Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

download Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

of 178

Transcript of Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    1/178

    WOLFGANG HOHLBEIN

    NELL'ABISSO

    LE CRONACHE DEGLI IMMORTALI

    (Die Chronik Der Unsterblichen - Am Abgrund, 1999)

    QUI COMINCIANELL'ABISSO

    PRIMO VOLUME DELLE CRONACHE DEGLI IMMORTALI

    I

    Un ramo sottile gli frust il viso e gli lasci sulla guancia un graffio san-guinante. La ferita non era profonda e sarebbe guarita in fretta, come tutte

    le altre che si era procurato nel corso della vita. Il dolore non aveva impor-tanza, perch, dopo aver perso in maniera orribile Raqui e la sua bambinaappena nata, non c'era pi nulla che lo potesse davvero far soffrire. Tutta-via il sottile rigagnolo di sangue sulla guancia lo distolse per un attimo daisuoi cupi pensieri. Andrej Delny sollev lo sguardo, esamin l'ambientecircostante e, sorpreso, tir le briglie del cavallo.

    Era a casa.Pensava di aver cavalcato senza meta, ma non era cos. Era ritornato nel

    suo luogo natale. Il cavallo era salito al trotto sul dolce pendio della collinadove, da bambino, lui aveva scorrazzato con gli amici. Riconobbe l'impo-

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    2/178

    nente faggio i cui rami contorti si aprivano in tutte le direzioni, come manidalle molte dita di un gigante buono. Da bambino era caduto spesso dallacima di quell'albero, senza tuttavia rompersi niente o procurarsi ferite.

    Osservava il faggio e gli sembrava sempre pi incredibile che avessecorso quei rischi; ma poi si rese conto che, dal punto di vista di un bambi-no, quell'albero doveva apparire ben pi gigantesco e pauroso: proprioquello che serviva per dimostrare agli amici la sua straordinaria audacia. Ilpensiero lo fece rabbrividire... In che situazioni folli e pericolose si eracacciato solo per dimostrare agli altri che era il pi coraggioso? Talvoltaera finita male, come dopo il fatale furto nella chiesa di Rotthurn, quandoaveva soccorso un amico finito nei guai, bench non si meritasse nessunaiuto. A sedici anni era gi diventato un emarginato, un dannato la cui vita

    non avrebbe pi potuto prendere un corso normale. Le conseguenze di queifatti avevano segnato tutto il suo sviluppo e infine, anni dopo, l'avevanocostretto a portare nottetempo suo figlio Marius presso alcuni parenti dellavalle di Bors, senza la prospettiva di poterlo riprendere con s.

    Come mai, allora, era ritornato l?Dopo aver seppellito Raqi e la sua bambina, aveva cavalcato giornate in-

    tere senza meta attraverso la Transilvania. Non sapeva per quanti giorni.Cinque, dieci o cento... che differenza faceva? Aveva smarrito ogni perce-

    zione del tempo, non aveva imboccato nessuna direzione precisa. Si eraaffidato al caso, all'arbitrio delle deviazioni dei sentieri e dell'istinto delcavallo, evitando consapevolmente la vicinanza degli uomini e rifornendo-si di provviste solo di tanto in tanto nei villaggi che incontrava per strada.

    Non poteva essere un caso. Forse, contro ogni buonsenso, lui voleva in-contrare il suo primogenito, quello che, tanto tempo prima, aveva lasciatoai parenti, con la preghiera di trattarlo come se fosse carne della loro car-ne... Quell'idea non gli piaceva, perch era legata ai dolorosi ricordi da cui

    era fuggito. Sarebbe stato pi semplice seguire l'esempio del suo patrigno,Michail Nadasdy, e trasferirsi in quei Paesi per cui si era entusiasmato,ascoltando i suoi racconti appassionati.

    All'inizio, Andrej non aveva voluto avere contatti col vecchio spadacci-no. Quando Michail Nadasdy era tornato in Transilvania da Alessandria,Andrej aveva odiato quel vecchio vagabondo, che aveva vergognosamentelasciato nei guai la moglie e il figlio adottivo per poi, come se volesse to-gliersi uno sfizio, mettersi a recitare la parte del padre e dell'insegnante.

    Dopo alcuni mesi di terribili liti e di rifiuti ostinati, tuttavia, Andrej avevadovuto ammettere che il suo atteggiamento non era soltanto estenuante, ma

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    3/178

    anche privo di senso. Michail, infatti, era un insegnante saggio e paziente,in grado di trasmettergli efficacemente le sue esperienze di vita e i segretidell'arte del combattimento, acquisiti durante i suoi viaggi avventurosi.

    Se guardava al passato, doveva ammettere che la sua vita cosciente ini-ziava proprio dal periodo in cui Michail si era preso cura di lui. L'unicaamarezza era data dal fatto che sua madre, Michail e lui stesso - poco dopoil ritorno del patrigno - avevano dovuto lasciare in tutta fretta il villaggio.Per un motivo che tuttora faticava a comprendere, infatti, il vagabondo erastato un bersaglio non soltanto dell'invidia e dell'emarginazione ma anchedi un odio profondo, che era sfociato in un atto di violenza in cui per,grazie a Dio, nessuno era stato ferito gravemente. Quella notte stessa ave-vano raccolto i loro poveri averi ed erano fuggiti in fretta e furia in monta-

    gna, dove, negli anni successivi, avevano condotto una vita semplice efatta di molti sacrifici. Soltanto lui, di tanto in tanto, era tornato al villag-gio dove, di nascosto, riceveva in dono qualcosa da uno zio o da una zia esoprattutto da Barak, che non faceva mistero di disapprovare l'ostracismodato alla famiglia di Andrej.

    E poi c'era stato un altro inizio: a sedici anni, Andrej aveva lasciato Mi-chail e la madre per conoscere il mondo. Tuttavia era arrivato solo a Rot-thurn, dov'era stato marchiato a fuoco per i secoli dei secoli a causa del

    furto in chiesa. Solo e frastornato, si era messo in viaggio per tornare al-l'umile casa della madre e, sulla strada, nel mezzo di quella deserta regionemontagnosa, aveva incontrato Raqi. Anche lei era in fuga. Avevano trova-to rifugio presso sua madre e Michail. Ma poi, l'uno dopo l'altro, eranomorti tutti.

    I primi segnali di pericolo erano arrivati poco dopo l'incontro con Raqi:strani rumori e orme lasciate sul povero suolo su cui avevano costruito laloro capanna. Quindi c'erano state aggressioni misteriose da parte di sco-

    nosciuti che per erano riusciti a fuggire.Ormai erano tutti morti: sua madre era stata aggredita mentre strappava

    le erbacce dal giardino. Quando lui e Michail, attirati dallo spaventosotumulto, l'avevano raggiunta dietro la collina, era troppo tardi: la donna erastata colpita a morte con pietre e con assi di legno appuntite. Non eranoriusciti a trovare i colpevoli.

    La madre non si era pi ripresa dalle conseguenze dell'aggressione e,poche settimane dopo, si era spenta a causa delle ferite. A distanza di due

    anni, Michail Nadasdy, anche lui vittima di un agguato, era stato ferito daun colpo di spada ed era morto tra le braccia di Andrej dopo giorni di ago-

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    4/178

    nia. Raqi, invece, era morta in maniera naturale - ma non per questo menospaventosa - durante il parto, e con lei era morta anche la figlia. Quando ilSignore l'aveva chiamata a s, la piccola aveva appena visto la luce delsole.

    In quel periodo, non c'era stato un giorno, non c'era stata neanche un'orain cui Andrej non avesse pensato di porre fine alla propria vita. Non avevapaura della morte. Anzi la morte gli appariva come una vecchia, cara ami-ca che lo avrebbe liberato dalle angosce e dai dolori. Aveva seppellito conle proprie mani tutte le persone che amava. Solo lui, fino a quel momento,non aveva avuto la grazia della morte.

    Allora, cosa l'aveva condotto l? L'istinto? Un istinto analogo a quelloche spinge certi animali a tornare nel luogo in cui sono nati soltanto per

    morire? Si sentiva in debito con Raqi, indotto a seguirla e a porre fine allapropria vita? O forse era una sensazione molto, molto pi antica... la soli-tudine?

    Andrej esit a lungo prima di decidersi a far procedere il cavallo. Nonaveva nulla da perdere. Bors, il suo luogo natale, si trovava sull'altro ver-sante della collina, a poca distanza dalla riva del Brasan, sulle cui acquesorgeva la fortezza. Qualcuno si ricordava ancora di lui, oppure era passatotroppo tempo da quando, con sua madre e Michail Nadasdy, aveva lasciato

    il villaggio? Quando, molti anni prima, aveva portato l Marius, era arriva-to di notte e - per non essere riconosciuto da nessuno come Andrej Delny,uno dei presunti ladri della chiesa di Rotthurn - era ripartito prima del sor-gere del sole.

    Ma in fondo, proprio per via di quella situazione, non aveva nulla daperdere. A preoccuparlo era il motivo per cui era arrivato l. Erano davverosolo l'istinto paterno e la preoccupazione per il figlio - l'eredit dei suoiantenati animali, come ripeteva Michail Nadasdy senza che lui capisse

    veramente cosa intendesse - o magari un...presentimento? Andrej avrebbevoluto ridere, ma non ci riusc. Non disprezzare i tuoi presentimenti, glibisbigliava nella testa la voce di Michail Nadasdy. Chiss, forse sono mes-saggi di una parte di noi che vede cose nascoste a tutti gli altri...

    Ma forse non era quello il motivo per cui era l. Tuttavia rimase fermonel suo proposito: cavalcare ancora per un po' e gettare uno sguardo allacittadina di Bors non poteva essere un gran danno. Fece schioccare lalingua per indurre il cavallo a muoversi. Michail Nadasdy gli aveva inse-

    gnato che il cavallo pi obbediente se lo si addestra con amore e pazien-za anzich con la frusta. E lui aveva compreso subito quanta saggezza ci

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    5/178

    fosse in quel consiglio, che non valeva solo per i cavalli.Una volta in cima alla collina si ferm. Ai suoi piedi c'era la valle di

    Bors. E, a osservare il luogo da quella grande distanza, quasi gli sembrche il tempo si fosse fermato.

    Non era cambiato nulla. Il bastione si ergeva cupo e maestoso sulle lim-pide acque del tranquillo braccio di fiume: un vetusto monumento, il cuicaratteristico profilo era stato levigato - ma non distrutto - dal tempo. Incontroluce, nello splendore del sole rosso del tardo pomeriggio, le sue mu-ra sembravano quasi nere. Tuttavia, ad Andrej parve di cogliere alcunicambiamenti: qua e l era stato riparato un danno, rinnovato un merlo di-strutto, era stata cambiata una capriata dell'attiguo edificio di legno. Perla fortezza era rimasta identica. Il bastione stava l, impassibile e tenace,

    esattamente come lo era stato duecento anni prima e come sarebbe statoancora per i successivi duecento.

    Probabilmente ai turchi il bastione non apparso cos importante dameritare di essere raso al suolo,pens Andrej ironicamente. Anche il pon-te di legno, che portava dal braccio secondario del fiume al piccolo inse-diamento sulla riva, era ancora come ai tempi della sua infanzia, come sefosse stato costruito per l'eternit. Gi da bambino, aveva fatto di nascostoscommesse su quanto tempo avrebbe retto prima che una violenta tempesta

    lo spazzasse via.Riprese a cavalcare e lasci scorrere lo sguardo su Bors. A differenza

    della fortezza, il paese sembrava molto cambiato. Non era cresciuto dimolto, ma i vicoli erano stati lastricati e molte case, anzich essere copertedi paglia e rami, avevano veri tetti con scandole di legno. Evidentemente,Bors aveva raggiunto un notevole benessere.

