gamba lontana un metro e più
dal corpo di una donna, potrei dire delle urla
di chi fuggiva, parlare dell‟orrore stampato
sui volti, che sapevo e che so fissato ancora
come su vecchie pellicole in bianco e nero
rosse di sangue.
Potrei dire che tutti siamo innocenti,
ma tutti siamo colpevoli e l‟oblio tarda a venire.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 49 di 120
Potrei ma non posso né voglio udire il silenzio
di migliaia di ombre che non seppero cantare più
per il mancato perdono di un incredulo dio
confuso ed incerto della propria esistenza.
Vorrei ma non posso, potrei ma non voglio
credere che il pensiero mi si ritorca contro
all‟idea del dubbio divenuto consapevole
della nostra impotenza alle manovre oscure.
Vorrei medicare, in un modo o nell‟altro,
le ferite profonde che straziarono
anime già sofferte ricomposte da fili sottili
intrecciati come tulle, libertà appena ritrovata.
Vorrei ma non posso.
Soltanto vi dico delle narici aperte
come froge a carpire il rosso odore del sangue,
l‟osceno profumo di membra bruciate
mentre la Morte lacera e scalza
sta a guardarsi intorno inorridita,
disperata non potendo nascondersi.
E io, con le mani sul grembo,
a trattenere la tua piccola vita.
Maddalena LEALI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 50 di 120
Mettete dei fiori nei vostri cannoni
Senti le campane…
che meraviglioso suon di Pace
vorrei un giorno udirlo
vorrei che fossero tutti i bambini
del mondo a sentirlo
suonino le campane su questo mondo
pieno di guerre senza senso
giovani soldati che non sanno se potranno
riabbracciare i loro cari,
il pianto degli orfani
e le urla di donne
fiori calpestati, mani crudeli a violare
i loro corpi.
Pace,
urlo incessante al vento,
un ramo di ulivo benedetto
in mano, all‟uscita di una chiesa,
un arcobaleno di colori
Pace,
dove non conta il colore della pelle,
la religione, i confini.
unico mezzo a fermare gli eccidi
di ogni causa
e anche se immaginar un mondo senza guerre
rimarrà sempre un‟utopia
dobbiamo ricordare
che esiste questa piccola grande parola
PACE.
Daniela LAZZERI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 51 di 120
Io temo un solo dio
Io temo un solo dio
uno soltanto,
quel dio che non la smette
di ostentare perfezione
ma intanto insozza il mare di peccati
e ingozza di vergogna
l'innocenza dei diversi
Io temo un solo dio
uno soltanto,
quel dio che inverte ad arte
il senso esatto delle cose
che dice pace
e in pace invece fa la guerra
vestendo a lutto madri anche a Natale
Io temo un solo dio
uno soltanto,
quel dio che di nascosto
ruba al sole la sua luce
sicché dell'umiltà
neppure l'ombra
Io temo un solo dio
uno soltanto,
quel dio di nome Uomo
oh che gran vanto!
Un dio che non è sacro
e manco santo.
Claudia MAGNASCO
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 52 di 120
Aleppo ora
Aleppo,
è diventata muta,
svuotata della vita
che camminava per la città,
dai rumori, dalle voci, dai canti
di un popolo che sorrideva.
Anche il suq è deserto,
riempito solo da cumuli di macerie,
dove prima c‟erano bancarelle, negozi,
gente che si agitava, che discuteva,
c‟erano i profumi che correvano per la galleria.
Ora, c‟è solo polvere che attanaglia la gola!
Aleppo è diventata grigia e buia,
troppo buia di notte e silenziosa,
ma ancora protegge i suoi figli,
nascosti tra i ruderi,
attutendo i pianti
di dolore e di smarrimento,
di chi aveva creduto
nel sogno della libertà.
Giuseppe MARRA
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 53 di 120
Eva tërbola
Eva tërbola anvlupa la gent che për le stra
a marcia 'me butà a meuj an pensé sensa solussion,
eva tërbola ant ij lumin ëd chi, orija al telefonin,
a marcia ciaramland a l'aria tajà fòra dal mond.
Eva tërbola ch'a compagna furfe brajassante
contra tut mach për ansighé a la solevassion,
eva tërbola anté tanti a së sbaciasso
ancheuj contra, doman a favor, ëd cheicòs o quajdun.
Eve tërbole dcò për nòstra Costitussion
che da drita e gàucia minca dì a ven ëscarpisà
e a ven ës-ciancà col prinsipi fondamental
dont tùit a devo desse na man pr' ël bin nassional.
Eve tërbole anté governant e opositor,
da le comun-e fin-a a rivé al Parlament,
contut ch'a l'ha votaje tuta la popolassion
as n'anfòto e penso mach a sò grupion.
Eve tërbole 'nté as decid che ij cocòmeri
e le caròte longhe 'd meno che quìndes centim
as devo pa vende përchè sla carta nen regolar
sgairand baron d'aliment ch'as peulo l'istess mangé .
Eve tërbole a livel ëd tuti ij grand dël mond
che sensa sparpliné parpèila a craso milion ëd gent
ch'a son trovasse, pòver lor, ant ël pòst ësbalià
forsà a scapé da le tère da secoj soe meison.
Eve tërbole, ma d'un mar sassin e përfond,
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 54 di 120
dont a milanta ste gent dësreisà da sò nassion
a son arciucià an coj gorgh afros e sensa fin
da l'angordisa 'd chi a l'ha già arzan e podèj
Luciano MILANESE
TRADUZIONE ITALIANA - Acqua torbida
Acqua torbida avvolge la gente che per le strade / cammina immersa in
pensieri senza soluzione. / Acqua torbida nelle pupille di chi, orecchio al
telefonino, / cammina blaterando all'aria isolato dal mondo. // Acqua
torbida che accompagna folle urlanti / contro tutto solo per istigare alla
ribellione, / acque torbide dove tanti si sbracciano / oggi contro, domani a
favore di qualcosa o qualcuno. // Acque torbide anche per la nostra
Costituzione / che da destra e sinistra viene calpestata / e viene stracciato
il principio fondamentale / per cui tutti devono collaborare per il bene
nazionale // Acque torbide dove governanti e oppositori, / dai Comuni fino
ad arrivare al Parlamento, / nonostante li abbia votati tutta la popolazione,
/ se ne fregano e pensano solo alla loro mangiatoia. // Acque torbide dove
si decide che i cetrioli / e le carote lunghe meno di quindici centimetri / non
sono da vendere perchè formalmente non regolari / sprecando un sacco di
cibo che si può ugualmente mangiare. / Acque torbide a livello di tutti i
grandi del mondo / che senza battere ciglio distruggono milioni di persone
/ che si sono trovati, poveri loro, nel posto sbagliato / e costretti a fuggire
dalle terre da secoli loro case. // Acque torbide, ma di un mare profondo e
assassino / in cui migliaia di queste persone sradicate dalla loro nazione /
sono risucchiate in quei gorghi terrificanti e senza fine / dall'ingordigia di
chi ha già denaro e potere.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 55 di 120
Almeno lui
Me lo disse il vento
che prima il deserto
era città e villaggi,
giardini e asili,
scuola e botteghe.
Arrivò da lontano,
d‟improvviso,
un altro vento,
caldo e forte,
più forte del vento
e che sapeva di morte.
Un solo uomo
aveva schiacciato un tasto
e mille motori
si erano messi in movimento.
Fu così
che ci portarono la loro libertà,
come fosse videogioco.
E il rombo e il tuono
divennero colonna sonora
delle case scheletrite e bucherellate,
dell‟odore di merda,
della fine delle piante ombreggianti.
Lo disse il vento
che da allora
soffia meno forte
e accarezza
ciò che prima scuoteva.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 56 di 120
Ha avuto umanità,
il vento.
Almeno lui.
Mauro MILANI
Ho bisogno di te
“Non mi avete fatto niente”
È l‟indifferenza che mi ferisce
e mi tormenta l‟anima.
Vola, vola vola l‟aquilone!
E tutti, tutti alzano il dito
nel gioco dei pronti riflessi
volano gli asini, i corvi, i sassi.
Volano lunghi e bianchissimi veli
nel silenzio di vento allibito:
l‟aquilone è rimasto impigliato
tra i fili dell‟alta tensione.
Volano tante promesse
parole parole parole,
ma nessuno, nessuno alza un dito
per la gente che soffre e che muore.
Pina MELONI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 57 di 120
L'amore che cos'è?
È la spensieratezza di un bambino
che percorre il tuo cammino.
È un cielo con le stelle,
le nuvole dipinte a pecorelle.
È il sorriso di un tenero anziano
che ringrazia tendendoci la sua mano.
È la brezza del mattino
in mezzo al caldo sbarazzino.
Sono le onde in riva al mare
che grintose ci vogliono spettinare.
È dar le briciole agli uccellini
nelle piazze e nei giardini.
È un bacio appassionato
nella folla...inaspettato.
Sono gli abbracci e le dimostrazioni d'amore
che quando arrivano donano pace e calore.
È un fratello e una sorella,
la nonna che si fa bella.
I ricordi del passato
che ci lasciano senza fiato.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 58 di 120
I tramonti sulle le colline
i bei paesaggi senza fine.
L'immensità del mare col suo cielo,
e la nebbia col suo velo.
Le gocce di rugiada che dissetano prati e pini,
i raggi del sole che dan luce ai parchi e ai giardini.
Le ricette della mamma,
il tuo bimbo che fa la nanna.
L'amore che cos'è?, si può spiegare?
Chi lo sa! ma è meraviglioso e lo posso confermare.
Gabriela Silvana MOZZONE
Di chi è la mia vita (Urla nel Silenzio ...)
