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Assemblea costitutiva dell’Unione Interprovinciale – 25 ottobre 2014 NASCE CONFCOOPERATIVE INSUBRIA “Potevamo stare più tranquilli rimanendo ciascuno a casa propria, organizzando e cercando di far funzionare al meglio le strutture associative e tecniche esistenti. Sarebbe stata, però, solo una battaglia di retroguardia. Non avremmo perseguito il mandato che le cooperative ci hanno assegnato: costruire per le nostre imprese una rappresentanza più adeguata, più forte e più coesa e quindi più autorevole e più interessante per i nostri soci.” Così Mauro Frangi, neo-eletto primo Presidente di Confcooperative Insubria, ha motivato la scelta di dare vita alla Unione Interprovinciale. E ancora continua il Presidente: “Nei tempi di crisi le cooperative chiedono di più all’Associazione, ma l’Associazione non può chiedere di più alle cooperative, e dunque crescono per le strutture associative le esigenze di efficienza economica e di razionalità organizzativa. Una rappresentanza all’altezza dei tempi, infatti, richiede sinergie, massa critica, circolazione di esperienze, idee, buone pratiche. Confcooperative Insubria non nasce per continuare a fare le cose di prima, aggiungendo l’ulteriore limite di una maggiore distanza dalle cooperative rappresentate. Nasce per fare di più e meglio in favore delle imprese aderenti e dello sviluppo dell’economia cooperativa sui nostri territori. Per fare le cose che prima non riuscivamo a fare.” Questi i dati che qualificano la nuova Unione Interprovinciale, terza per numero iscritti nella nostra Regione dopo Milano e Brescia. Numero Numero Numero Volume settore Cooperati ve Soci Occupati d'affari Consumo 98 11.691 137 17.619.704,51 Produzione Lavoro e servizi 57 2.380 1.081 35.224.504,00 Agroalimentare 7 261 35

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Assemblea costitutiva dell’Unione Interprovinciale – 25 ottobre 2014

NASCE CONFCOOPERATIVE INSUBRIA

“Potevamo stare più tranquilli rimanendo ciascuno a casa propria, organizzando e cercando di far funzionare al meglio le strutture associative e tecniche esistenti. Sarebbe stata, però, solo una battaglia di retroguardia. Non avremmo perseguito il mandato che le cooperative ci hanno assegnato: costruire per le nostre imprese una rappresentanza più adeguata, più forte e più coesa e quindi più autorevole e più interessante per i nostri soci.” Così Mauro Frangi, neo-eletto primo Presidente di Confcooperative Insubria, ha motivato la scelta di dare vita alla Unione Interprovinciale.

E ancora continua il Presidente: “Nei tempi di crisi le cooperative chiedono di più all’Associazione, ma l’Associazione non può chiedere di più alle cooperative, e dunque crescono per le strutture associative le esigenze di efficienza economica e di razionalità organizzativa. Una rappresentanza all’altezza dei tempi, infatti, richiede sinergie, massa critica, circolazione di esperienze, idee, buone pratiche. Confcooperative Insubria non nasce per continuare a fare le cose di prima, aggiungendo l’ulteriore limite di una maggiore distanza dalle cooperative rappresentate. Nasce per fare di più e meglio in favore delle imprese aderenti e dello sviluppo dell’economia cooperativa sui nostri territori. Per fare le cose che prima non riuscivamo a fare.”

Questi i dati che qualificano la nuova Unione Interprovinciale, terza per numero iscritti nella nostra Regione dopo Milano e Brescia.

  Numero Numero Numero Volume

settoreCooperative Soci Occupati d'affari

 

Consumo 98 11.691 137 € 17.619.704,51

Produzione Lavoro e servizi 57 2.380 1.081

€ 35.224.504,00

Agroalimentare 7 261 35 € 11.684.415,00

Abitazione 32 2.104 23 € 16.571.222,00

Cultura, Turismo Sport 15 1.031 114 € 8.264.079,00

Pesca 1 16 0 € 24.843,00

Solidarietà Sociale 179 6.399 5.648 € 131.585.617,28

Banche di Credito 3 10.677 491 € -

Coop.vo

Mutue 4 13.098 31 € 3.556.524,00

Sanità 8 166 131 € 4.571.067,00

Totale 404 47.823 7.691 € 229.101.975,79

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LE COOPERATIVE NELLA CRISI. IL PRIMO SETTORE PER CAPACITA DI GENERARE OCCUPAZIONE

Le cooperative, nel tempo della crisi, hanno svolto la “funzione sociale” riconosciuta dall’articolo 45 della Costituzione Repubblicana.