    Ma aveva perso abitanti. Andrej se ne accorse soltanto dopo aver discesoper met la collina. Nei pochi vicoli di Bors nulla si muoveva. Dai camini

    non si alzavano volute di fumo. Erano vuoti anche i recinti dei cavalli chelui riusciva a vedere.

    Ferm di nuovo la sua cavalcatura. Il suo battito era un po' accelerato,non per la paura, ma per la tensione. Abbass la mano sull'arma al suofianco per allontanare il brandello di stoffa con cui aveva avvolto l'impu-gnatura, in modo che l'esotica scimitarra non attirasse sguardi curiosi e nonsuscitasse l'attenzione dei ladri.

    Era improbabile che dovesse far ricorso a quell'arma. Bors sembrava

    priva di vita, eppure su quel luogo non aleggiava l'odore della morte e del-la decomposizione. Nel cielo non volteggiavano gli uccelli che si nutriva-

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    6/178

    no di carogne e, almeno da quella distanza, non si vedevano tracce di lotta.Doveva esserci un'altra spiegazione per quella totale assenza di vita.

    Forse gli abitanti del villaggio erano nei campi o nei boschi a tagliare lalegna oppure erano andati a pescare nei grandi laghi che si trovavano die-tro la collina e che quindi rimanevano nascosti alla sua vista. O forse sierano radunati nella fortezza per qualche festa.

    E avevano preso con loro tutti i cani, i gatti, i maiali, le capre, i cavalli ele mucche? Poco probabile. Doveva esserci un'altra spiegazione.

    Andrej smise di arrovellarsi su quelle domande inutili e fece trottare ilcavallo un po' pi in fretta. Ai piedi della collina, svolt a sinistra e, per unbreve tratto, cavalc su un campo appena arato, finch non raggiunse lastrada di terra battuta che cominciava venti iarde prima del borgo vero e

    proprio.Rallent di nuovo. Il silenzio gli venne incontro come una parete e, a

    ogni passo, lui sentiva crescere un senso di oppressione.A schiacciarlo era il peso dei ricordi. Quello era il luogo della sua infan-

    zia, il luogo in cui era cresciuto, in cui aveva imparato a camminare e acavalcare, in cui aveva stretto amicizie; ma nel contempo era il luogo dellasua dolorosa sconfitta e della sua pi profonda delusione. Dall'epoca in cuiera stato implicato nella faccenda del furto in chiesa - cui in realt non

    aveva preso parte - era tornato al villaggio solo una volta. Non aveva so-spettato che, nel frattempo, l'avessero cercato per tutta la Transilvania, eche i preti non avessero avuto niente di meglio da fare che diffamarlo intutto il Paese, chiamandolo profanatore di chiese e ladro empio. Gliabitanti del villaggio, insomma, non l'avevano davvero accolto gentilmen-te. In quella giornata caldissima e abbagliante - al punto che la luce delsole sembrava ferire i suoi occhi ipersensibili - l'avevano inseguito per lestrade del paese, coprendolo d'insulti e bersagliandolo con pietre e sterco.

    Gli avevano urlato dietro parole come eretico e seguace del demonio.Allora non sapeva cosa ne sarebbe stato della sua vita - in realt non losapeva ancora adesso! - e aveva avuto soltanto paura. Si era messo a pian-gere, a gridare, supplicando i suoi amici diascoltarlo... Quegli amici cheimprovvisamente erano diventati nemici, perch credevano che lui avesseprofanato la casa di Dio. Ora li comprendeva. Ormai non serbava pi ran-core. Ma ci non attenuava la sofferenza che quel ricordo portava con s.

    Pens a Barak, il suo prozio, e un vago calore gli si diffuse nell'animo. A

    quell'epoca era stato forse l'unico a schierarsi dalla sua parte; probabilmen-te non per amicizia o simpatia, bens per un'innata lealt nei confronti del

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    7/178

    suo villaggio. Il vero motivo aveva poca importanza: Andrej doveva sol-tanto ringraziare Barak se non era stato lapidato sul posto o bandito daBors. Gli dispiaceva di non averlo pi rivisto.

    Un rumore attir la sua attenzione. Qualcosa aveva sbattuto... Forse erastato il vento che aveva preso a giocare con una scandola staccata del tettooppure con un'imposta. Ma s, era stato il vento... Tuttavia Andrej decise diproseguire in direzione di quel rumore. Come si aspettava, non trov altroche un'imposta non fissata che scricchiolava al vento e, di tanto in tanto,sbatteva.

    Dato che ormai era l, poteva guardar meglio la casa... Scese di sella,spinse prudentemente la porta con la mano sinistra ed entr, tenendo ladestra sull'elsa della preziosa scimitarra, l'unico oggetto di valore che il

    suo patrigno aveva portato a casa dai suoi viaggi avventurosi.Per un momento gli parve di sentire qualcosa nell'oscurit: un sospiro

    terrorizzato, qualcuno che camminava in modo affrettato eppure leggerocome una piuma. Gli sembr di percepire qualcosa, la presenza di una opi persone, che lo scrutavano di nascosto, con diffidenza.

    Andrej si ferm, sguain di due dita la scimitarra dal fodero e cerc dipenetrare con lo sguardo l'oscurit.

    Ma l'oscurit rimase tale e lui non sent pi nulla. In quel luogo cos af-

    follato di ricordi non poteva fidarsi dei propri sensi. Forse era la memoriache gli faceva percepire cose che non c'erano.

    Ispezion la casa con rapidit, ma a fondo, e la sua prima impressionevenne confermata: gli abitanti di quella casa non erano poveri e molto pro-babilmente non erano quelli che abitavano l all'epoca in cui lui vivevaancora a Bors. Nella cassapanca della padrona di casa c'erano due abiti:dunque quella donna ne aveva posseduto tre,a meno che non fosse andatain giro nuda. Il marito, evidentemente un falegname, aveva avuto a sua

    disposizione un laboratorio ben attrezzato. Se era stato lui a costruire imobili che arredavano la casa, doveva essere stato un maestro nel suo me-stiere.

    Non appena si rese conto che stava pensando a quelle persone al passato,Andrej scosse furiosamente la testa. Non aveva prove che fossero morte eneppure che fosse capitata loro una disgrazia.

    Lasci la casa, controll la zona circostante e infine rimont in sella.Non aveva senso passare ore a setacciare il villaggio; non avrebbe ottenuto

    nessuna informazione in pi. L non c'era nessuno. L'unica traccia di vitain cui si era imbattuto era una gatta affamata che aveva miagolato nell'om-

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    8/178

    bra, forse nella vana speranza di ottenere qualcosa da mangiare.Se voleva scoprire cos'era successo agli abitanti del villaggio, doveva

    andare alla fortezza.Dirigere il cavallo verso il ponte di legno che, superando il tranquillo

    braccio di fiume, conduceva alla fortezza situata su un'isola rocciosa, glirichiese uno sforzo di volont enorme perch era terrorizzato all'idea dinon trovare nessuno neppure l. D'altra parte, se gli abitanti del villaggioavevano voluto sfuggire a qualche pericolo, non potevano che essere nellafortezza. Sperava di trovare suo figlio Marius al sicuro coi parenti; maqualcosa in lui gli diceva che quella speranza rischiava di frantumarsi con-tro una cocente delusione. Se fosse andato avanti, probabilmente avrebbescoperto una verit orribile, che avrebbe preferito non conoscere.

    Andrej si guard. Era vestito in maniera tradizionale: sandali e calzetto-ni, una veste, un mantello di lino fissato al collo con una semplice fibbia eun nastro per capelli che tratteneva la chioma selvaggia. Indossava unafusciacca comprata molti anni prima al mercato - Raqi aveva molte qualit,ma non quella di saper cucire - e, con quella, copriva volutamente il cintu-rone che aveva ereditato da Michail insieme con la scimitarra. No, il suoabbigliamento non dava nell'occhio e, con un po' di buona volont, lui po-teva passare per l'abitante di uno dei villaggi pi lontani del circondario.

    Inoltre, negli ultimi anni, era cos cambiato che neppure lo stesso Barakl'avrebbe riconosciuto.

    Era importante che non lo riconoscessero: sebbene fosse passato moltotempo, sarebbe stato accolto tutt'altro che bene, lo sapeva. Era ancora con-siderato un profanatore di chiese e un ladro, quindi rischiava di essere lavittima di una letale caccia alle streghe. Se si trattava di fare la pelle aglieretici o a chi era sospettato di avere le mani troppo lunghe, gli uominidella Transilvania non erano certo noti per la loro delicatezza.

    E, ai loro occhi, lui era tutt'e due le cose.Quanto pi si avvicinava al ponte, tanto pi diventava inquieto. La pare-

    te di silenzio che circondava Bors continuava anche l, anzi sembravaancora pi imponente. Andrej aveva l'impressione che il silenzio oppones-se una resistenza quasi fisica. Persino il cavallo avanzava sul ponte conpasso innaturalmente lento. Forse percepiva qualcosa che lui non potevaancora sentire. Prov una strana sensazione, come il presentimento che,nella fortezza, avrebbe trovato solo sconosciuti. Ammesso che vi trovasse

    qualcuno, cosa per nulla certa.Raggiunse l'isola e, poco dopo, il portone. Era aperto. Non si muoveva

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    9/178

    nulla.Andrej smont di sella, accarezz il collo del cavallo che diventava

    sempre pi nervoso - oppure era spaventato? - e prosegu a passi lenti. Labassa volta del portone gli rimandava il rumore dei suoi passi, distorcendo-lo, e le ombre negli angoli parevano sussurrare cupe storie di tempi andati.Ma raccontavano anche di orrori incombenti che non avevano ancora as-sunto una forma concreta.

    Andrej scacci quei pensieri e acceler il passo. Gli bastavano i proble-mi del presente. Il passato era passato, e il futuro non si poteva conoscere.

    Entr nel piccolo cortile interno in cui si trovavano semplici edifici dilegno e, alzata la testa, gir su se stesso. Le secolari mura della fortezza silevavano intorno a lui, abbastanza alte da costituire un ostacolo insuperabi-

    le per un esercito non particolarmente deciso. Il cielo era soltanto unamacchia slavata di lucentezza opaca e sembrava non avere la minima con-sistenza. Ma a lui andava bene cos: nel corso degli anni, i suoi occhi eranodiventati sempre pi intolleranti alla luce, perci evitava i giorni limpidi e,d'estate, preferiva muoversi solo all'alba o all'imbrunire.

    Tutto era immobile. Gli pareva di trovarsi dentro una fossa scavata perdei giganti.

    proprio cos? pens Andrej, rabbrividendo. S, poteva essere una

    spiegazione: forse gli abitanti del villaggio si erano rifugiati nel bastioneper sfuggire a un esercito nemico e poi avevano condiviso la sorte dei di-fensori della fortezza. Ma, in tal caso, dovevano esserci tracce di una bat-taglia accanita. Invece il cortile appariva vuoto... Ed era molto pi ordinatoe pulito di quanto lo fosse al tempo in cui lui viveva l.

    Si gir con un movimento deciso e si diresse verso il bastione. La grandeporta a due battenti era solo accostata e, quando la apr, cigol esattamentecome faceva durante la sua infanzia. Entr e abbass le palpebre per dare

    ai suoi occhi la possibilit di abituarsi alla penombra eterna che dominavaquel grande spazio, munito di finestre troppo piccole. Non temeva di esse-re colpito perch poteva fare affidamento sui suoi sensi, che l'avrebberoavvertito di ogni pericolo. Sent alcuni rumori lievi e indistinti, come suc-cede sempre se si sta in silenzio in una grande sala: l'ululare del vento cheentra dalle finestre aperte, lo scoppiettare delle fiaccole, forse un gemitooppure lo scricchiolio del legno. Nell'aria c'era l'odore di un fuoco e diqualcos'altro. Qualcosa che conosceva fin troppo bene.

