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PALAZZO Adotta un monumento Istituto Comprensivo Bernalda (MT) Mostra fotografica - Cortometraggio AMMICC XVII

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L’istituto comprensivo di Bernalda ha aderito al progetto “La Scuola adotta un monumen-

to”,promosso dalla fondazione Napoli Novantanove e autorizzato dal MIUR, al fine di cono-

scere e valorizzare il patrimonio artistico e culturale italiano. Lodevole iniziativa, in quanto il

patrimonio artistico del nostro Paese rappresenta quasi il 70% del patrimonio artistico mon-

diale. E’ utile ricordare che ogni valorizzazione in questo settore non può fare a meno di

passare attraverso la conoscenza del BENE (in questo caso il Palazzo Ammìkk), e quindi

un AMORE per il bene da tutelare e valorizzare. Il mondo della scuola è l’ambiente ideale

e più adatto per educare ai sentimenti per il BENE ( e il BELLO) e per il patrimonio artistico,

che nella nostra amata Italia è ricchissimo.

Anche nel nostro Comune (Bernalda MT) vi sono dei Beni Artistici e culturali che vanno

conosciuti, amati e tutelati,al fine di farli fruire a chi verrà dopo. La valorizzazione di un

BENE passa attraverso tante conoscenze a vari livelli, attraverso l’esplorazione dei senti-

menti , di piccoli,adolescenti e adulti, il confronto di esperienze,il riaffiorare dei ricordi, la

ricerca di emozioni, la ricostruzione di avvenimenti del passato. La vicenda si Palazzo

Ammìkk è piena di piccoli misteri ed avvolta da leggende attraverso pareti,finestre aperte e

murate, archi, cortili, scale consunte, amori, uccisioni, rapimenti, manomissioni. Tale palaz-

zo è carico di storia,urbanistica, umana e leggendaria. E’ il monumento tra i più carichi di

storia dell’intero territorio, amato dai bernaldesi soprattutto del centro storico, anche perché

la sua storia si intreccia con quella di un grande medico, Matteo Parisi (1594? – 1669) che

fu archiatra di Papa Innocenzo X e di Papa Alessandro VII. Le leggende elementi storici

s’intrecciano nell’immaginario collettivo e danno vita a ricostruzioni che hanno sempre del

fantastico. I materiali prodotti per questo progetto, cortometraggio e mostra, sono il frutto di

collaborazioni e sinergie che hanno coinvolto alunni,famiglie e docenti. Per alcuni mesi tale

“monumento” sarà nelle cure della Scuola e si spera, delle istituzioni e della cittadinanza.

Aprile 2016

Prof. Dino D’Angella

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Presentazione

La storia locale offre la possibilità di costruire innumerevoli percorsi didattici e,

soprattutto, consente di conoscere la propria città e il suo patrimonio culturale ed artistico.

Le nuove generazioni, in primis, devono maturare il senso di appartenenza alla

comunità di origine, per recuperarne l’ identità attraverso lo studio e la conoscenza delle

proprie radici e tradizioni. Solo prendendo in considerazione l’eredità che la storia ci ha

lasciato possiamo educare i giovani al rispetto e alla responsabilità nei confronti delle testi-

monianze del passato.

Queste le considerazioni che hanno indotto docenti e alunni della II^A Scuola

dell’Infanzia e III^C Secondaria di I Grado dell’Istituto Comprensivo di Bernalda a parteci-

pare al concorso nazionale “Le scuole adottano i monumenti della nostra Italia” , indetto

dalla Fondazione Napoli Novantanove, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione,

dell’Università e della Ricerca.

Scegliere un monumento da “adottare” significa “appropriarsene", instaurare con

esso un legame “affettivo”, descriverne le caratteristiche architettoniche e rievocarne la

storia, al fine di sottrarlo all'oblio e tramandarne il ricordo ai posteri.

Adottare un monumento che è parte “viva” della nostra piccola comunità locale ha

rappresentato per noi l’opportunità di valorizzare e promuovere le bellezze artistiche del

territorio. Nel contempo, agli studenti, veri protagonisti di tutte le attività ideate e realizzate,

è stata offerta l’occasione di sperimentare i beni culturali come luogo di apprendimento

attivo per lo sviluppo di esperienze pratiche e di competenze sociali e civiche.

