XXIII CONGRESSO NAZIONALE ACRI GUZZETTI: SAPPIAMO … · Assifero; Carlo Trigilia, professore...

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Si è svolto a Lucca il XXIII Congresso Nazionale delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio Spa, sul tema “Coesione, sviluppo, innovazione”. Una due giorni – il 18 e il 19 giugno – organizzata dall’Acri e accolta con entusiasmo e partecipazione dall’intera città di Lucca, che ha visto presenti oltre cinquecento congressisti, cento- cinquanta accompagnatori e una più che nutrita rap- presentanza della stampa. La splendida location congressuale negli spazi del Complesso Conventuale di San Francesco, messi a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, e l’altis- simo profilo dei relatori e di tutti i par- tecipanti hanno fatto del XXIII Congresso un evento davvero indi- menticabile, nel quale si sono susse- guiti una ventina di interventi, nel- l’ambito di tre diverse sessioni. Alla sessione inaugurale, nella mattinata del giorno 18, hanno partecipato: Arturo Lattanzi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca; Alessandro Tambellini, sindaco di Lucca; Piero Fassino, presidente dell’Anci; Enrico Morando, vicemini- stro dell’Economia e delle Finanze; Stefania Giannini, ministro dell’Istru - zione, dell’Università e della Ricerca; Giuseppe Guzzetti, presidente del- l’Acri. Nella sessione dedicata specifi- catamente alle Fondazioni, nel pome- riggio del 18, sono intervenuti: Giuseppe De Rita, presidente della Fondazione Censis; Vincenzo Marini Marini, vicepresidente dell’Acri a capo del gruppo di lavoro dell’Associazione sul tema “Le Fondazioni e il welfare” (Marini Marini è presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno); Giorgio Righetti, diret- tore generale dell’Acri; Pietro Barbieri, portavoce del Forum del Terzo Settore; Claudia Fiaschi, vicepresidente di Confcooperative; Ivanohe Lo Bello, vicepresidente di Confindustria per l’Education; Don Domenico Santan - gelo, vicedirettore dell’Ufficio Na- zionale per i Problemi Sociali e il Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana; Felice Scalvini, presidente di Assifero; Carlo Trigilia, professore ordinario di Sociologia Economica all’Università di Firenze; i vicepresi- denti dell’Acri Matteo Melley (che è presidente della Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia), Luca Remmert (che è presidente della Compagnia di San Paolo), Umberto Tombari (che è presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze). Nella mattinata di venerdì 19 giugno si è, invece, svolta la sessione dedicata alle Casse di Risparmio Spa, a cui hanno partecipato: Giuseppe Ghisolfi, membro del Comitato Rapporti con l’Estero dell’Acri (Ghisolfi è presidente della Cassa di Risparmio di Fossano Spa); Camillo Venesio, presidente dell’Assbank; Antonio Patuelli, presidente dell’Abi (è presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna Spa); Luigi Federico Signorini, vicedirettore generale della Banca d’Italia. Prima della sessione conclusiva del Congresso, dedicata alla presentazione delle mozioni e alla successiva approvazione della Mozione finale, ha portato il suo saluto all’assem- blea dei congressisti il presidente della Giunta Regionale della Toscana, Enrico Rossi. Di seguito riportiamo una breve sinte- si dell’intervento del presidente del- l’Acri, Giuseppe Guzzetti, che ha ricordato come questo sia il primo Congresso dopo la celebrazione del centenario della nascita dell’Asso- ciazione, festeggiato a Palermo con il Congresso del 2012, e che quindi è un appuntamento particolarmente impor- tante, in quanto segna il vero e proprio avvio di un nuovo ciclo, iniziato con l’adesione da parte delle Associate Acri alla Carta delle Fondazioni tre anni fa e sancito con la firma del Protocollo d’intesa tra l’Acri e il Mef – Ministero dell’Economia e delle Finanze il 22 aprile scorso a Roma. Il Protocollo Acri - Mef «Il Protocollo Acri-Mef – ha detto Guzzetti – è un segnale di grande responsabilità e maturità da parte delle nostre Fondazioni che dimostra la loro decisa volontà di fare un ulte- riore passo avanti nel virtuoso percor- so volto a dare maggiore efficacia e trasparenza alla loro attività, nel rispetto della propria autonomia e indipendenza. È un passo fondamen- tale nel processo di autoriforma delle Fondazioni, voluto dal Mef e dall’Acri nel solco della legge che le regola, cioè la riforma Ciampi del 1998/99 e le successive modifiche. Esso scaturisce dal mutato contesto storico, economico e finanziario, da cui emergeva l’esigenza di specificare la portata applicativa dei principi con- sacrati nella legge Ciampi: principi che disciplinano le Fondazioni di ori- gine bancaria affinché possano espri- mersi sempre più pienamente quali soggetti del terzo settore». segue a pagina 2 Anno XVI Luglio-Agosto 2015 Tariffa regime libero 20/D - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma Il 20 giugno i Vertici dell’Acri, guidati dal presidente Giuseppe Guzzetti, sono stati ricevuti dal Santo Padre in Vaticano, nella Biblioteca del Palazzo Aposto- lico. L’incontro è stato l’occasione per illustrare a Sua Santità Papa Francesco il ruolo di promozione sociale svolto dalle Fondazioni di origine bancaria, for- nendo sostegno al welfare, all’arte, alla cultura, alla ricerca scientifica e alla tutela dell’ambiente del nostro Paese. Al Santo Padre è stato, in particolare, esposto un nuovo importante progetto che – con il coordinamento dell’Acri e la collaborazione delle organizzazioni del volontariato e degli altri enti del privato sociale, rappresentati all’incontro dal portavoce del Forum del Terzo Settore, Pietro Barbieri – le Fondazioni intendono realizzare a favore dell’infanzia svan- taggiata, con particolare riferimento ai bambini in condizione di indigenza o povertà e ai minori che giungono quotidianamente in Italia in fuga dalla fame e dalla guerra. L’obiettivo è dare risposte concrete per lenire le loro sofferenze e offrire loro opportunità e speranze per un futuro migliore. L’intervento, che si svilupperà nell’arco di tre anni, potrà contare su un ammontare complessivo di risorse pari a 50 milioni di euro, messe a disposizione dalle Fondazioni di ori- gine bancaria nell’ambito del capitolo di progettazione sociale previsto nell’Accordo Acri-Volontariato, che include specificatamente azioni di proget- tazione sociale che coinvolgano le organizzazioni di volontariato su azioni volte a migliorare le condizioni dei soggetti più deboli della nostra società. I VERTICI ACRI RICEVUTI DAL SANTO PADRE XXIII CONGRESSO NAZIONALE ACRI GUZZETTI: SAPPIAMO SEMPRE RINNOVARCI Al Congresso, da sinistra: Piero Fassino, Alessandro Tambellini, Stefania Giannini, Arturo Lattanzi, Enrico Morando, Giuseppe Guzzetti

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  • Si è svolto a Lucca il XXIII Congresso Nazionaledelle Fondazioni di origine bancaria e delle Cassedi Risparmio Spa, sul tema “Coesione, sviluppo,innovazione”. Una due giorni – il 18 e il 19 giugno– organizzata dall’Acri e accolta con entusiasmo epartecipazione dall’intera città di Lucca, che havisto presenti oltre cinquecento congressisti, cento-cinquanta accompagnatori e una più che nutrita rap-presentanza della stampa. La splendida locationcongressuale negli spazi del ComplessoConventuale di San Francesco, messia disposizione dalla FondazioneCassa di Risparmio di Lucca, e l’altis-simo profilo dei relatori e di tutti i par-tecipanti hanno fatto del XXIIICongresso un evento davvero indi-menticabile, nel quale si sono susse-guiti una ventina di interventi, nel-l’ambito di tre diverse sessioni. Allasessione inaugurale, nella mattinatadel giorno 18, hanno partecipato:Arturo Lattanzi, presidente dellaFondazione Cassa di Risparmio diLucca; Alessandro Tambellini, sindacodi Lucca; Piero Fassino, presidentedell’Anci; Enrico Morando, vicemini-stro dell’Economia e delle Finanze;Stefania Giannini, ministro dell’Istru -zione, dell’Università e della Ricerca;Giuseppe Guzzetti, presidente del -l’Acri. Nella sessione dedicata specifi-catamente alle Fondazioni, nel pome-riggio del 18, sono intervenuti:Giuseppe De Rita, presidente dellaFondazione Censis; Vincenzo MariniMarini, vicepresidente dell’Acri a capodel gruppo di lavoro dell’Associazionesul tema “Le Fondazioni e il welfare”(Marini Marini è presidente dellaFondazione Cassa di Risparmio diAscoli Piceno); Giorgio Righetti, diret-tore generale dell’Acri; Pietro Barbieri,portavoce del Forum del Terzo Settore;Claudia Fiaschi, vicepresidente diConfcooperative; Ivanohe Lo Bello,vicepresidente di Confindustria perl’Education; Don Domenico Santan -gelo, vicedirettore dell’Ufficio Na -zionale per i Problemi Sociali e ilLavoro della Conferenza EpiscopaleItaliana; Felice Scalvini, presidente diAssifero; Carlo Trigilia, professoreordinario di Sociologia Economicaall’Università di Firenze; i vicepresi-

    denti dell’Acri Matteo Melley (che è presidentedella Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia),Luca Remmert (che è presidente della Compagniadi San Paolo), Umberto Tombari (che è presidentedell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze). Nellamattinata di venerdì 19 giugno si è, invece, svolta lasessione dedicata alle Casse di Risparmio Spa, a cuihanno partecipato: Giuseppe Ghisolfi, membro delComitato Rapporti con l’Estero dell’Acri (Ghisolfiè presidente della Cassa di Risparmio di Fossano

    Spa); Camillo Venesio, presidente dell’Assbank;Antonio Patuelli, presidente dell’Abi (è presidentedella Cassa di Risparmio di Ravenna Spa); LuigiFederico Signorini, vicedirettore generale dellaBanca d’Italia. Prima della sessione conclusiva delCongresso, dedicata alla presentazione dellemozioni e alla successiva approvazione dellaMozione finale, ha portato il suo saluto all’assem-blea dei congressisti il presidente della GiuntaRegionale della Toscana, Enrico Rossi.

    Di seguito riportiamo una breve sinte-si dell’intervento del presidente del -l’Acri, Giuseppe Guzzetti, che haricordato come questo sia il primoCongresso dopo la celebrazione delcentenario della nascita dell’Asso -ciazione, festeggiato a Palermo con ilCongresso del 2012, e che quindi è unappuntamento particolarmente impor-tante, in quanto segna il vero e proprioavvio di un nuovo ciclo, iniziato conl’adesione da parte delle AssociateAcri alla Carta delle Fondazioni treanni fa e sancito con la firma delProtocollo d’intesa tra l’Acri e il Mef– Ministero dell’Economia e delleFinanze il 22 aprile scorso a Roma.

    Il Protocollo Acri - Mef«Il Protocollo Acri-Mef – ha dettoGuzzetti – è un segnale di granderesponsabilità e maturità da partedelle nostre Fondazioni che dimostrala loro decisa volontà di fare un ulte-riore passo avanti nel virtuoso percor-so volto a dare maggiore efficacia etrasparenza alla loro attività, nelrispetto della propria autonomia eindipendenza. È un passo fondamen-tale nel processo di autoriforma delleFondazioni, voluto dal Mef edall’Acri nel solco della legge che leregola, cioè la riforma Ciampi del1998/99 e le successive modifiche.Esso scaturisce dal mutato contestostorico, economico e finanziario, dacui emergeva l’esigenza di specificarela portata applicativa dei principi con-sacrati nella legge Ciampi: principiche disciplinano le Fondazioni di ori-gine bancaria affinché possano espri-mersi sempre più pienamente qualisoggetti del terzo settore».