Gli ultimi Censimenti ISTAT - quello delle imprese e quello delle istituzioni no profit - ci hanno consegnato una fotografia chiarissima di ciò che è accaduto.Nel decennio della stagnazione prima e della recessione poi, le cooperative sociali sono quasi raddoppiate di numero (+97%) e hanno quasi raddoppiato l’occupazione complessiva (+89%, il 132% a Como e il 65% a Varese). Erano un fenomeno di nicchia nel 2001. Sono oggi un protagonista del nuovo Welfare. Alla data del Censimento (fine 2011), davano lavoro a 8.266 cittadini comaschi e varesini con rapporti di lavoro subordinato, a cui si aggiungono tutti quelli attivati utilizzando tutte le altre forme contrattuali con cui si crea e si distribuisce il lavoro nella nostra società.

L’occupazione è significativamente cresciuta (+31%) anche nelle cooperative diverse dalle cooperative sociali. E’ l’unico indicatore che mostra andamenti divergenti nelle due province. Mentre a Como si è praticamente raddoppiata (+96%) a Varese si è contratta (-29%). E’ il segno - sicuramente - di una diversa presenza della cooperazione spuria, soprattutto in alcuni settori e in alcuni contesti.

L’ISTAT attesta che erano 17.293 gli occupati con contratti di lavoro subordinato dell’intero sistema cooperativo comasco e varesino (+54%, il 102% a Como e il 12% a Varese). Erano 11.245 alla data del precedente censimento.Sono invece 1.047 le imprese cooperative del territorio (+ 11%), con un occupazione media passata nel decennio da 12 a 17 unità, attestandosi, quindi, ad un livello decisamente superiore a quella dell’intero sistema imprenditoriale comasco e varesino (4 unità).

Nel frattempo, nelle nostre due provincie si è ridotta l’occupazione sia nelle Istituzioni Pubbliche (- 12%) che nel sistema delle imprese (- 2%). In 10 anni si sono persi quasi 11.500 posti di lavoro nelle nostre due province: 8 mila in meno nelle imprese e 3.500 in meno nelle Istituzioni Pubbliche. Il sistema cooperativo, invece, ne ha 6.000 in più.

Qualcuno ci chiama “terzo settore”. Sotto il profilo della creazione di occupazione abbiamo l’orgoglio di essere il primo. Si tratta di un apporto che le cooperative non hanno realizzato per magia ma perché hanno saputo esercitare fino in fondo la loro missione e vocazione mutualistica. Hanno sacrificato la redditività per tutelare l’occupazione e il lavoro dei propri soci. Si sono comportate, cioè, da vere cooperative.

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IL 2013. TENGONO FATTURATI E OCCUPAZIONE. MALE LA REDDITIVITA’

Le cooperative tengono nei fatturati e nell’occupazione più e meglio di altri; vanno meno bene di altri sul fronte della produttività e della redditività. Le 402 cooperative aderenti a Confcooperative Insubria, dopo un decennio di crescita ininterrotta, hanno chiuso il 2013 con affanno. Le cooperative hanno iniziato a pagare il sostegno all’occupazione: marginalità e redditività si sono largamente erose. Sono difficoltà che impattano su cooperative rese più deboli poiché hanno sacrificato le riserve indivisibili accumulate nel tempo per reggere la crisi.

La sostanziale tenuta del volume della produzione aggregato - che, al netto delle Banche di credito cooperativo, continua ad attestarsi attorno ai 230 milioni di euro - non è sufficiente ad invertire la tendenza.

Si interrompe una crescita decennale nei volumi di attività della cooperazione sociale, un fenomeno atteso, diretta conseguenza della contrazione delle risorse pubbliche disponibili per il finanziamento del welfare locale e delle crescenti difficoltà economiche delle famiglie.