Il monumento che i nostri giovani studenti hanno scelto di “adottare” è “Palazz

Ammicc” (Palazzo D’Ambrico o D’Ammicco), sito in Via Magenta, nel centro storico di Ber-

nalda, la cui vicenda sembra indissolubilmente legata al nome del giovane e promettente

medico bernaldese, Matteo Parisi, vissuto a cavallo tra il XVI e XVII secolo, che, per un

tragico errore o, se vogliamo, per un’assurda fatalità, uccide la donna da lui amata, figlia

della nobildonna di origine genovese, Maria Chiara Penchi, proprietaria, a partire dal 1637,

del Feudo bernaldese e, quindi, del palazzo baronale.

Nell’immaginario popolare, invece, la storia di Palazz Ammicc si colora di leggende

che narrano del misterioso rapimento, da parte di una zingara, della bella e giovanissima

figlia della proprietaria del palazzo, morta poi tragicamente per mano di uno dei suoi fratelli.

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Il progetto di “adozione” del noto palazzo baronale bernaldese vuole assumere, quindi,

il valore di conoscenza e di tutela del patrimonio ambientale e storico-artistico del nostro

paese, conferendo un senso concreto allo studio della storia locale.

Con la raccolta e la pubblicazione del materiale prodotto dagli studenti si vuole rendere

la nostra “un’esperienza trasferibile”, nell’auspicio che la salvaguardia e la valorizzazione dei

beni culturali e storici si imponga non solo in ambito scolastico, ma in quello più ampio delle

Istituzioni, delle associazioni del territorio e di tutte le componenti del tessuto sociale.

Agli insegnanti e agli alunni che hanno reso possibile tale pregevole iniziativa va il mio

più sincero ringraziamento. Passione ed entusiasmo hanno sostenuto ogni loro attività e hanno

consentito la realizzazione degli ottimi lavori di cui questo volume vuol essere testimonianza e

riconoscimento.

Prof.ssa Grazia Maria Marciuliano

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Relazione

Senso civico, senso di appartenenza, capacità di leggere con amore il luogo in cui si vive

e tutelarlo. Sono questi gli obbiettivi di fondo del progetto “la scuola adotta un monumento”.

Sensibilità difficili da costruire. Noi docenti, lo abbiamo fatto credendo in questo progetto e

utilizzando i mezzi che suscitano interesse nei ragazzi, non più selfie autoinneggianti, ma

l’occhio che segue l’obbiettivo per leggere in modo nuovo il proprio paese e fissarne in una

immagine l’anima stessa. Le pietre che ne costruiscono le mura conservano la memoria

storica scritta nel loro stesso DNA. La mostra, dei ragazzi della 3°C , fotografa appieno

quest’anima ed ha consentito loro di poter esprimere emozioni interiori profonde.

Il cortometraggio della 2°A Scuola dell’Infanzia sulla leggenda,la bella di Palazz Ammìcc

rapita dagli zingari, ci ha permesso di raccontare una fiaba popolare tutta nostra,lucana.

Bellissimo leggere negli occhi dei bambini la partecipazione a questa vita d’altri tempi, il

dramma vissuto dalla fanciulla,l’amore lontano , la vita con un popolo nomade,il dolore

della madre e infine il ritorno e la morte.

Come nelle più belle favole della tradizione,anche attraverso questa è possibile accettare e

metabolizzare i momenti più difficili della vita. La chiave di accesso al nostro inconscio che

ogni fiaba possiede, riesce ad ordinare e farci accettare il nostro vissuto interiore. Non

dimentichiamo, che le fiabe più belle del mondo sono nate qui, in Lucania. Abbiamo vissu-

to la fiaba in modo nuovo,girato scene,indossato costumi,finto di essere altre persone.