    Quando apr gli occhi, trov conferma ai suoi peggiori presentimenti.I morti che aveva cercato erano l, ordinatamente allineati sul pavimento

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    10/178

    davanti al grande camino. Erano molti, non quanti si sarebbe aspettato,tenuto conto del numero degli abitanti, per molti comunque. Per la mag-gior parte erano giovani... Avevano pi o meno l'et di Andrej quando a-veva visto il bastione di Bors per l'ultima volta. Per c'erano anche alcunivecchi e due o tre poco pi che bambini.

    Sembrava che non ci fosse stata una battaglia vera e propria, tuttavia erachiaro che alcuni di quegli uomini si erano difesi: su qualche spada siscorgeva del sangue, qua e l c'era una mano insanguinata ma non feritaoppure una macchia scura e secca su una camicia. La battaglia non eradurata a lungo e solo pochi vi avevano preso parte.

    Il loro aspetto induceva a credere che fossero stati giustiziati. Avevanola gola tagliata. Due giovani erano stati decapitati.

    Mentre Andrej passava lentamente vicino ai cadaveri, fu attraversato dauna sensazione di orrore indescrivibile. Lui era un maestro nell'uso dellaspada. Michail Nadasdy gli aveva insegnato tutto ci che aveva appresonella terra dei saraceni e, alla fine, lui - l'allievo - aveva superato il mae-stro. Tuttavia, a parte qualche scaramuccia, non aveva mai combattutodavvero. Sapeva combattere, ma... avrebbe saputo uccidere?

    In fondo alla fila di ben trenta morti si arrest. La vista dell'ultimo cada-vere lo turb particolarmente, bench avesse tutti i motivi per odiare quel-

    l'uomo con la tonaca grigia. Quel maledetto, stupido pettegolo era un mo-naco arrivato nel villaggio quando Andrej aveva all'incirca dieci anni. Erastato lui ad aizzare gli abitanti contro la sua famiglia, soprattutto controMichail Nadasdy, e a farla cacciare dal villaggio. I boia non si erano limi-tati a sgozzarlo: gli avevano cavato gli occhi e le numerose ferite che siscorgevano gli erano state inflitte con l'unico scopo di procurargli dolore.N i suoi aguzzini erano stati cos misericordiosi da liberarlo dai tormenticon un rapido colpo: la ferita aperta nella gola non aveva sanguinato, dun-

    que era gi morto quando gli era stata inferta. Gli avevano inchiodato alpavimento mani e piedi, in modo che si dissanguasse lentamente.

    Buon Dio! sussurr Andrej. Che cos' successo qui?Si gir su se stesso e lasci vagare lo sguardo all'intorno; quel massacro

    lo colpiva profondamente, ma l'incertezza sulla sorte di Marius, suo figlio,era ancora peggiore e generava in lui una preoccupazione angosciante.L'aveva lasciato l, sotto la protezione dei parenti, nella convinzione chenella valle di Bors sarebbe stato al sicuro. Evidentemente era stato un

    errore madornale.Doveva trovarlo, subito.

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    11/178

    Quasi come in risposta, sent ancora quello strano rumore... per stavoltaera certo che si trattava di un lamento. Veniva dal piano superiore, dal cor-ridoio alla fine delle scale, oppure dalle poche stanze che vi si affacciava-no.

    Andrej si volt di scatto e sal di corsa le scale, sguainando la scimitarra.Una delle porte era solo accostata, e la penombra all'interno sembrava an-cora pi densa di quella all'ingresso. Spalanc la porta con un colpo dispalla e si precipit dentro... ma soltanto per poi fare un balzo all'indietro,inorridito.

    La camera era vuota, tranne che per una cassapanca intagliata e per ilgrande letto che, nei tempi passati, era usato dal borgomastro. Sul letto eraadagiata una figura: aveva i capelli lunghi, la barba nera e indossava una

    camicia macchiata di rosso, sollevata per met. Teneva le braccia spalan-cate ed era leggermente piegata in avanti... solo leggermente, per, giacchqualcuno le aveva perfidamente inchiodato le mani alla testiera del letto,come se fosse in croce. Dal suo fianco, usciva l'asta spezzata di una lancia.

    Non fu tanto la vista di quel nuovo orrore a pietrificare Andrej quanto ilvolto. Sotto il sangue e la sporcizia, sotto la folta barba, sotto i segnidell'indicibile sofferenza, lui scorse i lineamenti profondamente scavati e liriconobbe all'istante. Naturalmente era invecchiato, tuttavia non quanto

    avrebbe dovuto. Le rughe gli coprivano il viso e forse aveva anche qualchecicatrice in pi. Ma, possibile o no, era indubbiamente... Barak? sussur-r Andrej, sbalordito. Pronunciare quel nome sembrava quasi una beffa.Eppure, sentendosi chiamare, l'uomo agonizzante apr l'unico occhio chegli era rimasto, quello che non gli era stato cavato, e lo guard.

    Andrej?Non era possibile che, dopo tanto tempo, l'avesse riconosciuto dalla vo-

    ce!

    Andrej si avvicin lentamente al letto. Lunghi brividi gli corsero lungola schiena non appena vide il trattamento orribile che era stato riservato aBarak. Non avrebbe mai pensato che un corpo umano potesse sopportaresimili tormenti.

    Si accost al letto e stava per rinfoderare la scimitarra, quando Barakscosse la testa - ad Andrej parve che fosse l'unica parte del corpo che pote-va ancora muovere - e cos tenne in mano l'arma.

    Finalmente, gemette Barak. un bene... che sia arrivato tu... ho a-

    spettato... cos tanto.Aspettato? ripet Andrej, sconvolto. Ma...

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    12/178

    Speravo che qualcuno... tornasse indietro, sussurr Barak. Ma c' vo-luto... cos tanto... tempo. Liberami...

    D'un tratto, Andrej comprese perch Barak l'aveva riconosciuto subito.Di certo aveva pregato che arrivasse qualcuno, tuttavia gli uomini al pianoinferiore erano tutti morti e non avrebbero potuto aiutarlo. Dunque quelqualcuno doveva appartenere al suo passato. Forse aveva fatto scorrerenella mente nomi e visi della sua lunga esistenza, alla ricerca di quel nomee di quel viso che lo potesse liberare dalle sofferenze. Cos aveva aspettatolui... o uno degli altri abitanti del villaggio. E aveva riconosciuto Andrejperch, per lui, era la morte che lo avrebbe liberato dal tormento. Ormaiera soltanto quello per i suoi amici? La morte?

    Liberami, mormor Barak.

    Andrej si costrinse a osservare meglio Barak, sperando contro ogni ra-gione di poterlo ancora salvare.

    Non era possibile. I chiodi con cui Barak era stato inchiodato al letto e-rano grossi un dito e infilati sino alla capocchia nelle mani e nel legno.Alcune dita erano spezzate. Se avesse cercato di strappare i chiodi, il dolo-re sarebbe stato sufficiente a ucciderlo.

    La ferita al fianco era anche peggio. La punta della lancia era stata con-ficcata nel corpo di Barak. Andrej aveva imparato da Michail Nadasdy

    molte nozioni sull'anatomia e non osava neppure immaginare quale dannoavesse prodotto l'acciaio affilato nel fianco di quell'uomo.

    E non riusciva a capire come potesse essere ancora vivo. Non era solo lasua et che gli sembrava incredibile - ormai doveva avere pi o meno cen-t'anni! -, ma c'era dell'altro: l'assalto alla fortezza era avvenuto ben pi diun paio d'ore prima, l'aveva capito dall'odore dei cadaveri gi nella salaall'ingresso. Era avvenuto il giorno prima... forse addirittura due giorniprima.

    Dio del cielo, Barak, da quando...?Da troppo tempo, gemette Barak. Liberami, Andrej, ti supplico!Andrej punt la scimitarra. Ci sarebbero state ancora molte cose che a-

    vrebbe voluto chiedergli, c'erano molte, troppe cose che desiderava sapere.Quale sorte era toccata a suo figlio? Chi era il responsabile di quella stra-ge? Perch era avvenuta? E perch Barak era l'unico sopravvissuto?

    Ma non fece nessuna di quelle domande. Per Barak, ogni altro minuto divita era come un'eternit all'inferno. Chiuse ancora una volta gli occhi e

    cerc qualcosa dentro di s... La consapevolezza che, uccidendo Barak,avrebbe fatto la cosa giusta, che non sarebbe stato un omicidio, bens una

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    13/178

    liberazione, che lui doveva al suo benefattore.Il destino aveva giocato a Barak un tiro particolarmente orribile. L'uomo

    era dotato della quasi proverbiale tenacia e dell'incredibile capacit di resi-stenza dei Delny, due caratteristiche che, anche in quella situazione dispe-rata, lo costringevano a non rinunciare alla vita. La stupefacente forza vita-le che albergava in lui gli aveva consentito di vivere molto pi a lungo deisuoi coetanei del villaggio e adesso lo aveva obbligato a sopportare tor-menti infernali per giorni, anzich per ore.

    Andrej alz la scimitarra e poi conficc la lama nel petto di Barak finquasi all'impugnatura.

    Negli occhi di quell'uomo vecchissimo, la vita fremette ancora per ununico, interminabile momento. Poi si dissolse. La testa di Barak si pieg in

    avanti sul petto e, dalla sua bocca, usc un ultimo sospiro liberatorio.Andrej estrasse la scimitarra.Dietro di lui, una voce disse: Molto coraggioso, signore.Sorpreso, si volt e vide un ragazzo sui tredici anni, dal volto pallido

    circondato da lunghi capelli rossi e ricci. Mi ha supplicato di liberarlo eio... lo volevo anch'io. Ma non ho avuto il coraggio. Sono stato vigliacco.

    La vigliaccheria non c'entra, se un amico quello che devi uccidere,mormor Andrej, abbassando la scimitarra. Chi sei?

    Frederic, signore, rispose il giovane. Il suo sguardo sosteneva senzatraccia di timore quello di Andrej. Frederic Delny della valle di Bors. Evoi chi siete?

    Visto che Barak l'aveva chiamato Andrej, non aveva senso presentarsicon un altro nome, rischiando d'insospettire il ragazzo. Il mio nome Andrej Delny, rispose.

    Delny? Gli occhi dell'altro s'illuminarono, ma il sollievo lasci im-mediatamente il posto alla diffidenza e a una ben fondata cautela. Ora mi

    ricordo. Vi ho visto un paio d'anni fa, quando avete lasciato il villaggio...Era mattino presto. Avevate portato qui Marius, e le donne sostenevanoche voi eravate un suo lontano parente. Ma non possibile che siate unDelny.

    Andrej chiuse gli occhi per un dolorosissimo istante. Marius. Aveva a-vuto buoni motivi per tenere nascosta l'identit del padre di quel bambino.All'epoca, si era convinto che sarebbe stato meglio non dire - se non a po-chi amici fidati - che si era separato dal figlio; in tal modo, pensava, Ma-

    rius sarebbe stato pi sicuro che in montagna, dove le misteriose aggres-sioni - culminate con la morte di Michail e di sua madre - si erano molti-

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    14/178

    plicate. Inoltre era meglio non far sapere che l'accompagnatore del ragazzoera Andrej Delny, l'uomo accusato del furto nella chiesa di Rotthurn.

    Io... appartengo a un ramo secondario della famiglia. Un ramo moltopiccolo. Con un gesto rivolto al prozio, continu: Barak mi ha ricono-sciuto.

    Frederic annu, con espressione pensierosa. Barak vi ha riconosciuto,conferm. E, quando siete entrato, avete pronunciato il suo nome... perquesto non vuol dire nulla.