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    Il 20 giugno i Vertici dell’Acri, guidati dal presidente Giuseppe Guzzetti, sonostati ricevuti dal Santo Padre in Vaticano, nella Biblioteca del Palazzo Aposto -lico. L’incontro è stato l’occasione per illustrare a Sua Santità Papa Francescoil ruolo di promozione sociale svolto dalle Fondazioni di origine bancaria, for-nendo sostegno al welfare, all’arte, alla cultura, alla ricerca scientifica e allatutela dell’ambiente del nostro Paese. Al Santo Padre è stato, in particolare,esposto un nuovo importante progetto che – con il coordinamento dell’Acri e lacollaborazione delle organizzazioni del volontariato e degli altri enti del privatosociale, rappresentati all’incontro dal portavoce del Forum del Terzo Settore,Pietro Barbieri – le Fondazioni intendono realizzare a favore dell’infanzia svan-taggiata, con particolare riferimento ai bambini in condizione di indigenza opovertà e ai minori che giungono quotidianamente in Italia in fuga dalla fame edalla guerra. L’obiettivo è dare risposte concrete per lenire le loro sofferenze eoffrire loro opportunità e speranze per un futuro migliore. L’intervento, che sisvilupperà nell’arco di tre anni, potrà contare su un ammontare complessivo dirisorse pari a 50 milioni di euro, messe a disposizione dalle Fondazioni di ori-gine bancaria nell’ambito del capitolo di progettazione sociale previstonell’Accordo Acri-Volontariato, che include specificatamente azioni di proget-tazione sociale che coinvolgano le organizzazioni di volontariato su azionivolte a migliorare le condizioni dei soggetti più deboli della nostra società.

    I VERTICI ACRI RICEVUTIDAL SANTO PADRE

    XXIII CONGRESSO NAZIONALE ACRIGUZZETTI: SAPPIAMO SEMPRE RINNOVARCI

    Al Congresso, da sinistra: Piero Fassino, Alessandro Tambellini, Stefania Giannini, Arturo Lattanzi, Enrico Morando, Giuseppe Guzzetti

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    XXIII Congresso

    FONDAZIONI Luglio - Agosto 2015

    «Questo Protocollo – ha continuato Guzzetti – è incontinuità, nella sostanza, con le scelte effettuatedall’Acri con la Carta delle Fondazioni, ma portaun’innovazione assoluta nel rapporto fra “vigilante” e“vigilato”, perché ha trovato nel dialogo e nel con-fronto costruttivo lo strumento ideale per favorirecomportamenti e prassi sempre più virtuose, nell’in-teresse delle comunità e dell’intero Paese. Esso è unatto negoziale tra “vigilante” e “vigilato”: un “unicumgiuridico” assoluto nel panorama delle istituzioni pri-vate sottoposte a vigilanza di un ente pubblico». «Conl’accettazione del Protocollo – ha detto – le Fonda -zioni ritengono opportuno definire parametri di effi-cienza e di efficacia operativa e gestionale ancora piùstringenti rispetto al passato, assumendo l’impegno diapplicare criteri di condotta comuni in ordine a unapluralità di fattori, riconducibili a tre principi: la ridu-zione del rischio, la rendicontazione, la loro autono-mia e indipendenza da soggetti terzi».Guzzetti ha ricordato che per il primo punto al centroc’è la gestione del patrimonio, con l’obiettivo di otti-mizzare la combinazione tra redditività e rischio delportafoglio nel suo complesso. «Non si può, infatti,dipendere per la realizzazione della propria attivitàistituzionale, che è quella filantropica, dai risultati diun investimento troppo concentrato su un unico asset– ha detto –. Ho piena consapevolezza del salto ancheculturale, e potrei forse dire affettivo, che la scelta diun ulteriore allentamento dei rapporti con la bancaconferitaria comporta soprattutto per quelleFondazioni di minori dimensioni legate a Casse pro-fondamente radicate sui territori. Peraltro si tratta diuna scelta nel loro stesso interesse, perché al di làdell’efficacia e dell’efficienza gestionale del portafo-glio mostrata da alcune Fondazioni il cui asset quasiesclusivo è la banca, le vicende dell’ultimo periodohanno mostrato come per altre Fondazioni la pervica-ce determinazione a tenere legato il proprio destino aquello della conferitaria sia, alla fine, risultato penaliz-zante per entrambe. Diversificare il proprio portafo-glio di investimenti non annulla i rischi, ma certo licontiene. E questa non è un’opinione, ma una leggeeconomica. Il radicamento nel territorio delle piccoleCasse di risparmio – ha aggiunto - è un valore chel’Acri ha sempre difeso in passato e che difenderà infuturo, ma occorre proporre soluzioni che non con-traddicano la necessità di diversificare il patrimoniodelle Fondazioni azioniste».

    Le Banche«Molte banche italiane – ha ricordato Guzzetti –hanno potuto contare sulla presenza nel loro capitalesociale delle Fondazioni, che ne hanno accompagnatole scelte, favorendone il rafforzamento patrimonialeattraverso la sottoscrizione degli aumenti di capitale e

    la rinuncia alla distribuzione di dividendi con l’intentodi sostenerne l’attività di finanziamento delle famigliee delle piccole e medie imprese. C’è uno strabismo –ha sottolineato – che, in questo Congresso, ritengo didover denunciare ancora una volta. È unanime il giu-dizio che il sistema bancario italiano è sano e non harichiesto soldi pubblici: quelli alla Banca Mps eranoprestiti, a tassi particolarmente pesanti, che in partesono stati restituiti e che con l’aumento di capitale incorso saranno interamente restituiti. In altri paesi (Usa,Inghilterra, Spagna, Francia e, soprattutto, inGermania) l’intervento pubblico è stato pesantissimoed è tuttora in corso. Le due banche di cui sono azio-niste molte Fondazioni stanno, invece, in testa alle gra-duatorie europee e internazionali per patrimonializza-zione, liquidità, basso tasso di insolvenze. Questi i datinon controvertibili. Allora, si vuole riconoscere, unabuona volta, che è stato merito delle Fondazioni averesostenuto, in alcuni casi proposto, gli aumenti di capi-tale delle banche, rinunciando per diversi esercizi aidividendi?». Ha quindi fatto cenno ai destini di altreaziende privatizzate in Italia in cui non c’erano leFondazioni come azioniste e che hanno avuto benaltro, meno positivo, esito delle banche nate dal pro-cesso di privatizzazione delle ex Casse di Risparmio.

    L’attività erogativaGuzzetti, ha ricordato che tra il 2000 e il 2014, leFondazioni hanno erogato risorse per complessivi18,4 miliardi di euro (8,3 nel solo periodo 2008-2014)e accantonato ulteriori risorse per l’attività erogativafutura per circa 2 miliardi di euro, per un totale di 20,4miliardi. E con il coordinamento dell’Acri hanno rea-lizzato anche importanti progetti congiunti. Ne haricordati diversi, primo fra tutti la realizzazione dellaFondazione con il Sud. Nata da un’alleanza fra reti -le Fondazioni di origine bancaria e il mondo del terzosettore e del volontariato – la Fondazione con il Sud èriuscita a potenziare le strutture immateriali per lo svi-luppo sociale, civile ed economico del Meridioned’Italia, attuando forme di collaborazione e di sinergiacon le diverse espressioni delle realtà locali, in un con-testo di sussidiarietà e di responsabilità sociale. LeFondazioni di origine bancaria – dopo aver messo adisposizione le risorse per costituire il patrimoniodella Fondazione con il Sud, circa 315 milioni di euro,di cui 210 milioni versati direttamente dalle Fon da -zioni di origine bancaria e i restanti 105 milioni pro-venienti da risorse extra che esse avevano destinato aiFondi speciali per il volontariato (ex D.M.11.09.2006) – erogano ogni anno alla Fondazione conil Sud intorno a 20 milioni di euro; sicché dal 2006 al2014 hanno ad essa destinato complessivamente 209milioni di euro per svolgere la sua attività filantropica,che si è concretizzata in oltre 700 iniziative – tra cui la

    I dati di sintesi relativi al bilancio di sistema delleFondazioni di origine bancaria per l’esercizio2014, anticipati dall’Acri in occasione del XXIIICongresso Nazione, registrano un significativomiglioramento sull’anno precedente e segnanofinalmente un’inversione di tendenza rispetto agliultimi esercizi. In particolare, il valore del patrimo-nio netto sale per la prima volta a partire dal 2011e passa dai 40,854 miliardi del 2013 ai 41,243 del2014, con un incremento dell’1%. I proventi totalisalgono a 2,271 miliardi, +52,6% rispetto al dato2013 che segnava 1,488 miliardi. Il rendimento medio del patrimonio cresce di 1,9punti percentuali, arrivando nel 2014 al 5,5%. Ave -va avuto una flessione fra il 2008 e il 2011, perricominciare a crescere nel 2012 e consolidarsi al3,6% nel 2013, mostrando andamenti in linea conuna prudente gestione in una fase economica anco-ra molto critica e a fronte di patrimoni che in alcunicasi hanno fortemente risentito della svalutazionedelle partecipazioni nella banche conferitarie.Il carico fiscale - per le imposte dirette, sui proventipercepiti, e indirette, come Irap e Imu, corrispostenell’anno - è stato pari a 423,7 milioni di euro.Nel 2014 l’avanzo di gestione è stato di 1,662miliardi contro 1,099 miliardi del 2013 (+51,2%).Le erogazioni deliberate sono cresciute dagli 884,9milioni di euro del 2013 ai 911,9 milioni del 2014(+3,1%). Di queste risorse il 29,9% (272,8 milioni)è andato al settore Arte, attività e beni culturali; il14,4% a Volontariato, filantropia e beneficenza(131,7 milioni, di cui 45 milioni destinati ai Centridi servizio per il volontariato, in base alla legge266/91); il 13,6% (123,6 milioni) all’Assistenzasociale; il 13,3% (120,9 milioni) al settoreEducazione, istruzione e formazione; il 12,5%(114,4 milioni) a Ricerca e sviluppo; il 7,6% (68,9milioni) alla Salute pubblica; il 5% (45,4 milioni)allo Sviluppo locale; il 2% (18,4 milioni) allaProtezione e qualità ambientale; lo 0,9% (8,1milioni) a Sport e ricrezione; il restante 0,9% va aisettori: Famiglia e valori connessi; Religione e svi-luppo spirituale; Diritti civili, prevenzione dellacriminalità e sicurezza pubblica. È da segnalare che anche nel 2014, per il secondoesercizio consecutivo, sommando i settoriVolontariato, filantropia e beneficenza, Assistenzasociale e Salute pubblica, cioè quei settori diretta-mente riconducibili al campo dei servizi alla perso-na, il Welfare si conferma di fatto come il principa-le ambito di intervento delle Fondazioni di originebancaria, con circa 325 milioni di euro.

    2014: BILANCIIN CRESCITA

    Settore mln € %

    ARTE, ATTIVITÀ E BENI CULTURALIVOLONTARIATO, FILANTROPIA E BENEFIC.

    ASSISTENZA SOCIALE

    EDUCAZIONE, ISTRUZIONE E FORMAZ.