Modi nuovi di fare scuola. Da questo gioco teatrale è nata una piccola opera d’arte. Noi ci

abbiamo messo il cuore e la voglia di vivere il centro storico come possono fare solo i

bambini. I professionisti, il regista Lo Pinto, il fotografo Puntillo, il grafico Galli, ne hanno

fatto un cortometraggio e una mostra che ci presenterà altrove,al concorso indetto dalla

Fondazione Napoli Novantanove in collaborazione con il Ministero della Università e della

Ricerca. Entrambi i video faranno parte del Museo Virtuale “Arte Cultura ambiente: l’itinera-

rio delle meraviglie italiane. A tutti noi resterà nel cuore la bella esperienza educativa

vissuta ,un percorso da curricolo verticale tra due ordini di scuola solo apparentemente

distanti. E’ stato bello lavorare insieme ,siamo cresciuti e ogni momento farà parte del

nostro essere uomini e donne, consapevoli della bellezza che ci circonda,in un paese

libero e ricchissimo di arte.

Percorso didattico – educativo curato dalle docenti:

S. Secondaria di 1° Grado- Prof.ssa Rosa Emanuela Natale

S. dell’Infanzia Matine Angeliche :

Giuseppina Bitondi,Emanuela Matera,Prof.ssa Marilena Derario

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Classe: 3C

Scuola Secondaria di I° Grado

Docente:Rosa Emanuela Natale

1- Armento Francesco 2- Braico Kevin Giuseppe 3- Cosenza Fabiana Lorenza 4- Crucinio Vito 5- Della Pioggia Sara 6- Di Ciancia Francesco Paolo 7- Ditaranto Chiara Francesca Irene 8- Greco Marco 9- Leone Loris Rocco 10- Montemurro Letizia 11- Montesano Giada Pia 12- Munteanu Mihaita 13- Risimini Fabio 14- Rizzelli Alessia Pia 15- Santorsola Angelo Mirko 16- Scardillo Manuel Pio 17- Silletti Carlo Pio 18- Vena Francesco Pio 19- Venezia Ilaria Cosima 20- Viccari Noemi 21- Vozzi Martina

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Matteo ParisiUno dei personaggi illustri che Bernalda può vantare è Matteo Parisi, dottore in Medicina, la cui storia è degna di un romanzo.

Figlio di genitori benestanti, ma di cui non si conoscono le generalità, Matteo Parisi o Parisio studiò Medicina presso l'Univeristà di Napoli e, una volta laureatosi, tornò a vivere nel suo paese natio. Di lui non si sa molto l'unica cosa conosciuta con certezza era l'ubicazione della sua abitazione. Il palazzo in questione si trovava “sottoposto al palazzo del signor Pacciani” nelle cui vicinanze, di fronte al Palazzo Ambrosiano, ve ne era un altro, di stile signorile, denominato Lambicco (PALAZZ AMMICC) appartenuto alla famiglia del duca Don Giuseppe Bernauda. Il palazzo, ormai frazionato fra vari proprietari, era la dimora dalla Genovese Donna Chiara Penchi e del suo secondo marito, Don Luise Gamboria. La signora Penchi, aveva una figlia, avuta con il sopra citato marito, ed era sorella uterina di Don Berardino Bernauda, ultimo Duca di Bernalda. La giovane, di cui non si cono-sce il nome, si ammalò di una grave malattia e nessun medico, neanche i più accreditati, che fino ad allora l'avevano visitata, aveva saputo darle guarigione. Il caso volle che proprio in quel periodo, dopo il conseguimento del diploma dottorale a Napoli, Matteo Parisi faceva ritorno in patria, e la signora Penchi volle chiamarlo al cospetto della fanciulla malata. I genitori della ragazza fecero una promessa al giovane dottore che, in caso di guarigione, si impegnavano di ben ricompensarlo anche a costo di vendere tutti i loro beni. Parisi, però, rifiutò quest'offerta e ne propose un'altra, vale a dire che in caso di guarigione della fanciulla, i genitori si sarebbero dovuti impegnare a con-cedergli la mano della giovane. La Penchi e il marito accettarono l'offerta, ma, una volta guarita la giovane, il Parisi venne licenziato garbatamente cercandogli di offrire solo borse di denaro. Di fronte a tale affronto il Dottore rimase sbigottito e non riuscendo ad accettare ciò che si era verifica-to, fuggì verso casa e, una volta arrivato, prese un fucile, si appostò all'angolo della sua abitazione e quando vide affacciarsi al balcone del loro palazzo il signor Gamboria con la figlia, esplose un colpo che uccise entrambi. Il Matteo allora non perse tempo, fuggì subito, dando inizio così al suo errare per diverse province sotto mentite spoglie. Matteo Parisi raggiunse Monteserico, dove, spacciandosi per un pastore, trovò lavoro grazie al capo mandriano delle Regie Mandrie. Grazie ai suoi modi gentili, seppe farsi apprezzare sia dai pastori che dal capo mandriano in quanto ogni qual volta si presentava l'occasione di curare i loro malanni, Parisi lo faceva con le erbe di stagione che lui stesso raccoglieva. Il mandriano stesso ebbe bisogno di farsi curare un piccolo malanno e, visto l'ottimo risultato, tenne sempre con se Matteo tanto che gli affidò l'istruzione dei suoi figli. Sempre il caso volle che il Vicerè Raniero Gusman, durante una visita alle regie Mandrie a Monte-serico si ammalò gravemente. Nessun medico riuscì a capire la cura da applicare per guarire il Vicerè tanto che la situazione peggiorò. Chiamato a se il capo mandriano, Parisi gli fece capire che le cure fino ad allora applicate erano sbagliate e che il Vicerè era in pericolo di vita. In principio il capo mandriano tentennò nel proporre un pastore come medico temendo di compromettersi. Dopo tante insistenze Matteo riuscì a convincere il capo mandriano a presentarlo e, dopo un buon bagno e vestitosi di tutto punto, come un vero e proprio dottore, Parisi venne presentato al Vicerè come medico forestiero. I medici presenti in consulto, alla vista di Parisi, vestito in quel modo, subito si alzarono in piedi e lo condussero rapidamente davanti al letto dell'infermo senza che nessuno lo riconoscesse. Il mandriano stesso, quando vide i modi e quando ascoltò il linguaggio dotto con il quale Matteo parlava con gli altri medici presenti, rimase meravigliato. I medici successivamente ammisero il loro errore e lasciarono il posto al Parisi.