    Non m'interessa che tu mi creda, ribatt Andrej, brusco e inquieto.Piuttosto dimmi dov' Marius. Devo andare subito da lui.

    Marius? gli fece eco Frederic. Io... io... non lo so. Quando vide l'e-spressione minacciosa di Andrej, resa quasi folle dall'angoscia, trasal co-

    me se fosse stato colpito. Io... io... balbett.S? chiese Andrej a bassa voce. L'attesa di una notizia terribile gli ser-

    r a tal punto la gola che quasi non riusciva a respirare. Cosa sai, ragaz-zo? Parla.

    Impaurito, Frederic fece una smorfia, come se fosse molto concentrato.Marius non qui, disse infine. Da una settimana circa... Lo hanno por-tato a Kertz perch doveva aiutare in certi lavori.

    Andrej si sent pervadere da un'ondata di speranza e di sollievo. ve-

    ro? insistette.Frederic annu. Ma certo, signore, disse. Vero come io sono qui.

    successo proprio questo.Andrej respir profondamente. Ci volle un po' perch si calmasse a suf-

    ficienza per continuare a parlare. Tu ti domandi chi sono. E fai bene achiedertelo, dopo tutto quello che successo. Credo che tu abbia diritto auna risposta sincera.

    Il ragazzo chin la testa. Non sarebbe male, riconobbe.

    Va bene, disse Andrej. Devi sapere la verit. Era da molto che nonvenivo qui. Da molti anni. Sono venuto per fargli... una visita di cortesia.

    Allora, signore, avete scelto proprio un brutto momento, borbottFrederic, cupo. Scroll le spalle. Ma forse anche un buon momento. Sefoste arrivato due giorni fa, sareste morto anche voi.

    Cos' successo?Frederic stava per rispondere, ma poi spost lo sguardo su Barak e il

    volto gli s'incup. Fino a quel momento, il ragazzo era riuscito a dominarsi

    incredibilmente bene di fronte a quello che aveva vissuto e cui aveva assi-stito, ma ora i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime.

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    15/178

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    16/178

    galla che Marius era suo figlio, per non farlo colpire dall'onta di essereparente di un uomo considerato un profanatore di chiese e un ladro. In talmodo - se ne rendeva pienamente conto soltanto in quel momento - si eratenuto lontano da tutto ci che era vitale, piacevole, felice, si era lasciatosfuggire la possibilit di veder crescere suo figlio, il piacere di vederlodiventare grande, e tutto ci solo per la vaga speranza di un futuro miglio-re. Un futuro irrimediabilmente distrutto.

    Andrej non si ferm a lungo vicino al cadavere del figlio. Il senso dismarrimento e il dolore stavano diventando insopportabili e minacciavanodi abbattere l'argine che, dopo la morte di Raqi, la sua mente aveva erettoper non sprofondare irrimediabilmente nella disperazione e nella follia.Perch la morte genera un simile orrore nei corpi di coloro che abbiamo

    amato in vita?Non appena chiusa la porta del bastione, Andrej vi si dovette appoggiare

    contro. Le gambe minacciavano di cedere. Era come se un gigante gli a-vesse infilato una mano nello stomaco, torcendogli le viscere. Vomit.

    Frederic era immobile nel cortile, un po' discosto. Evidentemente avevacapito che Andrej aveva trovato Marius. Io volevo... Avevo paura... Nonsapevo come avreste reagito se vi avessi detto la verit.

    Non fa niente, gemette Andrej. Si avvicin a Frederic - che fece due

    passi indietro, come se temesse che l'uomo volesse sfogare su di lui la rab-bia e il dolore - e gli mise lentamente un braccio intorno alle spalle. An-diamo, disse. Lasciamo ai morti la loro pace. Esit, poi concluse: Pitardi torneremo a seppellirli.

    Lasciarono il cortile in direzione del ponte. Quando superarono il porto-ne e Frederic vide lo stallone bianco di Andrej si blocc, sbarrando gliocchi. Signore, siete un nobile?

    Come ti viene in mente? chiese Andrej, senza riuscire a squarciare il

    velo oscuro dei suoi pensieri.Perch solo i nobili possiedono cavalli cos costosi.Andrej si concesse un sorriso sofferente. In un certo senso, lo stallone

    era stato un regalo d'addio di Michail Nadasdy; si trattava del terzo o delquarto discendente di quello splendido animale che il suo patrigno avevaportato da quella lontana terra chiamata Arabia. No, rispose infine.Non sono un nobile.

    Allora siete ricco?

    Le uniche cose che possiedo sono la mia scimitarra e questo destriero,rispose Andrej. Ti piacerebbe cavalcarlo?

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    17/178

    Frederic spalanc gli occhi. Questo cavallo?Perch no? ribatt l'uomo. Poi, senza aspettare risposta, iss Frederic

    in sella. Il ragazzo era raggiante.Andrej prese lo stallone per le redini. Mentre guidava lentamente il ca-

    vallo in direzione di Bors, la sua mente vagava. Si era immaginato cos ilmomento in cui avrebbe rivisto suo figlio, Marius: l'avrebbe messo sulcavallo e insieme sarebbero andati a esplorare la zona; poi lui gli avrebbemostrato i luoghi che gli erano stati tanto cari durante l'infanzia.

    Dopo qualche passo si rivolse a Frederic: E ora raccontami cos' suc-cesso. Chi stato? I turchi? Una banda di predoni? Oppure un principeconvinto che la politica si faccia massacrando gli uomini?

    No, signore, rispose Frederic. La sua voce si era fatta esile, tremante.

    Lascia stare il 'signore'... Mi chiamo Andrej. Con un cenno che volevaessere gentile, spieg: Siamo parenti, anche se alla lontana. E forse ne-anche troppo,pens. Era probabile che quel ragazzo fosse il figlio di unozio o il primogenito di un cugino. Andrej riusc a trattenersi dal chiedere aFrederic come si chiamasse suo padre. A Bors erano pi o meno tutti pa-renti. A quanto pareva, inoltre, quel giovane era l'unico della famiglia aessere rimasto in vita... e lui lo stava obbligando a rivivere l'orrore appenasperimentato.

    Va bene, Andrej, disse Frederic poco convinto. Il suo sguardo spazia-va verso sud, perlustrava l'orizzonte, le cime delle montagne avvolte nellanebbia. Nei suoi occhi c'era una strana espressione e, in quel momento,Andrej si rese conto che il loro colore era sorprendentemente simile a quel-lo dei chiari flutti del Brasan. Sono arrivati due giorni fa... alle ultime lucidel giorno. Erano tanti... tanti uomini quante capre ci sono sulla nostraterra.

    E quante capre ci sono sulla vostra terra? chiese Andrej, ma come ri-

    sposta ottenne solo una scrollata di spalle. Come molti altri abitanti di quelluogo, Frederic non sapeva contare. Ma in fondo non aveva importanza:dovevano essere stati in molti per compiere un simile massacro, ancheammesso che, per qualsiasi motivo, gli abitanti del villaggio non si fosserodifesi. Soldati? chiese allora.

    S, rispose Frederic. Uomini armati. Armi costose, come quella chevoi... che tu porti. Alcuni avevano l'armatura. Ma c'erano anche i monaci eun papa.

    Un cosa?Un... cardinale? prosegu Frederic, esitante.

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    18/178

    Andrej sorrise e gli fece segno di continuare. Non voleva creare al gio-vane difficolt maggiori di quelle che gi aveva. Era chiaro che a Bors eraarrivato un alto prelato, ma, d'altronde, che c'era di strano? Gli abitanti delvillaggio avevano un buon rapporto con la Chiesa. Ai tempi di Andrej,Bors era uno dei pochi villaggi del circondario in cui ci fosse un monaco.

    Quello che gli aveva scagliato contro la prima pietra.All'inizio erano gentili, prosegu Frederic. Hanno chiesto un alloggio

    per la notte e volevano parlare coi capi del villaggio. Naturalmente hannoottenuto entrambe le cose. Dal bastione erano arrivate risa e canti fin nelcuore della notte. Ma nel villaggio circolavano voci che i soldati e i mona-ci fossero alla ricerca di uno stregone.

    Di uno stregone? Andrej si ferm e lanci a Frederic un'occhiata per-

    plessa, ma il giovane scosse energicamente il capo su e gi. la verit. Dicevano che era un potente stregone in contatto diretto con

    Satana.Credi nella stregoneria? Andrej riprese a camminare e rise forte - for-

    se un po' troppo forte e troppo violentemente -, cercando di contenere ilterribile dolore della sua recente perdita, una perdita di cui molto proba-bilmente avrebbe afferrato appieno il mostruoso significato soltanto di l aqualche giorno. Avrebbe quasi preferito che Frederic non continuasse a

    parlare.Comunque sia sono stati loro, riprese cupamente Frederic. Durante

    la notte, Barak ha mandato un messaggero al villaggio per ordinare a uo-mini, donne e bambini di presentarsi il mattino successivo alla fortezza.Poi li hanno uccisi tutti.

    Andrej rabbrivid. Era contento che Frederic fosse stato cos succinto.Gli avrebbe chiesto altri particolari, ma non subito. Aveva gi sentito trop-po. Tutti? chiese, sconvolto.

    Tutti quelli che hai visto, rispose Frederic. Gli altri li hanno incate-nati e li hanno portati via... Si sono presi anche tutto il bestiame e tutte lericchezze che sono riusciti a trovare.

    Allora erano predoni, ringhi Andrej, furente. Su tutta la Transilvaniapendeva come la spada di Damocle il pericolo turco, e quindi non ci sareb-be stato da meravigliarsi se Bors fosse stata vittima di una di quelle pic-cole scaramucce che accompagnavano le battaglie per respingere le mireespansioniste turche. Ma i predoni? Il villaggio non era mai stato molto

    tranquillo e, nella sua storia ormai gi abbastanza lunga, pi di una voltaera stato coinvolto in faide coi villaggi vicini. Nessuno l'avrebbe mai am-

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    19/178

    messo, per gli abitanti di Bors erano ben consapevoli del fatto che, ungiorno, avrebbero compiuto un passo falso e ci li avrebbe portati a unabruciante sconfitta e forse addirittura alla totale distruzione. A una cosasimile si sarebbe potuto rassegnare anche Andrej... Certo, sarebbe statoarduo e, in un primo momento, lui avrebbe giurato di vendicarsi col san-gue, tuttavia, col tempo, se ne sarebbe fatto una ragione.

    Ma com'era possibile che il suo unico figlio, tutta la sua famiglia e lavalle di Bors fossero stati massacrati da un gruppo di predoni? No, nonaveva senso.

    Frederic scosse la testa. No, non erano predoni, ma uomini di Chiesa.Fratello Toros ne conosceva uno. Altrimenti Barak non si sarebbe fidato!

    Andrej pens al monaco malvagio e pieno di s cui anni prima lui aveva

    augurato la morte... Quell'uomo, con gli occhi cavati e straziato dalle piatroci torture, aveva ormai pagato i suoi peccati. Ironia del destino... Fra-tello Toros viveva sempre con voi oppure era tornato con gli altri?

    Era il nostro sacerdote, gli spieg Frederic. Nel suo tono si percepuna punta d'orgoglio; non tutti i villaggi avevano un proprio sacerdote.

    Come hai fatto a salvarti?Con un moto di vergogna, Frederic distolse lo sguardo e ci volle un bel

    po' prima che rispondesse. Forse il tempo necessario per inventarsi una

    storia credibile. Sono il figlio minore ed ero responsabile delle capre,disse infine. Al mattino le portavo nei campi e la sera le riportavo indie-tro... Sai com', no? La sera in cui sono arrivati gli stranieri, io ero stato...disattento.