    RICERCA E SVILUPPO

    SALUTE PUBBLICA

    SVILUPPO LOCALE

    PROTEZIONE E QUALITÀ AMBIENTALE

    ALTRO

    Totale

    29,9%

    14,4%

    13,6%

    13,3%

    12,5%

    7,6%

    5,0%

    2,0%

    1,7%

    100%

    272,8

    131,7

    123,6

    120,9

    114,4

    68,9

    45,4

    18,4

    15,9

    911,9

    Distribuzione delle erogazioniper settore beneficiario

    Sappiamo sempre rinnovarci

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  • XXIII Congresso

    FONDAZIONI Luglio - Agosto 2015

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    Il XXIII Congresso Nazionale delle Fondazioni di Origine Bancaria edelle Casse di Risparmio si svolge in un’importante fase di cambiamen-to per il nostro Paese, caratterizzata da incoraggianti segnali di ripresaper la nostra economia, che è importante sostenere con impegnoda parte di tutti. La lunga crisi di questi anni ha lasciato unsegno pesante sul fronte dell’occupazione, della coesionesociale e territoriale, ma anche sullo stesso sistema banca-rio, appesantito da prestiti in sofferenza che ancora limi-tano la possibilità di rilanciare il credito all’economiareale, mentre sono stati richiesti considerevoli sforzi di raf-forzamento del patrimonio per presidiarne la stabilità. Èdunque particolarmente apprezzabile concentrarsi oggisui temi di “Coesione, sviluppo, innovazione”, componen-ti essenziali per il recupero di condizioni di crescita econo-mica e di maggiore inclusione sociale, migliori opportunitàper la valorizzazione del merito e lo sviluppo delpotenziale dei nostri giovani. Le Fondazioni diorigine bancaria portano da sempre un fonda-mentale contributo allo sviluppo economico esociale dell’Italia e possono dare un sostegnodecisivo per la crescita delle comunità, sia diquelle nelle quali esse si sono sviluppate, sia

    di quelle più svantaggiate verso cui orientare iniziative di solidarietà,con visione di lungo periodo e attenzione particolare alla dimensionesociale, alla ricerca e al patrimonio culturale dei nostri territori. Nel

    perseguimento delle loro iniziative e attività, le Fondazioni trovanoun punto di riferimento essenziale nell’Acri, come testimonia il

    percorso che ha portato, recentemente, alla conclusione delProtocollo d’intesa tra il Ministero dell’Economia e delleFinanze e l’Associazione, diretto a definire più adeguati cri-teri per la gestione finanziaria e per gli assetti di governan-ce. Diversificazione degli investimenti, trasparenza, indi-pendenza, criteri ben definiti per gli organi societari sonopassi che vanno nella giusta direzione per confermare ilruolo delle Fondazioni, elemento significativo della sussidia-

    rietà che arricchisce il tessuto della società italiana. La tuteladel risparmio e lo sviluppo del Paese passano, in

    questa fase delicata, da una strategia inlinea con importanti obiettivi di interessepubblico e un’elevata dimensione etica.Con questi sentimenti, rivolgo a Lei, gen-tile Presidente, e a tutti i Partecipanti ailavori congressuali un sentito augurioper la migliore riuscita dell’evento.

    IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTEDELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA

    nascita delle prime 5 Fondazioni di Comunità meri-dionali (nel Centro storico e nel Rione Sanità aNapoli, a Salerno, a Messina e nella Val di Noto) –coinvolgendo 200mila cittadini, soprattutto giovani,di cui il 41% minori. Fra le altre iniziative congiunte,Guzzetti ha segnalato: nel campo della solidarietàinternazionale, l’iniziativa Fondazioni for AfricaBurkina Faso, che garantirà il diritto al cibo e allasicurezza alimentare a 60mila persone, puntando suagricoltura famigliare, microfinanza, formazionedegli operatori, educazione alimentare e, soprattutto,il ruolo delle donne; nel campo del welfare, oltre allaFondazione con il Sud, le iniziative di housing socia-le realizzate insieme al fondo nazionale Fia (FondoInvestimenti per l’Abitare); nel campo della ricercascientifica, il progetto Ager, finalizzato allo sviluppodel settore agroalimentare attraverso il sostegno adattività di ricerca che contribuiscano al miglioramen-to dei processi produttivi, allo sviluppo di tecnologie

    e alla promozione e valorizzazione del capitale uma -no in questo settore; inoltre, sempre nel campo dellaricerca, il progetto “Young Investigator TrainingProgram”, destinato a giovani ricercatori operantiall’estero che, per un mese, lavoreranno presso gli entidi ricerca italiani che aderiranno all’iniziativa, realiz-zato con l’obiettivo di favorire la mobilità dei giovaniricercatori al fine di stabilire e consolidare rapporti tragruppi di ricerca stranieri e italiani per la definizionedi programmi di interesse comune; nel campo dell’ar-te e della cultura, il bando Funder35, inteso a fardecollare le migliori imprese culturali non profit gio-vanili che si distinguano per la qualità dell’offerta eper una corretta politica del lavoro; nel campo dellatutela dell’ambiente, il progetto VENTO: una dorsalecicloturistica da VENezia a TOrino lungo il fiume Po,passando per Milano Expo 2015, progettata dalPolitecnico di Milano, al cui supporto si sono impe-gnate diverse Fondazioni di origine bancaria il cuiterritorio di riferimento ne è attraversato.

    Il tema del XXIII Congresso«Ritengo davvero – ha detto Guzzetti – che agireuniti, pur nell’autonomia e nella responsabilità diciascuna Fondazione, sia un valore aggiunto danon trascurare: un valore che l’Acri ha da semprecoltivato. Anche se non è detto che insieme sivinca, è però quasi certo che da soli si perde! Siperde per sé e si perde per il Paese… LeFondazioni da sole non sono in grado di risolverenessuno dei grandi problemi dell’Italia, ma pos-sono sperimentare nuove soluzioni, fare rete conaltri soggetti, in particolare nel mondo del volon-tariato e del terzo settore, dando un contributoimportante ai servizi alla persona, all’arte e cultu-ra, all’ambiente, alla ricerca scientifica. Non acaso abbiamo voluto centrare i contenuti delnostro XXIII Congresso Nazionale intorno a treparole chiave, di cui la prima “Coesione” è baseindispensabile per le altre due: una, “Svi lup po”,

    in termini non soloeconomici ma anche esoprattutto civili esociali, che sicuramentenon può generarsi semanca la coesionesociale; l’altra, “Innova -zione”, intesa co me pro-pensione ad andare oltrei livelli già noti, spingen-dosi ad esplorare oriz-zonti ulteriori e diversi,capaci di portare a gradidi coesione e di svilupposempre più equi e

    sostanziali, in un circuito virtuoso orientato alla crescitadi una civiltà umana che non lasci indietro nessuno».

    La Cassa Depositi e PrestitiRiguardo all’impegno congiunto delleFondazioni nel capitale della Cassa Depositi ePrestiti, Guzzetti ha dichiarato: «In Cdp leFondazioni continuano ad essere azionisti attivi epropositivi, dopo la conversione delle loro azioniprivilegiate in azioni ordinarie (abbiamo il18,4%), affiancando il Governo nel sostegnodegli enti locali, delle infrastrutture, delle impresee di importanti iniziative quali appunto il piano dihousing sociale. Il ruolo di Cdp per lo sviluppodel Paese è essenziale. In queste ultime settimanela Cassa è stata oggetto di un’iniziativa da partedel Governo, che intende rilanciarne l’attività asupporto della politica industriale. La posizionedelle 64 Fondazioni azioniste di Cdp è stata defi-nita nell’incontro tenutosi in Acri il 10 giugno

    scorso: è stata ribadita la nostra valutazione posi-tiva per il grande lavoro svolto in questi anni dalpresidente Franco Bassanini e dall’amministrato-re delegato Giovanni Gorno Tempini, che qui rin-grazio insieme ai nostri rappresentanti nelConsiglio di amministrazione di Cdp, MarioNuzzo e Marco Giovannini. Se la volontà delGoverno è il rilancio della Cassa, noi collaboreremopositivamente come abbiamo fatto in passato, affin-ché la Cdp sia un centro di propulsione e di sostegnodell’economia reale del Paese, ma l’obiettivo deiconti in ordine è premessa irrinunciabile».

    Il regime fiscale delle FondazioniGuzzetti ha ricordato «in particolare ai rappresen-tanti del Parlamento e del Governo qui presenti,che le Fondazioni di origine bancaria sono sogget-ti privati non profit, che fanno parte dell’ “organiz-zazione delle libertà sociali”, come ha affermato laCorte Costituzionale con la sentenza 300 del2003, ma che tuttavia in questi anni hanno subitoun progressivo inasprimento fiscale. Nel luglio2014 gli oneri sui rendimenti derivanti dagli inve-stimenti finanziari sono passati dal 20% al 26%(dopo aver già subito nel 2012 l’incremento dal12,5% al 20%); la successiva legge di stabilità peril 2015 ha poi portato a un ulteriore aggravio dellatassazione sulle rendite finanziarie, riducendo laquota di esenzione sui dividendi percepiti dal 95%al 22,26% (quota rimasta invece al 95% per i sog-getti privati profit, le cui risorse, a differenza diquanto avviene per le Fondazioni, non vengonoriversate a favore della collettività). Comples -sivamente, dunque, si è passati dai 100 milioni dieuro di carico fiscale complessivo per leFondazioni nel 2011 ai 423,7 del 2014. È unasegnalazione che, quando il Governo lo riterràpossibile, mi auguro possa essere valutata con laopportuna attenzione».

    Conclusioni«Quello delle Fondazioni, delle Casse, dell’Acri èun mondo – ha concluso Guzzetti – in cui credo eper esso mi sono battuto, perché ritengo che finorasia stato un vantaggio competitivo per il Paese: unmondo che più volte nella sua storia ha avuto ilcoraggio e la forza per rinnovarsi, lasciando lungola strada i vincoli e gli orpelli del passato cheavrebbero potuto essere un freno al rinnovamento,conservando, invece, le radici di una storia chefonda sulla solidarietà e l’interesse collettivo delPaese il motore primo del proprio agire: un agirefondato su “Coesione, Sviluppo, Innovazione”,come recita il titolo del nostro XXIII Congresso».

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    XXIII Congresso

    FONDAZIONI Luglio - Agosto 2015

    La sessione inaugurale del XXIII Congresso è stataaperta dal magnifico ospite della manifestazione, ilpresidente della Fondazione Cassa di Risparmio diLucca, Arturo Lattanzi, che ha introdotto i concettiportanti del titolo della manifestazione; “Coesione,sviluppo, innovazione”. Di seguito riportiamobrevi stralci del suo intervento. «In sociologia coe-sione sociale indica l’insieme dei comportamenti edei legami di affinità e solidarietà tra individui ocomunità tesi ad attenuare in senso costruttivodisparità legate a situazioni sociali, economiche,culturali, etiche. Il concetto di coesione socialenasce dalla visione secondo cui l’esperienza collet-tiva non corrisponde alla somma delle esperienzeindividuali, bensì alla loro sintesi e come tale risul-ta intrinsecamente diversa… (desidero perciò) evi-denziare con convinzione quanto la coesione sia ilfrutto di forze che si confrontano e si compenetra-no, generando equilibri fisicamente e socialmentesostenibili e dunque l’espressione di una dinamicadi forze in atto e non di una posizione statica. È suquesto piano che il nostro convegno, anche per ilruolo che siamo chiamati a svolgere in quantoamministratori di Fondazioni, può offrire spunti dianalisi e di riflessione di grande interesse. Le tra-sformazioni in corso – trasformazioni economiche,sociali, culturali,demografiche – sonoall’origine di un disa-gio generalizzato chedi giorno in giorno siripercuote sulla vita deisingoli e della colletti-vità… La situazione dicrisi economica eoccupazionale creauno stato generale diprecarietà e insicurez-za che va ad aggiun-gersi all’insufficienzadel reddito e al nascere di nuove povertà… siaggravano le condizioni dei soggetti più svantag-giati ed emarginati. In questo quadro che cosa ci siattende dalle Fondazioni di origine bancaria?Cos’è che le nostre Fondazioni possono e debbonofare?». Molte le risposte a queste domande venutefuori dai lavori del Congresso, che ai temi più spe-cificamente legati alle Fondazioni hanno dedicatol’intero pomeriggio del giorno 18 e la gran partedegli interventi che si sono succeduti nella mattina-ta inaugurale, a partire da quello del sindaco diLucca, Alessandro Tambellini. Come ha fattoanche il presidente della Giunta regionale dellaToscana, Enrico Rossi, il giorno successivo,Tambellini ha dato pienamente atto alleFondazioni di origine bancaria dell’importanteruolo svolto per lo sviluppo del territorio. «ALucca – ha affermato – si realizza da tempo un’ot-tima sintonia tra ente pubblico e Fondazioni. Ce nesono due: la Fondazione Banca del Monte e laFondazione Cassa di Risparmio… Io ritengo che leFondazioni siano elementi sussidiari nella vita deiterritori, imprescindibili e per certi aspetti insosti-tuibili. Sul territorio lucchese annualmente distri-buiscono in erogazioni una cifra variabile da 26 a32 milioni di euro; quindi negli anni si è avuto uninnesto sul territorio provinciale di queste propor-zioni. Non credo che avremmo potuto fare a menodi una partecipazione così ampia per manteneretutto ciò che il territorio ha, sia in termini monu-mentali, sia in termini di coesione sociale. E quan-do parlo di coesione sociale parlo di quei legamiche ci tengono insieme e sui quali si basa la dignitàdi ognuno di noi, così come riconosciuta dall’arti-colo 3 della Costituzione. La coesione sociale partedal fondamento che ognuno ha il diritto di svolgerela propria vita secondo criteri di dignità. Ebbene,tutto questo in anni complessi come quelli che

