Wrington, 29 agosto 1632 +Oates, 1704 - liceoporporato.edu.it · La tesi centrale di Locke è che...
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Wrington, 29 agosto 1632 +Oates, 28 ottobre 1704
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« ...essendosi cinque o sei amici miei riuniti nella mia stanza a discutere di argomenti molto diversi dal presente soggetto, ben presto ci trovammo in un vicolo cieco...e dopo aver fatto alquanti sforzi senza con ciò progredire verso la soluzione...a me venne il sospetto che avessimo adottato un procedimento errato; e che prima di applicarci a ricerche di quel genere, fosse necessario esaminare le nostre facoltà e vedere con quali oggetti il nostro intelletto fosse atto a trattare e con quali invece non lo fosse…» J. Locke, Saggio sull'intelletto umano, Epistola al lettore
L’intento principale di Locke consiste nell’analisi dell’intelletto umano, per individuarne le possibilità e i limiti, in modo da poter affrontare con successo i problemi risolvibili, evitando al contrario il rischio di stabilire verità negli ambiti che sono al di là del conoscibile. Tutte le nostre conoscenze hanno origine dall’esperienza, sia esterna (sensazione) sia interna (riflessione). Non esistono idee innate. La mente, alla nascita, è una tabula rasa e riceve successivamente ogni contenuto dall’esperienza.
Criticismo e empirismo
Approfondimento
L’esperienza produce in noi idee semplici, corrispondenti alle singole sensazioni (colori, suoni ecc.). L’intelletto opera sulle idee semplici in vari modi, collegandole a formare idee complesse. Le unisce, producendo le idee di sostanza; le pone in rapporto, producendo le idee di relazione; astrae dalle diverse idee singole qualità, formando le idee di modo. Tra queste, rientrano anche il tempo e lo spazio, che non devono perciò essere considerate realtà oggettive, ma idee costruite per astrazione dalla nostra mente.
La dinamica della conoscenza
Approfondimento
1. Rifiuto dell'innatismo Locke sostiene che l'intelletto, alla nascita, è una tabula rasa, che verrà gradualmente riempita dall'esperienza. Critica l'innatismo sostenendo che, se fosse vero, alcune idee, come quelle della logica, dovrebbero essere universali, quindi comuni a tutti gli uomini, mentre, ad esempio, i bambini e gli idioti non le posseggono. Inoltre, l'innatismo è un'ipotesi superflua, dato che abbiamo gli strumenti (gli organi di senso) per acquisire nuove idee.
Le conseguenze dell'empirismo (1/4)
Approfondimento
2. Critica dell'idea di sostanza, di io e di Dio L’uomo conosce soltanto i fenomeni (idee semplici) che unifica per formare un’unica idea, alla quale attribuisce un nome (ad esempio, «Socrate» o «uomo» o «mela»). Considerando poi tali idee come semplici, attribuisce loro un sostrato oggettivo che unifichi i diversi fenomeni. Tale operazione è però illegittima. L’unificazione dei fenomeni avviene ad opera della nostra mente e non possiamo conoscere a che cosa essi ineriscano nella realtà. La sostanza è conoscibile in quanto idea complessa costruita da noi, mentre è inconoscibile, ammesso che esista, in quanto realtà oggettiva. Anche l'io e Dio sono idee costruite dal nostro intelletto.
Le conseguenze dell'empirismo (2/4)
Approfondimento
3. La tolleranza religiosa Locke sostiene la libertà di coscienza in materia religiosa: l’individuo, in quanto cittadino, è tenuto al rispetto delle leggi dello Stato, che non può violare neppure in nome di una fede particolare; entro questi limiti, però, lo Stato non può imporgli una religione o un culto e deve rispettarne la coscienza e la possibilità di associarsi liberamente in una Chiesa. Locke condanna il dogmatismo, perché in materia religiosa non esistono verità dimostrabili razionalmente, e sostiene un cristianesimo senza dogmi che anticipa il deismo illuministico.