    Hai perso delle bestie, suppose Andrej. Conosceva quello stato d'ani-mo. Ricordava ancora le terribili bastonate che gli aveva dato suo padre lavolta in cui era tornato con tre bestie in meno di quante ne aveva portatecon s al mattino.

    Due, mormor Frederic. stata colpa mia. Avevo visto tutti quei ca-valieri e quegli uomini andare verso il villaggio e mi ero incuriosito. Sonosalito sulle rocce per vedere meglio e, quando sono sceso...

    Le pecore non c'erano pi, complet Andrej.Frederic annu, avvilito. Non ho detto nulla a mio padre. Avevo paura

    che mi picchiasse. Ma, a tarda notte, quando gli altri dormivano e nellafortezza erano stati spenti anche gli ultimi fuochi, sono uscito di nascostoper cercare le capre. Non le ho trovate.

    Ma cos non sei andato all'adunata, disse Andrej. Ringrazia Dio cheti siano scappate due capre, ragazzo mio. Forse stato lui a suggerirti di

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    20/178

    andarle a cercare, per salvarti la vita.Sono arrivato troppo tardi, prosegu Frederic. Sembrava quasi che

    parlasse a se stesso. Anzi pareva addirittura che non fosse pi in grado disostenere il peso delle parole. Forse soltanto nel momento in cui era statocostretto a dare forma verbale al terrore riusciva a coglierlo pienamente.Erano gi andati tutti al bastione. Li ho rincorsi, ma non sono entrato dalportone principale... Sai com', avevo paura di passare dei guai; c' una viasegreta per la torre, una stretta breccia nelle mura, cos stretta che ci pupassare solo un bambino.

    Andrej sorrise. Conosceva quel passaggio. Anche lui se n'era servito, dabambino.

    Il passaggio termina in una stretta galleria sopra il grande salone. Da l

    si pu vedere e ascoltare tutto senza essere visti. Io... mi ero nascosto l perorigliare. Pensavo che forse cos avrei potuto dire che c'ero anch'io, ma chemio padre non mi aveva visto. Io... credevo che il cardinale volesse prega-re con noi. Oppure che volesse... dire qualcosa... d'importante... ai capi delvillaggio. S'interrompeva sempre pi spesso ed era prossimo al pianto.Per doveva continuare. Invece voleva ben altro. Lui... ha lanciato pesantiaccuse al villaggio. Ha detto che il villaggio aveva stretto un patto col dia-volo.

    Il villaggio? chiese Andrej.Tutta la valle di Bors, conferm Frederic. Diceva che eravamo alle-

    ati dell'inferno e che facevamo magie e stregonerie. All'inizio ridevanotutti, e Barak pi degli altri. Ma le accuse si facevano sempre pi gravi ecos le risate cessarono. E improvvisamente gli stranieri hanno... estratto learmi da sotto le loro vesti e hanno legato tutti.

    Nessuno si difeso?Solo pochi erano armati, rispose tristemente Frederic. Chi porta le

    armi a un'assemblea in cui si dovrebbe pregare? Qualcuno si difeso, magli stranieri erano molti di pi. I peggiori erano i tre cavalieri con l'armatu-ra dorata.

    Con l'armatura dorata?Lo giuro, insistette Frederic. Non avevo mai visto nulla di simile.

    Nessuno l'ha mai visto, credo. Erano... come demoni. Spaventosi guerrieriche sembravano non provare dolore e non avere paura della morte.

    Andrej non replic. I ricordi del ragazzo erano offuscati dalla paura e la

    mente gli stava giocando un brutto scherzo. Pi tardi, passato il tempo ne-cessario per elaborare il dolore pi vivo, gli avrebbe parlato di nuovo per

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    21/178

    scoprire cosa intendesse davvero, quando parlava di cavalieri dall'armaturadorata. E poi? chiese dopo qualche istante.

    Poi hanno iniziato a torturare fratello Toros e Barak, rispose Frederic.Le torture peggiori sono state per fratello Toros, almeno all'inizio. Hasupplicato Dio che la smettessero e ha giurato sulla sua anima che nonsapeva nulla di magie e stregonerie. Ma non servito. Sono andati avanti.Era come se... provassero piacere a torturarlo. Alla fine ha ammesso tutto.Che adorava il demonio e che gli aveva venduto l'anima, che tutta la valledi Bors era dedita alla magia nera e che talvolta fra noi soggiornavanostreghe e terribili demoni.

    L'ha detto perch smettessero, mormor Andrej. Fratello Toros non mai stato particolarmente coraggioso.

    Frederic non ribatt, ma c'era qualcosa nel suo silenzio che ad Andrejnon piaceva. Lo guard e si accorse che l'espressione del ragazzo avevaqualcosa che gli piaceva ancora meno. Non credi a queste follie, vero?esclam allora. Frederic, hai visto cosa gli hanno fatto! Sotto quelle tortu-re si ammette qualsiasi cosa! Nella valle di Bors non si pratica la strego-neria!

    C'erano... voci, disse Frederic, a disagio. Da tempo. E poi... Distol-se lo sguardo. Barak era... troppo vecchio. Nessun uomo pu diventare

    cos vecchio. Non si ammalava mai e, quando si tagliava o veniva ferito, leferite si richiudevano in pochi giorni, mentre quelle degli altri ci mettevanosettimane.

    Barak sempre stato robusto, gli fece notare Andrej. Inoltre esistonouomini molto vecchi. Se ne parla anche nella Bibbia. Fratello Toros non tiha raccontato di Matusalemme?

    Frederic fece cenno di no.In effetti, riflett Andrej, era possibile che fratello Toros non avesse mai

    letto la Bibbia.E poi c'erano anche... le altre storie, mormor Frederic.Quali storie?Frederic si torceva come se stesse soffrendo. Nessuno ne parlava mai,

    tuttavia... Molti anni fa, dalla chiesa di Rotthurn stato rubato lo scrignodelle reliquie. Il ladro sarebbe stato un uomo in contatto col maligno, ilfiglio di un saraceno che si era furtivamente introdotto nella nostra comu-nit col falso nome di Michail Nadasdy.

    Andrej si volt di scatto, in modo che il ragazzo non vedesse la sua e-spressione sconvolta. Non era possibile! Quella follia sopravviveva ancora,

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    22/178

    dopo tanto tempo! Ma che... stupidaggine. Si schiar la voce. I suoi pen-sieri erano in tumulto. Posso capire cosa pensavi di Barak. Sei giovane elui sempre stato un tipo strambo. Ma questa storia priva di fondamen-to.

    In ogni caso gli stranieri ci credevano. Hanno catturato tutti e li hannoportati via... e molti li hanno uccisi.

    E perch? chiese Andrej. Faticava a seguire le parole di Frederic. Ildestino l'aveva forse trascinato l per mostrargli che era diventato un ange-lo della morte, portatore di rovina a chiunque incontrasse sulla sua strada,compreso suo figlio?

    Non lo so, rispose Frederic, esitante. Uno dei cavalieri dorati ha scel-to quelli che dovevano essere uccisi. C'erano anche mio padre... e mio fra-

    tello maggiore.Mi dispiace, sussurr Andrej. Mi dispiace davvero. Nei limiti del

    possibile, cerc di riportare chiarezza nei suoi pensieri. Non aveva il dirittodi credere che tutte le ingiustizie e tutto il dolore del mondo fossero toccatia lui. Quel ragazzo aveva dovuto sopportare cose ben peggiori. Inoltre erastato testimone involontario di un terribile bagno di sangue e meritava diessere aiutato. Forse il destino non l'aveva riportato a Bors solo per tor-mentarlo...

    Quand' finita, hanno portato Barak nella sua stanza. Ho sentito le sueurla... per tanto tempo, prosegu Frederic con voce rotta. Poi gli sfugg unsinghiozzo e una lacrima gli scese sul viso. L'asciug col dorso della ma-no.

    Non sei costretto a raccontarmi tutto, disse Andrej sottovoce. Pos-siamo parlarne pi tardi, oppure non parlarne pi, come vuoi.

    Frederic scosse la testa e ricacci indietro le lacrime. Dopo che se nesono andati, ho controllato che nessuno dei torturati fosse ancora vivo e

    poi li ho seguiti. Volevo sapere dove stavano portando la mia mamma... egli altri. Li hanno legati l'uno all'altro come bestie e li hanno portati via,lontano dalla valle.

    Dove?Frederic indic a sud, verso l'unica strada che attraversava Bors. Li ho

    seguiti per un tratto, ma non molto a lungo. Avevo paura e non sapevocosa fare. Non volevo lasciare la mamma nei guai, davvero, per...

    Hai fatto bene, lo interruppe Andrej. Sei stato intelligente a non se-

    guirli. Non avresti potuto fare nulla per la tua famiglia e, alla fine, ti a-vrebbero catturato e ucciso.

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    23/178

    Poi sono tornato indietro, prosegu Frederic. Volevo seppellire tutti,ma, se non ne avessi avuto la forza, almeno Barak, mio padre e mio fratel-lo. Tuttavia Barak era ancora vivo e cos... ho aspettato.

    Per quanto?Per un giorno e una notte e poi ancora quasi per un giorno intero, ri-

    spose Frederic. Ho pregato Dio perch liberasse Barak dalle sue sofferen-ze, ma non l'ha fatto. L'hai... fatto tu.

    Andrej si schiar la voce. Fino a poco prima quel racconto era stato orri-bile, ma ormai era diventato un vero tormento. Quindi hanno due giornidi vantaggio. Guard verso sud. C'era ancora un'ora di luce, forse un po'di pi. La nebbia stava scendendo dalle montagne sulla valle, come se unanuvola fosse stata tagliata dalle creste affilate e avesse sparso il suo conte-

    nuto sulla terra. Non molto. Con tutti quei prigionieri non possono esse-re tanto veloci.

    Li vuoi inseguire? Il volto di Frederic s'indur. Li ucciderai?Andrej scosse la testa e poi annu. Prima seppelliamo Marius, Barak e

    la tua famiglia, disse. Poi li inseguiremo. Quindi vedremo cosa farannoquesti tre cavalieri dorati quando saremo di fronte a loro,pens.

    II

    Andrej mantenne la promessa: Marius, il padre di Frederic e suo fratelloebbero un funerale da cristiani. Ma lui e il ragazzo non avevano avuto laforza necessaria per scavare le fosse per gli altri venti cadaveri, cos, dopoaverli trascinati nel cortile, li avevano bruciati. Di certo fratello Toros nonavrebbe approvato, tuttavia loro non potevano fare di pi.

    Portandosi vicinissimo al fuoco - tanto che il calore gli arroventava il vi-so -, Andrej recit una delle poche preghiere che conosceva. Ormai da

    tempo non era pi convinto che Dio fosse onnipresente e benevolo. La vitagli aveva strappato troppe cose, gli aveva mostrato troppo dolore e troppisoprusi per permettergli di credere in un Dio misericordioso o anche sol-tanto indifferente. Adesso, per, cominciava a chiedersi se un essere onni-potente esistesse davvero da qualche parte, tra le stelle del cielo, ognunadelle quali, secondo Michail Nadasdy, era un mondo, grande come il no-stro e probabilmente abitato da uomini. Il mondo di Andrej era molto pipiccolo di quello descritto da Michail Nadasdy; era pi piccolo anche di

    quello in cui Michail Nadasdy aveva vissuto. Nel mondo di Andrej nonc'era posto per un Dio cos spietato da permettere che a un bambino come

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    24/178

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    25/178

    ste e bevvero l'acqua di un torrente. Andrej evitava con attenzione gli inse-diamenti umani. Finch non avesse scoperto cos'era veramente successo aBors, non avrebbe potuto fidarsi di nessuno.

    La seconda notte, Frederic dorm meglio. Gli incubi lo tormentavano an-cora e un paio di volte si svegli urlando, ma per il resto del tempo rimasetranquillo. Una volta - bench soltanto per un attimo fugace - ad Andrejsembr addirittura di scorgere sul suo volto un accenno di sorriso.

