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Storia del pensiero teologico L'Ambiente Divino, Teilhard De Chardin Il libro si divide in tre parti. Le prime due trattano della divinizzazione delle attività o passività umane. Il libro è rivolto non ai cristiani, non ai disinteressati, ma a quelle persone che non trovano la giusta direzione nella Chiesa e verso Dio. PARTE 1: LA DIVINIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ Anzitutto De Chardin divide due “Astri”, due devozioni: quella verso Dio e quella verso il Mondo. Il mondo, scoperto sempre più grande all’interno dell’universo, può sconvolgere o può affascinare. Può far sentire l’uomo insignificante oppure può affascinarlo terribilmente sostituendo addirittura Dio. Un buon cristiano si troverà quindi in conflitto tra queste due forze, da un parte avrà l’amore per Dio, dall’altra quella per la natura, per il Mondo. Avrà passioni, curiosità ecc. Il rischio è una di queste tre strade: Egli rifiuterà ogni oggetto terreno chiudendosi in sé stesso; egli rifiuterà il divino compiendo un’esistenza umana quanto più dignitosa; egli si dividerà in una “doppia vita”, senza riuscire a concludere nessuno dei due percorsi. De Chardin cercherà di dare due possibili soluzioni, una incompleta e una totale: SOLUZIONE INCOMPLETA: La soluzione incompleta che suggerisce De Cahrdin consiste nel impregnarsi di fede ad ogni azione. Non perché l’azione è importante, anzi, essa agli occhi di Dio non è nulla, ma perché appunto l’unica cosa che Lo interessa è lo spirito con cui l’azione è compiuta: se è fatta per Dio, allora sarà legittima e importante, qualunque essa sia. (riprende Agostino e Aberaldo) SOLUZIONE COMPLETA: De Chardin intende dare questa soluzione a partire da un sillogismo formato da 3 parti: 1: “Nel nostro Universo, ogni anima è per Dio”: Con questo vuole dire che essendo ogni anima creata da Dio, a lui dobbiamo volgere ogni speranza e aspettativa. A lui deve essere rivolto ogni nostro desiderio. 2: “Nel nostro Universo, tutto il sensibile è per lo Spirito”: Con questo vuole dire che il Mondo in cui viviamo è strutturato in modo tale da alimentare la nostra anima, di abbellirla o deturparla; dobbiamo essere

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Storia del pensiero teologicoL'Ambiente Divino, Teilhard De Chardin

Il libro si divide in tre parti. Le prime due trattano della divinizzazione delle attività o passività umane. Il libro è rivolto non ai cristiani, non ai disinteressati, ma a quelle persone che non trovano la giusta direzione nella Chiesa e verso Dio.

PARTE 1: LA DIVINIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’

Anzitutto De Chardin divide due “Astri”, due devozioni: quella verso Dio e quella verso il Mondo. Il mondo, scoperto sempre più grande all’interno dell’universo, può sconvolgere o può affascinare. Può far sentire l’uomo insignificante oppure può affascinarlo terribilmente sostituendo addirittura Dio. Un buon cristiano si troverà quindi in conflitto tra queste due forze, da un parte avrà l’amore per Dio, dall’altra quella per la natura, per il Mondo. Avrà passioni, curiosità ecc. Il rischio è una di queste tre strade: Egli rifiuterà ogni oggetto terreno chiudendosi in sé stesso; egli rifiuterà il divino compiendo un’esistenza umana quanto più dignitosa; egli si dividerà in una “doppia vita”, senza riuscire a concludere nessuno dei due percorsi. De Chardin cercherà di dare due possibili soluzioni, una incompleta e una totale:

SOLUZIONE INCOMPLETA: La soluzione incompleta che suggerisce De Cahrdin consiste nel impregnarsi di fede ad ogni azione. Non perché l’azione è importante, anzi, essa agli occhi di Dio non è nulla, ma perché appunto l’unica cosa che Lo interessa è lo spirito con cui l’azione è compiuta: se è fatta per Dio, allora sarà legittima e importante, qualunque essa sia. (riprende Agostino e Aberaldo)