    abbiamo vissuto è stato reso possibile anche dal-l’intervento delle Fondazioni». Un apprezzamento,questo del sindaco Tambellini, raccolto con grati-tudine ed entusiasmo dal presidente dell’Acri,Giuseppe Guzzetti, che ha poi dato la parola al pre-sidente dell’Anci, l’Associazione Nazionale deiComuni Italiani, Piero Fassino. Cruciale, del suointervento, la proposta di un patto tra Anci e Acriper lo sviluppo delle politiche sul territorio, affin-ché quello che già oggi Fondazioni ed enti localifanno insieme possa essere ricondotto a una corni-ce organica, rafforzando «quello strategico parte-nariato – ha detto – che oggi è in grado di garantireai nostri cittadini beni, servizi e investimenti essen-ziali per la loro vita». Fassino ha, infatti, ricordatola criticità in cui versano gli enti locali dal punto divista finanziario, a causa di una spending reviewsempre più restrittiva; criticità che si è evitato «ilpiù possibile di far ricadere sui servizi offerti ai cit-tadini… Tuttavia – ha aggiunto – realismo porta apensare che di qui ai prossimi anni gli enti localinon avranno un’espansione di risorse pubbliche aloro disposizione». Dunque, ha spiegato, per man-tenere la propria offerta i Comuni dovranno inte-grare sempre più le proprie risorse con risorse pri-vate, come quelle già oggi messe a disposizione

    dalle Fondazioni di ori-gine bancaria per ilwelfare. «Il ruolo chele Fon dazioni sonovenute assumendo – haaffermato – è un ruolofondamentale nellepolitiche di welfare,per un welfare dicomunità e di prossi-mità che sia capace digarantire quei servizieducativi, quelle politi-che di sostegno, quelle

    politiche socio-assistenziali che sono fondamentaliper generare coesione e inclusione sociale. Pensoal ruolo che le Fondazioni hanno avuto e hanno nelsostenere l’università, la ricerca… la promozioneculturale e la valorizzazione di tutto ciò che ruotaintorno all’investimento culturale, che è semprepiù essenziale per lo sviluppo e per l’attrattività deinostri territori. Penso al ruolo che negli ultimi annisono venute assumendo nell’affrontare alcuneemergenze come quella abitativa, alle politiche dihousing sociale o alle politiche di housing studen-tesco a sostegno della promozione dei sistemi uni-versitari. È – lo voglio dire, perché mi pare siaimportante – un ruoloche le Fondazioni nonhanno giocato soltantoerogando risorse, maanche dando un contri-buto significativo nel-l’innovare le modalitàerogative… Noi siamoalla vigilia di un pas-saggio molto importan-te – ha conclusoFassino – le nuoveregole sancite ne gliaccordi tra il Ministerodell’Economia e le Fondazioni determineranno neiprossimi anni scelte allocative di risorse strategiche,sia in termini di erogazione sia in termini di investi-mento, perché l’abbattimento della quota di parte-cipazione che molte Fondazioni dovranno realizza-re nel capitale bancario di riferimento metterà incircolazione una quantità di risorse significativa, sucui io credo si dovrà fare un ragionamento riguardoa come indirizzarle, con quali selezioni di priorità,perché potranno essere un volano significativonelle politiche di sviluppo in ogni territorio». Anche

    alla luce di tutto questo la proposta – accolta nellamozione finale del XXIII Congresso Nazionale – diun patto fra Acri e Anci.La parola è poi passata al viceministrodell’Economia e delle Finanze Enrico Morando,che ha sottolineato l’importanza del Protocollod’intesa Acri - Mef. «In questo nuovo contesto –ha affermato – sarà più agevole introdurre unmaggiore equilibrio nei giudizi sul rapporto traFondazione di origine bancaria e banca conferita-ria. Sarà cioè più agevole riconoscere che, se daun lato ci sono stati - e ci sono stati - ritardi nel-l’operare per la diversificazione del rischio supe-rando investimenti troppo concentrati sulla pro-prietà della banca conferitaria, ritardi che in alcunicasi hanno prodotto danni di sistema, dall’altro èstato però decisivo, quando è esplosa la granderecessione, che le banche italiane, quelle più gran-di e quelle più piccole, potessero contare su unazionista stabile, orientato al lungo periodo, cheha consentito e promosso gli indispensabiliaumenti di capitale. Questo è un merito delleFondazioni che va riconosciuto per quello che è.Se noi avessimo dovuto procedere senza avere ariferimento in quella fase un azionista stabileorientato al lungo periodo avremmo dovuto fareinterventi a spese dei contribuenti… Abbiamopotuto, unico grande paese d’Europa, evitareinterventi usando i soldi dei contribuenti a causa egrazie alla presenza delle Fondazioni. Questo variconosciuto una buona volta per tutte perché seno non ci capiamo, cioè non riusciamo a ragionaredel merito invece che di pregiudizi. Ora, nel con-testo creato dal nuovo Protocollo d’intesa saràfacile proseguire nel processo di riequilibrio senzadisperdere i vantaggi assicurati da questa peculia-rità italiana, cioè dalla presenza specifica in Italiadi questo azionista, in molti casi di controllo, delle

    banche che, natural-mente, dovrà diluirsi,ma dentro un contestodi conferma della suapresenza come azioni-sta orientato al lungoperiodo e non alla spe-culazione di breve».Morando ha poi fattoun riferimento specifi-co all’attività erogativadelle Fon dazioni versopaesi terzi: «È partico-larmente apprezzabile,

    specie in questi giorni, che organizzazioni comele vostre, cioè ciascuna radicata su una specificaporzione del territorio nazionale, abbiano sentitoe sentano l’esigenza di impegnarsi anche sul ver-sante della cooperazione internazionale allo svi-luppo. È un fatto qualitativo, al di là delle dimen-sioni quantitative dell’intervento… Di fronte alledifficoltà di governo ordinato di un fenomenocome quello dell’immigrazione, è segno diresponsabile consapevolezza che istituzionicome le vostre, ripeto particolarmente radicate

    FONDAZIONI: MERITI ACQUISITIE PROSPETTIVE FUTURE

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    XXIII Congresso

    FONDAZIONI Luglio - Agosto 2015

    ciascuna su specifiche porzioni di territorio, sen-tano collettivamente l’urgenza di favorire la cre-scita economica dei paesi di origine dei flussiimmigratori, perché questa è la via che consentenon di arrestare l’immigrazione, un obiettivoirrealistico e tra l’altro nemmeno auspicabile, madi renderla più ordinata e soprattutto meno costo-sa socialmente». Terzo punto trattato dal Vi -ceministro il trattamento fiscale delle Fon -dazioni. La sua «opinione personale» è quella diuna soluzione in cui si applichi alle Fondazioni lastessa metodologia di cui beneficiano i fondipensione integrativi con la legge finanziariavigente: un’aliquota ridotta sul capital gain degliinvestimenti di medio lungo periodo. In chiusuraha invece annunciato una misura del Governod’interesse per le banche: il varo di un provvedi-mento che abbatta da 5 a 1 anno i tempi delladeducibilità fiscale delle perdite sui crediti.È quindi intervenuta il ministro dell’Istruzione,dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini,che ha posto l’accento sul tema dell’innovazione,sottolineando «la possibile conciliazione tra cri-teri competitivi e criteri cooperativi» grazie «allasocial innovation, l’innovazione sociale: sostan-zialmente quello che l’insieme delle Fondazionidi origine bancaria fa e insegue con successocome obiettivo e come missione nazionale.Quindi – ha aggiunto – l’innovazione non è daimmaginare solo concentrata e perimetrata neilaboratori universitari o degli enti di ricerca chepure danno un contributo sostanziale in questosenso, ma va vista anche nella riorganizzazioneradicale delle modalità attraverso cui procediamoed eroghiamo servizi e beni pubblici a tutti glieffetti... Allora, se l’innovazione sociale su cuivogliamo investire è quella che può risolverequesta apparente equazione impossibile tramodernità, investimento sul futuro e necessità ditenere insieme il presente, pagando debiti, moltosalati nel nostro caso, col passato, io credo che ilnostro Governo e in particolare l’azione del mioMinistero stiano andando coerentemente in que-sta direzione… Credo, inoltre, che non solol’azione concreta nei fatti dimostri la sintoniaassoluta tra gli obiettivi prioritari dell’agendapolitica e il sistema delle Fondazioni di originebancaria, ma soprattutto l’identità di missione, illinguaggio comune, e quindi, lasciatemi dire, inun momento ancora molto complesso, una vera eunica possibile alternativa alla stagnazione cheforse è, insieme alla complessità del rapportogeopolitico col sud del mondo, il vero ancoravivo autentico dramma della nostra Europa».La mattinata si è conclusa con un intervento invideo del ministro del Lavoro e delle PoliticheSociali Giuliano Poletti, che riguardo alle Fonda -zioni e alle Casse di Risparmio fra l’altro ha detto:«sono dei protagonisti della vita delle nostre comu-nità, capaci di interpretare un ruolo di collegamen-to, di connessione, con la possibilità di promuovereanche elementi di innovazione nella relazione trasoggetti diversi all’interno delle comunità».

    COESIONE, SVILUPPO, INNOVAZIONE

    Per creare “Coesione, sviluppo, innovazione” in un processo virtuoso di crescita progressiva, dove nonc’è sviluppo senza coesione sociale e dove lo sviluppo è frutto e motore di innovazione e, al tempostesso, volano di nuova coesione, le risorse economico-finanziarie sono un elemento necessario, unostrumento, non in se stesso sufficiente. Cruciale e imprescindibile è il fattore umano, nel suo ruolo diprotagonista di organismi, reti, relazioni capaci di cambiare la società dall’interno, tramite un agire dia-logante con gli altri attori pubblici e privati, profit e non profit operanti sui territori. In estrema sintesisembra essere questo il messaggio forte che emerge dai lavori congressuali del pomeriggio del 18 giu-gno, interamente dedicati al ruolo delle Fondazioni di origine bancaria. L’incontro, coordinato daldirettore generale dell’Acri Giorgio Righetti, si è aperto con la relazione di Giuseppe De Rita, presi-dente della Fondazione Censis, che ha innanzitutto posto l’accento sul ruolo della sussidiarietà nellacreazione della coesione sociale in Italia. «La coesione sociale – ha detto – è avvenuta attraverso unasussidiarietà quasi naturale, quasi spontanea, di cui non conoscevamo la forza... Oggi non è più lo Statoche garantisce la coesione sociale… I meccanismi sistemici (di welfare) non funzionano più, sonodestinati ad avere sempre meno soldi; quindi questa crescita di una diffusa sussidiarietà spontanea,quasi implicita, va studiata e va capita… Quella che caratterizza il sociale in Italia oggi è una sussidia-rietà molecolare. Ma c’è un problema, che è il problema del futuro… Ormai il sociale italiano è oriz-zontale e disperso; possiamo pensare invece di andare verso un orizzontale che comincia a concentrar-si? … Il primo modo di mettere insieme interventi molecolari e dispersi è nella comunità; è nel terri-torio che si può mettere insieme… Il livello del welfare comunitario mi sembra importante – ha con-tinuato – … Va fatto un lavoro sulla comunità. Quel lavoro in tanti anni di attività dell’Acri è stato fatto.Personalmente ritengo che, con un po’ di coraggio e un po’ di dimenticanza di sé, che le singoleFondazioni dovrebbero avere, si può fare il passaggio dalla dimensione di sussidiarietà molecolare alladimensione del welfare comunitario fino al passaggio ulteriore dal welfare comunitario a un welfareche tenga conto di un’area vasta, su cui il problema dei collegamenti fra settori delle innovazioni, dellesperimentazioni, delle cose che creano il nuovo sociale non sia affidato soltanto alla bravura dei singoliche si sono inventati tutto quello che c’è in questo momento, ma possa esser dato anche da un governonon verticistico, da un governo partecipato quale è sempre stato quello del vostro mondo». E a portarela testimonianza di quella che è la realizzazione del welfare di comunità dal punto di vista delleFondazioni di origine bancaria è stato uno dei quattro vicepresidenti dell’Acri, Vincenzo Marini