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Una volta guarito, il Vicerè immediatamente chiamo' a se il capo mandriano dicendogli di dovere la vita al Parisi e aggiunse anche che il medico nascondeva un mistero che lui voleva assolutamente scoprire. Una volta convocato, il Vicerè impose a Matteo di svelare la sua vera identità e il Dottore fu ben contento di farlo a patto che gli venisse concesso il perdono con il regio sigillo per il misfatto com-piuto, in cambio dei suoi fedeli servigi. Il Vicerè, allora, non si volle più separare da Matteo, il quale lo seguì a Napoli dove venne onorato e dove mise famiglia. Intanto il nome di Matteo Parisi divenne molto conosciuto tanto che il Sommo Pontefice Innocenzo X nel 1645 lo chiamò a Roma per guarirlo e il Vicerè a malincuore dovette obbedire lasciandolo partire per la Corte Pontificia, dove in seguito il medico bernaldese prestò la sua opera per il resto della sua vita. Sotto richiesta del Parisi di onorare la Chiesa Madre del suo paese, il Sommo Pontefice Innocenzo X donò alla stessa un Ereliquidario conte-nente i resti del Santo Patrono San Bernardino da Siena e di molti altri martiri; inoltre il Santo Padre ordinò Vescovo uno dei due figli di Matteo, Don Parisi Parisio, e Canonico di Santa Maria Maggiore l'altro figlio Don Cesare.

In seguito, Matteo Parisi, dopo la successione di Alessandro VII al trono di Innocenzo X, rimase medico della Corte Pontificia.

Tratto da: “Bernalda: Chiese e Clero nel XVIII secolo” di Francesco Armento.

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... PER ME L’ACQUA E’ FONTE DI VITA ,QUESTA FOTO HA CONSERVATOSTORIE E OGGETTI. LA PIANTA A SINISTRA DEL POZZO, ANCH’ESSA SPOGLIA SI E’ CONSUMATA NEL TEMPO ...

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… FACCIATA CENTRALE DEL PALAZZO AMMICC, DAVVERO MOLTO VECCHIO E MAL CONSERVATO. HA SUSCITATO IN ME UNA SENSAZIONEDI TRISTEZZA COME LA STORIA DI MATTEO PARISI, DRAMMATICA E DOLOROSA ...