Disteso su questo letto a forma di dolore
... e urlo nel silenzio
Aggrappato alle poche scintille di vita
... e urlo nel silenzio
Tenuto in vita da freddi fili di meccanica noia
... e urlo nel silenzio
Solo sofferenza
(per me ... per loro)
Solo morte
(per chi … per cosa)
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 59 di 120
Solo di solitudine
(per quanto … per quando)
Di chi è la mia vita?
non è di dio
non è della società
non è dei camici bianchi
é la mia vita
con tutto il suo infinito buio
è la mia vita
con il mio crudo respiro
è la mia vita
con i colori della morte ...
Urlo nel silenzio
chiedendovi di farmi morire
per non farvi morire
Urlo nel silenzio
mandandovi un saluto
a occhi vivi
per non salutarvi con odio
Urlo nel silenzio
passandovi il mio ultimo respiro
per non farvi smettere di respirare ...
Di chi è la mia vita?
è il mio grido disperato
è il mio cuore che muore
è il mio costante amore per te ...
Lasciami vivere nei tuoi occhi
Lasciami vivere nelle tue vene
Lasciami morire nella speranza di vivere in te
Daniele MUGNAI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 60 di 120
La figlia del deserto
Guardalo in braccio il mondo dei potenti, figlia del deserto,
perché nessuno chiederà ai tuoi sogni di volare
o riposare sopra i fianchi stretti di una madre,
sorriso avorio in una terra senza nome.
In una terra senza nome avrai le ali del digiuno
ed io, sarò il fratello occidentale
a cui implorare una briciola di pane,
un sorso d‟acqua scarlatto come il vento.
Guardalo in braccio il mondo capovolto, figlia del deserto,
e saziati d‟incanto, d‟ inutili preghiere,
di storie vere che sorvegliano le stelle
e lune piene dal respiro profumato.
Ed io sarò il fratello occidentale,
a cui implorare un centesimo di euro,
un canto anemico di anemoni arancioni,
dimenticato tra le mani dei silenzi.
E tu sarai la figlia del deserto,
un ciclamino in mano alla tristezza,
una carezza sotto i piedi di una croce,
due labbra al sole dentro al sole del tramonto
Giancarlo NAPOLITANO
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 61 di 120
La porta murata
PROLOGO
Nel settembre del 1938 furono promulgate in Italia le leggi razziali.
Da quel giorno, per molti uomini, donne e bambini, nulla fu più
come prima.
Trapelava una pallida luce
dalla feritoia di quella porta murata.
Ovattati, giungevano i suoni umani dalla strada.
Ora le massaie,
con le loro umili provviste, nella cesta della spesa,
si raccontavano delle loro famiglie
e dei loro problemi.
Ora i bambini, con il loro allegro vociare,
che prendevano a calci, palle di stracci
ad arte cucite, da mani sapienti ed esperte.
Il rombo, poi, del camioncino del latte,
faceva tremare i muri
di quella angusta stanza,
che custodiva e proteggeva tristi anime,
in perenne pericolo.
Da quelle leggi,
ormai promulgate, nessuno fu più in pace.
I bambini, espulsi con provvedimento immediato,
dalle loro affezionate aule,
persero per sempre il sorriso.
L'azzurro del cielo, la brezza del vento fra i capelli
ed il calore del sole sulla pelle, furono solo
un dolce ricordo, così pure il profumo dei tigli
e dei gelsomini dei giardini fioriti.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 62 di 120
Morsi di fame, cingevano stretti lo stomaco,
ormai reso vuoto,
dalle grandi ristrettezze di qualsiasi
tipo di cibo.
Un tempo caro e spensierato, ormai passato,
di cinguettii di rondini e merli
che annunciava la bella stagione,
ricordava il passato gioioso,
mentre continuava il buio di molte povere vite,
alla fioca luce della feritoia
di quella porta murata.
Antonella PADALINO
Al cielo l’uomo chiede perdono
Nessuno e nessun vento Possono descrivere L‟acqua che lava lacrime Che ritornano in un ciclo perenne. Ho cercato un nome Per lasciare una carezza Era quello di un bambino. Ho stretto nel pugno Il tuo nome bambino Ti ho portato con me Laddove l‟uomo oggi Ha racchiuso in vetrine anonime I ricordi e i resti che tormentano Anime e cuori Il dolore lontano è ancora vivo
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 63 di 120
Nella memoria del mondo Vedi bambino …le tue scarpe Forse il numero 26 o 27 non so Sono senza lacci Erano bianche ora sono annerite Dal fumo e dal tempo Più in là occhiali vuoti Occhiali senza un vetro L‟altro è una ragnatela insanguinata Più in là ancora una borsa Una borsa di donna Sanza manico Squarciata e gonfia di domande. Sì bambino hai ragione Stringo forte il pugno Ti fa male A me fa male il cuore Ti lascio andare…ciao Riposa in pace Io continuo a ricordare L‟umanità pietrificata Che muta assiste Alla deflagrazione del silenzio Demoni con ali di sangue E artigli impetuosi Squarciano l‟aria attonita E tutto si scuce…implode Il boato violento La morte silente Anime urlanti che fuggono Da corpi smembrati Il vagare di volti insanguinati Sirene che urlano impazzite Un giorno qualunque
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 64 di 120
Quel giorno …. I piedi veloci corrono Senza parole senza meta…. Ora stanno fermi muti e stanchi Alla ricerca di risposte non dette Torneranno a camminare in notti troppo buie Senza parole e senza coraggio. L‟anima di quel cataclisma Canta una nenia Melodia alla morte Cantata nel sangue Con note di sangue Di migliaia di innocenti Innocenti che cantano un inno Intriso di odio E rancore marcito. Il ricordo non disseta La notte è conforto E‟ conforto per l‟anima E labbra bevono Lacrime evaporate. Oggi in un assolato cimitero Smessi gli abiti del caotico giorno Ossa assemblate Si comprimono in blocco compatto In un tempo di carta accartocciata Quando il cielo già scuro E carico di lampi Ridona il respiro Graffi profondi riemergono A lambire tutte le albe Cariche di silenzio.
Anna PARADISO
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 65 di 120
Disinganni
La terra che trema e tutto livella
non fa distinzione tra chi è povero ed il ricco.
La scossa tremenda che mischia le carte,
distrugge ricchezza e siamo tutti più uguali,
con l‟uomo che aiuta il vicino indifeso,
la donna, il bambino e chiunque ha bisogno.
Comincia la corsa a cercare il disperso,
curare il ferito e confortare l‟oppresso.
Il circo si attiva sull‟onda emotiva,
ne parlano i giornali, in tv e la carta stampata,
di portare gli aiuti a chi tutto ha perduto.
Arrivano in tanti dal resto del mondo,
portando coperte e mangiare, vestiti e medicine.
Salvato il vivo, curato il ferito e sepolto il defunto,
arriva il momento di ripartire,
giunta è l‟ora di ricostruire.
Si fanno progetti,
si studiano corretti …
… e li chiudono nei cassetti.
Ma il tempo è passato d‟aiutar lo sfollato,
or che l‟inverno l‟attanaglia col freddo.
Adesso è il tempo dei lunghi coltelli;
son giunti sciacalli di professione
a spartirsi i guadagni della ricostruzione,
a cacciar i fantasmi della distruzione.
Adesso è il tempo dell‟ipocrisia,
di chi ha speculato su tanta follia,
a far la presenza a onor di giornale,
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 66 di 120
ripreso dalle telecamere a far la morale,
che tutto è sbagliato e s‟ha da rifare.
Che nulla poi cambia e resta così,
che sempre fa comodo il triste sfollato,
per due e più voti e un seggio in Senato;
con tante promesse che nessuno più ricorda.
Ed ecco che ormai l‟interesse è passato,
si spegne la luce su quanto accaduto,
ed il riflettore, che tutto è finito,
e della notizia nessun più che ne parli ormai sul giornale.
Nessuno ricorda del borgo crollato,
triste maceria del povero inerme,
tragedia di un ieri, ormai già passato.
Ma la terra che trema e tutto livella
a tutti i mortali ricorda chi siamo,
piccoli esseri in un grande pianeta;
granelli di sabbia, nell‟universo infinito,
un caduco nulla nel tempo che scorre, eterno e costante,
che niente poi resta e tutto trapassa, lento e inesorabile,
se non la memoria che il tempo tramanda,
tenue ricordo di un tempo ormai andato.
Marco POLLI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 67 di 120
Verso futili cose
Verso futili cose
- il mio passo -
e il tuo saluto
mi giunge a mano aperta…
Sotto il sole dell‟incontro
si stringe ancora il cuore.
Non so chi tu sia
amico clochard
che in me hai saputo leggere
i versi volti contro
la tua condizione
e tremo al pensiero
del tuo destino capovolto
che occhi ciechi
non sanno percepire.
Tornerò di nuovo
con incredibile pena
a sfiorare il muro
che regge le tue ossa
a chiederti di te...
a riempir di monete
- ancora e inutilmente -
il vuoto desolato
del tuo bicchiere.
Antonella SANTORO
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 68 di 120
Macaroni pour Marcinelle (cronaca di una tragedia annunciata)
Aveva un colore nuovo, l‟aria
ravvicinata alla partenza.
Via via le si affiancò un profumo
a ribadirne il senso
come un regista alla testa del corteo
impegnato a esaltare note floreali
lasciando evaporare, in ultimo pensiero
l‟amaro dell‟abbandono.
C‟era un rito da snocciolare
denso di saluti e strette
nelle ore a valle della sfida,
c‟era un visto da requisire
senza sapere se quelle pacche
impresse sulle spalle
avrebbero attutito l‟incertezza
o se le lacrime inghiottite
sarebbero servite a raccontare
altre storie all‟insonne delusione.
Pareva non dovesse mai finire
la salita tutta in discesa, esordita
con il carico dei convogli, con le stesse cure
adoperate per le merci, che ci resero
d‟un tratto consapevoli
d‟essere gocce di singole sorgenti
confluite in un solo grande invaso
per sottostare al riflesso evanescente
di una stella dichiaratasi influente.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 69 di 120
Parve a tutti insopportabile, allora
la sensazione di dover strizzare l‟aria
dal canovaccio della notte. E la metamorfosi
assunse sfaccettature improrogabili
quando si prese ad arrancare come vermi
giù per i pozzi e dentro le budella
di quella terra avida di luce,
con la ragione sventrata dal fragore
che ci vuotava il cuore per colmarlo di paura.
