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RASSEGNA STAMPA AMBIENTALE – MAGGIO/SETTEMBRE 2014

BRESCIA: TROVATI RIFIUTI TOSSICO NOCIVI NEI CANTIERI TAV AL VILLAGGIO VIOLINO

Conferenza stampa del gruppo No Tav Brescia per fare il punto della situazione sui lavori e l’apertura dei cantieri a Brescia. Al Villaggio Violino sono state abbattute alcune cascine per far posto ai cantieri della TAV. Anche qui come era gia’ accaduto in via Roncadelle sono state trovate sostanze tossico nocive durante gli scavi. Si tratta dell’ottavo ritrovamento in pochi km di TAV da Travagliato a Brescia. Ma è una cifra in ribasso . Lo ha detto il Dott. Gianpaolo Oneda responsabile bonifiche dell’ARPA di Brescia in un incontro che alcuni attivisti del gruppo No Tav hanno avuto con lui nella giornata di martedi 20 maggio. Secondo il tecnico dell’ARPA i ritrovamenti sono tantissimi: praticamente lungo tutta la linea e un susseguirsi di ” scoperte nocive “. Stessa cosa era accaduta durante i lavori di costruzione della BREBEMI.Nella conferenza stampa che si è tenuta davanti alle case che verranno abbattute in via Toscana gli attivisti hanno denunciato il fatto che dentro l’abitazione si trova ancora una persona rimasta senza acqua e luce. Viene inoltre ribadita la mancata comunicazione da parte del Comune di informazioni importanti per la cittadinanza come ad esempio quali siano i costi aggiuntivi che pesano sulle casse comunali , quali le ditte impegnate nei lavori e le modalita’ di smaltimento dei rifiuti nocivi trovati durante gli scavi. Alla conferenza stampa ha partecipato anche Domenico Finiguerra , candidato Lista Tsipras, da sempre No Tav convinto.

Radio Onda d’Urto, 21 maggio 2014.

Una Ilva alla periferia di Roma. Il caso della Basf

Federico Rucco. Una settimana fa – il 13 maggio - gli agenti dello Spe (servizio prevenzione emergenze), hanno effettuato una ispezione-blitz all’impianto della multinazionale tedesca Basf a Casette Rosse, nell’estrema periferia est di Roma. Gli agenti hanno sequestrato alcune cartelle e diverse analisi a campione per verificare "paventati rischi di inquinamento ambientale nell'area della fabbrica Basf e nelle falde acquifere". E’ finito sotto sequestro anche il laghetto per la pesca sportiva nei pressi di via di Salone, molto vicino alla fabbrica. I sigilli, sempre apposti dagli agenti della Spe, sono stati disposti dalla Procura a seguito di alcuni prelievi sulle acque che hanno evidenziato la presenza di arsenico, manganese, bario e piombo oltre i livelli consentiti dalla legge. Secondo quanto accertato nel corso delle indagini, la falda acquifera del laghetto sarebbe la stessa falda su cui incidono le attività di scarico della Basf.

L'inceneritore di rifiuti speciali dell'azienda è da tempo al centro delle denunce da parte della popolazione della zona di Settecamini-Case Rosse, che già in numerosi esposti in passato aveva denunciato una concentrazione di diossina nell'aria fuori dalla media. Già nel maggio del 2012 c’era stata un’altra ispezione. Il 30 dicembre 2011 la Provincia di Roma, allora presieduta da Nicola Zingaretti  (Pd), aveva concesso l’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) definitiva per 6 anni allo stabilimento di Roma della Basf Italia srl (Basf) ed al suo inceneritore per rifiuti pericolosi. La concessione era prevista fino al settembre 2007, ma l’istruttoria si è conclusa appunto il 30 dicembre 2011, dal momento che l'A.I.A. concessa l’11 dicembre 2009 era provvisoria e a tempo determinato perché condizionata dai risultati del Piano di monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità (I.S.S.) che il Comune di Roma (giunta Alemanno) non ha mai realizzato. L’impianto della Basf nasce dall’acquisizione di quello precedente della statunitense Engelhard, costruito nel 1956, tra via Salone e via delle Case Rosse. Per decenni l’impianto romana della multinazionale Usa e poi della grande multinazionale tedesca Basf, hanno bruciato agenti chimici 'esausti' per ricavarne metalli preziosi ed eliminare gli scarti. Il risultato è un fumo perenne che si innalza dai camini e che i residenti del quartiere sono costretti a respirare. Occorre dire che la responsabilità è anche del Comune di Roma che negli anni ha consentito di costruire abitazioni civili a ridosso dell’impianto.I comitati di quartiere  di Settecamini e Case Rosse, in questi anni hanno rafforzato le loro denunce con un'analisi del Dipartimento di Epidemiologia della ASL RME, che risale più di dieci anni fa, esattamente il 16 Settembre 2003. Analisi che evidenzierebbe una mortalità per tutti i tumori, nella popolazione maschile di Case Rosse e Settecamini dal 1987 al 2001, del 30% in più della media di

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Roma. Tra i dati, il Direttore del dipartimento indica la maggiore preoccupazione per la mortalità per linfomi non Hodgkin superiore del 188%. Ma l’impianto della Basf, ha continuato a lavorare a pieno ritmo da decenni, facilitato in questo dalle mille proroghe concesse da tutte le autorità preposte alla tutela dell’aria e della salute pubblica. Risultano infatti autorizzazioni "provvisorie" già dai primi anni '90 (la prima è del 1993) che permettono di smaltire i catalizzatori 'esausti', definiti tossici già nel decennio precedente da due decreti del Presidente della Repubblica. Dal 1993 al 30 dicembre 2011, data dell'ultima Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) rilasciata dall'allora presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, e valida per 6 anni. I comitati avanzano due alternative: o la delocalizzazione dell'impianto o la sua sostituzione con il sistema l'“AquaCritox/AquaCat", una tecnologia di smaltimento che permetterebbe di azzerare le emissioni in atmosfera e le acque reflue di lavaggio dei fumi che vengono attualmente versate nel vicino fiume Aniene.Il 16 ottobre del 2009 viene rilasciato parere favorevole a una delle tante AIA provvisorie - nonostante il diniego della Asl di qualche mese prima. A concedere il via libera era stato l’allora Sindaco di Roma Alemanno. Il permesso, limitato a 18 mesi più 6, era condizionato, come promise l'allora sindaco, all’esito della sperimentazione della nuova tecnologia a emissioni zero, denominata appunto “AquaCritox/AquaCat”. In caso di esito negativo, il Sindaco si impegnava a istituire un tavolo di trattativa per la delocalizzazione dell’inceneritore, ma da quanto risulta non fino ad oggi non è avvenuta alcuna sperimentazione. Sulla delocalizzazione dell’impianto della Basf , al momento non è stata presa alcuna decisione. Anche se questo orientamento è stata confermato dall'assessore alla Trasformazione Urbana del Comune di Roma, Giovanni Caudo, che ha incontrato i rappresentanti dei lavoratori e le organizzazioni sindacali. L'assessorato sta lavorando per trovare un'area più idonea all'inceneritore di solventi chimici sito tra Settecamini e Case Rosse. Ma, anche ad occhio, la soluzione appare piuttosto complicata. In questi anni le denunce e le voci metropolitane sull'alto tasso di mortalità tra la popolazione di Casette Rosse erano note a tutti.

Contropiano, 22 maggio 2014

Ambiente, arrestato l'ex ministro Clini: accusa di peculato sui fondi per un progetto idrico in Iraq

Inchiesta della Guardia di finanza e della procura di Ferrara in collaborazione con Roma e Lugano. L'ex titolare del dicastero ambientale sospettato di aver distratto 3,4 milioni di euro da un finanziamento di 54 destinato a un piano di gestione integrata delle risorse idriche nel sud iracheno. Il pm: i fondi 'appoggiati' su conti svizzeri.ROMA - L'ex ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, è stato arrestato dalla Guardia di finanza. Nei suoi confronti, e di un imprenditore, sono stati disposti gli arresti domiciliari. Il reato ipotizzato è peculato. L'operazione, condotta dal nucleo di polizia tributaria di Ferrara, è stata coordinata dalla procura della città emiliana.Fondi su conti in Svizzera - Oltre a Clini, un ordine di custodia cautelare ai domiciliari è stato firmato dal gip a carico di Augusto Calore Pretner, imprenditore e ingegnere del padovano, socio dello studio che ha curato il progetto. I fatti al centro dell'inchiesta risalirebbero al 2007, quando Clini era direttore generale del ministero dell'Ambiente. Il provvedimento è stato chiesto dal procuratore capo estense, Bruno Cherchi, titolare dell'indagine, e concesso dal gip Piera Tassoni.Secondo la ricostruzione dell'accusa, nella sua veste di direttore generale del ministero dell'ambiente, Clini diede l'ok al finanziamento al progetto da 54 milioni per interventi idrici in Iraq. Poi, però, con un complesso giro di fatture false e di 'rimbalzi' nei paradisi fiscali, parte di quei soldi sarebbero finiti altrove. E secondo gli accertamenti della Finanza, quell'altrove sono conti bancari svizzeri direttamente riconducibili ai due indagati.Inchiesta su progetto New Eden - L'accusa è quindi di "peculato in concorso ai danni del ministero dell'Ambiente" e nasce dall'ipotesi della distrazione di una somma di 3,4 milioni di euro, su un finanziamento di complessivi 54 milioni destinato dallo stesso ministero al progetto "New Eden", volto "alla protezione e preservazione dell'ambiente e delle risorse idriche, da realizzarsi in Iraq". L'intervento prevedeva anche una sorta di bonifica del bacino del Tigri e dell'Eufrate, nel sud iracheno.Due procure, Eurojust, polizia svizzera e olandese - L'indagine è stata condotta in collaborazione