    Marini, che ha coordinato il gruppo di lavoro creato all’interno dell’Associazione per approfondire iltema, anche in termini metodologici e di definizione delle best practice. Alla tavola rotonda che ha fattoda corona alle due relazioni iniziali ha dato, per primo, il suo contributo Pietro Barbieri, portavoce delForum del Terzo Settore, che su tutto ha evidenziato due elementi: la necessità della co-progettazione,come era prevista dalla legge 328 del 2000, quale chiave centrale su cui rimettere in moto l’idea della coe-sione sociale; l’affidamento agli organismi di terzo settore per accreditamento e non per gare al massimoribasso. «Nel 2006 – ha affermato – siamo stati vittime della direttiva europea sulle gare. Quella direttivaha innescato un meccanismo che non appartiene al nostro mondo, che è solidale e non competitivo pernatura; ha messo in piedi un’idea di concorrenza fondata sulla competizione e ha spostato quindi versol’amministrazione locale la decisione di chi sono i soggetti che interloquiscono, che fanno, che operano,ponendo così l’accento sull’offerta e non sulla domanda. L’accreditamento, al contrario, faceva un per-corso inverso, dava al cittadino l’opportunità di scegliere il luogo migliore dove essere preso in carico,con cui trovarsi in relazione e via discorrendo. Allora, attenzione! Perché probabilmente questo è ilnucleo, il passaggio fondamentale: se vogliamo parlare di coesione dobbiamo tornare a fondamenti dicondivisione e non certo di competitività esasperata». Claudia Fiaschi, vicepresidente di Confcooperative,ha ricordato come il mondo della cooperazione sociale sia molto vicino alle Fondazioni di origine ban-caria, non solo perché destinatario importante di risorse per progettualità che le Fondazioni stimolano, maanche in termini di visione strategica. Fiaschi ha posto l’accento sul tema di quale sviluppo realizzare. Nonci si può accontentare, infatti, di uno sviluppo fine a se stesso, ma c’è bisogno di uno sviluppo equilibrato,uno sviluppo sostenibile, equo e dove, soprattutto, il benessere individuale è il risultato di un benessere col-lettivo. Ivanohe Lo Bello, vicepresidente di Confindustria per l’education, ha sottolineato l’importanzastrategica dell’educazione e della formazione quale motore di innovazione, coesione e sviluppo, «perchèla crisi economica che abbiamo vissuto dal 2008 a oggi – ha dichiarato – è stata allo stesso tempo una pro-fonda recessione ma anche un profondissimo cambiamento della struttura sociale, economica e tecno-logica». Quindi, ha spiegato: «la vera coesione sociale la si fa investendo su scuola, università, ricercae innovazione; perché, se vogliamo nel tempo costruire una capacità di crescita del nostro Paese, nonpossiamo andare indietro con modelli un po’ consociativi o modelli che in qualche modo cercano ditrovare delle soluzioni temporanee o di breve periodo… In tutti i grandi paesi c’è uno spostamento radicale

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    Relazioni e reti innescano un circuito virtuoso

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    delle competenze e dei ruoli e dei percorsi scolasti-ci che si stanno collocando sempre di più su livellialti… Il nostro Paese sotto questo profilo presentaun elemento di debolezza, nel senso che c’è unafortissima polarizzazione tra un picco di compe-tenze serie e poi una massa di competenze cheancora sono in qualche modo legate ai vecchimodelli. La coesione la si fa rafforzando la capaci-tà e le competenze dei ragazzi».Punto chiave dell’intervento di Don DomenicoSantangelo, vicedirettore dell’Ufficio Nazionale peri Problemi Sociali e il Lavoro della ConferenzaEpiscopale Italiana, è stato, invece, l’inclu-sività. «La sfida fondamentale a cui laChiesa, ma credo ogni attore che abbia acuore veramente il bene comune di ciascu-no e di tutti, – ha detto – consiste propria-mente nell’inquadrare, decifrare e struttura-re azioni, percorsi ideali da un lato, progetti,valori, ma insieme attività concrete di sviluppo dal-l’altro: uno sviluppo che sia coeso e sia innovativo,dove il tratto di unione tra questi tre termini è nelvalore dell’inclusività. Perché è l’inclusività la cifraqualitativa che decifra proprio il modo in cui rendereuno sviluppo vero e concretamente efficace…L’inclusività, per ciascuno e per tutti, da condizionidi vita meno umane a condizioni di vita più umane èil di più che fa la differenza. È questo di più che indi-vidua quale sviluppo è da compiere e da realizzare».La parola è passata, quindi, a Felice Scalvini, presi-dente di Assifero, che ha dissentito dalla visione di

    De Rita riguardo a un welfare molecolare, ricor-dando che tra Fondazioni di origine bancaria e fon-dazioni civili sul fronte del welfare si mette incampo una cifra di circa 400 milioni di euro l’an-no, più o meno analoga al fondo nazionale per ilwelfare stanziato dal Governo. «Noi – ha dichiara-to – come Fondazioni sostanzialmente abbiamo difronte dei distretti produttivi di welfare con produt-tori molto diversificati… un sistema industriale,spontaneo di tipo distrettualistico, con l’unica dif-ferenza che anziché cercare di vendere i prodotti ingiro per il mondo vende i servizi al vicino di casa.

    Rispetto a questo mondo, leFondazioni cosa possono fare?La sfida del welfare di comunitàmi sembra una sfida decisiva.Però quello che ci chiediamo,dentro Assifero, e quello che vichiedo è: se la cifra in campo da

    parte nostra è di 400 milioni non è forse fondamen-tale riuscire ad allocare queste risorse su alcuni fat-tori strategici, di consolidamento o sviluppo dilungo periodo?… Dove mettere queste risorsecredo sia il problema che hanno le Fondazioni diAssifero e le Fondazioni di Acri. Abbiamo dellerisorse e siamo gli unici soggetti che nel sistema diwelfare possono distribuire incentivi con libertà: iocredo che questa libertà dobbiamo impiegarlabene. Per questo ritengo che dobbiamo riuscire astudiare meccanismi di erogazione delle risorse, diattribuzione di incentivi che generino coesione».

    Righetti ha poi passato la parola all’economistaCarlo Trigilia, che sta curando una sperimentazionesu come si possono affinare le metodologie di inter-vento delle Fondazioni per favorire e stimolare losviluppo locale. Trigilia ha segnalato che l’Italiadispone di risorse potenziali per la crescita spessomaggiori di altri paesi e molto radicate nei singoliterritori. La loro attivazione, ha affermato, «non è inprima battuta un problema di risorse finanziarie. Èinvece un problema di beni collettivi materiali eimmateriali, cioè qualcosa di cui gli operatori eco-nomici hanno bisogno ma che non sono in grado di

    produrre da soli», come, per esempio, ilcapitale umano specifico di quel determi-nato territorio. «Quindi un capitale umanotarato sulle potenzialità di uno specificoterritorio e la connessione efficace tra esi-genze di innovazione delle imprese e cono-scenze detenute dal mondo delle università

    è necessario per la loro attivazione… Oggi per unpaese come l’Italia non c’è futuro in termini di coe-sione sociale se non c’è innovazione – ha detto –.Perché non possiamo e non potremo permetterci unsistema di protezione sociale, possibilmente anchemigliore di quello che abbiamo, se non spostiamo lenostre capacità, la nostra economia, verso settori dialta qualità e di alta innovazione che ci permettanodi mantenere questa coesione sociale… Il capitaleumano, la coesione sociale, la capacità di fare dialo-gare imprese e mondo dell’università e della ricercae quindi di valorizzare le conoscenze che abbiamo

    LE DIFFORMITÀ DELLE NORME IN EUROPACONDIZIONANO LE BANCHE E L’ECONOMIA

    Per la prima volta a unCongresso dell’Acri, nel -la sessione dedicata allebanche, svoltasi nella mat -tinata del 19 giugno, èintervenuta in qualità dipresidente dell’Abi unapersonalità, Antonio Pa -tuelli (foto in basso adestra), «che conduce congrande successo una Cas -sa di Risparmio, la flori-dissima Cassa di Rispar -mio di Ravenna – come

    ha affermato Giuseppe Guzzetti, nell’accoglierlo il giorno prima in aperturadella “due giorni” lucchese –. Sotto la sua guida intelligente, ferma, appas-sionata e attenta al rigore etico – ha detto il Presidente dell’Acri – l’Abi èdiventata un interlocutore sempre più autorevole e ascoltato sia presso leistituzioni nazionali sia quelle all’estero: a Bruxelles, a Francoforte, aLondra, a Basilea». E tutto proiettato sulle problematiche attinenti l’impattosulle banche italiane di un’Unione Europea di fatto parziale è stato l’inter-vento di Patuelli, che ha evidenziato che l’Unione Bancaria Europea è ormaicompletata, ma non abbiamo ancora un testo unico bancario europeo: «unacontraddizione che deve essere colmata al più presto – ha detto –. Abbiamoun mercato finanziario unico in Europa, ma abbiamo ancora i vecchi testiunici della finanza». Patuelli ha rivendicato la necessità di completare conurgenza il disegno di rilancio europeo con l’approvazione di Testi UniciEuropei con identiche norme bancarie, finanziarie, di diritto penale dell’eco-nomia, di diritto fallimentare e con una maggiore omogeneità fiscale. InItalia, ha dichiarato: «non possiamo avere tempi e modalità differenti dalresto dell’Ue ad esempio nel diritto fallimentare dove da noi ci vogliono 7anni e 4 mesi di tempo medio per un recupero credito. È questo un tema chenon riguarda solo le banche, ma anche imprese e famiglie». Ricordando chein questa media ci sono le province che hanno il minimo di durata di 2 annima anche Messina con 21 anni, Patuelli ha sottolineato come gli investitoriistituzionali e gli esteri guardino i tempi di recupero crediti provincia perprovincia e «prezzano» i valori dei crediti deteriorati tenendo conto delladurata del recupero. «In Europa ormai c’è una concorrenza totale tra i sog-getti economici, e le banche italiane vogliono partecipare a questa competi-zione, ma hanno bisogno di un’uguaglianza dei punti di partenza... E ancheil diritto penale dell’economia deve essere unico, altrimenti c’è il rischio diflussi di capitali verso giurisdizioni dove certe fattispecie non sono reato». Sul discorso delle regole, dopo l’apertura dei lavori da parte di GiuseppeGhisolfi, membro del Comitato Rapporti con l’Estero dell’Acri, era interve-

    nuto anche Camillo Venesio, presidente di Assbank, l’associazione delle ban-che private, evidenziandone limiti e pregi. Venesio ha ricordato che le regoleimpongono alle società bancarie percorsi prudenziali a volte fin troppo strin-genti, e fin anche frenanti, pur a fronte di una politica monetaria del quantita-tive easing voluta dalla Bce che sta dando nuovo impulso alle dinamiche delcredito. In particolare Venesio ha posto l’accento sul tema della centralità dellapolitica, della capacità di scegliere e di decidere da parte della politica a frontedi scenari dove le regole, pur caratterizzate da adeguata conformità tecnica,«possono fare veramente male» se applicate a realtà come la nostra, contrad-distinta da imprese medio-piccole che, quando chiedono credito, non pochedifficoltà hanno a confrontarsi con la redazione di un piano industriale. Spiragli di luce sono, però, emersi dall’intervento di Luigi Federico Signorini(foto a sinistra), vicedirettore Generale della Banca d’Italia, che ha chiuso lasessione dei lavori dedicata alle banche. «Sappiamo che nei primi quattromesi dell’anno qualche segnale di ripresa nel mercato del credito ha comin-ciato a farsi più tangibile – ha argomentato –. Si è interrotta la contrazione deiprestiti alle famiglie che durava dall’inizio del 2013, si è attenuata fortementeanche quella dei prestiti alle imprese passata dal -4,2% al -1,9% nell’arcodegli ultimi 12 mesi. Le banche locali, tra le quali rientrano molti degli inter-mediari che aderiscono o che sono partecipati da aderenti alla vostraAssociazione, sono pienamente partecipi di queste tendenze». Signorini hadetto che «alcuni tratti tipici delle banche locali si sono rivelati preziosi negliultimi anni, in particolare la capacità di mobilitare in modo capillare il rispar-mio delle famiglie ha offerto agli intermediari radicati sul territorio una sta-bile base di raccolta al dettaglio divenuta un importante vantaggio competi-tivo all’inaridirsi dei mercati all’ingrosso». Ha, però, anche sottolineato chetra il 2007 e il 2014 la maggior partedelle banche sottoposte a procedurestraordinarie erano banche locali, per lopiù piccole, e che i prestiti a imprese efamiglie erogati da intermediari in diffi-coltà erano pari per le banche locali apoco meno del 5% del totale, a fine2014, a fronte di una incidenza quasinulla sette anni prima. «Carenze nellagestione dei rischi e nella governanceaziendale sono state spesso all’originedi queste difficoltà. La durata e la seve-rità della recessione hanno quindimesso in luce, accanto ai punti di forza,anche gli elementi di debolezza dellebanche a ristretto raggio territoriale;hanno ribadito in altri termini come illocalismo sia un’arma a doppio taglio».