Realizzammo il sacrificio a spese della pelle
sin dal primo giorno
quando l‟ostilità v‟incise un prezzo
e non occorreva saper leggere per capire
quanto poco valessero le nostre vite.
Ed io, che a suo tempo amai Dante
ed il suo inferno, pensai che al nostro
mancasse solo il fuoco.
Solo Dio sarebbe sceso in tempo
a rinfrancare gli animi, già in volo verso casa.
Assunta SPEDICATO
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 70 di 120
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 71 di 120
SEZIONE B
NARRATIVA ADULTI
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 72 di 120
GRADUATORIA
1) Gian Antonio BERTALMIA (CARMAGNOLA TO) - Il bivio
SEGNALAZIONI DI MERITO
Francesca BRIZZI (BRESCIA BS) - La brigata universitaria
Salvatore GRIECO (PRATO PO) - Da Derna con Wael
MENZIONI DELLA GIURIA
Renata SORBA (ASTI AT) - Pace e giustizia insieme per sempre
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 73 di 120
Primo Premio Assoluto
Il bivio
Vidi l‟indicazione solo all‟ultimo momento e quasi la mancai. Fui
molto stupito dalla mia inspiegabile disattenzione, perché sapevo
bene che quello non era un bivio stradale qualunque, anzi, quello era
il bivio tra la mia vita e la mia morte.
Il traffico era molto intenso e io non conoscevo quella città ma
adesso il supermercato che cercavo era lì davanti a me. Una folla
anonima, rumorosa e confusa, entrava e usciva spingendo carrelli
pieni di pacchi variopinti. Parecchi di loro, i più poveri, reggevano
solamente delle dignitose ma modeste borse di plastica.
Non avevo un‟ora prestabilita per eseguire il compito che mi era
stato assegnato e, sebbene il lavoro che dovevo portare a termine
fosse gravoso e impegnativo, non era difficile. Il grande turbamento,
pieno di angosciosa inquietudine, che mi annebbiava la vista e che
quasi mi aveva fatto mancare quel bivio così importante per la mia
vita, era scomparso. Adesso sentivo solo una pace profonda. Ero
calmo e sereno. Guardai con affetto i ragazzini tirati a rimorchio dai
neri Burqa delle mamme. Alcuni, i più piccoli, erano seduti dentro ai
carrelli.
Anche nostra madre ci portava al supermercato e, quando uscivamo,
era sempre mio fratello Khalid, che era il più piccolino, quello che si
sedeva nel carrello. Poverino. Aveva proprio l‟età di questi ragazzini
quando fu trovato morto sotto le macerie di casa nostra a Gaza. C‟era
stato un furioso raid aereo quella sera e dal cielo erano piovute tante
bombe. Io stavo lavorando nel suq ed ero riuscito a fuggire. Avevo
passato la notte sulla spiaggia perché avevo paura di tornare a casa.
Ma, alla prima luce dell‟alba, quando ritornai in città, vidi che la mia
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 74 di 120
casa non c‟era più. E non c‟era più quasi tutto il mio quartiere. Mi
misi a scavare a mani nude insieme ai soccorritori e, quando
trovammo il corpo di mia madre, vidi che sotto di lei c‟era il corpo di
mio fratello. Povera mamma. Aveva cercato fino all‟ultimo istante di
proteggerlo. Mentre piangevo mia madre e mio fratello, i soccorritori
presero i loro corpi e li buttarono sopra un pick-up bianco in mezzo
ad altri corpi. Cercai di seguire il pick-up bianco ma lo persi di vista
molto presto. Non seppi mai dove furono sepolti mia madre e mio
fratello.
Avevo solo loro al mondo. Mio padre non l‟ho mai conosciuto. Forse
non l‟ho mai avuto un padre. Mi venne in mente che una volta chiesi
a mia madre perché noi non avessimo un papà. Eravamo seduti a
tavola. Lei non rispose, si alzò di scatto e sparì dietro la tenda della
camera da letto. Non glielo chiesi mai più.
Ero rimasto solo in mezzo a quella folla che sembrava impazzita. In
mezzo a quelle urla che poco avevano di umano. In mezzo a quei
volti anonimi, impolverati e rigati dalle lacrime. Ero rimasto solo
seduto sulle macerie di casa mia a piangere per il dolore dei ricordi e
la paura del futuro.
All‟ingresso del supermercato c‟erano due militari armati di
kalashnikov. La paura e l‟ansia tornarono a legarmi le viscere. Avevo
paura, avevo tanta voglia di rinunciare, di fuggire. “Allah Akbar!”
pronunciai allora dentro di me e all‟improvviso, una misteriosa
energia mi riempì di un calore intenso che scacciò tutte le incertezze
e tutte le paure. Passai davanti ai militari, che non mi degnarono
nemmeno di un‟occhiata, ed entrai.
Anche l‟uomo che mi raccolse sulle macerie di casa mia era armato
di kalashnikov. Mi allungò una mano e mi disse di seguirlo. Io ero
confuso, era come se stessi vivendo un incubo spaventoso. Mi disse
di chiamarsi Said. Lo seguii e lui mi portò in una città che non
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conoscevo. Entrammo in una grande casa dove c‟erano parecchi
ragazzini come me.
Da quel giorno Said ci addestrò all‟uso delle armi dicendoci che noi
eravamo stati scelti per combattere la “Jihad”, la Guerra Santa. In
quella casa c‟era anche un altro uomo che aveva una folta barba che
gli scendeva sul petto. Si chiamava Ayub. Lui ci insegnò il Corano.
Imparai tante cose da quei due uomini. Imparai a combattere, imparai
a pregare, ma non imparai a sorridere. Mi ricordo che nella grande
stanza dove ci radunavamo, sulla parete di fronte a noi, era scritto a
grossi caratteri: “Allah Akbar. Non vi è altro Dio che Allah e
Maometto è il suo profeta”.
Quante volte ho letto quelle parole!
Mi aggirai tra gli scaffali come un cliente normale in mezzo a gente
che stava vivendo un giorno normale. Qualcuno mi urtò e non mi
chiese neanche scusa. Se avesse saputo che ero imbottito di tritolo
probabilmente sarebbe morto di paura. Ogni tanto accarezzavo
l‟anello che fra qualche momento avrei tirato per azionare il
detonatore. Non provavo più nessun turbamento. Non sentivo più
alcuna alterazione nella mia anima.
Sono un soldato, mi andavo ripetendo e combatto per Allah. Allah
Akbar! E io ho fede in Allah e mantengo le promesse.
Continuai a girare in mezzo agli scaffali come se volessi cercare il
posto più adatto. Quando vedevo un gruppo di persone più numeroso
mi avvicinavo, ma poi, mentre stavo per tirare l‟anello, incontravo lo
sguardo delle donne e dei bambini e in quegli occhi vedevo mia
madre e Khalid mio fratello. E allora mi allontanavo per cercare un
altro gruppo. Avevo tanta voglia di pregare. Piangere e pregare. Ma
io combattevo per la Jihad e dovevo sacrificare quella gente. Dovevo
vendicare i morti di Gaza, la mia città. Dovevo vendicare quei
cadaveri che avevo visto estrarre dalle macerie. Anche quelli erano
donne e bambini.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 76 di 120
Tra poco tirerò l‟anello e il mio corpo sarà dilaniato dallo scoppio e
ridotto in pezzettini non più grandi di quelli del maftul. Tra poco sarò
un martire.
“Questa sera sarai nel giardino di delizie popolato da bellissime uri,
sarai già in Paradiso”. Così mi aveva parlato Ayub al mattino.
Mi venne in mente che il giorno dopo per me sarebbe stato un giorno
di festa, perché il giorno dopo avrei compiuto quindici anni.
Allah Akbar! Chiusi gli occhi e presi in mano l‟anello del detonatore.
Ero in mezzo ad un folto gruppo e fu in quel momento che mi accorsi
di lui. Era un bambino piccolo, vestito di stracci. Aveva gli occhi
rossi e un filo di muco gli scendeva dal naso. Stese timidamente la
mano guardandomi con occhi supplichevoli. Anch‟io lo guardai
attentamente e mi sentii profondamente turbato. Quello sguardo,
come una nebbia sottile, avvolse la mia anima nel dubbio e stravolse
i miei pensieri. Ancora una volta mi trovai davanti ad un bivio.
Ancora una volta vidi l‟indicazione all‟ultimo momento e quasi la
mancai. Ma questa volta lo sguardo di quel bambino mi indicò la
strada giusta.
Misi un sheqel in quella manina e il bambino mi abbracciò le gambe.
Arrivò sua madre vestita con un burqa e mi guardò negli occhi.
Vedevo solo gli occhi ma quegli occhi mi parlavano, erano gli occhi
di mia madre. Capiva che stavo per compiere un attentato. Quegli
occhi mi paralizzarono, non riuscivo più a muovermi. Mi stava
chiedendo se era giusto quello che stavo per fare, se era giusto far
morire delle persone innocenti per vendicare altre persone innocenti.
Se era giusto combattere l‟odio con altro odio. Se non era meglio
interrompere quella catena infinita e usare l‟amore per cercare la
pace. Poi staccò piano il ragazzino da me mi allungò una mano e io
la strinsi. Non parlò, ma quella mano mi diede un senso di sicurezza
serena e una pace soave mi riempì di tranquillità e di quiete. La
seguii. Quando uscii buttai il giubbotto nel fiume.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 77 di 120
E mi impegnai a combattere, ma perché nel mondo regni la pace.