SOLUZIONE COMPLETA: De Chardin intende dare questa soluzione a partire da un sillogismo formato da 3 parti:1: “Nel nostro Universo, ogni anima è per Dio”: Con questo vuole dire che essendo ogni anima creata da Dio, a lui dobbiamo volgere ogni speranza e aspettativa. A lui deve essere rivolto ogni nostro desiderio.2: “Nel nostro Universo, tutto il sensibile è per lo Spirito”: Con questo vuole dire che il Mondo in cui viviamo è strutturato in modo tale da alimentare la nostra anima, di abbellirla o deturparla; dobbiamo essere in grado di cogliere nel modo giusto i doni materiali per alimentare nel modo corretto il nostro spirito. 3: La comunione dei due precedenti: Essendo ogni cosa materiale fatta di Cristo, essa è in Divenire e fa parte ancora della Creazione. Noi con le nostre piccole azioni aiutiamo e collaborare in questo divenire, nel senso di comunione tra Materia-Anima-Cristo.

Un buon Cristiano può essere in comunione con Dio attraverso l’azione. L’atto verso Dio è ciò che più ci avvicina a lui, qualunque esso sia, poiché essendo Dio continuamente in divenire, noi appoggiamo in questo modo la sua opera e continuamente ci sentiamo vicini a Lui, operando per Lui.

La santificazione dello sforzo umano: Si potrebbe pensare che lavorare, o vivere in questo mondo material distolga l’attenzione dall’essere un buon Cristiano, levando ore preziose della giornata alla dedizione al Signore. Niente di più sbagliato. Nel Mondo, grazie alla Creazione e alla Reincarnazione, niente è empio, ma al contrario tutto è sacro. Se l’uomo riuscisse a vedere questa santità nelle cose, le sue azioni sarebbero sempre dedite a Dio e ogni Opera ci accosterebbe sempre a Lui. Dio in questo modo sarebbe nella punta della mia penna, del mio pennello, del piccone…

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L’umanizzazione dello sforzo cristiano: si potrebbe pensare che il cristiano sia disinteressati alla vita materiale e le sorti umane, allontanandolo dagli altri uomini, poiché visto come inumano. In realtà non c’è niente di più umano di un cristiano, che seppure mira a cime elevate e spirituali, egli deve vivere sulla terra, amare e soffrire per temperare l’anima e avvicinarsi a Dio, vivendo a pieno la materialità e l’umanità della terra.

Il distacco mediante l’azione: il cristiano è allo stesso tempo l’uomo più attaccato al terreno e il più distaccato. Egli vede nella cose e nelle creature la scoperta di Dio, ma punta a Lui soltanto. Automaticamente e in modo naturale, l’uomo che opera per Dio si distaccherà inesorabilmente dalla materia, poiché essa non gli basterà più per scoprire, il vento della fede lo spingerà sempre in un alto, distaccandolo dal Mondo e avvicinandolo a Dio.

PARTE 2: LA DIVINIZZAZIONE DELLE PASSIVITA’

Le nostre attività ci sembrano quelle più importanti e dominanti nel nostro essere. Le nostre passività, in realtà, sono presenti nel 100% del nostro vivere, poiché quando non agiamo, subiamo, ma anche quando agiamo, in effetti, subiamo allo stesso tempo. In mezzo alle tante energie che inconsciamente (o non) subiamo, ce ne sono di due tipi:le passività di sviluppo, quelle amichevoli e benevoli che ci orientano verso il successo;le passività di diminuzione, quelle che interagiscono sgradevolmente con le nostre tendenze.

Le passività di sviluppo e le due mani di Dio:l’essere in un determinato modo e la volontà d’essere questo o quello sono passività “benedette” da De Chardin, in quanto tramite esse è possibile dimostrare a Dio il proprio lavoro. Le passività sono la base da cui muove ogni nostra intenzione e in seguito ogni nostra azione. L’uomo deve muoversi in una duplice direzione: la prima verso sé stesso, scoprendo Dio, l’altra verso Dio stesso, dall’interno verso l’esterno.