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con la procura di Roma, unitamente al Nucleo speciale tutela spesa pubblica della guardia di finanza della Capitale, e con la procura federale di Lugano, unitamente alla polizia giudiziaria federale elvetica. Una collaborazione transnazionale dovuta al fatto che il lavoro di investigazione iniziò dalla scoperta di un flusso di false fatturazioni provenienti da una società olandese (titolare di una cartiera) a favore di uno studio d'ingegneria ferrarese, Med Ingegneria Srl, aderente al consorzio "Nature Iraq", impegnato nel progetto "New Eden" ed quale partecipavano lo Studio Galli Ingegneria Srl di Padova (di cui Pretner è socio) e Iraq Foundation, una società con sede negli Usa.Una prima fase delle indagini, quella che ha visto la collaborazione di Eurojust - l'organismo che ha sede all'Aja e coordina autorità nazionali nella lotta contro forme gravi di criminalità transnazionale - e della polizia tributaria olandese (Fiod di Harlem), si era conclusa lo scorso luglio con la contestazione, da parte delle fiamme gialle ferraresi, di rilievi connessi all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 1,5 milioni di euro: 5 gli indagati per frode fiscale e sequestro per equivalente di beni per 330.000 euro disposto dal gip di Ferrara.La prima difesa di Clini - Ascoltato dai magistrati nell'ottobre 2013, Clini si era poi difeso anche pubblicamente con una lettera al quotidiano Il Tempo: "I 54 milioni di euro erogati dal ministero per il progetto New Eden non sono affatto spariti, ma hanno invece prodotto risultati significativi riconosciuti in ambito internazionale, e premiati. Le questioni relative alle eventuali distrazioni di fondi del programma e all'emissione di fatture false non mi riguardano", aggiungeva.Il progetto "Nuovo paradiso" - La vicenda riguarda dunque 'New eden', un 'nuovo paradiso', un progetto di cooperazione ambientale tra Italia e Iraq avviato nel 2003 per la gestione integrata delle risorse idriche e ambientali nel sud del paese. Il 30 luglio 2012, in una delle ultime occasioni in cui si parlò del progetto, Clini incontrò a Baghdad il ministro dell'ambiente, Sargon Sleiwa, il consigliere economico del premier Maliki, Thamer Gadban e il ministro dei trasporti e delle infrastrutture, Hadi al Amiri. Nella nota diffusa dal ministero in quell'occasione si parlava di "un programma strategico non solo per lo sviluppo del settore agricolo, ma anche per le aziende italiane alle quali il governo iracheno ha affidato il compito di elaborare il master plan per la gestione integrata delle risorse idriche dell'iraq".Dall'alta burocrazia al governo - Clini, medico di formazione, divenne ministro dell'ambiente il 16 novembre 2011 nel governo di Mario Monti, dopo essere stato per vent'anni direttore generale del ministero. Attualmente, dopo la guida del dicastero, è tornato a ricoprire l'incarico di direttore generale per lo Sviluppo sostenibile, il clima e l'energia sempre al dicastero di via Cristoforo Colombo.Supertecnico, per venti anni sempre in prima linea ai vertici internazionali, si è occupato di ambiente e di cambiamenti climatici, è stato anche chairman dell'European Environment and Health Committee, composto dall'Organizzazione mondiale della sanità e dai ministeri della Salute e dell'Ambiente di 51 paesi europei e centro asiatici.Il ministro del caso Concordia - Come ministro ha affrontato alcune questioni spinose come il caso Ilva, il naufragio della Costa Concordia e l'emergenza rifiuti a Roma. Di lui si ricordano le posizioni a favore del nucleare e pro ogm, due temi caldi, che ha sostenuto in vari ambiti anche appena nominato ministro, a ridosso dell'incidente di Fukushima in Giappone. Ad aprile 2012 ha presentato al Cipe il Piano nazionale di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e, insieme con i ministri Corrado Passera e Mario Catania (Politiche Agricole), la riforma degli incentivi alle energie rinnovabili (Quinto Conto Energia).

La Repubblica, 26 maggio 2014

Il ruolo dell'inquinamento nella diffusione dell'autismo In evidenza

Il ruolo dei fattori ambientali nello sviluppo dell’autismo è un punto cruciale negli studi effettuati su questo problema. La genetica influenza notevolmente il rischio dello sviluppo dei Disturbi dello Spettro Autistico, ma tutto questo non dà una spiegazione completa sull’insorgere dell’autismo; da poco tempo l’interesse per i fattori tossici e l’inquinamento da sostanze nocive ha acquistato una grande importanza.Sappiamo, tanto per fare un esempio, che l’esposizione in periodo pre-natale alla talidomide e dell’acido valproico (sostanze farmacologiche) sono connesse all’autismo. Un nuovo studio

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(ricercatori del King’s College London, Karolinska Institutet in Svezia, Mount Sinai negli Stati Uniti) afferma che l’autismo, i Disturbi dello Spettro Autistico, sono dovuti per il 50% a sostanze che inquinano l’ambiente.Lo SPETTRO AUTISTICO (Autistic Spectrum Disorders, Disturbi Persuasivi dello Sviluppo) è il termine con il quale attualmente si definisce unitariamente e clinicamente l’autismo; comprende diverse patologie, o sindromi, che presentano, a vari livelli o gradi, disturbi neuro-psichiatrici. Diversi studi inoltre hanno già “suggerito” che, tra le sostanze che inquinano l’ambiente, l’intossicazione da mercurio può essere la causa (o contribuire) della patologia cerebrale dovuta allo Spettro Autistico. Non va dimenticato che il mercurio è un metallo pesante molto tossico e può devastare il Sistema Nervoso Centrale.Altri studi scientifici, sebbene molti di questi siano focalizzati sul mercurio (Hg), hanno dimostrato l’associazione - nella diagnosi di Spettro Autistico - di vari metalli tossici come il Cadmio (Cd), il Piombo (Pb) e l’arsenico (As).Tracce di sostanze tossiche sono state ritrovate in bambini autistici e vi è correlazione tra la concentrazione di mercurio nei capelli e la gravità dell’Autistic Spectrum Disorders.L’autismo è considerato “multicausale” e i fattori ambientali hanno una notevole importanza; in particolare, la discussione - a livello internazionale - è focalizzata sulle neurotossine, come mercurio e piombo. Environmental Health Perspectives (Agosto 2013) riporta che l’inquinamento dell’aria contiene molte sostanze tossiche che colpiscono le funzioni neurologiche e hanno effetti sul feto nell’utero.Studi recenti pongono in rilievo l’associazione tra l’esposizione pre-natale all’aria inquinata e lo Spettro Autistico nei bambini; l’esposizione pre-natale, vivere in luoghi inquinati quindi può aumentare il rischio di autismo nei bambini che nasceranno. Sono proprio le sostanze neurotossiche, presenti nell’ambiente, che possono aumentare l’incidenza nei bambini di casi di Disturbi dello Spettro Autistico. Una delle sostanze imputate è la Diossina.Studi scientifici pubblicati dall’EPA/NIEHS Children’s Center negli Stati Uniti afferma, praticamente, che il PCBs (Policlorinobifenile; una diossina) può aumentare il rischio di autismo in bambini geneticamente “suscettibili”. L’EPA è l’agenzia per la protezione dell’ambiente statunitense: l’U.S Enviromental Protection Agency.Altri studi, University of California-Davis e Washington State University, “suggeriscono” che l’esposizione al PCBs può aumentare la probabilità, in alcuni bambini, di Disordini dello Spettro Autistico. E ancora, l’autorevole giornale scientifico Environmental Health Perspectives ritiene che il PCBs non sia direttamente responsabile nel causare autismo, ma possa tranquillamente essere aggiunto ai fattori di rischio.Altri studi effettuati negli Stati Uniti affermano che i Disturbi dello Spettro Artistico, ma anche tumori e malformazioni, possono essere la conseguenza, nei bambini, dell’agente Orange (contente diossina): usato durante la guerra in Vietnam come defoliante ha colpito milioni di bambini vietnamiti e migliaia di soldati americani.Su Molecular Psychiatry (2014) è stato pubblicato uno studio che valuta e investiga l’associazione tra esposizione perinatale di diossina e “tratti” autistici in bambini di circa tre anni, in aree contaminate del Vietnam. Va specificato che per perinatalità si intende il periodo che precede e segue la nascita, e va dalla 29 settimana di gestazione fino a sette giorni dopo il parto.Livelli elevati di diossina nel latte materno sono stati ritrovati in madri residenti nelle aree vicino alle basi aeree contaminate, in Vietnam, ciò ha causato l’esposizione perinatale dei bambini. Si evidenzia così, in questo studio, uno specifico impatto perinatale della tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD) sui “tratti” autistici dei bambini.In Italia: sappiamo che metà della frutta commercializzata è contaminata da residui di pesticidi, e così una buona parte delle verdure; non vanno inoltre dimenticati pasta, olio e altri prodotti alimentari.In Francia, un decreto legge ha stabilito che per gli agricoltori il Parkinson è una malattia professionale; ha chiaramente stabilito, in questo modo, il collegamento tra i pesticidi e Parkinson.Neurology, giornale dell’American Academy of Neurology, ha pubblicato (2013) uno studio italiano, di ricercatori della fondazione dell’ospedale San Matteo e del Centro per la malattia del parkinson di Milano, che dimostra il collegamento tra esposizione a pesticidi, solventi e l’elevata possibilità di sviluppare il Parkinson.Nel 2005 l’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) ha incluso nell’elenco delle neurotossine, (oltre

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al PCB, alle Diossine, ai ritardanti di fiamma, al Piombo e al Mercurio), i pesticidi; e nel 2013 ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che “il 90% delle persone che vivono nelle città dell'Unione europea (UE) è esposto a livelli di inquinanti atmosferici ritenuti nocivi per la salute dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS)”.La rivista scientifica PLOS COMPUTATIONAL BIOLOGY JOURNAL pubblica (2014) dei dati, raccolti da più di 100 milioni di cittadini americani, in cui si evidenzia come l’autismo, lo Spettro Autistico, sia una patologia che, oltre a fattori genetici, includa anche fattori ambientali.La forte influenza dell’inquinamento ambientale, come l’esposizione prenatale ai pesticidi, è attualmente dimostrata anche se c’è ancora molto da studiare e valutare. Per i ricercatori, autori dello studio (Università di Chicago negli Stati Uniti), l’esposizione della madre, durante il periodo della gravidanza, a sostanze inquinanti come i pesticidi, può rappresentare un elevato rischio per il feto di contrarre l’autismo.Il professor Andrey Rzhetsky, Department of Medicine Section of Genetic Medicine and Department of Human Genetics, University of Chicago, ha detto nel programma statunitense Fox News che alcune molecole, microscopiche particelle “[...]come quelle di farmaci, di prodotti plastificanti, di pesticidi, possono alterare il normale sviluppo del feto”.Non solo piombo, mercurio, arsenico dunque, ma anche pesticidi e, da aprile 2014, negli Stati Uniti lo U.S. Center for Disease Control and Prevention, informa che un bambino su 68 risulta colpito dai Disordini dello Spettro Autistico (nel New Jersey salgono a un bambino su 45).La “pandemia silenziosa”, sono chiamati così gli “avvelenamenti” da piombo, mercurio, arsenico e pesticidi dai ricercatori del Mount Sinai School of Medicine di New York.Nel 2012, il Mount Sinai Chldren’s Environmental Health Center ha pubblicato la lista delle dieci sostanze più sospettate di essere causa di Autismo e problemi di intelligenza e apprendimento nei bambini. Le sostanze sono:1)Piombo2) Metilmercurio3) PCBs4) Pesticidi organofosforici5) Pesticidi organoclorurati6) Endocrine disruptors7) Automotive exhaust8) Idrocarburi policiclici aromatici9) Brominated flame retardans10) Composti Perfluorurati (PCF).Endocrine disruptors sono sostanze che interferiscono e distruggono il nostro sistema endocrino. Queste sostanze, artificiali e non, possono provocare gravi danni alle popolazioni esposte e non hanno una tossicità acuta. Tra questi vi sono i problemi legati allo sviluppo, tumori, deformazioni corporee, problemi nello sviluppo sessuale, del cervello, seri deficit e disturbi dell’attenzione. Inclusi in queste sostanze vi sono gli idrocarburi policiclici aromatici di cui fanno parte anche gli inquinanti ambientali+Gli Automotive Exhaust sono invece, molto schematicamente, i gas di scarico delle autovetture che producono, come ben si sa, effetti avversi alla nostra salute; tra questi il monossido di carbonio, il diossido di azoto e di zolfo, le particelle sospese PM-10 (particelle di meno di 10 micron), il Benzene, la Formaldeide, gli Idrocarburi Policiclici.Brominated flame retardans sono, in pratica, ritardanti di fiamma che vengono commercializzati come ritardanti chimici; i brominati sono la varietà più usata e vengono comunemente utilizzati nei prodotti elettrici e elettronici (computer, telefoni cellulari) per e ridurne l’infiammabilità. I brominati (BRFs) sono composti organo-bromidici adoperati anche in molti oggetti di uso comune con componente plastica e in mobili, vestiti, cuscini, materassi. Il brominato è potenzialmente neurotossico.Per quanto riguarda i pesticidi ricordo, per esperienza personale, il caso di una donna di Velletri (Roma); avevo sospettato che il suo grave problema di salute derivasse dalla cronica inalazione sia di pesticidi, sia dall’inalazione di fumi di sostanze plastiche.Nella perizia medico-legale (2012): “Va detto che la signora xxx, (sostenuta anche dai sanitari dell’Ospedale di Velletri), imputa il suo stato dovuto soprattutto all’inalazione continua dei pesticidi gettati su terreni vicini al suo, nonché ai fumi di sostanze plastiche bruciate sempre nelle