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    XXIII Congresso

    nelle nostre università: tutto questo si profila comeun bene collettivo, qualche cosa che il singolo ope-ratore economico del territorio non può produrre dasolo. La produzione di questi beni collettivi – haconcluso – richiede almeno tre dimensioni: la buonacooperazione tra operatori privati e pubblici locali;un disegno condiviso e una strategia di medio lungotermine; la costruzione di reti cooperative, di ponti,di strutture di raccordo. Richiede, infine, la realizza-zione concreta di alcune iniziative essenziali dicarattere strategico per il territorio, capaci di smuo-vere, di avere un effetto leva e di trascinare anche glialtri attori. È a questo punto che entrano inballo le Fondazioni che, proprio per ilruolo, spesso criticato, di soggetti che nondevono rispondere al mercato e alla politi-ca, possono avere per la loro terzietà e laloro governance uno sguardo lungo, nonschiacciato sulle esigenze di redditività abreve del mercato e di redditività in termini di con-senso della politica».Il pomeriggio, che si era aperto con la relazione di unodei quattro vicepresidenti dell’Acri, Vincenzo MariniMarini, si è concluso con gli interventi degli altri trevicepresidenti: Matteo Melley, Umberto Tombari,Luca Remmert (foto in sequenza, partendo da pagina6). Per primo ha parlato Melley, che alla necessità dicoordinare il welfare molecolare individuato da DeRita ha dato una possibile risposta, proponendo unrafforzamento e una maggior diffusione delle Fon -dazioni di comunità. Realizzate finora soprattutto

    dalle Fondazioni di origine bancaria più grandi e dallaFondazione con il Sud, esse potrebbero invece coin-volgere sempre più anche le Fondazioni minori. È,però, necessario che queste attivino un simile stru-mento con la prospettiva di un maggior coinvolgi-mento economico e decisionale degli altri soggetti delterritorio, anche cedendo, eventualmente, parte dellaloro “sovranità” sul progetto. Le Fondazioni minoripossono offrire, infatti, una leva finanziaria più conte-nuta rispetto a quella messa in campo dalle loro“sorelle maggiori”, «ma possono metterci altrettantoimpegno – ha detto Melley – … Si tratta di inserirci

    concretamente a livello dell’orga-nizzazione del terzo settore, deisemplici cittadini, per metterciinsieme creando uno strumentopermanente che ha due grandiopportunità: offrire la possibilità siadi una più ampia analisi dei bisogni

    sia di fare qualcosa tutti insieme, valorizzando lerisorse della comunità, anziche limitarsi a chiedereche cosa fare insieme… Creare una Fondazione dicomunità con questa impostazione dal basso è com-plicato, è faticoso, impiega risorse, c’è quella rinunciaalla sovranità che legittimamente rivendichiamo, puòfallire. Ma qualora si riuscisse, io credo non avremmopiù troppi dilemmi sul futuro delle nostre Fondazioniall’interno delle comunità».Tombari, invece, si è soffermato soprattutto sull’agi-re odierno della Fondazione che egli guida, l’EnteCassa di Risparmio di Firenze, che per mettere a

    punto e sostenere una strategia a vantaggio dellacrescita del suo territorio ha allargato l’orizzontedelle proprie partnership e collaborazioni dal localeall’internazionale «per provare a offrire alla comu-nità, anche internazionale, un paniere di progetti chel’Ente è disposto a gestire, e naturalmente a cofinan-ziare, ma sul quale chiamare altre forze a erogare». A Remmert, infine, il compito di sviscerare il tema delrapporto tra le Fondazioni e gli Enti Locali. «In unmodo o nell’altro, questo rapporto è un rapporto inten-so e strettamente collegato – ha detto –. Credo che nonsolo possiamo affermare, ma anche i nostri comporta-

    menti ci danno questa dimostrazione, che leFondazioni sono ormai assolutamente com-partecipi alla strategia dello sviluppo loca-le… Sviluppo che è questione complicata,ma io credo che noi non dobbiamo e non pos-siamo sottrarci a partecipare alla discussionepubblica sul futuro del nostro territorio e del

    nostro Paese... E allora come vogliamo partecipare?...Portando idee, ancora prima che risorse. Entrando, concoraggio, nella sostanza dei progetti, proponendoall’interno dei progetti dei veri e propri cronoprogram-mi. Proponendo degli impegni finanziari di medio elungo periodo. Facendo tutto questo con estremo rigo-re. Mettendo gli obiettivi di lungo periodo sopra allacontingenza e all’emergenza, per le quali spesso venia-mo, invece, “tirati per la giacchetta”. Insomma, parte-cipando ma rimanendo chiaramente autonomi, indi-pendenti, assolutamente terzi rispetto alla politica. E,per finire, proponendo soluzioni innovative».

    L’IMPEGNO DELL’ACRI A FIANCO DELLE ASSOCIATE CUORE DELLA MOZIONE FINALEFrutto della due giorni di lavori delXXIII Congresso Nazionale è laMozione finale, che traccia le lineeguida per lo svolgimento della vita edelle attività dell’Acri e delle sueAssociate per i successivi tre anni, finoal nuovo appuntamento congressuale.Di seguito riportiamo alcune delledeliberazioni più salienti, fra cui innan-zitutto la scelta, riguardo alleFondazioni, di proseguire nel percorsodi sperimentazione e promozione dimodalità organizzative innovative nelcampo del welfare di comunità e l’im-pegno per creare un contesto, di tiponormativo e fiscale, favorevole allosviluppo dei corpi intermedi e alla pro-mozione delle imprese con finalitàsociali. Per parte loro le Fondazionidovranno dare attuazione al Protocollod’intesa sottoscritto dall’Acri con ilMinistero dell’Economia e delleFinanze, recependone i contenuti e iprincipi non solo nei testi statutari, maanche nelle disposizioni regolamentarie nei processi operativi, e avviare ilprocesso di diversificazione patrimo-niale, attraverso una progressivadismissione delle partecipazioni ban-carie, secondo criteri che salvaguardi-no la tutela del patrimonio e dianosostegno all’economia locale.La Mozione indica anche la necessi-tà, riguardo alle Casse di RisparmioSpa, che vengano rimossi vincolinormativi e fiscali che riducono ilgrado di competitività delle banchenazionali, rispetto a quelle europee;ciò al fine di favorire il percorso diconvergenza degli ordinamentidomestici nell’ambito del progressi-vo processo di creazione dell’Unio -ne Bancaria. L’Acri si impegna adaccompagnare le Casse di Risparmio

    nella ricerca di maggiori livelli diefficienza, riconoscendo le specifici-tà di quelle partecipate dalle piccoleFondazioni nel loro rapporto con leconferitarie e con il territorio, di cuipromuovono lo sviluppo economico.Per tutte le sue Associate, l’Acri prose-guirà: nella elaborazione e diffusione,in forma condivisa, di buone praticheoperative e di codici e prassi compor-tamentali che possano orientare il per-seguimento di migliori e maggiori

    standard operativi, in termini di traspa-renza, responsabilità e perseguimentodegli interessi contemplati dagli statu-ti; nella realizzazione di iniziativecomuni, e, per le Fondazioni, anchecon forme di impiego del patrimonio,finalizzate alla realizzazione di progettidi ampio respiro caratterizzati da unaforte valenza istituzionale. Sempreriguardo alle Fondazioni, l’Acri siimpegna, a promuovere il processo diriforma del Titolo II, Libro I, del

    Codice Civile, anche al fine di ricon-durre le Fondazioni di origine bancarianella disciplina civilistica comune,superando le specificità; a identificare,nell’ambito del nuovo contesto norma-tivo in fase di definizione da parte delParlamento, rinnovate modalità di col-laborazione con il volontariato e ilterzo settore, per una maggiore valo-rizzazione del principio di sussidiarietàe della responsabilità sociale, che ten-gano conto di obiettivi di efficacia

    dell’azione e di efficiente utilizzo dellerisorse; a contrastare le iniziative cheintendono assegnare ai Centri di servi-zio per il volontariato l’improprioruolo di erogatori di risorse finanziariea favore delle organizzazioni di volon-tariato, cosa che ne snaturerebbe lefunzioni e le porrebbe in un paleseconflitto di interessi; a dare continuitàal sostegno alla Fondazione con il Sudmediante il rinnovo dell’accordo quin-quennale (2016-2020), per garantire le

    risorse economiche necessarie alla sualodevole e positiva azione; a perveniread un’intesa con l’Anci che consentaalle Fondazioni di realizzare, in uncontesto di sussidiarietà e di rispettodei ruoli, rapporti di carattere strategi-co con gli enti del territorio per la con-divisione e l’ottimizzazione delle ini-ziative, con particolare riguardo aquelle volte a perseguire obiettivi dicoesione e inclusione sociale; a dareun contributo attivo e fattuale per con-trastare il drammatico problema delladisoccupazione giovanile, attraversoiniziative e progettualità che tenganoin debito conto i riflessi occupazionalinei vari campi di intervento delleFondazioni; a farsi carico responsabil-mente della problematiche che afflig-gono l’infanzia nel nostro Paese, conparticolare riferimento alle realtà terri-toriali degradate e al fenomeno del-l’immigrazione, promuovendo inizia-tive capaci di garantire un futuromigliore ai bambini svantaggiati. LaMozione congressuale ha anche stabi-lito che verrà realizzata una significati-va iniziativa nazionale, in collabora-zione con le rappresentanze del volon-tariato e del terzo settore, di contrastoalle nuove povertà e a sostegno dell’in-fanzia svantaggiata, che il 20 giugnoscorso è stata presentata a Sua SantitàPapa Francesco (vedi articolo in primapagina). Infine, la Mozione impegna leFondazioni e le Casse a definire unastruttura della governance dell’Asso -ciazione più incisiva ed efficace che nevalorizzi l’assetto federale, promuo-vendo un maggior coinvolgimentodelle consulte territoriali, che favoriscail loro ruolo di diffusori di esperienze edi partecipazione alla formazione delledecisioni associative.