Le passività di diminuzione:De Chardin divide le passività di diminuzione in esterne e interne. Tra la lista delle passività di diminuzione esterne vi enumera lutti, ritardi mentali, incidenti, mutilazioni, malattie ecc, fino ad arrivare ad una passività che tocca tutti: il tempo che ci conduce alla morte. Questa clessidra è vista come un ostacolo dai più, ma l’autore vede nel capolinea l’inizio del Vero percorso e il ricongiungimento a Dio. Per capire come le nostre morti apparenti possano concorrere all’attuazione dell’ambiente divino è necessario dividere due tempi di strafigurazione:

1) La Lotta con Dio contro il MaleQuando ci affligge un male dobbiamo allontanarlo, tanto più riusciremo in questo, tanto più saremo vicini a Dio. Lui è vicino a noi e dispensa bene, non male. Muove anche la ricerca scientifica o medica del’ateo.

2) La nostra sconfitta apparente e la sua trasfigurazioneAdoperarsi per Dio non dovrebbe portare sempre e necessariamente a gioie e immortalità? Come si possono spiegare i lutti prematuri, gli incidenti dai quali a fatica si riesce a riprendersi? Ebbene, queste diminuzioni sono necessarie per sradicarci dal nostro ego, per aprire un vuoto che sarà colmato da Dio. La morte allo stesso modo è lo stato organico richiesto per trasfigurare il Male in bene, nel Regno dei Cieli.

3) La comunione mediante la diminuzione

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Nel punto di morte De Chardin “implora” Dio di permettergli di vedere come nel male, in realtà si stia riempiendo di Luce Divina. Più il male ci logora, più Dio entra in noi.

4) La vera rassegnazioneDe Chardin ribadisce che da una parte il cristiano è il primo uomo a preoccuparsi del Mondo, poiché questo significa contribuire all’opera di Dio, dall’altra il cristiano deve volgere verso vette più alte e spirituali. Quindi non vi è rassegnazione al dolore, esso deve essere accolto e combattuto, la vera rassegnazione vi è solo dinnanzi alla morte, dove si accoglie definitivamente Dio.

Alcune vedute d’insieme sull’ascetica cristiana (conclusione delle prime due parti)Il simbolo della Croce: De Chardin ammette che questo simbolo è contradditorio all’interno del Mondo cristiano. Molti infatti vedono la croce come un simbolo di tristezza, ingiustizia, morte. Ma non è così. L Croce simboleggia la fatica, il sacrificio, ma anche la bellezza e la luce che attraverso un percorso ci congiunge a dio. Guardare Gesù non è tenebra, ma luce. Così come la croce viene umanizzata, la materia deve essere spiritualizzata. Spesso si viene ingannati nella dicotomia che carne=male e spirito=bene. non è così. La materia è creazione di Dio e come tale deve essere santificata, è necessario averne cura. Tramite la materia si arriva a Dio, tramite a conquista del Mondo ci si avvicina alla Sua opera.

Fede, Purezza e fedeltà: 3 principi di cui è colmo il mondo e che sono necessari affinché noi possiamo vedere la materia come colma di Dio.

Il prossimo: Fino a questo momento De Chardin non parla del rapporto col prossimo, ritenendo che prima di occuparsi di questo aspetto fosse necessario chiarire le basi. Ogni uomo ottiene merito o condanna da solo, nel suo intimo rapporto con Dio.

Anzitutto ognuno di noi ha una diversa percezione della realtà e quindi di Dio. Per ogni azione, sciagura o fortuna ci sono diverse realtà quanti gli individui che la vivono. Dio ha quindi un diverso modo di comunicare a ciascuno di noi, a seconda del nostro essere e le nostre tendenze. È necessario amare il prossimo e seguire la strada dell’amore e della carità, poiché in ogni altro c’è Dio. Il prossimo aiuta il rapporto tra uomini e quindi l’opera del Mondo, ma aiuta anche la mia vicinanza a Dio, poiché lo scopro e mi ci avvicino tramite i miei fratelli.