    Osservando il giovane dormire, Andrej prov una sensazione d'intimit,quasi uno slancio di tenerezza.

    Il destino gli aveva portato via un figlio, un ragazzo che conosceva ap-pena, ma che comunque aveva amato. Per, nello stesso momento, gli a-veva regalato un altro figlio... Certo, non era un figlio naturale,eppure, col

    tempo, poteva stabilirsi un legame tra loro, esattamente come, nel giro diqualche anno, Michail aveva stretto un legame con lui. Una volta Raquiaveva detto: Il senso della vita - ammesso che ci sia - quello di trasmet-tere la vita stessa. Perch combattere per un mondo migliore se non cisar pi nessuno ad abitarlo? Ebbene, Andrej adesso aveva qualcuno.

    Cerc di scacciare quei pensieri. Il suo animo afflitto non gli consentivadi soffermarsi su cose del genere. Inoltre non era affatto sicuro che lui eFrederic avrebbero trascorso insieme pi di qualche giorno.

    Mancava ancora un'ora al sorgere del sole, ma Andrej sentiva che nonsarebbe pi riuscito a prendere sonno. Si alz, fece qualche passo e infinesfoder la scimitarra. Si allontan dal ragazzo addormentato e, un po' peroccupare la mente e un po' per difendersi dal freddo, si allen con la scimi-tarra.

    Si rese subito conto di non essere in forma: i suoi movimenti erano rigidie impacciati. Era solo da qualche settimana che non si esercitava, ma eracome se non l'avesse fatto per mesi. Fu necessario un po' di tempo prima di

    ritrovare l'abituale scioltezza e, cose molto pi importanti, l'equilibrio e latranquillit interiore. Si esercit per mezz'ora, ritrovandosi alla fine senzafiato e coperto di sudore, ma di nuovo pervaso da quella forza e da quell'e-nergia che non sentiva da tempo.

    Non appena rinfoderata la scimitarra, si gir e si accorse che Frederic siera alzato e lo stava fissando. Andrej non era in grado di decifrare l'espres-sione del suo viso, tuttavia non gli piaceva. Da quanto tempo mi staiguardando?

    Non ho mai visto nessuno combattere cos, disse Frederic, quasi condevozione.

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    26/178

    Il mio maestro ha imparato quest'arte in una citt lontana, spieg An-drej.

    A Roma? A Venezia?Oh, no... In un Paese molto pi lontano.Pi lontano di Roma? Frederic sembrava alquanto perplesso.Forse un giorno ci andrai anche tu, disse Andrej scrollando le spalle e

    agitando una mano, come per chiudere la questione. Sei sveglio... Quindipossiamo partire, aggiunse.

    Frederic annu, ma non si alz e si strinse infreddolito nella coperta leg-gera in cui aveva dormito. M'insegni a combattere? chiese.

    Andrej lo guard in silenzio, poi ribatt: Perch?Frederic sembr incerto su come rispondere e allora Andrej, scuotendo

    la testa, and verso di lui e gli s'inginocchi accanto sull'erba umida. Tuofratello e tuo padre sapevano usare la spada?

    Derek ha combattuto in una grande battaglia, spieg Frederic in tonoorgoglioso. E mio padre addirittura in tre. Ha ucciso un mucchio di tur-chi.

    E ne vai fiero, mormor Andrej.Naturalmente.Questi... nemici che tuo padre e tuo fratello hanno ucciso... Credi forse

    che non avessero una famiglia? Che non avessero una moglie e dei figli...come te?

    Frederic lo guard con aria sospettosa, ma rimase in silenzio.Come ti saresti sentito se tuo padre non fosse tornato da una di quelle

    battaglie?Sarei stato furioso.Soltanto furioso? Non anche addolorato e dispiaciuto?Certo! rispose Frederic. Per...

    Allora spiegami cosa c' di buono nell'uccidere i propri nemici, lo in-terruppe Andrej.

    Per un momento Frederic lo guard, disorientato, ma poi sul suo volto sidipinse la tipica espressione di testardaggine infantile di fronte alla qualeera del tutto inutile discutere. Se come dici, perch allora sei uno spa-daccino cos bravo? replic il ragazzo.

    Chi ti dice che lo sia?Con un'espressione caparbia ancora pi marcata, Frederic indic il luogo

    in cui l'altro si era esercitato. Devi essere un grande guerriero.Forse lo sono, mormor Andrej. Ma ci non vuol dire che ne sia fe-

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    27/178

    lice. Si alz. Sello il cavallo. Vai al ruscello e prendi dell'acqua fresca.Poi partiamo.

    Frederic lo guard ancora per qualche istante con un'espressione che fa-ceva quasi paura. S, nei suoi occhi c'era qualcosa che andava ben oltre latestardaggine infantile... Ma poi si alz e, in silenzio, esegu gli ordini diAndrej.

    III

    Le tracce si facevano pi marcate, quindi gli uomini che stavano inse-guendo non procedevano tanto velocemente quanto Andrej Delny avevapensato. Era addirittura probabile che li avrebbero raggiunti nel corso della

    giornata.E poi?Fino a quel momento, Andrej aveva evitato di riflettere su quel proble-

    ma. Naturalmente avrebbero cercato di liberare i prigionieri e di punire gliassassini di suo figlio Marius, di Barak e di tutti gli altri, ma la sua menteindietreggiava, spaventata, all'idea del come avrebbero fatto. Se fosse statoper Frederic - ma anche per quella voce fievole eppure sempre viva dentrodi lui - avrebbe dovuto ucciderli tutti.

    Un'impresa quasi impossibile. Secondo il racconto di Frederic, gli ag-gressori erano una ventina, quindi una truppa verosimilmente composta ingran parte da soldati della Chiesa che, con un po' di fortuna e di prudenza,lui avrebbe potuto eliminare, a meno che non si fossero messi di mezzoquei misteriosi cavalieri dorati. Se la fortuna gli avesse arriso, forse sareb-be riuscito a liberare i prigionieri e a tornare con loro a Bors. Ma dopo?Come poteva proteggere quella gente se i cavalieri le avessero dato la cac-cia? Tra gli abitanti del villaggio ne avrebbe trovati ben pochi in grado di

    maneggiare le armi. Si trattava soprattutto di donne, bambini e vecchi.Un'altra possibilit era eliminare prima i cavalieri. Tuttavia, nonostante

    la fiducia nelle proprie capacit, restava il fatto che saper maneggiare consicurezza una lama affilata non significava necessariamente saper combat-tere con pi uomini esperti nell'uso delle armi. Se non fosse riuscito aprenderli in trappola, ne sarebbe stato sopraffatto. E, se fosse andata cos,la sua impresa si sarebbe rivelata del tutto inutile.

    Anche quello era un insegnamento di Michail Nadasdy: non gettarsi mai

    alla cieca in un combattimento; riflettere sempre in anticipo su come sfrut-tare a proprio vantaggio i punti deboli dell'avversario. Per, dopo quello

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    28/178

    che Frederic gli aveva detto, Andrej dubitava di trovare un punto debolenei cavalieri dorati. Non gli restava che attendere, nella speranza che ilcaso gli offrisse una buona carta da giocare.

    Intorno a mezzogiorno arrivarono a un punto in cui le tracce si divideva-no. Andrej e Frederic avevano attraversato un'ampia ma bassa catena dicolline, coperte di erba rada. Davanti a loro il terreno scendeva ripido finoai piedi del rilievo, dove si apriva una valle stretta e molto lunga, per poirisalire in maniera altrettanto ripida dalla parte opposta. Bench il terrenofosse roccioso, le tracce erano ben visibili: si snodavano lungo l'avvalla-mento e la scarpata dalla parte opposta. Andrej valut che tre o quattrocavalieri, circa a met della valle, si erano allontanati ad angolo retto dalgruppo principale. Dopo pochi passi, le loro tracce si perdevano tra le roc-

    ce e il pietrisco.Cosa stai aspettando? Fino a quel momento Frederic era stato seduto

    in sella, dietro Andrej, ma adesso era sceso da cavallo con un agile movi-mento e aveva preso a correre in avanti, impaziente. Il cavallo soffiava,irrequieto. Dopo una breve esitazione, anche Andrej smont di sella. Eranervoso: la sua inquietudine aveva contagiato il cavallo, oppure l'animalepercepiva un pericolo che i sensi umani non riuscivano ancora a sentire.Quest'ultimo pensiero lo inquiet ancora di pi e rispose alla domanda di

    Frederic soltanto dopo una lunga esitazione. Non so quale traccia dob-biamo seguire.

    La traccia principale, naturalmente, esclam il ragazzo. Li abbiamoquasi raggiunti. Ancora un paio d'ore e...

    Non devi mai sottovalutare l'avversario, lo interruppe Andrej. Prese lebriglie e guid con cautela il cavallo lungo il declivio. Gli zoccoli frantu-mavano dei pezzi di roccia, che rotolavano a valle. Era stata una buonaidea smontare di sella: il terreno era molto pi scosceso di quanto sembras-

    se dall'alto. Anche senza cavaliere, il cavallo faticava a restare in piedi e letracce dimostravano che quelli che stavano inseguendo avevano incontratole stesse difficolt. Inoltre molti di loro dovevano essere caduti, perchAndrej trov sangue secco - ma non vecchio - sulle rocce.

    Arrivato al fondo della valle, si ferm ancora una volta. Il suo sguardoscrutava, indeciso, le due tracce.

    Cosa aspetti? sbott Frederic.Andrej sollev le spalle. Non... lo so, disse esitante, schermando con

    la mano gli occhi ipersensibili alla luce. C' qualcosa che non va. Ho unabrutta sensazione.

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    29/178

    Anch'io, ribatt Frederic in tono tagliente. Se restiamo qui ancora unpo', finir che ci scapperanno.

    L'altro lo osserv, pensieroso. Quel ragazzo non era spinto soltanto daldesiderio di rivedere la propria famiglia e di punire gli assassini del padree del fratello. C'era qualcosa di pi. Qualcosa d'inafferrabile e di oscuro.Hai ragione, annu infine stancamente. Andiamo avanti.

    L'attacco avvenne quando raggiunsero la cima della collina. L le traccesi perdevano. Non c'era nessun sentiero che attraversasse il bosco, ma lepiante erano cos rade che non sarebbe stato difficile procedere. Tuttavia allimitare del bosco c'era qualcuno. Andrej lo percepiva chiaramente, quasicome se potesse vederlo.

    La figura comparve dal nulla - un gigante massiccio, risplendente d'oro,

    con l'elmo ornato da corna - e gli balz addosso con un grido di guerra.Andrej sfoder la scimitarra e sfugg all'aggressore con un complicato mo-vimento rotatorio e all'indietro.

    Il demone cornuto lo attacc con un urlo bestiale. La sua spada a duemani, alta come un uomo e pesante almeno mezzo quintale, si muovevacon una velocit incredibile, e Andrej comprese subito che lo avrebbe col-pito. La lama infatti si muoveva con precisione mortale verso la sua gola.Sollev la scimitarra, ma non fu abbastanza veloce; l'arco che avrebbe do-

    vuto tracciare per fermare la spada dell'avversario era troppo ampio. Ilnemico gli avrebbe tagliato la testa.

    Ma poi inciamp in una grossa pietra e cadde all'indietro e cos la poten-te spada del demone guerriero, anzich decapitarlo, lo colp di striscio allatesta, procurandogli una profonda ferita che espose l'osso della tempia.

    Gemendo, Andrej rotol di lato, lottando con tutte le sue forze per nonsvenire. Il sangue, che gli scorreva sugli occhi, lo accec per qualche istan-te e il dolore alla testa divenne quasi intollerabile.