La dinamica del fatturato del settore dell’abitazione, sostanzialmente stabile a tutto il 2013, non dà ragione delle profonde difficoltà di un settore sul cui andamento pesano - e peseranno nei prossimi anni - la scarsa fiducia nel futuro delle famiglie e la bassa propensione all’acquisto di nuove unità immobiliari.

Si riduce, anche se di poche unità, il numero delle cooperative aderenti. Erano 407 a fine 2011. Sono 402 al 30 giugno 2014. Costituiscono il 40% della cooperazione iscritta ai due Registri delle Imprese, molto di più se ci riferiamo solo alle cooperative attive e autentiche.

Il numero di liquidazioni e cessazioni di attività supera la dinamica delle nuove adesioni, fenomeni che riguardano - con un’unica eccezione - in primo luogo le imprese di minore dimensione.Si incrementano le liquidazioni coatte.

Insieme al numero delle imprese aderenti si erode anche il numero dei soci (-7%), che si attestano tuttavia a poco meno di 48 mila unità. Un socio di cooperativa ogni 30 abitanti. E’ la prova dello straordinario radicamento sociale della cooperazione, anche su territori, come i nostri, a minore vocazione cooperativa.

Continua la battuta d’arresto dell’occupazione iniziata nel 2012. Il calo complessivamente registrato nel numero degli occupati (- 490 unità) è, tuttavia, quasi integralmente spiegato dalla liquidazione di una cooperativa sociale varesina, le cui vicende credo siano note. Al netto di tale fenomeno, l’occupazione delle imprese

aderenti non cresce più, ma continua sostanzialmente a tenere su un valore di poco inferiore alle 7.800 unità. E stiamo parlando solo dei lavoratori - in larghissima parte soci - con contratti di lavoro subordinato. Sono conferme ulteriori delle peculiarità cooperative.

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AUTENTICITA’ COOPERATIVA E LOTTA ALLA COOPERAZIONE SPURIA

E’ una delle lezioni principali della crisi: maggiore è l’autenticità cooperativa e maggiore è il successo dell’impresa. Mutualità, partecipazione dei soci, autenticità cooperativa, radicamento nella propria comunità non sono pesi o vincoli, ma i maggiori fattori competitivi di una cooperativa. Cercare di gestire cooperative di nome e un po’ meno di fatto, accontentarsi della forma anziché perseguire con tenacia la sostanza, non è “da furbi”. Non paga.

E’ un tema su cui Confcooperative Insubria si impegnerà a fondo anche per tutelare la reputazione cooperativa. Basta “un disastro” per cancellare con un articolo di giornale o con una indagine della procura fatiche, impegno, coerenza di migliaia di cooperatori. Per questo serve attenzione, vigilanza sui comportamenti, rigore nelle prassi e nelle indicazioni che l’associazione, con la revisione e con i servizi, offre alle aderenti.

La cattiva cooperazione inoltre scaccia quella buona, la fa apparire per ciò che non è: lavoro di “serie B”, strumento di mortificazione e sfruttamento delle persone, espediente per evadere obblighi fiscali o contributivi, mezzo per realizzare servizi pubblici di bassa qualità e a basso costo. La lotta alla cooperazione spuria è una condizione indispensabile per difendere le cooperative autentiche e per generare condizioni di contesto favorevoli al loro sviluppo.

Le file della falsa cooperazione sono robuste e dure a morire: sono costituite anche sui nostri territori da decine e decine di imprese e da molte centinaia di lavoratori che danneggiano gravemente ogni giorno imprese e lavoratori autenticamente cooperativi, diffondono nel sistema elevate soglie di illegalità contributiva e fiscale e rischiano di lasciar annidare anche altro. Basti guardare a quanto avviene soprattutto nei settori della logistica e del facchinaggio o attorno all’area aeroportuale di Malpensa. Per questo rilanceremo con forza la battaglia contro le false cooperative, l’illegalità, il dumping contrattuale, i contratti di lavoro “pirata”, le false “centrali” non rappresentative utilizzate da “imprenditori” senza scrupoli che perseguono l’unico fine di sfruttare il lavoro o da Amministrazioni Pubbliche abbagliate dalla possibilità di ottenere risparmi di spesa appaltando i servizi “al massimo ribasso”, prevedendo condizioni economiche completamente incompatibili con il rispetto dei CCNL.