Le conseguenze dell'empirismo (3/4)
Approfondimento
4. Possibili esiti scettici, evitati da Locke Locke non trae dalle sue premesse le conseguenze scettiche che sembravano implicite: non nega cioè la possibilità della conoscenza, né esclude che si possa pervenire a conoscere Dio e se stessi. Egli sostiene l’esistenza di due gradi di conoscenza, definita come la percezione della concordanza o meno tra idee: quella intuitiva, che conduce ad affermare l’esistenza dell’io, e quella dimostrativa, che consente di affermare l’esistenza di Dio. Ad esse si aggiunge quella sensoriale che, seppure non possa farci conoscere che cosa sia la realtà esterna, ne attesta l’esistenza.
Le conseguenze dell'empirismo (4/4)
Approfondimento
L'empirismo di Locke si differenzia dagli altri poiché il suo si fonda sulla convinzione che non esista principio, nella morale come nella scienza, che possa ritenersi assolutamente valido tale da sfuggire ad ogni controllo successivo dell'esperienza.
I primi tre libri del Saggio trattano dell'«origine delle idee», il quarto è dedicato al tema del «la certezza e l'estensione della conoscenza umana, ed insieme i fondamenti e i gradi della credenza, dell'opinione e dell'assenso»
An Essay Concerning Human Understanding Saggio sull'intelletto umano
Libro I La tesi centrale di Locke è che la mente di un neonato è una tabula rasa (a blank slate) e che tutte le idee si sviluppano dall'esperienza. Il Libro I del Saggio è un attacco all'Innatismo cioè alla dottrina delle idee innate. Locke ammette che alcune idee sono nella nostra mente dalla nascita, ma argomenta che queste idee sono fornite dai sensi fin dal grembo materno: ad esempio la differenza tra colori e sapori. Se abbiamo una conoscenza universale di un concetto come la dolcezza, non è perché è una idea innata, ma perché siamo tutti esposti al sapore dolce fin dalla nascita fetale. Oltre a ciò, Locke argomenta che le persone non hanno principi innati. Locke contesta che i principi innati risiedano su idee innate, le quali non esistono. Uno degli argomenti fondamentali di Locke contro le idee innate è il fatto che non esiste alcuna verità sulla quale tutti siano unanimemente concordi. Egli ha modo di contestare una serie di affermazioni che i razionalisti offrono come verità universalmente accettate, ad esempio il principio di identità, evidenziando che sia i bambini che gli idioti sono spesso inconsapevoli di tali affermazioni.
Mentre il Libro I è diretto a rigettare la dottrina delle idee innate proposte da Cartesio ed i razionalisti, il Libro II spiega che ogni idea è derivata dall'esperienza, attraverso le sensazioni – informazione sensoriale diretta – oppure attraverso la riflessione – “la percezione delle operazioni della nostra mente dentro di noi, così come è impiegata sulle idee che ha ricevuto”.
Libro II
In questo libro Locke discute le idee astratte generali. Ogni cosa che esiste nel mondo è un particolare oggetto (idea). Le idee generali si realizzano quando raggruppiamo insieme le idee simili particolari, mettendo da parte le differenze (astrazione) fino ad ottenere solo le idee simili. Quindi possiamo usare queste similarità per creare un termine generale, come ad esempio “albero”, che diventa così anche un'idea generale. L'uomo forma idee generali astratte per tre ragioni: 1. sarebbe troppo difficile ricordare una parola diversa per ogni oggetto (idea) particolare; 2. avere una parola per ogni cosa esistente vorrebbe dire, in pratica, impedire la comunicazione; e 3. l'obiettivo della scienza è generalizzare e categorizzare ogni cosa.
Libro III
Locke affronta il problema della conoscenza e dei limiti della mente umana. Locke definisce la conoscenza come ”la percezione delle connessioni e dell'accordo o disaccordo (rifiuto) di ogni possibile idea". Locke afferma che possiamo conoscere le sostanze, nonostante le nostre idee su di esse siano sempre oscure e relative alla sostanza in generale. Ancora, la definizione di Locke della conoscenza pone un problema analogo a quello visto con la percezione e il linguaggio (Libro III). Se la conoscenza è la percezione del consenso o del dissenso di una delle nostre idee, allora probabilmente siamo intrappolati proprio nella cerchia delle nostre idee.