Gian Antonio BERTALMIA
MOTIVAZIONE CRITICA – Una narrazione avvincente e ricca di
speranza; speranza nell‟Uomo che, pur afflitto da enormi,
sconvolgenti, dolori e paure e/o condizionato da indottrinamenti
politico-religiosi, possa alla fine trovare la via, tramutando l‟odio
distruttivo in amore verso gli “altri”. Magari grazie agli sguardi,
della propria madre e del proprio fratello, barbaramente uccisi, che
improvvisamente ritrovi in quegli “altri” che dovresti annientare e
che invece ti instillano un dubbio e ti fanno scegliere la strada
giusta, una volta giunto al bivio morte o vita.
Scegliere la pace, prima interiore e poi col mondo intero, e
reimparare a sorridere, il primo indispensabile passo per impegnarsi
a combattere “perché nel mondo regni la pace”. (Pier Carlo
MUSSO)
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 78 di 120
SEGNALAZIONI DI MERITO
La brigata universitaria Ieri ho ricevuto un omaggio floreale. Alla mia età e coi segni che porto, sembra strano. Un politico parlava, gonfiandosi le gote di fiato e di vuote parole retoriche. Non l'ho ascoltato. Mi sono concentrata su di lui. Un bel ragazzo, sui 20 anni, i capelli biondi come il grano, ondulati come le onde del fiume che scorre alle mie spalle, occhi scuri, schietti, leggermente lucidi per la commozione, spalle strette, ma petto in fuori, mani grandi, ma delicate. Portava un mazzo di rose rosse, profumate di tutta la fragranza del nostro maggio. L'ha deposto ai miei piedi. Se avessi potuto sorridere, l'avrei fatto. Ho guardato il suo volto, fiero e composto e ho sentito una fitta nel mio cuore di pietra. Mi ha ricordato un altro dei miei ragazzi. Tanti altri dei miei ragazzi, a dire il vero. Sono passati 25 anni da allora, ma il mio dolore non cessa.
“Ragazzo, tu che rinnovi il mio mondo e il mio giorno, sei la gioia della mia speranza. Ma non posso a fare a meno di ricordare. Ricordarmi di tutti quelli che, prima che tu nascessi, furono qui, che correvano fra i miei corridoi, che ascoltavano le lezioni nelle mie
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 79 di 120
aule, che sostenevano gli esami con l'orgoglio e il fremito nel cuore, di tutti quelli che non mi abbandonarono fino alla fine. Di quanti caddero sulle mie scale. Di quanti divennero lago di sangue nel mio cortile. Ragazzo, hai sentito tante storie a destra e a sinistra su quello che accadde quei giorni. Ma molti hanno mentito. Per far crescere l'odio. Per scaricare il proprio senso di colpa. Ma non credere a loro ragazzo, credi alle mie cicatrici e alle mie ferite. Ricorda, io sono l'unica sopravvissuta. Io sono l'unica testimone. Io sono l'università di Vukovar. E ora, ragazzo, che hai gli occhi saldi dei giovani di allora ascolta solo me. Cominci ora il mio racconto”
Quanti erano i miei studenti? Tanti che non riuscivo a contarli in tempo di pace. Non li conoscevo davvero tutti. Spesso restavano solo per le lezioni, alcuni addirittura li vedevo solo agli esami. È sempre stato così. È quello che accade quando tutto è normale. Li vedi distrattamente, senti il loro amore, il loro entusiasmo, la loro paura, ma spesso si limitano a sbocciare e a scivolare via. Ma quelli della guerra no. Li ricordo tutti, uno a uno. Sono quelli che decisero di restare. La città, assediata, rombava ogni giorno, ogni ora. Ma non mi abbandonarono. E non solo non lasciarono queste mie quattro asburgiche mura. Non abbandonarono la mia anima. Ogni giorno, sotto il fuoco dell'artiglieria, con i compagni di ronda alle finestre, loro mi onoravano. Studiando. Non cessarono mai le lezioni. Né gli esami.
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Un giorno il professore decise di interrogare, un piccolo esame propedeutico all'orale disse. Chiamò un ragazzo con la barba scura, sfatta, con gli occhi da bambino infossati in un volto già rigato da rughe cresciute troppo in fretta. “Professore non ho potuto studiare, ho combattuto tutto il giorno, la prego!” E io ne ho sentite tante di scuse in duecento anni. Ma solo quella mi ha toccato. 10 ore a sparare davanti alla finestra. Io lo sapevo.
Oppure mi ricordo i filosofi che discutevano dei massimi sistemi. Furono loro fra i primi a capire. Che erano stati abbandonati. Da tutti, anche dai loro. Il corridoio dei rifornimenti c'era, io lo vedevo bene dal mio tetto. Ma nessuno e niente arrivò. Si guardarono l'un l'altro. Cosa c'era di meglio, di fronte all'opinione pubblica, che dei poveri ragazzi che combattono fino alla fine contro il Nemico? Erano il perfetto agnello del sacrificio, per far indignare gli Europei e farli schierare contro i Serbi. Del resto non erano sempre i Serbi che assediavano perfino l'ospedale? I mostri erano loro, certo. I media si sarebbero dimenticati di chi li aveva davvero condannati a morte. Loro no. Ma i filosofi non si scoraggiarono. Fumarono tanto da impregnare ogni aula. Ma non cedettero di un passo. La brigata universitaria degli Umanisti avrebbe resistito. Mica avrebbe potuto far vedere alla brigata dei Tecnici e dei Matematici che occupavano l'altra ala del mio palazzo che avevano paura, no?
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Non ho mai avuto tanta rabbia e tanto odio come quei giorni. Ma nemmeno tanto amore. Vidi passione, tenerezza, lo stupore dei baci rubati, il fremito del pudore e quello della disperazione di chi sa di essere per l'ultima volta fra le braccia di chi si ama. Quanti fecero venire un prete di nascosto a benedire nozze senza un futuro? Ci fu chi, ateo, fu sposato da un vecchio professore che benedisse la loro unione leggendo i passi dell'Odissea che narravano del doppio matrimonio presso la reggia di Menelao. Fecero l'amore nelle mie aule, ma non mi sentii profanata. Addolorata piuttosto. I giovani dovrebbero vivere per il loro avvenire, non morire per difendere la vecchia idea del ceppo etnico. Io che avevo provato a mostrare nel lungo corso della mia esistenza che vivere insieme era possibile, che credevo di aver fatto della mia città un luogo di incontro, dovetti cedere alla consapevolezza di essermi illusa.
I colpi non cessavano nel caldo torrido di agosto. Il cibo sì. Ormai nessuno poteva uscire senza essere falciato dagli sniper. Buffo, io che non ho mai dovuto nutrirmi, ho sentito i morsi della fame dei miei studenti. Uno a uno, anche se non lo volevano dare a vedere. Cominciarono a mangiare il cibo dei cani. Ma anche quello finì. Fu la volta degli animali. Perfino i topi morti nascosti nelle mie profondità vennero cucinati. Questo accadde quando i Serbi occuparono il mio secondo piano. Non un passo venne ceduto senza combattere e i miei ragazzi si rintanarono al terzo piano, ad Architettura.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 82 di 120
E così, se nelle mie profondità si cucinava in calderoni, ai piani alti gli universitari tenevano a freno i morsi della fame guardando la TV. Certo perchè la corrente c'era ancora e Belgrado trasmetteva i programmi di cucina della Clerici, loro avevano solo l'acqua delle pozzanghere da bere e chi avrebbe potuto aiutarli credeva davvero di tenerli in vita insegnando loro ricette di piatti succulenti che non avrebbero più mangiato? Io ogni tanto mi sporgevo, cercando di cogliere qualche aiuto. Vedevo i caschi blu. Ma non potevano intervenire. L'autodeterminazione dei popoli è sacra. Me lo ricordo bene, caro Wilson. Ma è sacra anche quando legittima il massacro?
A un certo punto, semplicemente, non ci fu nulla da mangiare. 5 giorni. Resistettero cinque dannati giorni solo con l'acqua. Anche le munizioni ormai erano quasi esaurite.
Fu allora che il colonnello si alzò. Un colonnello di 25 anni. Radunò tutti nell'Aula Magna. Nei volti segnati riconobbe il suo. E pensare che era stato così bello, quando era arrivato, fiero e coi muscoli resi guizzanti dall'esercizio. Ora sarebbe bastato un pugno ben assestato per metterlo al tappeto. Definitivamente. Li guardò e seppe che condividevano la sua scelta. Alzò il braccio “Tutti vivi all'assalto, tutti vivi all'assalto” E così i miei ragazzi sarebbero morti tutti. Ma non languidi e deboli, privi di forze, ma in corsa. E quando gli ultimi proiettili fossero finiti, avrebbero usato anche il pugnale. Suonò l'ultima canzone.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 83 di 120
Che uno si aspetterebbe qualcosa di classico, di epico. E invece intonarono a squarciagola One degli U2. Un solo amore. Un solo sangue. Una sola vita. Così dice il testo. E me li donarono interamente. I miei poveri, splendidi studenti guerrieri.
Io ero prostata dai colpi dell'artiglieria. Avrei potuto cadere da un momento all'altro. O se lo volevo. Sprofondare insieme a loro. Ma quei giorni non ci fu il rombo dei cannoni che avrebbero potuto farmi collassare con loro, ma le grida e le raffiche di mitragliatrici. Morirono ovunque, nelle aule, sulle cattedre, fra i banchi, sulle scale. I più sfortunati furono quelli che vennero catturati vivi. Li trascinarono nel cortile centrale. E li sgozzarono come animali. Ridevano mentre li vedevano crollare esangui. Durò un po', non si ha mai idea di quanto sangue contenga un essere umano fino a quando non lo vedi svuotato davanti a te.
Se ne andarono dopo qualche ora. Tanto ormai non c'era più nulla da fare. Entrassero pure i Caschi Blu a vedere cosa accade a chi resiste.