Bene ha fatto la Presidenza Nazionale dell’”Alleanza delle Cooperative” a rilanciare proprio in questi giorni la centralità di questa battagli ribadendo le richieste che da anni facciamo ai Governi e annunciando l’intenzione dell’Alleanza di costituirsi parte civile contro le false cooperative, ma è un impegno i cui esiti si giocano in larga parte sui singoli territori. Per questo serve rilanciare con forza - e stringendo un

patto solido con le Organizzazioni Sindacali dei lavoratori - l’attività ed il ruolo degli Osservatori provinciali della cooperazione per l’orientamento dell’attività ispettiva. Per questo serve estendere anche alla provincia di Varese, strumenti che hanno dato frutti importanti a Como, quali l’Osservatorio sugli appalti della Pubblica Amministrazione, istituito presso la Camera di Commercio.

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NUOVI ORIZZONTI COOPERATIVI

I nostri territori, il Paese, hanno bisogno di più cooperative per ritrovare vitalità e slancio, per fare ripartire lo sviluppo. Gli orizzonti del futuro cooperativo coincidono con i bisogni insoddisfatti delle comunità, tutte ottime occasioni di impegno e sviluppo per l’economia cooperativa.

Sono gli orizzonti della sanità e del nuovo welfare, nel tempo della “spesa pubblica” esaurita e del bisogno di ricomporre le capacità della società di prendersi cura di chi ha bisogno su fondamenta di comunità, sapendo che solo soluzioni autenticamente sussidiarie, e cioè comunitarie e solidaristiche, potranno contrastare l’arretramento dei livelli di assistenza.

Sono gli orizzonti della creazione di nuova occupazione, attraverso nuove imprese innovative e competitive e la promozione dell’auto-imprenditorialità, soprattutto per i giovani esclusi dal mercato del lavoro, come per chi, quasi sempre meno giovane, da quel mercato del lavoro è stato espulso a seguito della chiusura dell’impresa per cui ha lavorato. Per questo vogliamo sviluppare l’esperienza -già avviata con successo - di creazione di cooperative tra lavoratori che acquisiscano la proprietà di aziende che hanno gettato la spugna, trasformando dipendenti licenziati in imprenditori di se stessi.

Sono gli orizzonti della cooperazione tra le micro e le piccole imprese, sapendo che il modello cooperativo può essere uno strumento utile e virtuoso per stimolare l’aggregazione tra le imprese, a livello di filiera produttiva o di distretto territoriale. La cooperazione tra imprese ha generato straordinari successi, basti pensare ai Confidi e al sistema della garanzia mutualistica o al mondo dell’impresa agricola. Vogliamo sperimentare il modello cooperativo come risposta utile e vantaggiosa per consentire a molte piccole imprese di tornare a crescere anziché sparire.

Sono gli orizzonti delle professioni e dei mestieri della conoscenza, dove il modello cooperativo incontra sempre più spesso il bisogno dei giovani di costruire un progetto per la propria vita, oltre i confini della precarietà e dell’incertezza.

Sono gli orizzonti della costruzione di modalità innovative di gestione di “beni comuni”, modalità centrate sulla costituzione di cooperative tra “utenti”, allargando ed estendendo quanto sperimentato da anni da decine di gruppi di acquisto solidale e utilizzando lo strumento cooperativo per dare consistenza, solidità, durata nel tempo a queste esperienze.

Sono gli orizzonti dell’housing sociale, a partire dall’esperienza realizzata in questi anni a Como con la Fondazione Scalabrini, costruendo un modello di intervento che all’abitazione affianca la presa in carico delle persone, il sostegno alle famiglie, nella cura e nella ricerca del lavoro.

Da soli questi orizzonti non si impongono all’attenzione della comunità. Necessitano una visione di futuro, strumenti di supporto e un disegno di sviluppo e di rilancio dell’economia mutualistica e cooperativa.