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… BUIO UGUALE DOLORE E LUCE UGUALE FELICITA’. PER ME LA GIOIAE’ IL TEMPO CHE VIVO CON I MIEI AMICI. IL DOLORE E’ IL NON RIUSCIRE …

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CRUCINIO VITO – EMOZIONI ANTICHE SENZA FINE

... FOTO IN BIANCO E NERO CHE MI FA RICORDARE LE VECCHIE FOTO DI FAMIGLIA. PALAZZO POCO CURATO CHE RIPRENDE VITA QUANDO GIOCHIAMO A NASCONDINO. MI NASCONDO LI’, PENSO CHE NESSUNO VERRA’ A CERCARMI E VINCERO’ ...

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... COSA CI PUO ESSERE OLTRE LA FINESTRA? QUESTI MATTONIRAPPRESENTANO I PENSIERI DELLA VITA QUOTIDIANA .QUALI SARANNOSTATI I PENSIERI DI MATTEO PARISI? ...

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DI CIANCIA FRANCESCO – UNA STORIA DEL PASSATO TRA RICCHEZZA E POVERTA’

... A ME SEMBRA QUASI IMPOSSIBILE CHE LE PERSONE CHE HANNO ABITATO QUESTO PALAZZO ABBIANO POTUTO SCRIVERE UN PEZZO DI STORIA DEL NOSTRO PAESE. LE MURA TRASANDATE SONO UN VERO E PROPRIO MONUMENTO ...

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... I RAMI SECCHI, MI DANNO IL SENSO DELLA VITA CHE VA VIA, COME NELLA RAGAZZA PROTAGONISTA DELLA TRAGEDIA. SONO SPOGLI, SENZA FIORI,SENZA FELICITA’. I BUCHI NELLA PARETE MI FANNO SENTIRE I COLPI DEL FUCILE, SPARATI DALLA FINESTRA ORMAI MURATA CHE DA’ SULLA VALLE. L’UNICA LUCE VIENE DALLA PORTA D’INGRESSO , SIMBOLEGGIA LA SPERANZA CHE NON E’ MAI MANCATA ALLA MAMMA, PADRONA DEL PALAZZO AMMICC. NON HANNO AVUTO MODO DI RITROVARSI IN VITA MA CERTAMENTE SI SONO RITROVATE OLTRE LA VITA STESSA ...

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... LE STORIE DI TUTTE LE PERSONE CHE HANNO ABITATO IL PALAZZO LE SENTO COME VISSUTE DA ME ...

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… ESPLORAZIONE. QUESTO PORTALE PORTA A MOLTE ALTRE ENTRATE CHE MI PIACEREBBE DAVVERO TANTO SCOPRIRE. SONO MOLTO CURIOSO ...

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... PIU’ GUARDO QUESTA FOTO E PIU’ RIFLETTO SULL’ASIMMETRIAE L’IRREGOLARITA’ CHE CARATTERIZZA QUESTO SCATTO. PALAZZO RICCO DI VISSUTO,UNA GRANDE STORIA DA RACCONTARE, INTRICATA E RACCHIUSA TRA QUATTRO MURA. QUESTE MURA NON SONO DEL TUTTO CHIUSE, C’E’ UN’ APERTURA SUL CIELO. E’ TUTTO UN PO’ UNA METAFORA, IL CIELO E’ COME LA LIBERTA’,SENZA CONFINI,FORSE UNA META IRRAGIUNGIBILE PER LA FANCIULLA PROTAGONISTA ...

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MONTESANO GIADA - UN SALTO NEL PASSATO:TRA TRISTEZZA E FELICITA’

… SOTTO QUESTO ARCO HO IMMAGINATO IL MEDICO MATTEO PARISI CORRERE PER SALVARE LA SUA AMATA. GUARITA PER MIRACOLO E’ STATA SUBITO DOPO UCCISA PER MANO DEL SUO STESSO AMATO. GLI ERA STATA NEGATA LA PROMESSA DI FARLA SUA SPOSA.HO PROVATO DOLORE PER I SOGNI NON REALIZZATI DELLA RAGAZZA,MA ANCHE UN PIZZICO DI FELICITA’ OSSERVANDO IL SORRISO DELLA GENTE CHE IN QUESTO PALAZZO OGGI VIVE ...