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vicinanze…Nel 2006, ad agosto, riferisce che, mentre tornava dal lavoro nei campi, aveva la febbre alta e per questo veniva portata in Pronto Soccorso a Velletri; riferisce inoltre che in seguito al rialzo febbrile (40°) cui si associò epigastralgia, con nausea e vomito, fu ricoverata presso l’Ospedale di Velletri. Nel corso del ricovero la signora manifestò deficit di forza all’arto inferiore sinistro, ingravescente, con difficoltà di svuotamento vescicale”.Negli Stati Uniti i Disordini dello Spettro Autistico mostrarono, tra il 2008 e il 2012, un improvviso aumento di circa il 30%; negli Stati Uniti un bambino su sei ha sviluppato Disabilità Mentale (dalle forme meno gravi fino all’Autismo). Roberto Suozzi

Contropiano, 29 Maggio 2014

Il ruolo dell'inquinamento nella diffusione dell'autismo

Roberto Suozzi * . Il ruolo dei fattori ambientali nello sviluppo dell’autismo è un punto cruciale negli studi effettuati su questo problema. La genetica influenza notevolmente il rischio dello sviluppo dei Disturbi dello Spettro Autistico, ma tutto questo non dà una spiegazione completa sull’insorgere dell’autismo; da poco tempo l’interesse per i fattori tossici e l’inquinamento da sostanze nocive ha acquistato una grande importanza.Sappiamo, tanto per fare un esempio, che l’esposizione in periodo pre-natale alla talidomide e dell’acido valproico (sostanze farmacologiche) sono connesse all’autismo. Un nuovo studio (ricercatori del King’s College London, Karolinska Institutet in Svezia, Mount Sinai negli Stati Uniti) afferma che l’autismo, i Disturbi dello Spettro Autistico, sono dovuti per il 50% a sostanze che inquinano l’ambiente.Lo SPETTRO AUTISTICO (Autistic Spectrum Disorders, Disturbi Persuasivi dello Sviluppo) è il termine con il quale attualmente si definisce unitariamente e clinicamente l’autismo; comprende diverse patologie, o sindromi, che presentano, a vari livelli o gradi, disturbi neuro-psichiatrici. Diversi studi inoltre hanno già “suggerito” che, tra le sostanze che inquinano l’ambiente, l’intossicazione da mercurio può essere la causa (o contribuire) della patologia cerebrale dovuta allo Spettro Autistico. Non va dimenticato che il mercurio è un metallo pesante molto tossico e può devastare il Sistema Nervoso Centrale.Altri studi scientifici, sebbene molti di questi siano focalizzati sul mercurio (Hg), hanno dimostrato l’associazione - nella diagnosi di Spettro Autistico - di vari metalli tossici come il Cadmio (Cd), il Piombo (Pb) e l’arsenico (As).Tracce di sostanze tossiche sono state ritrovate in bambini autistici e vi è correlazione tra la concentrazione di mercurio nei capelli e la gravità dell’Autistic Spectrum Disorders.L’autismo è considerato “multicausale” e i fattori ambientali hanno una notevole importanza; in particolare, la discussione - a livello internazionale - è focalizzata sulle neurotossine, come mercurio e piombo. Environmental Health Perspectives (Agosto 2013) riporta che l’inquinamento dell’aria contiene molte sostanze tossiche che colpiscono le funzioni neurologiche e hanno effetti sul feto nell’utero.Studi recenti pongono in rilievo l’associazione tra l’esposizione pre-natale all’aria inquinata e lo Spettro Autistico nei bambini; l’esposizione pre-natale, vivere in luoghi inquinati quindi può aumentare il rischio di autismo nei bambini che nasceranno. Sono proprio le sostanze neurotossiche, presenti nell’ambiente, che possono aumentare l’incidenza nei bambini di casi di Disturbi dello Spettro Autistico. Una delle sostanze imputate è la Diossina.Studi scientifici pubblicati dall’EPA/NIEHS Children’s Center negli Stati Uniti afferma, praticamente, che il PCBs (Policlorinobifenile; una diossina) può aumentare il rischio di autismo in bambini geneticamente “suscettibili”. L’EPA è l’agenzia per la protezione dell’ambiente statunitense: l’U.S Enviromental Protection Agency.Altri studi, University of California-Davis e Washington State University, “suggeriscono” che l’esposizione al PCBs può aumentare la probabilità, in alcuni bambini, di Disordini dello Spettro Autistico. E ancora, l’autorevole giornale scientifico Environmental Health Perspectives ritiene che il PCBs non sia direttamente responsabile nel causare autismo, ma possa tranquillamente essere aggiunto ai fattori di rischio.

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Altri studi effettuati negli Stati Uniti affermano che i Disturbi dello Spettro Artistico, ma anche tumori e malformazioni, possono essere la conseguenza, nei bambini, dell’agente Orange (contente diossina): usato durante la guerra in Vietnam come defoliante ha colpito milioni di bambini vietnamiti e migliaia di soldati americani.Su Molecular Psychiatry (2014) è stato pubblicato uno studio che valuta e investiga l’associazione tra esposizione perinatale di diossina e “tratti” autistici in bambini di circa tre anni, in aree contaminate del Vietnam. Va specificato che per perinatalità si intende il periodo che precede e segue la nascita, e va dalla 29 settimana di gestazione fino a sette giorni dopo il parto.Livelli elevati di diossina nel latte materno sono stati ritrovati in madri residenti nelle aree vicino alle basi aeree contaminate, in Vietnam, ciò ha causato l’esposizione perinatale dei bambini. Si evidenzia così, in questo studio, uno specifico impatto perinatale della tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD) sui “tratti” autistici dei bambini.In Italia: sappiamo che metà della frutta commercializzata è contaminata da residui di pesticidi, e così una buona parte delle verdure; non vanno inoltre dimenticati pasta, olio e altri prodotti alimentari.In Francia, un decreto legge ha stabilito che per gli agricoltori il Parkinson è una malattia professionale; ha chiaramente stabilito, in questo modo, il collegamento tra i pesticidi e Parkinson.Neurology, giornale dell’American Academy of Neurology, ha pubblicato (2013) uno studio italiano, di ricercatori della fondazione dell’ospedale San Matteo e del Centro per la malattia del parkinson di Milano, che dimostra il collegamento tra esposizione a pesticidi, solventi e l’elevata possibilità di sviluppare il Parkinson.Nel 2005 l’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) ha incluso nell’elenco delle neurotossine, (oltre al PCB, alle Diossine, ai ritardanti di fiamma, al Piombo e al Mercurio), i pesticidi; e nel 2013 ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che “il 90% delle persone che vivono nelle città dell'Unione europea (UE) è esposto a livelli di inquinanti atmosferici ritenuti nocivi per la salute dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS)”.La rivista scientifica PLOS COMPUTATIONAL BIOLOGY JOURNAL pubblica (2014) dei dati, raccolti da più di 100 milioni di cittadini americani, in cui si evidenzia come l’autismo, lo Spettro Autistico, sia una patologia che, oltre a fattori genetici, includa anche fattori ambientali.La forte influenza dell’inquinamento ambientale, come l’esposizione prenatale ai pesticidi, è attualmente dimostrata anche se c’è ancora molto da studiare e valutare. Per i ricercatori, autori dello studio (Università di Chicago negli Stati Uniti), l’esposizione della madre, durante il periodo della gravidanza, a sostanze inquinanti come i pesticidi, può rappresentare un elevato rischio per il feto di contrarre l’autismo.Il professor Andrey Rzhetsky, Department of Medicine Section of Genetic Medicine and Department of Human Genetics, University of Chicago, ha detto nel programma statunitense Fox News che alcune molecole, microscopiche particelle “[...]come quelle di farmaci, di prodotti plastificanti, di pesticidi, possono alterare il normale sviluppo del feto”.Non solo piombo, mercurio, arsenico dunque, ma anche pesticidi e, da aprile 2014, negli Stati Uniti lo U.S. Center for Disease Control and Prevention, informa che un bambino su 68 risulta colpito dai Disordini dello Spettro Autistico (nel New Jersey salgono a un bambino su 45).La “pandemia silenziosa”, sono chiamati così gli “avvelenamenti” da piombo, mercurio, arsenico e pesticidi dai ricercatori del Mount Sinai School of Medicine di New York.Nel 2012, il Mount Sinai Chldren’s Environmental Health Center ha pubblicato la lista delle dieci sostanze più sospettate di essere causa di Autismo e problemi di intelligenza e apprendimento nei bambini. Le sostanze sono:1)Piombo2) Metilmercurio3) PCBs4) Pesticidi organofosforici5) Pesticidi organoclorurati6) Endocrine disruptors7) Automotive exhaust8) Idrocarburi policiclici aromatici9) Brominated flame retardans10) Composti Perfluorurati (PCF).

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Endocrine disruptors sono sostanze che interferiscono e distruggono il nostro sistema endocrino. Queste sostanze, artificiali e non, possono provocare gravi danni alle popolazioni esposte e non hanno una tossicità acuta. Tra questi vi sono i problemi legati allo sviluppo, tumori, deformazioni corporee, problemi nello sviluppo sessuale, del cervello, seri deficit e disturbi dell’attenzione. Inclusi in queste sostanze vi sono gli idrocarburi policiclici aromatici di cui fanno parte anche gli inquinanti ambientali+Gli Automotive Exhaust sono invece, molto schematicamente, i gas di scarico delle autovetture che producono, come ben si sa, effetti avversi alla nostra salute; tra questi il monossido di carbonio, il diossido di azoto e di zolfo, le particelle sospese PM-10 (particelle di meno di 10 micron), il Benzene, la Formaldeide, gli Idrocarburi Policiclici.Brominated flame retardans sono, in pratica, ritardanti di fiamma che vengono commercializzati come ritardanti chimici; i brominati sono la varietà più usata e vengono comunemente utilizzati nei prodotti elettrici e elettronici (computer, telefoni cellulari) per e ridurne l’infiammabilità. I brominati (BRFs) sono composti organo-bromidici adoperati anche in molti oggetti di uso comune con componente plastica e in mobili, vestiti, cuscini, materassi. Il brominato è potenzialmente neurotossico.Per quanto riguarda i pesticidi ricordo, per esperienza personale, il caso di una donna di Velletri (Roma); avevo sospettato che il suo grave problema di salute derivasse dalla cronica inalazione sia di pesticidi, sia dall’inalazione di fumi di sostanze plastiche.Nella perizia medico-legale (2012): “Va detto che la signora xxx, (sostenuta anche dai sanitari dell’Ospedale di Velletri), imputa il suo stato dovuto soprattutto all’inalazione continua dei pesticidi gettati su terreni vicini al suo, nonché ai fumi di sostanze plastiche bruciate sempre nelle vicinanze…Nel 2006, ad agosto, riferisce che, mentre tornava dal lavoro nei campi, aveva la febbre alta e per questo veniva portata in Pronto Soccorso a Velletri; riferisce inoltre che in seguito al rialzo febbrile (40°) cui si associò epigastralgia, con nausea e vomito, fu ricoverata presso l’Ospedale di Velletri. Nel corso del ricovero la signora manifestò deficit di forza all’arto inferiore sinistro, ingravescente, con difficoltà di svuotamento vescicale”.Negli Stati Uniti i Disordini dello Spettro Autistico mostrarono, tra il 2008 e il 2012, un improvviso aumento di circa il 30%; negli Stati Uniti un bambino su sei ha sviluppato Disabilità Mentale (dalle forme meno gravi fino all’Autismo).