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IL FENOMENO UMANO, Teilhard De Chardin

PrefazioneCreazionismo e fede entrano in conflitto con la teoria dell’evoluzione. Se dapprima l’evoluzione poteva essere in sintonia con l’opera Divina, dopo Darwin la questione diviene insidiosa: non c’è cura nell’Universo, non c’è ordine e prevenzione, ma caos e lotta per la sopravvivenza in modo casuale. La casualità è un concetto inaccettabile per l’uomo di fede. Teilhard proporrà una visione che concilia le due parti: L’evoluzione ha preparato l’uomo ad accogliere la ragione, illuminata da Dio. È qui che interviene il divino, nel donare a l’uomo il Pensiero, caratteristica unica. Inoltre accetta l’idea dell’universo come non creato “ad hoc”, ma come opera da compiere per l’uomo, tramite la sua libertà. Il mondo è un Opera in divenire e l’uomo con le sue azioni lo influenza.

Avvertenza:

- l’Uomo con la sua auto-coscienza è incluso nell’osservazione scientifica del processo evolutivo poiché il “pensiero” dell’osservatore fa parte del sistema osservato, anzi ne è il centro;- sono preminenti le forme psichiche (tutte incluse nel termine coscienza), compreso naturalmente il pensiero;- l’evoluzione socio-culturale è il prolungamento dell’evoluzione biologica.

Nel “Prologo” (pp. 27-31) Teilhard invita a preparare i nostri occhi in modo da poter vedere correttamente il mondo attorno a noi. Elenca sette “sensi” che dovrebbero essere acquisiti al fine di poter apprezzare: l’immensità spaziale, le distanze temporali, la moltitudine degli elementi, le loro diverse dimensioni, le loro differenze qualitative, le loro dinamiche, i loro legami organici.Dobbiamo però aggiungere un altro particolare modo di osservare le cose, si tratta di “vedere” il mondo in forma corpuscolare (la quale “sussiste in funzione della totalità”), costituito cioè da una moltitudine di sfere di raggio molto piccolo: atomi, molecole, cellule ed esseri viventi, tutte sfere di coscienza o monadi .Teilhard si propone di “far vedere” ciò che lui “vede” e quindi il suo racconto dell’evoluzione è paragonabile alla proiezione di un film (p. 30), dalla Previta alla Supervita. Non ha la pretesa di descrivere ‘esattamente’ la realtà (pp. 30-31), ma gli preme far capire “l’ordine di grandezza e il modello che la soluzione non può evitare: capace di contenere la persona umana, non potrebbe esserci che un Universo irreversibilmente personalizzante” (p. 270).

1. In “LA PREVITA ” (p. 33-70) sono descritte le caratteristiche della materia.a) Di grande rilievo è la valutazione sulla genesi degli elementi atomici da un “atomo-primitivo” (p. 42) perché Teilhard constata che la materia inorganica, come quella organica, obbedisce sin dalle origini alla legge di “complessificazione”. Sottolinea(p. 43) “il legame indiscutibile che associa geneticamente l’atomo alla stella, poiché ha conseguenze che giungono sino alla genesi dello Spirito” (intendendo con ciò l’autocoscienza dell’uomo come pure il compimento finale della Noosfera). In tal modo mette in risalto che non c’è alcuna soluzione di continuità fra l’evoluzione cosmica, l’evoluzione biologica e l’evoluzione socio-culturale.

b) Le pp. 49-62 sono le più controverse dal punto di vista scientifico e filosofico, ma nello stesso tempo sono fondamentali nella visione di Teilhard. Egli non accetta la separazione cartesiana fra materia e spirito, che ritiene siano invece facce della stessa medaglia. Ciascuna monade possiede un “esterno” ed un “interno”, sia nella materia organica che inorganica. In particolare, il lato “interno” (psichico) è più o meno

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sviluppato a seconda che la sua struttura sia più o meno organizzata, cioè complessa. Tale relazione costituisce la “Legge di complessità-coscienza” (p. 56).Teilhard suppone inoltre che in ogni monade vi sia una connessione (p.58-60) fra l’energia propria dell’esterno (denominata tangenziale) e l’energia propria dell’interno (detta radiale). I fisici negano l’esistenza di una tale connessione, che Teilhard semplicemente deduce ed estrapola dalla incontestabile esperienza interiore di ogni uomo.Quindi: l’energia tangenziale collega le monadi fisicamente. L’energia radiale, invece, crea delle unioni fra gli interni delle monadi, “da centro a centro” (spirituali fra le persone), e perciò stati di maggiore complessità.

c) In poche pagine (pp. 63-70) sono tratteggiate le prime fasi della Terra nell’era archeozoica, da 4500 a 542 milioni di anni fa, durante i quali la materia manifesta i primi tentativi di auto-organizzarsi nel mondo minerale.