Libro IV (1/3)
Cosa quindi possiamo conoscere e con quale grado di certezza? Possiamo conoscere che Dio esiste con un più alto grado di sicurezza di quanto si possa ottenere da una dimostrazione. Sappiamo anche di esistere con un alto grado di certezza. Conosciamo anche bene le verità della morale e della matematica, poiché sono idee modali, la cui adeguatezza è garantita dal fatto che prendiamo queste idee come modelli ideali ai quali riferire altre idee, piuttosto che cercare di copiare archetipi esterni che possiamo solo comprendere in modo inadeguato.
Libro IV (2/3)
Inoltre, i nostri sforzi per comprendere la natura degli oggetti esterni è limitata largamente alle connessioni tra le loro qualità apparenti. La nostra conoscenza delle cose materiali è probabilistica e quindi è "opinione", piuttosto che "conoscenza". Così la nostra conoscenza degli oggetti esterni è inferiore alla nostra conoscenza della matematica e della moralità, di noi stessi e di Dio.
Libro IV (3/3)
A Letter Concerning Toleration
Lettera sulla tolleranza Il filo conduttore dell' opera è
il tentativo di una fondazione
etica e politica della
tolleranza, attraverso la
definizione delle proprietà e
dei diversi campi di influenza
di Stato e Chiesa, di
Religione e Società.
La Chiesa, infatti, è "una libera società di uomini che si riuniscono spontaneamente
per onorare pubblicamente Dio nel modo in cui credono sarà accetto alla divinità, per
ottenere la salvezza dell'anima" Se lo stato si servisse della forza per imporre la
dottrina, tale scelta entrerebbe quindi in contraddizione con la stessa definizione di
Chiesa, che ha alla sua base una libera scelta che, se trasformata in costrizione, non
otterrebbe che un effetto apparente, facendo del credente un ipocrita.
La fede è una scelta interiore, non trasmissibile per eredità né per diritto: è
convinzione personale svincolata dalle influenze esterne. Il diritto d'intervento del
magistrato nei confronti del religioso sarà quindi limitato alla regolazione del suo
esercizio, e quegli potrà intervenire in questo solo qualora questo vada a ledere quei
principi sui quali si fonda lo stato. Essendo l'adesione spontanea, inoltre, non sarà
autorità della chiesa operare costrizioni di alcun tipo nei confronti dei suoi membri; si
potrà servire invece di altri mezzi, come la scomunica o l'espulsione dalla comunità.
L'unico modo per una Chiesa di guadagnare proseliti è la loro conversione attraverso
la persuasione e non con la violenza. Questo significa che il governo non dovrebbe
intervenire nella cura delle anime. A sostegno di questa tesi, Locke presenta tre
motivi principali: (1) gli individui non possono cedere il controllo delle loro anime a
forze laiche, così come Dio non ha nominato nessun magistrato per farlo; (2) l'uso
della forza non rende possibile il cambiamento necessario per la salvezza perché,
mentre può costringere all'obbedienza, non può cambiare le convinzioni intime e
religiose dell'individuo, e (3), anche se la coercizione convincesse qualcuno di una
nozione, ciò non sarebbe d'aiuto per la salvezza dell'anima, perché allora la semplice
nascita sarebbe correlata con la salvezza.
Due trattati sul
governo civile.
Saggio
concernente la
vera origine,
l'estensione ed il
fine del governo
civile.
IL PENSIERO POLITICO (1/2)
Secondo Hobbes
Bellum omnium contra omnes
(guerra di tutti contro tutti)
In quali condizioni
siamo (cosa significa)?
Qual è lo scopo del
contratto sociale?
Tutelare giuridicamente la libertà
di ognuno
Quando nasciamo siamo in
uno stato di natura
Secondo Locke
Tutti in una condizione di
liberta e di uguaglianza
Qual è lo scopo del
contratto sociale?