Contropiano, 29 maggio 2014

Bracciano. Lo scontro sulla discarica

Il Comitato Bracciano Stop Discarica esprime tutta la sua solidarietà nei confronti del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, in merito al ricorso presentato dalla Bracciano Ambiente davanti al Presidente della Repubblica per l’annullamento previa sospensione del parere che lo stesso MIBACT ha reso con nota prot. n. 1457 del 29/01/2014 relativamente al progetto per la costruzione di un nuovo invaso denominato EX CAVA VAIRA.Tale ricorso è la conseguenza della nota della Regione Lazio prot. n. 231788, che in data 16/04/2014 comunicava alla stessa Bracciano Ambiente l’avvio di un procedimento di autotutela, al fine di verificare l’emissione di un provvedimento di revoca della V.I.A. che di fatto autorizzava il nuovo invaso.Il Comitato ritiene tale atto infondato, anche alla luce delle varie autorizzazioni precedentemente rilasciate, in modo particolare il decreto n. 46 del 25/05/2007, in cui inspiegabilmente veniva dichiarata l’assenza di vincoli (uso civico, ZPS, paesaggistico). Tale documento sarà oggetto di discussione presso il Consiglio dei Ministri ed è già fonte di verifica da parte della Magistratura.Il voler insistere nel muro contro muro, al fine di poter realizzare un polo industriale dei rifiuti a Cupinoro contro la volontà delle popolazioni residenti ed in una fase in cui le difficoltà economiche renderebbero tale iniziativa improponibile, dimostra ancora una volta l’impossibilità per i Cittadini di poter decidere del proprio futuro e la volontà, invece, di fare politica autoreferenziale.Fiduciosi che alla fine prevarrà la reale difesa del bene comune, ci attendiamo dalle autorità competenti le risposte che aspettiamo da tempo. Comitato Bracciano Stop Discarica

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Contropiano, 31 maggio 2014

Cupinoro: anche il PD dalla parte degli avvelenatori?

Leggiamo con preoccupazione in un articolo sull’Ortica le gravi dichiarazioni del neo deputato, ex segretario provinciale PD ed ex sindaco di Anguillara Emiliano Minnucci, il quale sostiene la necessità che la discarica di Cupinoro venga riaperta, ampliata e trasformata in un polo industriale dei rifiuti, anziché definitivamente chiusa e bonificata.Minnucci accusa di demagogia ed incompetenza gli oppositori a questo progetto, forse ignorando che lo stesso Ministero dei Beni Culturali ha rilasciato parere negativo all'AIA (Autorizzazione di Impatto Ambientale) sul progetto della Bracciano Ambiente, date le numerose irregolarità (ora oggetto di indagini della magistratura), la presenza di vincoli ambientali, archeologici e paesaggistici, e l’impatto disastroso che una megaindustria dei rifiuti - con impianto TMB da 135.000 ton e centrale a biogas da 33.000 ton - produrrebbe sul territorio.Ma l’onorevole Minnucci preferisce prendersela con i cittadini. Perché Minnucci non accusa di incompetenza il Ministero? Perché non accusa di demagogia il suo stesso partito, almeno fino a poco tempo fa convinto oppositore del progetto?Ecco infatti la posizione del Segretario del Circolo PD di Cerveteri Alessandro Gnazi in occasione della manifestazione-fiaccolata dei comitati del 7 dicembre 2013: “Il PD di Cerveteri aderisce convintamente all’invito dei Comitati ambientalisti (...) e si schiera senza se e senza ma contro l’ipotizzato allargamento della discarica di Cupinoro, ritenendo che qualsiasi atteggiamento possibilistico, comunque espresso, di fatto costituirebbe un cavallo di Troia per Malagrotta 2… Il diritto alla salute non può essere mercificato o fatto passare in secondo piano rispetto al business. Anche per questo il nostro NO, chiaro e forte al piano pluriennale della Bracciano Ambiente".Appare quantomeno singolare che a sei mesi di distanza da queste dichiarazioni, un esponente locale dello stesso partito esprima una posizione così contrastante.Cosa è successo al diritto alla salute dei cittadini? E’ già ‘passato in secondo piano’? A cosa si deve il silenzio del PD sulle gravissime affermazioni dell'Assessore Regionale Civita, esponente PD e sostenitore di questo progetto scellerato? A cosa si deve l’attuale silenzio, ora che a decidere il destino della nostra terra sarà il Governo – dove il PD è la prima forza?E’ arrivato il momento di chiedere al segretario Alessandro Gnazi se la sua posizione e quella del Circolo PD di Cerveteri sia la stessa del segretario provinciale Minnucci e in caso contrario cosa intende fare per la difesa del territorio.Non è possibile che un partito sostenga una tesi e il suo contrario. Non ci interessano impegni sulla carta e dichiarazioni di intenti. Sono necessari i fatti e l'assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche locali e a maggior ragione del PD che, in funzione della sua rappresentanza a livello regionale e centrale, può essere determinante per sventare il gravissimo pericolo che la nostra comunità sta correndo.La nostra sensazione è che il PD locale stia supinamente accettando il piano del Presidente della Regione Zingaretti e dell'Assessore Civita, nel quale è previsto il sacrificio del nostro territorio, della nostra salute e quella dei nostri figli. Se il silenzio continuerà, i cittadini di Cerveteri ne avranno la definitiva conferma. Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio, Associazione Rifiuti Zero Valcanneto, Associazione Terrattiva I Terzi, Comitato Terranostra

Contropiano, 12 Giugno 2014

BRESCIA: LA CAFFARO HA INQUINATO 20 KM DI TERRENOL’inquinamento Caffaro si è propagato verso sud attraverso le rogge inquinando 20 Km di terreno con Pcb, diossine, furani, mercurio, nichel, arsenico, piombo, antimonio, rame. Lo mette nero su bianco Arpa Lombardia che ha pubblicato online i dati di una ricerca finanziata dalla Regione (http://ita.arpalombardia.it/ita/caffaro/index.asp) Basta cliccare sulla tipologia di inquinante indagato e appare una mappa dei 129 campioni (su un totale di 192) già analizzati. Come si sa l’inquinamento ha viaggiato tramite i fossi che raccoglievano gli scarichi della Caffaro (vaso

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Garzetta, fiume Grande, Mella) e che scorrono giù nella Bassa. Fossi usati per l’irrigazione e che hanno ancora sul loro greto molti veleni. Per questo andrebbero bonificati il piu’ velocemente possibile. Anche perche’ il recente Rapporto Sentieri ha certificato una relazione diretta tra aumento delle malattie e dei tumori tra la popolazione residente nel Sin Caffaro e inquinamento.www.radiondadurto.org, 12 giugno 2014.

Il governo legalizza la contaminazione, garantisce vita eterna e licenza di uccidere ai poligoni concentrati in Sardegna.

Decreto legge 91/25-6-2014. Il governo legalizza la contaminazione, affossa il processo sul poligono della morte Salto di Quirra, garantisce vita eterna e licenza di uccidere ai poligoni concentrati in Sardegna.Il comitato Gettiamo le Basi, componente del CNSC (Coordinamento Nazionale Siti Contaminati), fa pienamente suo il comunicato del Coordinamento che denuncia le nefaste conseguenze del sollevamento per legge dei valori soglia degli inquinanti, l’equiparazione delle aree militari ai siti industriali, l’instaurazione del principio “chi inquina non paga ma è premiato”. Ricordiamo 1 Il decreto mostriciattolo era in gestazione dall’agosto 2012. Nel gennaio febbraio 2013 Gettiamo le Basi ha denunciato il regalo salva inquinatori salva poligoni in arrivo e le devastanti ricadute sulla Sardegna ( v All). 2 Il cosiddetto piano di Riqualificazione Salto di Quirra, fortemente voluto dalla nomenclatura sarda (dai sindaci ai parlamentari,in particolare del Pd) riproposto da Pigliaru in occasione della Conferenza del 18/6 ha in programma l’insediamento e lo sviluppo di un “polo tecnologico industriale” nell’area del poligono della morte. Del tutto verosimile che abbia spianato la strada al decreto che equiparando le strutture militari ai siti industriali legalizza la contaminazione. - Comitato sardo Gettiamo le Basi Il Minatore Rosso - 26 giugno 2014. BRESCIA: LO SMOG MODIFICA IL DNA DEI BAMBINI A RISCHIO TUMORI DA GRANDI

Lo smog modifica il dna dei bambini che da grandi sono maggiormente a rischio  tumori. E’ quanto emerso dalla ricerca condotta dal progetto Respira. Uno studio dalla facoltà di medicina e di ingegneria di Brescia che ha analizzato per due inverni le cellule della mucosa della bocca di un campione di 222 bambini tra i tre e i sei anni.  Nello specifico è stata analizzata la formazione di micronuclei nelle loro cellule, vale a dire  corpi di dimensioni più piccole rispetto alle cellule che si formano durante la mitosi cellulare. Questi micronuclei sorgono maggiormente in presenza di agenti mutageni come l’inquinamento; per questo sono biomarcatori in grado di capire le i danni genetici.Dalla ricerca emerge che i micronuclei riscontrati a Brescia sono di o,29%; in altre ricerche internazionali si è invece stabilito che nei bambini residenti in aree non inquinate la presenza di micronuclei varia dallo 0,03% al massimo di 0,17%.  A parlare, intervistato dal corriere Brescia è anche il professor Francesco Donato, docente di epidemiologia e igiene all’università di medicina di Brescia che dice: ” potenzialmente i bambini di Brescia da adulti sono portati a sviluppare tumore, non vogliamo creare allarmismi perchè non ci sono ancora studi che lo possono dimostrare, ma le alterazioni genetiche in età infantile dovute all’inquinamento hanno un peso non indifferente”.Un problema che non riguarda solo Brescia città, ma anche l’hinterland e più in generale il nord Italia. Lo studio prevede ora una seconda tappa comparando i dati delle città del centro del nord e del sud italia. Obiettivo: sviluppare test rapidi da somministrare per capire i danni dell’inquinamento.