2. In “LA VITA” (pp. 71-150) Teilhard descrive le manifestazioni iniziali della materia organica e poi le maggiori linee di espansione della vita. Puntualizza i seguenti concetti:

- ortogenesi: questo termine, contestato dai neodarwinisti perché implica una direzione finalizzata, è utilizzato da Teilhard in riferimento all’evidente costante crescita di centro-complessità (p. 102, 131) ovvero all’emergenza di monadi sempre più complesse;

- nell’evoluzione biologica il caso non è affatto escluso, ma il processo di “ricerca-a-tentoni” rivela una “casualità orientata”.

Importante è il paragrafo “Il Filo di Arianna” (p.134) in cui precisa il criterio di valutazione relativo al grado di complessità degli esseri viventi. In primo luogo, Teilhard li classifica secondo il loro stadio di “cerebralizzazione” o secondo lo sviluppo dei sistemi nervosi, i quali spiccano «come una trasformazione significativa», che «conferisce un senso, - e di conseguenza dimostra che vi è un senso nell'Evoluzione» (p. 137). In secondo luogo, considera l’aspetto “interno” ossia le qualità psichiche delle varie specie, per concludere che «nel moto ascendente verso una maggiore coscienza sono i primati a trovarsi in testa»(p. 150).In senso lato, “Il Filo di Arianna” - quale linea di complessificazione - inizia dai primi atomi, giunge ai viventi, all’uomo e termina in un lontanissimo futuro nel centro della grande ed ultima Monade: la Noosfera unificata.

3. “IL PENSIERO” (pp. 151-218). Teilhard mantiene rigorosamente separato il piano dell'osservazione scientifica da quello della fede (della teologia). [importante la nota a p. 158 in cui dice che si limita a segnalare le «relazioni sperimentali fra Coscienza e Complessità, senza formulare alcun giudizio circa le Cause più profonde che guidano l’intero processo, nulla impedisce al pensatore spiritualista di situare, “sotto il velame fenomenico” di una trasformazione rivoluzionaria, quella tale operazione “creatrice” e quel tale “intervento speciale” che egli vorrà»]

Il “pensiero” crea attorno al globo una sfera particolare, la “Noosfera”, che sta al di fuori della Biosfera [ ma su cui influisce in modo positivo o negativo ]. La Noosfera avvolge il globo terrestre e tende a divenire una monade compiuta. È una sorta di cervello collettivo in via di formazione.Alcune pagine riguardano le origini umane (pp. 172-179) secondo i dati della paleontologia.

1) la “specie” umana «emerge fileticamente ai nostri occhi esattamente ‘come una qualsiasi altra specie’";

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2) il “primo uomo” «non può essere che una folla e la sua giovinezza è fatta di migliaia e migliaia di anni». Il secondo punto riguarda la questione del monogenismo, teologicamente collegato alla creazione della prima coppia. Per Teilhard il monogenismo è scientificamente indimostrabile (p. 174).

(P.180-218) Teilhard mostra che il moto evolutivo si è impetuosamente trasferito nella sfera psichica e spirituale dell’umanità. I progressi tecnico-scientifici sono il naturale prolungamento dei meccanismi evolutivi e l’uomo stesso è diventato cosciente dell’evoluzione, di cui è la punta più avanzata.Le trasformazioni sociali e le conquiste dell’uomo non sono altro che il proseguimento dell'evoluzione biologica, ma questa volta intermini nettamente lamarckiani. (Teilhard si dichiara prevalentemente darwiniano per l’area dei viventi inferiori e prevalentemente lamarckiano per quella dei grandissimi complessi biologici (uomo in particolare). Tuttavia, per il fatto che egli ipotizza un interno, degli psichismi, in tutta la Stoffa dell’Universo, si può dire che egli sia sostanzialmente lamarckiano. [«Per Lamarck gli adattamenti sono prodotti gradualmente mediante un’informazione diretta da parte dei fattori ambientali alla quale l’organismo reagisce modificando, in termini attuali, il suo metabolismo». Lamarck sta tornando di attualità «in relazione alle nuove visuali olistiche e sistemiche, secondo cui il funzionamento del genoma è profondamente condizionato dai segnali che provengono dall’ambiente»].