Alienare i propri diritti al sovrano
per uscire dallo stato di guerra
« Per ben intendere il potere politico e derivarlo dalla sua
origine, si deve considerare in quale stato si trovino
naturalmente tutti gli uomini, e questo è uno stato di perfetta
libertà di regolare le proprie azioni e disporre dei propri
possessi e delle proprie persone come si crede meglio, entro i
limiti della legge di natura, senza chiedere permesso o
dipendere dalla volontà di nessun altro. È anche uno stato di
eguaglianza, in cui ogni potere e ogni giurisdizione è reciproca,
nessuno avendone più di un altro, poiché non vi è nulla di più
evidente di questo, che creature della stessa specie e dello
stesso grado, nate, senza distinzione, agli stessi vantaggi della
natura, e all’uso delle stesse facoltà, debbano anche essere
eguali fra di loro, senza subordinazione o soggezione, a meno
che il signore e padrone di esse tutte non ne abbia, con
manifesta dichiarazione del suo volere, posta sopra le altre, e
conferitole, con chiara ed evidente designazione, un diritto
incontestabile al dominio e alla sovranità. »
(Saggio sul Governo civile)
IL PENSIERO POLITICO (2/2)
Cosa cambia per l’individuo? Qual è la sua
funzione?
Esercitare il potere
legislativo ed esecutivo
Lo stato di società
L’individuo non ha più il
poter di fare ciò che
vuole e né di punire In che modo?
In una società ben regolata i due
poteri devono essere separati
IL PENSIERO PEDAGOGICO (1/4)
Quali sono?
Cosa
intende?
Accortezza
nella
conduzione
dei propri affari
Pensieri sull’educazione
saggezza civiltà cultura
Cosa
intende?
Correttezza del
comportamento
esteriore
Arricchimento
spirituale
Cosa
intende?
Su quali presupposti si fonda?
Considerazione
sociale
stima onore
I fini dell’educazione la metodologia educativa la didattica
Saggio sull’intelletto umano
Trattati sul governo civile
Da dove lo
ricaviamo? Cosa
prevede?
IL PENSIERO PEDAGOGICO (2/4)
L’educazione morale
Da cosa è guidata?
Dalla ragione
A cosa s’ispira?
Legge divina Legge civile Legge dell’opinione (reputazione)
Qual è la sua funzione?
sanzionare
A quale scopo?
Rendere libero l’uomo
Cosa?
La trasgressione delle norme
Perché?
L’uomo alla nascita non è libero
Come?
Attraverso la disciplina
(self-government)
“Pensieri sull’educazione” raccolta di 217 pensieri
Di cosa tratta?
« L'uomo sia capace di rinunciare ai
propri desideri, di opporsi alle proprie
inclinazioni e di seguire unicamente
ciò che la ragione gli addita come
migliore, benché gli appetiti tendano
all'altra parte.» Pensieri sull’educazione
Citazione da I pensieri dell’educazione si veda
Manuale pag. 50-51 u. c.v.
Questo brano sarà oggetto di critica da parte di
Rousseau
IL PENSIERO PEDAGOGICO (3/4)
la didattica
Quali questioni
affronta?
apprendimento intelligenza Originalità, distintività, pluralità
Come avviene? Come la si
acquisisce?
Per mezzo
dell’esperienza
Che fine ha?
Idee
complesse
giudizio
Esercizio
Pratica
Riflessione
Che fine hanno?
Antidogmatismo
A cosa portano?
Elasticità, sagacia,
acume e prontezza
IL PENSIERO PEDAGOGICO (4/4)
Il curriculum
Quali scopi ha?
Geografia
Astronomia
Cronologia
Anatomia
Storia
Permettere il
rinnovamento
dei principi
Formare il
Gentleman
Quali contenuti?
Prestare
attenzione alle
caratteristiche
psicologiche
Quale metodo?
Evitare
difficoltà
artificiose
Sgombrare
la mente
da ogni
pensiero
estraneo
Quale ritiene centrale?