Radio Onda d’Urto, 27 giugno 2014Stoccaggio di amianto in Carbosulcis ?Comunicato Usb ( Unione sindacale di base ) Sardegna . I piani secondo queste voci ( che noi speriamo non siano vere ) sembra siano diversificati tra i quali c’è lo stoccaggio dell’amianto in miniera, il tutto per portare in parità e non in perdita i bilanci Carbosulcis . Ci rifiutiamo di pensare che le miniere possano diventare un cimitero di eternit, occorre lottare per il diritto del Popolo sardo alla difesa del proprio territorio e dell’ambiente . Noi facciamo le cose al contrario , anche Bilbao era sommersa dai fumi e dall’inquinamento delle officine metallurgiche e dei cantieri navali. Ma mentre si esaurivano le miniere di ferro e la cantieristica navale emigrava nell’est asiatico, nel

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1997 è stato aperto il museo Guggenheim che nel primo anno di attività ha attirato 100 mila visitatori l’anno. Oggi sono diventati un milione. “Negli ultimi 5 anni la Regione Sardegna ha registrato una forte diminuzione dei livelli occupazionali; dai dati ISTAT riferiti al 2013 emerge che 43.000 persone hanno perso il posto di lavoro rispetto all'anno precedente; con riferimento alla fascia d'età tra i 15 e i 74 anni, il tasso di disoccupazione ha subito un'impennata di 2 punti percentuali passando dal 15,5 al 17,5 per cento, tale dato raggiunge il 30,6 per cento, quasi duplicandosi, se si considera l'indice di mancata partecipazione, che aggiunge ai "disoccupati Istat" le persone che non compiono ricerca attiva di occupazione; il tasso di occupazione è invece del 48 per cento per la fascia d'età tra i 15 e i 64 anni, in flessione rispetto al 51,7 per cento del 2012: tra questi sono solo 20.000 i giovani tra i 15 e i 24 anni che lavorano rispetto ai 26.000 dell'anno precedente; la provincia di Carbonia-Iglesias è il "fanalino di coda" a livello regionale e nazionale per numero di occupati registrando dati negativi anche per il fenomeno della disoccupazione; nel Sulcis il tessuto produttivo è al collasso, la filiera dell'alluminio sta registrando da tempo un preoccupante stato di paralisi, lo dimostra la chiusura degli attori del comparto (Alcoa, Eurallumina) e lo stallo di aziende industriali come Carbosulcis e Vynils; molti lavoratori interinali, precedentemente impiegati in attività collaterali e di supporto alle più importanti realtà industriali del territorio, risultano esclusi da qualsiasi forma di ammortizzatore sociale e, in questo momento, si trovano in una condizione alquanto precaria. Quelli che invece beneficiano della cassa integrazione in deroga sono alla stretta finale vista l'improrogabilità” Così si espressero un gruppo di deputati e senatori in una interrogazione al Governo. En passant, dovremmo ricordare che tanti di questi signori sono stati corresponsabili di questo disastro sociale economico e morale di tutto un territorio, e come se l’assassino si improvvisasse anamapatologo, Tracciano, cioè una raffazzonata radiografia del territorio più martoriato d’Italia e chiedono al governo cosa intende fare ecc..ecc… Fare la radiografia del territorio, e parlarne un pò come quello che cerca di spiegare all’affamato cosa è la fame. Certo, si chiede al governo di attivarsi per rilanciare ecc.. cioè i discorsi che sentiamo fare da anni, da sempre viene da dire. E la loro radiografia pecca persino per difetto, poiché nelle statistiche riguardante la disoccupazione hanno omesso di menzionare gli ex lavoratori “indipendenti” precipitati nel baratro della disperazione e molto spesso del sottoproletariato. La realtà sarda e quella sulcitana non può essere scritta con i dati ISTAT, non solo! Essa ha bisogno di essere capita, interpretata con una attenta analisi del processo macro e microeconomico che si è registrato in quelle zona. Un territorio che avrebbe avuto tutte le caratteristiche per uno sviluppo partendo da base agro-pastorali e turistiche e che, invece, seguendo la logica intrinseca del capitale quella secondo la quale esso si trasferisce là dove ha maggiori probabilità di profitto è diventata, pro tempore, una zona ad alto tasso di industrializzazione. Una industrializzazione pesante, fatta di alluminio, di estrazione di carbone ecc.. Ed è stata sempre questa logica, quella della massimizzazione dei profitti, che ha fatto sì che il capitale scappasse via assieme ai profitti accumulati lasciandosi dietro scheletri di fabbriche, scorie, rifiuti, , inquinamento, tumori, morti a causa di malattie da lavoro e da inquinamento per testimonianza a perenne ricordo di chi non vuole dimenticare. I parlamentari interroganti, queste cose non le hanno dette, e non ci saremmo aspettati che le dicessero visto lo spessore civile e morale degli stessi (Chi poteva attendere qualcosa di più visto che il primo firmatario risulta essere una persona che di nome fa Domenico e di cognome Scilipoti)? Il fatto, comunque, che perfino il signor Scilipoti si sia sentito in dovere di interessarsi di Sulcis qualcosa lo vorrà pur dire e la cosa non ci tranquillizza! Strane voci circolano sul Sulcis, sulla sua miseria, sulla sua fame di lavoro, e non sono per nulla confortanti: Una delle nuove frontiere, quella che sembra promettere i profitti più remunerativi si chiama speculazione energetica ed a questo scopo il Sulcis è stato costellato di pale eoliche, pale che hanno dato adito a dubbi di legalità visto che s’è mossa perfino la Procura della Repubblica di Cagliari per accertare e perseguire commessi da politici e faccendieri. Ma la sete di profitti non si ferma alle energie alternative: Chi di dovere sa che un corpo “debole” è facilmente ricattabile, e nulla è più debole del corpo “Sulcis” stordito e indebolito dalle continue “crisi”. Crisi di occupazione, innanzitutto, ma anche da crisi “morali come conseguenza della crisi occupazionale. Un corpo debole non riesce a sviluppare anticorpi per le future malattie, e badiamo bene che di malattie si parla: malattie mortali sono quelle che si prospettano secondo voci che abbiamo raccolto, e che ci auguriamo naturalmente non corrispondano al vero: Di che si tratta? I piani secondo queste voci sembra siano diversificati, si parla nuovamente dello stoccaggio della CO2 per continuare con l’estrazione del carbone. Un piano folle: Un piano che viene spacciato

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come “nuovo” da chi sa perfettamente che nuovo non è: Qualcosa di simile è stato fatta in Canada ed ha provocato un disastro con decine di morti. La Norvegia (la ricca Norvegia) lo aveva iniziato e ha desistito perché “molto costoso”. Vi sono, poi, le controindicazioni in senso tecnico: Lo stoccaggio della CO2 richiede una profondità tale che le miniere del Sulcis non hanno. Si pensa, così di diversificare i progetti per l’impiego di mano d’opera aggiungendo allo stoccaggio delle ceneri di combustione del carbone altri rifiuti ed in particolar modo l’amianto; Perché proprio l’amianto? Perché, sempre in base a queste voci, è noto che Gli impieghi dell'amianto nel secolo scorso sono stati innumerevoli, dall'edilizia agli impianti industriali, sino all'utilizzo come isolante acustico e termico e nelle coibentazioni, nonché nella costruzione degli attuali acquedotti (che dovranno necessariamente essere oggetto di bonifica e smaltimento dei rifiuti) con una \arieta tale da rendere necessaria la classificazione degli stessi : Tali rifiuti di amianto o contenenti amianto possono essere conferiti in determinate tipologie di discarica: In Sardegna, secondo uno studio non recentissimo sono solo 4 le discariche adatte ad accogliere questi tipi di rifiuti e sono: Impianto Località Provincia Ecoserdiana s.r.l. Località S'Arenaxiu- Serdiana Cagliari Riverso s.r.l. Loc. Serra Scireddus - Carbonia Carbonia-Iglesias Impresa F. Cancella s.r.l. Loc. Coronas Bentosas- Bolotana Nuoro Siged s.r.l. Loc. Scala Erre - Sassari Sassari Considerando che nell’anno 2007. i costi per lo smaltimento degli RCA (Rifiuti Contenenti Amianto) presso le suddette discariche oscillavano tra 250 e 350 €/t, in funzione della tipologia del materiale conferito; per abbassarsi alla cifra di 150 e 300 €/t. nel 2008. considerando inoltre che La Sardegna non disponendo di adeguati impianti per lo smaltimento di RCA diversi da quelli individuati dal codice CER 1 70605 e le altre tipologie di rifiuti contenenti amianto non sottoposti a processi di trattamento finalizzati al contenimento del potenziale inquinante, pericolosi, è costretta a trasferirli presso impianti collocati al di fuori della Sardegna. , con un aumento considerevole dei costi complessivi di smaltimento. Per quanto concerne i quantitativi di amianto/cemento-amianto rimosso e avviato a smaltimento, nella tabella seguente sono riportati i valori registrati tra il 2002 ed il 2007. Le stime sui quantitativi di amianto/cemento-amianto, presenti in Sardegna e ancora da smaltire, sono impressionanti: Nel 2007 si parlava di circa 168.852.676 kg. Sono queste cifre e queste con stazioni che, solleticando gli appetiti di tanti finiscono per destare l’interessamento anche delle persone citate all’inizio. Secondo le voci citate e non controllate, si vorrebbero usare, le miniere dismesse, o in via di dismissione, per lo stoccaggio di questo tipo di materiale. Noi, invece, continuiamo a credere che uno sviluppo del territorio del Sulcis. Uno sviluppo che deve partire dalle bonifiche ambientali e che si imperni su due voci: Turismo e sviluppo del settore agro-pastorale con realtiva industria di trasformazione e conservazione dei prodotti. Continuaiamo a ripetere che non crediamo sia frutto del destino il fatto che il Sulcis sia costretto ad importare l’80% dei prodotti alimentari che consuma, che sia il fanalino di coda dell’industria turistica. E poiché pensiamo questo, poiché continuiamo a credere in un tipo di turismo “modello Ruhr” (Là dove le miniere sono state soppiantate da parchi, scuole, ospedali musei e industria d’avanguardia) ci rifiutiamo di pensare che le miniere possano diventare un cimitero di eternit. Usb SardegnaIl Minatore Rosso – 5 luglio 2014 

Bologna: 1500 tonnellate di rifiuti tossici sepolti sotto agli uffici di Hera?

Un brillante esempio di disastro ambientale e sociale sta venendo a galla nel centro di Bologna. Sotto la sede storica di Hera, in viale Berti Pichat, un pacchetto completo di 1500 tonnellate di rifiutitossici pericolosi, probabile suolo e falda fortemente inquinati è stato venduto a un costruttore ferrarese lo scorso maggio, per meno di 40 milioni di euro, dalla multiutility Hera, a cui tre milioni di persone si affidano per la fornitura di acqua e gas, e per lo smaltimento rifiuti.Talmente efficiente, Hera, che è riuscita a chiudere con bilanci in attivo anche in tempi di crisi, aumentando anche il numero di dipendenti. Talmente efficiente che negli ultimi 10 anni, dopo il ritrovamento di due vasche piene di cianuri, sofocianuri, catrami e naftalene usati un tempo per lavare il carbon fossile, sono riusciti a tenere il segreto con la complicità delle varie amministrazioni, magistrature e servizi di vigilanza, fino a sbarazzarsene con un atto di compravendita a buon mercato.Li ci sono «due vasche non previste… dove c’è della robaccia»… «diversa rispetto a quello che abbiamo fino ad adesso», che trovano di solito, dice uno di loro. I funzionari parlano di «roba nera molto densa» e di «blocchi di materiale argilloso blu» che «puzzano terribilmente… c’hanno un

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mucchio di problemi», al punto che non possono aprire le vasche. Perché il puzzo anche con un «incenerimento in discarica» si sentirebbe a distanza di chilometri, sintetizza la Finanza. A parte il fatto che i rifiuti tossici, in quanto tali, sono soggetti a specifiche procedure di smaltimento e che non possono essere semplicemente inceneriti (soprattutto quelli che liberano sostanze volatili pericolose e cancerogeni!), la malsana strategia di vendere la patata bollente a qualche privato è una delle cose moralmente e socialmente infami di questa storia.La storia è presto detta: nel 2008 erano state ritrovate nell'area in questione (una vecchia officina che distillava carbon fossile per la produzione di gas), alcune vasche di residui usati nella lavorazione. Il tentativo di sbarazzarsene senza affrontare i costi della bonifica, ne quelli dello smaltimento è finito sotto inchiesta. Il tempo intanto passa, e dopo 3 anni, il giudice archivia e dichiara il “non luogo a procedere”. I rifiuti tossici restano quindi dove sono.Oggi una nuova inchiesta si apre, perché la vendita del terreno di Hera a C. Sallustrio, imprenditore ferrarese, sa di “frode e truffa aggravata”. Questi, avrebbe dovuto costruire, col consenso del comune di Bologna, che non poteva essere ignaro di quanto avveniva, la nuova sede direzionale della multiutility, nonché uno studentato per giovani aspiranti laureati (menti fresche, e ancora sane!), e un parco giochi per bambini (il che sembra un diabolico progetto di controllo demografico peraltro non necessario!).E invece Sallustro si trova inguaiato con la prescrizione della Conferenza dei servizi di Bologna di una bonifica ingente ed estesa a tutta l’area almeno fino al 2017.  Ovviamente per ora non è dato sapere se queste vasche siano ancora in Berti Pichat, se siano sparite e dove siano sparite, e ovviamente la Regione non ha ancora avuto il tempo di rispondere con la verifica della pericolosità dell’area. Il cianuro persiste nel suolo? O puo volatilizzare in aria? O può forse essere lisciviato in falda ed essere trasportato allegramente nella ricca campagna bolognese? E il naftalene? Molto verosimilmente e scientificamente, questo avviene. Di certo questi siti possono essere bonificati, ma è ancora piu certo che se le “buone amministrazioni” democratiche preferiscono incassare in silenzio e con la truffa, piuttosto che la salute pubblica, servirà ben altro che un articolo su questo giornale per ripristinare il diritto alla salute di chi lavora oggi in quella zona, di chi ci abita, di chi potrebbe abitarci e di chi potrebbe andarci a giocare. 

