Workshop Collodio e Ambrotipia di Gino Mazzanobile

1
Il procedimento del collodio umido fu in- ventato nel 1851 da Frederick Scott Archer. Esso si diffuse immediatamente su vasta scala poiché questa tecnica che utilizzava negativi su vetro, coniugava la precisione del dagherrotipo ai vantaggi offerti dalla stampa multipla. Il primo passo nel procedimento al collo- dio era di stendere su una lastra di vetro del collodio contenente ioduro di potassio. Suc- cessivamente si sensibilizzava la lastra in un bagno di nitrato d’argento: in questo modo si formava ioduro d’argento, sensibile alla luce. Si poneva la lastra di vetro in un telaio, si inseriva nell’apparecchio fotografico e si eseguiva l’esposizione che per quei tempi era relativamente rapida (dal secondo in su). Prima che il collodio potesse asciugarsi, si sviluppava l’immagine. Alla fine, si fissava in tiosolfato di sodio, seguito da un lavaggio in acqua. La lastra doveva essere sensibilizzata, es- posta e sviluppata prima che il collodio si as- ciugasse e, di conseguenza, questa tecnica fu chiamata procedimento alla lastra umida. Alla tecnica del collodio venne applicata l’idea di trasformare l’immagine negativa in positiva. Lo stesso Archer ebbe l’intuizione ma non la brevettò. La nuova applicazione fu brevettata solo nel 1854, da un bostoniano di nome James Ambrose Cutting, come am- brotipia. L’ambrotipia (Tintype, Ambrotype, Fer- rotype) fu una tecnica fotografica antica di grande diffusione e successo, specie in Inghilterra e Stati Uniti tra il 1840 e il 1870. La procedura completamente artigianale consiste nella preparazione della lastra e sua esposizione entro pochi minuti. I tempi di posa sono superiori generalmente al secondo ed è necessaria molta luce. La lastra una volta esposta viene sviluppata e fissata im- mediatamente dopo l’esposizione. L’ambrotipia è un’opera unica, non ripet- ibile attraverso ristampe. Ogni posa è un momento magico e irri- petibile, richiede fatica, tempo, meditazione e soprattutto.. niente fretta. Ogni lastra è delicatissima. Un mondo diverso, senza stress e con l’artigianalità di ogni singolo gesto. Un rito che è ripagato da immagini uniche e irripetibili da ristampe o altri pro- cedimenti meccanici. 1) Introduzione storica 2) Attrezzature 3) Preparazione della chimica 4) Il supporto: vetro/metallo ecc. 5) Il procedimento dalla stesa del collodio al fissaggio. Operazioni da svolgere per ottenere una lastra al collodio * molatura e pulizia del vetro * stesa del collodio sul vetro * immersione nel bagno d’argento per la sensibilizzazione * inserimento nello chassis * esposizione * sviluppo e breve lavaggio * fissaggio * lavaggio * verniciatura di protezione

description

Questo documanto è la versione su Scribd del volantino per il workshop di fotografia al collodio e ambrotipia di Gino Mazzanobile, fotografo a Varese. L'evento è previsto per la primavera 2011 nei locali dell'Associazione FotOfficina.

Transcript of Workshop Collodio e Ambrotipia di Gino Mazzanobile

Page 1: Workshop Collodio e Ambrotipia di Gino Mazzanobile

Il procedimento del collodio umido fu in-ventato nel 1851 da Frederick Scott Archer. Esso si diffuse immediatamente su vasta scala poiché questa tecnica che utilizzava negativi su vetro, coniugava la precisione del dagherrotipo ai vantaggi offerti dalla stampa multipla.

Il primo passo nel procedimento al collo-dio era di stendere su una lastra di vetro del collodio contenente ioduro di potassio. Suc-cessivamente si sensibilizzava la lastra in un bagno di nitrato d’argento: in questo modo si formava ioduro d’argento, sensibile alla luce. Si poneva la lastra di vetro in un telaio, si inseriva nell’apparecchio fotografico e si eseguiva l’esposizione che per quei tempi era relativamente rapida (dal secondo in su).

Prima che il collodio potesse asciugarsi, si sviluppava l’immagine. Alla fine, si fissava in tiosolfato di sodio, seguito da un lavaggio in acqua.

La lastra doveva essere sensibilizzata, es-posta e sviluppata prima che il collodio si as-ciugasse e, di conseguenza, questa tecnica fu chiamata procedimento alla lastra umida.

Alla tecnica del collodio venne applicata l’idea di trasformare l’immagine negativa in positiva. Lo stesso Archer ebbe l’intuizione ma non la brevettò. La nuova applicazione fu brevettata solo nel 1854, da un bostoniano di nome James Ambrose Cutting, come am-brotipia.

L’ambrotipia (Tintype, Ambrotype, Fer-rotype) fu una tecnica fotografica antica di grande diffusione e successo, specie in Inghilterra e Stati Uniti tra il 1840 e il 1870.

La procedura completamente artigianale consiste nella preparazione della lastra e sua esposizione entro pochi minuti. I tempi di posa sono superiori generalmente al secondo ed è necessaria molta luce. La lastra una volta esposta viene sviluppata e fissata im-mediatamente dopo l’esposizione.

L’ambrotipia è un’opera unica, non ripet-ibile attraverso ristampe.

Ogni posa è un momento magico e irri-petibile, richiede fatica, tempo, meditazione e soprattutto.. niente fretta. Ogni lastra è delicatissima. Un mondo diverso, senza stress e con l’artigianalità di ogni singolo gesto. Un rito che è ripagato da immagini uniche e irripetibili da ristampe o altri pro-cedimenti meccanici.

1) Introduzione storica

2) Attrezzature

3) Preparazione della chimica

4) Il supporto: vetro/metallo ecc.

5) Il procedimento dalla stesa del collodio al fissaggio.

Operazioni da svolgere per ottenere una lastra al collodio

* molatura e pulizia del vetro

* stesa del collodio sul vetro

* immersione nel bagno d’argento per la sensibilizzazione

* inserimento nello chassis

* esposizione

* sviluppo e breve lavaggio

* fissaggio

* lavaggio

* verniciatura di protezione