4. “ LA SUPERVITA” (p. 219-270). Il termine “supervita” designa l’accesso delle vite coscienti individuali alla vita cosciente collettiva. Schema p. 180: la specie umana, dopo essersi diffusa su tutti i continenti è entrata in età moderna in una fase di ‘compressione’ e ‘convergenza’. Infatti, all’interno della massa umana si moltiplicano sempre più le interazioni e i legami reciproci che, con l’aumento della popolazione, si estendono su tutta la limitata superficie della Terra. Perciò le forze psichiche sono costrette a compenetrarsi.“Ogni individuo si trova ormai (attivamente e passivamente) presente allo stesso tempo in tutti i mari e i continenti, coestensivo alla Terra». Dunque l’Umanità è avviata verso un punto critico, che è un cambiamento di stato realizzato da «una collettività armonizzata di coscienze, equivalente a una specie di super-coscienza, la Noosfera tende a costituirsi in un solo sistema chiuso, in cui ciascun elemento vede, sente, desidera, soffre per conto proprio le stesse cose di tutti gli altri insieme»

L’evoluzione è, qualitativamente, un’ascesa continua ed illimitata verso la maggiore coscienza. Seguendo questa direzione è inevitabile pensare ad una Coscienza suprema, ad un Punto terminale, Omega, che raccoglie e porta a compimento tutte le conquiste umane. A proposito del Punto Omega è bene tener presente che fino a p. 245 esso è inteso come esito finale della convergenza umana, come “Centro” della Noosfera compiuta e pertanto dell'ultima “Grande Monade”. In questo senso, si tratta di un Punto Omega umano, che in un primo tempo Teilhard aveva definito Punto Omicron.Ma da p. 250 Teilhard abbandona il campo scientifico esperienziale per affermare che il Punto Omega non emerge dall’ascesa delle nostre coscienze, ma è l’Attrattore che opera dall’inizio dell'evoluzione, è già esistente ed è perciò Divino: «Se per natura non sfuggisse al tempo ed allo spazio che esso raccorda, non sarebbe Omega[Divino]».Infine, il pensiero di Teilhard diventa di tipo apocalittico: immagina che la Noosfera si scinda in due parti, una che confluisce in Omega e un’altra che lo rifiuta.

“EPILOGO”“Il fenomeno umano” è destinato all’intera l’umanità. Alla fine, tuttavia, Teilhard propone di considerare il fenomeno cristiano, che ha la capacità di unificare l’Umanità attraverso l’amore. Poi ragiona in questo modo: siccome Omega è sempre stato presente, è anche Alfa, ovvero il Cristo proclamato dalla Scrittura. [Tema del Cristo cosmico]