Contropiano, 4 luglio 2014

Taranto e Terra dei Fuochi. Popolazione senza screening adeguati. Dati allarmanti

Dallo studio dell’ISS sull’ILVA di Taranto e la terra dei fuochi emerge il quadro di un Paese da terzo mondo.L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato giovedi l’aggiornamento dello studio SENTIERI per la cosiddetta "Terra dei fuochi"(TdF) e per il SIN (Sito d’Interesse Nazionale) di Taranto per adempiere alla Legge n°6 del 6 febbraio 2014, legge che stanzia la cifra non indifferente di 50 milioni di euro in due anni per Puglia e Campania. Il Ministro Lorenzin ha sottolineato più volte come questi fondi andrebbero spesi a favore delle popolazioni locali per attività di screening diagnostico, ma il quadro che emerge dallo studio e le esigenze reali di chi in queste regioni combatte tutti i giorni contro i continui tagli dei Governi per assicurare un servizio sanitario decente ai cittadini, sembrano dare indicazioni diverse.La vicenda dell’Ilva è ormai a noi tutti tristemente nota con i suoi devastanti effetti sulla salute delle popolazioni che risiedono nei quartieri a ridosso di questo “mostro industriale”; la questione legata alla “Terra dei fuochi” invece presenta ancora maggiori contraddizioni. La legge individua come cosiddetta “Terra dei fuochi” 55 comuni che si trovano tra la provincia di Napoli e Caserta, ma non esistono studi che individuino questo insieme di comuni come i più a rischio in termini di “pressione ambientale”. Infatti lo studio dell’ISS afferma che “La situazione ambientale dell’area c.d. “Terra dei Fuochi” (TdF) è peculiare e complessa, data la presenza di diversi sorgenti di contaminazione ambientale, e la mancanza di una specifica caratterizzazione sistematica delle diverse matrici. In relazione alla contaminazione del territorio dovuta allo smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi e alla combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi sia solidi urbani, identificare i comuni interessati da queste pratiche è difficoltoso”. Il primo quesito da porsi è quindi perché solo questi 55 comuni godranno del beneficio finanziario della Legge? Va inoltre considerato che questi 50 milioni sbandierati dal governo come la soluzione al dramma di queste terre saranno solo per 2

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anni, e poi? In assenza di un complessivo ed efficiente piano di bonifica, è ovvio che qualsiasi intervento sanitario non sarebbe risolutivo, ma che almeno sia utile e strutturale visto che la situazione nel territorio non è destinata a cambiamenti nel breve termine.Lo studio evidenzia un “gruppo di patologie per le quali sussiste un eccesso di rischio in entrambi i generi per tutti i tre gli indicatori utilizzati (mortalità, ricoveri, incidenze tumorali) costituito da: “tumori maligni dello stomaco, del fegato, del polmone, della vescica, del pancreas, della laringe, del rene, linfoma non Hodgkin”. Dati drammatici che però impongono una domanda: esistono screening di popolazione per queste patologie? E se si, a cosa servirebbero? La risposta dei ricercatori è no, non esistono ad oggi screening scientificamente validi per la maggior parte di queste malattie ed inoltre un eventuale screening che portasse ad una diagnosi precoce di alcune di queste malattie (tumore del polmone, del fegato…) non è detto che ne ritarderebbe la progressione. Gli unici screening raccomandabili su determinate fasce di popolazione sono già definiti dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) del Servizio Sanitario Nazionale per il Tumore della Mammella e del Colon-retto, quindi teoricamente già dovrebbero essere fatti. Da questo si deduce che in queste terre, come nel resto del nostro Paese non servono “interventi straordinari” utili solo per fare annunci ad effetto, ma occorrerebbe salvaguardare l’ordinario e potenziare stabilmente un Servizio Sanitario Nazionale che è da anni sotto attacco dei vari governi e che con le politiche della “spending review” si è visto progressivamente tagliare risorse (lavoratori, posti letto...) arrivando a non riuscire più a garantire ai cittadini un livello minimo di assistenza. Le risposte alle pressioni dei movimenti locali e in taluni casi al pressing mediatico risultano assolutamente inadeguate e decise spesso solo a scopo pubblicitario.Un trend grave per tutto il Paese che in zone a rischio diventa assolutamente drammatico e forse è utile aggiungere un ultimo dato che colpisce ancora di più. La parte di popolazione destinata a pagare di più decenni di politiche asservite alle logiche di mercato e contro i cittadini sono i bambini, infatti lo studio presenta un quadro del danno alla salute infantile che lancia un allarme, condiviso a livello scientifico internazionale :“Vi è piena consapevolezza nella comunità scientifica e nelle istituzioni internazionali (Organizzazione Mondiale della Sanità OMS, Conferenza dei Ministri dell’Ambiente e della salute dei paesi membri della regione Europea dell’OMS) sulla maggiore vulnerabilità dei bambini nei confronti dell’esposizione agli agenti inquinanti presenti nelle diverse matrici ambientali”. Lo studio parla di 21% di mortalità in eccesso nella popolazione 0-14 anni a Taranto e 20% (nel primo anno di vita) con un contributo rilevante di mortalità per alcune condizioni morbose di origine perinatale (+45%). Nella provincia di Napoli si evidenzia inoltre un eccesso di incidenza per tumori del sistema nervoso centrale nel primo anno di vita e nelle classi d’età 0-14 anni. Lo studio inoltre evidenzia un altro aspetto ossia il legame tra la salute infantile e la deprivazione socioeconomica; cita lo studio “Nel nostro Paese circa 5.5 milioni di persone e circa un milione di bambini e giovani (<20 anni) risiedono nei 44 SIN – Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche studiati in SENTIERI- (60% appartengono ai gruppi socio-economicamente più svantaggiati)”.Il destino segnato di questi bambini nati poveri e in un ambiente malsano ci racconta di un Paese sottosviluppato nel bel mezzo dell’Europa, un dato scientifico sul quale riflettere, non solo scientificamente.

Contropiano, 5 luglio 2014

Acerra. No all’ampliamento dell’inceneritore. Si alla chiusuraMercoledì prossimo, 9 luglio,  è programmata ad Acerra la Conferenza dei Servizi che dovrebbe dare il via libera alla realizzazione della Quarta linea dell’inceneritore di Acerra. La Rete Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità esprime totale opposizione a questa ennesima, pesantissima, sciagura per l’ambiente e la salute della  Campania. La realizzazione di tale quarta linea non trova giustificazione alcuna nelle necessità di smaltimento dei rifiuti, già nella situazione attuale, ed estremamente  di meno nel conseguimento degli obbiettivi standard nazionali ed europei di raccolta differenziata e di riciclo, che al contrario impongono la progressiva chiusura dell’intero impianto di incenerimento.L’ampliamento dell’inceneritore  è perciò solo funzionale all’abnorme arricchimento della società di gestione dell’inceneritore (l’A2A)  e a tutto ciò che ruota attorno ad essa. Ammesso ed assolutamente non concesso che si siano rispettati i limiti di legge per le emissioni, è un’abnorme 

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e cosciente bugia affermare che in questi quattro anni del  funzionamento dell’inceneritore  non vi siano stati danni gravissimi ed incalcolabili per la salute e per l’ambiente. Ogni anno sono stati emessi nell’atmosfera fumi inquinanti e  tossici corrispondenti a 600.000 tonnellate di rifuiti bruciati: oltre alle conseguenze sull’effetto serra e sul clima per la CO2, tali emissioni una volta uscite dai camini diventano immissioni e sono parti integranti dell’aria circostante gli impianti, espandendosi anche per vasti territori. Le sostanze inquinanti vengono assorbite dalle persone umane, dagli animali, da frutta e verdura, da piante, da monumenti; tutto questo, a partire dai polmoni delle Persone, costituisce la “discarica” degli inceneritori:  una verità che nessuno può cancellare. Le ceneri prodotte negli inceneritori continuano ad andare, come rifiuti tossici e nocivi,  a discariche.Le sostanze tossiche “dure a morire” emesse,  quali  diossina e furani,  si accumulano nell’organismo di ogni specie vivente, animale e vegetale,  della zona (bioconcentrazione) e si accrescono  nelle catene alimentari (biomagnificazione) di cui l’Uomo è il terminale!  Il domani di ogni giorno in cui è in funzione un inceneritore è più inquinato del giorno precedente e questo naturalmente vale anche per Acerra. Al di là di tutte le altre ragioni del no,  è profondamente  immorale solo pensare di aggiungere alla gravissima situazione esistente che emergerà come sempre a reato compiuto, una  nuova linea che aggiungerà addirittura un terzo di quello già oggi bruciato: 200 mila tonnellate di rifiuti. La RCCSB fa perciò appello a  tutti i soggetti pubblici  coinvolti in questa  operazione,  a partire da  regione e comune, affinché annullino la conferenza dei servizi, ed esprimano un chiaro e netto NO alla realizzazione della quarta linea dell’inceneritore nell’attesa di un percorso per sua completa chiusura.

Contropiano – 8 luglio 2014

ENERGIA: AL VIA TRIVELLAZIONI IN TUTTO L’ADRIATICO

Il modello fallimentare delle grandi opere è in procinto di essere esportato dalla terra anche al mare attraverso il Sen, acronimo che sta per Strategie energetiche nazionali. All’interno del piano c’è infatti il via libera a una messe di trivellazioni esplorative lungo tutte le coste della Penisola. Obiettivo: la caccia a gas e petrolio, in barba ai giagnteschi rischi ambientali e al fatto che l’Italia, con le sue 105 piattaforme e i 766 pozzi attivi, è già oggi il terzo paese europeo per numero di impianti offshore dietro a Gran Bretagna e Olanda.Pietro Dommarco autore del libro Trivelle d’Italia  spiega perché l’Italia è un paradiso per petrolieri. ” In Italia, le mani dei petrolieri sono sporche di greggio, ma libere. Libere di perforare la terra e i fondali marini italiani, con royalties minime e con l’avallo di leggi “tolleranti”, spiega l’autore Pietro Dommarco. Nel nostro Paese, infatti, le “percentuali di compensazione ambientale” sono tra le più basse al mondo: per questo oggi sono centinaia le concessioni e più di 1.000 i pozzi produttivi in Italia, tra terraferma e mare.