La storia purchè si
abbandoni la storia
militare a favore dello
studio delle civiltà
La storia presuppone lo
studio della geografia e
della cronologia per una
corretta collocazione nello
spazio e nel tempo degli
eventi che vengono studiati.
Come?
È centrale il rapporto individualizzato fra l’allievo e il docente. L’educatore
riveste la legge cui l’allievo deve imparare a sottostare la sua volontà, per, in un
futuro, saper obbedire autonomamente alla leggi della propria società e della propria
coscienza. Il maestro deve quindi comandare l’alunno per guidarlo alla libertà, ma
soprattutto deve saper risvegliare nello studente, attraverso il dialogo, la razionalità
e la capacità di autovalutazioni. Il docente deve infine adattare il proprio linguaggio
e i propri ragionamenti alle capacità del fanciullo.
La scuola è vita e non solo preparazione alla vita, e richiede un’educazione aperta
(open education) come valorizzazione della libertà e della creatività dell’allievo.
L’educazione dovrà tendere all’acquisizione di buone abitudini razionali che
conducano all’autocontrollo (self-control).
L’onore, valore tipicamente aristocratico, è strettamente legato al concetto di
rispettabilità. Il gentleman deve guadagnarsi la stima e il rispetto degli altri, che si
raggiunge attraverso una buona reputazione, che spetta a chi compie azione virtuose
e rette.
Alla base del metodo dovranno stare l’amore della stima e il timore della
vergogna, che sono il vero stimolo per un giovane che viene formato al senso
dell’onore. L’amore della stima e il timore della vergogna sono l’interiorizzazione dei
premi e dei castighi. Il modello educativo di Locke e incentrato sull’interiorizzazione,
in quanto la formazione del carattere avviene soltanto attraverso la reale
interiorizzazione dei principi che successivamente si evidenziano nell’esteriorità.
Affinché l’interiorizzazione si produca è necessario che l’allievo eserciti fin dalla prima
infanzia le sue potenzialità. La formazione del carattere avviene attraverso
l’esperienza, lo sviluppo dell’interiorità per mezzo dell’esercizio dell’esteriorità.
L’abitudine ha un ruolo centrale nel sistema educativo lockiano, in quanto è il
prodotto dell’esercizio costante. È importante suscitare nell’allievo interesse ed è
necessario scegliere il giusto momento per gli insegnamenti, stimolando la sua
curiosità, favorendo un apprendimento incentrato sulla ricerca e su uno sforzo
adeguato.
Locke valorizza il gioco e il lavoro. I materiali di gioco devono essere costituiti da
piccole cose della vita quotidiana, grazie alle quali il bambino può esprimere
liberamente la sua creatività e lo fa passare gradualmente dal gioco al lavoro. Il
lavoro viene esaltato nel suo valore educativo; ogni lavoro manuale rafforza
l’esercizio ed è utile per la salute. Il docente dovrà quindi avviare lo studente ad un
lavoro, senza costrizioni, tenendo conto della sua età e delle sue inclinazioni.
L’agricoltura e la falegnameria sono considerate particolarmente significative, in
quanto non sono semplici hobbies, ma, grazie alla forza e allo sforzo che richiedono
per acquisire abilità e competenze, riescono ad educare in maniera rigorosa il
fanciullo. Il gentleman sarà dunque l’uomo d’affari che ha imparato il valore del
lavoro esercitandolo direttamente per poi lasciarlo ai suoi servi e artigiani. Per Locke
è importante seguire il detto mens sana in corpore sano, in quanto la salute è
necessaria agli affari e alla felicità ed è indispensabile una robusta costituzione
capace di resistere a privazioni e fatiche. Anche i viaggi hanno una valenza
educativa, in quanto, oltre a offrire l’apprendimento di lingue e tradizioni, aiutano a
sviluppare prudenza e saggezza. Grazie alla formazione morale e religiosa avviene
la formazione del carattere. L’idea di Dio è il fondamento principale della virtù; i
fanciulli devono quindi apprendere assai presto amore e reverenza per Dio, dal
quale riceviamo ogni bene.