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  • Con l’arrivo dell’estate piccoli e grandicentri della Penisola si popolano difestival e appuntamenti culturali suitemi più disparati, dalla filosofia allaletteratura, dalla creatività alla danza,dalla musica al teatro. Molte di questeiniziative si sono rivelate neltempo un importante stru-mento di valorizzazione edi promozione turisticadei territori. Anche perquesto molti festivalsono realizzati in par-tnership con le Fon -da zioni di origine ban-caria, che spesso sonoan che tra i promotori.Diverse Fondazioni han -no individuato in alcune diqueste kermesse una delle stradeper perseguire la loro missione di svi-luppo del territorio. C’è il “FestivalTorino e le Alpi”, promosso dallaCompagnia di San Paolo nel capoluogopiemontese, che si è appena concluso; il

    “Festival dei due mondi” a Spoleto,sostenuto dalla locale Fonda zione;“Conoscenza in festa”, realizzato aUdine dalla Fondazione Crup; il“Festival Internazionale della Danza” aMassa, promosso dalla Fon da zione Cr

    Carrara. Gli appuntamenti inprogramma nelle prossime

    settimane sono: il 26°Gubbio Summer Festi -val, dal 20 luglio al 6agosto, sostenuto dal -la Fondazione CrPerugia; il “Festivaldella Poesia Giova ne”

    il 25 e il 26 luglio aCastel Sismondo di

    Rimini, promosso dallaFondazione Carim. La sta-

    gione si chiude a Sarzana (Sp),dal 4 al 6 settembre , con la dodicesimaedizione del “Festival della Mente”, ilprimo in Europa dedicato alla creativitàe ai processi creativi, promosso dal laFondazione Carispezia.

    caleidoscopio

    FONDAZIONI Luglio - Agosto 2015

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    Contribuire a far nascere la figura dell’“artigianodigitale”, che unisce gli antichi saperi alle moder-ne tecnologie per sviluppare nuovi prodotti, pro-cessi e servizi: è questo l’obiettivo del progetto“Re/active”, realizzato dalla Fondazione Tema(Tecnologie per i beni culturali e l’artigianato)dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, in colla-borazione con il Mit - Massachusetts Institute ofTechnology di Boston. «Vogliamo stimolare pro-cessi di innovazione all’interno di micro e piccoleaziende artigiane della Toscana – spiegaGiampaolo Moscati, amministratore delegato diTema – , attraverso l’impiego delle nuove tecno-logie digitali». Sono stati selezionati quattroragazzi tra i 20 e i 30 anni, poi inseriti per un tiro-cinio di sei mesi in imprese del territorio rappre-sentative di importanti settori dell’artigianatotoscano: carta, calzaturiero, ceramica e tessile. Il

    loro compito è approfondire la conoscenza deiprocessi produttivi e delle problematiche tecnichee organizzative delle rispettive aziende.Parallelamente i ragazzi seguono un percorso diformazione teorico-pratica sul mondo dellaDigital Fabrication (stampanti 3D, macchine acontrollo numerico, taglio laser, ecc.). Mettendoinsieme tirocinio e formazione i ragazzi possono

    diventare veri attivatori di innovazione e proporrele soluzioni digitali innovative più utili per risolve-re specifiche problematiche delle aziende artigia-ne. Il progetto si concluderà a fine anno e laFondazione Tema, in collaborazione con il Mit, haintenzione di presentare i risultati del lavoro svoltoin una apposita manifestazione a cui saranno invi-tati i rappresentanti del mondo imprenditoriale e leistituzioni pubbliche. In quella occasione è previ-sto un “makerthon”, ovvero una competizioneaperta a tutti i giovani residenti nel territorio tosca-no intitolata “Re-thinking Artisans” che, per ognisettore interessato dal progetto, prevede che ven-gano studiate da ciascun gruppo di lavoro solu-zioni innovative in termini di prodotto, processo oservizio basate appunto sulla Digital Fabri cation.Le migliori proposte saranno premiate.www.fondazionetema.it/reactive

    Nuova vita per le torri Asinelli eGarisenda, simbolo di Bologna.Grazie a un vasto piano di interventidi consolidamento strutturale ora leDue Torri sono più solide, resistenti,sicure, meno esposte a rischio sismi-co e monitorate con un sistema di

    controllo innovativo. L’opera zione èstata possibile grazie al contributodella Fon dazione del Monte diBologna e Raven na, che dal 2007 inavanti ha deliberato uno stanzia-mento complessivo di 1,8 milioni dieuro. Tutti gli interventi realizzatisulle Torri si integrano con la strut-

    tura esistente senza trasformarlaradicalmente. Si è data la preferenzaalle tecniche meno invasive e mag-giormente compatibili con i criteridella conservazione dei manufatti,tenendo conto dei requisiti di sicu-rezza e durabilità. Il sistema dimonitoraggio è stato progettato pertenere sotto controllo l’entità dellapendenza, nonché gli stati di solleci-tazione e di deformazione di alcunezone significative delle pareti mura-rie e delle cinture. Oltre a finanziareil restauro, la Fondazione del Monteha investito 500mila euro nel pro-getto “Bo logna: La Selva Turrita”,volto a valorizzare il “patrimonioverticale” della città attraverso spet-tacoli di luce, installazioni di opered’arte nonché la più alta videopro-iezione architettonica mai realizza-ta in Italia. Si tratta della storiadella Torre Asinelli proiettata suisuoi stessi 97 metri di altezza; tito-lo dell’opera “La Torre Riflette”.

    Lunga vita alle Torri

    Dopo quasi sessant’anni di attività nonera più in condizioni di assolvere allesue funzioni e così, grazie allaFondazione Banca del Monte diFoggia, il vecchio organo dellaCattedrale è stato sostituito con unonuovo. Si tratta di un ottimo ed elegan-te esemplare, frutto del lavoro artigia-nale di uno dei più antichi laboratoriorganari in attività. «La nostra speran-za – ha commentato il presidente dellaFondazione Saverio Russo – è che ilnuovo organo non serva solo adaccompagnamento della liturgia, macontribuisca a far crescere la culturamusicale nella nostra città, facendodella Cattedrale uno degli spazi delsuo auspicato rinascimento». Negliultimi anni la Cattedrale di Foggia èstata oggetto di particolari attenzioni daparte della Fondazione: dal restaurodella tela del De Mura, nella controfac-ciata, a quello delle due statue delColombo sugli altari laterali.

    NUOVO ORGANOIN CATTEDRALE

    Tirocinio e formazione per i nuovi artigiani digitali

    Aprirà le porte al pubblico a dicembredi quest’anno il nuovo Polo ArtisticoCulturale (Pac) a Novi di Modena.L’edificio è destinato a ospitare i prin-cipali servizi di aggregazione socio-culturale del territorio novese, conparticolare riferimento ai giovani.L’intero immobile, realizzato e di pro-prietà della Fondazione Cassa diRisparmio di Carpi, verrà destinato auso pubblico, in gestione al Comunedi Novi. Per realizzare la struttura, laFondazione ha destinato circa 1,5milioni di euro del proprio patrimo-nio, prassi utilizzata anche in passatonegli interventi analoghi che hannoriguardato i comuni di Carpi (Audi to -ri um San Rocco e Casa del Volonta -ria to) e di Soliera (Casa della Culturae delle Associazioni). Il Polo ArtisticoCulturale consentirà al comune diNovi di riappropriarsi di quegli spaziculturali e di aggregazione resi inagi-bili a causa del sisma, dando loro una

    sistemazione adeguata e funzionale.La Biblioteca comunale, il Centrogiovani con sala prove per band loca-li, la Proloco e l’Ufficio Culturasaranno riuniti in un unico complessodi circa 700 mq. Il progetto nasce daun percorso condiviso con i cittadini,da cui è emersa la sollecitazione a svi-luppare un luogo in grado di ospitaree mettere in relazione più servizi, inmodo da favorire gli scambi sociali, ilcoordinamento delle attività e l’otti-

    mizzazione delle risorse. Nel corpocentrale del Pac sarà ospitata la biblio-teca, dotata di un’area studio e diun’area multimediale attrezzata conpostazioni computer e rete wireless.Anche i più piccoli avranno il lorospazio: un angolo morbido con audio-libri e giochi didattici. Nell’ala estsarà realizzato il centro giovani consala prove per gruppi musicali; l’alaovest ospiterà l’emeroteca e uno spa-zio libero attrezzato con wi-fi, televi-sione e pannelli espositivi per mostre.La composizione degli spazi è conce-pita per favorire la flessibilità d’uso,così da ottimizzare i costi di gestionee i tempi di funzionamento dei servi-zi. I confini e le soglie che definisconogli ambienti non sono fissi: la biblio-teca potrà estendere temporaneamen-te i propri spazi al centro giovani eviceversa; alcune pareti e arredi mobi-li consentiranno la creazione di areeadatte a ogni necessità.

    Biblioteca e sala prove: nasce il Pac di Novi

    È TEMPO DI FESTIVAL!

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    caleidoscopio

    FONDAZIONI Luglio - Agosto 2015

    L’Acri ricordaSergio RistucciaA sei mesi dalla scomparsa di SegioRistuccia, avvenuta il 5 gennaio scorso,l’Acri ha ricordato con una piccola ceri-monia l’avvocato che nel suo impegnodi studioso e di intellettuale grande atten-zione dedicò alle Fondazioni di originebancaria, fin dalla loro costituzione. Peranni Segretario generale della Fon -dazione Adriano Olivetti e membrodegli organi di autorevoli Fondazionicome la Compagnia di San Paolo,Ristuccia è stato testimone diretto del-l’articolato percorso che ha portato allacreazione di questi enti, di cui fu eglistesso un ispiratore. In occasione dellacerimonia, alla presenza della vedova,professoressa Maria Teresa Salvemini, edella famiglia, l’Acri ha dedicato alla suamemoria una sala della sede dell’As -sociazione, dove sarà conservata partedella sua ricca biblioteca, che è statalasciata in eredità proprio all’Acri. Sitratta di 136 volumi sui temi della cultu-ra, della solidarietà, della filantropia, dicui lo stesso Ristuccia ha scritto per i tipidi Marsilio, nel 2000, con il titolo “Ilcapitale altruistico. Fondazioni di originebancaria e cultura delle fondazioni”.«Giurista interessato alla politica e allatrasformazione della società, osservato-re attento e fedele delle istituzioni ma alcontempo aperto e laico rispetto al lorocambiamento pur di salvaguardarne

    l’essenziale funzione sociale, che fu alcentro della sua riflessione costante edacuta, Sergio Ristuccia fu un uomocapace di leggere il nuovo che c’è nelprivato sociale e di compiere egli stessoesperienze di responsabilità direttaall’interno delle forme più moderne delterzo settore italiano– ha dichiarato Giu -sep pe Guzzetti, presidente dell’Acri –. Alui va il nostro ricordo e la nostra grati-tudine. Alla moglie e alla famiglia, insie-me al rinnovato cordoglio, un grazie sin-cero per aver scelto di ricordarlo ancheattraverso l’Acri». Sergio Ristucciadedicò la propria vita e la propria energiaintellettuale alle istituzioni: nel 1973fondò e diresse la rivista “QuesteIstituzioni”, fu presidente del Consiglioitaliano per le Scienze Sociali, ricoprìl’incarico di Segretario generale dellaCorte dei Conti e di Capo di Gabinetto diBeniamino Andreatta, presso ilMinistero del Tesoro, dal 18 ottobre1980 al 1° dicembre 1982 (governi For -lani, Spadolini I e II); fu vice-presidentedel Comitato tecnico-scientifico per lariforma del Ministero stesso, curando –insieme al professor Sabino Cassese – ilrapporto “Organiz zazio ne e funziona-mento del Ministero del Tesoro”, pubbli-cato a fine ‘82. Ristuccia, inoltre, curò lapubblicazione di 11 volumi dedicatiall’amministrazione dello Stato oltre atesti di ricerca e analisi sulle istituzioni,come l’ultimo “Costruire le istituzionidella democrazia: la lezione di AdrianoOlivetti, politico e teorico della politica”.

    Il 27 e il 28 giugno oltre 1.600 persone hanno partecipatoall’iniziativa “Fai…un giro in villa”, organizzata dalGruppo Giovani del Fai di Treviso in collaborazione conla Fondazione Cassamarca. Teatro dell’evento è stata lastorica Villa Albrizzi-Franchetti, costruita tra il 1680 e il1700 e situata in località San Trovaso, nel Comune diPreganziol (Tv), di proprietà della Provincia diTreviso e in concessione alla FondazioneCassamarca. Trenta giovani volontari delFai hanno accompagnato singoli e gruppiche hanno aderito all’invito divisitare la villa e partecipare allemolteplici attività proposte: labora-tori per bambini, concerti, visite alparco storico. I visitatori hannopotuto così scoprire le bellezze diquesta storica dimora attraversodue percorsi, uno all’interno dellavilla e uno nel parco. Qui, grazieal racconto di fatti storici e aned-doti da parte delle giovani guide,hanno potuto rivivere le avven-ture di Isabella Albrizzi e deisuoi ospiti, le spedizioni di Rai -mondo Franchetti e scoprire il

    mutare nel tempo della villa e del suo parco. Particolareattenzione è stata dedicata alle lettere di Canova, Denone Byron, che descrivono gli ambienti di VillaFranchetti, e di Ugo Foscolo, che proprio qui ebbel’ispirazione per i suoi “Sepolcri”. L’iniziativa ha ri -scos so un grande e successo, a conferma del fatto che

    quando si costruiscono reti tra amministrazioni,Fondazioni, organizzazioni del terzo set-tore e realtà imprenditoriali del territorio

    possono nascere occasioni di cre-scita per tutti. «Solamente ope-

    rando in questo modo – hannodichiarato i giovani volontari delFai – si possono realmente cambia-re le modalità di fare cultura. Para -frasando quanto dicevano diIsabella Albrizzi “amante per cin-

    que giorni, ma amica pertutta la vita”, noi vor-

    remmo essere sta tiamanti per duegiorni, ma diventa-re amici e collabo-rare in futuro conqueste realtà».