Radio Onda d’urto -– 8 luglio 2014

Caso Ilva, incontro a Palazzo Chigi. Gnudi: «Fiducioso, decreto pronto»

Attesa per il via libera al prestito ponte che consentirà di effettuare investimenti dedicati al risanamentoOMA - «È tutto pronto, spero che domani vada in consiglio dei ministri». Così il commissario Ilva Piero Gnudi, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con il sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio, risponde a chi gli chiede se è pronto il decreto sull’Ilva. Le attese del decreto riguardano la nomina del commissario per l’ambientalizzazione dell’Ilva (dovrebbe essere confermato, questa volta con pieni poteri, Edo Ronchi che affiancava Enrico Bondi), e l’avvio alle procedure per il prestito ponte, indispensabile per applicare l’Aia. Ma – c’è chi aggiunge – nel decreto è previsto l’inserimento di un articolo con cui si avvia il recupero degli 800 milioni sequestrati a Riva dalla magistratura milanese e che sono bloccati in Svizzera.GLI OPERAI SU FACEBOOK - Alcuni operai dell’Ilva hanno postato su Facebook il Codice etico che l’azienda ha adottato il 20 giugno scorso e ha inviato ai dipendenti. Il Codice «individua i principi etici e i valori che devono ispirare il Gruppo Ilva al di là e indipendentemente da quanto previsto da norme di legge, condotte e comportamenti di coloro che operano sia all’interno che

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all’esterno dell’organizzazione aziendale». Uno dei più importanti impegni, si legge nella parte dedicata alle finalità del Codice etico, «che il Gruppo intende assumere nei confronti di se stesso nonché di tutti coloro che operano con esso, sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione aziendale, è rappresentato dal mantenimento degli elevati livelli di integrità e onestà. Inoltre, consapevole della rilevanza che hanno per il Gruppo le tematiche ambientali e di salute e sicurezza sul lavoro, ritiene sua primaria responsabilità garantire la salute e la sicurezza sul lavoro di tutti i collaboratori diretti e indiretti, nonchè proteggere da qualsiasi incidente prevedibile, compresi i rischi da incidente rilevante ove applicabili, chiunque venga a contatto con gli impianti e con le priorità del Gruppo». Lo stesso Gruppo «non considera la sicurezza e l’ambiente soltanto come requisito di legge da rispettare, ma come valore culturale dell’organizzazione e dell’individuo: per tale motivo ritiene necessario - viene sottolineato nel Codice etico - un approccio di tipo motivazionale, per creare consapevolezza e impegno a tutti i livelli dell’organizzazione conseguentemente favorire lo sviluppo di comportamenti consapevoli, responsabili e sicuri».PEACELINK - PeaceLink Taranto ritiene che i valori rilevati nella cokeria Ilva degli Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici), considerati tra i principali cancerogeni presenti nell’aria e pericolosi per inalazione, «continuino a non essere rappresentativi del reale inquinamento prodotto dall’impianto». Il presidente dell’associazione ambientalista Alessandro Marescotti, in particolare, è andato in Valle d’Itria a monitorare la qualità dell’aria. «La conclusione paradossale che ricaviamo da questo raffronto - osserva - è che in alcune giornate nella cokeria si respira aria addirittura migliore rispetto a Locorotondo». Se si effettua un’analisi delle rilevazioni interne all’Ilva dall’1 giugno al 7 luglio 2014 «si può notare - aggiunge Marescotti - che per ben sette volte in cokeria si è registrata la media di 2 nanogrammi a metro cubo di Ipa. È un valore che appare inverosimile». Nel centro storico di Locorotondo «in condizioni ottimali gli Ipa scendono a livelli che fanno registrare una media di 3 nanogrammi a metro cubo». Il rappresentante di Peacelink fa notare che «la media di giugno e luglio in cokeria è, considerando anche i giorni in cui si registrano picchi di Ipa, di 12 nanogrammi su metro cubo, un dato inferiore a quello registrato nel quartiere Tamburi nello stesso periodo, ossia 16 nanogrammi a metro cubo. Come è possibile - si chiede Marescotti - che la qualità dell’aria nella cokeria sia migliore di quella del quartiere Tamburi di Taranto? Chi si assume la responsabilità di definire veritieri questi risultati?».

Corriere del Mezzogiorno, 09 luglio 2014 

Processo strage Viareggio: "Mai valutati i rischi di incidenti in città"

Lo spiega l'ingegnere che ha partecipato alle indagini, esperto di sicurezza ferroviariadi FRANCA SELVATICI"Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana hanno fatto una valutazione coordinata e globale per mitigare i rischi connessi al trasporto di merci pericolose in zone densamente abitate?", chiedono i pm Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino. "No, non l'abbiamo trovata. Abbiamo chiesto i documenti anche all'ufficio affari legali, ma non abbiamo ricevuto niente", risponde l'ingegner Alfredo Zallocco, già responsabile del servizio prevenzione infortuni della Asl 4 di Prato, esperto in sicurezza ferroviaria. L'ingegnere ha partecipato alle indagini sul disastro di Viareggio del 29 giugno 2009, che ha causato la morte di 32 persone e ha lasciato una scia di distruzioni e di vite segnate dalle gravissime ustioni provocate dall'incendio del gpl fuoruscito da una cisterna deragliata. Oggi l'ingegnere depone al processo in corso davanti al tribunale di Lucca in cui sono imputate 33 persone, fra cui l'ex amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti. "Fino al giorno dell'incidente di Viareggio abbiamo rilevato una totale omissione di valutazione dei rischi in relazione al trasporto di merci pericolose. Non abbiamo non abbiano trovato traccia di valutazione di alcun elemento di mitigazione in caso di incidente rilevante". Esiste un documento comune, il Rid (Regolamento internazionale sul trasporto ferroviario di merci pericolose), che viene periodicamente aggiornato e detta le normative tecniche di sicurezza (per esempio sulle cisterne) ma  -  ha spiegato l'ingegner Zallocco  -  demanda la valutazione del rischio del passaggio di merci pericolose in zone densamente abitate ai singoli Stati membri, alle imprese ferroviarie e ai gestori delle infrastrutture. Ed è qui che le indagini hanno portato alla luce una lacuna che, secondo le accuse, avrebbe dovuto essere colmata a livello di Ferrovie. "Noi riteniamo che dovesse esserci un coordinamento da parte della holding Ferrovie. C'era un vertice

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che dettava gli indirizzi per le società del gruppo, e da quel vertice sarebbero dovute partire le indicazioni per mitigare il rischio di incidenti rilevanti". Eppure gravi incidenti avvenuti in Canada, in Germania e in Svizzera avrebbero dovuto sollecitare più approfondite valutazioni del rischio. Senza contare i numerosi deragliamenti con potenziali effetti catastrofici. Gli inquirenti hanno trovato documenti di valutazione sui rischi nelle stazioni di partenza e di arrivo delle merci pericolose, ma niente sui trasporti. L'ingegner Zallocco sottolinea però che le Ferrovie avevano una serie di opzioni possibili per mitigare i rischi in relazione alle realtà territoriali. Rimedi ben conosciuti, come la riduzione della velocità, l'installazione di rilevatori di svio, il controllo rigoroso sulla manutenzione dei carri anche non appartenenti alle Ferrovie, la installazione di barriere protettive. "Nessuno presente nei documenti di valutazione dei rischi", ha detto l'ingegnere: "Sulla velocità ho trovato indicazioni generali, niente in particolare sulle merci pericolose. Eppure la questione velocità era stata dibattuta in ambito del comitato di esperti del Rid, in relazione al passaggio delle merci pericolose in zone densamente abitate, e alcuni paesi della Ue, come l'Olanda, avevano in alcuni casi deciso di ridurla". Altro possibile rimedio sarebbe stata l'installazione di rilevatori di svio, "dispositivi meccanici di estrema semplicità che mandano in frenatura di emergenza il convoglio se rilevano il possibile deragliamento di un carro". In questo caso si è messa di traverso l'Era, la Agenzia europea di sicurezza ferroviaria, che non ha raccolto la richiesta del comitato di esperti del Rid di obbligare i convogli per il trasporto di merci pericolose a dotarsi dei rilevatori. Nella raccomandazione dell'11 maggio 2009 - un mese e mezzo prima del disastro di Viareggio - l'Era ha raccomandato di non adottare il dispositivo, pur riconoscendo che "le potenziali conseguenze catastrofiche dei deragliamenti che coinvolgono sostanze pericolose fossero destinate ad aumentare nel tempo e in luoghi specifici, soprattutto laddove la densità di popolazione è elevata". Una decisione che l'ingegner Zallocco ha criticato sia perché basata a suo giudizio su parametri carenti, sia perché "nel rapporto costi-benefici l'Era fa una inaccettabile valutazione economica del costo della morte di una persona, che cozza clamorosamente con la filosofia delle norme europee". Peraltro la Agenzia europea suggeriva di adottare altri rimedi, come per l'appunto la riduzione della velocità o l'indicazione di percorsi alternativi lontano dalle aree densamente popolate.In sede di controesame l'avvocato Armando D'Apote, che difende Mauro Moretti, ha fatto rilevare che le maggiori imprese ferroviarie europee non hanno adottato il rilevatore di svio (ma Svizzera e Spagna sì) e che l'Agenzia europea ha ribadito il suo no anche dopo il disastro di Viareggio. E riguardo alla manutenzione dei carri, ha obiettato che non vi è accessibilità da parte delle società italiane alle manutenzioni dei carri eseguite all'estero. 

La Repubblica, 9 luglio 2014

Servitù miliari, Gettiamo le basi: "Quirra? un passo avanti e due indietro"

Ancora in piazza per chiedere chiarezza e verità sui poligoni militari in Sardegna. Questa volta anche con la musica live dei Crc Posse. Nuovo sit-in, il numero 33, del comitatoGettiamo le basimartedì mattina in piazza del Carmine a Cagliari davanti alla sede di rappresentanza del governo. Con inevitabile polemica sull'ultimo capitolo del caso Quirra. Il sintetico giudizio del Comitato? "Un passo avanti, due indietro".Le motivazioni: "Il non luogo a procedere per 12 indagati - denunciano gli antimilitaristi - affossa il complessivo impianto accusatorio del procuratore Domenico Fiordalisi, sancisce la bontà della 'scienza di Stato' che dal 2002 riesce a non trovare traccia di contaminazione nel poligono della morte, a non vedere morti, malati, alterazioni genetiche". Qualcosa si è mosso, però, con il rinvio a giudizio degli otto comandanti del poligono tra il 2002 e il 2012.Ma anche in questo caso il giudizio del comitato è piuttosto freddo: "Una decisione che concede un balenio al sogno che giustizia potrà essere fatta e che seda l'indignazione dell'opinione pubblica, ma viene preannunciato che il capo d'accusa contro i generali sarà fortemente ridimensionato: per male che vada sarà un processo per omissione di recinzione e cartelli di divieto d'accesso". Un'altra preoccupazione: "Il processo conquistato con la lotta popolare senza tregua lunga 14 anni, nasce monco e sterilizzato sotto la mannaia della prescrizione".

http://www.freenewspos.com/, 15 luglio 2014

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Trivelle in azione all’Asinara? Eppure Renzi punta sul petrolio .