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VERSO L’ALLEANZA DELLE COOPERATIVE

Confcooperative Insubria si impegna anche territorialmente nel percorso dell’ ”Alleanza delle Cooperative”, con Agci e Legacoop. E’ stata sin qui una scommessa vincente che ha accresciuto la visibilità e l’autorevolezza del movimento cooperativo e ci ha resi co-protagonisti di un processo di coesione e di semplificazione dell’associazionismo imprenditoriale.

Nel 2012 si è completata la costituzione delle Alleanze settoriali.

Nel 2013 si è avviata - anche in Lombardia - la costituzione delle Alleanze regionali.

Lo scorso 1 ottobre si è costituita a livello nazionale l’associazione “Alleanza delle Cooperative Italiane”, uno strumento transitorio il cui compito essenziale è quello di costruire la convergenza in un’unica associazione del movimento cooperativo italiano. E’ il contenitore del lavoro di progettazione del futuro.

L’”Alleanza” non è quindi un fatto congiunturale. E’ una scelta che cambia la prospettiva del movimento cooperativo, lo rende più attuale, più autorevole, più credibile. Presto, quindi, verrà il tempo anche dell’articolazione dell’ ”Alleanza” sui territori.

Confcooperative Insubria, quindi, non durerà certo 70 anni come le associazioni che le hanno dato vita. L’orizzonte entro cui iscrivere le scelte di oggi è, dunque, quello del loro rapido superamento.E’ l’orizzonte della nascita - entro pochi anni - di un’unica associazione di rappresentanza del movimento cooperativo italiano.

La leadership di Confcooperative - per numero di aderenti e per articolazione della nostra presenza territoriale - impone alla neocostituita Unione Insubria un dovere e una responsabilità ancora maggiore, di iniziativa, di sollecitazione, di proposta: il dovere di contribuire a consolidare ulteriormente sui nostri territori il profilo e la capacità di proposta dell’ ”Alleanza”, l’autorevolezza della sua azione di rappresentanza.

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IL PRESIDENTE NAZIONALE MAURIZIO GARDINI INTERVIENE ALL’ASSEMBLEA COTITUTIVA DI CONFCOOPERATIVE INSUBRIA

Maurizio Gardini, imprenditore cooperativo agricolo

Presidente di Confcooperative

Nato a Forlì il 13 dicembre 1959, città in cui attualmente risiede, è sposato e ha due figli.

Curriculum professionale e principali incarichi Il 31 gennaio 2013 è stato eletto Presidente della Confcooperative, la

principale organizzazione di rappresentanza delle cooperative italiane con 20.000 imprese associate, 550.000 occupati, 3 milioni di soci e 62 miliardi di euro di fatturato.

Il 21 marzo 2013 il Consiglio dei Ministri lo ha nominato componente del CNEL.

Dal 2000 è alla guida della più importante cooperativa agricola italiana: Conserve Italia, che opera nel settore della trasformazione dei prodotti ortofrutticoli, con strutture di produzione e commercializzazione in Italia e all’estero (fatturato complessivo di oltre 1 miliardo di euro).

Dal 2009 al 2013 è stato Presidente di Fedagri-Confcooperative, la federazione cui aderiscono le 3.500 cooperative agroalimentari, che generano un fatturato complessivo di 25 miliardi di euro.

Dal 1996 al gennaio 2013 è stato Presidente della Confcooperative Emilia Romagna (1.800 cooperative, 280.000 soci ed un fatturato di 12,5 miliardi di euro), dopo aver in precedenza guidato la Giunta agricola regionale.

È Presidente di Fondosviluppo S.p.A., società che opera per lo sviluppo e la promozione della cooperazione.

Riveste infine incarichi presso primarie strutture cooperative ortofrutticole dell’Emilia-Romagna: Agrintesa (di cui è attualmente vicepresidente) e Apo Conerpo, la più grande associazione di produttori ortofrutticoli in Italia, di cui è membro del Consiglio d’Amministrazione. È, tra l’altro, consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì.

Istruzione e formazione Ha conseguito nel 1983 la Laurea in Scienze Agrarie presso la Facoltà di Agraria

dell’Università di Bologna.

È membro dell’Accademia Nazionale di Agricoltura di Bologna.