E quelli vennero all'alba, coi loro blindati. Anche se temevano, non potevano essere preparati a ciò che li aspettava. Io stessa, che avevo sentito i loro battiti spegnersi uno a uno, non ci riuscivo.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 84 di 120
Ricordo che uno dei mezzi quasi si sbilanciò, slittando per l'acquaplaning. Peccato che non piovesse da giorni ormai. Uno degli uomini scese a controllare, non c'era ancora abbastanza luce per vedere. Poi capì. Non era acqua ciò che li aveva fatti scivolare. Ma il sangue dei miei figli. Vomitò in un angolo. Un ufficiale volle scendere e constatare di persona la situazione. Ricordo che si piegò sulle ginocchia, poggiandosi sui calcagni e pianse, cercando di premersi le lacrime negli occhi. Chissà, forse aveva un figlio quel Casco Blu. O forse era solo rimasto uomo in un mondo spogliato di dignità.
Ecco ragazzo dai riccioli d'oro. Questa è la storia della brigata universitaria, divisa in battaglione umanistico e tecnico. Ma io non voglio che ti ricordi del loro valore e della loro fine. Ricordati la loro canzone. Un solo amore. Un solo sangue. Una sola vita. Usali bene ragazzo. Fa' che non riaccada più. Perchè impazzirei. Già una volta sono stata bagnata dal sangue dei miei figli. Ed è già più di quanto si possa sopportare, anche da parte di chi ha braccia e cuore di pietra.
Francesca BRIZZI
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Da Derna con Wael
Era il 25 aprile 2016 e come noi, anzi più di noi, Essam stava
celebrando la liberazione di Derna, la sua città, che era stata occupata
dagli jiadisti ISIS giusto due anni prima. La sorte della guerra civile
iniziata nella primavera del 2011 con l‟intervento dell‟aviazione
francese, in quella parte del territorio libico era andata a finire in quel
modo davvero drammatico, stracolmo di sangue e lacrime versato da
gente inerme.
La guerra civile libica, scatenatisi con l‟eliminazione del
famigerato Gheddafi, anziché produrre la tanto sperata libertà era
finita in un‟orribile carneficina e la presa del possesso territoriale da
parte degli efferati combattenti dell‟IS, era avvenuta verso gli ultimi
giorni di primavera del 2014.
Essam Zayed, trentadue anni, era Professore di Matematica e
prima dell‟eliminazione del Dittatore, insegnava alla Scuola
Secondaria di Derna. Ultimo di sette figli pur essendo d‟origine
araba, era un fervente Cristiano Copta.
Suo padre Jurj, morto settantaduenne nel 2012, con la fierezza
negli occhi, non aveva mai smesso di ricordargli che i suoi genitori,
da sempre cristiani, non subendo più le continue persecuzioni perché
ritenuti inferiori dai mussulmani, avevano trovato un po„ di serenità
al tempo dell‟occupazione italiana e continuata poi, sotto il rais
Mu‟ammar.
Il bisnonno paterno era stato al servizio degli italiani durante il
periodo della colonizzazione ed era impiegato presso il
Commissariato Generale Provinciale di Derna in Cirenaica. In quel
periodo, un po‟ per sfuggire alle rappresaglie dei soldati italiani
occupanti e un po‟ perché di religione cristiana, da uomo
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 86 di 120
secolarizzato era stato capace di sfruttare al meglio che aveva potuto,
le giuste conoscenze sino a diventare amico degli italiani.
Essam ricordava i racconti del nonno che era morto di vecchiaia
nel 1993, quando lui aveva poco meno di dieci anni.
In talune circostanze, incontrandoci al solito Bar e consumando
qualcosa insieme, tra una chiacchiera e l‟altra era solito ripeterci che
gli piaceva ascoltare il nonno paterno sopratutto, quando gli parlava
dell‟amicizia, sorta tra la sua famiglia e la famiglia Vinciboni di
Grifoni in Campania.
I signori Vinciboni erano dei coltivatori che avevano accettato di
trasferirsi in Libia e postisi a lavorare a capo chino e schiena
incurvata, da subito si erano fatti apprezzare per la loro competenza
agricola. Erano giunti a Derna nell‟autunno del 1937 e vi erano
restati sino all‟inizio del 1970, quando a seguito della diaspora
gheddafiana, avevano dovuto lasciare in fretta ogni bene posseduto e
tornarsene a Grifoni con i pugni vuoti.
L‟odissea di Essam, cominciando dalla fuga da Derna e la
fortunosa traversata di mezza costa settentrionale del suo paese, si
leggeva ancora negli occhi.
Giunto quasi stremato a Zuara era riuscito a imbarcarsi su una
vecchia nave da pesca stracarica di gente disperata che, come lui e
forse anche di più, sperava di approdare alle nostre coste sana e
salva.
Non si sentiva più un cittadino libero e pieno di paura, sulla sua
pelle bruciata aveva subito amaramente la pericolosa traversata del
Mediterraneo viaggiando come profugo, fuggiasco da una terribile
guerra fratricida e portando con sé il nipotino Wael di appena tre
anni che aveva salvato dalla morte violenta in maniera davvero
miracolosa. Nella nottata, erano all‟incirca le due, il peschereccio
s‟era posto in contatto con nave Zeffiro, la Fregata della Marina
Militare Italiana e solo quando aveva scorto la sagoma di ferro che si
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 87 di 120
avvicinava lentamente alla fiancata di legno dell‟oscillante
imbarcazione, Essam aveva potuto sfogare nel pianto la malinconia
che gli stringeva il cuore.
Parlandomi tornava spesso col pensiero a quei momenti dolorosi e
straordinari nello stesso tempo. Nell‟oscurità della notte aveva
vissuto di brividi, non tanto per lui, ma per la sorte del nipotino che
teneva tanto stretto al suo petto da avvertire ogni suo minuscolo
fremito ogni volta che un frangente, abbattendosi sulla fiancata, ne
provocava una scomposta oscillazione. Il trasbordo sulla nave della
Marina per fortuna era stato semplice, quieto e il piccolo Wael, dopo
un breve piagnucolio, si era nuovamente accucciato tra le sue
braccia.
Era sbarcato a Catania reggendo in braccio il nipotino e tenendo
stretto nella mano il pezzettino di carta con l‟indirizzo di Vincenzo
Vinciboni. Già ai militari della Marina, suoi salvatori, dichiarandosi
esule e mostrando i documenti, aveva chiesto di poter essere posto in
contatto con la famiglia grifonese e così, una volta sbarcato, invece
di essere trasferito al C.A.R.A. di Mineo, ottenuta l‟autorizzazione
dal Giudice, era stato consegnato ai responsabili diocesani della
Caritas della città etnea per consentirgli di seguire una trafila
burocratica più veloce.
Considerando la catastrofe di Derna e la tragica odissea vissuta,
per giungere incolume a Zuara come storia passata e da porre nella
saccoccia dietro alle spalle, il giovane Essam Zayed si dichiarava
fortunato per aver incontrato sul suolo italiano persone brave, capaci
e disponibili.
In meno di un mese le sue tristi vicissitudini potevano essere
dichiarate concluse e non gli rimaneva altro che piangere i suoi
familiari di cui nulla sapeva della loro sorte.
Il signor Giuseppe Vinciboni, figlio del fu Vincenzo,
riconoscendo la bontà delle dichiarazioni di Essam, era stato onorato
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 88 di 120
e felice di poterlo accogliere nella sua famiglia. Gli Zayed
rappresentavano una parte dei suoi ricordi giovanili e pur non
conoscendosi di persona, lui aveva bene impresso nella mente
l‟affabilità di suo padre Jurj e del nonno di cui non ricordava il nome.
Il signor Giuseppe era rimasto molto dispiaciuto per non potergli
offrire un lavoro degno della sua istruzione tuttavia gli pose a
disposizione la sua casa e per evitargli le tante pastoie burocratiche,
si offrì di inquadrarlo tra i suoi Braccianti Agricoli.
Essam era rinato.
Aveva trovato pronta accoglienza per lui e soprattutto aveva ridato
una famiglia al piccolo nipote Wael.
Salvatore GRIECO
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MENZIONI DELLA GIURIA
Pace e giustizia insieme per sempre
Fiumi di parole in libri, quotidiani, testi di canzoni e materiale di
propaganda sono stati scritti e divulgati per spiegare e far conoscere
la Costituzione della Repubblica Italiana. In particolare due
sostantivi femminili come “pace” e “giustizia” sono tra gli articoli
più importanti che caratterizzano la legge fondamentale dello Stato
italiano.
Quando si parla di “pace” si ricorda all‟articolo 11 mentre per la
“giustizia” dall‟articolo 101 al 113.
Questi articoli sono spesso nominati durante i discorsi di propaganda
politica e durante le manifestazioni istituzionali e frutto di studi e di
riflessioni per addetti ai lavori e per comuni cittadini che, per motivi
di studio, si avvicinano alla materia.
Quando si parla di “pace” e “giustizia” non si può non legarle e
accostarle: una attrae l‟altra e la completa.
Sono parole molto usurpate, fraintese e spesso mal considerate. Sono
sostantivi femminili che riempiono spesso la bocca di chi poi spesso
nella pratica non rispetta e non adotta. Dal 1948, da quando la
Costituzione le ha rese accessibili e fondamentali, tante lotte per
renderle visibili sono state effettuate ma la storia contemporanea ci
insegna che purtroppo non è stato sempre così facile e semplice
raggiungere gli obiettivi prefissati e auspicati da esse.
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Bandiere che sventolano nei balconi richiamando l‟attenzione dello
Stato italiano con slogan che citano aforismi e affermazioni legate
alla pace e alla giustizia peccato però che poi spesso dall‟altra parte
del mondo o semplicemente nel paese confinante al nostro si sta
svolgendo una guerra terribile e infinita.
Capi di stato che si impegnano a parole, a mediare e a contrastare
questo fenomeno che poi però interessi politici ed economici
boicottano le alleanze e i patti.