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... I DUE ARCHI MI FANNO PENSARE AD UN ALBERO E LE SCALE, CHE SALENDO, PORTANO VERSO LA CONOSCENZA DELLA STORIA. PRINCIPESSE AFFACCIATE ALLE FINESTRE , SOTTO CAVALIERI DESIDEROSI DI CONQUISTARLE E CAVALLI CHE SI DISSETANO AL POZZO.

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RISIMINI FABIO – UNO STRANO SOFFITTO

... ENTRANDO HO RIVISSUTO SULLA MIA PELLE LA STORIA DI MATTEO PARISI. MI HA COLPITO SAPERE CHE HA CURATO E MESSO A REPENTAGLIO IL SUO FUTURO PER UNA RAGAZZA CHE POI HA UCCISO. COME PUO’ ESSERE DEVASTANTE LA FORZA DI UN SENTIMENTO ...

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… RIVEDO LA PRINCIPESSA SEDUTA SUL BORDO DELLA FINESTRA, CON I SUOI LUNGHI CAPELLI BIONDI, ANSIOSA DI VEDERE IL SUO AMATO. UN AMORE IMPOSSIBILE PERCHE’ VIETATO. NULLA DI CIO’CHE SOGNAVA AVREBBE MAI POTUTO AVVERARSI. A QUESTA IMMAGINE MI HA GUIDATA SOLO L’AMORE ...

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... MI SONO SENTITO PROTAGONISTA DELLA STORIA. HO PENSATO ALLA MADRE DISPERATA CHE DOPO UNA GIORNATA TRASCORSA AD ASPETTARE SUA FIGLIA, DI SERA SI PERDEVA NELLA LUCENTEZZA DELLE STELLE PARAGONANDOLA ALLO SGUARDO DELLA FIGLIA AMATA ...

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SCARDILLO MANUEL – PICCOLO GIOIELLO

… E’ UN BALCONE DI FRONTE A PALAZZO AMMICC, IN FERRO BATTUTO, DAVVERO MOLTO BELLO. LO GUARDO E CON UN SORRIDO MI CHIEDO , QUANTE STORIE HANNO VISTO E SENTITO LE PERSONE CHE NEI SECOLI SI SONO AFFACIATE A QUEL BALCONE? ...

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... NEL CORTILE DEL PALAZZO C’ERA TANTO FERMENTO, PADRONI E SERVI CONDIVIDEVANO SPAZI E VITE. AI CONTADINI ERA PERMESSO DI COLTIVARE LE TERRE E NON PAGARNE L’AFFITTO IN DANARO MA CON I PRODOTTI ...

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VENA FRANCESCO – IL MURO DELLA SALVEZZA

... OGNI DOLORE E OGNI TRISTEZZA VISSUTA TRA QUESTE MURA,NON ABBATTERANNO IN ME, PROTAGONISTA DELLA MIA VITA, LA SPERANZA ...

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VENEZIA ILARIA – SENSAZIONI E PENSIERI PROFONDI

... ORIGINALITA’ E SEMPLICITA’. I MATTONI SANNO ESPRIMERE MILLE PENSIERI ...

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...SE PENSO A QUESTA PORTA,PENSO AI DIAMANTI, LE PIETRE DI CUI E’ FATTA SONO PREZIOSE. MI CHIEDO, QUANTE MANI PRIMA DELLE MIE LE HANNO TOCCATE? ...

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... LA GRADINATA IN DISCESA SUSCITA IN ME MISTERO E LA VOGLIA DI CONOSCERE L’IGNOTO. COSA SI NASCONDE IN FONDO A QUELLE SCALE E SOTTO L’ARCO APPARENTEMENTE CUPO E SOLITARIO? OLTREPASSARE GLI ORIZZONTI DELLA VITA E GIUNGERE IN UNA NUOVA ,FATIDICA DIMENSIONE,LA MORTE. QUESTA LA SORTE CHE TOCCO’ ALLA FANCIULLA DEL PALLAZZO CHE INVANO TENTO’ DI SFUGGIRLE ...