Mentre il premier Renzi invita a raddoppiare la produzione di gas e petrolio in Italia, gli ambientalisti e i sindaci sardi scendono in trincea per difendere le coste dell’isola dalle trivelle. La Schlumberger Italiana ha infatti presentato, nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), un’istanza di prospezione in mare nel Mare delle Baleari ad ovest della Sardegna, tra il Santuario dei Cetacei e l’isola dell’Asinara. Se dovesse arrivare il via libera, l’azienda passerebbe alla richiesta di perforazione per l’estrazione di idrocarburi. Preoccupati per gli effetti “pesanti nei confronti di flora e fauna marina”, i primi cittadini dell’isola hanno quindi sottoscritto un documento e lo hanno inviato al ministro dell’Ambiente. Sono undici i comuni coinvolti, da Porto Torres a San Vero Milis. In particolare, i sindaci chiedono che nel provvedimento conclusivo di VIA venga dichiarata l’incompatibilità ambientale del progetto “a causa della insostenibilità degli impatti sulla fauna marina e in applicazione del principio fondamentale di precauzione”. Insieme ai sindaci sono scesi in campo anche gli ambientalisti. Goletta Verde di Legambiente avverte: “Ci opponiamo fermamente al rischio che la Sardegna diventi il nuovo Eldorado delle compagnie petrolifere”. E il Wwf ha presentato in questi giorni le sue osservazioni contrarie alla istanza della Schlumberger. Ma il problema trivellazioni non coinvolge solo la Sardegna. Sono molte le Regioni che devono farci i conti. E paradossalmente soprattutto quelle con il mare più cristallino e la fauna più ricca: Sicilia, Puglia, Basilicata, Calabria. Il 59% del totale nazionale di riserve di gas è ubicato in mare, mentre quelle di petrolio ricadono quasi per il 90% in terraferma, per la maggior parte in Basilicata. Sono quindi da sempre infinite le proteste e le manifestazioni contro le trivelle in tutte le zone interessate. Per il Wwf, “nessuno sta contenendo l’assalto al Canale di Sicilia (zona ricca di biodiversità) e nella Baia Storica di Taranto, e niente si dice sulla colonizzazione petrolifera dei mari sardi, altro gioiello naturalistico”. L’associazione ricorda che l’interesse delle compagnie è arrivato negli ultimi due anni al Mar Ionio oltre che nel Mar Adriatico centrale, con l’istanza di coltivazione di Ombrina Mare nelle acque abruzzesi (a 6 km dall’istituendo parco nazionale della Costa teatina). Sono 9, compresa quella sarda, le nuove procedure di VIA avviate in questi giorni. In generale, ambientalisti e popolazioni locali temono un incidente come quello nel golfo del Messico dell’aprile 2010. Anche se di entità molto minore, gli impatti per l’ambiente e la popolazione durerebbero decenni. Già in condizioni normali, nelle zone di perforazione vengono rilasciate sostanze pericolose e nocive per la salute umana. Nel Mediterraneo tra l’altro - ricorda il WWF - passa il 25% del traffico petrolifero mondiale, portando ai record mondiali la concentrazione di catrame. Inoltre, si teme una relazione tra le attività di estrazione di idrocarburi e i terremoti. Ma le ripercussioni potrebbero essere anche di natura economica. Secondo le analisi del settore della Commissione europea, le perdite e i danni dovuti a incidenti offshore nel settore degli idrocarburi nell’Unione europea sono mediamente quantificabili fra i 205 e 915 milioni di euro l’anno. D’altra parte, soprattutto dopo lo scoppio delle tensioni tra Russia e Ucraina, è aumentata la consapevolezza degli Stati membri della necessità di una maggiore indipendenza energetica. In sintonia con il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, è ora sceso in campo il premier stesso, Matteo Renzi, che in una intervista al Corriere della Sera ha parlato della questione senza mezzi termini: «Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna - ha dichiarato - dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40.000 persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini». Del resto, uno degli obiettivi principali della Strategia energetica nazionale è quello di valorizzare le risorse del sottosuolo italiano e riportare entro il 2020 la produzione interna di idrocarburi ai livelli degli anni ’90. In questo modo si otterrebbe una riduzione sulla bolletta energetica che il ministero quantifica in circa 5 miliardi di euro all’anno. In questo senso va anche il piano sblocca-Italia dove ci sono norme per sbloccare le attività di ricerca. Secondo il rapporto 2014 della direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del ministero dello sviluppo economico, uscito a fine maggio, nel 2013 sono state condotte attività di perforazione su 23 pozzi, quasi tutti in concessioni di coltivazione in mare o in concessioni di stoccaggio già operanti da tempo. Dati che, sottolinea il ministero, mostrano come l’attività degli operatori, al momento, sia quasi esclusivamente orientata all’ottimizzazione dello sviluppo dei giacimenti già noti, piuttosto che alla ricerca ed allo sviluppo di nuove risorse. Nel rapporto il ministero sottolinea che l’attività di ricerca di nuovi giacimenti ha visto

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il suo massimo periodo di espansione nei primi anni ‘90 con circa un centinaio di nuovi pozzi perforati all’anno dei quali una buona parte di tipo esplorativo. Dalla seconda metà degli anni ‘90 il numero di nuove perforazioni è andato gradualmente a ridursi, in particolare nell’ultimo decennio. L’ostacolo principale, dice il ministero, è dato dai tempi troppo lunghi necessari per il rilascio del titolo minerario e della autorizzazione alla perforazione.La Stampa, 15 luglio 2014

Lanterne per Lorenzo

Nella notte di san Lorenzo nel cielo di Taranto c'erano lanterne e lacrime per Lorenzo Zaratta, ennesima vittima di tumore a soli cinque anni, al posto delle stelle cadentiFulvia Gravame. Era cominciato un po’ sottotono, una battuta tra amici che si conoscono da anni per ricordare il piccolo Lorenzo Zaratta nel giorno del suo onomastico e star vicini al fratellino e ai suoi genitori. Claudio e altri avevano pensato di lanciare le lanterne cinesi che sono fatte di carta sottilissima e che volano appena quando l’aria calda prodotta dalla fiammella posta alla loro base le riempie.Il luogo prescelto era simbolico, era quello dove i genitori di Lorenzo avevano invitato amici e parenti qualche giorno dopo i funerali, ma soprattutto è una splendida spiaggia che ha di fronte il panorama di una città industriale: enormi serbatoi dell’ENI, l’ILVA e le gru. L’idea è stata fatta circolare in un ambito ristretto per tutelareL la famiglia Zaratta, ma alla fine eravamo più di cinquanta persone.  Abbiamo dato un senso diverso alla notte di san Lorenzo: invece di contare le stelle cadenti, abbiamo lanciato le nostre lacrime verso il cielo, chiedendo pace e giustizia. Del resto, qualcuno più autorevole di me disse molti anni fa che non c’è pace, senza giustizia. L’ILVA ha fatto da sfondo al lancio delle lanterne con i soliti vapori che si levavano verso l’alto ma poiché non riuscivano a disperdersi, piegavano verso la città, verso destra guardando la zona industriale. Non è una novità, spesso e specialmente di notte il cielo di Taranto sopra la zona industriale presenta queste colonne.   Solo che la notte dedicata a Lorenzo Zaratta doveva essere diversa, noi volevamo che lo fosse, ma non lo è stata.Chi ha il potere di fare qualcosa e non lo usa, è colpevole.  Chi conosce le conseguenze mediche dell’inquinamento presente a Taranto e non le denunzia, è colpevole. Chi disinforma sugli effetti dell’inquinamento, sottacendo il significato dei dati scientifici, è colpevole.L’ennesima morte per tumore deve essere il pungolo della coscienza di coloro che possono impedirne altre.Diamo ai figli di Taranto un futuro diverso e migliore!

Peacelink, 10 agosto 2014

Milazzo, incendio nella raffineria. A fuoco un milione di litri di carburante

Il rogo è divampato intorno a mezzanotte e 45 per cause ancora da accertare. Comune e Federpetroli rassicurano: "Nessun rischio per la popolazione". Le fiamme visibili nella notte a chilometri di distanza. Un incendio di vaste proporzioni si è sviluppato all’interno della Raffineria Mediterranea di Milazzo. Secondo le informazioni diffuse dalla centrale operativa provinciale dei vigili del fuoco le fiamme, che si notano a diversi chilometri di distanza, riguardano un deposito che contiene un milione di litri di carburante. Non si registrano fino ad ora feriti. Sul posto stanno operando tre squadre dei vigili del fuoco provenienti da Milazzo e Messina, oltre a quelle del servizio di sicurezza della Raffineria. Secondo la centrale operativa la situazione in questo momento è “sotto controllo” e non è stato predisposto alcun piano di evacuazione della zona, anche se centinaia di famiglie che risiedono nella zona hanno preferito allontanarsi in auto per paura intasando le strade del comprensorio.Il rogo è sviluppato intorno alle 0,45 per cause ancora da accertare; le fiamme, che si levano altissime, sono visibili per diversi chilometri dai comuni della fascia tirrenica del messinese. Al

Page 20: Web viewrassegna stampa ambientale – maggio/settembre 2014. brescia: trovati rifiuti tossico nocivi nei cantieri tav al villaggio violino. conferenza stampa del gruppo no

Comune di Milazzo il sindaco, Carmelo Pino, ha insediato il Coc (Centro operativo comunale), in stretto contatto con la Prefettura di Messina che coordina i soccorsi. Al momento è stato confermato che non vi è alcun pericolo per la popolazione e che i vigili del fuoco stanno raffreddando con getti d’acqua il serbatoio in attesa che si esaurisca il carburante. L’operazione potrebbe durare diverse ore. L’ultimo incidente grave alla Raffineria di Milazzo risale al 4 giugno 1993, quando in una esplosione all’interno dell’impianto Topping 4 morirono 7 persone.Dopo l’incidente, FederPetroli Italia ha diffuso un comunicato: “Al momento l’incendio è domato dalle forze del Vigili del Fuoco e da altre squadre di sicurezza e si procede con intervento mirato sino ad esaurimento bruciatura prodotto presente nei serbatoi”, riferisce FederPetroli. “Il Comune di Milazzo e la Prefettura di Messina – si legge ancora – ci hanno confermato che nessun operaio o tecnico è rimasto ferito nell’incidente al serbatoio 513 e non è presente alcun allarme rosso. Nonostante la nube a seguito dell’incendio, non vi sono situazioni dannose per l’ambiente e l’aria circostante”. “La Raffineria di Milazzo dopo gli interventi negli anni scorsi sull’ammodernamento delle infrastrutture, risulta una delle più all’avanguardia a livello europeo con impianti di raffinazione di alta efficienza tecnologica. FederPetroli Italia sta monitorando la situazione con gli organi preposti fino a fermo diretto e stato di sicurezza dell’incidente”, conclude FederPetroli.

Il Fatto Quotidiano, 27 settembre 2014

West Virginia, appello contro il fracking sul fiume Ohio

Il governatore della West Virginia apre la strada per il fracking nei pressi del fiume Ohio, che assicura l’acqua potabile a oltre 3 milioni di persone. E nove organizzazioni ambientali e della società civile insorgono, chiedendogli a gran voce di tornare sui suoi passi...Il governatore della West Virginia, Earl Ray Tomblin, apre la strada per il fracking nei pressi del fiume Ohio, che assicura l’acqua potabile a oltre 3 milioni di persone. E nove diverse organizzazioni ambientali e della società civile insorgono, chiedendogli a gran voce di tornare sui suoi passi. L'amministrazione di Tomblin – spiega Thinkprogress - ha dato il via libera alle società petrolifere che potranno contendersi i giacimenti nei pressi del fiume, dove andare alla ricerca di idrocarburi con la controversa tecnica della fratturazione idraulica. Di fronte a tale prospettiva, le associazioni hanno replicato con una missiva dai toni molto duri. Il dipartimento per la Protezione ambientale – affermano – finora non si sarebbe ancora dimostrato in grado di garantire con assoluta certezza la tutela del fiume Ohio. A documentarlo, i danni delle trivellazioni a una riserva naturale della zona e l'incidente che, lo scorso gennaio, ha inquinato l’acqua che doveva rifornire 300 mila persone. Ciò significa - afferma con forza la missiva - che restano pesanti interrogativi sull'opportunità di intraprendere attività così delicate proprio a breve distanza dal corso d'acqua. Il primo motivo di preoccupazione è rappresentato dalle contaminazioni, dovute agli agenti chimici utilizzati nel fracking. Ma ci sono timori anche sulla possibilità che si possa favorire l'insorgere di terremoti.  

http://www.valori.it, 30 Settembre 2014