L‟Italia è un paese dichiaratamente contro la guerra ma poi si ritrova
spesso a concorrere in aiuto per recarsi in missioni di pace dove però
quest‟ultima non regna sul territorio.
“La giustizia è uguale per tutti” questa è la citazione che ogni
tribunale italiano espone all‟ingresso del forum nelle aule di giustizia
e che ogni cittadino viene colpito nel momento in cui mette piede
nell‟edificio.
Tutto è così chiaro e limpido sulla carta, tutto è così complesso e
contorto nella realtà. Bastano pochi uomini “potenti” a far sì che
tutto quello che è così semplice e raggiungibile diventi molto più
complesso e impossibile.
Luoghi comuni, demagogia e tanta propaganda che riempiono i
social, i media e l‟informazione al punto che si crea una grande
confusione.
Il Comune cittadino ogni giorno cerca di offrire, nel suo operato di
applicare la pace e la giustizia ma non è facile quando ci si confronta
in una comunità dove bastano poche persone a guastare un clima di
convivenza e di tolleranza.
Ed ecco che ci rivolgiamo alle istituzioni: coloro che dovrebbero
vigilare e garantire una sana e tranquilla convivenza che consenta
una normale vita.
Dopo che abbiamo aperto un libro, in cui è stata riportata la
Costituzione italiana, letta, studiata, memorizzata e assimilata
bastano condizionamenti esterni, voluti o non voluti, a riportare
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queste due condizioni fondamentali ad essere singolarmente un
insieme trasgredite.
Occorre fare un passo indietro nella storia, ricordarsi il perché è nata
ed è stata voluta una Costituzione come la nostra e forse la
convinzione e la volontà di applicarla in tutti i suoi 139 articoli, può
ridare la “forza” e la “determinazione” di ripristinare e riprendere un
nuovo “respiro” per donare alla comunità di tutto il mondo una legge
unica e fondamentale che è quella della “vita”. Una “memoria
storica” che non va buttata alle spalle ma va ogni giorno presa in
considerazione e consultata.
Renata SORBA
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SEZIONE
POESIA STUDENTI
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GRADUATORIE
Scuola Primaria
1) Classe I A Chiovini (CAMBIASCA VB) - Con gli occhi dei bambini
Scuola Media
1) Classe I C Media Pola (TORINO TO) - Vedo la pace
2) Classe III E Media Pola (TORINO TO) - E cancellavi la pioggia
3) Classe I E Media Pola (TORINO TO) - Vedi il mare e te ne innamori
SEGNALAZIONI DI MERITO
Classe II B Media Lessona (BRUSNENGO BI) - La pace è bella
Scuola Superiore
SEGNALAZIONI DI MERITO
Classe I B Liceo Alberti (VALENZA AL) - La pace
Classe II A Liceo Alberti (VALENZA AL) - Silenzio
Classe V A Liceo Alberti (VALENZA AL) - Il suono della guerra
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SCUOLA PRIMARIA
Primo Premio Assoluto
Con gli occhi dei bambini
Siamo piccini,
diciannove bambini.
Per noi le parole Pace e Giustizia
hanno un significato molto simile ad Amicizia.
La pace è silenzio, perdono, saper chiedere scusa e permesso,
volersi bene, non picchiare sarebbe per noi già un grande successo.
Giocare insieme con la palla, smettere di litigare,
pregare, trattare bene un animale.
Facciamo tutti insieme un grande disegno,
dove ognuno di noi immagina ciò che ha di più bello:
il gatto Pinuccio tiene per la zampa Scooby il cane,
Fumo soffia, ma poi miagola allegramente con Sovrano Carino J.
Sean, Shop, Punto e Diva ululano insieme alla Luna.
Le mamme e i papà con tutti i fratelli e le sorelle…
Cantiamo una dolce canzone, cantiamo insieme la felicità e l‟amore.
E‟ un sogno bellissimo, dove tutti i nostri desideri possiamo
realizzare
perfino uno splendido unicorno sull‟arcobaleno possiamo cavalcare.
Vorremmo sciare sulle montagne più alte,
salvare il mondo con le nostre invenzioni,
ma poi in fondo per noi tutto quello che conta
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 96 di 120
è stare più tempo possibile abbracciati alla mamma.
Qualcuno ci ha detto che il colore della Pace è il bianco, come una
colomba,
ma per noi la Pace è come il pappagallo Biscotto:
verde, blu, rosa, in volo verso il cielo azzurro.
Siamo piccini,
non sappiamo leggere, non sappiamo scrivere,
ma sappiamo sognare un mondo nuovo, pieno di colori
e un enorme girotondo di bambini che si tengono per mano
in un mondo finalmente buono!
Classe I A Primaria Chiovini
Insegnanti: Maria Cristina PIETROBELLI, Patrizia RAMONI, Ornella
BADANO; - Autori del testo: Davide AZZINI; Emily CALABRÒ;
Lorenzo CAMPAGNOLI; Nicolò CANNONE; Mattia CHINAGLIA;
Marco DE GIULI BOTTA; Marco FINOTTO; Lorenzo FORLASTRO;
Irene GHIDINI; Emanuele GHIONI; Greta GIANTOMASO; Fabrizio
LUISETTI; Carola MADDALENA; Davide MAESTRONI; Stefano
PIANTAVIGNA SAPINI; Loris POLETTI; Mattia SISALIMA CHAVEZ;
Beatrice VERNOLI; Gaia VIGILANTE.
MOTIVAZIONE CRITICA – I pensieri dei più piccoli ci toccano il
cuore; i loro versi semplici e profondi svelano un microcosmo fatto
di relazioni autentiche e genuine. Un incentivo per noi adulti a
imparare dalle parole dei bambini e a impegnarci per un mondo
migliore. (Daniela ZINETTI)
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SCUOLA MEDIA
Primo Premio Assoluto
Vedo la pace
Nel battito d‟ali di una farfalla
lieve e vibrante
come onde del mare.
In un cane curioso
che rincorre lucertole
tra fiori screziati di rosso.
In una musica bella
che mi fa ridere e viaggiare
quando mi sento solo.
Nel sole del mattino
che guardo dalla finestra
prima di andare a scuola.
Nel pianto dei miei fratellini
appena nati.
Una canzone dal sapore di zucchero.
Nella brezza del mattino
che sfiora il mio viso
come un bacio dolce e leggero.
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In un amico lontano
che pensavo di aver perso
ma che ritorna dopo tanto tempo.
In un tramonto sfumato.
Una striscia color porpora
che si confonde con il mare.
Nella carezza della mamma
prima di andare a dormire.
Calda come latte.
Nella mia nonna golosa
che sforna torte e biscotti
e mi fa coccole che profumano di vaniglia.
Nella tavolozza dei colori
dalle sfumature chiare e cupe
con cui dipingo un arcobaleno.
Nel lenzuolo che mi avvolge
quando mi abbandono ai sogni
nel buio della notte.
Nel muro che scavalco
quando gioco
e penso al mio futuro.
Negli abbracci stretti
di chi mi vuole bene
e mi fa sentire al sicuro.
Classe I C Media Pola
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 99 di 120
Insegnante: Laura BORTOLUSSI; - Autori del testo: Iris Concetta
BARBIERI; Sofia BORRELLI; Michele CATALANOTTO; Damian
CONSTANTIN; Gabriele FIORE; Giovanna Margaria GAGLIARDOTTO;
Sofia GALLELLI; Sara IELACQUA; Chiara LINO; Martina LIUNI;
Samuele MARTELLA; Giulian Nicoleta MOISIAN; Riccardo Stefan
PASCARU; Italo PUCA; Lorenzo STURCHIO; Mattia Michael URSO;
Tania Charlotte VARELA QUISPE
MOTIVAZIONE CRITICA – La poesia è armonica e ricca di
contenuti che ci riportano alle semplici ma meravigliose sensazioni
provate nella nostra fanciullezza.Di particolare interesse è la sua
impostazione positiva, che oltre a ricercare la pace riesce a
riconoscerla in quelle situazioni dove già c'è. (Carlo GIOTTO)
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 100 di 120
Secondo Premio Assoluto
E cancellavi la pioggia
E ti vidi
sotto una pioggia di illusioni
e di sogni spezzati.
Volteggiavi lieve
con ali ai piedi.
Ricucivi speranze perdute
e lacrime versate da occhi spenti.
Pelle trasparente come neve di dicembre
fragile come porcellana.
Viso minuto e guance di pesca.
Una tenera risata nasceva dalle tue labbra.
Dolori e pianti e paure e urla
e fuochi e ferite
e morte
si prendevano a calci.
Come nuvoloni neri che nascondevano le stelle.
Ma i tuoi occhi resistevano a quell‟acquazzone prepotente.
Brillavano, simili a scintille di notte,
come finestre spalancate.
Lunghi capelli dorati incorniciavano il tuo viso
con leggeri riccioli di bambina.
Braccia sottili danzavano
intorno al tuo corpo sinuoso e perfetto
come piume d'uccello
e mani delicate accarezzavano
volti dalle sfumature diverse.
Il mondo appassiva.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 101 di 120
Ma tu danzavi in quelle tenebre.
E cancellavi la pioggia.
Anche per me.
Classe III E Media Pola
Insegnante: Laura BORTOLUSSI; - Autori del testo: Andrea ALBOREO;
Aurnelda BIBAJ; Samuel BIONDI; Ergi BUCI; Mihaela BULAI; Simone
CAPOLA; Giovanni CAULI; Mattia D‟AGATA; Simone DI CESARE;
Giorgia LEONARDO; Marta LEONARDO; Serena MILAZZOTTO;
Eleonora MODUGNO; Letizia MONTELEONE; Denise NAPOLITANO;
Mehdi OFKIR; Francesca PALUMBO; Nicolas PERACCHI; Christian
PIROZZI; Camilla RAMOS; Alessandra SMALDONE; Kelly XING
MOTIVAZIONE CRITICA – Poesia complessa ma estremamente
vivida.Di particolare rilievo sono le contrapposizioni tra le immagini
tragiche e quelle positive e di speranza. Originale l'idea della danza
nelle tenebre che cancella la pioggia,sinonimo di dolore,dalle anime.