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Sezione II° A

Scuola dell’infanzia Matine Angeliche

Docenti:

Marilena Derario,Pina Bitondi,Emanuela Matera

1.Bellosguardo Carmine Gabriele 2.Braico Miriam 3.Carriero Antonio 4.Cospite Ginevra 5.Dascanio Davide 6.Di Trani Viola 7.Digiorgio Giuseppe Pio 8.Eletto Aurora 9.Gesualdi Roberta Pia 10.Laino Gabriel 11.Lo Frano Francesco 12.Marciuliano Carla 13.Melchiorre Pietro 14.Salfi Michele 15.Schettini Chiara 16.Stigliano Matteo 17.Torraco Diego 18.Loudjeine Khdidja

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Palazzo “Ammicc”

La bella rapita dagli zingariQuesta leggenda narra di una famiglia ricca che abitava in un grande palazzo del centro storico di Bernalda. Nel palazzo ci vivevano altre famiglie,al piano terra c’era un grande atrio dove i bambini potevano giocare e dove gli abitanti dello stesso palazzo, per lo più contadini, vendevano ciò che coltivavano nelle loro campagne. Il proprietario non faceva pagare il fitto ma in cambio voleva che gli inquilini dell’edificio si occupassero dei suoi terreni. Prima di morire nascose tutto il suo oro in un posto segreto del palazzo. Si racconta che, per avere questo tesoro, nel quale c’era anche una chioccia d’ora a dimensione naturale con tredici pulcini, si dovesse uccidere un bimbo non ancora battezzato e sacrificarlo. Ancora oggi nessuno è riuscito a trovare questo tesoro. Questo palazzo, tutt’ora abitato, è chiamato Palazz Ammicc perché la sua padrona portava il nome di Lalla Micca*. Si dice che le famiglie di questo palazzo avessero più figli femmine che maschi, infatti si diceva: palazz ammic femmn assje uommn picc. La signora ,la padrona del palazzo, aveva tre figli, una femmina e due maschi. Essendo una persona benestante, tutti i giorni si recavano a palazzo alcune serve per pettinarla e aiutarla nelle faccende di casa. Un giorno una zingara che si era accampata nella valle del fiume Basento ai piedi del paese, passò da quelle parti e sapendo che lì era nascosto un tesoro, tentò di intrufolarsi. Con la scusa di pettinare i capelli alla signora entrò nel palazzo e vide la bella figlia della padrona. La rapì e la portò con sé fino a farle dimenticare la sua famiglia. La padrona del palazzo attese per anni, invano, il ritorno della figlia. Un giorno gli zingari tornarono ad accamparsi nella valle del Basento, proprio nei pressi di Bernalda. La fanciulla rapita era ormai diventata donna e mentre camminava udì il suono delle campane della chiesa Madre. La ragazza incominciò a chiedere insistentemente per chi quelle campane suonassero a lutto. Doveva essere per forza una persona importante e gli zingari che avevano già saputo della morte della signora del palazzo Ammic le dissero la verità. Spinta e guidata dal sentimento, decise di recarsi in paese a far visita alla madre ormai morta. Gli zingari le diedero il permesso di andare in paese a patto che giurasse di ritornare , lei accettò e la accompagnarono fin sotto le mura del castello. Chiese ad una donna che cosa fosse successo e questa le raccontò ciò che era accaduto tanti anni prima e che talmente forte era stato il dolore di questa mamma che si era ammalata fino a morire. La fanciulla addolorata, si recò al palazzo paterno dove viveva la sua famiglia. Nessuno la riconob-be. Salendo le scale della sua casa per salutare la madre pronunciò queste parole: “Signura mia signura, tu jer a pampn e ii jer l’uv, dnar n’ tniev senz misur ma nun ma saput ammuntuà la mia vntur” (signora , mia signora tu eri il tralcio e io ero l’uva , di denaro ne avevi senza misura, ma non hai saputo indovinare la mia ventura). Udite queste parole, i fratelli capirono che si trattava della sorella rapita, la abbracciarono forte e la supplicarono di restare a palazzo, ma ella, memore della promes-sa fatta agli zingari,volle andar via. Un fratello la rincorse ma non riuscii a raggiungerla, si affacciò dalla finestra che dava nella valle, accecato dalla rabbia, le sparò dei colpi di fucile e la uccise, togliendola così agli zingari che l’avevano rapita. Oggi a palazzo Ammicche c’è una finestra murata che si affaccia sulla valle e la leggenda dice che lo spirito della signora è fuori da questa finestra che aspetta ancora la figlia. Dove la fanciulla fu uccisa è tutt’ora denominato “U cuozz d l zingr”. * Palaz-zo Ammicc deriverebbe dal nome della famiglia proprietaria, i Lambicco o i D’amico.