    Ma il dolore ebbe anche un altro, inatteso effetto. D'un tratto, il demonecornuto ritorn a essere quello che era davvero: un uomo con una lucidaarmatura d'ottone, che indossava un elmo dello stesso materiale, ornato dicorna, e agitava una spada a due mani lunga una iarda e mezzo. Era alto,con le spalle sorprendentemente larghe, forte, ma non era un gigante e tan-tomeno un demone.

    Per era quasi altrettanto pericoloso.L'uomo doveva essere un guerriero esperto, perch non si lasci ingan-

    nare dalla ferita sanguinante di Andrej. Con un balzo, super la grossapietra su cui Andrej aveva inciampato, divaric le gambe per stabilizzarsi,

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    30/178

    e alz la spada sopra la testa, apprestandosi a concludere quello che unattimo prima non era riuscito a portare a termine.

    Quel gesto scaten in Andrej un'ondata di pura energia distruttrice. Erala stessa forza ardente che emanava anche Michail Nadasdy quando, du-rante i duelli d'allenamento, lui e Andrej si affrontavano con eccessivadurezza. La forza di Michail, tuttavia, non mirava ad annientare Andrej,bens a mostrargli la strada per trovare se stesso e per imparare dunque acombattere con maggiore concentrazione. Il guerriero dorato, invece, eraun grumo compatto di violenza. Voleva uccidere il nemico il pi in frettapossibile e senza rischi. Tuttavia, agendo in quel modo, aveva risvegliatoin Andrej i riflessi del guerriero eccezionalmente addestrato: qualcosa -quasi inconsapevolmente - s'impossess di lui e riaccese la scintilla vitale

    che pareva affievolita.Quando la spada a due mani cal, Andrej non si trovava pi l. La poten-

    te lama strapp scintille alla pietra e affond di due dita nel terreno, nelpunto esatto in cui, poco prima, c'era la gola di Andrej.

    Delny sent un grido di rabbia e il rumore del metallo che colpiva lapietra. Mentre saltava per rialzarsi, spost la scimitarra dalla mano destraalla sinistra e, da quella posizione favorevole, assest un colpo. Il tentativoand a vuoto, ma costrinse l'avversario a indietreggiare precipitosamente.

    Forse Andrej avrebbe potuto anche sfruttare quel vantaggio... ma, con lacoda dell'occhio, colse un movimento che poteva essere soltanto di un altroaggressore. E infatti una lama pi corta, ma non meno letale, guizz versola sua gola.

    Con una complicata e velocissima piroetta, pass di nuovo la scimitarranella mano destra e fece un affondo fulmineo verso il petto del nemico.L'acciaio della lama, affilato come un rasoio, penetr quasi senza trovareresistenza nella lucente armatura e apr una ferita orribile, che tuttavia non

    uccise l'avversario. Se non altro, per Andrej riusc a fermarlo: al momen-to gli bastava. Fece un nuovo passo indietro, sopport senza battere ciglioun colpo alla spalla, e applic una tecnica che gli aveva insegnato MichailNadasdy per rompere con un calcio la rotula dell'aggressore. L'uomo url,lasci andare la spada e cadde a terra. Adesso Andrej poteva tornare a de-dicarsi all'avversario con l'armatura d'ottone.

    E lo fece appena in tempo. L'aggressore era davvero forte e combattevacon una spada che un giovane contadino non sarebbe neppure riuscito a

    sollevare. Il suo complice aveva tenuto occupato Andrej per qualche se-condo soltanto, ma quel brevissimo lasso di tempo era stato sufficiente al

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    31/178

    cavaliere dorato per riprendersi. Aveva strappato la spada dal terreno e ora,tenendola sollevata, si stava scagliando contro l'avversario.

    Andrej gli sferr un calcio, spazz via la spada e, con la scimitarra, seguil movimento del guerriero che cadeva a terra. La stoccata, diretta al volto,manc l'obiettivo, tuttavia fracass l'elmo del cavaliere e lo fer. Dalle lab-bra del gigante non usc nessun suono, ma Andrej sapeva cosa stava pro-vando: sentiva dolore e aveva paura di morire. In lui si era fatta strada l'as-soluta consapevolezza di non avere scampo.

    Andrej ne fu contento.Un minuscolo movimento del polso sarebbe bastato per finirlo. La sci-

    mitarra era cos affilata che poteva tranciare muscoli e ossa con un solocolpo.

    Eppure Andrej esitava. Voleva che quell'uomo soffrisse. Era uno di quel-li che avevano ucciso la sua gente... Forse era addirittura l'assassino di suofiglio. Di certo aveva torturato Barak in maniera crudele e doveva pagarecento volte per ogni momento di quel dolore, per ogni secondo di tormen-to. La sua spada fece due o tre movimenti fulminei che fracassarono defi-nitivamente l'elmo del cavaliere dorato e gli lasciarono sul viso alcunestrisce insanguinate. Dalle labbra dell'uomo usc un grido di dolore. E An-drej lo gust, come se fosse un vino prezioso e dolce.

    Le ferite erano superficiali: nient'altro che un piccolo, terribile gioco.Detestava quell'uomo, per non voleva trasformarsi in una bestia che pro-vava piacere nel torturare a morte i propri avversari. Smise di tagliuzzargliil viso e gli pos la lama sulla gola. Dentro di lui si lev un grido di delu-sione. Non voleva uccidere quell'uomo. Non cos in fretta. Non cos facil-mente. Dentro di lui bruciava ancora un fuoco nero, le cui fiamme eranoalimentate dall'impulso alla tortura.

    Forza... Fallo, Delny, gemette il cavaliere dorato. Falla... finita.

    Quell'atteggiamento di debolezza era una finta. Sotto il sangue e la spor-cizia, Andrej intravide un volto forte, sorprendentemente bello e, nel con-tempo, brutale. Il volto di un guerriero abituato a sopportare il dolore e adattendere l'occasione buona.

    Andrej gli premette la spada contro la gola, in modo da rendergli impos-sibile qualsiasi reazione. Quell'uomo stava aspettando qualcosa. Cercava diguadagnare tempo, di cogliere la minima disattenzione che gli avrebbeconsentito di allontanare la lama mortale dalla gola e sopraffare l'avversa-

    rio.Chi sei? chiese Andrej.

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    32/178

    L'altro sorrise. Cosa vuoi? Il mio nome o la mia testa? chiese di ri-mando. Aveva un accento sorprendentemente duro, che Andrej non avevamai sentito.

    Voglio i nomi degli altri. Voglio sapere dove vanno. E perch l'avetefatto.

    Se te lo dico, mi lascerai vivere?Puoi decidere se morire in fretta oppure lentamente, com' successo a

    Barak, rispose Andrej, cupo. Perch avete torturato quel vecchio? Nonha mai fatto niente di male.

    Alle sue spalle risuon un grido acuto. Era il grido di un bambino: stri-dulo, alto, a pieni polmoni. Nasceva dal terrore e dalla paura della morte.

    Tre... Quel numero esplose nella testa di Andrej.

    Aveva commesso un errore fatale. Erano le tracce di tre uomini quelleche si allontanavano dal gruppo principale!

    Si era distratto per un istante, ma al suo avversario era bastato. Senza cu-rarsi della traccia insanguinata che la scimitarra gli lasciava sulla spalla, sigir di colpo, si allontan dalla lama mortale e lanci tutt'e due le gambeverso la caviglia di Andrej.

    Non lo colp, ma l'attacco costrinse Andrej a indietreggiare. L'affondoche segu non fer l'uomo tanto gravemente quanto Andrej aveva sperato,

    tuttavia lo fece inciampare e cadere sulle ginocchia. Probabilmente fu pro-prio quella caduta che fece decidere Andrej a chiudere la partita. Spicc unbalzo per avvicinarsi, risoluto a non esitare neppure un secondo di pi. Lostraniero era troppo abile per offrirgli una seconda possibilit.

    Ma dietro di lui Frederic continuava a gridare. Andrej si scagli contro ilcavaliere dorato e intanto gett un rapido sguardo alle sue spalle.

    Quello che vide lo pietrific d'orrore. Erano tre uomini, ma soltanto due- confidando nella presunta superiorit del guerriero con l'armatura d'otto-

    ne - si erano dedicati a lui.Il terzo era a caccia di Frederic.Fino a poco prima sembrava che il giovane fosse riuscito a mettersi al

    sicuro tra le rocce e gli alberi sul pendio. Adesso invece il terzo cavaliereera riuscito a bloccarlo e incombeva su di lui con la spada levata.

    Andrej reag d'istinto e fece la cosa giusta. Poteva scegliere: prendereuna vita - cio decapitare l'uomo indifeso e inginocchiato davanti a lui - osalvarne un'altra. Si volt di scatto e scagli lontano la scimitarra; l'arma,

    trasformatasi in un fulmine d'argento, si conficc tra le scapole dell'uomoche sovrastava Frederic e lo scaravent a terra.

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    33/178

    Ma tutto ci avvenne un istante dopo che la spada del guerriero era cala-ta sul ragazzo... Le urla s'interruppero di colpo. E mentre Andrej correvaverso il luogo in cui si trovava Frederic, il cavaliere dorato si rialz, lan-ciando un grugnito mostruoso. Di certo avrebbe subito raccolto la sua armae sarebbe tornato all'attacco.

    Ma Andrej non esit neppure un istante. Frederic non poteva essere mor-to.Anche lui... No! Il ragazzo era tutto ci che gli era rimasto. Con pochibalzi potenti raggiunse le rocce dietro cui Frederic si era rintanato. Il guer-riero morto era crollato sul giovane e la spada gli era scivolata via di mano.La lama era insanguinata.

    Con grande sforzo, Andrej sollev il cadavere che copriva Frederic.Il ragazzo era coperto di sangue. La camicia era strappata e, sotto la car-

    ne, scintillava il rosso della morte.Era arrivato troppo tardi, forse solo per pochi istanti. Comunque troppo

    tardi.Frederic era morto.In un primo momento, non desider altro che la vendetta.Il dolore che si aspettava non arriv. Ma la fiamma nel suo animo di-

    vamp, improvvisa, come un incendio che urlasse il bisogno di essere ali-mentato dal sangue per cancellare il dolore. Si gir, strapp la scimitarra

    dal corpo del guerriero morto e si volt di nuovo verso il margine dellaforesta. A parte quel terribile gelo interiore, a parte il fuoco nero che gri-dava vendetta, non sentiva nulla.

    Com'era prevedibile, il guerriero dorato impugnava di nuovo la propriaspada, tuttavia non sembrava intenzionato a scagliarsi contro Andrej.L'uomo con la splendente armatura dorata era in piedi, eppure restava im-mobile al margine della foresta e si limitava a fissarlo.

    Andrej fece un passo verso di lui, ma si ferm quando lo sconosciuto

    scosse la testa.Non ora, Delny, disse il cavaliere.Vieni qui... Facciamola finita, in un modo o nell'altro.Non ora, ripet lo sconosciuto. Sei bravo, Delny, ma non abbastan-

    za. Ci rivedremo, te lo prometto. E spar con la stessa silenziosa rapiditche aveva dimostrato quand'era comparso davanti agli occhi di Andrej e diFrederic.

    L'oscuro senso di minaccia che lo aveva accompagnato aleggi ancora

    per qualche istante - come un odore sgradevole -, poi scomparve.E allora sopraggiunse il dolore.

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    34/178

    Le mani di Andrej iniziarono a tremare. Il fuoco nero nel suo animo sispense, lasciando dietro di s non un cumulo di cenere, bens un mare ri-bollente di puro dolore. Gli occhi gli si riempirono di lacrime. Cerc dirinfoderare la scimitarra. Non aveva quasi la forza di voltarsi a guardare ilragazzo.