(Carlo GIOTTO)
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 102 di 120
Terzo Premio Assoluto
Vedi il mare e te ne innamori
Aiuto! Sento ambulanze, elicotteri che ci svegliano.
Sento frastuoni. Il silenzio è da tempo svanito.
Sento gli spari, le bombe cariche di odio.
Urla, grida. Non capisco più niente.
Vedo una bambina indifesa…
L‟ultima cosa che le rimane è un pentolino.
I suoi occhi sono quelli di un cagnolino abbandonato.
Occhi di tristezza, sporgenti, pieni di paura.
Vedo persone sepolte vive dalle macerie.
Altre sfinite, intente a scappare.
Un neonato con il braccio teso,
come a cercare l‟ultima speranza.
Bambini ormai immobili, come statue antiche.
Due più fortunati si abbracciano tra un filo spinato.
Piangenti tristezze sotto i cuori.
Mia mamma mi sussurra: “Vedrai il mare!”
Finalmente! La prima volta che vedo il mare!
Immenso, lo accarezzo, mi sembra un amico.
Il mare è il silenzio che non ho mai sentito.
Appena lo vedi te ne innamori.
Il movimento delle onde
è il dondolio di mia mamma.
Con il suo caldo abbraccio, mi sento al riparo.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 103 di 120
Guardo il cielo: è meraviglioso.
Un barcone. Tutti stretti, ammassati.
Le nostre speranze, come le sfumature del mare: infinite.
Sono stanco, mi addormento.
Spero di sognare la pace.
Classe I E Media Pola
Insegnante: Antonino FAVARA; - Autori del testo: Eduard APOSTU;
Isabella ARMOSINO; Achraf AZGOUN; Francesca Marigiulia
BAGALA‟; Nicolas Julien CARAVELLA; Alessio CICATELLI; Eleonora
D‟ORIA; Carlo FROLA; Rayane LAMRIMMAD; Rayane MASOUD;
Gaia MATTEI; Andrea MESSIANO; Josef OSADOLOR; Roberto
PASTORE; Sara STAZZONE; Giorgia TULPAN; Francesco VENTRICE;
Emanuele ZAMBIASI.
MOTIVAZIONE CRITICA – Versi che interpretano il dolore dei
bambini di fronte alla guerra e la capacità di nutrire speranza anche
nei momenti più bui. Il mare è culla per la salvezza, è silenzio
riparatore per le ferite subite, è dondolio d‟amore per sognare un
futuro di pace e la bellezza di vivere. (Daniela ZINETTI)
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 104 di 120
Segnalazione di Merito
La pace è bella
La pace è bella
come zia Mariella.
La guerra va cancellata
come la sogliola nell‟insalata.
I diritti meritiamo
così liberi ci sentiamo.
I razzisti noi odiamo
e l‟uguaglianza pretendiamo.
La giustizia e l‟integrazione
sono parole belle e buone;
tu sei straniero, io italiano
e insieme ci teniam per mano;
si alla pace, no alla guerra
che sconvolge tutta la terra;
ogni gesto solidale
la pace può creare.
Noi vogliamo la pace
e la guerra che tace
perché un‟estrema umiliazione
porta alla persecuzione
noi viviamo in armonia
e mai in malinconia
l‟uguaglianza nella diversità
porta alla felicità.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 105 di 120
La pace è nel mondo
tutti fanno un girotondo
e se in competizione siamo
fa lo stesso se non vinciamo;
possiamo credere in ciò che vogliamo
se tra di noi parliamo:
la guerra in silenzio deve stare!
la pace invece deve parlare!
Il concetto non è complicato
è come un arcobaleno colorato:
il rosso: l‟amore e la pace a più non posso,
l‟arancione: un mondo senza confusione,
il giallo: la pace è uno sballo,
il verde: da noi la guerra perde,
con l‟azzurro il conflitto si scioglie come il burro,
il blu: della tristezza non ne possiamo più,
con il viola la giustizia in alto vola.
La pace non è scontata come il sale nell‟insalata
richiede un impegno costante
come quando studi la Commedia di Dante
Classe II B Media Lessona
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 106 di 120
Insegnante: Luigia SIRANGELO, Lauretta BOZZONETTI; - Autori del
testo: Alberto ATZENI; Nicole CARON; Ludovico ERMANNI; Giulia
FRANZA; Abdullah KHALID; Lisa MACCHI; Lara MALDONATO;
Federico METTI; Adam MORESCO; Giorgia PEZZUOLA; Nicole PIA;
Matteo ROMANO; Melissa SAGGION; Riccardo SAVIOLO; Mattia
SPORTELLI; Riccardo TAMIAZZO; Clementina VALOTA; Eric
VENTURINI; Sofia VERZA.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 107 di 120
SCUOLA SUPERIORE
Segnalazione di Merito
La pace
La pace non ha colori,
la pace è un sorriso vero,
di quelli che ti spuntano sul viso spontanei,
senza pensieri.
La pace non è sempre silenzio,
la pace è anche piangere
quando piangi davvero,
quando le lacrime ti liberano.
La pace è guardarsi
anche ore,
anche minuti,
anche secondi,
magari piangendo,
magari ridendo,
magari urlando.
Noi siamo pace,
non sempre,
quasi mai,
ma siamo
PACE.
Classe I B Liceo Alberti
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 108 di 120
Insegnante: Graziella BASSI; - Autori del testo: Alessia AVITABILE;
Viola BERTINI; Valerio BIANCHINI; Luca CAMPORESE; Federica DE
MELLO; Giacomo DEAMBROGIO; Viola FARACI; Giorgia
FRACCHIONI; Alessandro GATTI; Chiara GUERCI; Sharon IERARDI;
Annalisa LENTI; Leonardo LICARI; Manuel MAURO; Mattia MAURO;
Maria Giulia MENEGHINI; Marco MONTINI; Noemi PANZICA; Carlo
PITTATORE; Francesco PITTATORE; Alberto PIZZETTI; Alessandro
POLO; Mattia POZZI; Benedetta RAVERA; Cristina RE; Giorgia
RONDA; Ilaria SCOLLETTA; Arianna SOLDERA; Laura SQUARISE;
Samuele STELLA; Arianna TRABELLA
Segnalazione di Merito
Silenzio
Dai tetri
Scogli
Della follia
Un pianto
Spezza
Il respiro
Greve
Della storia.
Poche parole,
Solo uno sguardo perso nel vuoto.
Una bambina di pochi anni
Occhi neri
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 109 di 120
Impietriti e fissi
Come il marmo.
Echi
Di guerra
Grido
Di pace.
E intorno solo vittime e dolore.
Classe II A Liceo Alberti
Insegnante: Graziella BASSI; - Autori del testo: Andrea ARAGNI; Blanca
BENEDETTI; Marco CARRETTIN; Martina CORRAO; Matteo
GAUDINO; Pietro GRILLO DI RICALDONE; Melissa HYSA; Noemi
LAINA‟; Iris LENTI; Roberto MAZZEI; Francesca MAZZON; Sophia
METTA; Gabriele MORI; Lorenzo PORCU; Christian ROCCO; Filippo
Maria ROLANDI; Alessandro SARLI; Luca SONCIN; Marco STEFANI;
Costanza STELLA; Narilda TOSKU
Segnalazione di Merito
Il suono della guerra
Cerco un metronomo che mi aiuti a imparare,
che scandisca il tempo e mi lasci suonare
ma dalla finestra odo solo cannoni,
i potenti che sparano sentendosi adoni
quel rumore incessante detta una musica
ma nessuno la sente, nessuno la giudica.
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 110 di 120
I pianti, le grida vestite di note
lasciano lo spartito tra le righe vuote
Gli uomini sparano disprezzando i vicini
loro che arrivano da poco oltre i confini,
animati dall‟odio e da crudeli istinti
si atteggiano da vincitori dinanzi ai vinti
urlano e sparano in nome di pace
la gente impaurita li guarda e tace
alzo lo sguardo verso il mio assassino
ancora inconscio del mio triste destino
inciampo, cado, rimango lì a terra
sentendo dall‟alto che una mano mi afferra
ora calmo, senza più frenesia
odo il suono della mia batteria
i piatti, la cassa, il piede va lento
non sento il metronomo,
ora si è spento.