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BACKSTAGE

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Si ringrazia

Il Dirigente Scolastico Dott.ssa Maria Grazia Marciuliano

Il Comune di Bernalda e il Sindaco Dott. Domenico Tataranno per il patrocinio, il sostegno

economico e la concessione della Sala Incontro.

Il Prof. Berardino D’Angella - storico

Prof.Saverio Omar Ciccimarra - Componente della Giuria del “Premio Strega

Prof.Franco Armento - Storico

L’assessore alla Cultura Domenico Calabrese

Direttore della fotografia e camera – Ugo Lo Pinto

Riprese e montaggio S .Phographika – Riccardo Puntillo

Design e progetto grafico – Pietro Galli

La Guida Turistica Dott.ssa Anna Alianelli

La proprietaria del Palazzo Sig:ra Panio, per la gentile accoglienza e il permesso di ado-

zione.

Si ringrazia in modo particolare

Tutti i genitori degli alunni che con grande entusiasmo hanno sostenuto il progetto educati-

vo.

Il cortometraggio e la mostra fotografica, prendono parte al concorso Nazionale “La scuola

adotta un monumento”, indetto dalla Fondazione Napoli Novantanove in collaborazione

con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e faranno parte del Museo

virtuale “Arte Cultura Ambiente: l’itinerario delle meraviglie italiane”

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GRAFIC DESIGN

Progettazione grafica, Design,

Compilazione, Correzione bozze,

Supervisione Progetto: Pietro Galli

foto copertina : Ugo Lo Pinto

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COMUNE DI BERNALDA

Queste immagini immortalano palazzo "AMMICC" in una condizione attuale lontana dalla sua veste originaria.

Esse sono strumento per sollecitare una nuova riflessione in merito al suo recupero storico sociale, nella convinzione di essere eredi privilegiati di un

patrimonio prezioso. L'arte permette nuove interpretazioni e risveglia dettagli, sensazioni, emozioni che unite alle parole rinvigoriscono la memoria collettiva e generano

una nuova conoscenza.

Rosa Emanuela Natale - Docente

La cultura, la conoscenza,l’amore per il proprio tempo e il luogo che ci è dato di vivere, sono la vera arma, il vero Kalasnjikov contro l’indifferenza e il vuoto che devasta il

cuore dei giovani e delle persone.

Emanuela Matera - Docente

Quando sembra che la vita sia un elettrocardiogramma piatto, incontri due defibrillatori che la rendono speciale. Sinergie

professionali emozionali.

Pina Bitondi – Docente

Non si può impedire alle stelle di splendere. I nostri bambinitutti, nessuno escluso, come piccole stelle ci hanno donato

senza alcuna riserva emozioni e sentimenti unici e indimenticabili...

Marilena Derario - Docente

E’ lodevole l’iniziativa promossa dai docenti e dagli alunni della II A della Scuola dell’Infanzia e della III C della Scuola Secondaria di I Grado dell’Istituto Comprensivo di Bernalda di partecipa-re al Concorso Nazionale “Le scuole adottano i monumenti della nostra Italia”.

Fu Giosuè Carducci il primo a spiegare agli italiani che prima di conoscere la storia nazionale, è utile raccogliere i documenti e le testimonianze delle storie locali, perché ognuna rappresenta una piccola nazione.

Stesso principio credo che sia utile applicare ai monumenti presenti nelle nostre singole comu-nità, perché rappresentano il ricordo e la testimonianza di un tempo e di una storia; il segno che fu posto e che rimane di una civiltà.

I monumenti parlano, pertanto spetta a noi, con la nostra cura nei restauri e nella manutenzione tenerli in piedi e con gli studi e le ricerche tramandarne la memoria.

Per questo è encomiabile l’iniziativa da voi intrapresa, affinchè si continui a far parlare “Palazz Ammicc”, con la sua avvincente storia che non sarebbe giusto disperdere nel buio della dimenti-canza.

Matera, 25 marzo 2016 Saverio Omar Ciccimarra

ISTITUTO COMPRENSIVO Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° grado

Via Anacreonte, 60 75012 Bernalda (MT)