    Frederic era coricato sulla schiena, con gli occhi spalancati e un'espres-sione incerta fra stupore e terrore. Cos'... successo? mormor. L'haiucciso?

    Per un lungo istante, Andrej fu incapace di comprendere quello che ve-deva. Frederic era vivo. Era in un lago di sangue, i suoi abiti erano strac-ciati e di certo era gravemente ferito. Per era vivo!

    Il suo stupore lasci il posto a un sollievo improvviso, quasi doloroso.

    Non muoverti! gli ordin. In nome di Dio, non muoverti! Rimani sdra-iato l, fermo! S'inginocchi di fianco al ragazzo e, allorch questi cercdi alzarsi, gli spinse indietro le spalle.

    L'hai ucciso? ripet Frederic con la voce impastata.Forse la debolezza di quella voce era il primo segno della morte... An-

    drej scosse la testa. No, disse. Ma ora non ha importanza. Devi... S'in-terruppe e aggrott la fronte. Mentre parlava, aveva tastato con prudenza ilcorpo di Frederic per saggiare l'estensione della ferita. Il torace era coperto

    di sangue, ma la pelle era intatta. Non sei... ferito? mormor.Stordito, Frederic si sollev - stavolta Andrej non si oppose -, si guard

    e fece un gesto vago. No,disse infine, titubante. Sembrava pi una do-manda che un'affermazione.

    Andrej lo fiss. Non aveva forse visto la spada che scendeva a colpirlo?Forse il giovane aveva avuto fortuna. Forse la lama del guerriero avevasoltanto lacerato la camicia senza nemmeno sfiorare la pelle. Forse il san-gue apparteneva al morto che era crollato addosso a Frederic. O forse...

    Scacci inorridito il pensiero. Non doveva cercare nel ragazzo qualcosache non gli apparteneva. Si era trattato di un caso, di un caso incredibile,nulla pi.

    Per mascherare la propria confusione, si costrinse a sorridere e si alzcon un movimento troppo brusco. Ti fa male? chiese poi.

    No. Stavolta era un'affermazione. Frederic si gir lentamente, ritro-vandosi carponi, scosse la testa e si alz a fatica. Andrej lo osservava congrande attenzione, pronto ad afferrarlo al primo segno di debolezza.

    Non fu necessario. Il ragazzo tremava, ma senza dubbio era illeso, ben-ch ci fosse quasi un miracolo. Forse il destino aveva deciso di ripagargli

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    35/178

    una minuscola parte del debito che aveva nei suoi confronti.Frederic si gir verso di lui, lo guard per un momento con aria incerta e

    poi si concentr sul cadavere del guerriero. Infine sollev una gamba ecolp il cadavere nelle costole con tanta violenza che lo fece rotolare su unfianco. D'istinto, Andrej si allung in avanti per prendere il ragazzo e al-lontanarlo; invece cambi idea e gli appoggi soltanto una mano sullaspalla.

    Frederic scost la mano, alz di nuovo il piede per dare un altro calcio,ma poi si blocc. Dall'espressione del suo volto si capiva che era in preda asentimenti contrastanti, per era anche chiaro che la paura e l'impotenzaprevalevano su tutti gli altri.

    Perch l'hai fatto? chiese Andrej a bassa voce.

    Frederic lo guard con aria ostinata, ma non rispose.Perch ti voleva uccidere? azzard Andrej. O perch uno di quelli

    che hanno sterminato gli abitanti di Bors?Gli occhi di Frederic si ridussero a una fessura. Tu lo hai ucciso. diverso... mormor, poi, osservando lo sconcerto sul volto del ra-

    gazzo, improvvisamente cap quanto fosse importante quel momento. Laspiegazione che stava per dargli sarebbe stata decisiva per Frederic: gliavrebbe fatto capire quale strada prendere nella vita.

    Perch? volle sapere il giovane. Forse perch tu sei un guerriero e iopoco pi di un bambino?

    Perch ti voleva uccidere, rispose Andrej. Ho spento una vita persalvarne un'altra.

    E chi te ne ha dato il diritto?Michail Nadasdy gli aveva insegnato tante cose, ma non l'aveva prepara-

    to a rispondere a una simile domanda. Non lo so, ammise Andrej dopouna breve esitazione. Forse non esistono motivi tali da giustificare la

    morte di qualcuno. Ma, se mi trovassi di nuovo di fronte a una simile deci-sione, rifarei esattamente quello che ho fatto.

    Per questo hai risparmiato il cavaliere dorato? insistette Frederic intono arrogante. La sua ostilit nasceva dall'orgoglio, da un moto infantiledi collera e soprattutto dalla paura. Una paura che cercava uno sfogo e sirivolgeva contro la prima persona che gli capitava a tiro.

    Andrej non avrebbe dovuto dar peso a quelle parole, e invece esse lo fe-rirono al punto che, per un lungo istante, rimase in silenzio, incapace di

    rispondere. Non saprei dire chi sia stato veramente risparmiato, mormo-r infine. Comunque ci rivedremo, non preoccuparti. Si volt di scatto.

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    36/178

    Adesso, per, vieni con me. Abbiamo un prigioniero che ha molte coseinteressanti da raccontarci, ne sono certo.

    Il secondo aggressore aveva cercato di trascinarsi fino al margine del bo-sco, ma le forze lo avevano abbandonato a met strada. Era sdraiato nel-l'erba e gemeva. Quando Andrej e Frederic lo raggiunsero, port le mani alviso per difendersi e singhiozz per la paura... e forse anche per il dolore,giacch il suo ginocchio destro era rotto in pi punti. Ad Andrej bast unarapida occhiata per avere la certezza che non sarebbe pi guarito.

    La vista di quell'uomo gli procur una vaga fitta di dolore. Ecco un'altracosa cui Michail Nadasdy non l'aveva preparato. Gli aveva insegnato afrantumare ciocchi di legno coi calci, con colpi di gomito e a mani nude,spiegandogli che, con la stessa facilit, avrebbe potuto fracassare ossa e

    sfondare crani. Ma c'era una differenza - una differenza spaventosa - trasaper fare quelle cose e sperimentarle.

    Con un cenno del capo fece capire a Frederic di restare indietro; s'ingi-nocchi di fianco al ferito e gli blocc le mani con fermezza ma delicata-mente. Non devi avere paura, disse. Non ti far nulla.

    Le sue parole non ottennero effetto. Negli occhi dell'uomo la paura sitrasform in panico e lui cominci a tremare. No! piagnucol. Nontoccarmi! Tu sei il demonio! Quello che raccontano di te vero.

    E cosa raccontano? chiese Andrej.Che voi siete alleati col demonio, gemette il guerriero.Noi?I Delny, rispose. Siete maghi e stregoni, votati alla magia nera.Con la coda dell'occhio, Andrej vide Frederic che trasaliva, ma contrast

    l'impulso di girarsi verso il ragazzo. per questo che avete torturato Ba-rak? chiese.

    Siete stregoni, insistette l'uomo. Siete alleati del demonio. Nessuno

    vi pu uccidere.Se credi davvero a quello che dici, allora stato proprio sciocco da par-

    te vostra cercare di togliermi la vita, replic Andrej. Osserv con maggio-re attenzione la gamba dell'uomo, ma non mut opinione. Ammesso che lacancrena non lo uccidesse di l a qualche giorno, quel guerriero sarebberimasto storpio. Non poteva fare nulla per lui, se non lenire il dolore. Sen-za badare alle deboli proteste dell'uomo, cerc un nodo nervoso nascostoche Michail Nadasdy gli aveva mostrato e lo premette per qualche momen-

    to. Il dolore non sarebbe sparito completamente, per sarebbe diventatosopportabile. Almeno per un po'. Prima che tu lo dica, questa non una

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    37/178

    magia e neppure un'opera demoniaca, ma solo l'antichissima arte medica diuna terra lontana, sussurr.

    Era inutile. La paura dell'uomo aveva raggiunto un livello tale che An-drej sarebbe stato incapace di contrastarla. Nulla di ci che gli poteva direavrebbe cancellato il terrore che quell'uomo stava provando.

    Come ti chiami? chiese.Drakovic, rispose il guerriero.Drakovic. Bene. Andrej annu e, prima di formulare la domanda suc-

    cessiva, trasse un profondo respiro. Se Drakovic gli avesse dato la rispo-sta sbagliata, avrebbe dovuto ucciderlo. Chi vi ha mandato a Bors, Dra-kovic?

    Padre Domenicus... Lasciami in pace! Vattene! Uccidimi se vuoi, ma...

    non dir pi nulla.Non ti uccider, Drakovic, rispose Andrej in tono pacato. Odi se

    stesso per le parole che si apprestava a pronunciare, ma, quando lo fece, lasua voce suon cos fredda e minacciosa che l'odio si trasform in timore.Forse il fuoco nero dentro di lui non si era spento, anzi si stava espandendocome un'ulcera maligna. Non ti uccider, Drakovic, ripet. N adesson in seguito. Se risponderai sinceramente alle mie domande non ti succe-der nulla. Per se ti rifiuti di farlo oppure menti, allora mi prender la tua

    anima.Drakovic lo fiss. Voleva ribattere, ma gli manc la voce.Non sono un mago e neppure un demone, prosegu Andrej. Per so

    come evocare Satana. Chi padre Domenicus e perch avete attaccato iDelny?

    Drakovic tremava sempre pi violentemente. La paura che gli riempivagli occhi ormai sconfinava nella follia.

    Poi cominci a parlare.

    IV

    Non avrebbero raggiunto Constnt prima di mezzanotte e quella seraera pi fredda della precedente. Avevano ancora un'ora di strada per arri-vare al mare e la temperatura sembrava scendere a ogni miglio che li avvi-cinava alla costa. L'inverno era ancora troppo lontano per temere la neve,tuttavia faceva comunque molto freddo, almeno per Andrej.

    Tremando, si strinse nella coperta che si era messo sulle spalle e si ab-bass sul cavallo per sfuggire al vento tagliente che soffiava contro di loro.

  • 8/6/2019 Wolfgang Hohlbein - Nell'Abisso (Ita Libro)

    38/178

    Non serv a nulla. Aveva sempre pi freddo, come se il gelo non fosse fuo-ri, bens dentro di lui.

    Bench fin dal crepuscolo avessero rinunciato alla protezione del bosco,imboccando la strada lastricata ma sconnessa che conduceva a Constnt ealla costa, stavano procedendo molto pi lentamente di quanto Andrej a-vesse pensato. Non potevano rischiare d'incontrare qualcuno, ora meno chemai. Negli ultimi giorni, Frederic era stato molto taciturno, quindi Andrejnon poteva sapere in quale stato d'animo si trovasse n prevedere comeavrebbe reagito se avessero incontrato uno sconosciuto.

    Non poteva neppure prevedere come avrebbe reagito lui stesso.La conversazione con Drakovic era durata a lungo e gli aveva permesso

    di scoprire cose che l'avevano colmato a tal punto di orrore e di rabbia che

    non era ancora riuscito a smaltirli. Ma l'avevano anche sconvolto e scossofin nel profondo. Probabilmente molto pi di quanto fosse consapevole.

    Quanto manca? chiese Frederic a bassa voce.Andrej scrut il ragazzo. Erano le prime parole che pronunciava da

    quand'era calato il buio. C' ancora un bel pezzo, rispose infine. Due otre ore. Forse anche di pi.

    Frederic strinse con la mano sinistra la coperta in cui si era avvolto, esat-tamente come aveva fatto Andrej, e lo guard pensieroso dall'alto del dor-

    so del cavallo. Bench fossero molto vicini, l'oscurit non permetteva discorgere l'espressione del suo volto. La luna era ridotta a una falce sottile euna buona parte delle stelle era nascosta dietro basse nubi nere. Ma forseera un bene che Andrej non potes