Classe V A Liceo Alberti
Insegnante: Graziella BASSI; - Autori del testo: Nicolò ANCORA; Carlo
BARZIZZA; Alessandro BATTISTA; Chiara BENZI; Elena BISIO; Enrico
BUSSETTI; Beatrice BUZIO; Mattia CAFISO; Bianca CARRA‟; Lorenzo
CASSINA; Giulio Sergio CIRRI; Ilaria COMAZZI; Asia DEALESSI;
Anna EMMANUELE; Riccardo FAGGION; Lorenzo GIUBILATO;
Antonio MARINO CERRATO; Matilde MILANESE; Luca MOSSO; Alice
PAGELLA; Omar QUARGNENTI; Sofia REPOSO; Matteo SONCIN;
Martina TALARICO; Giacomo TARTARA; Edoardo VISCONTI; Simona
YLLI; Francesco ZOGNO; Paolo ZUZZE‟
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 111 di 120
ALBO D’ORO3
SENZA LIMITI DI ETA’ (Adulti)
POESIA 1983 Carla DI SARO' - Udine
1984 Walter SABATO - Bari
1985 Annalisa BADINO - Verona
1986 Maria VIARENGO – Etiopia Renzo FIAMMETTI - Novara
1987 Adriana SCARPA - Treviso
1988 Maria Grazia VACCHINA - Aosta
1989 Paolo BIGNOLI - Borgomanero
1990 Silvano NUVOLONE - Cavagnolo
1991 Albino COMELLI - Udine
1992 Graziana GIOVANNONE - Padova
1993 Walter ARNO' - Torino
1994 Pina MELONI - Nichelino
1995 Gianmario ROMANETTO - Venaria
1996 Vera Milena ZIRAFA - Torino
1997 Aurora CANTINI - Nembro
1998 Stefania CLERICI - Lurago Marinone
1999 Rodolfo MANFRONI – Torino
2000 Felice SERINO - Torino
3 Si precisa che l‟anno indicato corrisponde a quello in cui ogni edizione del
premio è stata bandita e non a quello della premiazione, che solitamente si svolge
l‟anno successivo. Il Premio non è stato bandito dal 2004 al 2012
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 112 di 120
2001 Alessandra CRABBIA CRESPI - Montebelluna
2002 Simona LEONARDI – Forte dei Marmi
2003 Antonio BLUNDA – Forte dei Marmi
2013 Bruno LAZZEROTTI – Milano
2014 Gianni MARTINETTI - Cavallirio
2015 Fausto BERETTA - Bussero
2016 Elisabeta PETRESCU – Romania/Sanremo
2017 Mariapia CRISAFULLI SantaTeresa di Riva
2018 Davide Rocco COLACRAI - Terranuova Bracciolini
NARRATIVA BREVE4
1992 Michele LAMACCHIA - Bari
1993 Armano TOGNOCCHI - Genova
1994 Lino TONTI - Rimini
1995 Antonella FARNETI - Ravenna
1996 Lorenzo RANCATI TORRIELLI - Spino d‟Adda
1997 Sergio ALBESANO - Torino
1998 Teresina MARANGONI - Grugliasco
1999 Maria IATTONI – Bologna
2000 Franco LAZZARINI - Istia d‟Ombrone
2001 Claudia BERTOLE’ – Avigliana
2002 Anita CEDRONI – Torino
2003 Rossana PACE – Roma
2015 Letizia CHILELLI - Civita Castellana
2016 Non assegnato
2017 Patrizia PETRUCCIONE - Albenga
2018 Gian Antonio BERTALMIA Carmagnola
4 La narrativa breve è stata prevista dal 1993 al 2003. Poi dal 2015
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 113 di 120
SCUOLA SUPERIORE - GIOVANI (fino a 18 anni)
POESIA 1983 Cristina PIOVANO - Chieri
1984 Giovanni SPADA - Torino
1985 Roberta SUBRIZI - Ivrea
1986 AntonGiulio MARMOTTI - Torino
1987 Jessica TAMAGNI – Novara
1988 Simona CORSARO - Torino
1989 GianCarlo DI MICHELE - Teramo
1990 Luisa ZACCARELLI - Campogalliano
1991 Classe III Ist.Mag.Orsoline - Albenga
1992 Classe I Ist.Mag.Bambin Gesù - Gualdo Tadino
1993 Classe II ITIS Cannizzaro - Colleferro
1994 Classe V B ITG Brocherel - Aosta
1995 Simone RUGGERI - Cagliari
1996 Classe III E Liceo Linguistico Deledda - Genova
1997 Classe II C ITC Brocherel - Aosta
1998 Classe III Ist. Redemptoris Mater - Albenga
1999 Edvige Priscilla GALBO – Alcamo
2000 Carmen INGLESE - Torino
2001 Classe V G Liceo Mariotti - Perugia
2002 Classe IV G Liceo Mariotti - Perugia
2003 Cassandra VENTURINI – Lendinara
2013 Non assegnato
2014 Non assegnato
2015 Classe III A IIS Cellini-Liceo Alberti - Valenza
2016 Classe III A IIS Cellini-Liceo Alberti - Valenza
2017 Classe III B IIS Cellini-Liceo Alberti - Valenza
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 114 di 120
NARRATIVA BREVE 1992 Classe V B Liceo Classico Leopardi - Recanati
1993 Classe IV D ITPA Casula - Varese
1994 Viviana SALMASO - Varese
1995 Classe I Liceo Sociale Antida - Vercelli
1996 Giacomo BIANCHI - Belluno
1997 Classe I B Ist. Mag. Reg. Margherita - Torino
1998 Classe II B ITC Battaglia - Norcia
1999 Salvatore MARCIS - Ravenna
2000 Classe II B Ist. Mag. Reg. Margherita - Torino
2001 Jennifer SALAMON - Cadorago
2002 Non assegnato
2003 Non assegnato
SCUOLA SECONDARIA (Scuola Media)
POESIA 1983 Chiaretta VADA - Collegno
1984 Sara CORONATO - Torino
1985 Cristina PORTESANI - Pinerolo
1986 Lorenzo FERRINI - Arezzo
1987 Germano VANTUSSO - Fagagna
1988 Francesca BRANDONI - Senigallia
1989 Classe II A Media Parini - Catania
1990 Stefania FERRARI - Modena
1991 Classe III Media per Ciechi - Torino
1992 Classe III Media - Mombaruzzo
1993 Classe III C Media San Francesco - Francavilla Fontana
1994 Classe II A Media Cervi - La Spezia
1995 Classe III A Media Lorenzo de' Medici - Barberino Mug.
1996 Classe II B Media Manzoni - Alessandria
1997 Classe II D Media De Bellis - Castellana Grotte
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 115 di 120
1998 Classe II B Media Scandura - Aci San Filippo
1999 Classe III F Media San Francesco - Francavilla Fontana
2000 Classe II B Media Scandura - Aci San Filippo
2001 Classe II B Media Ranzoni - Verbania
2002 Classe III A Media De Amicis - Caltabellotta
2003 Classe II H Media San Francesco - Francavilla Fontana
2013 Classe II E Media Frassati – Torino
2014 Classe III E Media Frassati – Torino
2015 Classe I E Media Frassati – Torino
2016 Classe III B Media Padre Gemelli – Torino
2017 Classe IIC Media Duca d'Aosta - Novara
2018 Classe I C Media Pola – Torino
NARRATIVA BREVE 1992 Classe III C Media Leonardo - Sangiustino
1993 Classe II B Media Lipparini - Scicli
1994 Classe III A Media Farina - Venezia
1995 Classe I D Media Altichiero - Zevio
1996 Federico e Marco MAZZARELLA - Massa
1997 Federico e Marco MAZZARELLA - Massa
1998 Classe II F Media San Francesco - Francavilla Fontana
1999 Classe I D Media - Comiso
2000 Non assegnato
2001 Classe II F Media San Francesco - Francavilla Fontana
2002 Non assegnato
2003 Francesco MERCURELLI - Roma
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 116 di 120
SCUOLA PRIMARIA (Scuola Elementare)5
POESIA 1983 Massimo BELLANZA - Torino
1984 Valentina RAGLIO - Vallo T.se
1985 Ester Monica MARINO - Torino
1986 Elisabetta MAZZOTTI - Ravenna
1987 Francesca PROTO - Cosenza
1988 Classe II B di Pontechiasso - Como
1989 Classe IV A Elementare - Buttigliera Alta
1990 Classe III Elementare - San Mauro Forte
1991 Classi I A e I B Elementare - Buttigliera Alta
1992 Classi II A e II B Elementare - Buttigliera Alta
1993 Classi V A Elementare Battisti - Gallarate
1994 Classe V Elementare Carducci - Lido di Camaiore
1995 Classe V A Elementare - Vallecrosia
1996 Classe II A Elementare - Turate
1997 Classe II A Elementare - Turate
1998 Classi III A e III B Elementare - Buttigliera Alta
1999 Classe II Elementare Carducci - Lido di Camaiore
2000 Classe V Elementare Carducci - Lido di Camaiore
2001 Classe IV A Elementare Collodi - Biella
2002 Classe II Elementare Carducci - Lido di Camaiore
2003 Non assegnato
2013 Non assegnato
2014 Non assegnato
2015 Classe V B Primaria Papa Giovanni - Nichelino
2016 Classe III A Primaria Bollini - Novara
2017 Classe V U Primaria Madonna del Pasco – Villanova M.
2018 Classe I A Primaria Chiovini - Cambiasca
5 Eventuali opere della Scuola Materna vengono inserite in questa sezione
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 117 di 120
NARRATIVA BREVE 1992 Classe III A Elem.Pittura del Braccio - Recanati
1993 Classe I A Elementare Collodi - Firenze
1994 Classe IV A Elem.Pittura del Braccio - Recanati
1995 Federico e Marco MAZZARELLA - Massa
1996 Classe II Elementare Frank - Puianello
1997 Classe III Elementare Frank - Puianello
1998 Classe I A Elementare Alighieri - Massa
1999 Classi III A e III B Elementare XIII Circolo - Bari
2000 Classe III A Elementare Alighieri - Massa
2001 Classe III A Elementare Alighieri - Massa
2002 Non assegnato
2003 Non assegnato
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 118 di 120
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 119 di 120
Centro Studi Cultura e Società Premio per la Pace XXVII - pag 120 di 120
Centro Studi Cultura e Società
Tel: 011 4333348 – 347 8105522
Sede legale: via Cesana 56 10139 Torino
Sala eventi: via Vigone 52 (Torino)
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Sito: http://culturaesocieta.gsvision.it/
C/C Postale n. 1009353721
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CF 04303680013
Istituto di ricerca e di documentazione - Associazione di volontariato
culturale senza fini di lucro. Registrazione a Rivarolo il 17/12/82 (Atto
1181, Vol.170) - Revisione statuto registrata a Rivarolo l'8/11/91 (Atto 343
Vol.1/A) - Ultima revisione dello Statuto approvata dall‟Assemblea dei
Soci del 26/06/2012 – Registrazione: Atto 12437 serie 3 Cod. 109T del
28/08/2012 a Torino. Iscrizione Registro Associazioni del Comune di Torino (DGR n. 2012-
06759/001 del 4/12/2012)