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La Legge di Complessità e Coscienza:è la tendenza che esiste all'interno della materia a diventare maggiormente complessa e allo stesso tempo ad accrescere la coscienza.La legge fu dapprima formulata dal gesuita e paleontologo Pierre Teilhard de Chardin. Teilhard sostiene che la tendenza della materia a rendersi sempre più complessa si può osservare nella storia dell'evoluzione della Terra. La materia diventa più complessa passando dallo stato inanimato, alla vita delle piante, alla vita degli animali, alla vita dell'uomo. Si potrebbe anche dire dalla geosfera, alla biosfera, alla noosfera della quale fanno parte gli esseri umani in quanto sono dotati di coscienza in grado di riflettere su sé stessa. Al procedere dell'evoluzione attraverso la geosfera, la biosfera e la noosfera, la materia aumenta in modo continuo sia la complessità che la coscienza.Per Teilhard de Chardin, la Legge di Complessità e Coscienza si estrinseca anche attualmente nella forma della socializzazione dell'umanità. La superficie chiusa e circolare della Terra contribuisce ad aumentare la compressione (socializzazione) dell'umanità. A mano a mano che gli esseri umani accrescono la vicinanza e il contatto fra di loro, i loro modi di interazione diventano progressivamente più complessi in forma di reti sociali meglio organizzate in grado di contribuire ad un aumento complessivo della coscienza, ovvero della noosfera. Teilhard de Chardin immagina anche una soglia critica, che chiama Punto Omega, che costituisce il punto più alto di complessità (socializzazione), e quindi di coscienza, che l'umanità può raggiungere. A questo punto la coscienza travalica lo spazio e il tempo e si colloca su un altro e più elevato piano dell'esistenza dal quale non può più tornare indietro.Punto Omega:descrive il massimo livello di complessità e di coscienza verso il quale sembra che l'universo tenda nella sua evoluzione. Teilhard de Chardin postula la somiglianza di Punto Omega con il Logos cristiano: Cristo che accoglie tutte le cose in Sé.Secondo la teoria che Teilhard de Chardin ha chiamato legge di complessità e coscienza, l'universo è in costante evoluzione verso livelli più elevati di complessità e di coscienza che vanno dalla geosfera, alla biosfera e alla noosfera. Per Teilhard de Chardin l'universo, se è attratto da un punto supremo di complessità e coscienza, non può che muoversi nella direzione di una crescente complessità e di una crescente coscienza.Per questo Teilhard de Chardin postula il concetto di “Punto Omega” come il punto supremo di complessità e di coscienza, che non è solo il punto di arrivo del processo evolutivo, ma la causa per la quale l'universo si muove nella direzione della complessità e della coscienza. In altre parole, il Punto Omega è il massimo della complessità e della coscienza ed è indipendente dall'universo che si evolve: il Punto Omega è dunque trascendente.Interpretando l'universo secondo questi criteri, Teilhard de Chardin collocò il Punto Omega all'interno dell'ortodossia del Dio Cristiano, che è trascendente rispetto al creato. Per Teilhard de Chardin il Punto Omega è il Logos ossia Gesù Cristo, il quale è “Dio da Dio”, “Luce da Luce”, “Dio vero da Dio vero” e “attraverso di Lui tutte le cose furono create”.Teilhard de Chardin descrive i cinque attributi del Punto Omega:

è sempre esistito - solo in questo modo si può spiegare l'evoluzione dell'universo verso livelli elevati di

coscienza

deve essere personale – una persona e non un'idea astratta; la maggiore complessità della materia non

ha solo portato a più elevate forme di coscienza, ma ad una maggiore personalizzazione, della quale gli

esseri umani sono le forme più elevate di “personalizzazione” dell'universo. Essi sono completamente

“individualizzati”, liberi centri di attività. È in questo senso che si dice che l'uomo è stato fatto a

immagine di Dio, il quale è la più elevata forma di personalità. Teilhard de Chardin sostiene

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espressamente che il Punto Omega, quando l'universo attraverso l'unificazione diventerà Uno, non si

assisterà all'eliminazione delle persone, ma alla super-personalizzazione di esse. La personalità sarà

infinitamente più ricca. Ciò perché il Punto Omega unisce il creato, e più esso unisce, più l'universo

diventa complesso e accresce la propria coscienza. Così come Dio crea, l'universo si evolve verso più

elevate forme di complessità, coscienza e, infine, con gli esseri umani, di personalità perché Dio,

attraendo l'universo verso di Sé, è una Persona.

deve essere trascendente – il Punto Omega non costituisce il risultato della complessità e della

coscienza. Esso esiste prima dell'evoluzione dell'universo, perché il Punto Omega è la causa

dell'evolvere dell'universo verso la maggiore complessità, coscienza e personalità. Ciò essenzialmente

significa che il Punto Omega si trova all'esterno del contesto in cui si evolve l'universo, perché è a causa

della sua attrazione magnetica che l'universo tende ad esso.

deve essere autonomo – libero da limitazioni di spazio e di tempo.

deve essere irreversibile – cioè deve offrire la possibilità di essere raggiunto.