    Grazie anche al contributo dellaFondazione Cassa di Risparmio diPadova e Rovigo, nell’ambito delbando “Progetti di Eccellenza”, nellaboratorio BioERA (BiologicalEngineering Research & Appli -cation) dell’Università di Padova edell’Istituto Veneto di MedicinaMolecolare è stato scoperto comesviluppare tessuti umani miniaturiz-zati “on chip”. In particolare, sonostati presi in considerazionedue tra gli organi umani dimaggiore interesse per lo stu-dio della tossicità indotta dafarmaci: fegato e cuore.L’importanza della scoperta stanel fatto che la riproduzione inmicroscala di tessuti umanifunzionali, come quelli epaticoe cardiaco, consente sia di svi-luppare nuovi modelli in vitroper lo studio di terapie mirateal singolo paziente sia di testa-

    re la tossicità indotta da farmaci allediverse concentrazioni e modalità diassunzione, il tutto in tempi rapidi ein modo economicamente sostenibi-le. A oggi l’unico metodo preclinicoutilizzato e approvato per il processodi ricerca e validazione di nuovi far-maci è la sperimentazione animale.Tuttavia possono verificarsi discre-panze nella risposta a un farmaco tratessuti derivati da specie diverse. Il

    tentativo di sviluppare modelliumani in vitro si è scontrato finoracon la difficoltà di riprodurre tessutiumani funzionali e con i costi elevatiper un impiego di tali tessuti su largascala. Questo recente studio dellaboratorio BioERA ha già dato iprimi risultati per lo studio dellaepatotossicità di un farmaco. Cam -pioni di tessuto epatico integrati conun chip sono stati impiegati per ese-

    guire efficacemente test auto-matizzati in risposta a un far-maco somministrato ripetuta-mente a precisi intervalli tem-porali. La ricerca del laborato-rio BioERA si inserisce in uncampo di ricerca alla frontieratra biologia e medicina, a cuiviene aggiunto un importantecontributo ingegneristico. Lostudio è stato recentementepubblicato nella prestigiosarivista “Na tu re Methods”.

    Alla scoperta di Villa Albrizzi-Franchetti

    Circa vent’anni fa, una giovane studentessa milanese di nome Samantha Cristoforetti partì per gli Stati Uniti conl’Associazione Intercultura, per un periodo di studio all’estero. Da allora ne ha fatta di strada… Ogni anno sono più di1.800 gli studenti italiani delle scuole medie superiori che seguono l’esempio della giovane astronauta e partono perun’esperienza di studio all’estero tramite Intercultura, e sono una quindicina le Fondazioni di origine bancaria che sosten-

    gono quest’iniziativa. Tra le adesioni più recenti c’è quella della Fon -dazione Cassa di Risparmio di Cuneo, che ha appena consegnato unaborsa di studio di 15mila euro a una studentessa di 17 anni del LiceoPeano-Pellico di Cuneo, per trascorrere un anno scolastico negli StatiUniti. Tra i partner più attivi di Intercultura c’è la Fondazione Crt, chequest’anno ha erogato 28 borse di studio che consentiranno ad altrettantiragazzi di trascorrere il prossimo anno scolastico all’estero dove, ospitatida una famiglia del luogo, seguiranno le lezioni e impareranno a diventarecittadini del mondo. In nove anni l’ente torinese ha fatto partire 254 ragaz-zi, con un investimento di oltre un milione di euro. Lo stesso accade a

    Padova, dove la Fondazione Cariparo per il settimo anno consecutivo sostiene la mobilità studentesca oltre confine: 8studenti delle scuole superiori padovane e rodigine (2 in più rispetto al 2014) saranno gli ambasciatori del territorio venetoin Olanda, Belgio Fiammingo, India, Argentina, Germania, Stati Uniti, Cina e Indonesia. C’è infine la FondazioneVarrone di Rieti, grazie alla quale in dodici anni oltre 120 studenti hanno potuto studiare un anno lontano dall’Italia.

    Fegato e cuore umani riprodotti in un chip

    UN ANNO SCOLASTICO ALL’ESTERO

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  • Fino al 6 settembre 2015 il Foro Boario di Modena ospita “Strange Worlds”,una nuova mostra tratta dalle collezioni permanenti della Fondazione Cassa diRisparmio di Modena e organizzata dal suo ente strumentale FondazioneFotografia, in collaborazione con il Comune di Modena. Il percorso, a cura deldirettore della Fondazione Fotografia Filippo Maggia, comprende circa 70opere, tra fotografie, video e installazioni, di 26 artisti provenienti da ogniparte del mondo. Tema declinato dall’esposizione è il racconto di altri mondi,vicini e lontani, dove le dinamiche sociali, culturali, religiose in atto si intrec-ciano dando vita a storie inedite: «un susseguirsi emozionante di volti e costu-mi – spiega il curatore – un mosaico interattivo in grado di comporre una foto-grafia reale e tangibile della nostra contemporaneità». La mostra invita ilpubblico a soffermarsi su immagini, talvolta scioccanti, che spesso scorronoveloci davanti ai nostri occhi nei telegiornali senza percepirne a fondo il dram-ma: i soldati di origine palestinese di Ahlam Shibli, che prestano servizionell’esercito israeliano; i ritratti delle madonne sudamericane di SebastianSzyd, vedove tristi e rassegnate di minatori boliviani; i cani di Daniel Naudé,un tempo guardiani fidati delle fattorie degli afrikaner e oggi randagi, dopoche queste sono state abbandonate e i proprietari sono tornati in Europa.

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    in mostra

    FONDAZIONI Luglio - Agosto 2015

    L’operosità e la propensione al lavorodei suoi abitanti è una caratteristica dasempre riconosciuta al Biellese. Terrastoricamente contrassegnata da unmassiccio sviluppo dell’industria tessi-le, questo territorio è sempre stato unmodello esemplare dell’organizzazio-ne del lavoro in fabbrica. Eppure neglianni Cinquanta e Sessanta Biella non

    era fatta solo di lanifici e filature; eraanche un luogo popolato da uomini edonne che ogni giorno si adoperavanocon impegno nelle più svariate profes-sioni. Il Biellese di quel tempo è rac-contato dalle immagini storiche degliarchivi fotografici della FondazioneCassa di Risparmio di Biella, espostefino al 6 settembre presso lo Spazio

    Cultura della Fondazione in occasionedella mostra “Biella all’opera. Quandoil lavoro era un mestiere”. Le immagi-ni presentate ci riportano indietro neglianni, a un’epoca in cui quella terra eraparticolarmente florida, operosa, riccadi uomini e di donne orgogliosi delproprio lavoro. Un tempo avere unlavoro voleva dire soprattutto imparareun mestiere, apprenderne i segreti,“rubandoli” dai più anziani, e costruir-si lentamente una propria professiona-lità. Oggi il lavoro, sempre più incertoe saltuario, da strumento di crescitapersonale si è trasformato per molti inun susseguirsi di esperienze scollegatetra loro; per altri è un vero e propriomiraggio. Nelle immagini in mostra ciimbattiamo in facce sorridenti, a voltestanche, ma sempre orgogliose dimostrare la propria identità professio-nale, i propri strumenti, i frutti deglisforzi quotidiani. Ognuno, in quel pre-ciso momento, sembra dirci con fer-mezza chi è. Forse perché ognuno diloro sapeva bene chi era: artigiano,maniscalco, panettiere, muratore,cuoco, impiegato, medico, operaio,benzinaio, contadino... Uomini edonne che, pur in una realtà socialecomplessa e difficoltosa, attraverso illavoro acquisivano la propria dignità.

    Quando il lavoro era un mestiere

    GIOIELLI NASCOSTI DELL’ALESSANDRINOEsposte le opere d’arte della Fondazione Cra e i capolavori dell’oreficeria

    Per chi visita l’Alessandrino quest’estate ci sonodue eventi espositivi di sicuro interesse.Il primo, curato da Vittorio Sgarbi, si tiene neglispazi di Villa Scalcabarozzi a Valenza (Al) e s’in-titola “Valenza e l’arte del gioiello. Damiani e latradizione orafa. Gioielli d’artista”. Si tratta di unaricca esposizione di oreficeria, da quella dellalocale Maison Damiani a una raccolta di gioiellirealizzati da artisti moderni e contemporanei. Lamostra, organizzata dal Comune di Valenza instretta collaborazione con la Fondazione Cassa diRisparmio di Alessandria, rimarrà aperta fino al 2agosto. Il percorso espositivo si articola su trepiani. Il seminterrato è dedicato alla storia del-l’oreficeria valenzana. È stato ricostruito un labo-ratorio artigianale di inizio novecento e sonoesposte tutte le attrezzature e le apparecchiatureche ne facevano parte. Esposti anche gessi, dise-gni, modelli, registri di fabbrica e altro preziosomateriale d’archivio. In questo piano trovano spa-

    zio manufatti di alta gioielleria realizzati da alcu-ne storiche ditte valenzane. A corredo ci sono leimmagini di Carlo Lenti, un orafo-fotografo cheha documentato – con uno splendido bianco enero, a tratti impreziosito da lamine d’oro – levarie fasi di lavorazione del gioiello. Il piano nobile della Villa è dedicato al raccontodella storia della Maison Damiani, con una sele-zione di prestigiosi oggetti e rare immagini raccoltiin occasione dell’esposizione “Damiani 90 yearsof excellence and passion”. Sono in mostra imasterpiece dedicati alle creazioni che hanno ca -ratterizzato i novant’anni di Damiani, alcune opereorafe pluripremiate, oltre ai pezzi unici che hannovinto il Diamonds International Awards, conside-rato l’Oscar della gioielleria. Damiani è l’unicogioielliere al mondo ad averne vinti diciotto. Il piano superiore, infine, è dedicato ai gioiellicreati da artisti moderni e contemporanei. Ne sonoesposti, alcuni per la prima volta, oltre cinquanta.

    Molti sono i maestri che, neltempo, hanno utilizzato il gioiellocome strumento creativo del pro-prio linguaggio: da Lucio Fontanaad Arnaldo Pomodoro, da Salva -dor Dalì a Giorgio de Chirico. Spostandosi nel centro storico diAlessandria, presso PalatiumVetus, fino al 26 luglio, è possibilevisitare la mostra “Opere dalla col-lezione d’arte della Fondazione”.Da Pellizza da Volpedo a Bistolfi,da Morando a Carrà, da Migliara aMorbelli: oltre 60 opere, tra dipin-ti, sculture e disegni di proprietàdelle Fondazione vengono final-mente esposte al pubblico. Conquesta mostra Alessandria si risco-pre epicentro di fenomeni artistici

    e culturali che spaziano dagli ultimi decenni delSettecento alla fine del Novecento e propone leopere di grandi pittori e scultori legati al territorioo perchè nati qui o perchè vi hanno gravitato cul-turalmente e che, comunque, hanno avuto un ruolodi primissimo piano nel dare vita ai movimenti piùimportanti e innovatori del panorama artistico ita-liano. La Fondazione Cassa di Risparmio diAlessandria ha scelto di privilegiare proprio questiautori nel definire le linee della propria collezione.L’ac quisizione di opere di artisti legati al territo-rio è stato un impegno che ha consentito di ripor-tare a casa veri capolavori, che per la prima voltavengono esposti in maniera corale, con un allesti-mento che permette al visitatore di scorgere ine-diti rispecchiamenti, di stabilire confronti e sug-gerire rimandi. Aggirarsi tra i quadri di questaesposizione consente un progressivo avvicina-mento a quel non ben definito genius loci di cui ètempo di acquisire pien